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2) Dai Longobardi all'Unità d'Italia - Comune di San Bartolomeo in ...

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povera gente, questi possiedono le loro capienti cisterne che riempiono d’<strong>in</strong>verno. La<br />

povera gente paga il mac<strong>in</strong>ato e il dazio e tribola per avere l’acqua. Orbene l’<strong>in</strong>verno<br />

bisogna che questa si rassegni all’acqua torbida per bere e cuc<strong>in</strong>are; nell’estate c’è poi<br />

il cisternone del <strong>Comune</strong>. Il quale però si apre <strong>in</strong> date ore, onde possiamo figurarci la<br />

folla e il tempo acciocché ciascuno ne att<strong>in</strong>ga tutto il giorno. Negli anni <strong>di</strong> siccità<br />

l’acqua del cisternone f<strong>in</strong>isce. Ed allora? Il condotto porta contemporaneamente l’acqua<br />

alla fontana pubblica e alla fontana del barone. D’estate viene sempre un filo d’acqua.<br />

Però il barone ha elaborato <strong>in</strong> tal modo la pendenza del canale, che quando l’acqua<br />

scarseggia fluisca tutta da lui. Con tutto ciò non vuolsi credere che la povera gente vada<br />

a prendere l’acqua per forza del barone. Oibò! Essa è troppa rispettosa. Invece si<br />

vedono <strong>in</strong> questo caso quelle <strong>in</strong>felici donne appese appressare il labbro alla cannella<br />

della fontana oppure cacciarvi il <strong>di</strong>to e ritirarlo e far uscire così un poco d’acqua che<br />

viene chiamata da quel poco <strong>di</strong> vuoto ottenuto e durare ore ed ore a questo supplizio per<br />

empire una conca. O tutta più avviene che si versi un meno sottile d’acqua quando i<br />

servi hanno la avvertenza <strong>di</strong> chiudere i rub<strong>in</strong>etti e non mandano l’acqua come spesso<br />

fanno ad annaffiare i propri orti, o altrimenti quelle debbono adattarsi a lunghissimi<br />

tragitti per trovarne <strong>di</strong> bevibile. Avutala bisogna cuc<strong>in</strong>are qualche cosa, e questo<br />

qualche cosa consiste <strong>in</strong> foglie <strong>di</strong> rapa, <strong>di</strong> cui si fa gran uso e le chiamano broccoletti <strong>di</strong><br />

rapa che con<strong>di</strong>scono con sale e qualche volta con un po’d’olio e <strong>di</strong> aglio soffritto. Della<br />

qualcosa e <strong>di</strong> pane e fagioli componesi generalmente il loro cibo. È materia <strong>di</strong> lusso il<br />

raro piatto <strong>di</strong> maccheroni con<strong>di</strong>to col solo pomidoro. Dopo tante fatiche per mangiare<br />

così male si coricano <strong>in</strong> camere affumicate e luride, e spesso nella <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile<br />

compagnia del mulo e del maiale. Io non so davvero che cosa stia a fare al mondo certa<br />

gente. Forse per patire? O per nutrire chi vive da ozio? Che attrattive può avere così la<br />

vita? Eppure sono buoni, docili, e non si lamentano. Si lasciano scorticare e baciano la<br />

mano dello scorticatore. E come sono scorticati! Difatti prima del 1860 questa gente<br />

prendeva <strong>in</strong> affitto i poderi dai galantuom<strong>in</strong>i, pagando una quantità stabilita all’epoca<br />

della raccolta e quando andava a lavorare ad opera era rimunerata con due carl<strong>in</strong>i, che<br />

corrisponderebbero a <strong>di</strong>ciassette sol<strong>di</strong> (senza alcuna somm<strong>in</strong>istrazione <strong>di</strong> cibo). Venne il<br />

1860 il prezzo del denaro decrebbe per equiparare a quello dell’estero o <strong>in</strong> altri term<strong>in</strong>i i<br />

generi r<strong>in</strong>cararono, <strong>in</strong>oltre tasse sempre più gravose imposero sui proprietari e il popolo.<br />

Sembrerebbe che per questi fatti la mercede del conta<strong>di</strong>no avrebbe dovuto crescere.<br />

Eppure no. L’affitto fu pagato con una maggiore quantità <strong>di</strong> grano, la mercede<br />

giornaliera rimase <strong>di</strong>ciassette sol<strong>di</strong>. E tutto codesto perché? Perché il ricco non poteva<br />

<strong>di</strong>m<strong>in</strong>uire la propria ren<strong>di</strong>ta e doveva rifarsi delle tasse aumentate <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uendo la<br />

mercede del conta<strong>di</strong>no che perseverare nei <strong>di</strong>ciassette sol<strong>di</strong> suona <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione <strong>di</strong><br />

mercede, considerando che tutti i generi crebbero del doppio nel prezzo. Per fermo<br />

nessun migliore modo della testa ch<strong>in</strong>a del povero, ignorante e senza spirito, per<br />

conservare la propria ren<strong>di</strong>ta, tanto più che così si evita qualunque fasti<strong>di</strong>o, qualunque<br />

pensiero. Fasti<strong>di</strong> e pensieri necessari quando si fosse voluto provvedere <strong>in</strong>vece allo<br />

sviluppo dell’agricoltura, al benessere proprio e contemporaneamente a quello dei<br />

conta<strong>di</strong>ni. Ma questa non è stata la via seguita perché le terre <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong><br />

rendono sempre quattro misure per una <strong>di</strong> semente, ad onta <strong>di</strong> tutte le fatiche e dei<br />

sudori e <strong>di</strong> sacrifici <strong>di</strong> quei poveri e buoni citta<strong>di</strong>ni, veramente buoni nel senso più<br />

commiserabile della parola. Ma tutto questo sarebbe un nonnulla. A <strong>San</strong> <strong>Bartolomeo</strong><br />

non ci sono letteralmente strade rotabili né mercati <strong>di</strong> generi. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> il grano non si<br />

vende nel luogo, ma a Foggia e per trasportalo ci vogliono robusti e numerosi muli.<br />

Pochi proprietari ne posseggono e solo questi possono fare il commercio. Per cui si<br />

costituisce da se naturalmente un monopolio che costr<strong>in</strong>ge il povero conta<strong>di</strong>no il quale<br />

debba vendere porzione del suo grano, a mettersi alla <strong>di</strong>screzione dei proprietari, arbitri<br />

del prezzo. E ciò se l’annata è buona, ma quando riesca avversa, il conta<strong>di</strong>no cade<br />

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