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2) Dai Longobardi all'Unità d'Italia - Comune di San Bartolomeo in ...

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f<strong>in</strong>o ad ora è solo forse frutto <strong>di</strong> leggenda con un pizzico <strong>di</strong> fantasia. E’ bello però che la<br />

storia del nostro paese sia circondato da questi aloni <strong>di</strong> misteri.<br />

4) CRONOLOGIA<br />

Anno 1327 La nostra avventura <strong>in</strong>izia con Roberto d’Angiò – detto il Saggio – eletto,<br />

nel 1309 alla morte del padre Carlo II, re <strong>di</strong> Napoli con il nome <strong>di</strong> Roberto I. Questi<br />

riceve una supplica, scritta <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o, da parte <strong>di</strong> Nicola da Ferrazzano (abate del<br />

monastero della ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria del Gualdo <strong>in</strong> Mazzocca) nella quale si chiede il<br />

regio assenso a poter ripopolare un luogo privato o burgensatico (vale a <strong>di</strong>re terre<br />

possedute <strong>in</strong> proprietà libera, ndr) chiamato “<strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong>”, totalmente privo <strong>di</strong><br />

abitanti (habbitatoribus totaliter derelictum). Ecco la traduzione della supplica: «Allora<br />

l’abate del tempo espose al re che il convento dei monaci che allora esisteva, aveva,<br />

teneva e possedeva dei luoghi o beni feudali ossia Ripa, Castel Magno, Baselice e<br />

Fojano e nel mezzo <strong>di</strong> essi un luogo privato ai quali un Castello <strong>di</strong>rupo chiamato <strong>San</strong><br />

<strong>Bartolomeo</strong> <strong>in</strong> cui vi furono f<strong>in</strong>o a quel tempo alcuni abitanti, e chiese la regia facoltà,<br />

che ottenne, <strong>di</strong> far riabilitare il detto Castello totalmente abbandonato». Il re accolse la<br />

supplica dei benedett<strong>in</strong>i ed acconsentì, con un <strong>di</strong>ploma, alla ricostruzione del nuovo<br />

feudo che nel giro <strong>di</strong> pochi anni si ripopolò <strong>di</strong>ventando un centro <strong>di</strong> attrazione<br />

irresistibile per i paesi limitrofi.<br />

Nota saliente Il menzionato <strong>di</strong>ploma non si conserva. Esso (o una sua copia) fu<br />

presentato <strong>in</strong> un processo <strong>in</strong>tentato nel 1772 dall’abate commendatario Giovanni<br />

Costanzo Caracciolo contro gli abitanti <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong> <strong>in</strong> Galdo e <strong>di</strong> Foiano a<br />

motivo dell’esazione delle dècime. Gli atti del processo sono andati <strong>di</strong>strutti. Ci resta<br />

però la sentenza emessa il 22 novembre 1776. Nello stendere la sentenza il giu<strong>di</strong>ce<br />

delegato Domenico Porc<strong>in</strong>ari fece un compen<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>ploma. A.S.N, Tribunali antichi,<br />

Sentenze del S.R. Consigli, vol. 3120. anno 1776, f.281. Questo è il compen<strong>di</strong>o del<br />

<strong>di</strong>ploma che si legge nella sentenza: «…Ex Diplomate Regis Roberti anni 1327<br />

habebatur tunc temporis Abbatem Regi exposuisse Conventum Monachorum, qui tunc<br />

existebat, habere, tenere et possidere Loca, seu bona feudalia, videlicet Ripam,<br />

Castellum magnum, Basilicam, et Foggiarum, <strong>in</strong> quorum me<strong>di</strong>o quemdam Locum<br />

burgensaticum S. Bartholomaeus vocatum, <strong>in</strong> quo certi fuerunt abbactenus <strong>in</strong>colae,<br />

Regiamque facultatem, quam obt<strong>in</strong>uit, expetiisse eum habbitatoribus totaliter derelictum<br />

rehabitari facere». (Fiorangelo Morrone, op. cit., p. 21).<br />

Anno 1330 Da parte del citato abate Nicola da Ferrazzano e del vescovo <strong>di</strong> Volturara,<br />

or<strong>di</strong>nario del luogo, si conviene <strong>di</strong> erigere una parrocchia nel luogo <strong>in</strong> cui sorgeva i<br />

ruderi <strong>di</strong> una cappella rurale, de<strong>di</strong>cata all’apostolo san <strong>Bartolomeo</strong>, d’uso privato<br />

dell’abate e della comunità del monastero e a questo appartenente da antico tempo, con<br />

pieno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> patronato riservato all’abate. Sulla congrua da assegnare al parroco, si<br />

conviene che questi avrebbe dovuto percepire la metà delle dècime (offerta del <strong>di</strong>eci per<br />

cento dei red<strong>di</strong>ti alla Chiesa, per il mantenimento del culto). Di qui il nome dato al<br />

nuovo casale: <strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong> del Gualdo, cioè nel bosco <strong>di</strong> Mazzocca (Gualdo dal<br />

tedesco Wald, term<strong>in</strong>e che svela le orig<strong>in</strong>i del paese un tempo circondato da un’estesa<br />

area boschiva).<br />

Anno 1331 A causa del forte <strong>in</strong>cremento della popolazione, poiché il “monastero”<br />

voleva che il nascente casale si accrescesse ulteriormente <strong>di</strong> (buoni) uom<strong>in</strong>i e per<br />

l’evidentissima utilità del monastero, il giorno 8 del mese <strong>di</strong> maggio, il menzionato<br />

abate Nicola e il procuratore fra’ Nicola da Cerce, alla presenza del notar Raone, <strong>di</strong><br />

Nicola Pietro de Ribaldo, giu<strong>di</strong>ce annuale <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong> e <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ci testimoni, con<br />

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