22.05.2013 Views

globalizzazione e vita delle donne - Consigliera di Parità

globalizzazione e vita delle donne - Consigliera di Parità

globalizzazione e vita delle donne - Consigliera di Parità

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

2<br />

In<strong>di</strong>ce - “Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>”<br />

Saluti <strong>di</strong> Maria Pia Brunato Assessore alle Pari Opportunità della Provincia <strong>di</strong> Torino<br />

Saluti <strong>di</strong> Beppe Gamba Assessore allo Sviluppo Sostenibile e alla Pianificazione Ambientale<br />

della Provincia <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione <strong>di</strong> Laura Cima <strong>Consigliera</strong> <strong>di</strong> <strong>Parità</strong> della Provincia <strong>di</strong> Torino<br />

1. Linda Laura Sabba<strong>di</strong>ni - Direttore centrale ISTAT<br />

2. Viviana Spadoni - Ministero dell'ambiente<br />

TAVOLA ROTONDA<br />

Moderatore: Laura De Donato - Giornalista<br />

3. Bianca Pomeranzi - Esperta del Ministero degli Affari Esteri: tematiche <strong>di</strong> genere e sviluppo<br />

4. Daniela Colombo - Presidente A.I.D.O.S. (Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo)<br />

5. Aitanga Giral<strong>di</strong> - Responsabile Politiche Pari Opportunità CGIL<br />

6. Patrizia Germini - Coor<strong>di</strong>natrice Nazionale C.N.I.F., Confesercenti<br />

7. Mara Rumiz - Presidente del Consiglio Comunale <strong>di</strong> Venezia<br />

8. Grazia Francescato - Co-portavoce dei Ver<strong>di</strong> Europei *intervento non corretto<br />

9. Maria Paola Azzario Chiesa - Presidente Centro UNESCO <strong>di</strong> Torino<br />

Primo Laboratorio<br />

10. Laura Franzos - Componente del Comitato Pari Opportunità INAIL<br />

11. Teresa Bruneri - Coor<strong>di</strong>natrice del progetto "gender budgeting" Provincia <strong>di</strong> Genova<br />

12. Paolo Natali - Dirigente Settore Ambiente Provincia <strong>di</strong> Bologna<br />

13. Elisabetta Parisi - Fondazione per l'Ambiente Teobaldo Fenoglio, <strong>di</strong> Settimo Torinese<br />

14. Maria Merelli - Lenove Stu<strong>di</strong> e Ricerche Sociali S.r.l.<br />

15. Clau<strong>di</strong>a Rossi - Coor<strong>di</strong>natrice Commissione Pari Opportunità Cooperativa Toscana Lazio<br />

16. Michele Zaffino - Responsabile <strong>di</strong> gestione ambientale del Consorzio Ambientale Castello<br />

<strong>di</strong> Lucento<br />

Massimo Marino - Esperto <strong>di</strong> organizzazione del sistema <strong>di</strong> gestione ambientale<br />

Sintesi a cura <strong>di</strong> Carlo Luison - Consulente <strong>di</strong> Responsabilità Sociale <strong>delle</strong> Imprese e segretario<br />

del Gruppo <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>o sul Bilancio Sociale<br />

Secondo Laboratorio<br />

17. Silvia Macchi - Università <strong>di</strong> Roma "La Sapienza"<br />

18. Fanny Di Cara - Comune <strong>di</strong> Prato<br />

19. Pamela Meier - Assessore alla Viabilità della Provincia <strong>di</strong> Bologna<br />

20. Caterina Ruggeri - Assessore Pari Opportunità Comune <strong>di</strong> Cremona<br />

21. Luca Palese - Dirigente Settore Tempi e Orari della Città <strong>di</strong> Torino<br />

22. Aurora Tesio - Presidente IX Commissione Consiliare alle Pari Opportunità della Provincia<br />

<strong>di</strong> Torino<br />

23. Victoria Franzinetti - Presidente del Comitato Pari Opportunità dell'Università degli Stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Torino<br />

Sintesi a cura <strong>di</strong> Carlo Socco - Politecnico <strong>di</strong> Torino<br />

Terzo Laboratorio<br />

24. Angela Calvo DEIAFA - CIRSde - Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Torino<br />

25. Armando Quazzo - Hydroaid - Scuola Internazionale dell'acqua per lo sviluppo<br />

26. Rosina Rondelli - Centro Triciclo<br />

27. Paolo Romano - Amministratore Delegato Smat, Società Metropolitana Acque Torino<br />

28. Silvano Ravera - Direttore Generale Autorità d'Ambito 3 Torinese<br />

Sintesi a cura <strong>di</strong> Laura Cima - <strong>Consigliera</strong> <strong>di</strong> <strong>Parità</strong> della Provincia <strong>di</strong> Torino<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Saluti <strong>delle</strong> autorit‡<br />

Maria Pia BRUNATO Assessore alle Pari Opportunit‡ della Provincia <strong>di</strong> Torino<br />

L'Assessore Maria Pia Brunato, anche a nome del Presidente della Provincia <strong>di</strong> Torino Mercedes<br />

Bresso, saluta tutti i partecipanti al convegno pensato come una giornata <strong>di</strong> riflessione sulle politiche<br />

al femminile e su Agenda 21; ringrazia per la presenza Aurora Tesio Presidente della IX<br />

Commissione Pari Opportunità e la Commissione Ambiente.<br />

Beppe GAMBA Assessore allo Sviluppo Sostenibile della Provincia <strong>di</strong> Torino<br />

Il mio compito è <strong>di</strong> portare, assieme ai saluti, un contributo rispetto a quello che è stato il percorso<br />

che noi abbiamo seguito nella pianificazione e realizzazione dei progetti <strong>di</strong> Agenda 21.<br />

Chi ha seguito le vicende torinesi dal '95, si ricorda che il programma <strong>di</strong> governo dell'amministrazione<br />

provinciale <strong>di</strong> allora aveva come titolo "Lo sviluppo sostenibile <strong>di</strong> una Provincia<br />

Europea", titolo che alcuni ritennero pomposo ed eccessivamente metaforico. In realtà, quel titolo<br />

non aveva solo una funzione <strong>di</strong> marketing elettorale per portare voti e poi lanciare un programma<br />

<strong>di</strong> governo "visibile".<br />

Quel titolo aveva invece un profondo significato: rappresentava la consapevolezza del fatto che<br />

l'area torinese avesse <strong>delle</strong> specificità e <strong>delle</strong> vocazioni che potevano essere sfruttate pienamente<br />

solo e nella misura in cui fossimo stati capaci <strong>di</strong> inserire la nostra azione amministrativa<br />

e le politiche per lo sviluppo all'interno <strong>delle</strong> gran<strong>di</strong> correnti <strong>di</strong> modernizzazione e <strong>di</strong> innovazione<br />

della politica e dell'economia che, in Europa, erano all'or<strong>di</strong>ne del giorno.<br />

Contemporaneamente queste politiche non potevano non basarsi su un criterio, un principio e<br />

un approccio <strong>di</strong> sostenibilità ambientale e sociale, oltre che evidentemente economica.<br />

Noi abbiamo voluto lavorare molto e con metodo allo sviluppo <strong>di</strong> un piano d'azione per lo sviluppo<br />

sostenibile, al progetto Agenda 21; perciò solo nel 1998, dopo tre anni, siamo partiti concretamente<br />

con l'adozione della carta <strong>di</strong> Aalborg, e l'Agenda 21 è <strong>di</strong>ventata, nella nostra provincia,<br />

una strumento <strong>di</strong> integrazione e contaminazione culturale <strong>di</strong> altre politiche locali, e per questo<br />

motivo devo ringraziare per il sostegno oltre che la collega Brunato, Assessore alle Politiche e<br />

alla Solidarietà Sociale, anche un collega che oggi non c'è, il collega Buzzigoli e il collega Marco<br />

Camoletto, che sono stati in successione gli Assessori alle Attività Economiche e che hanno<br />

curato patti territoriali e l'utilizzo sul territorio dei fon<strong>di</strong> strutturali.<br />

La collaborazione che è nata, con il loro accordo, sui tavoli dei patti territoriali, ha fatto si che<br />

questi tavoli fossero sede <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione degli investimenti pubblici e privati ma anche sede <strong>di</strong><br />

concertazione per l'adozione nell'azione concreta dei criteri <strong>di</strong> sostenibilità ambientale e sociale<br />

e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione degli obiettivi <strong>di</strong> equità sociale e <strong>di</strong> genere. Quei patti territoriali sono stati integrati,<br />

a un certo punto, da un vero e proprio protocollo concernente la sostenibilità ambientale,<br />

sociale e <strong>di</strong> genere degli interventi, accordo sottoscritto dai <strong>di</strong>versi attori quali le imprese, le banche,<br />

le istituzioni locali, i consorzi pubblici e i consorzi privati.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

3


4<br />

Beppe GAMBA Assessore allo Sviluppo Sostenibile della Provincia <strong>di</strong> Torino<br />

Non possiamo certo sostenere <strong>di</strong> avere orientato alla sostenibilità ambientale, sociale e <strong>di</strong> genere<br />

tutti gli investimenti per lo sviluppo del nostro territorio; però una buona parte dei 62 progetti<br />

nei piani <strong>di</strong> investimenti ambientali, che comprendono i 27 progetti nati in seno all'Agenda 21,<br />

hanno introiettato gli obiettivi <strong>di</strong> sostenibilità ambientale e sociale <strong>di</strong> genere e questo rappresenta<br />

un precedente positivo che ora può essere replicato in sequenza.<br />

Ad esempio: nella rimodulazione dei fon<strong>di</strong> strutturali che sta procedendo in queste settimane,<br />

cioè la ridestinazione in seconda battuta dei fon<strong>di</strong> non utilizzati oppure derivanti da economie, i<br />

partecipanti ai tavoli <strong>di</strong> concertazione hanno richiesto al team <strong>di</strong> Agenda 21 <strong>di</strong> produrre criteri<br />

"ambientali" per la selezione dei progetti, ossia <strong>di</strong> trasformare il protocollo <strong>di</strong> sostenibilità<br />

ambientale, sociale e <strong>di</strong> genere in criteri per la selezione che dovranno essere adottati dalle banche.<br />

Sono parziali ma importantissimi segnali <strong>di</strong> successo <strong>di</strong> una politica.<br />

Non possiamo <strong>di</strong>re che il progetto Agenda 21 abbia raggiunto il 100% degli obiettivi, ma come<br />

tutti i processi sociali è un lavoro in corso: infatti, si tratta <strong>di</strong> un processo ormai avviato sul territorio,<br />

un percorso con<strong>di</strong>viso da attori sociali, economici e istituzionali che non riguarda solo più<br />

l'istituzione Provincia.<br />

Sono molto contento che lungo questo percorso, a un certo punto, le <strong>donne</strong> che partecipavano<br />

a vario titolo ai tavoli <strong>di</strong> concertazione, cioè le impren<strong>di</strong>trici, amministratrici pubbliche, esperte e<br />

animatrici, abbiano posto all'attenzione il tema dell'equità <strong>di</strong> genere. Tema che non era stato proposto<br />

dal team <strong>di</strong> Agenda 21 ma è sorto nel corso della <strong>di</strong>scussione: considero questo fatto un<br />

segno <strong>di</strong> <strong>vita</strong>lità del nostro processo, perché è cresciuto dal basso, è stato accolto e ha prodotto<br />

progetti concreti per favorire la partecipazione <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> e la presenza del punto <strong>di</strong> vista<br />

femminile nella programmazione.<br />

Molte <strong>delle</strong> azioni del team Agenda 21 contengono oltre alla variabile ambientale anche quella<br />

<strong>di</strong> genere, e in particolare alcuni progetti sono specificatamente puntati a raggiungere quegli<br />

obiettivi <strong>di</strong> promozione del ruolo e della presenza <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> nel mondo economico, e<br />

nelle attività sociali, in coerenza con le politiche <strong>di</strong> promozione dell'equità <strong>di</strong> genere o <strong>delle</strong><br />

pari opportunità. Ciò non vuol <strong>di</strong>re che è stato fatto tutto e c'è ancora bisogno <strong>di</strong> politica, c'è<br />

ancora bisogno <strong>di</strong> partecipazione, c'è bisogno <strong>di</strong> lavoro e che le amministrazioni continuino a<br />

fare, nei prossimi mandati, la loro parte <strong>di</strong> sostegno e <strong>di</strong> promozione a questi temi, a questi<br />

processi.<br />

L'ultima annotazione che voglio fare è descrivere un po' il quadro italiano-europeo dell'Agenda<br />

21. L'Italia è partita in ritardo, rispetto ad altre aree europee, nello sviluppo e nella partecipazione<br />

<strong>delle</strong> città ai processi <strong>di</strong> Agenda 21; poi ha recuperato rapidamente grazie a due <strong>di</strong>versi stimoli:<br />

da un lato la nascita del Coor<strong>di</strong>namento italiano <strong>delle</strong> città e <strong>delle</strong> province che sviluppano<br />

un Agenda 21 locale, e dall'altro il supporto che il Ministero dell'Ambiente ha fornito nel periodo<br />

1999-2001 alle amministrazioni locali impegnate in questi processi.<br />

Oggi siamo il paese europeo con il maggior numero <strong>di</strong> Agende 21; anche se da un punto <strong>di</strong> vista<br />

dei risultati la realtà è <strong>di</strong>versa dai numeri, poiché ci sono situazioni avanzatissime e altre ancora<br />

a uno sta<strong>di</strong>o iniziale, si tratta comunque <strong>di</strong> una realtà in grande movimento.<br />

Ciò che <strong>di</strong>fferenzia l'Italia dal resto d'Europa, soprattutto del nord Europa, è che le Agende 21, i<br />

processi <strong>di</strong> sviluppo sostenibile, i piani d'azione sostenibili italiani sono molto più caratterizzati<br />

dal punto <strong>di</strong> vista ambientale, cioè tendono ad essere molto "ver<strong>di</strong>", e tendenzialmente si pongono<br />

un po' meno l'obiettivo della integrazione <strong>delle</strong> variabili sociali ed economiche nella loro<br />

elaborazione.<br />

Questo perché nascono connotate ideologicamente e culturalmente: l'Agenda 21 è spesso lo<br />

strumento d'azione del solo Assessore all'ambiente e non <strong>di</strong> tutta l'amministrazione, Sindaco in<br />

primis, <strong>di</strong>versamente da come avviene nelle altre città europee.<br />

Nel resto d'Europa, le Agende 21 sono nate, per lo più, su spinta <strong>di</strong> gruppi locali, talvolta da soggetti<br />

economici e non solo su proposta dell'amministrazione locale, dell'istituzione. Il fatto che le<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Agende 21 siano nate dal basso, spesso da associazioni <strong>di</strong> volontariato, da gruppi politici,<br />

ambientalisti, o da comitati <strong>di</strong> quartiere, o da gruppi <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori, ha fatto sì che le tematiche<br />

sociali siano state ampiamente considerate: ciò rende queste esperienze particolarmente interessanti<br />

tanto da poterne ricavare degli spunti da adattare alle nostre situazioni locali.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

5


6<br />

Laura CIMA <strong>Consigliera</strong> <strong>di</strong> <strong>Parità</strong> della Provincia <strong>di</strong> Torino<br />

Ho parlato stamattina con Paolo Soprano del Ministero dell'Ambiente, che si scusa con tutte voi<br />

per non esserci, dà la totale <strong>di</strong>sponibilità e mi incontrerà personalmente nella prossima settimana.<br />

Qui ci sono rappresentanze da tutta Italia, ringrazio tutte voi che avete creduto in questa iniziativa:<br />

siamo tante, tanto è vero che abbiamo pre<strong>di</strong>sposto altre due sale perché in questa non ci stiamo<br />

tutte.<br />

Questo è un primo momento <strong>di</strong> confronto sui due aspetti <strong>di</strong> Agenda 21: il primo è quello che ha<br />

dato il titolo a questa iniziativa "Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>", e che riprende il convegno<br />

fatto a Roma dalla commissione pari opportunità, dopo Johannesburg, riguardante la situazione<br />

internazionale. Il secondo che riguarda Agenda 21 locale ha avuto inizio a Venezia, come ci racconterà<br />

la presidente del consiglio comunale <strong>di</strong> Venezia Mara Rumiz che finora ha tenuto questo<br />

raccordo nazionale con noi. I due aspetti - che sono anche rappresentati dalle due sessioni del<br />

mattino e del pomeriggio- sono entrambi importanti e vanno considerati insieme, perché Agenda<br />

21, se non è vista solamente come un'agenda verde, è un contenitore che può avere dentro progetti<br />

<strong>di</strong> cooperazione decentrata. Quin<strong>di</strong> a noi interessa molto che in questa situazione drammatica<br />

nel mondo, le <strong>donne</strong> negli enti locali, le associazioni <strong>di</strong> <strong>donne</strong>, i comitati <strong>di</strong> pari opportunità si<br />

muovano anche verso la cooperazione decentrata, tenuto presente che quella centralizzata vede<br />

ogni anno ridotti i finanziamenti in finanziaria. Troverete nella cartellina tre allegati significativi.<br />

Il primo è uno stu<strong>di</strong>o del WWF che analizza come la crisi ambientale, con i cambiamenti climatici,<br />

si stia rapidamente aggravando. Ricordo che quando ho cominciato a fare politica, sembrava che<br />

il problema ambientale avrebbe avuto conseguenze gravi sulle generazioni future; invece il clima<br />

si sta mo<strong>di</strong>ficando a una tale velocità, vedete come sta cambiando il clima estate e inverno in tutto<br />

il mondo, senza più stagioni interme<strong>di</strong>e e con una estremizzazione anche nelle regioni che erano<br />

temperate. Ci ren<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong> conto che stiamo assistendo nella nostra generazione a una crisi<br />

profonda del pianeta che non sappiamo che conseguenze avrà.<br />

Il secondo allegato è la conferenza stampa che ha fatto il PAM (Piano Alimentare Mon<strong>di</strong>ale) per<br />

quanto riguarda il peggioramento della situazione nel mondo per fame e malattie: negli incontri con<br />

la FAO risulta evidente che gli obiettivi del millennio, che si trovano nel terzo allegato, inerenti la<br />

necessità <strong>di</strong> tagliare drasticamente il numero <strong>delle</strong> persone che non hanno accesso all'acqua potabile<br />

e ai servizi sanitari non si stanno realizzando; mentre nel contempo aumentano i problemi <strong>di</strong><br />

siccità. Anche da noi, quest'estate, abbiamo avuto il problema dell'acqua con il Po e il black out.<br />

Inoltre tutta la situazione internazionale è drammatica, sia per le due guerre in poco tempo, sia per<br />

il terrorismo, i fondamentalismi e l'inquinamento dovuto all'incen<strong>di</strong>o continuo dei pozzi; e poi le<br />

bombe ad uranio che hanno già provocato morti e malattie gravi, e l'inquinamento dell'acqua nel<br />

suolo. La situazione è ancora più grave se si guarda alla grave crisi degli organismi internazionali<br />

che avrebbero dovuto garantire un processo <strong>di</strong> miglioramento, primo fra tutti l'ONU. L'ONU ha<br />

perso cre<strong>di</strong>bilità a causa della spaccatura che si è verificata a livello internazionale e con l'intervento<br />

in Iraq, da cui poi si è ritirato. Anche l'Unione Europea ha attraversato una grave crisi e il<br />

WTO è fallito clamorosamente nell'ultimo vertice che si è tenuto a Cancun. Infine, la Banca<br />

Mon<strong>di</strong>ale e il Fondo Monetario Internazionale sono criticatissimi in tutto il mondo, in quanto sono<br />

ritenuti responsabili <strong>di</strong> alcune crisi mon<strong>di</strong>ali come quella dell'Argentina, e comunque le loro politiche<br />

non hanno portato alla riduzione del <strong>di</strong>vario <strong>di</strong> ricchezza. La crisi dell'attuale modello <strong>di</strong> sviluppo<br />

è evidente anche in Italia, ve<strong>di</strong>amo Cirio e Parmalat che sono aziende non a caso alimentari,<br />

ma c'è anche la crisi della Fiat e dell'auto che è considerata ormai da anni responsabile degli inquinamenti<br />

<strong>delle</strong> città e dell'invasione degli spazi urbani. Sono crisi legate chiaramente al modello <strong>di</strong><br />

sviluppo non compatibile: creano <strong>di</strong>soccupazione crescente, lavori precari in nero, immigrazione,<br />

ecc.; in tutto questo processo sostengo che le <strong>donne</strong> hanno già un ruolo fondamentale nei luoghi<br />

decisionali, ruolo che devono potenziare sempre più per poter invertire questo modello <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Agenda 21 può essere il luogo dove possiamo misurare il nostro empowerment e la nostra<br />

capacità <strong>di</strong> mainstreaming che contribuisca a ricercare uno sviluppo sostenibile. In ogni istituzioni<br />

presentazione


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

si può coinvolgere in Agenda 21, il sindaco, il presidente della giunta, quasi tutti gli assessorati che<br />

sono in qualche misura toccati dal problema dello sviluppo sostenibile. E ovvio che il ministero dell'ambiente<br />

deve privilegiare queste politiche.<br />

Primo. Sono stanziati troppi pochi fon<strong>di</strong> per le Agende 21 locali: c'è stato un bando nel 2002, nel<br />

2003 non c'è stato il bando e non si sa quando sarà il prossimo. Mi pare che il bando del 2003<br />

abbia visto concorrere più <strong>di</strong> 800 progetti quin<strong>di</strong> ha suscitato molto interesse. E' necessario uno<br />

stanziamento <strong>di</strong> finanziamenti molto più significativo <strong>di</strong> quello che si è avuto finora, e che ogni anno<br />

venga presentato un bando.<br />

Secondo. Nei criteri <strong>di</strong> valutazione dei ban<strong>di</strong>, ho chiesto che fosse esplicitato un criterio <strong>di</strong> genderequality<br />

come esiste negli altri progetti, è ricordato dalle <strong>di</strong>rettive europee, è attuato in Provincia <strong>di</strong><br />

Torino. La richiesta che facciamo al ministero è che attui un criterio <strong>di</strong> gender-equality nella valutazione<br />

dei progetti.<br />

Terzo. E' necessario trovare iniziative che favoriscano e premino il buon lavoro <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> in<br />

Agenda 21. Potrebbe essere una pubblicazione <strong>di</strong> buone pratiche, come aveva fatto a suo tempo<br />

nella pubblica amministrazione l'allora ministro Bassanini; oppure un premio per i progetti che<br />

mirano a un cambiamento qualitativo nella <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>.<br />

Se questi tre punti non vengono attuati, avendo finito la prima fase del monitoraggio previsto da<br />

Agenda 21 locale e dovendo passare alle azioni pratiche (come abbiamo fatto in Provincia <strong>di</strong><br />

Torino) c'è il rischio che dalle altre parti si fermi tutto. Come il Ministero dell'Ambiente ha misurato<br />

quanta sensibilità il monitoraggio ha portato nei citta<strong>di</strong>ni, negli operatori sociali, negli amministratori<br />

locali, su queste tematiche? Questa è una verifica da fare, e per questo ho chiesto all'ISTAT <strong>di</strong><br />

venire a parlare dei dati acquisiti, tenendo però presente che, nonostante l'iniziativa della ministra<br />

<strong>di</strong> pari opportunità Laura Balbo e ripresa da me in questa legislatura, l'Italia non ha ancora una<br />

legge sulle statistiche <strong>di</strong> genere: risulta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficilissimo avere dati relativi a quante <strong>donne</strong> sono<br />

interessate, quante si muovono e hanno cambiato la loro <strong>vita</strong> rispetto all’attuazione <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong><br />

Agenda 21.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

7


8<br />

Linda Laura SABBADINI Direttore Centrale ISTAT<br />

La <strong>di</strong>sponibilità <strong>delle</strong> informazioni statistiche in un'ottica <strong>di</strong> genere, al fine della valutazione<br />

della sostenibilità <strong>di</strong> genere costituisce un tema fondamentale affrontato a livello nazionale e<br />

internazionale. Oggi attraversiamo una fase <strong>di</strong> forte criticità, non solo in Italia. Il problema <strong>di</strong><br />

portata internazionale, è quello <strong>delle</strong> statistiche <strong>di</strong> genere: il rischio è l'arretramento su questo<br />

terreno perché si investe sempre <strong>di</strong> meno nei fon<strong>di</strong> da dare alla statistica ufficiale e quando<br />

ci sono tagli da apportare queste sono le prime statistiche che vengono tagliate. Anche a<br />

livello internazionale, l'ufficio statistico dell'ONU ha ridotto i fon<strong>di</strong> da assegnare alle statistiche<br />

<strong>di</strong> genere.<br />

E' evidente che ciò incide sulla possibilità <strong>di</strong> avere dati adeguati per le politiche, se mancano<br />

i dati, non si può valutare l'impatto <strong>delle</strong> politiche in un'ottica <strong>di</strong> genere. D'altro canto alcune<br />

statistiche sono regolamentate per legge, altre invece no; nel momento in cui gli istituti nazionali<br />

<strong>di</strong> statistica si trovano a dover fare la graduatoria <strong>delle</strong> statistiche da tagliare, <strong>di</strong>venta<br />

quasi scontato che le statistiche non tutelate per legge, come quelle <strong>di</strong> genere, vedono tagliati<br />

i loro fon<strong>di</strong>.<br />

Quando si parla <strong>di</strong> <strong>globalizzazione</strong> si affronta un'ottica <strong>di</strong> sostenibilità anche <strong>di</strong> genere. A livello<br />

internazionale si pone il problema degli effetti <strong>di</strong> questi processi: il peggioramento <strong>delle</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> popolazioni, in termini <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> povertà ecc. In Italia è importate riflettere<br />

su ciò che sta accadendo. Rispetto alla con<strong>di</strong>zione sul lavoro vista in un'ottica <strong>di</strong> genere,<br />

va sottolineato il fatto che, negli ultimi 10 anni, la con<strong>di</strong>zione femminile è notevolmente migliorata:<br />

