patologia da artropodi 2012 - Corso di laurea in tecniche della ...

PEDICULOSI DEL CAPO
nfestazione da: Pediculus capitis. Insetto attero, di 2-3 mm di lunghezza, con
pparato buccale pungente, parassita obbligato dell’uomo, che vive sul cuoio
apelluto del suo ospite e si nutre succhiando il suo sangue.

PEDICULOSI DEL CAPO
Ugualmente diffusa in tutto il mondo, senza preferenze di ceto
sociale o di razza.
Risparmiati gli Afro-americani negl Stati Uniti.
Più frequente nel sesso femminile.
Maggiore incidenza nei bambini fra i 3 e gli undici anni.
Piccole epidemie nelle scuole e negli asili infantili.

PEDICULOSI DEL CAPO
La femmina vive 30 giorni, durante
i quali depone le uova (lendini) che
cementa ai singoli capelli in
vicinanza del cuoio capelluto.
I pidocchi del capo non
sopravvivono più di 24 ore lontani
da un ospite, ma le uova possono
sopravvivere lontano dall’ospite e
si schiudono dopo 10 giorni dalla
deposizione.
Il modo più comune di trasmissione
è per contatto diretto da
capo a capo, ma anche pettini,
spazzole, accessori per i capelli,
copricapi e caschi motociclistici
giocano un ruolo nella
trasmissione.

• Prurito, che comincia
a 2-4 settimane dal
contagio alla prima
infestazione, 24-48 ore
dopo il contagio in caso
di successive
infestazioni, quando
l’ospite si è già
sensibilizzato alla saliva
del parassita.
•Lesioni eritemato-papulose alla regione occipitale e in sede
retroauricolare, inoltre tipico eczema da pediculosi alla nuca
e alla superficie dorsale del collo.
• Possibile tumefazione dei linfonodi retroauricolari e nucali.

Il parassita non si
trova facilmente,
anche perché il
prurito comincia
quando il numero
dei pidocchi è
esiguo. In ogni caso
guardare la regione
occipitale e
retroauricolare.
Si trovano invece le lendini, cementate saldamente al fusto dei
capelli, a diversa distanza dall’ostio follicolare, secondo il tempo
passato dalla deposizione.
Frequente impetiginizzazione, con comparsa di lesioni
essudanti e purulente.

Lendini alla regione
retroauricolare

cementate al fusto del pelo,
di colore bruno se non
ancora schiuse, altrimenti
biancastre.
PEDICULOSI DEL CAPO
Lendini: formazioni
ovolidali, della lunghezza
di 0,8 mm,

PEDICULOSI DEL PUBE
Agente infestante: Phthirius pubis: insetto attero, con apparato buccale
pungente, succhia il sangue dell’uomo.
Più largo e più corto del
pidocchio del capo (è lungo circa
un mm).
E’ dotato di tibia e tarso prensili,
adattati a fissarsi ai peli.
Si sposta tenendosi con le
zampe di un lato del corpo ad un
pelo mentre si aggrappa a un
altro pelo con le zampe dell’altro
lato.

PEDICULOSI DEL PUBE
Infesta di solito l’uomo dalla pubertà all’età matura ed è frequente nel maschio
Il contagio è prevalentemente sessuale, ma può avvenire anche tramite
indumenti contaminati, asciugamani ed effetti letterecci.
Oltre alla regione pubica può infestare le ascelle, la regione perineale, a volte
le sopracciglia o l’area della barba e, in soggetti particolarmente pelosi, l’intera
superficie corporea.
Nei bambini e nelle donne può localizzarsi alle ciglia e al margine del cuoio
capelluto.
Nella sede della puntura si osserva una minuscola macula purpurica e negli
indumenti intimi si trovano macchioline di sangue. L’infestazione provoca
prurito intenso e le escoriazioni da grattamento possono evolvere in piodermite,
con febbre e linfadenopatia.
Quando si estende al tronco e ai glutei, possono comparire caratteristiche
macule cerulee asintomatiche.

PEDICULOSI DEL PUBE
Lendini e phthirii
aggrappati ai peli

Infestazione delle ciglia
PEDICULOSI DEL PUBE
Macule cerulee

PEDICULOSI DEL CAPO e PEDICULOSI DEL PUBE
TERAPIA:
Preparazioni a base di:
Piretro, o di Permetrina, o di Malathion.

PEDICULOSI DEL CORPO
Agente infestante: Pediculus humanus, var. Corporis, molto simile al pediculus
capitis, ma di maggiori dimensioni: misura fino a 4 mm.

