2) Dai Longobardi all'Unità d'Italia - Comune di San Bartolomeo in ...
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<strong>di</strong> belli affreschi decorate». Morì a Roma il 28 maggio 1791 (fatto strano, l’anno della<br />
e<strong>di</strong>ficazione della fontana).<br />
Ho appreso che parte <strong>di</strong> questa famosa fontana si trova <strong>in</strong> via IV Novembre angolo via<br />
Pasquale Circelli. Da accertamenti esperiti risulta che effettivamente <strong>in</strong> quel luogo è<br />
posto un manufatto, a forma <strong>di</strong> ruota, che a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> numerosi citta<strong>di</strong>ni anziani <strong>in</strong>terpellati<br />
rappresentava la parte superiore della menzionata fontana. Purtroppo, come al solito,<br />
non esiste alcun cartello che ne <strong>in</strong><strong>di</strong>chi la provenienza. Se fosse accertato che<br />
effettivamente questi resti fanno parte della fontana <strong>in</strong> argomento, sarebbe opportuno<br />
che l’attuale amm<strong>in</strong>istrazione prendesse adeguati provve<strong>di</strong>menti <strong>in</strong> merito.<br />
Anno 1792 Regio e<strong>di</strong>tto censuazione dei demani. Premesso che s<strong>in</strong> dal 1531 l’abate<br />
commendatario Alfonso Carafa aveva concesso al demanio dell’Università oltre 4.000<br />
moggia <strong>di</strong> terreno denom<strong>in</strong>ato “Valloncelli”, riservato esclusivamente al pascolo; il 23<br />
febbraio il re Fer<strong>di</strong>nando IV emanò un e<strong>di</strong>tto per la riduzione a coltura <strong>di</strong> questo terreno<br />
con conseguente censuazione da parte del demanio. Nel timore che i citta<strong>di</strong>ni si dessero<br />
<strong>di</strong> propria <strong>in</strong>iziativa al <strong>di</strong>ssodamento, il 6 ottobre gli amm<strong>in</strong>istratori proclamarono un<br />
bando che vietava qualunque <strong>in</strong>novazione nell’area senza il permesso regio.<br />
Ciò nonostante quasi tutti i braccianti, fomentati da un certo Francesco Covello, l’11<br />
ottobre presero a <strong>di</strong>ssodare <strong>di</strong> loro <strong>in</strong>iziativa il demanio conteso per circa 6 mesi, f<strong>in</strong>o a<br />
quando il 3 aprile 1793 la presenza <strong>di</strong> 18 fucilieri <strong>di</strong> montagna guidati dall’avvocato<br />
fiscale Michele Guar<strong>in</strong>i li fecero desistere dal cont<strong>in</strong>uare, anche perché circa tremila<br />
tomoli – cioè quasi tutto il terreno – era stato <strong>di</strong>ssodato ed era pronto per la sem<strong>in</strong>a,<br />
rimanendo tutti <strong>in</strong> attesa <strong>di</strong> tempi migliori. Alla f<strong>in</strong>e delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i l’avvocato parlò <strong>di</strong><br />
233 popolani rei degli “eccessi”. Nel frattempo, il 21 aprile un cospicuo numero <strong>di</strong><br />
questi si era mosso da <strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong> per recarsi a Napoli, dal re. Dopo quattro giorni<br />
<strong>di</strong> penosissimo viaggio a pie<strong>di</strong>, il giorno 25 a Portici ebbero f<strong>in</strong>almente la sorte <strong>di</strong><br />
presentare la loro supplica nelle mani <strong>di</strong> Sua Maestà raggiungendo il loro scopo.<br />
Tutto il contrario dell’altra marcia, avvenuta a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quasi due secoli nella<br />
domenica delle Palme del 14 aprile dell’anno 1957: la “marcia della fame” composta da<br />
150 braccianti. Come racconta il sig. Pasquale Giantomaso, <strong>in</strong>terpellato personalmente,<br />
si mossero dal paese a pie<strong>di</strong> con l’<strong>in</strong>tenzione <strong>di</strong> arrivare a Benevento e successivamente<br />
a Roma, ma <strong>in</strong> quel <strong>di</strong> <strong>San</strong> Marco dei Cavoti furono fermati dai “celer<strong>in</strong>i” che al grido<br />
<strong>di</strong> «caricate, caricate!» li <strong>di</strong>spersero. In un primo momento, ad ascoltare questo or<strong>di</strong>ne,<br />
pensarono <strong>in</strong>genuamente che li avrebbero “caricati” (ovvero fatti salire, ndr) sui camion<br />
per portarli alla meta, ma si dovettero ricredere. Successivamente, vennero rispe<strong>di</strong>ti tutti<br />
a casa con <strong>di</strong>versi autobus <strong>in</strong> quanto alla domanda: «Volete andare a <strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong> o<br />
a san Felice?», risposero tutti «A <strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong>!» (per i non addetti, san Felice era il<br />
carcere <strong>di</strong> Benevento).<br />
Tornando alla nostra storia: per or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Sua Maestà, il Commissario Oliva giunse a<br />
<strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong> e ricevette subito una supplica da parte dell’Università che implorava<br />
pietà e perdono. Essendo ormai il terreno <strong>di</strong>ssodato e sem<strong>in</strong>ato, si chiedeva che si<br />
permettesse ai braccianti <strong>di</strong> fare prima la raccolta e <strong>di</strong> ridurre poi il tutto alla stato <strong>di</strong><br />
prima. La supplica portava il nome <strong>di</strong> ben 376 braccianti. Alla f<strong>in</strong>e delle <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i, il<br />
Commissario Oliva <strong>di</strong>ede parere favorevole per la raccolta def<strong>in</strong>endo i braccianti «tanti<br />
miserabili». In realtà risultò che erano stati <strong>di</strong>ssodati e ridotti a coltura solo 1.362 tomoli<br />
del demanio i “Valloncelli”, ma risultò anche che <strong>in</strong> precedenza erano stati usurpati 370<br />
moggi dello stesso demanio da alcuni “potenti proprietari”, come anche che erano stati<br />
usurpati dagli stessi gran<strong>di</strong> proprietari 200 moggi <strong>di</strong> terreno dal demanio “Monte dei<br />
Carp<strong>in</strong>i” e 60 dal demanio “Macchiacardosa”. Rimanevano pur sempre 6.046 tomoli<br />
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