1.200.000 <strong>donne</strong> sono entrate ex novo nel mercato del lavoro. Abbiamo assistito ad un<br />

inserimento massiccio in tutti i settori, trainato dal dei servizi. Non esiste più lo stereotipo della<br />

donna come coa<strong>di</strong>uvante nell'agricoltura, o che fa il lavoro all'interno della pubblica amministrazione<br />

solo la mattina. Si sono sviluppate varie tipologie <strong>di</strong> lavori, con tanti orari: ci sono<br />

<strong>donne</strong> che fanno il lavoro notturno, <strong>donne</strong> che fanno il lavoro serale, o quelle che lavorano a<br />

turni, sono circa 600.000-700.000.<br />

Parallelamente a questo processo importante <strong>di</strong> crescita dell'occupazione femminile, è<br />

aumentato il lavoro a tempo determinato, soprattutto nelle fasce giovanili. L'Italia è stata<br />

caratterizzata da buoni tassi <strong>di</strong> transizione verso il lavoro a tempo indeterminato che hanno<br />

garantito una certa sostenibilità da un punto <strong>di</strong> vista <strong>delle</strong> con<strong>di</strong>zioni complessive della donna.<br />

Bisognerà vedere cosa succederà in futuro: i tassi <strong>di</strong> transizione da lavoro a tempo determinato<br />

a indeterminato continueranno ad essere elevati? Se così non sarà, ovviamente, si<br />

avranno <strong>delle</strong> pesanti conseguenze, soprattutto nella fase della <strong>vita</strong> anziana a causa dello<br />

spezzettamento della carriera lavorativa, situazione che si verificherà con più frequenza nel<br />

segmento <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>.<br />

Due mon<strong>di</strong> completamente <strong>di</strong>versi sono emersi in questi anni: <strong>di</strong> questo milione e 200.000<br />

<strong>donne</strong> inserite nel mondo del lavoro, un milione vive al centro-nord Italia. Nel centro-nord<br />

Italia è cambiato completamente il quadro complessivo: le <strong>donne</strong> lavorano sempre <strong>di</strong> più; nel<br />

sud Italia le <strong>di</strong>fficoltà continueranno a permanere, ma emerge una pressione sul mercato del<br />

lavoro da parte <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> del sud che sono sempre più istruite e che cominciano a comportarsi<br />

sempre <strong>di</strong> più come quelle del centro-nord. Si tratta <strong>di</strong> una situazione in cui i bisogni convergono<br />

decisamente ma non altrettanto le opportunità, sia quelle <strong>di</strong> lavoro, che per le <strong>donne</strong><br />

al sud sono minori perché devono competere con gli uomini nella ricerca <strong>di</strong> una occupazione,<br />

sia quelle da parte dei servizi.<br />

Infine, le <strong>donne</strong> del sud sono più svantaggiate perché prive <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> aiuto familiare: le<br />

<strong>donne</strong> lavoratrici con figli piccoli del centro-nord, in particolare nel Veneto e nell'Emilia<br />

Romagna, sono fortemente sostenute dai propri genitori. Al sud, dove le <strong>donne</strong> che lavorano<br />

sono <strong>di</strong> meno, le lavoratrici hanno più figli <strong>di</strong> quelle del nord e hanno meno sostegno, sia dai<br />

servizi sociali, sia dalla rete familiare che qui è impegnata soprattutto nel sostegno degli<br />

anziani. Le <strong>donne</strong> lavoratrici del sud, infatti, si trovano a dover supportare i genitori anziani<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

che stanno in peggiori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute rispetto a quelli del nord. A tutto questo si aggiunge<br />

che nel nord-est è più <strong>di</strong>ffuso il lavoro part-time, formula che favorisce la conciliazione tra<br />

i tempi <strong>di</strong> lavoro e i tempi <strong>di</strong> <strong>vita</strong>. Nel sud la situazione della donna lavoratrice presenta maggiori<br />

criticità; la crescita dell'occupazione femminile c'è stata nonostante tutto, ma è avvenuta<br />

a scapito <strong>di</strong> un sovraccarico <strong>di</strong> lavoro familiare e <strong>di</strong> lavoro extra-domestico.<br />

In terzo luogo, la crescita del lavoro femminile è stato un elemento <strong>di</strong> protezione dalla povertà:<br />

se cresce il lavoro femminile, questo protegge le <strong>donne</strong> e le loro famiglie dal rischio <strong>di</strong><br />

povertà.<br />

Oggi esistono <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> povertà. Oltre alla povertà degli anziani e quella <strong>delle</strong> famiglie<br />

numerose, emerge un rischio <strong>di</strong> povertà anche per le famiglie <strong>delle</strong> persone che lavorano<br />

(working-poor). Alcune tipologie <strong>di</strong> famiglie con capofamiglia donna sono più esposte al<br />

rischio <strong>di</strong> povertà: le famiglie <strong>di</strong> anziane sole, le monogenitore (pochissimi sono i casi <strong>di</strong><br />

monogenitore maschio), e il rischio <strong>di</strong> povertà per le famiglie guidate da <strong>donne</strong> è più alto nei<br />

gran<strong>di</strong> centri.<br />

Nelle famiglie in cui è solo la moglie ad essere <strong>di</strong>soccupata, il rischio <strong>di</strong> povertà è del 12,3%;<br />

nella situazione inversa, in cui è solo il marito a non lavorare, il rischio <strong>di</strong> povertà arriva al<br />

28,8%. E' quin<strong>di</strong> evidente la minore capacità red<strong>di</strong>tuale della donna rispetto agli uomini, e ciò<br />

è confermato anche a parità <strong>di</strong> titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

Per quanto riguarda le tematiche ambientali, da quanto emerge dalle rilevazioni statistiche,<br />

l'ambiente non è una <strong>di</strong>mensione che i citta<strong>di</strong>ni italiani ritengono prioritaria tra i problemi del<br />

paese. I problemi ritenuti prioritari, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> importanza, sono: la <strong>di</strong>soccupazione, la criminalità,<br />

l'immigrazione, l'inefficienza del sistema sanitario, la povertà, e al 6° posto l'ambiente<br />

(21% <strong>delle</strong> preferenze). I soggetti più sensibili al tema dell'ambiente sono le ragazze dai 14 a<br />

19 anni, che collocano l'ambiente al 3° posto.<br />

La cosa interessante è che,dal 1998 ad oggi, si registra una sensibilità crescente verso i problemi<br />

dell'ambiente. Nell'arco <strong>di</strong> soli 4 anni l'importanza che viene data alla tematica ambientale<br />

è cresciuta <strong>di</strong> ben 5 punti percentuali. In generale, i dati evidenziano la presenza <strong>di</strong> un<br />

segmento molto motivato nei confronti <strong>delle</strong> problematiche ambientali, costituito dalle ragazze<br />

tra i 14-17 anni (21%), un altro segmento non particolarmente motivato, ma comunque<br />

interessato (15%), e una gran massa <strong>di</strong> popolazione che non si sente coinvolta in questo tipo<br />

<strong>di</strong> tematiche.<br />

Se analizziamo i dati raccolti per grado <strong>di</strong> istruzione degli in<strong>di</strong>vidui, possiamo osservare che<br />

ben il 65% <strong>di</strong> coloro che hanno un titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o me<strong>di</strong>o-alto (<strong>di</strong>ploma o laurea) ha un interesse<br />

verso le tematiche ambientali, in<strong>di</strong>pendentemente dal sesso e la classe <strong>di</strong> età. Chi si<br />

interessa all'ambiente, lo fa soprattutto attraverso i me<strong>di</strong>a (tv, ra<strong>di</strong>o, giornali), mentre per i giovani<br />

il canale <strong>di</strong> informazione è più spesso la scuola. Tra gli interessati, il 5% si attiva e partecipa<br />

alle iniziative <strong>di</strong> tipo ambientale, e anche in questo caso il dato cresce per le ragazze<br />

tra i 14 e i 19 anni .<br />

In generale, i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>chiarano che i problemi ambientali non vengono affrontati in modo<br />

adeguato e ciò a partire dall'informazione che danno i me<strong>di</strong>a su queste tematiche. Alla domanda:<br />

"quali sono i soggetti che possono cambiare qualcosa?", nel 68% dei casi, gli intervistati<br />

in<strong>di</strong>viduano i citta<strong>di</strong>ni stessi, al secondo posto seguono il governo, il parlamento e gli enti locali;<br />

al 3° posto vengono collocate infine le imprese (34,4%). I citta<strong>di</strong>ni in<strong>di</strong>cano come grosse<br />

emergenze ambientali: l'effetto serra, il buco nell'ozono, l'inquinamento dell'aria, l'inquinamento<br />

dell'acqua, la produzione e lo smaltimento <strong>di</strong> rifiuti, i cambiamenti climatici, il <strong>di</strong>ssesto<br />

idrogeologico, la <strong>di</strong>struzione <strong>delle</strong> foreste.<br />

Le giovani fortemente motivate collocano ai primi posti nella graduatoria i problemi dell'estinzione<br />

<strong>delle</strong> specie animali, dell'esaurimento <strong>delle</strong> risorse naturali, problemi che invece sono<br />

considerati meno allarmanti dal complesso dei citta<strong>di</strong>ni. La classifica dei problemi presenti<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

9


10<br />

Linda Laura SABBADINI Direttore Centrale ISTAT<br />

nelle zona dove vivono i soggetti intervistati riguarda in or<strong>di</strong>ne: il traffico eccessivo, l'inquinamento<br />

dell'aria e quello sonoro. Al 4° posto della classifica si posiziona la sporcizia <strong>delle</strong> strade,<br />

segnalata sia come problema collegato al comportamento dei citta<strong>di</strong>ni, sia come conseguenza<br />

della <strong>di</strong>sfunzione dei servizi <strong>di</strong> raccolta dei rifiuti.<br />

Queste informazioni sono particolarmente preziose per capire alcuni aspetti della sostenibilità<br />

<strong>di</strong> genere. E' fondamentale che si ripeta la rilevazione sulla percezione e i comportamenti<br />

ambientali per tenere sotto monitoraggio la situazione.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Viviana SPADONI Ministero dellíAmbiente<br />

Nell'ambito della nostra società, la sensibilità verso le tematiche ambientali sta crescendo in<br />

maniera evidente; tale trend per quanto riguarda l'argomento "Agenda 21 Locale" è attestato<br />

anche dal successo ottenuto dai ban<strong>di</strong> <strong>di</strong> Agenda 21 Locale, emanati dal Ministero dell'ambiente<br />

e della tutela del territorio, che sia nella prima e<strong>di</strong>zione, che nella seconda e<strong>di</strong>zione hanno avuto<br />

una risposta massiccia attraverso la presentazione <strong>di</strong> numerosi progetti, relativi a programmi <strong>di</strong><br />

Agenda 21 Locale.<br />

Il problema grave è purtroppo la mancanza <strong>di</strong> appoggio ai programmi Agenda 21, quando si verificano<br />

i tagli ai capitoli <strong>di</strong> spesa; le risorse <strong>di</strong> bilancio, infatti, sono calate considerevolmente ed i<br />

progetti <strong>di</strong> Agenda 21 Locale non possono contare per il futuro su finanziamenti pubblici. Tutti questi<br />

problemi uniti allo spaccato che ha autorevolmente e chiaramente delineato la Dott.ssa<br />

Sabba<strong>di</strong>ni potrebbero trovare, non <strong>di</strong>co <strong>delle</strong> soluzioni, ma una giusta collocazione all'interno dei<br />

percorsi <strong>di</strong> Agenda 21 Locale, in programmi e obiettivi interme<strong>di</strong>, quin<strong>di</strong> nella creazione <strong>di</strong> servizi<br />

e nel passaggio da un programma ad un piano <strong>di</strong> azioni ed alla conseguente sua realizzazione.<br />

Mi vorrei ricollegare anche a quanto è emerso dalla relazione del Dott. Gamba e da quella dell'On.<br />

Cima: è vero che i progetti <strong>di</strong> Agenda 21 Locale hanno una maggiore possibilità <strong>di</strong> successo quando<br />

sono sostenuti dalle istituzioni e quando nascono dal basso, cioè come sono nati negli altri stati<br />

in Europa. Abbiamo degli esempi <strong>di</strong> questo genere anche nel nostro Paese laddove il "forum" una<br />

volta creato, va avanti in<strong>di</strong>pendentemente dall'alternanza dei mandati politici e quin<strong>di</strong> dall'alternanza<br />

dei vari sindaci e <strong>delle</strong> istituzioni specifiche.<br />

Le istituzioni siamo noi, non solo come citta<strong>di</strong>ni ma anche come lavoratori all'interno <strong>delle</strong> istituzioni<br />

stesse; la nostra missione è quella <strong>di</strong> portare avanti, chiaramente, ciò per cui siamo stati formati<br />

e, <strong>di</strong> conseguenza il nostro credo è cercare <strong>di</strong> pervenire, <strong>di</strong> raggiungere l'obiettivo preposto.<br />

Volevo anche segnalare che, nel secondo bando <strong>di</strong> programmi <strong>di</strong> attivazione e attuazione <strong>di</strong><br />

Agenda 21 Locale, tra i criteri <strong>di</strong> valutazione sono stati accolti quelli attinenti ai principi della "gender<br />

equality", che è stato considerato uno dei temi cosiddetti trasversali in<strong>di</strong>viduati nel programma<br />

per l'attuazione del Piano <strong>di</strong> Johannesburg; quin<strong>di</strong> rimane da attuare, nel momento in cui l'istruttoria<br />

sarà conclusa, un'eventuale indagine, in questo senso chiaramente statistica, attraverso un<br />

monitoraggio. Inoltre, un documento consultivo sulla prima esperienza <strong>di</strong> Agenda 21 locale è abbastanza<br />

vicino alla conclusione e pubblicazione, e sarà realizzabile con l'economia scaturita a<br />

seguito della chiusura dei progetti <strong>di</strong> Agenda 21 Locale, tra cui anche quello della Provincia <strong>di</strong><br />

Torino. Questo ci fa rilevare come effettivamente le <strong>donne</strong>, come è avvenuto in questo caso specifico,<br />

sappiano gestire le risorse in maniera proficua.<br />

Infine, il problema <strong>delle</strong> pari opportunità si pone e non è da trascurare. Vorrei ricordare che il comitato<br />

per le opportunità, che funzionava precedentemente, è stato esclusivamente nominale, cioè<br />

non ha avuto mai una ricaduta effettiva. C'è stato un tentativo <strong>di</strong> portare il "telelavoro" tra le innovazioni<br />

a livello contrattuale, che comunque finora non ha trovato attuazione; per quanto riguarda<br />

il part-time, nell'ambito della mia struttura, devo <strong>di</strong>re che le <strong>donne</strong> ne fanno un <strong>di</strong>screto ricorso, ed<br />

è anche vero che le stesse sono le meno rappresentate nelle se<strong>di</strong> in cui si prendono le decisioni;<br />

per quanto riguarda la mia esperienza, le <strong>donne</strong> sono estremamente coraggiose, vanno avanti<br />

molto spesso al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quelli che sono i mandati effettivi perché trascinano il gruppo e producono<br />

buoni risultati.<br />

Il mio intervento era tarato su tutt'altro, era tarato su un genere <strong>di</strong> rielaborazione storica dell'incontro<br />

tra il principio <strong>delle</strong> pari opportunità e la tematica dello sviluppo sostenibile, ma a questo punto,<br />

visto l'andamento della <strong>di</strong>scussione ed il tempo, è venuta meno l'opportunità <strong>di</strong> andare ad indagare<br />

su tutto questo; abbiamo sentito che in generale c'è un andamento in senso migliorativo della<br />

con<strong>di</strong>zione della donna. Quin<strong>di</strong>, dobbiamo vedere il nostro futuro "più rosa", approfittando <strong>di</strong> quelle<br />

circostanze e <strong>di</strong> quei particolari eventi, in cui il riconoscimento della posizione e della capacità<br />

della donna possano essere tradotte effettivamente anche in norme, ovvero in tutela, altrimenti la<br />

parità sarà raggiungibile in modo assai <strong>di</strong>fficile.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

11


12<br />

Bianca POMERANZI Esperta del Ministero Affari Esteri<br />

Le tematiche <strong>di</strong> genere nel sistema ONU dopo la Millenium Declaration<br />

Vorrei ringraziare gli organizzatori del convegno sia per avermi in<strong>vita</strong>ta sia per avere pensato a<br />

questo tipo <strong>di</strong> verifica sulle finalità <strong>di</strong> Agenda 21. Il tema della <strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> è<br />

stato nell'agenda <strong>delle</strong> Nazioni Unite per tutti gli anni '90, e alla fine <strong>di</strong> questi anni ha subito un ra<strong>di</strong>cale<br />

mutamento. Ciò che è mancato, a parer mio, nelle relazioni precedenti, è stata una specifica<br />

menzione della guerra: tutti hanno detto, da Linda Laura Sabba<strong>di</strong>ni all'assessore, che mancano i<br />

fon<strong>di</strong> per la qualità della <strong>vita</strong>, questi fon<strong>di</strong> per la qualità della <strong>vita</strong> vanno da un'altra parte, sono<br />

impegnati per una scelta <strong>di</strong> governance che non è senz'altro quella a cui avevano lavorato le<br />

<strong>donne</strong> a partire dalla Conferenza <strong>di</strong> Rio. Io credo che questo aspetto <strong>di</strong> crisi <strong>delle</strong> Nazioni Unite<br />

abbia un notevole interesse per la qualità della <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> che sono cresciute nel sistema<br />

<strong>delle</strong> Nazioni Unite, e che qui sono arrivate ad identificare <strong>delle</strong> strategie politiche <strong>di</strong> grande rilievo,<br />

tipo l'empowerment ovvero la presenza <strong>di</strong> soggettività femminile in tutte le tematiche sociali, e<br />

il mainstreaming ovvero una visione del mondo da parte <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>. La crisi <strong>delle</strong> Nazioni Unite<br />

è iniziata con la caduta del muro <strong>di</strong> Berlino, ed è proseguita con la guerra del Kossovo <strong>di</strong>chiarata<br />

dalla NATO e poi con la seconda guerra del Golfo, infatti in entrambi i casi è venuto a mancare un<br />

ruolo or<strong>di</strong>natore <strong>delle</strong> Nazioni unite, che tuttavia rimangono un perno centrale nella strategia <strong>di</strong> una<br />

"governance democratica" a livello globale. Questo cambia totalmente gli scenari ed ha un effetto<br />

negativo nei confronti <strong>delle</strong> azioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dell'uguiaglianza tra uomini e <strong>donne</strong> e <strong>di</strong> empowerment<br />

<strong>delle</strong> <strong>donne</strong> dei singoli paesi che era l'obiettivo iniziale dell'anno internazionale della donna del<br />

1975. Infatti, quando negli anni settanta fu lanciata dal Comitato Economico e Sociale <strong>delle</strong> Nazioni<br />

unite la "Strategia per lo Sviluppo Internazionale per il secondo Decennio <strong>delle</strong> Nazioni unite" la<br />

tematica <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> iniziò a fare parte della strategia complessiva . In questa fase il contributo<br />

della Commissione sullo Stato <strong>delle</strong> Donne continuava a denunciare la <strong>di</strong>scriminazione contro le<br />

<strong>donne</strong> come un problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti umani, anche se da parte <strong>delle</strong> economiste e <strong>delle</strong> attiviste <strong>delle</strong><br />

organizzazioni <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> e <strong>delle</strong> associazioni <strong>di</strong> volontariato per lo sviluppo si iniziava a porre in<br />

luce la connessione tra con<strong>di</strong>zione <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> e povertà dei paesi del Terzo mondo. Non è un<br />

caso che l'economista neo-classica Esther Boserup sia considerata la fondatrice della materia<br />

"<strong>donne</strong> e sviluppo" sin dalla pubblicazione del suo libro "Il lavoro <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>" nel 1970. La<br />

Boserup infatti pose l'attenzione sulla <strong>di</strong>visione dei ruoli lavorativi tra uomini e <strong>donne</strong> e quin<strong>di</strong> sottolineò<br />

come le <strong>donne</strong>, in particolare nei paesi del Terzo mondo, privi totalmente <strong>di</strong> politiche <strong>di</strong> welfare,<br />

svolgessero <strong>delle</strong> funzioni essenziali nell'economia informale e <strong>di</strong> sussistenza, facendo vedere<br />

come il mancato calcolo <strong>di</strong> queste attività economiche non consentisse la corretta valutazione<br />

dell'economia <strong>di</strong> quei paesi. Quell'analisi prese il nome <strong>di</strong> "<strong>donne</strong> nello sviluppo" (WID- Women in<br />

Development) è segno una svolta ra<strong>di</strong>cale nella politica <strong>delle</strong> Nazioni unite nei confronti <strong>delle</strong><br />

<strong>donne</strong>. Svolta che fu sancita dalla proclamazione dell'anno Internazionale <strong>delle</strong> Donne nel 1975 e<br />

dalla prima Conferenza <strong>delle</strong> Nazioni unite sulle Donne del 1975 a Città del Messico. La materia<br />

"<strong>donne</strong> e sviluppo" <strong>di</strong>venne imme<strong>di</strong>atamente istituzionale perché la pressione esercitata dai paesi<br />

nord europei, dall'interno del sistema ONU e la pressione dei movimenti <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> all'esterno <strong>di</strong><br />

tale sistema ebbero un impatto molto forte. A questo indubbiamente contribuì la grande copertura<br />

me<strong>di</strong>atica assicurata in tutti i paesi occidentali dal fatto che i primi anni settanta avevano visto la<br />

nascita del neo-femminismo . Parimenti i paesi del Terzo mondo stavano affrontando la normalizzazione<br />

a livello nazionale e quin<strong>di</strong> avevano il problema <strong>di</strong> mettere in pratica le politiche emancipazioniste<br />

che erano implicite nella ideologia <strong>di</strong> quasi tutti i movimenti <strong>di</strong> liberazione. Città del<br />

Messico quin<strong>di</strong> segna un grande punto <strong>di</strong> convergenza tra le <strong>donne</strong> <strong>di</strong> tutto il mondo, che hanno<br />

preso la parola nello spazio pubblico e nelle istituzioni .<br />

Dopo città del Messico le Nazioni unite iniziano a finanziare progetti per le <strong>donne</strong>. Nel 1979 viene<br />

firmata la CEDAW che è un pezzo forte <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, che tendeva a riconoscere la sovranazionalità<br />

<strong>delle</strong> <strong>di</strong>scriminazioni <strong>di</strong> sesso. Da allora e per circa venti anni si è avuto una crescita del sistema<br />

<strong>delle</strong> politiche <strong>di</strong> genere in sede ONU. Crescita che ha trovato il suo punto più alto nella<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Conferenza ONU sulle <strong>donne</strong> <strong>di</strong> Pechino del 1995, che segna attraverso il riconoscimento della<br />

centralità <strong>delle</strong> tematiche <strong>di</strong> genere nella politica , della necessità della promozione <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> in<br />

ogni società e della piena attuazione dei <strong>di</strong>ritti <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> come <strong>di</strong>ritti umani , la centralità <strong>delle</strong><br />

<strong>donne</strong> nella <strong>globalizzazione</strong>. Di fatto, le Conferenze <strong>delle</strong> Nazioni unite negli anni novanta hanno<br />

in<strong>di</strong>cato le <strong>donne</strong> come "soggetti attivi" dello sviluppo sostenibile.<br />

Il nuovo millennio si è aperto con una grande impegno a livello mon<strong>di</strong>ale per la lotta alla povertà.<br />

L'obiettivo <strong>di</strong> ridurre la povertà è stato oggetto <strong>di</strong> un vertice dei G8 e ha costituito il primo punto<br />

dell'agenda dell'Assemblea Generale <strong>delle</strong> Nazioni unite del 2000, la Millennium Assembly.<br />

Ugualmente impegnativo è stato lo sforzo compiuto dalla Banca mon<strong>di</strong>ale con il rapporto 2000<br />

mentre l'UNDP, ha prodotto contributi <strong>di</strong> grande importanza, frutto della collaborazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi<br />

quali Amartya Sen 1 , a cui in particolare si deve la definizione <strong>di</strong> un approccio innovativo basato<br />

sul potenziamento <strong>delle</strong> "capacità" degli in<strong>di</strong>vidui per ampliare la loro partecipazione alla <strong>vita</strong> economica<br />

e sociale e ridurre la crescente emarginazione. In questo contesto le <strong>donne</strong>, che da più <strong>di</strong><br />

trenta anni, hanno lavorato per mettere in evidenza il risvolto "umano" e "sociale" dello sviluppo e<br />

che soprattutto nelle società del Sud del mondo sono le agenti principali della cura degli in<strong>di</strong>vidui,<br />

sono dunque <strong>di</strong>venute un soggetto importante dello "sviluppo sostenibile" 2 . Questo in<strong>di</strong>rizzo strategico<br />

è stato riba<strong>di</strong>to nel corso della recente Sessione Speciale dell'Assemblea Generale <strong>delle</strong><br />

Nazioni unite per la revisione della Piattaforma della Conferenza ONU sulle <strong>donne</strong> <strong>di</strong> Pechino,<br />

chiamata WOMEN 2000 che rimanda ad una rinnovata attenzione al ruolo <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> nello sviluppo<br />

nel contesto della <strong>globalizzazione</strong> 3. Bastano pochi dati per far rilevare quanto sia fondamentale<br />

il ruolo <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> nello sviluppo. Le <strong>donne</strong> costituiscono oramai più <strong>di</strong> un terzo della forza<br />

lavoro mon<strong>di</strong>ale, ma a causa <strong>delle</strong> <strong>di</strong>scriminazioni, i due terzi degli 876 milioni <strong>di</strong> analfabeti sono<br />

<strong>donne</strong>. Eppure la maggior parte del lavoro nel settore informale nei paesi del Sud del mondo viene<br />

realizzato dalle <strong>donne</strong> che contribuiscono considerevolmente alla economia <strong>di</strong> sopravvivenza.<br />