PEDICULOSI DEL CORPO
E’ l’unica pediculosi associata a scarsa igiene. Si vede nei vagabondi, o in
condizioni di estrema povertà, di sovraffollamento, nei rifugiati, in concomitanza
con guerre e calamità naturali.
Il P. Humanus var. corporis non si trova sulla pelle del paziente ma vive nelle
cuciture dei vestiti che lascia per andare a nutrirsi del sangue dell’ospite.
Quindi sono gli indumenti,
soprattutto quelli intimi, che
vanno esaminati, dove questi
sono in contatto con le ascelle,
le pieghe inguinali, il collo e la
linea della cintura. Anche qui è
molto più facile vedere le
lendini che i pidocchi, i quali
corrono a nascondersi molto
rapidamente.

PEDICULOSI DEL CORPO: Clinica
Prurito intenso.
Più comunemente interessato ol tronco.
Macule rosse puntiformi, papule e
lesioni papulo-nodulari, chiazze
eritematose e pomfi.
Graffi ed escoriazioni da
grattamento, lesioni crostose, che si
possono impetiginizzare con
essudazione sierosa e purulenta.
Pus, sangue e feci del parassita
sporcano gli indumenti.
Esiti cicatriziali, iper- ed ipopigmentati,
delle lesioni completano
di questa che viene definita malattia
dei vagabondi.

PEDICULOSI DEL CORPO: Complicanze
Il Pidocchio del corpo può trasmettere alcune gravi malattie
infettive:
• Il tifo esantematico (agente etiologico: una Rickettsia)
• La febbre ricorrente (agente etiologico: una Borrelia)
• La febbre delle trincee (agente etiologico: una Bartonella)
La trasmissione avviene non tramite la puntura ma tramite il
grattamento, per inoculazione del materiale fecale sulla pelle lesa
dalle punture o dalle escoriazioni, o per inalazione delle feci
disseccate dagli abiti o dagli effetti letterecci.

Trattamento:
PEDICULOSI DEL CORPO
Disinfestazione degli indumenti e degli effetti letterecci tramite
vapori caldi per mezz’ora e stiratura delle cuciture.
In ogni caso gli articoli infestati non dovrebbero essere riutilizzati
per almeno due settimane.
Disinfestazioni di massa in caso di disastri naturali sono ottenute
mediante polveri, fra le quali quelle a base di di permetrina
sembrano particolarmente efficaci.

CIMICI DEL LETTO (Cimex lectularius)
Insetti lunghi fino a 5 mm. Appiattite e di colore giallastro
trasparente a digiuno, diventano di colore rosso scuro e
arrotondate quando ingorgate.
Puzzano, per via di un secreto prodotto da una ghiandola vicina al
terzo paio di zampe.
Di giorno stanno rintanate nelle fessure dei muri, dei mobili, nello
spazio fra i battiscopa, dietro le cornici delle porte, nelle prese
elettriche, dietro i quadri.
Lì nidificano e dalle uova nascono larve
che si sviluppano in adulti nel giro di uno
due mesi. L’ovoposizione e le mute
possono avvenire solo dopo l’ingestione
di sangue.
Di notte gli insetti raggiungono l’uomo
camminando o lasciandosi cadere dal
tetto.
Il pasto delle larve dura 2-3 minuti, quello degli adulti 15 minuti.

Cimex lectularius

CIMICI DEL LETTO
La saliva dell’insetto sensibilizza l’ospite e in seguito alle prime
punture, compaiono edema delle palpebre e lesioni papulopomfoidi
pruriginose, spesso raggruppate in file di tre (colazione,
pranzo e cena). Con la vitropressione, al centro delle lesioni, si
trova un punto emorragico corrispondente alla puntura.
Col ripetersi delle aggressioni l’individuo si desensibilizza e, alla
fine, non si accorge più
nemmeno di essere punto.
Nel letto possono trovarsi
macchie di sangue e feci del
parassita.

CIMICOSI
Complicanze: le cimici possono essere vettori di epatite B
Trattamento:
Eliminazione di crepe dai muri e riparazione dei mobili.
Insetticidi
Terapia delle lesioni: corticosteroidi topici e antistaminici per via
sistemica.

PULCI
La pulce dell’Uomo, Pulex irritans, è un insetto attero, atto al salto, grazie
all’ultimo paio di zampe lunghe e robuste. Da adulto è parassita ematofago, ed
è dotato di apparato boccale pungitore, adatto a succhiare il sangue. La pulce
di nutre diverse volte al giorno, ma può resistere senza nutrirsi diversi mesi.
Vive nelle crepe del pavimento e sotto i tappeti dove si riproduce. L’igiene
degli appartamenti e l’uso di aspirapolvere ha reso rara questa infestazione.
E’ però possibile incontrare
questo parassita nei cinema e
nei teatri.
In mancanza del loro ospite
abituale, anche pulci di altre
specie possono aggredire
l’uomo.

