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Bollettino n. 187 - Società Filosofica Italiana

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contestualmente offrirgli consigli per indirizzare la sua azione di governo e impedirgli di<br />

commettere gli stessi tragici errori del suo predecessore. La riprova che il De Ira possa<br />

essere studiato in tal senso ci viene offerta «dal De Clementia, l’opera di Seneca che espone<br />

il programma di governo per Nerone appena salito al trono, nel quale sono ripresi e<br />

svolti molti punti contenuti nel De Ira. La clemenza è infatti per l’uomo di governo il contrario<br />

dell’ira: Claudio cinquantenne e soggetto all’ira, per essere un buon principe secondo<br />

i dettami della più alta filosofia politica del tempo deve anzitutto liberarsi dall’ira, perché<br />

solo così potrà possedere la virtù propria del buon principe, cioè la clemenza» 55 .<br />

Seneca, suo malgrado, cambiò presto opinione sulla possibilità di ritagliarsi un<br />

ruolo di consigliere influente alla corte di Claudio 56 ; questo però non inficia l’ipotesi<br />

che egli abbia scritto il De Ira anche per impartire consigli e insegnamenti in modo più<br />

o meno diretto all’imperatore o anche a qualche potente del tempo. Rivolgendosi ad<br />

essi il filosofo ha descritto con profondità ed acutezza molti aspetti della vita politica e<br />

giuridica della Roma del tempo, lasciandoci un quadro vivido e concreto della realtà a<br />

lui contemporanea 57 .<br />

La dimostrazione che Seneca avesse presente la complessa realtà romana durante<br />

la stesura del suo De Ira, è dimostrata da numerosi brani del testo stesso 58 . È facile<br />

vedere, nell’opera, una scoperta allusione agli aspetti più negativi del governo di<br />

Claudio, ma, più in generale, anche al modo arbitrario e poco ortodosso con cui veniva<br />

esercitato il potere e amministrata la giustizia. Spesso infatti, durante il suo regno, si<br />

giudicava e si condannava senza dare la possibilità di parola ad entrambe le parti in<br />

causa, senza interrogatori e senza istituire un vero e proprio processo 59 .<br />

Seneca cerca con molti esempi di dimostrare che tutti coloro che detengono una<br />

qualche forma di potere devono imparare a dominarsi, per non incorrere nell’ira funesta<br />

e distruttiva che ha colpito tanti re e tiranni come Dario 60 , Serse 61 , Cambise 62 ,<br />

Alessandro Magno 63 , Lisimaco 64 , Lucio Silla e Catilina 65 .<br />

55 I. Lana, op. cit., p. 133.<br />

56 Cfr. J. Fillon-Lahille, La production littéraire de Sénèque sous les règnes de Caligula et de<br />

Claude, sens philosophique et portée politique: les «Consolationes» et le «De ira», in Aufstieg<br />

und Niedergang der römischen Welt, II, 36, 3, De Gruyter, Berlin–New York 1989, p. 1617.<br />

57 Su questo cfr. anche P. Grimal, op. cit, p. 182. che tra l’altro scrive: «il De ira ci offre una testimonianza<br />

sulle condizioni di spirito nelle quali Seneca si trovava durante i primi mesi del nuovo regno».<br />

58 Cfr. De Ira, I, 18, 1 e II, 29, 3.<br />

59 Cfr. Svetonio, Claudius, XV, 1; XXIX, 1 e Seneca, Apokolokyntòsis divi Claudii, X, 4; XII, 3;<br />

XIV, 2.<br />

60 Seneca, De Ira, III, 16, 3.<br />

61 Cfr. Ivi, III, 16, 4.<br />

62 Cfr. Ivi, III, 14, 1-2.<br />

63 Cfr. Ivi, III, 17, 2.<br />

64 Cfr. Ivi, III, 17, 3-4.<br />

65 Cfr. Ivi, III, 18, 1-2.<br />

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