Tuttavia non si può certamente ignorare che i problemi attuali nella governance mon<strong>di</strong>ale e la crescita<br />

dei conflitti armati e <strong>delle</strong> successive emergenze, rendono complicato il cammino dello sviluppo<br />

e quin<strong>di</strong> ci costringono a ripensare la strategia <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> nel contesto <strong>delle</strong> Nazioni unite.<br />

In sintesi, io ritengo che ci sia uno stato <strong>di</strong> crisi, legato allo scenario più generale che è riuscito ad<br />

offuscare la lunga storia, <strong>di</strong> ormai 30 anni, che le <strong>donne</strong>, non solo occidentali, hanno percorso<br />

all'interno <strong>delle</strong> Nazioni unite Ritengo tuttavia che ci siano, per l'Italia ma anche per il resto del<br />

mondo, <strong>delle</strong> luci e <strong>delle</strong> ombre: una luce è stata, ad esempio, l'apertura fatta da due <strong>donne</strong> del<br />

forum sociale appena tenutosi. Per riprendere in mano questa governance che è impazzita per la<br />

strategia della guerra preventiva, per riprendere in mano questioni <strong>di</strong> governance a cui le <strong>donne</strong><br />

non si possono sottrarre, sia le <strong>donne</strong> <strong>delle</strong> istituzioni sia le <strong>donne</strong> <strong>delle</strong> società civile, bisogna<br />

lavorare su livelli <strong>di</strong>versi territorialmente, cioè bisogna lavorare a livello locale, a livello <strong>di</strong> sistemi<br />

multilaterali e a livello nazionale.<br />

Ecco la mia proposta: le Nazioni Unite nel 2005 avranno 2 verifiche importanti: la verifica della<br />

Commission for Women e Pechino + 10; la verifica del Millenium Round nel corso dell'Assemblea<br />

Generale <strong>delle</strong> Nazioni Unite a ottobre del 2005. Io credo che da febbraio 2004 a ottobre 2005, le<br />

<strong>donne</strong> che stanno nelle istituzioni locali, nazionali e anche soprattutto quelle della società civile, le<br />

femministe e quelle del movimento <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, dovrebbero lavorare per premere sulle istituzioni<br />

con cui lavorano, e anche con le istituzioni nazionali, perché ci sia un'attenzione maggiore nei confronti<br />

dei processi <strong>di</strong> preparazione <strong>delle</strong> Nazioni Unite. In conclusione, mi sembra che tutto il processo<br />

dell'Agenda 21 vada a sostegno <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> governance locale e globale da cui mi<br />

aspetto una ripresa <strong>di</strong> avvicinamento ai processi decisionali da parte <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>.<br />

1 Si richiama in particolare il Rapporto Speciale dell'UNDP del 1998 sulla Povertà Umana che è basato sulle teorie dell'economista A. Sen.<br />

2 Sia la Conferenza <strong>delle</strong> Nazioni unite sulla Popolazione del 1994 al Cairo che la Conferenza sulle Donne del 1995 a Pechino, hanno riba<strong>di</strong>to l'importanza<br />

dell'"empowerment" <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, ovvero del riconoscimento della loro autonomia e del loro potere decisionale, e del "mainstreaming",<br />

ovvero della valorizzazione politica <strong>di</strong> queste soggettività femminili nella sfera pubblica come un pre-requisito per "la sicurezza politica, sociale, economica<br />

e culturale tra le popolazioni" (dalla Piattaforma <strong>di</strong> Pechino)<br />

3 Il documento finale "Further actions and initiatives to implement the Beijing Declaration and the Platform for Actions", sottoscritto dai paesi membri<br />

<strong>delle</strong> Nazioni unite, consolida le tematiche del mainstreaming e dell'empowerment.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

13


14<br />

Daniela COLOMBO Presidente <strong>di</strong> A.I.D.O.S.<br />

Popolazione, povertà, ambiente e ruolo <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Negli ultimi cento anni, l'attività umana ha trasformato ogni parte del pianeta, non importa quanto<br />

remota, e ogni ecosistema, dal più semplice al più complesso. Le scelte operate dagli uomini<br />

hanno trasformato il mondo naturale, prospettando al tempo stesso gran<strong>di</strong> possibilità e gravissimi<br />

pericoli per quanto riguarda sia la qualità e la sostenibilità <strong>delle</strong> nostre civiltà, che gli intricati equilibri<br />

della natura.<br />

Dal 1960 ad oggi la popolazione mon<strong>di</strong>ale è più che raddoppiata raggiungendo la cifra <strong>di</strong> 6,125<br />

miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone: una crescita che si è verificata principalmente nei paesi del sud del mondo, nei<br />

paesi più poveri. . In questo lasso <strong>di</strong> tempo l'umanità ha prodotto ricchezza fino a livelli inimmaginabili,<br />

eppure la metà della popolazione mon<strong>di</strong>ale vive con meno <strong>di</strong> 2 dollari al giorno e 1,2 miliar<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> persone vive con meno <strong>di</strong> un dollaro al giorno.<br />

I consumi sono più che raddoppiati, aumentando principalmente nei paesi più ricchi e in quelli <strong>di</strong><br />

recente industrializzazione, come ad esempio la Cina. Abbiamo imparato a estrarre risorse e ad<br />

usarle, ma non abbiamo imparato a gestire i rifiuti così prodotti: le emissioni <strong>di</strong> anidride carbonica<br />

ad esempio nel 2000 sono state 12 volte superiori a quelle del 1900. E questo processo sta trasformando<br />

il clima del pianeta.<br />

Il grande interrogativo del secolo attuale è se le attività del secolo scorso ci abbiano messo in rotta<br />

<strong>di</strong> collisione con l'ambiente e se così è, quali misure possiamo prendere in merito. Come possiamo<br />

impegnare l'ingegno umano per garantire il benessere della popolazione e al tempo stesso salvaguardare<br />

la natura?<br />

Ovviamente la gestione del pianeta e il benessere <strong>delle</strong> sue popolazioni sono responsabilità collettive<br />

e in questo processo si deve tener conto che oggigiorno ogni parte del mondo naturale e<br />

umano è in connessione con tutte le altre. Le decisioni locali hanno un impatto globale, così come<br />

le politiche globali, o la loro assenza, influiscono sulle comunità locali e sulle loro con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>vita</strong>.<br />

Gli esseri umani hanno sempre trasformato il mondo naturale e sono stati da questo trasformati.<br />

Le prospettive dello sviluppo umano <strong>di</strong>pendono attualmente dalla saggezza con cui sapremo gestire<br />

tale rapporto.<br />

Naturalmente i problemi sul tappeto sono enormi. Mano a mano che la popolazione umana<br />

aumenta e la <strong>globalizzazione</strong>, avanza le questioni politiche chiave rimangono le stesse: come utilizzare<br />

le risorse <strong>di</strong>sponibili in termini <strong>di</strong> terre coltivabili e acqua per produrre cibo per tutti? Come<br />

promuovere lo sviluppo economico e porre fine alla povertà, così che tutti possano sfamarsi, avere<br />

una <strong>di</strong>mora <strong>di</strong>gnitosa, accesso all'istruzione, ai servizi sanitari, a una <strong>vita</strong> <strong>di</strong>gnitosa? E nel fare questo<br />

come affrontare le conseguenze sull'umanità e sull'ambiente dell'industrializzazione e <strong>di</strong> fenomeni<br />

quali il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> bio-<strong>di</strong>versità?<br />

La comprensione del tipo <strong>di</strong> legami esistenti tra popolazione e ambiente richiede un'analisi dettagliata<br />

dell'interazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi fattori, quali il benessere economico, i consumi, le tecnologie, la<br />

crescita demografica, ma richiede anche <strong>di</strong> prendere in considerazione questioni <strong>di</strong> origine sociale<br />

in passato ignorate o sottovalutate, quali i ruoli e le relazioni <strong>di</strong> genere, le strutture politiche e il<br />

problema della "governance".<br />

L'empowerment <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, ad esempio, costituisce <strong>di</strong> per sé uno dei fini dello sviluppo: ma la<br />

rimozione degli ostacoli che impe<strong>di</strong>scono alle <strong>donne</strong> l'esercizio del potere economico e politico<br />

costituisce a sua volta un mezzo per porre fine alla povertà.<br />

La salute riproduttiva è parte <strong>di</strong> un pacchetto essenziale <strong>di</strong> servizi in materia <strong>di</strong> assistenza sanitaria<br />

e istruzione. Rappresenta uno strumento fondamentale per il raggiungimento dell'empowerment<br />

<strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, ma costituisce anche un <strong>di</strong>ritto umano e comprende il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> decidere le<br />

<strong>di</strong>mensioni della famiglia e l'intervallo tra una nascita e l'altra.<br />

Ottenere con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> eguaglianza ed equità tra uomini e <strong>donne</strong>, garantire il <strong>di</strong>ritto alla salute riproduttiva<br />

e fare in modo che in<strong>di</strong>vidui e coppie possano scegliere le <strong>di</strong>mensioni della propria famiglia<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

contribuirà a rallentare la crescita demografica e a ridurre le <strong>di</strong>mensioni della popolazione mon<strong>di</strong>ale<br />

futura.<br />

Tra l'altro, un rallentamento della crescita demografica nei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo sarà essenziale<br />

per alleviare la pressione ambientale. Infatti non si può ignorare che la crescita demografica continua<br />

ad essere più rapida dove i bisogni sono maggiori. Il tasso <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà raggiunge il suo massimo<br />

nei paesi più poveri e tra le persone più povere <strong>di</strong> tali paesi.<br />

Ed è altrettanto vero che là dove i bisogni sono maggiori non viene offerta la libertà <strong>di</strong> scelta alle<br />

popolazioni perché non sono <strong>di</strong>sponibili servizi per la salute riproduttiva. Basti pensare che circa<br />

350 milioni <strong>di</strong> coppie non hanno ancora accesso alla contraccezione moderna, e che ogni anno<br />

quasi 600.000 <strong>donne</strong> muoiono per cause connesse con la gravidanza e il parto, il più <strong>delle</strong> volte<br />

proprio perché non hanno accesso a questi servizi e decidono ad esempio <strong>di</strong> abortire in con<strong>di</strong>zioni<br />

non sicure.<br />

Non è possibile ignorare che dalle scelte effettuate e dagli impegni presi negli anni a venire <strong>di</strong>pende<br />

la possibilità che nel 2050 la popolazione mon<strong>di</strong>ale raggiunga la proiezione massima <strong>di</strong> 10,9<br />

miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone, quella minima <strong>di</strong> 7,9 miliar<strong>di</strong> o piuttosto quella me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 9,3 miliar<strong>di</strong>.<br />

Negli anni '90 era chiaro che le azioni principali da intraprendere erano due: anzitutto garantire che<br />

il <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o e alla salute, compresa la salute riproduttiva, <strong>di</strong>venti una realtà per tutte le<br />

<strong>donne</strong>, in secondo luogo che si deve porre fine alla miseria <strong>delle</strong> persone che vivono con meno <strong>di</strong><br />

1 dollaro al giorno. Questi due obiettivi sono strettamente correlati poiché la maggioranza <strong>delle</strong><br />

persone in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> povertà assoluta è costituita da <strong>donne</strong> e dai loro bambini: prendere misure<br />

in una <strong>di</strong>rezione rafforzerà le misure nell'altra.<br />

I governi, i donatori internazionali, la società civile e il settore privato hanno tutti un importante<br />

ruolo da svolgere per raggiungere tali obiettivi e per cercare <strong>di</strong> creare un circolo virtuoso tra famiglie<br />

più piccole e più sane, madri forti, bambini più sani, più scolarizzati, con maggiori opportunità<br />

e una sempre maggiore stabilizzazione demografica e sostenibilità ambientale.<br />

Le conferenze degli anni 90, Rio, Vienna, Cairo, Copenaghen, Pechino sono state tutte occasioni<br />

in cui si sono compiuti passi avanti nel riconoscere l'importanza dei temi della popolazione, dei<br />

<strong>di</strong>ritti e dell'empowerment <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> per l'agenda dello sviluppo. Ognuna <strong>di</strong> quelle Conferenze<br />

aveva sollecitato una profonda revisione <strong>delle</strong> politiche e l'adozione <strong>di</strong> numerosi interventi specifici,<br />

compresa l'elaborazione e l'attuazione <strong>di</strong> piani nazionali nonché un mutamento <strong>delle</strong> politiche e<br />

<strong>delle</strong> priorità nazionali. Si pensava che il progresso verso la realizzazione <strong>di</strong> uno sviluppo sostenibile<br />

fosse inarrestabile.<br />

Quest'anno celebriamo il decimo anniversario della Conferenza del Cairo su Popolazione e<br />

Sviluppo, durante la quale erano stati concordati una serie <strong>di</strong> obiettivi precisi ed espliciti, seguendo<br />

un'impostazione basata sui <strong>di</strong>ritti umani e sull'autodeterminazione in<strong>di</strong>viduale. Tra questi figuravano<br />

la rimozione <strong>delle</strong> <strong>di</strong>suguaglianze tra i sessi a livello <strong>di</strong> istruzione primaria e secondaria<br />

entro il 2005, e la garanzia dell'istruzione primaria per tutti entro il 2015, nette riduzioni della maternità<br />

materna, perinatale e della mortalità infantile al <strong>di</strong> sotto dei cinque anni e infine l'accesso universale<br />

entro il 2015 ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva compresi tutti gli strumenti per<br />

una sicura e affidabile pianificazione familiare. Raggiungere questi obiettivi significherebbe inoltre<br />

anticipare la stabilizzazione demografica. L'applicazione <strong>delle</strong> raccomandazioni del Cairo sullo sviluppo<br />

avrebbe contribuito alla riduzione della povertà e alla tutela dell'ambiente. Tra l'altro nel programma<br />

d'azione approvato dalla Conferenza del Cairo si era fatta una stima <strong>di</strong> quanti fossero i<br />

finanziamenti necessari per raggiungere quegli obiettivi: 17,000 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dollari fino al 2000.<br />

Questa cifra non è stata mai raggiunta e, mentre i governi dei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo hanno fatto<br />

del loro meglio, i paesi donatori non hanno mantenuto le promesse fatte. L'Italia è il fanalino <strong>di</strong><br />

coda , destinando alla cooperazione allo sviluppo solo lo 0,20 del prodotto interno lordo.<br />

Ed invece, proprio la conferenza sull'ambiente <strong>di</strong> Johannesburg, nel 2002, ha <strong>di</strong>mostrato che non<br />

possiamo dare niente per scontato e che le verifiche a <strong>di</strong>eci anni dalle altre Conferenze sono estre-<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

15


16<br />

Daniela COLOMBO Presidente <strong>di</strong> A.I.D.O.S.<br />

mamente pericolose perché è in atto un forte tentativo da parte <strong>di</strong> alcuni governi - Stati Uniti, Santa<br />

Sede, alcuni paesi latino americani in testa, alcuni paesi musulmani - <strong>di</strong> riaprire gli accor<strong>di</strong> presi in<br />

passato e <strong>di</strong> cambiarli, alterando l'impostazione che si era riusciti a dare sui <strong>di</strong>ritti umani, sulll'empowerment<br />

<strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, sulla salute riproduttiva. E' in atto un attacco contro il sistema <strong>delle</strong><br />

Nazioni Unite e un "defun<strong>di</strong>ng" <strong>delle</strong> sue istituzioni che non ha precedenti e che minaccia <strong>di</strong> annullare<br />

tutti i progressi fatti nell'ultimo decennio del secolo scorso. Anche in Europa la situazione è<br />

destinata a cambiare con la vittoria della destra in molti paesi ma sopratutto con l'entrata <strong>di</strong> nuovi<br />

paesi fortemente cattolici, Malta, Polonia, Croazia, Slovacchia, le Repubbliche baltiche. Perché<br />

sono proprio le gerarchie cattoliche a sferrare gli attacchi più feroci. Basta pensare al "Lessico"<br />

pubblicato pontificio consiglio per la famiglia che <strong>di</strong>scute 76 termini considerati controversi (ideologia<br />

<strong>di</strong> genere, salute riproduttiva, omosessualità, <strong>di</strong>scriminazione della donna, <strong>di</strong>ritti sessuali e<br />

riproduttivi, uguaglianza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti tra uomini e <strong>donne</strong>maternità senza rischio, etc.) per mettere a<br />

<strong>di</strong>sposizione dei cattolici uno strumento <strong>di</strong> lobby sui governi e parlamenti e in ocassione <strong>di</strong> conferenze<br />

internazionali.<br />

Il movimento internazionale <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> sta reagendo. Ma vi assicuro che è una battaglia <strong>di</strong>fficilissima<br />

perché comunque le nostre forze, nonostante il grande impegno, sono limitate e la <strong>di</strong>sparità<br />

<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> e <strong>di</strong> mezzi a <strong>di</strong>sposizione è enorme. Di questo dobbiamo essere consapevoli. Ed è questa<br />

la denuncia che voglio fare oggi, anche per chiedere la vostra collaborazione.<br />

AIDOS ha lanciato una campagna <strong>di</strong> "advocacy", <strong>di</strong> informazione e sensibilizzazione anche politica"Donne:<br />

Vite da salvare affinché nella cooperazione allo sviluppo del Governo e della cooperazione<br />

decentrata aumentino i fon<strong>di</strong> destinati a progetti e programmi per l'empowerment <strong>delle</strong><br />

<strong>donne</strong>, nei programmi <strong>di</strong> remissione del debito impegni i governi a dare priorità ai programmi <strong>di</strong><br />

istruzione e per la salute riproduttiva, affinché si ripristino e anzi si aumentino i finanziamenti<br />

all'UNFPA e all'UNIFEM che l'anno scorso sono stati quasi <strong>di</strong>mezzati.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Aitanga Giral<strong>di</strong> Responsabile Politiche Pari Opportunità della CGIL<br />

Globalizzazione e <strong>di</strong>ritti <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Nel mondo globalizzato il 20% <strong>delle</strong> persone consuma l'83% <strong>delle</strong> risorse. Gli ultimi dati del rapporto<br />

FAO <strong>di</strong>mostrano come sia aumentato il <strong>di</strong>vario tra i paesi ricchi e paesi poveri, spiegano la<br />

strutturalità dei flussi migratori dal sud al nord del mondo e pongono un interrogativo sulla reale<br />

volontà ed efficacia <strong>delle</strong> politiche concrete <strong>di</strong> aiuto ai paesi in via <strong>di</strong> sviluppo. Il ruolo protezionista<br />

che l'Europa ha giocato nella Conferenza dell'OMC <strong>di</strong> Cancun fotografa impietosamente lo<br />

scarto tra pronunciamenti e pratiche concrete, ma anche il rifiuto nuovo <strong>di</strong> quella logica da parte<br />

<strong>di</strong> molti paesi importanti, il Brasile, il Sudafrica e l'In<strong>di</strong>a ed altri ancora.<br />

Il rapporto dell'ONU presentato nel 55° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti<br />

dell'Uomo evidenzia come le <strong>donne</strong> e i bambini del mondo siano gli esclusi dal progresso sociale,<br />

che l'emergenza dei <strong>di</strong>ritti umani è donna, che il 70% dei poveri del mondo è donna. Le <strong>donne</strong> producono<br />

la metà del cibo e sono la maggioranza <strong>delle</strong> forza lavoro, ma guadagnano solo il 10% del<br />

red<strong>di</strong>to mon<strong>di</strong>ale e possiedono meno dell'1% <strong>delle</strong> proprietà.<br />

Dalla combinazione <strong>di</strong> questi dati risulta chiaro che la <strong>globalizzazione</strong> ha indubbiamente una straor<strong>di</strong>naria<br />

potenzialità in termini <strong>di</strong> innovazione e <strong>di</strong> ricerca, ma che <strong>di</strong> fatto non ha prodotto né maggior<br />

ri<strong>di</strong>stribuzione del red<strong>di</strong>to fra le popolazioni del mondo, né maggior <strong>di</strong>ritti e meno povertà per<br />

le <strong>donne</strong>.<br />

In nessun Paese, neppure in quelli più ricchi e sviluppati le <strong>donne</strong> sono trattate in modo uguale<br />

agli uomini. Non hanno a <strong>di</strong>sposizione la stessa quantità <strong>di</strong> risorse e lo stesso sostegno alle loro<br />

capacità, anche se è vero che i Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo presentano i problemi più urgenti, poiché<br />

la <strong>di</strong>suguaglianza <strong>di</strong> genere è strettamente correlata alla povertà. Perdura l'analfabetismo, <strong>di</strong> cui le<br />

<strong>donne</strong> rappresentano il 63%; 2 milioni <strong>di</strong> <strong>donne</strong> all'anno sono infettate dal virus HIV e 1.2 milioni<br />

<strong>di</strong> <strong>donne</strong> sono uccise dall'Aids; 2 milioni <strong>di</strong> bambine sono costrette a prostituirsi; 585.000 <strong>donne</strong><br />

muoiono ogni anno per cause legate alla gravidanza e al parto; 60 milioni <strong>di</strong> <strong>donne</strong> sono assenti<br />

dalle statistiche a causa degli aborti selettivi; 130 milioni <strong>di</strong> <strong>donne</strong> hanno subito mutilazioni dei<br />

genitali. Inoltre i 2/3 dei 40 milioni <strong>di</strong> rifugiati nel mondo sono <strong>donne</strong> e bambini.<br />

Il Sindacato è in tutto il mondo uno degli strumenti <strong>di</strong> sviluppo della democrazia. Le <strong>donne</strong> iscritte<br />

ai Sindacati che aderiscono nel mondo alla Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi<br />

sono circa 63 milioni su un totale <strong>di</strong> 157 milioni. Le Organizzazioni sindacali crescono in generale<br />

quasi esclusivamente grazie all'apporto <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, come <strong>di</strong>mostra il caso Australia dove nel<br />

2000 vi è stato un aumento <strong>di</strong> più <strong>di</strong> trecentomila iscritte a fronte circa novemila iscritti o il caso<br />

Europa dove fin dagli anni '80 l'aumento degli iscritti ai Sindacati è dovuto soprattutto all'adesione<br />

<strong>delle</strong> lavoratrici. Si può affermare quin<strong>di</strong> che "le <strong>donne</strong> fanno bene al Sindacato", ma anche che "il<br />

Sindacato fa bene alle <strong>donne</strong>". Infatti le <strong>di</strong>fferenze salariali fra uomini e <strong>donne</strong> in Europa sono inferiori<br />

laddove i sindacati sono più femminilizzati. Nei Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo i <strong>di</strong>ritti <strong>delle</strong> lavoratrici<br />

sono più tutelati nei settori dove è presente il Sindacato. Lo stesso <strong>di</strong>casi anche per gli Stati Uniti.<br />

Parlare <strong>di</strong> <strong>globalizzazione</strong> e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> ha dunque un senso per il Sindacato, in particolare<br />

per la CGIL, se si affronta il tema dell'azione sindacale in una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> genere internazionale<br />

e non più solo nazionale o territoriale, per le conseguenze che scelte assunte in se<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

da quelle nazionali hanno sulle con<strong>di</strong>zioni materiali <strong>delle</strong> persone che rappresentiamo. Il rapporto<br />

nuovo e <strong>di</strong>verso tra imprese e territorio nella competizione globale, la delocalizzazione produttiva,<br />

gli effetti sulle economie <strong>delle</strong> scelte del WTO, del FMI e della Banca Mon<strong>di</strong>ale, l'insicurezza<br />

che pervade tutte le società <strong>di</strong>mostrano come quella <strong>di</strong>mensione sia altrettanto necessaria<br />

per ridefinire i valori cui ancorare la nostra azione e per misurare efficacia e razionalità della rappresentanza<br />

sociale e della rappresentanza politica.<br />

Il Sindacato dovrà affrontare nei prossimi anni una sfida ine<strong>di</strong>ta: <strong>di</strong>ventare protagonista della progressiva<br />

affermazione <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> sviluppo sempre più sostenibile.<br />

Lo sviluppo è sostenibile quando tiene conto in modo equilibrato <strong>delle</strong> implicazioni sociali, ambien-<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

17


18<br />

Aitanga Giral<strong>di</strong> Responsabile Politiche Pari Opportunità della CGIL<br />

tali ed economiche e dei <strong>di</strong>ritti <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>. In particolare le politiche per un'economia sostenibile<br />

devono basarsi sul profondo rispetto per le esigenze <strong>di</strong> conservazione <strong>delle</strong> capacità <strong>di</strong> rigenerazione<br />

e assimilazione dei sistemi naturali, per l'applicazione <strong>delle</strong> norme fondamentali del lavoro,<br />

dei <strong>di</strong>ritti umani - e quin<strong>di</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> - e <strong>delle</strong> convenzioni sull'ambiente e sulla tutela della salute.<br />

Deve essere inoltre affermato il primato <strong>di</strong> tali norme multilaterali rispetto alle regole commerciali.<br />

Vi sono due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare lo sviluppo e <strong>di</strong> concepire la competizione.<br />

Il primo modo deriva da un forte impegno nella ricerca e nella innovazione <strong>di</strong> processo e <strong>di</strong> prodotto,<br />

che assume la qualità come asse strategico per l'affermazione sui mercati, sapendo che<br />

oggi parlare <strong>di</strong> qualità significa soprattutto parlare <strong>di</strong> sostenibilità ma anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti del lavoro.<br />

Il secondo si attarda ad assicurarsi la capacità <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong> spazi <strong>di</strong> mercato solo con politiche<br />

<strong>di</strong> abbattimento dei costi, a scapito <strong>delle</strong> lavoratrici e troppo spesso avvalendosi del lavoro<br />

minorile.<br />

Per il nostro Paese il primo modo è ricco <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> potenzialità, anche se fortemente impegnativo<br />

in quanto impone che il confronto avvenga con i protagonisti della fascia alta e <strong>di</strong>namica del mercato<br />

internazionale, proprio dove negli ultimi anni abbiamo perso importanti posizioni.<br />

