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Bollettino n. 187 - Società Filosofica Italiana

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povertà, come si evince dal fatto che durante il processo di industrializzazione<br />

nell’Europa dell’Ottocento, come negli USA, ci fu un grandioso sviluppo demografico.<br />

E tutto questo, contrariamente a quanto affermano numerosi critici, è un grande merito,<br />

e non di certo un difetto, della nostra civiltà; poiché questa nuova ricchezza così prodotta,<br />

che ha permesso l’allungamento considerevole dalla nostra vita e l’ha anche resa<br />

più degna di essere vissuta, non è stata sostanzialmente sottratta ad alcuno (contrariamente<br />

a quanto comunemente si pensa), ma piuttosto è stata principalmente ricavata da<br />

quella razionalizzazione del processo di produzione della ricchezza che fu il frutto congiunto<br />

di disposizioni favorevoli e dell’ingegno degli europei moderni.<br />

Francesco Bacone, il profeta della civiltà industriale 5 , propose un’originale soluzione<br />

per riportare l’uomo nel perduto Paradiso terrestre: il progresso della scienza e<br />

della tecnica, e il loro asservimento allo scopo di migliorare la vita umana. Al suo<br />

tempo la povertà fra gli europei era una realtà tanto diffusa quanto drammatica, la ricchezza<br />

era destinata solo a pochi; la vita media era di poco superiore ai trent’anni; le<br />

epidemie e le carestie erano una ricorrente e terribile occorrenza. Si trattava di una proposta<br />

evidentemente molto diversa da quella dell’utopista cristiano Thomas More, che<br />

per eliminare la povertà suggeriva la ricetta dell’amore solidaristico per il prossimo,<br />

l’abolizione del denaro e della proprietà privata. Alla luce dei fatti storici non si può<br />

fare a meno di notare che la prospettiva di Bacone sia infine risultata vincente, sebbene<br />

la ricetta di More abbia tentato e ancora tenti non pochi filantropi. Molteplici sono i fattori<br />

che hanno contribuito al successo della proposta di Bacone; fra questi la nascita<br />

dell’individualismo nell’Europa moderna, cioè la comparsa di un individuo capace di<br />

perseguire liberamente i propri scopi, e l’affermazione di quell’atteggiamento che Max<br />

Weber ha definito «disincantamento del mondo», ovvero «la coscienza o la fede che<br />

basta soltanto volere, per potere ogni cosa. […] Non occorre più ricorrere alla magia<br />

per dominare o per ingraziarsi gli spiriti, come fa il selvaggio per il quale esistono simili<br />

potenze. A ciò sopperiscono la ragione e i mezzi tecnici» 6 . Questo atteggiamento ha<br />

avuto una duplice funzione: da un lato ha creato le premesse per l’affermazione della<br />

scienza e della tecnica, base indispensabile per l’avvento dell’economia capitalistica<br />

industriale; dall’altro lato ha rimosso il velo d’incanto che celava le reali motivazioni<br />

del comportamento umano, rendendo così possibile la comprensione di quei processi<br />

5 Cfr. B. Farrington, Francesco Bacone filosofo dell’età industriale, tr. it., Einaudi, Torino 1967.<br />

6 M. Weber, Il lavoro intellettuale come professione, tr. it., Einaudi, Torino 1971, p. 20. Aveva<br />

scritto Bacone: «Scientia et potentia humana in idem coincidunt, quia ignoratio causae destituit<br />

effectum. Natura enim non nisi parendo vincitur» (Nuovo organo, tr. it., Rusconi, Milano 1998,<br />

pp. 78-79). E Cartesio fu spinto a pubblicare le sue scoperte scientifiche dalla considerazione che<br />

esiste una «loy qui nous oblige a procurer, autant qu’il est en nous, le bien general de tous le<br />

hommes», poiché la conoscenza dei principi naturali «ainsi nous rendre comme maistres & possesseurs<br />

de la nature» (Discorso sul Metodo, Rusconi, Milano 1997, pp. 206-209).<br />

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