PULICOSI: Clinica delle lesioni
Papule urticate multiple disseminate, centrate da un punto
emorragico, meglio visibile alla vitopressione. A volte bolle, specie
agli arti inferiori.

PULICOSI
Complicanze: La pulce può trasmettere la peste (agente
etiologico Yersinia pestis), della quale esistono ancora focolai in
zone campestri e steppe. Qui questa malattia viene trasmessa a
ai roditori selvatici. In seguito all’espansione delle periferie
urbane, le pulci trasmettono l’infezione ai ratti domestici, e da qui
si originano le epidemie urbane di peste bubbonica umana,
veicolata tra ratti domestci e l’uomo da Xenopsylla cheopis.
Trattamento:
• Disinfestazione della casa da parte di ditte specializzate.
• Cure veterinarie per cani e gatti

INFESTAZIONI: SCABBIA
Parassita: Sarcoptes Scabiei var. hominis
Acaro dal corpo ovale
appiattito (0,35 X 0,2 mm)
Nell’adulto: otto zampe. Le
prime due paia di zampe
nella femmina e le prime tre
nel maschio sono dotate di
una ventosa all’estemità
terminale.
Sul dorso sono presenti
minuscole spine, utili a scavare
il cunicolo.
Femmina pronta a deporre
un uovo

SCABBIA Raggiunto l’ospite, la femmina
L’intero ciclo di vita si svolge dentro il
corneo e dura un mese.
cerca una regione cutanea adatta
e scava un cunicolo provvisorio,
piuttosto superficiale, nel corneo
usando i cheliceri e il primo paio di
zampe. Una volta fecondata,
emerge e cerca una nuova sede,
dove scava il cunicolo definitivo, al
confine fra il corneo e lo strato
granuloso. Qui essa depone le
uova, dalle quali, dopo due stadi
larvali e uno stadio di ninfa si
sviluppa un nuovo adulto.
Un acaro proveniente da un
individuo sano ha tre giorni di
tempo per procurarsi un nuovo
ospite.
Un acaro proveniente da un caso
di scabbia crostosa sopravvive una
settimana, poichè si nutre delle
croste.

SCABBIA
Istologia di un cunicolo con l’acaro al limite fra corneo e malpighiano

Contagio: diretto da uomo a uomo, per stretto contatto, a volte
sessuale, o tramite indumenti ed effetti letterecci per trasferimento
di adulti o larve che vagano sulla superficie cutanea di soggetti
infetti. Le larve sopravvivono negli oggetti infetti fino a una
settimana. Nel caso della scabbia norvegese, il contagio avviene
anche tramite squame sospese nell’aria.
Epidemiologia: Presente in tutto il mondo, si diffonde in
condizioni di sovraffollamento, specie se il trattamento del primo
caso è ritardato. Maggiore incidenza in caso di disastri naturali,
guerre, depressione economica. Frequente nelle comunità di
anziani. Piccole epidemie si sviluppano talvolta negli ospedali,
Lavoratori a rischio: Badanti, infermieri, inservienti, medici.
Incubazione: da pochi giorni a mesi, anche in dipendenza dello
stato di sensibilizzazione dell’individuo: Se questi è già
sensibilizzato da precedenti infestazioni risponderà in 24-48 ore
con prurito e manifestazioni cutanee.

Sebbene il Sarcoptes scabiei sia specie-specifico e infesti
selettivamente l’uomo, alcune sue varietà sono responsabili di
rari casi di scabbia animale. Gli animali parassitati sono cani e,
più raramente, cavalli, bestiame, pecore, maiali e cammelli.
Categorie a rischio: Allevatori, stallieri, veterinari, pastori, fantini.
Contagio: diretto o indiretto, tramite oggetti.
Queste varietà di Sarcoptes scabiei non riescono a scavare il
cunicolo nella cute umana e danno origine a manifestazioni
localizzate limitatamente alle sedi di contatto con l’animale o con
l’oggetto infestato.
Sono forme autorisolutive, purchè si elimini la fonte del
contagio.

scavato dalla femmina per deporre
le uova. Visibile anche clinicamente
come una traccia filiforme bianco-
grigiastra della lunghezza di alcuni
mm. Con un punto nero a una
estremità. I cunicoli si osservano
soprattutto alle pieghe interdigitali e
ai lati delle dita, nei bambini sono
frequenti alle regioni plantari.
Dermopatia estremamente
pruriginosa, con
esacerbazione del prurito
nelle ore notturne ed in
seguito ad esposizione al
calore.
Lesione patognomonica: il
cunicolo, che è il tunnel

Il prurito si sviluppa in
seguito a sensibilizzazione
dell’ospite
ad antigeni del corpo
dell’acaro ed alle sue
secrezioni.
Con la sensibilizzazione dell’ospite, compare una eruzione di
piccole papule eritematose accompagnata escoriazioni da
grattamento. L’eruzione è diffusa, e solo un limitato numero di
queste papule è sovrapposto a un cunicolo.

