globalizzazione e vita delle donne - Consigliera di Parità
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Globalizzazione e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />
che stanno in peggiori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute rispetto a quelli del nord. A tutto questo si aggiunge<br />
che nel nord-est è più <strong>di</strong>ffuso il lavoro part-time, formula che favorisce la conciliazione tra<br />
i tempi <strong>di</strong> lavoro e i tempi <strong>di</strong> <strong>vita</strong>. Nel sud la situazione della donna lavoratrice presenta maggiori<br />
criticità; la crescita dell'occupazione femminile c'è stata nonostante tutto, ma è avvenuta<br />
a scapito <strong>di</strong> un sovraccarico <strong>di</strong> lavoro familiare e <strong>di</strong> lavoro extra-domestico.<br />
In terzo luogo, la crescita del lavoro femminile è stato un elemento <strong>di</strong> protezione dalla povertà:<br />
se cresce il lavoro femminile, questo protegge le <strong>donne</strong> e le loro famiglie dal rischio <strong>di</strong><br />
povertà.<br />
Oggi esistono <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> povertà. Oltre alla povertà degli anziani e quella <strong>delle</strong> famiglie<br />
numerose, emerge un rischio <strong>di</strong> povertà anche per le famiglie <strong>delle</strong> persone che lavorano<br />
(working-poor). Alcune tipologie <strong>di</strong> famiglie con capofamiglia donna sono più esposte al<br />
rischio <strong>di</strong> povertà: le famiglie <strong>di</strong> anziane sole, le monogenitore (pochissimi sono i casi <strong>di</strong><br />
monogenitore maschio), e il rischio <strong>di</strong> povertà per le famiglie guidate da <strong>donne</strong> è più alto nei<br />
gran<strong>di</strong> centri.<br />
Nelle famiglie in cui è solo la moglie ad essere <strong>di</strong>soccupata, il rischio <strong>di</strong> povertà è del 12,3%;<br />
nella situazione inversa, in cui è solo il marito a non lavorare, il rischio <strong>di</strong> povertà arriva al<br />
28,8%. E' quin<strong>di</strong> evidente la minore capacità red<strong>di</strong>tuale della donna rispetto agli uomini, e ciò<br />
è confermato anche a parità <strong>di</strong> titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />
Per quanto riguarda le tematiche ambientali, da quanto emerge dalle rilevazioni statistiche,<br />
l'ambiente non è una <strong>di</strong>mensione che i citta<strong>di</strong>ni italiani ritengono prioritaria tra i problemi del<br />
paese. I problemi ritenuti prioritari, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> importanza, sono: la <strong>di</strong>soccupazione, la criminalità,<br />
l'immigrazione, l'inefficienza del sistema sanitario, la povertà, e al 6° posto l'ambiente<br />
(21% <strong>delle</strong> preferenze). I soggetti più sensibili al tema dell'ambiente sono le ragazze dai 14 a<br />
19 anni, che collocano l'ambiente al 3° posto.<br />
La cosa interessante è che,dal 1998 ad oggi, si registra una sensibilità crescente verso i problemi<br />
dell'ambiente. Nell'arco <strong>di</strong> soli 4 anni l'importanza che viene data alla tematica ambientale<br />
è cresciuta <strong>di</strong> ben 5 punti percentuali. In generale, i dati evidenziano la presenza <strong>di</strong> un<br />
segmento molto motivato nei confronti <strong>delle</strong> problematiche ambientali, costituito dalle ragazze<br />
tra i 14-17 anni (21%), un altro segmento non particolarmente motivato, ma comunque<br />
interessato (15%), e una gran massa <strong>di</strong> popolazione che non si sente coinvolta in questo tipo<br />
<strong>di</strong> tematiche.<br />
Se analizziamo i dati raccolti per grado <strong>di</strong> istruzione degli in<strong>di</strong>vidui, possiamo osservare che<br />
ben il 65% <strong>di</strong> coloro che hanno un titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o me<strong>di</strong>o-alto (<strong>di</strong>ploma o laurea) ha un interesse<br />
verso le tematiche ambientali, in<strong>di</strong>pendentemente dal sesso e la classe <strong>di</strong> età. Chi si<br />
interessa all'ambiente, lo fa soprattutto attraverso i me<strong>di</strong>a (tv, ra<strong>di</strong>o, giornali), mentre per i giovani<br />
il canale <strong>di</strong> informazione è più spesso la scuola. Tra gli interessati, il 5% si attiva e partecipa<br />
alle iniziative <strong>di</strong> tipo ambientale, e anche in questo caso il dato cresce per le ragazze<br />
tra i 14 e i 19 anni .<br />
In generale, i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>chiarano che i problemi ambientali non vengono affrontati in modo<br />
adeguato e ciò a partire dall'informazione che danno i me<strong>di</strong>a su queste tematiche. Alla domanda:<br />
"quali sono i soggetti che possono cambiare qualcosa?", nel 68% dei casi, gli intervistati<br />
in<strong>di</strong>viduano i citta<strong>di</strong>ni stessi, al secondo posto seguono il governo, il parlamento e gli enti locali;<br />
al 3° posto vengono collocate infine le imprese (34,4%). I citta<strong>di</strong>ni in<strong>di</strong>cano come grosse<br />
emergenze ambientali: l'effetto serra, il buco nell'ozono, l'inquinamento dell'aria, l'inquinamento<br />
dell'acqua, la produzione e lo smaltimento <strong>di</strong> rifiuti, i cambiamenti climatici, il <strong>di</strong>ssesto<br />
idrogeologico, la <strong>di</strong>struzione <strong>delle</strong> foreste.<br />
Le giovani fortemente motivate collocano ai primi posti nella graduatoria i problemi dell'estinzione<br />
<strong>delle</strong> specie animali, dell'esaurimento <strong>delle</strong> risorse naturali, problemi che invece sono<br />
considerati meno allarmanti dal complesso dei citta<strong>di</strong>ni. La classifica dei problemi presenti<br />
<strong>globalizzazione</strong> e <strong>vita</strong> <strong>delle</strong> <strong>donne</strong><br />
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