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Bollettino n. 187 - Società Filosofica Italiana

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Matthew Lipman 15 e i vari approcci della philosophy of management – sebbene abbia<br />

preso corpo, storicamente, lungo binari paralleli a quelli della ricerca storica di Hadot<br />

e senza evidenti interscambi, mira complessivamente a riscoprire e a riproporre la<br />

filosofia come attività, ovvero a declinarla secondo i casi dell’approccio antico, seppure<br />

aggiornati e rivisitati secondo la sensibilità, le esigenze sociali e i luoghi della<br />

contemporaneità.<br />

La letteratura pratico-filosofica<br />

Che significa, allora, scrivere di filosofia “in pratica”? Cosa c’è di nuovo rispetto<br />

al modus scribendi tradizionale? Se si escludono le opere scientifiche destinate agli<br />

addetti ai lavori – e la ricerca va considerata una delle prassi filosofiche –, un libro di<br />

filosofia in genere mira alla divulgazione di contenuti, storici o teoretici, con scopo<br />

informativo o nozionistico. Quantunque l’autore si proponga finalità “formative”, pensiamo<br />

al classico compendio scolastico, le uniche attività che chiama in causa sono la<br />

lettura e la riflessione individuale.<br />

I volumi dedicati alle pratiche filosofiche hanno la particolarità di nascere dalla<br />

concretezza del lavoro sul campo. Chi scrive intorno alla consulenza filosofica, in genere,<br />

ha praticato la stessa, magari per anni. L’atto dello scrivere, dunque, non rimanda<br />

esclusivamente al sempre nobile ed indispensabile lavoro da tavolino. Peraltro, il suo<br />

intento può essere speculativo e divulgativo e non distaccarsi punto dall’approccio tradizionale,<br />

come per esempio il libro di Pollastri.<br />

In altri casi, la scrittura diventa effettivamente un modo di “fare filosofia”, perché<br />

non perde mai di vista il riferimento alla realtà quotidiana del lettore, investe direttamente<br />

il suo vissuto, lo problematizza, a volte con ironia, altre con spirito ludico, ma<br />

sempre con un linguaggio semplice e coinvolgente, scevro di inutili tecnicismi o di concetti<br />

che richiedono una specifica preparazione culturale. Come alcuni “manuali” didattici<br />

di moderna concezione, la loro funzione non si esaurisce nell’atto del leggere, ma<br />

rinvia ad una serie di esercizi da svolgere in solitudine o in gruppo, che privilegiano la<br />

dimensione dell’oralità e della dialogicità. In tale categoria, rientrano, tra gli altri, Il<br />

libro della quiete interiore di Achenbach 16 o La giusta paga del filosofo tedesco Walter<br />

Pfannkuche 17 .<br />

Questa, in breve, la differenza tra libri per la pratica e libri sulla pratica.<br />

15 Cfr., tra gli altri, Antonio Cosentino (a cura di), Filosofia e Formazione. Dieci anni di<br />

Philosophy for Children in Italia, Liguori, Napoli 2002.<br />

16 G. B. Achenbach, Il libro della quiete interiore, Apogeo “Pratiche filosofiche”, Milano 2005.<br />

17 W. Pfannkuche, La giusta paga, Apogeo “Pratiche filosofiche”, Milano 2005.<br />

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