Sedi preferenziali dell’eruzione sono però: le pieghe interdigitali
delle mani, le superfici flessorie dei polsi, ascelle, regioni
retroauricolari, caviglie, piedi, regione periobelicale, glutei.
Nell’uomo: pene e scroto, nella donna: regione areolare e
capezzoli, genitali.
Nei bambini e negli anziani tutta la superficie cutanea è
suscettibile, compresi il volto e il cuoio capelluto.

Nei bambini piccoli il palmo delle mani può essere
estesamenre coinvolto

I noduli e, in individui
sensibilizzati, anche le
papule possono persistere
a lungo anche dopo la
eliminazione degli acari.
Alcuni individui sviluppano
noduli eritematosi
preferenzialmente
localizzati alle ascelle, alle
regioni genitali, alla
regione addominale
(scabbia nodulare).

SCABBIA
Nell’immunodepresso e in pazienti con
sensibilità cutanea ridotta o assente:
variante crostosa e ipercheratosica, poco
o niente affatto pruriginosa, ricchissima
di parassiti e dunque contagiosissima,
ampiamente diffusa ad estese aree
cutanee.
Nell’anziano si può arrivare a queste
forme poiché, a causa della scarsa
reazione infiammatoria, si può mancare la
diagnosi e trattare la scabbia con
cortisonici.

Diagnosi
• Identificazione del cunicolo. Per il riconoscimento di questo è
utile applicare sulla lesione sospetta una goccia di inchiostro e
ripulire con alcool: il cunicolo tratterrà il colore rendendosi così
chiaramente visibile.
•Estrazione dell’acaro femmina dal cunicolo, con l’aiuto di un ago
e di una potente lente di ingrandimento.
•Scraping delle lesioni e osservazione al microscopio del
materiale estratto, dopo chiarificazione con potassa al 10%, e
centrifugazione.

Complicazioni:
• Eczematizzazione, anche in seguito a terapia locale, specie
in pazienti con dermatite atopica.
• Infezione da ceppo nefritogenico di streptococco e
glomerulonefrite acuta.
Terapia:
• Permetrina in crema al 5%
• Benzoato di benzile in emulsione acquosa al 30%
• Zolfo al 6% in paraffina (bambini al di sotto di due mesi e
donne in gravidanza o in allattamento.
La cura deve essere praticata contemporaneamente da tutti i
membri del nucleo familiare.
Indumenti ed effetti letterecci vanno messi da parte per un

ALTRE ACARIASI
Infestazione da Dermanissus gallinae (acaro rosso del pollame). Vive nei nidi nelle
repe dei muri dei pollai e attacca le galline di notte. Si nutre di sangue, che ottiene
erforando la pelle con i suoi affilati cheliceri retrattili. L’uomo è un ospite accidentale.
ategorie a rischio: lavoratori nei pollai negli allevamenti di polli se lavorano di notte.
esioni eritemato-papulose rosse dolorose e lesioni papulo-pomfoidi e più raramente,
apulo vescicolose, nelle aree di cute protette dagli indumenti. Dopo ripetuti episodi,
ossibile asma bronchiale.
Infestazioni da Trombiculidae (Acari delle messi). Le uova vengono deposte sul
uolo. Si nutrono su diversi rettili, anfibi e mammiferi, e da adulti anche su piccoli
rtropodi. L’uomo è un ospite occasionale. Infiggono il capitolo nella pelle e si nutrono di
ellule e linfa parzialmente digeriti dalla loro saliva. Categorie a rischio: lavoratori della
ampagna. Provocano lesioni eritemato-papulose intensamente pruriginose. Prediligono
e regioni cutanee dove l’epidermide è più sottile e dove gli indumenti sino più aderenti,
ome caviglie, tratto distale delle gambe, vita.
Infestazioni da Cheyletiella (acari degli animali con pelo folto). Parassitano cani e gatti
ula cui pelliccia vivono e depositano le uova, saldandole ai peli. Si nutrono di linfa e altri
luidi infiggendo nella pelle i loro affilati cheliceri. L’infestazione si trasmette per contattto
iretto o con oggetti venuti a contatto con gli animali parassitati. Categorie a rischio:
eterinari, allevatori. Clinica: papule, papule escoriate, papulo-vescicole pruriginose,
elle sedi di contatto con gli animali.

