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2) Dai Longobardi all'Unità d'Italia - Comune di San Bartolomeo in ...

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icco <strong>di</strong> ventisei stanze - costruito durante l’episcopato <strong>di</strong> Simeone Maiolo (1571-1596)<br />

vescovo <strong>di</strong> Volturara, che sorgeva accanto alla chiesa parrocchiale e conf<strong>in</strong>ante con<br />

quella dell’Annunziata, al numero 155 dell’attuale via Leonardo Bianchi. S’ignora<br />

l’epoca precisa della fondazione. Ecco la trascrizione <strong>di</strong> un’iscrizione tramandataci e<br />

che era <strong>in</strong>cisa sulla porta d’<strong>in</strong>gresso del palazzo: «Tu Sacerdote novello, entri per<br />

abitare questa nuova Casa Epistole della <strong>San</strong>ta Chiesa Volturarese, crollata per <strong>in</strong>curia<br />

dei suoi predecessori, risorta dalle rov<strong>in</strong>e per la munificenza <strong>di</strong> Papa Clemente XI e del<br />

Car<strong>di</strong>nale Fr. V<strong>in</strong>cenzo Maria Ors<strong>in</strong>i Arcivescovo Metropolita della <strong>San</strong>ta Chiesa<br />

beneventana. Quando questa sede episcopale era vacante, la sollecitu<strong>di</strong>ne del visitatore<br />

Apostolico la sostenne, la eresse e la completò nell’anno 1714. Non far sì che crolli <strong>di</strong><br />

nuovo per <strong>in</strong>curia. Fa’ sì che resti per sempre. Conservala nell’<strong>in</strong>terno come <strong>di</strong>mora»<br />

(V<strong>in</strong>cenzo Del Re, op. cit., p. 57).<br />

Purtroppo questo stupendo palazzo si trova <strong>in</strong> completo stato <strong>di</strong> abbandono, tranne<br />

qualche stanza a piano terra a<strong>di</strong>bita a magazz<strong>in</strong>o <strong>di</strong> un fioraio (ad<strong>di</strong>rittura un balcone è<br />

stato trafugato); sul portale, sul fronte dell’arco, resiste ancora una scritta scolpita <strong>in</strong><br />

lat<strong>in</strong>o quasi illeggibile: «QVISQVIS SIVE BONVS SIVE MALVS TVTO<br />

INGREDERE AD EPISCOPUM». («Chiunque, sia buono sia cattivo, è ben accetto<br />

nella casa del Vescovo»).<br />

Ultimamente è stato anche al centro <strong>di</strong> una <strong>in</strong>tricata vicenda, <strong>in</strong> quanto stava per essere<br />

acquisito dall’amm<strong>in</strong>istrazione comunale per essere ristrutturato e a<strong>di</strong>bito a spazio<br />

espositivo per il museo <strong>di</strong> Castel Magno e degli antichi <strong>in</strong>se<strong>di</strong>amenti me<strong>di</strong>evali del<br />

Fortore. Questo sì che sarebbe stato un bel colpo! Invece, come da delibera n° 1109<br />

della Regione Campania del 4 agosto 2005, si è giunti allo stanziamento <strong>di</strong> Euro<br />

839.496,55 per l’acquisizione e ristrutturazione non più <strong>di</strong> questo palazzo, ma <strong>di</strong> un<br />

altro <strong>di</strong> proprietà della famiglia Bibbò sito <strong>in</strong> via Leonardo Bianchi - angolo ex porta<br />

della Croce.<br />

Anno 1720 Per conto della famiglia Colatruglio, Agost<strong>in</strong>o Ugone costruì la chiesetta <strong>di</strong><br />

<strong>San</strong>t’ Antonio abate (<strong>in</strong> via Leonardo Bianchi). Orig<strong>in</strong>ariamente de<strong>di</strong>cata a sant’Antonio<br />

da Padova, venne poi aperta al pubblico solo durante il novenario <strong>in</strong> onore <strong>di</strong> sant’<br />

Antonio abate. Ancora oggi, il 17 gennaio <strong>di</strong> ogni anno, vi si celebrano le funzioni<br />

religiose con grande partecipazione <strong>di</strong> popolo; i conta<strong>di</strong>ni vi portano a bene<strong>di</strong>re gli<br />

animali da soma e la sera si accende un enorme falò accanto alla cappella. In passato<br />

vigeva anche qualche altro rito. Verso il 1853, parlando della festa <strong>di</strong> sant’Antonio<br />

abate Nicola Falcone (op. cit.) ricordava una tra<strong>di</strong>zione già a suo tempo scomparsa:<br />

«Nella festa <strong>di</strong> <strong>San</strong>t’Antonio Abbate (sic) era solito sospendersi nella pubblica piazza<br />

un agnello, e <strong>di</strong>verse persone correndo a cavallo doveano colpirlo ed ucciderlo a colpi <strong>di</strong><br />

sciabola. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> si mangiava da tutti quei valorosi!». Poi aggiungeva: «Però nel giorno<br />

<strong>di</strong> <strong>San</strong>t’Antonio Abbate (sic) vige ancora l’usanza <strong>di</strong> passare cento volte nel corso della<br />

giornata <strong>di</strong>nanzi la chiesa del <strong>San</strong>to correndo a bisdosso (sul dorso senza sella) sui muli,<br />

cavalli ed as<strong>in</strong>i. Vi è pur l’usanza <strong>di</strong> una danza che sa del grottesco eseguita sulle<br />

pubbliche piazze al suono <strong>di</strong> tamburi al altri villici strumenti, da soli uom<strong>in</strong>i».<br />

Quest’ultima annotazione lascia <strong>in</strong>travedere come a <strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong> il 17 gennaio si<br />

desse veramente <strong>in</strong>izio al Carnevale.<br />

Anno 1742 Per <strong>in</strong>iziativa e premura <strong>di</strong> Francesco Colatruglio fu costruita la chiesa<br />

della SS. Immacolata Concezione, detta comunemente “chiesa nuova” (V<strong>in</strong>cenzo Del<br />

Re, op. cit., p. 58). La data <strong>di</strong> costruzione è molto importante <strong>in</strong> quanto testimonia il<br />

progressivo ampliamento dell’abitato del paese stesso verso la parte alta. Si presenta ad<br />

una sola navata con due altari laterali: <strong>in</strong> quello <strong>di</strong> destra vi è l’<strong>in</strong>cisione: «A devozione<br />

<strong>di</strong> Filomena Meglio 1938», mentre <strong>in</strong> quello <strong>di</strong> s<strong>in</strong>istra compare: «A <strong>di</strong>vozione <strong>di</strong><br />

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