Il secondo, se pagherà nel breve periodo, è però destinato a perdere progressive posizioni perché<br />

nella fascia bassa del mercato i nostri competitori hanno molte più carte da giocare: costi del lavoro<br />

notevolmente più bassi, evasione dei <strong>di</strong>ritti sociali, assenza <strong>di</strong> normative ambientali.<br />

Ne consegue non solo che non esiste alternativa in assoluto, ma ad<strong>di</strong>rittura che nel nuovo scenario<br />

globalizzato, quella della qualità è una strada obbligata per il nostro paese. Anche perché non<br />

dobbiamo <strong>di</strong>menticare che con l'Euro sono venute meno alcune <strong>delle</strong> tra<strong>di</strong>zionali leve utilizzate nel<br />

passato per acquisire spazi <strong>di</strong> competitività.<br />

La convenzione per l'eliminazione <strong>di</strong> tutte le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione contro le <strong>donne</strong> (CEDAW,<br />

1979) è il più importante strumento internazionale giuri<strong>di</strong>camente vincolante in materia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

<strong>delle</strong> <strong>donne</strong>. Essa definisce "<strong>di</strong>scriminazione contro le <strong>donne</strong>": "…ogni <strong>di</strong>stinzione, esclusione o<br />

limitazione basata sul sesso, che abbia l'effetto o lo scopo <strong>di</strong> compromettere o annullare il riconoscimento,<br />

il go<strong>di</strong>mento o l'esercizio da parte <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, in<strong>di</strong>pendentemente dal loro stato matrimoniale<br />

e in con<strong>di</strong>zione d'uguaglianza fra uomini e <strong>donne</strong>, dei <strong>di</strong>ritti umani e <strong>delle</strong> libertà fondamentali<br />

in campo politico, economico, sociale, culturale, civile, o in qualsiasi altro campo.<br />

A questo si aggiungono gli impegni assunti dai Governi al termine della Conferenza mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong><br />

Pechino del 1995 e riba<strong>di</strong>ti nell'assemblea "Pechino + 5", tenutasi a New York nel 2000, che comprendono<br />

sia la lotta alla povertà <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, sia l'impegno a favorire la partecipazione <strong>delle</strong><br />

<strong>donne</strong> al potere economico e politico.<br />

Le politiche per le pari opportunità fra uomini e <strong>donne</strong> ricevono dunque un grande impulso nel<br />

mondo a seguito della Conferenza mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> Pechino del 1995, ma dopo anni d'avanzamento,<br />

che aveva prodotto interessanti risultati anche in Europa e in Italia, si registra una battuta d'arresto,<br />

perché una maggioranza <strong>di</strong> Paesi <strong>di</strong> destra ine<strong>vita</strong>bilmente influenza questo tema anche nella<br />

Unione Europea. Il testo della Convenzione Europea non aveva accolto ad esempio gli emendamenti<br />

presentati dai movimenti <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, a partire dalla Lobby Europea e dalla CES. E' del tutto<br />

evidente come nella concitazione <strong>di</strong> raggiungere un accordo sulla Convenzione le questioni <strong>delle</strong><br />

pari opportunità fossero passate in secondo piano. Mi sarebbe ugualmente piaciuto che nella<br />

Convezione fosse sancito il <strong>di</strong>ritto all'autodeterminazione <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, perché avrebbe comportato<br />

legislazioni nazionali, anche sulle questioni della interruzione volontaria della gravidanza, problema<br />

non marginale rispetto all'allargamento <strong>di</strong> altri <strong>di</strong>eci Paesi. Come non marginale rispetto<br />

all'allargamento saranno i <strong>di</strong>ritti e le tutele del lavoro in generale e <strong>delle</strong> lavoratrici in particolare.<br />

Sono in ogni caso ragionamenti superati dal fallimento della Conferenza intergovernativa e dall'amara<br />

considerazione che l'Unione Europea non ha una costituzione, non a causa della scarsa<br />

attenzione ai <strong>di</strong>ritti <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, ma <strong>di</strong> una pericolosa miopia politica dei Governi.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

L'immagine adatta a descrivere la posizione <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> nelle organizzazioni sindacali nel mondo<br />

è a piramide. Sono molte, sempre <strong>di</strong> più alla base, ma poche, sempre <strong>di</strong> meno, quando si sale ai<br />

vertici. Noi riteniamo, invece che la piramide vada progressivamente cancellata, perché una forte<br />

presenza <strong>di</strong> sindacaliste in tutti i luoghi <strong>delle</strong> decisioni e <strong>delle</strong> trattative, a partire dal posto <strong>di</strong> lavoro<br />

fino ai livelli nazionali e internazionali, è la premessa in<strong>di</strong>spensabile per garantire l'uguaglianza<br />

<strong>di</strong> genere nel lavoro, come una democrazia paritaria in tutti gli organismi sovranazionali lo è per<br />

rendere più agevole il cammino verso l'uguaglianza <strong>di</strong> genere nel mondo, che comincia dagli in<strong>di</strong>catori<br />

<strong>di</strong> alfabetizzazione e <strong>di</strong> istruzione, continua attraverso l'assistenza sanitaria che comprende<br />

anche la libertà <strong>di</strong> scelta sulla propria fecon<strong>di</strong>tà mentre è importante che la famiglia e la società<br />

accettino una più ampia partecipazione pubblica <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> e che tutti gli ostacoli a tale partecipazione<br />

siano eliminati.<br />

L'attuale Governo è totalmente insensibile a questa impostazione. Tant'è che, non contento <strong>di</strong> cancellare<br />

importanti <strong>di</strong>ritti dei lavoratori e in particolare <strong>delle</strong> lavoratrici, <strong>di</strong> ridurre le tutele sanitarie,<br />

<strong>di</strong> svuotare la scuola pubblica, <strong>di</strong> annullare l'idea stessa <strong>di</strong> giustizia, <strong>di</strong> sequestrare il sistema dell'informazione,<br />

<strong>di</strong> svendere il patrimonio pubblico, adesso vuole anche azzerare le leggi <strong>di</strong> tutela<br />

ambientale. Quelle norme che, sulla base degli in<strong>di</strong>rizzi europei, tutelano la sicurezza dei citta<strong>di</strong>ni<br />

dalle frane e dalle alluvioni, garantiscono la qualità dell'aria, impe<strong>di</strong>scono alle attività produttive <strong>di</strong><br />

avvelenare i terreni e l'acqua, salvaguardando il mare, i parchi e il patrimonio naturale.<br />

Gli elementi che connotano questa fase dell'economia italiana rispetto all'occupazione femminile<br />

sono molteplici: tasso <strong>di</strong> occupazione ancora basso, elevato tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione, scarsa partecipazione<br />

al mercato del lavoro <strong>delle</strong> classi <strong>di</strong> età più elevate, <strong>di</strong>vario fra Centro Nord e Sud del<br />

Paese, alta scolarizzazione, un forte invecchiamento della popolazione, tagli sempre più consistenti<br />

dei trasferimenti <strong>di</strong> risorse alle autonomie locali con conseguenti <strong>di</strong>minuzione dei servizi pubblici<br />

e aumento del costo dei servizi sociali <strong>di</strong> prossimità e per ultimo un tasso <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà, che se<br />

pure in lieve aumento, rimane fra i più bassi nei Paesi economicamente sviluppati.<br />

La soluzione <strong>di</strong> queste contrad<strong>di</strong>zioni non è semplice e non può a essere data dal pressappochismo<br />

e dalle misure contrad<strong>di</strong>ttorie con cui l'attuale Governo affronta questi temi. Vi è, infatti, la<br />

necessità <strong>di</strong> politiche complessive che tengano insieme fecon<strong>di</strong>tà, buona occupazione, <strong>di</strong>ritti dei<br />

padri e <strong>delle</strong> madri e centralità dei <strong>di</strong>ritti dei bambini.<br />

Le principali misure a favore <strong>delle</strong> pari opportunità e della conciliazione fra tempi <strong>di</strong> <strong>vita</strong> e tempi <strong>di</strong><br />

lavoro che sono offerte attualmente sono contenute in appositi capitoli del libro bianco sul mercato<br />

del lavoro, del libro bianco sul welfare, della legge 30 <strong>di</strong> riforma del mercato del lavoro e relativo<br />

decreto attuativo, a cui si aggiungono le nuove norme sui servizi alla prima infanzia approvate<br />

alla Camera, l'assegno <strong>di</strong> mille euro per ogni secondo nato e successivi rigorosamente italiani o<br />

europei senza alcun riferimento al red<strong>di</strong>to, la riforma Moratti con particolare riferimento alla abolizione<br />

del tempo pieno per le scuole elementari, la finanziaria 2004 e i tagli alle risorse destinate<br />

agli Enti Locali. E' del tutto evidente come in realtà queste misure siano "a sfavore" <strong>delle</strong> lavoratrici<br />

e <strong>delle</strong> pensionate.<br />

Il processo iniziato per una parità reale fra uomini e <strong>donne</strong> nel mercato del lavoro e nella società<br />

si è dunque arrestato. La riforma del mercato del lavoro è la conferma del bilancio negativo <strong>delle</strong><br />

politiche <strong>di</strong> pari opportunità in Italia. Essa mette, infatti, in <strong>di</strong>scussione conquiste già ottenute e<br />

soprattutto la speranza <strong>di</strong> una nuova cultura della conciliazione fra tempi <strong>di</strong> <strong>vita</strong> e tempi <strong>di</strong> lavoro<br />

e della con<strong>di</strong>visione del lavoro <strong>di</strong> cura all'interno della coppia, obiettivo quest'ultimo non raggiunto,<br />

anche se nella passata legislatura erano state emanate leggi come la 53 che andavano in questo<br />

senso e che assegnavano uguali <strong>di</strong>ritti e doveri alla maternità e alla paternità. La 53/2000<br />

aveva recepito in parte l'elaborazione del pensiero femminile e le istanze <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> del<br />

Sindacato e attraverso un percorso legislativo si era così iniziato a superare la <strong>di</strong>visione netta all'interno<br />

dei sessi nell'attribuzione e nel valore del lavoro produttivo e riproduttivo.<br />

I provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> questo Governo sia per quanto riguarda il mercato del lavoro, il welfare, la scuo-<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

19


20<br />

Aitanga Giral<strong>di</strong> Responsabile Politiche Pari Opportunità della CGIL<br />

la, la riforma della previdenza, propongono un modello familista, arretrato, con punte <strong>di</strong> integralismo<br />

preoccupante, dove alle <strong>donne</strong> si offrono lavori precari, ma che aumentano le percentuali dell'occupazione<br />

per raggiungere gli obiettivi <strong>di</strong> Lisbona, perché il nostro ruolo rimane relegato nella<br />

casa, in famiglia.<br />

Volutamente ho usato una parola pesante e cupa come integralismo. La legge sulla procreazione<br />

me<strong>di</strong>calmente assistita, attualmente alla Camera per l'approvazione definitiva apre uno scenario<br />

inquietante sul <strong>di</strong>ritto all'autodeterminazione <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, perché legifera sul desiderio <strong>di</strong> maternità<br />

e il rapporto fra il corpo della madre e del nascituro. E' una legge violenta, cattiva, inapplicabile<br />

e scientificamente sbagliata, ispirata apparentemente a principi etici, ma che viola l'etica del <strong>di</strong>ritto<br />

ad essere madri, mentre uno stato laico non può imporre una morale religiosa. E' sbagliato che<br />

lo faccia l'islamismo è sbagliato che lo facciano i cattolici. In questo come possiamo vedere esiste<br />

la <strong>globalizzazione</strong> della negazione del <strong>di</strong>ritto all'autodeterminazione!<br />

La CGIL non si rassegnerà comunque alla legge oscurantista sulla fecondazione assistita approvata.<br />

Per questo abbiamo aderito alla manifestazione che si terrà il 24 gennaio a Roma per <strong>di</strong>re<br />

"no ad una legge crudele.<br />

Ho parlato anche <strong>delle</strong> questioni italiane perché è del tutto evidente che se l'abbassamento della<br />

soglia dei <strong>di</strong>ritti <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> in Paesi come il nostro, dove il movimenti <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> hanno conseguito<br />

gran<strong>di</strong> risultati, produce un effetto negativo nei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo una legislazione internazionale<br />

arretrata può favorire l'arretramento nei paesi più avanzati nelle politiche <strong>di</strong> genere.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Patrizia GERMINI Coor<strong>di</strong>natrice Nazionale C.N.I.F. Confesercenti<br />

Sostenibilità economica e sviluppo <strong>delle</strong> piccole e me<strong>di</strong>e imprese femminili<br />

E' questo un convegno importante, <strong>di</strong> alto profilo, su temi ambiziosi e ringrazio per l'attenzione<br />

rivolta al sistema <strong>delle</strong> piccole imprese e per opportunità <strong>di</strong> affrontare insieme questi temi confrontando<br />

le nostre <strong>di</strong>fferenti esperienze .<br />

Rappresento il CNIF coor<strong>di</strong>namento nazionale dell'impren<strong>di</strong>toria femminile Confesercenti, vi porto il<br />

saluto <strong>delle</strong> impren<strong>di</strong>trici Confesercenti da sempre vicine ai temi dello sviluppo etico e sostenibile.<br />

Il ruolo del CNIF è quello <strong>di</strong> rappresentare la specificità del fare impresa al femminile nel contesto<br />

<strong>delle</strong> politiche nazionali sostenendo a livello territoriale tramite l'azione <strong>delle</strong> se<strong>di</strong> Confesercenti<br />

la nascita ed il consolidamento dell'impren<strong>di</strong>torialità femminile nei settori <strong>di</strong> nostra competenza:<br />

commercio , turismo e servizi.<br />

Il mio compito oggi è quello <strong>di</strong> portare un contributo per cercare <strong>di</strong> rispondere ai seguenti quesiti:<br />

Possono le piccole e me<strong>di</strong>e imprese, in questo caso femminili perché il focus <strong>di</strong> oggi è questo, contribuire<br />

ad uno sviluppo sostenibile? Ed i concetti <strong>di</strong> sostenibilità economica possono coniugarsi<br />

con le possibilità <strong>di</strong> sviluppo <strong>delle</strong> piccole e me<strong>di</strong>e imprese femminili.<br />

Una risposta affermativa non è assolutamente esaustiva. Occorre prima <strong>di</strong> tutto affrontare una<br />

breve riflessione sulle imprese, sulla loro tipicità, sulle loro <strong>di</strong>fferenze e fornire un breve quadro<br />

sulle imprese femminili in Italia.<br />

Di solito, le imprese vengono trattate in termini neutri; ma così non dovrebbe essere se si guarda<br />

ai numeri. In Europa le piccole e me<strong>di</strong>e imprese rappresentano circa il 93% <strong>delle</strong> imprese europee,<br />

le microimprese rappresentano tra queste ancora un altro universo, molto particolare .Solo<br />

questo per <strong>di</strong>re che le imprese non sono tutte uguali , le micro e piccole imprese non sono, contrariamente<br />

a quanto sembra essere il sentire comune, imprese facili da gestire. Non sono imprese<br />

semplificate nelle quali vengono a mancare i tipici processi gestionali, al contrario gestiscono<br />

al loro interno tutte le complessità manageriali <strong>di</strong> una grande impresa con in più il fatto che tali<br />

processi vengono gestiti dal poche persone, spesso una sola, sulle quali ricadono tutte le variabili<br />

organizzative e funzionali.<br />

Questa concezione e generalizzazione comporta il fatto che , ancora oggi, numerosi documenti<br />

internazionali continuano a parlare <strong>di</strong> imprese ed impren<strong>di</strong>torialità in modo assolutamente NEU-<br />

TRO , e questa neutralità spesso genera non conoscenza e mancanza <strong>di</strong> valorizzazione <strong>delle</strong> specificità<br />

del potenziale sociale ed economico espresso dalle micro-piccole imprese .<br />

Analizziamo ora, un momento la realta' <strong>delle</strong> imprese femminili in Italia:<br />

In Italia, nel 1992 è stata approvata la legge 215 che promuove la realizzazione <strong>delle</strong> pari opportunità<br />

per l'impren<strong>di</strong>toria femminile. E' questo uno strumento abbastanza particolare, che promuove<br />

la creazione ed il consolidamento <strong>delle</strong> imprese femminili, che si pone come strumento <strong>di</strong> politica<br />

attiva per la realizzazione <strong>delle</strong> pari opportunità. E' una legge che non ha mai avuto <strong>vita</strong> facile<br />

se si pensa che solo nel '97 è stato possibile emanare il primo bando <strong>di</strong> applicazione.<br />

Nel 4° bando chiuso nel 2002, sono state presentate 27.000 domande, <strong>di</strong> queste ne sono state<br />

ammesse 22.000 e ne sono state agevolate solo 5.000., questo significa che 17.000 pratiche <strong>di</strong><br />

agevolazione sono rimaste sospese per mancanza <strong>di</strong> fon<strong>di</strong>. Sulle 27.000 domande, 22.000 sono<br />

state ritenute idonee, quin<strong>di</strong> significa che le <strong>donne</strong> progettano imprese piccole ma le progettano<br />

bene e che il problema principale è nella mancanza dei fon<strong>di</strong>.<br />

Occorre quin<strong>di</strong> continuare a lottare per ottenere lo smobilizzo dei fon<strong>di</strong> previsti in Finanziaria.<br />

La fotografia dell'impren<strong>di</strong>torialità in Italia, è una fotografia in bianco e nero, proviamo ad analizzare<br />

questi dati per cercare un po' <strong>di</strong> colore.<br />

Dall'analisi dei progetti per la costituzione e/o il potenziamento <strong>delle</strong> imprese femminili presentati<br />

a valere sulla legge 215 si evince che: le <strong>donne</strong> gestiscono imprese innovative, in settori <strong>di</strong> competenza<br />

dell'Agenda 21, sono molto presenti nel settore dei servizi; fanno imprese molto orientate<br />

alla tutela e valorizzazione dell'ambiente, tantissimi sono i business plan che presentano la cer-<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

21


22<br />

Patrizia GERMINI Coor<strong>di</strong>natrice Nazionale C.N.I.F. Confesercenti<br />

tificazione ambientale come con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> innovazione.. da questi pochi elementi ritengo che si<br />

possa affermare che le imprese femminili sono <strong>delle</strong> imprese orientate quasi per "natura" alla sensibilità,<br />

alla responsabilità sociale perché sono microimprese che vivono nel contesto del loro territorio,<br />

in rapporto con i soggetti, e traggono dal territorio le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sussistenza e consolidamento.<br />

Dal '97 ad oggi, la legge 215, ha permesso la creazione <strong>di</strong> circa 50.000 posti <strong>di</strong> lavoro. La maggior<br />

parte <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> che presentano progetti <strong>di</strong> impresa lo fa per collocarsi e per collocare altre<br />

<strong>donne</strong>. Inoltre molte giovani, come citato nei precedenti interventi, proprio per le con<strong>di</strong>zioni imposte<br />

dalla segregazione verticale se non anche orizzontale del mercato del lavoro, spesso cercano<br />

<strong>di</strong> attuare progetti impren<strong>di</strong>toriali per la realizzazione del sé, con l'utopia che la <strong>vita</strong> impren<strong>di</strong>toriale<br />

sia più conciliabile con la <strong>vita</strong> personale. Questo non è vero, e su tutto basta citare la legge '53<br />

sulla conciliazione, strumento per noi importantissimo ma oggi ancora inapplicabile alle piccole e<br />

piccolissime imprese per la mancanza <strong>di</strong> regolamenti attuativi.<br />

C'è un libro in Europa che si chiama libro verde dell'impren<strong>di</strong>torialità, a mio avviso poco conosciuto,<br />

che invece dovrebbe rientrare all'interno dei documenti relativi ai temi dell'Agenda 21.<br />

Questo libro è il frutto <strong>di</strong> un lavoro che si è venuto a determinare dopo Barcellona 2002, occasione<br />

nella quale si è affermato come l'impren<strong>di</strong>torialità femminile riguarda prioritariamente le piccole<br />

imprese e <strong>di</strong> come queste imprese, sono imprese <strong>di</strong> successo, che agiscono sul e nel territorio<br />

<strong>di</strong> riferimento, comportando sviluppo economico e sociale per la collettività ma ancor prima<br />

per le <strong>donne</strong> coinvolte . Quin<strong>di</strong> bisogna guardare a una <strong>di</strong>mensione impren<strong>di</strong>toriale, e<strong>vita</strong>ndo <strong>di</strong><br />

sottovalutare il significato della microimpren<strong>di</strong>torialità <strong>di</strong>ffusa e cercando <strong>di</strong> non esaltare il fallimento<br />

come unico destino <strong>di</strong> queste attività. In Italia occorre rivedere la legislazione fallimentare ,<br />

occorre considerare il fallimento impren<strong>di</strong>toriale, ancor prima che un fatto economico come<br />

fatto/fallimento personale.<br />

La grande impresa re<strong>di</strong>ge il bilancio sociale, promuove la costruzione degli ospedali o le gran<strong>di</strong><br />

campagne comunicative <strong>di</strong> sensibilizzazione, invece la piccola impresa agisce su un territorio in<br />

maniera sostenibile: dunque, le piccole imprese possono contribuire allo sviluppo sostenibile ma<br />

lo possono fare solo se inserite nel contesto del territorio , dove devono trovare attenzione ed<br />

essere riconosciute come attori attivi e devono essere coinvolte dalle pubbliche amministrazioni<br />

nella definizione dei bilanci e nelle politiche <strong>di</strong> sviluppo locale .<br />

Sul tema della CSR nelle piccole imprese, gli enti <strong>di</strong> formazione <strong>delle</strong> associazioni datoriali <strong>delle</strong><br />

piccole imprese, fra le quali Confesercenti, hanno realizzato un progetto ricerca finanziato<br />

dall'Art.6 del FSE del quale ritengo utile, per i lavori <strong>di</strong> questa giornata, fornire alcuni dati.<br />

La domanda posta alla base della ricerca era relativa a : come investire nella responsabilità sociale<br />

e soprattutto come valorizzare i comportamenti sociali <strong>delle</strong> piccole .<br />

La ricerca <strong>di</strong>mostra che le piccole imprese percepiscono la responsabilità come un elemento del<br />

proprio essere: io in quanto impren<strong>di</strong>tore agisco socialmente per il mio territorio <strong>di</strong> riferimento.<br />

Riconoscono alla SA8000 una <strong>di</strong>mensione assolutamente corretta ma più collegabile ad una<br />

<strong>di</strong>mensione aziendale che non è quella <strong>delle</strong> piccole imprese.<br />

Le piccole aziende non si aspettano ricompense economiche conseguenti al loro agire responsabile,<br />

non credono che qualcuno valorizzi e che sia giusto valorizzare economicamente comportamenti<br />

etici , ma si aspettano un riconoscimento dal mercato, dai propri clienti.<br />

La sfida, e questo i piccoli impren<strong>di</strong>tori lo hanno compreso bene, si gioca solo ed esclusivamente<br />

sulla percezione del consumatore rispetto alla qualità <strong>di</strong> ciò che è venduto. Ci sarebbe molto da<br />

<strong>di</strong>re su questa economia etica che mette al centro l'uomo, quin<strong>di</strong> l'impresa e le persone, e che<br />

trova il proprio successo e sviluppo nell'attenzione posta a questi concetti.<br />

La ricerca, mette anche in risalto, come le <strong>donne</strong> impren<strong>di</strong>trici siano più <strong>di</strong>sponibili rispetto al tema<br />

della responsabilità sociale, che viene espresso in termini <strong>di</strong> sviluppo sostenibile sul territorio ma<br />

che porta in se, come obiettivo trasversale, la valorizzazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione più ampia tesa allo<br />

sviluppo nel suo insieme.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Concludo affermando che forse sono maturi i tempi per un "patto " fra imprese al fine <strong>di</strong> chiudere<br />

la <strong>di</strong>atriba conflittuale tra la piccola e la grande impresa perché ognuno ha i suoi sistemi valoriali,<br />

la propria <strong>di</strong>gnità ed importanza .<br />

Come Confesercenti dobbiamo confrontarci fra piccole aziende in un patto fra impren<strong>di</strong>tori rispetto<br />

ai temi della sostenibilità economica, perché solo agendo su un territorio possiamo contribuire<br />

allo sviluppo e sostenere la crescita <strong>delle</strong> imprese.<br />

Questa è una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> sviluppo inequivocabile: un territorio vive e si sviluppa se le imprese<br />

vivono. Se le imprese muoiono, un territorio muore.<br />

Occorre salvaguardare e promuovere il rispetto dell'ambiente, ma questo non significa essere<br />

prioritariamente e politicamente "dei ver<strong>di</strong>" -come stamattina è stato detto - ma significa avere un<br />

occhio orientato alle generazioni future, cercando <strong>di</strong> acquisire una visione dell'uomo collocato nella<br />

natura e non contro la natura.<br />

La trasversalità del nostro sguardo <strong>di</strong> donna ci aiuta in tutto questo.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

23


24<br />

Mara RUMIZ Presidente del Consiglio Comunale <strong>di</strong> Venezia<br />

L'Agenda 21 <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> <strong>di</strong> Venezia<br />

A Venezia l'Agenda 21 è nata dall'alto, così come <strong>di</strong>ceva l'assessore Gamba: è nata per volontà<br />

della Fondazione Mattei, a metà degli anni '90; ha prodotto anche pregevoli lavori, soprattutto nel<br />

campo dell'analisi dei flussi turistici e <strong>delle</strong> tematiche ambientali, ma senza riuscire a coinvolgere,<br />

nei fatti, sia l'Amministrazione nel suo complesso che le realtà presenti nel territorio.<br />

Sono state proprio le <strong>donne</strong>, durante la fase preparatoria del Summit <strong>di</strong> Johannesburg a porre l'esigenza<br />

<strong>di</strong> un suo ripensamento, partendo dall'idea <strong>di</strong> costruire un 'Agenda 21 <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>.<br />

Oggi è l'intera Amministrazione Comunale che si è data l'obiettivo <strong>di</strong> ricostruire le modalità operative<br />

dell'Agenda 21, coniugando l'esigenza <strong>di</strong> sviluppare percorsi specifici (l'Agenda 21 <strong>delle</strong><br />

