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Bollettino n. 187 - Società Filosofica Italiana

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e alla deontologia. Il che, d’altronde, potrebbe aprire la strada a rapporti sinora inediti<br />

tra individuo ed istituzioni, fondati sul mutuo riconoscimento di quel bisogno cui si<br />

accennava prima. È il caso, per esempio, dell’esperienza di consulenza che Pollastri ha<br />

condotto con notevole successo presso i servizi sociali comunali del Quartiere 4 di<br />

Firenze nel biennio 2003-04 33 .<br />

Ad ogni modo, come si è cercato di dimostrare sin qui, le professioni filosofiche,<br />

a cominciare dalla consulenza, e le nuove concezioni in ambito didattico passano<br />

entrambe per la riscoperta del ruolo del filosofo come praticante e della filosofia come<br />

pratica. Riscoperta, perché per guardare al presente e al futuro, ancora una volta dobbiamo<br />

risalire alle nostre origini, riappropriarci concretamente del senso originario del<br />

filosofare, così come fu concepito e vissuto nella Grecia antica, per le vie di Atene,<br />

nell’agorà, nei ginnasi. Giacché filosofo non è colui che studia filosofia e produce letteratura<br />

ma colui che, innanzitutto, vive filosoficamente. Infatti, «si potrebbe dire che ciò<br />

differenzia la filosofia antica dalla filosofia moderna sia il fatto che, nella filosofia antica,<br />

non siano soltanto Crisippo o Epicuro, a essere considerati filosofi, perché hanno<br />

sviluppato un discorso filosofico, sia invece considerato tale ogni uomo che vive secondo<br />

i precetti di Crisippo o di Epicuro» 34 .<br />

Fare consulenza, animare un café philo, stimolare un dibattito in classe, analizzare<br />

criticamente un testo filosofico, attualizzarlo a partire dalla propria esperienza:<br />

pur in contesti diversi, sono attività filosofiche a tutti gli effetti, se interpretate con il<br />

giusto spirito. Il che significa, a mio avviso, liberamente, perché la pratica filosofica<br />

a differenza di altre occupazioni umane, è assolutamente fine a sé stessa (come l’arte<br />

o la letteratura) e responsabilizza colui che vi si dedica, ponendolo al centro del suo<br />

stesso agire. Questo approccio “liberale” vale tanto per il filosofo professionista, che<br />

ne coltiva e ne tramanda la consapevolezza, quanto per il suo interlocutore, discente,<br />

consultante o appassionato che sia. Chi si rivolge al consulente, infatti, scoprirà presto<br />

che non va a “farsi curare”, come farebbe recandosi dal medico, ma ad imparare a<br />

prendersi cura di sé, a riappropriarsi della capacità di dirigere la propria esistenza:<br />

libera indagine che attraverso un atto di consapevolezza mira a rendere libera la persona.<br />

Allo stesso modo, lo studente ben diretto si renderà conto, strada facendo, che<br />

filosofia non è una delle tante materie da studiare per conseguire il diploma, andare<br />

all’università e trovare un lavoro economicamente e socialmente soddisfacente, bensì<br />

un’attitudine, un modo di porsi dinanzi alle questioni essenziali della propria vita presente<br />

e futura, un imparare ad imparare col porsi le domande giuste, mettendo tra<br />

33 Per maggiori informazioni rinvio il lettore al sito dello stesso Pollastri www.consulenza-filosofica.it.<br />

34 Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, cit., p. 163.<br />

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