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2) Dai Longobardi all'Unità d'Italia - Comune di San Bartolomeo in ...

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dal Nord-est sfila verso sud-ovest a poca <strong>di</strong>stanza della sorgente del Fortore, che<br />

lambisce la falda meri<strong>di</strong>onale, ed occidentale del detto Colle. L’aria vi è temperata, ma<br />

umida, perché il suolo abbonda <strong>di</strong> strati allum<strong>in</strong>osi e le vie pubbliche sono tenute assai<br />

sporche. F<strong>in</strong> da un’epoca rimotissima i Monaci Benedett<strong>in</strong>i e<strong>di</strong>ficarono nel descritto sito<br />

una Chiesa sotto il Titolo <strong>di</strong> S. <strong>Bartolomeo</strong> Apostolo, ed <strong>in</strong> pregresso questo rec<strong>in</strong>to vi<br />

venne un Castello abitato da popoli Provenzali; ed oggi ancora esiste <strong>in</strong> un angolo del<br />

paese una strada volgarmente detta Provenzana. Gli abitanti all’<strong>in</strong>contro conservano<br />

tuttavia qualche vocabolo corrotto dal Francese come rua cioè una strada, quadrettello,<br />

cioè un piatto cupo; puzz d’ sansot, pozzo senz’acqua. Si rileva da’ Reali <strong>di</strong>plomi che<br />

nel 1327 i Benedett<strong>in</strong>i, che <strong>di</strong>moravano nel monistero <strong>di</strong> S. Maria a Mazzocca alla<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> sei miglia da S. <strong>Bartolomeo</strong>, e <strong>di</strong> cui si osservano i ruderi nel Tenimento <strong>di</strong><br />

Foiano, ottennero dal Re Roberto <strong>di</strong> rie<strong>di</strong>ficare il <strong>di</strong>rupo Castello <strong>di</strong> S. <strong>Bartolomeo</strong> <strong>in</strong><br />

Galdo che essi possedevano <strong>in</strong> unione <strong>di</strong> altri tre Castelli limitrofi e cioè S. Maria <strong>in</strong><br />

Castel Magno, <strong>San</strong>ta Maria <strong>di</strong> Ripa e S. Angelo <strong>in</strong> Vico. Essendosi <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciato a<br />

popolare il detto Castello nel 1330 fu aggregato alla Diocesi <strong>di</strong> Vulturara, e Monte<br />

Corv<strong>in</strong>o. In progresso fu <strong>di</strong>chiarata una commenda, che fu sempre conferita ai<br />

Car<strong>di</strong>nali. F<strong>in</strong>almente nell’anno 1498 i pochi abitanti de’ suddetti tre Castelli si<br />

riunirono <strong>in</strong> S. <strong>Bartolomeo</strong> <strong>in</strong> Galdo, formando un solo agrario, come si rileva da una<br />

convenzione tra il Vescovo Giacomo <strong>di</strong> “Vulturara”, e Monte Corv<strong>in</strong>o, e l’Abbate<br />

Commendatario Alfonso Carafa, confermata dal Pontefice Clemente VII al primo<br />

settembre 1525. Vi è una Chiesa Arcipetrale servita da 17 Canonici e quattro Dignitari,<br />

che rappresentano i quattro Parroci degli antichi Castelli, e sono <strong>di</strong> Regio Patronato. Vi<br />

esistono <strong>in</strong> oltre altre c<strong>in</strong>que chiesette sotto il Titolo dell’Immacolata Concezione, della<br />

SS. Annunziata, <strong>di</strong> <strong>San</strong>t’Antonio <strong>di</strong> Padova, S. Giacomo, e <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria del Carm<strong>in</strong>e.<br />

Oltre tre Cappelle Rurali, L’Incoronata, S. Lucia e <strong>San</strong>ta Maria ad Nives. Vi sono sette<br />

stabilimenti Pubblici, cioè il Rosario, il Sacramento, l’Annunziata, la Concezione, S.<br />

<strong>Bartolomeo</strong>, Beato Giovanni, e Maria ad Nives. Vi è <strong>di</strong> più un Convento de’ m<strong>in</strong>ori<br />

Riformati. C<strong>in</strong>que confraternite, un Ospedale, ed un monte frumentario <strong>di</strong> 500 tomoli<br />

per soccorso de’ Coloni. Vi era un Sem<strong>in</strong>ario stabilito da Monsignor Gentile, ed<br />

ampliato nel 1784 colle ren<strong>di</strong>te, e colle fabbriche del soppresso Monastero degli<br />

Agost<strong>in</strong>iani; ma colla recente circoscrizione de’ Vescova<strong>di</strong> si è perduto, e Vescovo, e<br />

Sem<strong>in</strong>ario; quando ché dal 1476 s<strong>in</strong>o al 1808 i Vescovi <strong>di</strong> Vulturara hanno sempre<br />

soggiornato <strong>in</strong> questo <strong>Comune</strong>. L’Agrario ascende a tomoli trentamila; de quali tomoli<br />

tremila, e c<strong>in</strong>quecento sono boschi nascenti <strong>in</strong> tre siti <strong>di</strong>versi, tomoli 800 sono vigneti, e<br />

f<strong>in</strong>almente 26000 tomoli sono coltivabili; sebbene qualche porzione fosse lamosa e<br />

sterile. La produzione del detto territorio sono grano, orzo, avena, frumento, v<strong>in</strong>o <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>ocre qualità ed olio scarsissimo. Buoni sono i formaggi, e squisitissimi salami.<br />

Niente vi ha <strong>di</strong> rimarchevole relativamente alle arti ed alle manifatture. L’architettura è<br />

mal’<strong>in</strong>tesa, dacché le fabbriche presentano un aspetto poco plausibile. L’agricoltura<br />

manca <strong>di</strong> quelle verdure, su cui va tanto ricca sul piano delle attuali cognizioni. Se le<br />

improbe fatiche <strong>di</strong> questa popolazione molto laboriosa, ma goffa, venissero sostenute,e<br />

<strong>di</strong>rette da pr<strong>in</strong>cipi più sani della coltivazione, potrebbe migliorarsi la sorte <strong>di</strong> queste<br />

terre, e la con<strong>di</strong>zione de’ suoi prodotti».<br />

Anno 1837 Colera <strong>in</strong> Capitanata A tal proposito ecco un breve sunto <strong>di</strong> quanto<br />

riferisce Antonio Vitulli nel libro L’epidemia <strong>di</strong> colera del 1836-37 <strong>in</strong> Capitanata ed.<br />

Apulia, Foggia, 1980: «Anche la prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Foggia non sfugge alla nuova epidemia.<br />

Nel luglio del 1837 un caso <strong>di</strong> colera si segnala a Troia. E da questa citta<strong>di</strong>na, dove si<br />

verificano ben 348 casi <strong>di</strong> colera con 171 decessi, il male si propaga rapidamente un po’<br />

ovunque: 341 sono i casi mortali a Biccari, 379 a Bov<strong>in</strong>o, 104 a Motta Montecorv<strong>in</strong>o,<br />

700 a Lucera ed anche 700 a <strong>San</strong> Severo. A Foggia la caserma <strong>di</strong> sant’ Antonio,<br />

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