<strong>donne</strong>, ad esempio) con quella <strong>di</strong> assicurare principi con<strong>di</strong>visi e una capacità <strong>di</strong> sintesi unitaria in<br />

grado <strong>di</strong> orientare le Amministrazioni.<br />

L'azione <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> a Venezia ha portato negli anni passati a dei risultati fortemente positivi, anche<br />

perché, alla presenza forte <strong>di</strong> un movimento particolarmente vivace fino a un decennio fa, ha corrisposto<br />

la presenza all'interno dell'Amministrazione <strong>di</strong> figure che, pur essendo in numero del tutto<br />

esiguo, hanno lasciato un segno nell'amministrazione stessa: sto pensando a Franca Bimbi, a<br />

Luana Zanella, a Maria Rosa Vitta<strong>di</strong>ni, ma anche le funzionarie comunali, come Alberta Basaglia.<br />

Mi è stato chiesto <strong>di</strong> portare qui a Torino l'esperienza maturata a Venezia. Lo faccio volentieri,<br />

anche se devo premettere che questo non è un momento particolarmente felice per le <strong>donne</strong> (mi<br />

sarebbe piaciuto <strong>di</strong>re per il movimento <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>).<br />

Il Comune <strong>di</strong> Venezia è sempre stato sensibile alle tematiche <strong>di</strong> genere, proprio perché le <strong>donne</strong><br />

hanno saputo farsi sentire, tant'è che sin dagli inizi degli anni 80 è attivo il Centro Donna, connotato<br />

proprio come "luogo <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>". E' stato concepito come laboratorio aperto, con una propria<br />

specificità riscontrabile sia nell'organizzazione che nelle pratiche. Credo che si tratti <strong>di</strong> uno<br />

dei pochi casi in cui un'Amministrazione Pubblica gestisce <strong>di</strong>rettamente una struttura che ha come<br />

obiettivo specifico l'elaborazione <strong>di</strong> politiche <strong>di</strong> genere. Non si tratta <strong>di</strong> un servizio per le <strong>donne</strong>. E'<br />

- dovrebbe essere -una struttura le cui pratiche (professionali, organizzative, <strong>di</strong> relazione fra persone)<br />

sono orientate dalla cultura <strong>di</strong> genere. Le associazioni e i gruppi sono fattori costitutivi e<br />

imprescin<strong>di</strong>bili del Centro, contribuiscono <strong>di</strong>rettamente e in piena autonomia all'elaborazione <strong>di</strong><br />

progetti e il modello organizzativo e gestionale è/dovrebbe essere pensato e sviluppato per realizzare<br />

tali progetti.<br />

La cultura <strong>di</strong> genere non è, quin<strong>di</strong>, cultura sulla con<strong>di</strong>zione della donna e non è neppure solo cultura<br />

<strong>delle</strong> <strong>donne</strong>. L'idea, piuttosto, è quella <strong>di</strong> partire dall'esperienza <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> per orientare le<br />

relazioni sociali, per promuovere la creatività e per sviluppare le reciprocità nei rapporti fra i sessi.<br />

Il Centro Donna è luogo <strong>di</strong> elaborazione e <strong>di</strong> comunicazione culturale, <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> servizi alla<br />

persona, <strong>di</strong> promozione del lavoro femminile, <strong>di</strong> cooperazione fra <strong>donne</strong>.<br />

Penso <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re che rappresenta un'esperienza del tutto originale che potrebbe essere presa a<br />

modello per altre strutture. I car<strong>di</strong>ni su cui poggia - autonomia e specificità - derivano proprio dalla<br />

sua origine.<br />

Il Centro Donna, infatti, è nato dal conflitto tra le <strong>donne</strong> e l'Amministrazione. Fu proprio in seguito<br />

all'occupazione <strong>di</strong> una villa che, nel 1980 le <strong>donne</strong> ottennero dal Comune un piano del Centro Civico<br />

<strong>di</strong> Mestre per perseguire gli obiettivi che nel documento programmatico venivano così in<strong>di</strong>cati:<br />

1) istituire un centro <strong>di</strong> documentazione sulla con<strong>di</strong>zione femminile a partire da una biblioteca specialistica<br />

nel settore e da un archivio;<br />

2) realizzare momenti <strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> confronto tra <strong>donne</strong> aggregate e non, attraverso seminari,<br />

<strong>di</strong>battiti e conferenze;<br />

3) coor<strong>di</strong>nare e organizzare attività sociali e culturali proposte da <strong>donne</strong>;<br />

4) proporsi come punto <strong>di</strong> riferimento e <strong>di</strong> raccolta <strong>delle</strong> domande e dei bisogni <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, per<br />

assumerne il ruolo <strong>di</strong> portavoce.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Da allora parecchia strada è stata fatta. In un primo tempo le iniziative si limitavano a incontri <strong>di</strong><br />

piccoli gruppi che sperimentavano nuovi linguaggi. C'è stato poi il momento dei gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>battiti,<br />

<strong>delle</strong> assemblee affollate, dal desiderio/necessità <strong>di</strong> esserci e <strong>di</strong> determinare le scelte. Parecchi<br />

gruppi sono nati attorno a specifici temi.<br />

Oggi le iniziative del Centro Donna sono molteplici, dal <strong>di</strong>battito alla produzione <strong>di</strong> spettacoli, all'organizzazione<br />

<strong>di</strong> rassegne cinematografiche, ai confronti con filosofie, ai corsi <strong>di</strong> formazione per<br />

insegnanti, ma anche a quelli <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento <strong>delle</strong> tecniche <strong>di</strong> fotografia, bioarchitettura, lingua<br />

per le straniere, etc.<br />

Non va poi <strong>di</strong>menticato che all'interno del Centro Donna c'è una Biblioteca il cui catalogo comprende<br />

più <strong>di</strong> 12.000 volumi che spaziano dalla narrativa, alla storia femminista, alla salute, al <strong>di</strong>ritto,<br />

etc.. C'è anche un Archivio che raccoglie fotografie, volantini, manifesti, tesi <strong>di</strong> laurea e testimonianze<br />

varie.<br />

In estrema sintesi si potrebbe <strong>di</strong>re che la qualità del Centro è data proprio dal doppio binario dell'azione:<br />

istituzionale, visto che si tratta <strong>di</strong> un servizio comunale; autonomo, in quanto luogo e strumento<br />

<strong>delle</strong> <strong>donne</strong> presenti nel territorio.<br />

Fondamentale è non perdere mai <strong>di</strong> vista il fatto che il Centro è nato per dare voce alle associazioni<br />

e ai gruppi <strong>di</strong> <strong>donne</strong>, promuovendo la loro attività e rafforzando, <strong>di</strong> conseguenza, la loro autonomia.<br />

Lo <strong>di</strong>co perché oggi una tentazione <strong>di</strong> omologarlo agli uffici o ai servizi comunali c'è, forse<br />

perché anche noi <strong>donne</strong> ci siamo un po' adagiate e non siamo state in grado <strong>di</strong> rigenerarci. Ma su<br />

questo torno dopo.<br />

L'esperienza del Centro Donna ha generato, nel 1994, il Centro anti-violenza, istituito con l'obiettivo<br />

<strong>di</strong> offrire un supporto alle <strong>donne</strong> in <strong>di</strong>fficoltà, fornendo loro assistenza legale, psicologica, relazionale.<br />

Le linee organizzative erano tutte basate sull'idea <strong>di</strong> rete citta<strong>di</strong>na, attraverso un coor<strong>di</strong>namento<br />

forte tra i <strong>di</strong>versi soggetti che operano nel campo (ASL, Tribunali, Quartieri, Uffici del<br />

Comune, associazioni del volontariato, cooperative <strong>di</strong> inserimento lavorativo, etc), con il comune<br />

obiettivo <strong>di</strong> affrontare, possibilmente prevenendoli, il <strong>di</strong>sagio, il maltrattamento e la violenza.<br />

Sono circa quattrocento l'anno le <strong>donne</strong> che accedono al Centro anti-violenza. Esse sono <strong>di</strong> ogni<br />

estrazione sociale e culturale, anche se la maggior parte <strong>di</strong> loro non è autonoma economicamente<br />

ed è madre, spesso <strong>di</strong> figli piccoli.<br />

Come strumento in<strong>di</strong>spensabile del Centro anti-violenza sono state istituite, nel 1997, le Case <strong>di</strong><br />

Accoglienza protetta. In esse trovano accoglienza temporanea quelle <strong>donne</strong>, spesso con figli, che<br />

hanno la necessità <strong>di</strong> sottrarsi a violenze e maltrattamenti che metterebbero a rischio la loro incolumità.<br />

Proprio per tale ragione i loro riferimenti e i loro in<strong>di</strong>rizzi sono tenuti segreti. Naturalmente<br />

lo scopo nella Casa d'accoglienza è quello <strong>di</strong> aiutare la donna ad affrontare la sua situazione e a<br />

recuperare autonomia. Le operatrici sostengono la donna nella ricerca <strong>di</strong> una soluzione abitativa,<br />

nella ricerca <strong>di</strong> un lavoro, nella capacità <strong>di</strong> intessere relazioni.<br />

Proprio per sviluppare l'esperienza del Centro anni-violenza, la nostra città ha partecipato, con il<br />

ruolo <strong>di</strong> capofila, alla Rete <strong>delle</strong> città che operano per le politiche anti-violenza in un'ottica <strong>di</strong> genere,<br />

finanziata dal Programma Urban.<br />

Un altro campo <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> grande significato è quello della Cooperazione Decentrata. Il nostro<br />

Comune ha attivato <strong>di</strong>versi progetti <strong>di</strong> genere insieme con gli Organismi Internazionali e promuovendo<br />

la collaborazione tra città.<br />

La prima azione è stata attivata nei confronti <strong>di</strong> Sarajevo, nell'ambito del programma <strong>di</strong> ricostruzione.<br />

Lì si è operato per la realizzazione <strong>di</strong> un Centro Donna, in grado <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> riferimento a tutti<br />

i problemi <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, dalle <strong>di</strong>fficili relazioni fra etnie, alle violenze, ai <strong>di</strong>sastri, anche psicologici,<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

25


26<br />

Mara RUMIZ Presidente del Consiglio Comunale <strong>di</strong> Venezia<br />

provocati dalla guerra e dalle <strong>di</strong>struzioni. Non si è certo trattato <strong>di</strong> fotocopiare l'esperienza veneziana,<br />

ma si è lavorato sul contesto locale, giovandosi dei collegamenti con le associazioni <strong>di</strong><br />

<strong>donne</strong> e con le ONG.<br />

Altra esperienza interessante è quella condotta nella regione <strong>di</strong> Granma a Cuba. Con gli Uffici<br />

della Cooperazione decentrata dell'ONU si è attivato un progetto, che ha messo insieme il nostro<br />

Comune, la Regione Veneto, le Università Veneziane e Cubane e l'ASL Veneziana, per la bonifica<br />

<strong>di</strong> un'area paludosa ai fini <strong>di</strong> trasformarla in area agricola in cui impiegare personale femminile.<br />

Il progetto è ormai realizzato e al posto <strong>di</strong> una zona paludosa oggi ci sono orti e piantagioni <strong>di</strong><br />

banane e <strong>di</strong> juca e numerose <strong>donne</strong>, anche non più giovanissime, hanno iniziato per la prima volta<br />

a lavorare. Ora esse stesse si stanno ponendo l'obiettivo <strong>di</strong> passare dalla sola produzione alla trasformazione<br />

dei prodotti (conserve e confetture) e alla loro <strong>di</strong>stribuzione.<br />

A Cuba sono attivi altri progetti <strong>di</strong> cooperazione <strong>di</strong> genere: con la Federazione <strong>delle</strong> Donne Cubane<br />

si è aperto un Centro anti-violenza e con il Ministero della Sanità si è collaborato ad un progetto<br />

<strong>di</strong> prevenzione del tumore al seno nelle zone isolate <strong>di</strong> Granma.<br />

Ultima cosa che mi piace citare a proposito <strong>di</strong> cooperazione <strong>di</strong> genere, è il progetto <strong>di</strong> un centro<br />

antiviolenza realizzato ad Algeri.<br />

Per continuare nella presentazione dell'esperienza veneziana, devo ricordare che dal 1998 è attiva<br />

la Consulta <strong>delle</strong> citta<strong>di</strong>ne per i tempi, la qualità della <strong>vita</strong>, i servizi della città e la valorizzazione<br />

<strong>delle</strong> <strong>di</strong>fferenze, rinnovata lo scorso anno.<br />

E' un organo, naturalmente consultivo, <strong>di</strong> supporto all'attività del Consiglio Comunale e della<br />

Giunta e agisce attraverso la formulazione <strong>di</strong> pareri e l'elaborazione <strong>di</strong> proposte relative alla qualità<br />

urbana complessiva e le sue varie articolazioni.<br />

Della Consulta fanno parte le rappresentanti <strong>delle</strong> realtà associative femminili. Partecipano ai lavori<br />

le consigliere comunali, l'assessora, le consigliere <strong>di</strong> quartiere e <strong>di</strong> municipalità.<br />

Dicevo all'inizio che a Venezia viviamo un momento critico su questi temi.<br />

Da una parte c'è il tentativo da parte dell'Amministrazione <strong>di</strong> normalizzare le strutture, omologando<br />

il Centro Donna e il Centro anti-violenza agli altri uffici e servizi del Comune. Ciò porterebbe<br />

ine<strong>vita</strong>bilmente alla loro morte.<br />

Dall'altra c'è stata anche la nostra incapacità a rigenerarci, a trovare temi e progetti che siano in<br />

grado <strong>di</strong> attrarre nuove <strong>donne</strong>, <strong>di</strong> essere allettanti anche per le nuove generazioni.<br />

La strada da intraprendere è proprio quella <strong>di</strong> assumere il tema dello sviluppo sostenibile, tanto più<br />

che proprio su questo a Venezia si sta giocando una partita <strong>di</strong> enormi proporzioni.<br />

Riuscire a sviluppare una progettualità <strong>di</strong> genere (per poi portarla al confronto con i giovani, con<br />

il mondo <strong>delle</strong> associazioni, etc.) sul tema della chimica e della necessaria riconversione <strong>di</strong> Porto<br />

Marghera rappresenterebbe un contributo fortissimo e costituirebbe, credo, anche un'occasione<br />

<strong>di</strong> coinvolgimento <strong>di</strong> nuove <strong>donne</strong>.<br />

Mi piacerebbe sapere se interessa anche ad altre l'approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> genere su questi temi.<br />

Sarebbe interessante costituire una rete <strong>di</strong> <strong>donne</strong> che si misurano con il ri<strong>di</strong>segno <strong>delle</strong> aree industriali,<br />

con l'esigenza <strong>di</strong> riconversione, che si pongono l'obiettivo <strong>di</strong> declinare assieme il bisogno <strong>di</strong><br />

occupazione e <strong>di</strong> sviluppo con quello della sicurezza dell'ambiente.<br />

Sempre sul tema dello sviluppo sostenibile e della necessità <strong>di</strong> costruire nuove reti fra <strong>di</strong> noi.<br />

La mia città, al pari <strong>di</strong> tante altre città d'arte in Italia, Firenze fra tutte, vive da qualche anno una<br />

crisi data dalla sovraesposizione in chiave turistica. Un flusso turistico continuo, ormai spalmato in<br />

tutte le stagioni, in costante, progressivo aumento: 14 milioni <strong>di</strong> turisti l'anno, contro i 65.000 residenti<br />

del centro storico <strong>di</strong> Venezia. Un presenza invasiva, ancora oggi non governata, che è entrata<br />

in conflitto con la "città normale". La capacità <strong>di</strong> produrre red<strong>di</strong>to <strong>delle</strong> attività legate al turismo<br />

non trova concorrenza in altre attività, che vengono inesorabilmente espulse dalla città o che nella<br />

città non trovano più conveniente restarci: prima le attività produttive, poi quelle dei servizi, compresa<br />

la Pubblica Amministrazione.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Credo che questo sia un tema appassionante per noi <strong>donne</strong>, soprattutto se lo affrontiamo nella<br />

nostra duplice veste: come citta<strong>di</strong>ne <strong>delle</strong> città d'arte e come turiste consapevoli. In fondo ciò che<br />

apprezziamo da turiste è la complessità dei luoghi (e non, quin<strong>di</strong>, le città museo). Nei luoghi ci<br />

piace ricercare la traccia della <strong>vita</strong> <strong>di</strong> tutti i giorni, non amiamo le città senza ra<strong>di</strong>ci e senza anima.<br />

E da citta<strong>di</strong>ne preten<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> trovare nella città qualità: servizi, trasporti, cinema, luoghi <strong>di</strong> incontro.<br />

Mettere insieme questi bisogni e costruire una riflessione e una progettualità, mi sembrerebbe<br />

interessante e utile.<br />

Ma completo l'illustrazione della nostra esperienza, facendo riferimento a Johannesburg.<br />

In vista del Summit <strong>di</strong> Johannesburg, si è pensato <strong>di</strong> costruire un piccolo contributo partendo dalla<br />

specifica esperienza veneziana. Nel maggio del 2002 si è organizzato il Forum Internazionale<br />

Agenda 21 <strong>delle</strong> Donne: reti saperi e pratiche a confronto per un futuro sostenibile. E' stata un'importante<br />

occasione <strong>di</strong> analisi e <strong>di</strong> riflessione per le <strong>donne</strong> <strong>di</strong> Venezia poste a confronto con le<br />

<strong>donne</strong> <strong>di</strong> tante <strong>di</strong>verse realtà, da quelle brasiliane, a quelle africane, intorno ai temi della <strong>globalizzazione</strong>,<br />

dello sviluppo sostenibile, della democrazia partecipata dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> genere.<br />

E' <strong>di</strong>ventata, quin<strong>di</strong>, conseguenza naturale formare una delegazione composta dalla Presidente<br />

della Commissione Pari Opportunità della Regione Veneto, dall'Assessora alle Pari Opportunità<br />

della Provincia, dalla rappresentante <strong>di</strong> un'Associazione, dalla responsabile del Centro Donna e<br />

dalla sottoscritta. L'obiettivo era quello <strong>di</strong> raccogliere informazioni sul campo, partecipare attivamente<br />

alla "Tenda <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>", stringere relazioni con le <strong>donne</strong> degli altri Paesi, identificare le<br />

buone pratiche cui ispirarsi per iniziative locali.<br />

Johannesburg va richiamata se non altro perché gli unici risultati ottenuti sono ascrivibili alla capacità<br />

<strong>di</strong> fare lobbying <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> e <strong>delle</strong> reti <strong>delle</strong> Autonomie Locali. Lo <strong>di</strong>co consapevole degli<br />

scarsi risultati raggiunti dal vertice mon<strong>di</strong>ale, dove noi (intese come <strong>donne</strong> ma anche come rappresentanti<br />

<strong>delle</strong> autonomie locali o della cosiddetta società civile o noi progressiste e progressisti)<br />

abbiamo dovuto giocare in <strong>di</strong>fesa, abbiamo dovuto fare catenaccio per e<strong>vita</strong>re che ci portassero<br />

via quel po' che eravamo riuscite a conquistare a Rio. Aggiungo che entusiasmante è stato scoprire<br />

a Johannesburg la straor<strong>di</strong>naria forza e vivacità <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> africane, che hanno moltissimo<br />

da insegnarci se non altro sulla capacità e velocità <strong>di</strong> praticare quelli che per noi sono obiettivi conclamati<br />

da anni ma ancora lontani dall'essere attuati. Mi riferisco alla presenza <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> negli<br />

organi <strong>di</strong> governo.<br />

Su questo mi voglio soffermare, perché al <strong>di</strong> là dell'attualità <strong>delle</strong> proposte lanciate in questi giorni<br />

dal segretario dei DS (assicurare che il 50 % <strong>delle</strong> Giunte sia formato da <strong>donne</strong>) resta il triste<br />

dato della presenza - o, meglio, assenza - <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> nei luoghi della rappresentanza politica.<br />

A Venezia, su 46 consiglieri comunali, solo 5 sono <strong>donne</strong>.<br />

E' amaro constatare che l'esperienza condotta nel territorio e l'investimento in strutture non abbia<br />

portato all'allargamento <strong>delle</strong> presenze.<br />

Abbiamo passato il tempo a interrogarci, a proporre azioni positive, a introdurre percentuali. Ci<br />

siamo <strong>di</strong>laniate al nostro interno sulle quote. Tutto ciò non ha portato ad alcun risultato. E non<br />

credo che sia più possibile continuare a piangerci addosso o recriminare o gridare allo scandalo.<br />

Ho maturato la convinzione che il problema non sia risolvibile all'interno dell'attuale sistema della<br />

rappresentanza, non tanto perché i maschi sono cinici e bari ma perché le regole attuali sono giunte<br />

al capolinea. Il problema vero è che noi, elette ed eletti nei Comuni, nelle Province, nelle<br />

Regioni, alla Camera e al Senato rappresentiamo pochissimo la complessità <strong>di</strong> quanti vivono nelle<br />

nostre città, nel nostro Paese. Il sistema della rappresentanza non coglie le specificità, le <strong>di</strong>fferenze;<br />

non sa rappresentare i molteplici soggetti: le <strong>donne</strong>, i giovani, gli anziani, gli extracomunitari, i<br />

lavoratori, i precari, i <strong>di</strong>soccupati. Non si misura con i reali bisogni, non conosce i linguaggi, che<br />

sono plurimi, non sa affrontare le complessità.<br />

Emblematico è stato l'anno 2002: il ritorno in piazza <strong>di</strong> moltitu<strong>di</strong>ni; il risveglio della partecipazione,<br />

le sale che traboccavano quando c'è padre Zanotelli o Gino Strada…<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

27


28<br />

Mara RUMIZ Presidente del Consiglio Comunale <strong>di</strong> Venezia<br />

A tutto questo corrisponde l'incapacità dei Partiti <strong>di</strong> cogliere i bisogni, <strong>di</strong> elaborare proposte, <strong>di</strong> dare<br />

adeguate risposte. Anzi, i Partiti e le Istituzioni sono sempre più autoreferenziali.<br />

Io penso che quello a cui noi dovremmo guardare non è più soltanto il tema della rappresentanza<br />

<strong>delle</strong> <strong>donne</strong> ma, considerando questa para<strong>di</strong>gmatica <strong>di</strong> altre specificità, farci carico del problema<br />

complessivo.<br />

Proprio perché abbiamo patito, patiamo, l'esclusione dai luoghi della rappresentanza politica,<br />

abbiamo molto da <strong>di</strong>re sulla necessità <strong>di</strong> costruire nuovi scenari e nuove regole per la politica e<br />

per i luoghi della sua rappresentazione. Si tratta <strong>di</strong> un obiettivo <strong>di</strong>fficile, su cui non abbiamo modelli<br />

a cui riferirci. Si tratta, proprio per questo, <strong>di</strong> raccogliere la sfida, mettendo in campo le nostre<br />

esperienze, i nostri saperi, la nostra passione.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Grazia Francescato Co-portavoce dei Ver<strong>di</strong> Europei<br />

L'Agenda 21 in Europa<br />

Se siamo qui tutte attente, vuol <strong>di</strong>re che abbiamo la consapevolezza che il momento è pericolosissimo.<br />

Mi fa piacere <strong>di</strong> essere la prima ed unica famiglia europea che viene rappresentata<br />

da un portavoce donna e da un portavoce uomo, infatti ho un partner maschio che si chiama<br />

Pekka Haavisto, ex Ministro dell'Ambiente Finlandese. In altre parole, in tutte le istituzioni siamo<br />

eletti in 2. Il gruppo Verde al Parlamento Europeo ha un vicepresidente uomo, Daniel Cohn-<br />

Ben<strong>di</strong>t, e un presidente donna che è Monica Frassoni. Credo che questo sia un dato importante,<br />

credo che questo fatto <strong>di</strong> essere così fortemente presenti con un forte filone rosa nel verde<br />

non sia estraneo alla capacità che abbiamo avuto in 2 anni, un tempo che è pochissimo in politica,<br />

<strong>di</strong> unire 32 partiti Ver<strong>di</strong>, dell'est e dell'ovest, e non in maniera così formale come i partiti<br />

comunisti con Bertinotti ma piuttosto con principi guida uniti da un manifesto comune, una<br />

comune campagna europea e da statuti comuni. Questa capacità <strong>di</strong> tessere <strong>delle</strong> tele non è<br />

estranea al fatto che c'è una forte presenza della componente <strong>donne</strong>, fattore assolutamente<br />

necessario perché il momento è pericolosissimo, c'è un ritorno in<strong>di</strong>etro spaventoso e dobbiamo<br />

<strong>di</strong>rci che il famoso sviluppo sostenibile tanto auspicato ormai è morto e sepolto. E la sepoltura<br />

dello sviluppo sostenibile è avvenuta a Johannesburg. Io sono stata presente alla nascita <strong>di</strong> questa<br />

teoria dello sviluppo sostenibile quando era ancora un'eresia, nell'ormai remoto 1972 -sembrano<br />

secoli fa, infatti sono 32 anni-. Ero presente quando è stata formulata questa eresia dello<br />

sviluppo sostenibile, cioè del matrimonio tra ecologia ed economia, che, come <strong>di</strong>co io, è riuscita<br />

a <strong>di</strong>ventare ortodossia nel '92; ero presente quando a Rio de Janeiro, con grande solennità,<br />

