28 Mara RUMIZ Presidente del Consiglio Comunale <strong>di</strong> Venezia A tutto questo corrisponde l'incapacità dei Partiti <strong>di</strong> cogliere i bisogni, <strong>di</strong> elaborare proposte, <strong>di</strong> dare adeguate risposte. Anzi, i Partiti e le Istituzioni sono sempre più autoreferenziali. Io penso che quello a cui noi dovremmo guardare non è più soltanto il tema della rappresentanza <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> ma, considerando questa para<strong>di</strong>gmatica <strong>di</strong> altre specificità, farci carico del problema complessivo. Proprio perché abbiamo patito, patiamo, l'esclusione dai luoghi della rappresentanza politica, abbiamo molto da <strong>di</strong>re sulla necessità <strong>di</strong> costruire nuovi scenari e nuove regole per la politica e per i luoghi della sua rappresentazione. Si tratta <strong>di</strong> un obiettivo <strong>di</strong>fficile, su cui non abbiamo modelli a cui riferirci. Si tratta, proprio per questo, <strong>di</strong> raccogliere la sfida, mettendo in campo le nostre esperienze, i nostri saperi, la nostra passione. <strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong>
Grazia Francescato Co-portavoce dei Ver<strong>di</strong> Europei L'Agenda 21 in Europa Se siamo qui tutte attente, vuol <strong>di</strong>re che abbiamo la consapevolezza che il momento è pericolosissimo. Mi fa piacere <strong>di</strong> essere la prima ed unica famiglia europea che viene rappresentata da un portavoce donna e da un portavoce uomo, infatti ho un partner maschio che si chiama Pekka Haavisto, ex Ministro dell'Ambiente Finlandese. In altre parole, in tutte le istituzioni siamo eletti in 2. Il gruppo Verde al Parlamento Europeo ha un vicepresidente uomo, Daniel Cohn- Ben<strong>di</strong>t, e un presidente donna che è Monica Frassoni. Credo che questo sia un dato importante, credo che questo fatto <strong>di</strong> essere così fortemente presenti con un forte filone rosa nel verde non sia estraneo alla capacità che abbiamo avuto in 2 anni, un tempo che è pochissimo in politica, <strong>di</strong> unire 32 partiti Ver<strong>di</strong>, dell'est e dell'ovest, e non in maniera così formale come i partiti comunisti con Bertinotti ma piuttosto con principi guida uniti da un manifesto comune, una comune campagna europea e da statuti comuni. Questa capacità <strong>di</strong> tessere <strong>delle</strong> tele non è estranea al fatto che c'è una forte presenza della componente <strong>donne</strong>, fattore assolutamente necessario perché il momento è pericolosissimo, c'è un ritorno in<strong>di</strong>etro spaventoso e dobbiamo <strong>di</strong>rci che il famoso sviluppo sostenibile tanto auspicato ormai è morto e sepolto. E la sepoltura dello sviluppo sostenibile è avvenuta a Johannesburg. Io sono stata presente alla nascita <strong>di</strong> questa teoria dello sviluppo sostenibile quando era ancora un'eresia, nell'ormai remoto 1972 -sembrano secoli fa, infatti sono 32 anni-. Ero presente quando è stata formulata questa eresia dello sviluppo sostenibile, cioè del matrimonio tra ecologia ed economia, che, come <strong>di</strong>co io, è riuscita a <strong>di</strong>ventare ortodossia nel '92; ero presente quando a Rio de Janeiro, con grande solennità, 156 gran<strong>di</strong> del mondo hanno sancito la necessità che la sostenibilità <strong>di</strong>ventasse la rotta lungo la quale tutto il pianeta avrebbe dovuto viaggiare. L'illusione è durata poco, qualcosa è stato fatto ma è durato poco, basta vedere come è stato faticoso e tormentato il viaggio dei famosi protocolli <strong>di</strong> Kyoto, che devono ancora essere implementati, e Johannesburg ha segnato la sepoltura <strong>di</strong> tutto. La teoria dello sviluppo sostenibile è <strong>di</strong>ventata un mantra sempre evocato da tutti quanti, da tutti i documenti dell'ONU e dell'Unione Europea nei quali lo sviluppo sostenibile viene costantemente evocato ma molto raramente applicato. Nel frattempo, e soprattutto negli ultimi 4 anni, qualcos'altro è accaduto nel pianeta, e non è un caso che siamo una <strong>delle</strong> poche generazioni che ha girato la pagina del secolo testimoniando un cambio <strong>di</strong> epoca così clamoroso, così eclatante. In questi 4 anni, prendo Settle come momento topico in cui lo spirito dei tempi è reso visibile, la <strong>globalizzazione</strong> intesa come mercato è avanzata, ha spiazzato l'intero pianeta, buttando a mare tutte le regole eccetto le regole del mercato per cui qualunque elemento della nostra <strong>vita</strong> è <strong>di</strong>ventato merce, a cominciare dai nostri stessi corpi, a cominciare dal nostro stesso co<strong>di</strong>ce genetico, ve<strong>di</strong> gli OGM - questo impone una riflessione epocale anche al centrosinistra. Noi siamo <strong>di</strong> fronte a un cambiamento della natura stessa dei <strong>di</strong>ritti, in cui c'è uno strano mix tra la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere i <strong>di</strong>ritti arcaici e quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la propria faccia, per esempio <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> afghane, o quello <strong>di</strong> avere accesso all'acqua, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere il proprio co<strong>di</strong>ce genetico: scusate, ma 10 o 20 anni fa qualcuno <strong>di</strong> noi pensava che avremmo dovuto <strong>di</strong>fendere il co<strong>di</strong>ce genetico? la nostra proprietà? In pratica, siamo a metà strada, con un piede nella Bibbia e un piede nel 2000; basta vedere le icone <strong>delle</strong> guerre attuali, in cui da una parte c'è Osama Bin Laden, vestito come un profeta, però con il kalashnicov in mano, dall'altra c'è l'ipertecnologizzato soldato U.S.A. che utilizza tutte le tecnologie del terzo millennio. Quin<strong>di</strong> è cambiata la natura stessa dei <strong>di</strong>ritti, ma quello che è cambiato <strong>di</strong> più è il fatto che il concetto <strong>di</strong> guerra si è ampliato. Bianca Pomeranzi <strong>di</strong>ceva, visto che ci sono 57 conflitti nel mondo, che non è soltanto la guerra con le armi che ci preoccupa. Ci preoccupa la guerra economica, cioè il fatto che tutte le regole sono state spazzate via dalla sola ed esclusiva regola del mercato che trasforma tutto in merce. Questo è un grave problema, guardate che anche il commercio è un'arma <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> massa e non soltanto le bombe più o meno intelligenti; e chi è stato, sicu- <strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong> 29