globalizzazione e vita delle donne - Consigliera di Parità
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Linda Laura SABBADINI Direttore Centrale ISTAT<br />
La <strong>di</strong>sponibilità <strong>delle</strong> informazioni statistiche in un'ottica <strong>di</strong> genere, al fine della valutazione<br />
della sostenibilità <strong>di</strong> genere costituisce un tema fondamentale affrontato a livello nazionale e<br />
internazionale. Oggi attraversiamo una fase <strong>di</strong> forte criticità, non solo in Italia. Il problema <strong>di</strong><br />
portata internazionale, è quello <strong>delle</strong> statistiche <strong>di</strong> genere: il rischio è l'arretramento su questo<br />
terreno perché si investe sempre <strong>di</strong> meno nei fon<strong>di</strong> da dare alla statistica ufficiale e quando<br />
ci sono tagli da apportare queste sono le prime statistiche che vengono tagliate. Anche a<br />
livello internazionale, l'ufficio statistico dell'ONU ha ridotto i fon<strong>di</strong> da assegnare alle statistiche<br />
<strong>di</strong> genere.<br />
E' evidente che ciò incide sulla possibilità <strong>di</strong> avere dati adeguati per le politiche, se mancano<br />
i dati, non si può valutare l'impatto <strong>delle</strong> politiche in un'ottica <strong>di</strong> genere. D'altro canto alcune<br />
statistiche sono regolamentate per legge, altre invece no; nel momento in cui gli istituti nazionali<br />
<strong>di</strong> statistica si trovano a dover fare la graduatoria <strong>delle</strong> statistiche da tagliare, <strong>di</strong>venta<br />
quasi scontato che le statistiche non tutelate per legge, come quelle <strong>di</strong> genere, vedono tagliati<br />
i loro fon<strong>di</strong>.<br />
Quando si parla <strong>di</strong> <strong>globalizzazione</strong> si affronta un'ottica <strong>di</strong> sostenibilità anche <strong>di</strong> genere. A livello<br />
internazionale si pone il problema degli effetti <strong>di</strong> questi processi: il peggioramento <strong>delle</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> popolazioni, in termini <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> povertà ecc. In Italia è importate riflettere<br />
su ciò che sta accadendo. Rispetto alla con<strong>di</strong>zione sul lavoro vista in un'ottica <strong>di</strong> genere,<br />
va sottolineato il fatto che, negli ultimi 10 anni, la con<strong>di</strong>zione femminile è notevolmente migliorata:<br />
1.200.000 <strong>donne</strong> sono entrate ex novo nel mercato del lavoro. Abbiamo assistito ad un<br />
inserimento massiccio in tutti i settori, trainato dal dei servizi. Non esiste più lo stereotipo della<br />
donna come coa<strong>di</strong>uvante nell'agricoltura, o che fa il lavoro all'interno della pubblica amministrazione<br />
solo la mattina. Si sono sviluppate varie tipologie <strong>di</strong> lavori, con tanti orari: ci sono<br />
<strong>donne</strong> che fanno il lavoro notturno, <strong>donne</strong> che fanno il lavoro serale, o quelle che lavorano a<br />
turni, sono circa 600.000-700.000.<br />
Parallelamente a questo processo importante <strong>di</strong> crescita dell'occupazione femminile, è<br />
aumentato il lavoro a tempo determinato, soprattutto nelle fasce giovanili. L'Italia è stata<br />
caratterizzata da buoni tassi <strong>di</strong> transizione verso il lavoro a tempo indeterminato che hanno<br />
garantito una certa sostenibilità da un punto <strong>di</strong> vista <strong>delle</strong> con<strong>di</strong>zioni complessive della donna.<br />
Bisognerà vedere cosa succederà in futuro: i tassi <strong>di</strong> transizione da lavoro a tempo determinato<br />
a indeterminato continueranno ad essere elevati? Se così non sarà, ovviamente, si<br />
avranno <strong>delle</strong> pesanti conseguenze, soprattutto nella fase della <strong>vita</strong> anziana a causa dello<br />
spezzettamento della carriera lavorativa, situazione che si verificherà con più frequenza nel<br />
segmento <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>.<br />
Due mon<strong>di</strong> completamente <strong>di</strong>versi sono emersi in questi anni: <strong>di</strong> questo milione e 200.000<br />
<strong>donne</strong> inserite nel mondo del lavoro, un milione vive al centro-nord Italia. Nel centro-nord<br />
Italia è cambiato completamente il quadro complessivo: le <strong>donne</strong> lavorano sempre <strong>di</strong> più; nel<br />
sud Italia le <strong>di</strong>fficoltà continueranno a permanere, ma emerge una pressione sul mercato del<br />
lavoro da parte <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> del sud che sono sempre più istruite e che cominciano a comportarsi<br />
sempre <strong>di</strong> più come quelle del centro-nord. Si tratta <strong>di</strong> una situazione in cui i bisogni convergono<br />
decisamente ma non altrettanto le opportunità, sia quelle <strong>di</strong> lavoro, che per le <strong>donne</strong><br />
al sud sono minori perché devono competere con gli uomini nella ricerca <strong>di</strong> una occupazione,<br />
sia quelle da parte dei servizi.<br />
Infine, le <strong>donne</strong> del sud sono più svantaggiate perché prive <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> aiuto familiare: le<br />
<strong>donne</strong> lavoratrici con figli piccoli del centro-nord, in particolare nel Veneto e nell'Emilia<br />
Romagna, sono fortemente sostenute dai propri genitori. Al sud, dove le <strong>donne</strong> che lavorano<br />
sono <strong>di</strong> meno, le lavoratrici hanno più figli <strong>di</strong> quelle del nord e hanno meno sostegno, sia dai<br />
servizi sociali, sia dalla rete familiare che qui è impegnata soprattutto nel sostegno degli<br />
anziani. Le <strong>donne</strong> lavoratrici del sud, infatti, si trovano a dover supportare i genitori anziani<br />
<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>