156 gran<strong>di</strong> del mondo hanno sancito la necessità che la sostenibilità <strong>di</strong>ventasse la rotta lungo<br />

la quale tutto il pianeta avrebbe dovuto viaggiare. L'illusione è durata poco, qualcosa è stato<br />

fatto ma è durato poco, basta vedere come è stato faticoso e tormentato il viaggio dei famosi<br />

protocolli <strong>di</strong> Kyoto, che devono ancora essere implementati, e Johannesburg ha segnato la<br />

sepoltura <strong>di</strong> tutto. La teoria dello sviluppo sostenibile è <strong>di</strong>ventata un mantra sempre evocato da<br />

tutti quanti, da tutti i documenti dell'ONU e dell'Unione Europea nei quali lo sviluppo sostenibile<br />

viene costantemente evocato ma molto raramente applicato. Nel frattempo, e soprattutto negli<br />

ultimi 4 anni, qualcos'altro è accaduto nel pianeta, e non è un caso che siamo una <strong>delle</strong> poche<br />

generazioni che ha girato la pagina del secolo testimoniando un cambio <strong>di</strong> epoca così clamoroso,<br />

così eclatante. In questi 4 anni, prendo Settle come momento topico in cui lo spirito dei tempi<br />

è reso visibile, la <strong>globalizzazione</strong> intesa come mercato è avanzata, ha spiazzato l'intero pianeta,<br />

buttando a mare tutte le regole eccetto le regole del mercato per cui qualunque elemento<br />

della nostra <strong>vita</strong> è <strong>di</strong>ventato merce, a cominciare dai nostri stessi corpi, a cominciare dal nostro<br />

stesso co<strong>di</strong>ce genetico, ve<strong>di</strong> gli OGM - questo impone una riflessione epocale anche al centrosinistra.<br />

Noi siamo <strong>di</strong> fronte a un cambiamento della natura stessa dei <strong>di</strong>ritti, in cui c'è uno strano<br />

mix tra la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere i <strong>di</strong>ritti arcaici e quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la propria faccia, per<br />

esempio <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> afghane, o quello <strong>di</strong> avere accesso all'acqua, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere il proprio co<strong>di</strong>ce<br />

genetico: scusate, ma 10 o 20 anni fa qualcuno <strong>di</strong> noi pensava che avremmo dovuto <strong>di</strong>fendere<br />

il co<strong>di</strong>ce genetico? la nostra proprietà? In pratica, siamo a metà strada, con un piede nella<br />

Bibbia e un piede nel 2000; basta vedere le icone <strong>delle</strong> guerre attuali, in cui da una parte c'è<br />

Osama Bin Laden, vestito come un profeta, però con il kalashnicov in mano, dall'altra c'è l'ipertecnologizzato<br />

soldato U.S.A. che utilizza tutte le tecnologie del terzo millennio. Quin<strong>di</strong> è cambiata<br />

la natura stessa dei <strong>di</strong>ritti, ma quello che è cambiato <strong>di</strong> più è il fatto che il concetto <strong>di</strong> guerra<br />

si è ampliato. Bianca Pomeranzi <strong>di</strong>ceva, visto che ci sono 57 conflitti nel mondo, che non è<br />

soltanto la guerra con le armi che ci preoccupa. Ci preoccupa la guerra economica, cioè il fatto<br />

che tutte le regole sono state spazzate via dalla sola ed esclusiva regola del mercato che trasforma<br />

tutto in merce. Questo è un grave problema, guardate che anche il commercio è un'arma<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> massa e non soltanto le bombe più o meno intelligenti; e chi è stato, sicu-<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

29


30<br />

Grazia Francescato Co-portavoce dei Ver<strong>di</strong> Europei<br />

ramente molte <strong>di</strong> voi, a Settle o a Cancun l'ha visto con i propri occhi, questo è il trend che noi<br />

dobbiamo vedere rispetto ad Agenda 21.<br />

C'è il fatto poi che ormai c'è una prevalenza netta del business sulla politica, non è un caso che<br />

Bush negli Stati Uniti ha un'amministrazione tutta fatta <strong>di</strong> ex impren<strong>di</strong>tori del petrolio e <strong>delle</strong> armi.<br />

Non è casuale questo prevalere sulla politica del business, del mercato; non è casuale questo prevalere<br />

del concetto <strong>di</strong> merce su quello <strong>di</strong> servizio e <strong>di</strong> <strong>vita</strong> stessa, cioè si ha la trasformazione della<br />

<strong>vita</strong> in merce che implica il ce<strong>di</strong>mento della democrazia. Per la democrazia, la grande battaglia <strong>di</strong><br />

questo secolo sarà il confronto tra il potere <strong>di</strong> questi gran<strong>di</strong> circuiti finanziari internazionali, spesso<br />

<strong>di</strong>fficili perfino da stanare e identificare, e il potere <strong>di</strong> noi citta<strong>di</strong>ni, lasciati nu<strong>di</strong> e cru<strong>di</strong> dalla mancanza<br />

<strong>di</strong> rappresentatività a livello istituzionale e a livello internazionale. Dove si può attuare la<br />

resistenza? E qui vengo ad Agenda 21. La resistenza, paradossalmente, si attua in questo periodo<br />

soprattutto a livello locale; stiamo cercando <strong>di</strong> farlo anche a livello internazionale anche se è<br />

molto <strong>di</strong>fficile. L'argine a questa spaventosa conquista del mercato della <strong>globalizzazione</strong> si trova a<br />

livello locale. E credo che questa politica del tassello, cioè mettere assieme tanti tasselli cercando<br />

<strong>di</strong> creare un mosaico significativo, trovi in Agenda 21 uno strumento molto utile che sto attuando<br />

nel piccolo comune Tricase <strong>di</strong> cui sono assessore. E' uno strumento che piace alle <strong>donne</strong> per gli<br />

stessi motivi per cui non piace agli uomini cioè perché non è uno strumento <strong>di</strong> potere, almeno non<br />

viene percepito come tale, ma è uno strumento <strong>di</strong> servizio alla comunità. Il 90% <strong>di</strong> noi quando va<br />

in politica non lo fa per sete <strong>di</strong> potere, le assatanate <strong>di</strong> potere sono poche, ma lo fa perché vorrebbe<br />

dare, da un lato, un servizio alla comunità e dall'altro fare <strong>delle</strong> politiche <strong>di</strong> empowerment per<br />

le <strong>donne</strong>. L'Agenda 21 va benissimo da questo punto <strong>di</strong> vista, perché dà un servizio alla comunità<br />

e permette l'empowerment dei citta<strong>di</strong>ni, <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>, <strong>di</strong> chi partecipa. Il 3° motivo per cui ci piace,<br />

e non è un caso che a livello italiano e a livello europeo quasi sempre siano le <strong>donne</strong> i motori <strong>di</strong><br />

Agenda 21, è perché permette il recupero <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> relazioni, <strong>di</strong> affetti in generale, dentro<br />

la politica: fattore completamente estinto o <strong>di</strong>strutto perché in politica il rapporto è gerarchico,<br />

esclusivamente gerarchico e anaffettivo, arido anche dentro il centrosinistra al <strong>di</strong> là della politica<br />

ricorrente. Invece dentro Agenda 21, proprio come sapete, è previsto il forum, la relazione sullo<br />

stato dell'ambiente; c'è tutto un processo, e come ha descritto molto bene Mara, si tratta <strong>di</strong> un processo<br />

fatto <strong>di</strong> tante voci, <strong>di</strong> un multilateralismo estinto a livello mon<strong>di</strong>ale che però in Agenda 21 a<br />

livello locale torna fuori. Ecco che Agenda 21 mette <strong>di</strong> nuovo in rete i rapporti circolari, non più i<br />

rapporti gerarchici ma circolari, inter<strong>di</strong>pendenti, assolutamente ecologici, perché l'ecologia è quella<br />

che ci insegna che tu sai chi è, che ogni cosa è collegata ad altre, che se c'è un mito devastante<br />

nel nostro tempo è quello del vincente in cui c'è una piramide in cima alla quale si trova il vincente,<br />

in questo caso il nostro Berlusconi. Ma è un modello che torna ovunque ed i perdenti non<br />

si sa che fine facciano; mentre quello che noi dobbiamo fare come <strong>donne</strong> <strong>di</strong> Agenda 21 è proprio<br />

ricollocare al centro della politica, non solo in senso istituzionale ma in senso più lato, questa rete<br />

circolare <strong>di</strong> affetti e sentimenti <strong>di</strong> partecipazione. Quando si vanno a fare le cose <strong>di</strong> partito non a<br />

caso ci sono solo 20-30 persone, quando invece si vanno a fare le cose <strong>di</strong> Agenda 21 c'è una fortissima<br />

partecipazione, questo perché si tratta anche <strong>di</strong> cose concrete e il bisogno <strong>di</strong> concretezza<br />

è un altro grande bisogno <strong>di</strong> <strong>donne</strong>, che sono in grado <strong>di</strong> elaborare teorie, al contrario <strong>di</strong> quanto<br />

pensano gli uomini, ma vogliono che queste siano tradotte in fatti concreti. L'ultimo motivo per cui<br />

Agenda 21 piace alle <strong>donne</strong> e meno agli uomini è perché permette il recupero dei rapporti <strong>di</strong>retti<br />

in un'epoca virtuale, in cui il mondo dei me<strong>di</strong>a ha il sopravvento sulla realtà. E' estremamente<br />

importante rimettere in gioco i 5 sensi, quel tipo <strong>di</strong> rapporto in cui ci si parla, ci si ascolta, ci si vede,<br />

ci si tocca, e si fanno le cose assieme; riparte questo rapporto autentico <strong>di</strong> cui c'è uno straor<strong>di</strong>nario<br />

bisogno, mentre non a caso gli uomini privilegiano e adorano la macchina, il rapporto con internet<br />

tutto purché non ci sia il corpo <strong>di</strong> mezzo, non sto parlando <strong>di</strong> tutti gli uomini ma sto parlando<br />

<strong>di</strong> quelli che hanno rifiutato il ruolo femminile. Se Agenda 21 ha successo o meno nell'attuare questo<br />

recupero <strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong> partecipazione, questo <strong>di</strong>pende da come la si usa.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Vi faccio tre esempi. Il primo esempio, a livello planetario, è quello del network cominciato a Settle<br />

e che viene attuato a livello locale, molto spesso tramite Agenda 21, per liberare i territori locali dai<br />

nefasti effetti del gas e degli accor<strong>di</strong> commerciali. E' chiaro che gli accor<strong>di</strong> commerciali che si fanno<br />

a Doha piuttosto che a Cancun hanno imme<strong>di</strong>atamente un effetto. Pensate a tutto il dossier agricoltura,<br />

al <strong>di</strong>scorso sui servizi, sull'accesso all'acqua, all'istruzione, ai trasporti: quin<strong>di</strong> in genere si<br />

usa lo strumento <strong>di</strong> Agenda 21 per contrastare nella pratica degli amministratori locali gli effetti<br />

nefasti della <strong>globalizzazione</strong>. L'altro esempio che dobbiamo fare è europeo. Sono stata recentemente<br />

a Vienna, dove i ver<strong>di</strong> viennesi che hanno il 14%-32% nel 7° <strong>di</strong>stretto-, hanno organizzato<br />

a <strong>di</strong>cembre una tre giorni con 500 consiglieri, assessori, sindaci quin<strong>di</strong> amministratori locali, e in<br />

particolare hanno organizzato una giornata <strong>di</strong> scambio centrata su Agenda 21 perché soprattutto<br />

lì a Vienna, ma in moltissimi paesi europei soprattutto al Nord e al Centro Europa, viaggiano le<br />

strategie dello sviluppo sostenibile. E' stata un'esperienza estremamente interessante, sopratttutto<br />

per alcune cose che hanno ottenuto grazie alla presenza <strong>di</strong> Monica, un'assessora che si occupa<br />

<strong>di</strong> introdurre nelle strategie comunali tutte le tematiche <strong>di</strong> genere. Vi <strong>di</strong>co solo 2 o 3 <strong>delle</strong> cose<br />

molto belle che hanno fatto, la più interessante riguarda la costruzione <strong>di</strong> 250 case tutte fatte con<br />

architettura biologica e per il risparmio energetico, poi la costruzione <strong>di</strong> 240 appartamenti in una<br />

zona che si chiama "carfree" che sono occupati da persone,da coppie e famiglie che vanno ad abitare<br />

lì e rinunciano all'uso dell'automobile quin<strong>di</strong> non c'è bisogno <strong>di</strong> costruire parcheggi e i sol<strong>di</strong><br />

che servirebbero per i parcheggi e le varie attrezzature vengono utilizzati per altri servizi.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

31


32<br />

Maria Paola AZZARIO CHIESA Presidente Centro UNESCO <strong>di</strong> Torino<br />

Donne ed Organizzazioni Internazionali<br />

Il passaggio ad un mondo "globalizzato" è indubbiamente un fenomeno che investe tutte le attrici<br />

e gli attori che sono autrici ed autori <strong>delle</strong> sue molteplici trasformazioni.<br />

Le <strong>donne</strong>, l'altra metà del cielo, sono state attive ed in<strong>di</strong>spensabili in ogni momento storico, normalmente<br />

le principali fautrici dei cambiamenti in positivo. Scarsa è però sempre stata la loro visibilità,<br />

nonché il riconoscimento <strong>delle</strong> loro azioni, da qui il perdurare <strong>di</strong> loro lotte e riven<strong>di</strong>cazioni per<br />

il raggiungimento <strong>di</strong> una situazione paritaria nel rispetto dei doveri e nell'esercizio dei <strong>di</strong>ritti.<br />

Molto è già stato detto negli interventi che mi hanno preceduta e <strong>di</strong> cui con<strong>di</strong>vido soprattutto la raccomandazione<br />

<strong>di</strong> "non abbassare la guar<strong>di</strong>a".<br />

Mi è stato chiesto <strong>di</strong> introdurre (non posso far altro nei <strong>di</strong>eci minuti che rimangono) la tematica del<br />

rapporto tra le <strong>donne</strong> e le organizzazioni Internazionali.<br />

Premesso che l'ONU e le organizzazioni che ad essa fanno capo stanno attraversando il periodo<br />

<strong>di</strong> crisi e <strong>di</strong> riorientamento a tutti noto, dalla lettura dei documenti che si sono susseguiti, dal 1945<br />

ad oggi, si può brevemente tracciare l'evoluzione dell'interesse nei confronti del soggetto donna.<br />

Negli anni 50-60 i Gran<strong>di</strong> Programmi delineavano macro problemi quali la ricostruzione <strong>di</strong> scuole,<br />

ospedali, e<strong>di</strong>fici pubblici per l'Europa, ed ancora: l'analfabetismo, la fame, la povertà, la carenza <strong>di</strong><br />

acqua, l'attenzione all'ambiente, principalmente per i Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo, senza in<strong>di</strong>cazioni<br />

specifiche dei soggetti sui quali e con i quali intervenire.<br />

A decolonizzazione avvenuta si inizia a parlare anche <strong>di</strong> gruppi da tutelare e, almeno così è nei<br />

documenti UNESCO, le <strong>donne</strong> sono per lungo tempo inserite nel gruppo dei "soggetti sfavoriti" e<br />

la richiesta è quella <strong>di</strong> riservare loro programmi, principalmente <strong>di</strong> assistenza.<br />

Sin dal 1953, per altro, l'ONU emana la "Convenzione internazionale per i Diritti politici <strong>delle</strong><br />

<strong>donne</strong>" (ricor<strong>di</strong>amo che in Italia il voto alle <strong>donne</strong> risale a pochi anni prima) e nel 1962 un'importante<br />

"Convenzione sul consenso della donna al matrimonio, l'età minima e le prassi <strong>di</strong> registrazione"<br />

(entrata in vigore, con molte controversie solo nel 1964).<br />

La "Convenzione per l'eliminazione <strong>di</strong> tutte le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione nei confronti <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>"<br />

del 1979 segna un notevole traguardo <strong>delle</strong> lotte femministe che hanno ormai consolidato un movimento<br />

mon<strong>di</strong>ale che ha il suo culmine con il Congresso Mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> Pechino nel 1995, il primo<br />

sulla con<strong>di</strong>zione femminile a 360°.<br />

A Pechino si riconferma l'attenzione alla realtà <strong>di</strong> genere ed alla necessità <strong>di</strong> assicurare parità tra<br />

uomo e donna in tutto il mondo.<br />

Ciò ha comportato che le varie Agenzie Internazionali <strong>di</strong>chiarassero il tema <strong>di</strong> genere un tema "trasversale"<br />

e come tale, da considerare ed inserire ogni volta che si affronta una problematica, si<br />

raccolgono dati <strong>di</strong> realtà, si stende un Progetto <strong>di</strong> attività.<br />

Contemporaneamente cresce il numero <strong>delle</strong> funzionarie occupate nelle Organizzazioni ed anche<br />

nelle ONG che lavorano sul terreno. Ciò favorisce una riflessione dall'interno ed una maggiore<br />

tutela dei <strong>di</strong>ritti, ma non fa <strong>di</strong>minuire la necessità, da parte della donna, <strong>di</strong> vigilare per essere ricordata<br />

e tutelata.<br />

Vorrei portare l'esempio <strong>di</strong> un fatto vissuto in prima persona: nel 1999 l'UNESCO realizza la<br />

Conferenza Mon<strong>di</strong>ale "La scienza nel XXI secolo: un nuovo impegno" a Budapest.<br />

La preparazione, molto accurata, ha visto l'organizzazione <strong>di</strong> 5 Fora per le <strong>donne</strong> scienziate in<br />

Africa, Asia, America Latina, Europa e Me<strong>di</strong>terraneo 1. Ogni Forum si concluse con una<br />

Dichiarazione che, a partire dall'enunciazione <strong>di</strong> problemi, elencava richieste ritenute in<strong>di</strong>spensabili<br />

ad un miglioramento della con<strong>di</strong>zione della donna nel campo della scienza, nei <strong>di</strong>versi continenti.<br />

2<br />

Ciononostante la bozza del Piano d'Azione della Conferenza non comprendeva nulla <strong>di</strong> specifico<br />

a favore <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>.<br />

Inoltre il Programma stesso della Conferenza aveva in calendario un'unica Tavola Rotonda, tutta<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

al femminile, durante la quale le maggiori scienziate mon<strong>di</strong>ali, in tre ore, potevano esporre il proprio<br />

punto <strong>di</strong> vista.<br />

La fortuna <strong>di</strong> poter partecipare nella delegazione ufficiale italiana, ai lavori <strong>di</strong> Budapest, mi ha consentito<br />

<strong>di</strong> lavorare per quattro notti, a fianco <strong>delle</strong> rappresentanti degli altri paesi, per riuscire ad<br />

inserire il paragrafo 90 nel Piano d'Azione definitivo, paragrafo <strong>di</strong> sintesi <strong>delle</strong> richieste e proposte<br />

pervenute dai Fora e dalla Tavola rotonda: si trattava del paragrafo 90 su 96!!<br />

Ancora, i documenti finali della Conferenza sottolineano l'urgenza per la scienza <strong>di</strong> recuperare il<br />

proprio valore etico presso la citta<strong>di</strong>nanza a livello mon<strong>di</strong>ale ed assegnano questo compito, principalmente<br />

alle <strong>donne</strong>.<br />

In che modo? Attraverso un'educazione <strong>delle</strong> bambine e <strong>delle</strong> giovani <strong>donne</strong> che arrivi a mettere<br />

in luce come l'educazione alla scienza sia la garanzia per il futuro dell'umanità. Le <strong>donne</strong> poi formeranno<br />

i propri figli e mariti.<br />

Per continuare il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> chi mi ha preceduto le gran<strong>di</strong> occasioni <strong>di</strong> incontro sono importanti se<br />

da esse si traggono spunti ed incentivi per i progetti locali, i quali riprendono i gran<strong>di</strong> ideali, li verificano<br />

con la realtà locale e li concretizzano in azioni che mobilitano persone e risorse del territorio.<br />

In quest'ottica abbiamo operato perché il paragrafo 90 non rimanesse l'esempio <strong>di</strong> una riven<strong>di</strong>cazione<br />

fine a se stessa.<br />

Abbiamo offerto all'UNESCO <strong>di</strong> realizzare a Torino, come Centro UNESCO e Forum Internazionale<br />

<strong>delle</strong> Donne del Me<strong>di</strong>terraneo, alcune <strong>delle</strong> richieste del paragrafo 90 e, principalmente, la rete<br />

internazionale <strong>di</strong> <strong>donne</strong> scienziate. Abbiamo così creato il Programma Ipazia 3, dal nome della<br />

matematica filosofa alessandrina del V secolo, uccisa a causa della propria libertà <strong>di</strong> pensiero ed<br />

azione. L'intento è stato quello <strong>di</strong> costituire una rete internazionale <strong>di</strong> <strong>donne</strong> scienziate e tecniche<br />

che si scambino sì notizie sulle reciproche ricerche e/o dati tecnici, ma siano anche stimolate a<br />

riflettere sulla specificità del proprio ruolo, sull' importanza e sulle responsabilità che questo comporta.<br />

Se si pensa che grazie alla scienza, fra un decennio, i bambini potrebbero essere principalmente<br />

il frutto <strong>di</strong> una provetta, i cibi fabbricati in laboratorio, le armi chimiche <strong>di</strong>ffuse ed usate su larga<br />

scala, per citare solo alcuni degli usi negativi della scienza e della tecnica, è in<strong>di</strong>spensabile riconoscere<br />

e praticare la propria responsabilità e l'essenzialità del proprio apporto.<br />

Nelle Tavole rotonde organizzate a Melbourne, Sydnei, Torino, Pechino, Ouagadogou, Rabat tra<br />

scienziate italiane e del luogo, abbiamo <strong>di</strong>battuto questi temi. Abbiamo incontrato persone che<br />

sostanzialmente denunciavano gli stessi problemi <strong>di</strong> casa nostra, cioè la scarsa rilevanza <strong>delle</strong><br />

<strong>donne</strong>, ma <strong>di</strong>verso era il modo <strong>di</strong> affrontare la realtà e cercare soluzioni. Ci ha colpito il grande<br />

entusiasmo <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> dell'Africa quando abbiamo lavorato con loro durante i tre giorni del settembre<br />

del 2003. Le esponenti dei 9 paesi dell'Africa Occidentale convenute erano <strong>di</strong> altissimo<br />

livello tecnico e anche <strong>di</strong> profonda umanità, con una grande capacità <strong>di</strong> coinvolgimento <strong>delle</strong> proprie<br />

allieve e dei propri collaboratori sui temi femminili.<br />

Analoga situazione l'abbiamo riscontrata in Marocco quando, a <strong>di</strong>cembre del 2003, abbiamo riunito<br />

le rappresentanti dei paesi del sud del Me<strong>di</strong>terraneo per un'altra Tavola Rotonda. Si trattava <strong>di</strong><br />

valutare, ad un anno dal termine del programma <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> formatrici, da noi attuato a Torino<br />

dal 2000 al 2002, che cosa fosse rimasto dell'esperienza.<br />

I 20 gruppi nazionali <strong>di</strong> <strong>donne</strong> scienziate, formate in Algeria, Albania, Egitto, Marocco, Tunisia,<br />

Libano, Palestina, Giordania, Turchia, Siria, si sono presentate con i rapporti <strong>di</strong> altrettanti progetti<br />

realizzati per un coinvolgimento, in totale, <strong>di</strong> 3.000 <strong>donne</strong>.<br />

Le 80 formate a Torino sono state in grado <strong>di</strong> trovare l'appoggio <strong>delle</strong> istituzioni locali per la realizzazione<br />

dei loro progetti per la formazione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci, ragazze, madri, sui temi dell'uso quoti<strong>di</strong>ano<br />

della scienza e della tecnica.<br />

Durante le settimane <strong>di</strong> formazione a Torino era stato <strong>di</strong>fficile far accettare che la formazione era<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

33


34<br />

Maria Paola AZZARIO CHIESA Presidente Centro UNESCO <strong>di</strong> Torino<br />

finanziata dal MAE, mentre la realizzazione dei progetti, da loro creati, sarebbe stata a loro carico.<br />

Durante la formazione le abbiamo in<strong>di</strong>rizzate a stendere progetti che potevano essere realizzati<br />

privilegiando l'utilizzo <strong>delle</strong> risorse presenti sul territorio e attraverso una migliore conoscenza<br />

<strong>delle</strong> istituzioni. La riflessione sui concetti <strong>di</strong> solidarietà e cooperazione, <strong>di</strong>fferenti da quelli <strong>di</strong> assistenza<br />

e <strong>di</strong>pendenza era stata faticosa e contrastata, ma alle fine le <strong>donne</strong> avevano capito ed i<br />

risultati ci davano ragione!!<br />

Il risultato tangibile è che in questo momento ci sono 20 progetti <strong>di</strong> formazione in questi 10 paesi<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo, riferiti all'ambiente e alla salute della donna che si stanno sviluppando da 2 anni,<br />

grazie al lavoro <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> <strong>donne</strong> che lavorano alla ricerca <strong>di</strong> soluzioni locali, sfruttando le risorse<br />

locali.<br />

Vorrei concludere questo mio intervento con il motto che ha accompagnato l'esperienza dei corsi<br />

<strong>di</strong> formazione, che ho preso a prestito da un premio Nobel:<br />

"Solamente chi è capace <strong>di</strong> sognare l'impossibile è capace <strong>di</strong> realizzare il possibile!"<br />

Auguri a tutte e tutti noi.<br />

1 L'incontro avvenne a Torino nel gennaio del 1999 acura del Centro UNESCO e del Forum Internazionale <strong>delle</strong> Donne del Me<strong>di</strong>terraneo, con la<br />

collaborazione <strong>di</strong> tutte le istituzioni, strutture <strong>di</strong> parità ed ONG piemontesi e nazionali.<br />

2 V. www.womensciencenet.org.<br />

3 Oggi il Programma è consolidato nel Centro Ipazia, rete internazionale <strong>di</strong> <strong>donne</strong> e scienza, per ricerche, stu<strong>di</strong> e formazione nel Me<strong>di</strong>terraneo e<br />

Balcani.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Primo laboratorio<br />

Strumenti <strong>di</strong> programmazione<br />

degli enti pubblici e strategie aziendali<br />

per promuovere la sostenibilità ambientale,<br />

sociale e <strong>di</strong> genere<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

35


36<br />

Laura Franzos Componente del Comitato Pari Opportunità INAIL<br />

LA RESPONSABILITA’ SOCIALE COME STRATEGIA DI UN ENTE PUBBLICO<br />

EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI RISCHIO: IL SISTEMA DI TUTELA SI EVOLVE VERSO<br />

FORME DI TUTELA INTEGRATA. RILEVANZA DEL LAVORATORE RISPETTO AL DANNO<br />

Estensione della tutela a soggetti che esulano dal rapporto <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione:<br />

•casalinghe<br />

•Parasubor<strong>di</strong>nati<br />

•Dirigenti<br />

•sportivi professionisti<br />

Estensione dell’indennizzo non solo al danno lavorativo ma anche al DANNO BIOLOGICO.<br />

Rilevanza ai sistemi <strong>di</strong> riabilitazione e reinserimento degli invali<strong>di</strong>.<br />

PROTOCOLLI DI INTESA con SSN Per:<br />

•migliorare la qualità <strong>di</strong> <strong>vita</strong> degli invali<strong>di</strong><br />

•realizzare un “Modello <strong>di</strong> Eccellenza “<br />

I<br />

EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI RISCHIO: IL SISTEMA DI TUTELA SI EVOLVE VERSO<br />

FORME DI TUTELA INTEGRATA. RILEVANZA DEL LAVORATORE RISPETTO AL DANNO<br />

Estensione della tutela a soggetti che esulano dal rapporto <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione:<br />

•casalinghe<br />

•Parasubor<strong>di</strong>nati<br />

•Dirigenti<br />

•sportivi professionisti<br />

Estensione dell’indennizzo non solo al danno lavorativo ma anche al DANNO BIOLOGICO.<br />

Rilevanza ai sistemi <strong>di</strong> riabilitazione e reinserimento degli invali<strong>di</strong>.<br />

PROTOCOLLI DI INTESA con SSN Per:<br />

•migliorare la qualità <strong>di</strong> <strong>vita</strong> degli invali<strong>di</strong><br />

•realizzare un “Modello <strong>di</strong> Eccellenza “<br />

IMPORTANZA DEL SISTEMA DI PREVENZIONE PER ELIMINARE O RIDURRE IL RISCHIO<br />

prima che possa nascere<br />

•Finanziamenti agevolati per le “AZIENDE SICURE”<br />

•Adozione <strong>di</strong> una logica <strong>di</strong> “WELFARE ATTIVO”<br />

con interventi <strong>di</strong>retti alla formazione ed alla informazione dei lavoratori<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

LA QUALITA’ DEL SERVIZIO:<br />

L’ENTE FOCALIZZA L’ATTENZIONE SUI PRINCIPI DELLA QUALITA’ DEL SERVIZIO;<br />

IL CITTADINO – CLIENTE AL CENTRO DEL SERVIZIO AGENDO CON CRITERI DI<br />

ECONOMICITA’ EFFICIENZA ED EFFICACIA;<br />

NON SOLO IL RISPETTO DELLA “ QUALITA’ TECNICA” DEL PRODOTTO/SERVIZIO PER<br />

LEGITTIMITA’ E CORRETTEZZA FORMALE MA SERVIZIO COME SODDISFAZIONE DEL<br />

CITTADINO-CLIENTE.<br />

VERSO LA RESPONSABILITA’ SOCIALE…<br />

LA MAPPA DEGLI STAKEHOLDER<br />

•LAVORATORI<br />

•DATORI DI LAVORO<br />

•INFORTUNATI<br />

•RAPPRESENTANTI DEI CLIENTI/UTENTI<br />

•FORNITORI<br />

•ALTRE P.A.<br />

•RISORSE UMANE<br />

EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI RISCHIO: IL SISTEMA DI TUTELA SI EVOLVE VERSO<br />

FORME DI TUTELA INTEGRATA. RILEVANZA DEL LAVORATORE RISPETTO AL DANNO<br />

Estensione della tutela a soggetti che esulano dal rapporto <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione:<br />

•casalinghe<br />

•Parasubor<strong>di</strong>nati<br />

•Dirigenti<br />

•sportivi professionisti<br />

Estensione dell’indennizzo non solo al danno lavorativo ma anche al DANNO BIOLOGICO.<br />

Rilevanza ai sistemi <strong>di</strong> riabilitazione e reinserimento degli invali<strong>di</strong>.<br />

PROTOCOLLI DI INTESA con SSN Per:<br />

•migliorare la qualità <strong>di</strong> <strong>vita</strong> degli invali<strong>di</strong><br />

•realizzare un “Modello <strong>di</strong> Eccellenza “<br />

IMPORTANZA DEL SISTEMA DI PREVENZIONE PER ELIMINARE O RIDURRE IL RISCHIO<br />

prima che possa nascere<br />

•Finanziamenti agevolati per le “AZIENDE SICURE”<br />

•Adozione <strong>di</strong> una logica <strong>di</strong> “WELFARE ATTIVO”<br />

con interventi <strong>di</strong>retti alla formazione ed alla informazione dei lavoratori<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

37


38<br />

Laura Franzos Componente del Comitato Pari Opportunità INAIL<br />

•Formazione per le componenti del CPO<br />

•Azioni formative per Dirigenti e quadri<br />

•Interventi formativi mirati alle <strong>donne</strong><br />

•AZIONI FORMATIVE DA SVILUPPARE:<br />

•Formazione manageriale<br />

•Formazione al femminile<br />

•Simulatore Pari Opportunità<br />

IL CPO E LA FORMAZIONE<br />

AZIONI FORMATIVE DA SVILUPPARE:<br />

•Destinatari: personale assente per + <strong>di</strong> 30 gg. per malattia o cura della famiglia<br />

Obiettivi:<br />

•Gestire con percorsi formativi e informativi il periodo <strong>di</strong> assenza dal lavoro<br />

•Facilitare il rientro e il reinserimento con formazione assistita da un tutor<br />

•Favorire la conciliazione del doppio ruolo con il telelavoro<br />

•Offrire un supporto tecnico-normativo con l’opuscolo “Quando arriva un bambino”<br />

TELELAVORO:<br />

•Destinatari: <strong>di</strong>pendenti con esigenze <strong>di</strong> cura <strong>di</strong> figli minori <strong>di</strong> otto anni o <strong>di</strong> familiari conviventi<br />

•Scopo: consente <strong>di</strong> conciliare le esigenze del personale e dell’amministrazione<br />

•Caratteristiche: MASSIMA FLESSIBILITA<br />

LA BANCA DEL TEMPO:<br />

PROGETTO SPERIMENTALE PRESSO LA DIREZIONE GENERALE…<br />

In futuro potrebbe essere ampliato ad altre realtà INAIL<br />

ASILI NIDO – BABY PARKING LUDOTECHE:<br />

•Scopo: intensificare i servizi sul territorio vicino ai luoghi <strong>di</strong> lavoro<br />

•PROGETTO SPERIMENTALE PRESSO LA DIREZIONE Regionale CAMPANIA<br />

RIEQUILIBRIO DELLA PRESENZA FEMMINILE NELLE CARRIERE. COME?<br />

•Proporre questionario alle <strong>donne</strong> <strong>di</strong>rigenti can<strong>di</strong>date a promozioni e ai Dirigenti titolati ad affidare<br />

incarichi <strong>di</strong> vicariato<br />

•Evidenziare i problemi organizzativi ed elaborare nuovi modelli per la P.A.<br />

•Elaborare un prodotto multime<strong>di</strong>ale per la <strong>di</strong>ffusione della cultura della parità<br />

•Obiettivo finale: avviare un sistema in controtendenza negli incarichi propedeutici alle promozioni.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

PROGETTO DONNA SALUTE LAVORO<br />

OBIETTIVO: DIFFONDERE LE CONOSCENZE SULLE SPECIFICITA’ DEI RISCHI PROFESSIONALI DELLE<br />

DONNE<br />

PRODOTTI DEL PROGETTO:<br />

* BANCA DATI AL FEMMINILE<br />

* PUBBLICAZIONE “LA LAVORATRICE IN GRAVIDANZA: IL RISCHIO, LA PREVENZIONE, LA TUTELA<br />

CODICE DI CONDOTTA IN CASO DI:<br />

MOLESTIE SESSUALI<br />

VIOLENZE MORALI<br />

PERSECUZIONI PSICOLOGICHE<br />

COMUNICAZIONE:<br />

IL CPO E’ PRESENTE SUL SITO INAIL www.inail.it E SULLA INTRANET AZIENDALE<br />

•IL PROSSIMO FUTURO: LE PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO<br />

MIGLIORARE I TEMPI DI EROGAZIONE DELLE PRESTAZIONI<br />

MONITORARE GLI EVENTI INFORTUNISTICI<br />

POTENZIARE LE SINERGIE PER LA PREVENZIONE<br />

AMPLIARE LA FUNZIONE SANITARIA<br />

VALORIZZARE LE DIFFERENZE DI GENERE<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

39


40<br />

Teresa BRUNERI Coor<strong>di</strong>natrice progetto ìgender budgetingî Provincia <strong>di</strong> Genova<br />

Il bilancio <strong>di</strong> genere, uno strumento per integrare la trasversalità pari opportunità<br />

nella programmazione dell'ente pubblico.<br />

La Provincia <strong>di</strong> Genova ha istituito nel 2001 l'ufficio pari opportunità all'interno del Servizio Politiche del<br />

Lavoro per sviluppare proposte concrete e in<strong>di</strong>cazioni progettuali per meglio rispondere alle <strong>donne</strong><br />

<strong>di</strong>soccupate in cerca <strong>di</strong> lavoro utilizzando le possibilità derivanti dai fon<strong>di</strong> dell'Unione Europea.<br />

Obiettivo dell'Ufficio è stato promuovere, sviluppare e gestire progetti innovativi non solo in merito<br />

a contenuti o metodologie formative, ma anche per interventi sul contesto culturale e sociale <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni,<br />

istituzioni ed aziende partendo dall' assunto che : l'aumento dell'occupazione è <strong>di</strong>rettamente<br />

legato alla possibilità <strong>di</strong> conciliare <strong>vita</strong> familiare e professionale<br />

Se non si affrontano e risolvono nella società gli ostacoli sia culturali sia pratici all'inserimento ed<br />

alla permanenza <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> nel lavoro, se concretamente non si danno risposte in termini <strong>di</strong> conciliazione<br />

<strong>vita</strong>-lavoro, ogni sforzo motivazionale, orientativo e formativo è destinato ad un basso<br />

tasso <strong>di</strong> risultato, generando anzi un effetto boomerang <strong>di</strong> demotivazione, frustrazione e depauperamento<br />

<strong>delle</strong> risorse umane femminili.<br />

Con la riforma del collocamento e con le nuove liste <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupati alla ricerca attiva <strong>di</strong> lavoro, oggi<br />

sappiamo che nella provincia <strong>di</strong> Genova gli iscritti ai Centri per l'Impiego sono circa 40.000 , il 70%<br />

dei quali è rappresentato da <strong>donne</strong> <strong>di</strong> cui con più <strong>di</strong> 35 anni circa 7.000 che risultano inoccupate;<br />

si tratta quin<strong>di</strong> presumibilmente <strong>di</strong> una parte consistente <strong>di</strong> lavoratrici mai in regola.<br />

La sfida che questi numeri ci pongono è elevata e la risposta che la Provincia ha scelto è quella<br />

<strong>di</strong> essere promotrice e regista del <strong>di</strong>alogo fra la realtà del lavoro femminile, le imprese, le organizzazioni<br />

dei lavoratori, la programmazione degli EE.LL., all'interno <strong>di</strong> un processo virtuoso, perché<br />

consapevole e con<strong>di</strong>viso, <strong>di</strong> sviluppo locale.<br />

E' nata quin<strong>di</strong> la necessità <strong>di</strong> elaborare nuovi e più efficaci strumenti <strong>di</strong> progettazione nelle politiche<br />

locali, che si integrino per rapportare l'azione politica della Provincia con i Comuni che operano<br />

nei servizi de<strong>di</strong>cati al sociale e nel sostegno della famiglia.<br />

Il tema conciliazione <strong>vita</strong>/lavoro ed il tema qualità/sostenibilità del lavoro rappresentano quin<strong>di</strong> il<br />

focus dell'attività dell'ufficio e si articola attraverso <strong>di</strong>versi progetti, fra cui l'analisi <strong>di</strong> genere del<br />

Bilancio pubblico<br />

L'Analisi <strong>di</strong> genere dei Bilanci Pubblici<br />

Le attività messe in atto rivolte allo sviluppo <strong>di</strong> azioni positive aziendali, le attività formative mirate<br />

all'inserimento lavorativo e le misure <strong>di</strong> accompagnamento a sostegno dell'inserimento <strong>delle</strong> <strong>di</strong>soccupate<br />

nel lavoro , si sono intrecciate con l'iniziativa dello stu<strong>di</strong>o del bilancio del Comune <strong>di</strong> Sestri<br />

Levante; nel febbraio 2003 i risultati del nostro lavoro sono stati portati all'attenzione <strong>delle</strong> parlamentari<br />

della Commissioni Diritti <strong>delle</strong> Donne e P.O. del Parlamento Europeo, nel corso <strong>di</strong> un'au<strong>di</strong>zione<br />

a cui hanno partecipato anche le colleghe del Governo Basco, dell'Istituto Emakunde.<br />

Recentemente , nel novembre u.s., l'esperienza svolta a Genova è stata illustrata tra le esperienze<br />

innovative nel corso <strong>di</strong> un convegno del Ministero <strong>delle</strong> P.O. nell'ambito <strong>delle</strong> iniziative del<br />

semestre italiano <strong>di</strong> presidenza dell'Unione Europea.<br />

Poche sono le sperimentazioni in corso sull'applicazione ai bilanci pubblici <strong>delle</strong> teorie economiche<br />

a cui hanno dato il loro originale apporto le docenti economiste italiane che hanno organizzato<br />

nel 2000, per conto del Ministero P.O. e la Commissione P.O. nazionale il primo convegno italiano<br />

sul tema dell'analisi <strong>di</strong> genere dei bilanci, confrontando le esperienze ormai avviate a partire<br />

dall' Australia.<br />

Nel Parlamento Europeo la questione relativa ai finanziamenti che tengano conto della prospettiva<br />

<strong>di</strong> genere è stata sollevata per la prima volta nel 2001 e nella recente risoluzione del<br />

Parlamento del 17 <strong>di</strong>c. 2003 troviamo tra gli obiettivi <strong>di</strong> programma sulle pari opportunità per le<br />

<strong>donne</strong> e gli uomini nell'Unione Europea, al punto 18 :<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

" sottolinea l'importanza <strong>di</strong> una positiva attuazione della strategia quadro per la parità tra <strong>donne</strong> e<br />

uomini, facendo riferimento alle priorità fissate per il 2003/2004 - le <strong>donne</strong> nel processi decisionale<br />

- evidenzia la necessità <strong>di</strong> promuovere la presenza <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> nei luoghi decisionali del mondo<br />

economico pubblico e privato; riba<strong>di</strong>sce la necessità che il piano <strong>di</strong> azione della strategia quadro<br />

per la parità si focalizzi sulla promozione del gender mainstreaming nei settori economici, usando<br />

azioni e strumenti specifici tra cui il gender budgeting;"<br />

Le esperienze in corso hanno affrontato le problematiche del genere a livello statale o tutto al più<br />

regionale; mancava però un punto <strong>di</strong> riferimento concreto per poter operare questo tipo <strong>di</strong> analisi<br />

ad un livello territoriale più circoscritto, quale può essere un Comune o una Provincia.<br />

Il Gender budgeting non riguarda l'elaborazione <strong>di</strong> un bilancio separato per le <strong>donne</strong>, esso riguarda<br />

piuttosto gli effetti del bilancio generale sulle pari opportunità per <strong>donne</strong> e uomini nel loro complesso.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o della Provincia <strong>di</strong> Genova è iniziato in via sperimentale nel 2002 utilizzando la <strong>di</strong>sponibilità<br />

del Comune <strong>di</strong> Sestri Levante, ed è stato da subito messo in rete e relazione con <strong>di</strong>versi<br />

interlocutori e livelli (dalla commissione Europea alle altre Province) consapevoli della sua caducità<br />

se fosse rimasto un'esperienza isolata, senza possibilità <strong>di</strong> essere riprodotto in altre realtà locali,<br />

per <strong>di</strong>ventare uno strumento con<strong>di</strong>viso <strong>di</strong> valutazione e analisi dell'azione politica.<br />

In tale <strong>di</strong>rezione valutiamo come risultati importanti sul piano istituzionale i Protocolli d'Intesa che<br />

sono stati firmati con la Provincia <strong>di</strong> Siena e Modena, il Protocollo firmato a novembre con il<br />

Comune <strong>di</strong> Genova e le future possibilità <strong>di</strong> allargamento dell'intesa ad altri Enti Locali al fine <strong>di</strong><br />

costituire una consistente rete <strong>di</strong> Istituzioni che intende o sta già sperimentando la propria attività<br />

in merito all'analisi <strong>di</strong> genere del bilancio pubblico.<br />

La scelta <strong>di</strong> affrontare questa tematica a livello locale è interessante anche rispetto alle prospettive<br />

dello sviluppo istituzionale in senso federalista e del conseguente aumento <strong>delle</strong> competenze<br />

attribuite agli Enti Locali.<br />

Infatti il bilancio <strong>di</strong> genere, così come il bilancio sociale rappresenta uno strumento <strong>di</strong> vicinanza, <strong>di</strong><br />

riavvicinamento fra la società civile e le istituzioni, perché attraverso questo strumento <strong>di</strong> partecipazione<br />

si rimettono in circolo quei legami <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> confronto che è l'humus senza cui non<br />

può essere vincente alcuna politica per le pari opportunità.<br />

La metodologia della ricerca<br />

I criteri dell'analisi sono quelli richiamati dalla teoria del "gender budget analysis" - equità, efficienza,<br />

trasparenza e consapevolezza-.<br />

Per "equità" si vuole sottolineare l'apparente neutralità <strong>delle</strong> decisioni <strong>di</strong> bilancio, poiché le spese<br />

maggiormente importanti per il genere sono <strong>di</strong> tipo corrente, possono essere, prima <strong>di</strong> altre, oggetto<br />

<strong>di</strong> eventuali tagli, generando quin<strong>di</strong> una non equa azione politica rispetto ai generi.<br />

Con "l'efficienza" si vuole offrire una migliore conoscenza del proprio territorio e quin<strong>di</strong> raggiungere<br />

un ottimale impiego <strong>delle</strong> risorse ed un miglior coor<strong>di</strong>namento tra gli enti competenti.<br />

Per "trasparenza" si intende l'esigenza <strong>di</strong> evidenziare nel quadro <strong>di</strong> un bilancio e <strong>di</strong> una complessiva<br />

azione politica, da questo rispecchiata, le aree <strong>di</strong> intervento maggiormente interessate dalla<br />

<strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> genere e i margini <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzionalità <strong>di</strong> esse.<br />

La "consapevolezza" implica la necessità che gli amministratori siano partecipi <strong>di</strong> questa iniziativa,<br />

ne con<strong>di</strong>vidano le finalità, in modo da aggiungere la prospettiva <strong>di</strong> genere tra gli strumenti <strong>di</strong> decisione,<br />

programmazione, della loro azione politica. Si richiede quin<strong>di</strong> che operino una riflessione<br />

critica <strong>delle</strong> loro scelte nell'ottica <strong>di</strong> genere, appunto, e si impegnino in una più consapevole <strong>di</strong>scussione,<br />

per l'assegnazione <strong>delle</strong> risorse <strong>di</strong> bilancio tra gli assessorati.<br />

La valutazione della attività dell'Ente rispetto a queste categorie cerca <strong>di</strong> rappresentare <strong>di</strong> fronte<br />

alla collettività l'impatto sociale rispetto al territorio <strong>di</strong> riferimento, elemento <strong>di</strong>fficilmente leggibile<br />

attraverso i documenti contabili e amministrativi <strong>di</strong> bilancio.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

41


42<br />

Teresa BRUNERI Coor<strong>di</strong>natrice progetto ìgender budgetingî Provincia <strong>di</strong> Genova<br />

** Nell'indagine della Provincia <strong>di</strong> Genova per sviluppare un set <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori in grado <strong>di</strong> rappresentare<br />

la sostenibilità locale (conclusa nel giugno 2003) si fa riferimento a 4 in<strong>di</strong>catori tra quelli comuni<br />

europei volti a definire il percorso verso il profilo sostenibile locale:<br />

1) sod<strong>di</strong>sfazione dei citta<strong>di</strong>ni con riferimento al contesto locale<br />

2) mobilità locale e trasporti passeggeri<br />

3) spostamento casa-scuola dei bambini<br />

4) conoscenze e acquisto dei prodotti sostenibili da parte dei consumatori<br />

Agenda 21**<br />

La finalità della ricerca non sono le valutazione sulle azioni <strong>di</strong> bilancio, ma la proposta <strong>di</strong> spunti<br />

critici per le decisioni <strong>di</strong> politica <strong>di</strong> bilancio e nella locazione <strong>delle</strong> risorse.<br />

Ci siamo dati l'obiettivo <strong>di</strong> portare a termine un modello, che chiaramente potrà essere ulteriormente<br />

sviluppato, ulteriormente approfon<strong>di</strong>to e questo è il proseguo del lavoro che ci vogliamo porre.<br />

Abbiamo voluto fare un passo avanti, non solo dare una impostazione metodologica ma vedere,<br />

applicandolo su un caso concreto, che tipo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori potevamo trarne, che tipo <strong>di</strong> metodologia<br />

<strong>di</strong> lavoro trasferibile ed ampliabile, potevamo portare avanti.<br />

I destinatari principali della ricerca sono gli amministratori locali dell'ente. Ulteriori soggetti destinatari<br />

della ricerca sono gli amministratori degli altri enti locali (Provincia, Regione, Asl), ai quali si<br />

suggeriscono valutazioni <strong>di</strong> genere nella definizione <strong>delle</strong> competenze dei rapporti <strong>di</strong> potere tra<br />

enti, per ottenere un miglior coor<strong>di</strong>namento <strong>delle</strong> politiche, <strong>delle</strong> varie istituzioni ed un più efficiente<br />

utilizzo <strong>delle</strong> risorse.<br />

Ultimo, ma non meno rilevante, destinatario è la citta<strong>di</strong>nanza, la comunicazione dell'operato <strong>di</strong> un<br />

ente rispetto al genere, offre un ulteriore elemento <strong>di</strong> valutazione utile nelle decisioni elettorali.<br />

Il nostro obiettivo è stato quello <strong>di</strong> creare i presupposti, all'interno del sistema dei decisori politici,<br />

per costruire un processo con<strong>di</strong>viso da tutti per una rilettura dei bilanci <strong>di</strong> una chiave <strong>di</strong> genere.<br />

I Contenuti della ricerca<br />

Il punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> ricerca è volutamente parziale, non si prendono in considerazione<br />

le molteplici attività svolte dall'Ente Locale, ma in via prioritaria quelle <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente<br />

connesse al genere, per evidenziarne le problematiche.<br />

Peraltro, questa modalità <strong>di</strong> lavoro, oltre che a rispondere ai bisogni concreti dei citta<strong>di</strong>ni, li considera<br />

con bisogni <strong>di</strong>versi fra loro, <strong>di</strong>versi non solo per le generazioni, ma soprattutto per il genere.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o ha quin<strong>di</strong> scelto <strong>di</strong> riferirsi ad un target femminile, compreso nelle fasce <strong>di</strong> età lavorative<br />

contemporaneamente impegnate nel lavoro <strong>di</strong> cura domestico, ritenendosi tale parte <strong>di</strong> popolazione<br />

principalmente coinvolta nella <strong>di</strong>fficile sfida <strong>di</strong> conciliare lavoro e famiglia.<br />

Il metodo prevede l'analisi e la comparazione della domanda potenziale <strong>di</strong> servizi con l'offerta esistente<br />

in modo da in<strong>di</strong>viduare dei margini <strong>di</strong> miglioramento nonché degli spunti <strong>di</strong> riflessione per la<br />

formazione del bilancio <strong>di</strong> previsione.<br />

Al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la domanda potenziale <strong>di</strong> servizi occorre descrivere la popolazione secondo<br />

variabili demografiche, lavorative, occupazionali e red<strong>di</strong>tuali.<br />

Per ricondurre ogni tipo <strong>di</strong> analisi al nucleo famigliare e cogliere l'impegno <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> al suo interno<br />

si in<strong>di</strong>viduano 4 fasce <strong>di</strong> età : nella fascia più ampia , quella compresa tra i 19 e 59 anni è inserita la<br />

popolazione attivamente impegnata sia nel mondo del lavoro che nell'attività <strong>di</strong> cura della famiglia.<br />

Il decennio in cui si riscontrano le principali <strong>di</strong>fficoltà è quello tra i 29 e i 39 anni, periodo nel quale<br />

si formano le famiglie e si verifica il picco <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> conciliazione tra lavoro e famiglia che<br />

decresce progressivamente lungo il periodo successivo (40-50).<br />

La fascia successiva dai 60 agli 80 può considerarsi come l'area <strong>di</strong> supporto e assistenza che si<br />

de<strong>di</strong>ca al lavoro <strong>di</strong> cura dell'infanzia, dell'adolescenza e degli anziani senza essere impegnata nel<br />

mondo del lavoro.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Pur uscendo dal mondo del lavoro si è infatti ancora attivi per poter fornire un sostegno alle famiglie<br />

dei figli e contemporaneamente supportare i parenti anziani della famiglia d'origine.<br />

Le fasce d'età restanti quella da 0-18 anni e quella in cui rientra la popolazione utraottantenne,<br />

comprendono la popolazione oggetto <strong>di</strong> cure che a seconda dell'età genera bisogni <strong>di</strong>versi sia nel<br />

bambino che nell'anziano.<br />

All'interno <strong>di</strong> ogni area vengono analizzati lo stato civile, le relazioni parentali, la composizione<br />

quantitativa-qualitativa della famiglia.<br />

Per valutare l'offerta dei servizi è necessario procedere ad una riclassificazione del bilancio per<br />

aree tematiche in<strong>di</strong>viduando quali sono le aree <strong>di</strong>rettamente inerenti al genere, quelle in<strong>di</strong>rettamente<br />

inerenti al genere, le aree ambientali e quelle neutrali.<br />

Al livello più alto vengono collocate le iniziative specifiche, <strong>di</strong>rettamente atte ad agevolare la conciliazione<br />

tra lavoro e famiglia come gli incentivi alle <strong>donne</strong> sulla base del red<strong>di</strong>to, per la <strong>di</strong>soccupazione<br />

o le azioni mirate all'ingresso <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> nel mercato del lavoro.<br />

Allo sta<strong>di</strong>o imme<strong>di</strong>atamente successivo si colloca l'area degli interventi in<strong>di</strong>rettamente mirati al sostegno<br />

del lavoro, in quanto in grado <strong>di</strong> compensare le <strong>di</strong>suguaglianze dovute al <strong>di</strong>verso ruolo all'interno<br />

della famiglia attraverso l'offerta <strong>di</strong> attività de<strong>di</strong>cate all'infanzia, all'adolescenza o agli anziani.<br />

Si collocano in terza posizione le cosiddette aree ambientali che incidono su aspetti del territorio<br />

particolarmente sensibili anche dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> genere: la buona viabilità ed i trasporti influenzano<br />

l'organizzazione <strong>delle</strong> varie attività <strong>di</strong> una famiglia; la cura e la qualità dell'ambiente circostante<br />

e la possibilità <strong>di</strong> usufruire <strong>di</strong> parchi ed aree ver<strong>di</strong> rendono indubbiamente più agevole la <strong>vita</strong> e<br />

l'assistenza per bambini ed anziani.<br />

Le aree tematiche così definite (nel bilancio riclassificato) vengono analizzate singolarmente in<br />

modo da poterle confrontare con le esigenze della popolazione già rilevate dall'analisi <strong>delle</strong> banche<br />

dati.<br />

Per le descrizioni dei servizi si utilizzano <strong>delle</strong> schede dettagliate che mostrino per esempio le<br />

strutture de<strong>di</strong>cate, la modalità <strong>di</strong> gestione, le modalità <strong>di</strong> erogazione del servizio, il personale<br />

impiegato, cercando <strong>di</strong> cogliere tutti gli elementi utili che l'utente potrebbe richiedere al momento<br />

<strong>di</strong> manifestare la domanda <strong>di</strong> accesso al servizio.<br />

La ricerca procede quin<strong>di</strong> sia sul fronte dell'analisi della domanda che su quello dell'offerta dei singoli<br />

servizi incrociandoli anche attraverso degli in<strong>di</strong>ci specifici per il genere che permettano <strong>di</strong> analizzare<br />

l'attività svolta e <strong>di</strong>ano un quadro <strong>di</strong> sintesi del lavoro.<br />

Gli Sviluppi dell'analisi<br />

Al momento attuale stiamo applicando la metodologia <strong>di</strong> analisi sul bilancio del Comune <strong>di</strong> Genova<br />

(650.000 abitanti), e stiamo scambiando informazioni e progettualità con altre Province e Comuni<br />

interessati e la rete <strong>delle</strong> consigliere <strong>di</strong> parità regionali ( Lombar<strong>di</strong>a e Piemonte).<br />

In collaborazione con ISFOL, Provincie <strong>di</strong> Modena e Siena, stiamo indagando l'impatto <strong>di</strong> genere<br />

dell'utilizzo dei fon<strong>di</strong> del F.S.E. Ob. 3 per tutte le misure, dei trasferimenti <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> regionali, dei<br />

fon<strong>di</strong> propri della Provincia de<strong>di</strong>cati alle politiche formative del lavoro.<br />

E' evidente che nel proseguo <strong>di</strong> questa attività si amplia lo scenario dei percorsi, <strong>delle</strong> banche dati<br />

incrociabili, degli in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> genere possibili.<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

43


44<br />

Paolo NATALI Dirigente Settore Ambiente della Provincia <strong>di</strong> Bologna<br />

Il bilancio ambientale della Provincia <strong>di</strong> Bologna, uno strumento per integrare la trasversalità<br />

“ambiente” nella programmazione dell’ente pubblico<br />

Integrazione degli strumenti per la sostenibilità: la “cassetta degli attrezzi”<br />

Rapporti sullo stato dell’Ambiente<br />

In<strong>di</strong>catori sintetici olistici: Energia e<br />

Impronta ecologica<br />

Valutazione <strong>di</strong> Impatto Ambientale<br />

Valutazione Ambientale Strategica<br />

Integrazione degli strumenti per la sostenibilità: la “Cassetta degli attrezzi”<br />

Agenda 21 Locale:<br />

Processo attraverso il quale gli Enti Locali operano in collaborazione con tutti gli attori della<br />

comunità locale per perseguire la Sostenibilità<br />

Progetto LIFE TANDEM<br />

Azione pilota per la promozione <strong>di</strong> EMAS presso gli Enti Locali che operano a vasta scala in<br />

Tandem con Agenda 21 Locale<br />

Progetto LIFE CLEAR<br />

Primo progetto <strong>di</strong> Contabilità ambientale applicata agli Enti Locali per l’approvazione <strong>di</strong> “Bilanci<br />

Ambientali”<br />

Obiettivi:Trasversalità dell’Ambiente nelle politiche<br />

– Informazione, partecipazione e trasparenza<br />

– Miglioramento <strong>delle</strong> performances ambientali<br />

– Controllo dell’efficacia della spesa ambientale<br />

PROGETTO LIFE “TANDEM”<br />

Tandem tra istituzioni che operano sullo stesso territorio (Comune – Provincia)<br />

Tandem tra E.M.A.S. ed AGENDA 21 L<br />

Tandem tra pubblico e privato<br />

- Il Progetto ha come finalità quella <strong>di</strong> definire una metodologia applicabile da parte <strong>di</strong> una<br />

P.A. che intenda registrare tutta o parte della propria organizzazione secondo il<br />

regolamento EMAS, esplicitando le sinergie e le <strong>di</strong>fferenze tra istituzioni <strong>di</strong>verse che<br />

operano sul medesimo territorio (es.Provincia e Comune capoluogo) ed evidenziando i<br />

legami con il processo <strong>di</strong> Agenda21 L<br />

- Workshop conclusivo febbraio 2004<br />

- Registrazione EMAS dell’organizzazione “Provincia <strong>di</strong> Bologna” entro giugno 2004<br />

PROCESSO DI AGENDA 21 LOCALE<br />

Coinvolgimento degli Stakeholders provinciali nella definizione del Piano d’Azione<br />

Locale<br />

Impegno dell’Amministrazione e degli Stakeholders per la realizzazione <strong>di</strong> Azioni e<br />

progetti Sostenibili per il Territorio:<br />

Progetti dei Gruppi <strong>di</strong> Partnership<br />

Piano Operativo della Provincia <strong>di</strong> Bologna<br />

Focus trasversali <strong>di</strong> Agenda 21 (Ag 21 a scuola, Ag 21 nei parchi, Acquisti ver<strong>di</strong>)<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

•PROGETTO LIFE CLEAR<br />

Contabilità Ambientale<br />

Il Progetto, sperimentale rispetto alla prevista legge quadro in materia <strong>di</strong> contabilità ambientale, si<br />

propone l’approvazione da parte <strong>di</strong> una ventina <strong>di</strong> enti partners, <strong>di</strong> un bilancio ambientale avente lo scopo<br />

<strong>di</strong> documentare sia dal punto <strong>di</strong> vista fisico che economico-finanziario, la politica ambientale dell’Ente<br />

stesso.<br />

PROGETTO CLEAR: I PARTNER<br />

Comune <strong>di</strong> Ferrara<br />

Comune <strong>di</strong> Cavriago<br />

Comune <strong>di</strong> Bergeggi<br />

Comune <strong>di</strong> Ravenna<br />

Comune <strong>di</strong> Reggio Emilia<br />

Comune <strong>di</strong> Rovigo<br />

Comune <strong>di</strong> Pavia<br />

Comune <strong>di</strong> Varese Ligure<br />

Comune <strong>di</strong> Castelnovo ne’ Monti<br />

Fasi<br />

Sottofasi<br />

Tempi<br />

Impostazione<br />

operativa e<br />

avviamento<br />

Comune <strong>di</strong> Grosseto<br />

Comune <strong>di</strong> Modena<br />

Comune <strong>di</strong> Salsomaggiore<br />

Provincia <strong>di</strong> Bologna<br />

Provincia <strong>di</strong> Ferrara<br />

Provincia <strong>di</strong> Napoli<br />

Provincia <strong>di</strong> Torino<br />

LES ECOMAIRES<br />

Regione Emilia Romagna<br />

1.1 Piano operativo e Kick-off 2.1. Definizione del Gruppo <strong>di</strong> lavoro 3.1. Valutazione dei risultati<br />

locale, politiche, programmi e impegni; della sperimentazione<br />

definizione dell’ambito <strong>di</strong> applicazione<br />

3.2. Elaborazione e<br />

2.2. Identificazione degli interventi redazione dei principi<br />

ambientali, loro monetizzazione e contabili e del modello<br />

1.2. Mappatura degli<br />

attori e dei dati per il<br />

territorio <strong>di</strong> riferimento<br />

riclassificazione della spesa<br />

2.3. Definizione mappa stakeholders<br />

locali e loro coinvolgimento nella<br />

identificazione degli aspetti ambientali<br />

CLEAR<br />

3.3. Messa a punto <strong>di</strong><br />

“Principi e pratiche CLEAR”<br />

1.3. Inquadramento<br />

<strong>di</strong> maggiore significatività<br />

dati, in<strong>di</strong>catori e analisi<br />

domanda esistente<br />

2.4. Costruzioni modelli <strong>di</strong> rilevazione<br />

e sottosistemi informativi<br />

2.5. Rilevazione dati, misurazioni,<br />

in<strong>di</strong>catori, convenzioni <strong>di</strong> stima,<br />

modelli, reporting<br />

1.4. Finalizzazione del 2.6. Estensione della sperimentazione<br />

piano operativo locale<br />

e adattamento <strong>di</strong> criteri <strong>di</strong> analisi<br />

2.7. Primo bilancio ambientale e<br />

integrazione con strumenti <strong>di</strong><br />

programmazione esistenti<br />

Dal 1/10/01<br />

al 25/1/02<br />

Sperimentazione<br />

locale<br />

Dal 25/1/02<br />

al 30/1/03<br />

Integrazione <strong>delle</strong><br />

esperienze:<br />

il metodo CLEAR<br />

Dal 7/1/03<br />

al 30/5/03<br />

Diffusione<br />

4.1. Sito web e<br />

newsletter<br />

4.2. Workshop<br />

4.3 Volume e CD Rom<br />

4.4 Convegno<br />

nazionale, con<br />

osservatori stranieri e<br />

produzione <strong>di</strong> libri<br />

4.5 Seminari e<br />

valutazioni<br />

Dal 1/10/01<br />

al 30/9/03<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

45


46<br />

Paolo NATALI Dirigente Settore Ambiente della Provincia <strong>di</strong> Bologna<br />

Progressiva<br />

integrazione<br />

<strong>delle</strong> politiche<br />

ambientali nel<br />

livello<br />

decisionale<br />

dell’Ente<br />

(…approvazione<br />

del bilancio<br />

ambientale<br />

contestualment<br />

e al bilancio <strong>di</strong><br />

previsione)<br />

PROGETTO CLEAR<br />

I principali output del progetto sono:<br />

PROGETTO CLEAR<br />

Esplicitazione <strong>delle</strong><br />

politiche (VAS) e<br />

<strong>delle</strong> attività<br />

Definizione degli<br />

in<strong>di</strong>catori (sistema dei<br />

conti fisici ed economici)<br />

“il piano dei conti”<br />

Riclassificazione <strong>delle</strong><br />

spese ambientali<br />

(conti monetari e<br />

in<strong>di</strong>catori)<br />

Redazione del<br />

BILANCIO AMBIENTALE<br />

(Progetto <strong>di</strong> Legge<br />

Quadro)<br />

I 18 bilanci ambientali approvati dai partner che testimoniano l’avvio del processo interno all’Ente<br />

Coinvolgimento<br />

degli<br />

interlocutori <strong>di</strong><br />

riferimento<br />

nell’intero<br />

processo <strong>di</strong>:<br />

•Definizione<br />

<strong>delle</strong> politiche<br />

•Definizione<br />

degli in<strong>di</strong>catori<br />

•Comunicazione<br />

dei risultati<br />

La redazione dei principi contabili CLEAR, dunque dei fondamenti <strong>di</strong> processo, <strong>di</strong> contabilizzazione e <strong>di</strong> reporting del Bilancio<br />

Ambientale dell’Ente<br />

PROGETTO CLEAR: GLI AMBITI PER LE PROVINCE<br />

1. Ambiente naturale<br />

2. Risorse idriche<br />

3. Atmosfera, energia, rumore, elettromagnetismo<br />

4. Territorio e uso del suolo<br />

5. Attività produttive<br />

6. Rifiuti<br />

7. Trasporti e viabilità<br />

8. Informazione, educazione, formazione e partecipazione<br />

9. Gestione ambientale interna<br />

10. Altri impegni ambientali<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

Competenza<br />

Ambito<br />

Commenti<br />

ai dati<br />

Politiche ed<br />

in<strong>di</strong>catori<br />

fisici<br />

Competenza<br />

Ambito<br />

Commenti<br />

ai dati<br />

Politiche ed<br />

in<strong>di</strong>catori<br />

fisici<br />

PROGETTO CLEAR: ESEMPIO CONTI FISICI<br />

5. Attività Produttive<br />

5.1 Agricoltura<br />

… …<br />

Si ritiene interessante l’evoluzione subita dai meto<strong>di</strong> produttivi, ossia lo sviluppo <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> coltivazione<br />

ed allevamento che permettono <strong>di</strong> ottenere produzioni <strong>di</strong> qualità certificata. Per sostenere tale processo,<br />

sono in atto iniziative che operano a <strong>di</strong>versi livelli, sia sugli operatori, attraverso corsi <strong>di</strong> formazione e servizi<br />

<strong>di</strong> assistenza tecnica, sia sui citta<strong>di</strong>ni me<strong>di</strong>ante la promozione dei prodotti tipici del territorio bolognese e<br />

l’educazione alimentare nelle scuole… …<br />

Politiche In<strong>di</strong>catori Unità <strong>di</strong><br />

misura<br />

Valore<br />

Favorire, grazie alle misure<br />

Agroambientali (obiettivo 2<br />

PRSR), l’agricoltura biologica<br />

e la forestazione in pianura<br />

Richieste <strong>di</strong> adesione<br />

alla misura 2f<br />

Richieste <strong>di</strong> adesione<br />

misura 2h<br />

Domande presentate<br />

Domande liquidate<br />

Rapporto domande<br />

finanziate su richieste per<br />

forestazione in pianura<br />

N<br />

N<br />

%<br />

1.960<br />

827<br />

58<br />

Favorire, le imprese agricole<br />

che migliorano lo stato<br />

Presenza <strong>di</strong> aziende<br />

agricole biologiche<br />

% 3,6<br />

dell’ambiente e rispettano la<br />

legislazione ambientale<br />

Corsi <strong>di</strong> formazione<br />

Numero corsi<br />

Partecipanti<br />

N<br />

N<br />

4<br />

104<br />

Integrare il red<strong>di</strong>to agricolo<br />

favorendo lo sviluppo <strong>delle</strong><br />

attività collegate<br />

(agriturismo, fattorie<br />

<strong>di</strong>dattiche, servizi culturali,<br />

ecc.)<br />

Diffusione<br />

agriturismo<br />

Diffusione fattori<br />

<strong>di</strong>dattiche<br />

Numero <strong>di</strong> aziende<br />

agrituristiche attive<br />

Fruitori del servizio <strong>di</strong><br />

alloggio<br />

Pernottamenti<br />

Numero attori <strong>di</strong>dattiche<br />

Classi in visita<br />

Corsi <strong>di</strong> formazione per<br />

operatori<br />

Partecipanti<br />

N<br />

N<br />

N<br />

N<br />

N<br />

N<br />

N<br />

88<br />

2.380<br />

Fig. 5.1.1<br />

41<br />

250<br />

3<br />

129<br />

Incontri del coor<strong>di</strong>namento<br />

fattorie <strong>di</strong>dattiche<br />

N 5<br />

Azioni promozionali N 4<br />

PROGETTO CLEAR: ESEMPIO CONTI FISICI<br />

7. Trasporti e viabilità<br />

7.1 Introduzione <strong>di</strong> principi <strong>di</strong> sostenibilità nella<br />

pianificazione e nella regolazione della mobilità<br />

… …<br />

Il numero <strong>di</strong> posti auto è un in<strong>di</strong>catore significativo che permette <strong>di</strong> evidenziare il grado<br />

<strong>di</strong> interscambio nell’utilizzo complementare dei <strong>di</strong>versi mezzi <strong>di</strong> trasporto e per definire<br />

l’articolazione dell’offerta <strong>di</strong> mobilità alternativa nel territorio provinciale… …<br />

Politiche e impegni In<strong>di</strong>catori<br />

Unità <strong>di</strong><br />

misura<br />

Valore<br />

- Definire criteri <strong>di</strong> priorità <strong>di</strong> Spostamenti<br />

attuazione dei PRG comunali per pendolari per<br />

favorire lo sviluppo inse<strong>di</strong>ativo modalità <strong>di</strong><br />

in prossimità <strong>delle</strong> fermate del trasporto<br />

SFM<br />

Totale<br />

(anno 1996)<br />

Ripartizione modale<br />

degli spostamenti<br />

(anno 1996)<br />

N 496˙694<br />

Ve<strong>di</strong> figura<br />

5.7.1<br />

- Concentrare i nuovi poli <strong>di</strong><br />

sviluppo presso le fermate Auto per<br />

ferroviarie, piuttosto che presso kilometro<br />

gran<strong>di</strong> assi stradali ed<br />

Totale giornaliero<br />

Totale per ora <strong>di</strong><br />

punta<br />

Veicoli *<br />

Km/gg<br />

Veicoli *<br />

Km/ora<br />

30.239.925<br />

2.220.914<br />

-<br />

-<br />

autostradali<br />

Ridurre il trasporto privato su<br />

gomma <strong>di</strong> persone e <strong>di</strong> merci<br />

Sviluppare e valorizzare la rete<br />

del trasporto pubblico ad alta<br />

capacità e le modalità <strong>di</strong><br />

Posti Auto<br />

parcheggi <strong>di</strong><br />

interscambio<br />

Totale esistenti<br />

Totale previsti<br />

(progetto SFM)<br />

Passeggeri<br />

trasportati / anno<br />

N<br />

N<br />

N<br />

7.666<br />

3.812<br />

3.440.051<br />

-<br />

-<br />

trasporto non motorizzate ed in<br />

Voli, passeggeri, Movimenti effettuati<br />

sede propria<br />

merci trasportate / anno<br />

In<strong>di</strong>viduare e qualificare i no<strong>di</strong><br />

dall’Aeroporto Merci trasportate /<br />

principali <strong>di</strong> interscambio fra<br />

“G.Marconi” anno<br />

trasporto pubblico e privato<br />

Posta trasportata /<br />

Sviluppare il traffico<br />

anno<br />

aeroportuale<br />

N<br />

Tonn<br />

Tonn<br />

56.746<br />

22.569<br />

3.540<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

47


48<br />

Paolo NATALI Dirigente Settore Ambiente della Provincia <strong>di</strong> Bologna<br />

Investimenti<br />

Lire<br />

PROGETTO CLEAR: IL CONTO EPEA<br />

Descrizione 2002 2001 2000<br />

1. Protezione dell'aria e del clima 630.98.780 40.025.112 906.478<br />

2. Gestione <strong>delle</strong> acque <strong>di</strong> scarico 179.351 44.751 93.120<br />

3. Trattamento dei rifiuti 245.639 53.674 24.840<br />

4. Protezione del suolo, sottosuolo e falde 305.789 117.345 39.117<br />

5. Abbattimento rumori e vibrazioni - - -<br />

6. Protezione del paesaggio e della natura,<br />

recupero corpi idrici superficiali inquinati<br />

478.507 1.762.218 1.598.720<br />

7. Protezione contro le ra<strong>di</strong>azioni - 28 -<br />

8. Spese per ricerca e sviluppo ambientale 2.695 12.394 17.931<br />

9. Altre attività <strong>di</strong> protezione dell'ambiente 4.421.997 4.695.160 3.706.047<br />

Totale 68.734.270 46.710.685 6.386.255<br />

Spese Correnti<br />

Lire<br />

Descrizione 2002 2001 2000<br />

1. Protezione dell'aria e del clima 209.498 100.852 66.723<br />

2. Gestione <strong>delle</strong> acque <strong>di</strong> scarico - 330.690 570.891<br />

3. Trattamento dei rifiuti 15.494 - 206.911<br />

4. Protezione del suolo, sottosuolo e falde 546.183 228.499 745.189<br />

5. Abbattimento rumori e vibrazioni - 43.513 -<br />

6. Protezione del paesaggio e della natura,<br />

recupero corpi idrici superficiali inquinati<br />

26603 976.531 476.327<br />

7. Protezione contro le ra<strong>di</strong>azioni - - -<br />

8. Spese per ricerca e sviluppo ambientale 2.695 173.612 -<br />

9. Altre attività <strong>di</strong> protezione dell'ambiente 337.461 551.997 204.631<br />

Totale 1.135.238 2.405.698 2.270.675<br />

PROGETTO CLEAR: CONTI MONETARI<br />

Descrizione 2002 2001 2000<br />

1. Ambiente naturale 2.756.849 3.056.579 959.083<br />

2. Risorse idriche 245.774 464.833 539.121<br />

3. Atmosfera, energia, rumore, elettromagn 127.558 158.979 108.974<br />

4. Territorio e uso del suolo 921.145 1.128.657 2.444.050<br />

5. Attività produttive 558.567 1.209.438 1.081.652<br />

6. Rifiuti 245.639 200.108 138.671<br />

7. Trasporti e viabilità 62.971.222 40.082.927 862.268<br />

8. Informazione, educazione, formazione e<br />

partecipazione 495.372 409.164 252.436<br />

9. Gestione ambientale interna 93.104 - -<br />

10. Altri impegni ambientali - - -<br />

Totale (escluso trasporti) 5.763.048 6.627.758 6.386.256<br />

Spese Correnti Lire<br />

Totale 68.734.270 46.710.686 6.386.256<br />

Descrizione 2002 2001 2000<br />

1. Ambiente naturale 59.435 580.857 525.536<br />

2. Risorse idriche 0 330.691 713.434<br />

3. Atmosfera, energia, rumore, elettromagn 86.523 132.047 64.677<br />

4. Territorio e uso del suolo 688.768 160.139 628.324<br />

Investimenti Lire<br />

5. Attività produttive<br />

6. Rifiuti<br />

91.185<br />

15.494<br />

506.074<br />

0<br />

25.720<br />

206.912<br />

7. Trasporti e viabilità 122.975 579.296 67.884<br />

8. Informazione, educazione, formazione e<br />

partecipazione<br />

70.858 116.595 38.189<br />

9. Gestione ambientale interna 0 0<br />

10. Altri impegni ambientali 0 0<br />

Totale 1.135.238 2.405.698 2.270.676<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>


Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

PROGETTO CLEAR: RISULTATI RAGGIUNTI<br />

Consuntivo 2000 - 2001 - 2002<br />

Preventivo 2004<br />

PROGETTO CLEAR: DA SEGNALARE<br />

1. Trasversalità del fattore “Ambiente”:<br />

Difficoltà e successi<br />

Volontà politica<br />

2. Efficacia della spesa ambientale<br />

3. Dare continuità e<strong>vita</strong>ndo <strong>di</strong> cadere nella “routine”<br />

4. Unificare i meto<strong>di</strong> CLEAR ed EPEA<br />

5. Corretta identificazione <strong>delle</strong> spese ambientali<br />

6. Integrazione della Contabilità Ambientale con il sistema <strong>di</strong> pianificazione e controllo <strong>di</strong><br />

gestione<br />

7. Informazione e Partecipazione<br />

Informazioni Provincia <strong>di</strong> Bologna<br />

Responsabile dei progetti CLEAR e TANDEM:<br />

ing. Paolo Natali - Direttore Settore Ambiente<br />

tel. 051/659 8302<br />

fax. 051/659 8550<br />

mail paolo.natali@nts.provincia.bologna.it<br />

daniele.tartari@nts.provincia.bologna.i<br />

Sito web: www.provincia.bologna.it/ambiente/<br />

Sito Ufficiale del progetto CLEAR: www.clear-life.it/<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />

49


50<br />

Elisabetta PARISI Fondazione per l’Ambiente “T. Fenoglio” città <strong>di</strong> Settimo Torinese<br />

Un’esperienza <strong>di</strong> Contabilità Ambientale presso il Comune <strong>di</strong> Settimo Torinese<br />

La Contabilità Ambientale può essere definita come un<br />

sistema che permette <strong>di</strong> rilevare, organizzare, gestire e<br />

comunicare informazioni e dati ambientali, questi ultimi<br />

espressi in unità fisiche e monetarie.<br />

A seconda che l’utilizzatore del sistema sia<br />

un’organizzazione pubblica o privata si parlerà <strong>di</strong><br />

contabilità ambientale pubblica o <strong>di</strong> impresa.<br />

Se numerose aziende private nell’intento <strong>di</strong> migliorare le<br />

strategie <strong>di</strong> comunicazione ambientale hanno sperimentato già<br />

da tempo e con successo gli strumenti della Contabilità<br />

Ambientale e del Bilancio Ambientale, tali strumenti non<br />

risultano ad oggi altrettanto adottati da parte della pubblica<br />

amministrazione.<br />

Progetto della Fondazione per la messa a<br />

punto <strong>di</strong> una metodologia per il<br />

Comune <strong>di</strong> Settimo Torinese<br />

<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!