Aggressioni di larve di
trombiculide
Larva di neotrombicula autumnalis

Lesioni da aggressioni di
cheyletiella
Cheyletiella blakei

Aggressioni di Cheyletiella

AGGRESSIONI DA ZECCHE
Le zecche (classe degli aracnidi, sottoclasse degli acari) formano l’ordine
degli Ixodida. ll loro cefalotorace non è separato dall’addome e sono dotate di
otto arti ambulacrali.
L’apparato buccale (gnatosoma) è costituito da un ipostoma denticolato, da
due appedici preorali dette cheliceri e due appendici postorali, dette pedipalpi,
con funzione prensile e sensoriale.
Si distinguono in due famiglie: Ixodididi (Ixodidae) e Argasidi..
Le prime, sono zecche
dure dotate di scudo
dorsale, con apparato
buccale visibile dorsalmente.
Le seconde, zecche
molli, prive di scudo
dorsale, con apparato
buccale situato nella parte
ventrale e non visibile
dall’alto.

Pedipalpo
Ipostoma
ZECCHE: Gnatosoma
Ipostoma
Chelicero
Pedipalpo
Le zecche usano i cheliceri per tagliare la pelle, poi inseriscono l’ipostoma, che è una
doccia, non un tubo. Quest’ultimo è dotato di denticoli retroflessi che lo ancorano ai
tessuti dell’ospite. La saliva contiene sostanze in grado di rammollire i tessuti. Durante
questo processo viene secreta una sostanza cementante che si indurisce e ancora
saldamente la gnatosoma alla pelle e permette la suzione. Inoltre il sangue viene
mantenuto fluido da diverse sostanze anticoagualanti mentre altre molecole deprimono
la risposta infiammatoria dell’ospite. In questo modo è reso possibile un pasto della
durata di alcuni giorni.

Fra le zecche più comuni:
ZECCHE
• In America, i generi Dermacentor, Ixodes e
Amblyomma.
Dermacentor variabilis Ixodes

Rhipicefalus
sanguineus
Hyalomma
In Europa le specie :
• Rhipicefalus sanguineus,
• Hyalomma excavatum e marginatum
• Ixodes Ricinus

femmina
maschio
Ixodes Ricinus

Versante dorsale
Versante ventrale
CAPITOLO
Ixodes ricinus
femmina

Hyalomma

Rhipicephalus sanguineus femmina

ZECCHE: ciclo biologico
Le aggressioni di zecca si verificano comunemente in primavera e in estate,
in coincidenza con il ciclo biologico del parassita.
La vita delle zecche ha 4 fasi: uovo, larva esapode, ninfa ottapode, adulto.
Ognuna di queste fasi richiede un pasto di sangue, necessario per il passaggio
alla fase successiva.
• Le uova sono deposte all’inizio della primavera e si sviluppano in larve entro
l’estate.
• Le larve, sviluppatesi in estate, si nutrono una sola volta su piccoli mammiferi
e poi si inattivano per tutto l’inverno.
• La primavera successiva le larve si trasfornano in ninfe (assai simili a zecche
adulte ma molto più piccole e immature sessualmente) e si nutrono ancora una
volta su piccoli mammiferi (roditori), ma possono attaccare anche mammiferi
più grandi, compreso l’uomo.
• Le ninfe mutano in adulti in estate. Dopo un pasto di sangue le femmine
adulte sopravvivono tutto l’inverno per cominciare un nuovo ciclo deponendo le
uova la primavera successiva.

ZECCHE: Clinica
La puntura di solito non è dolorosa, al punto che a volte il paziente
neppure se ne accorge.
Dopo l’avulsione della zecca compare una reazione
infiammatoria, spesso pruriginosa, che il più spesso è eritematopapulosa
o nodulare e può aver evoluzione necrotica, ma talvolta
assume l’aspetto di un’ampia chiazza o una placca eritematosa a
evoluzione centrifuga che simula l’eritema cronico migrante.
In caso di aggressione al cuoio
capelluto può residuare un’area
di alopecia.

Lesione nodulare con necrosi
Alopecia da puntura di zecca
LESIONI DA
AGGRESSIONE DI
ZECCA
Lesione nodulare
Placca
simulante
l’eritema cronico
igrante

Denso infiltrato linfo-istiocitario a piramide rovesciata, ricco di eosinofili

Infiltrato pseudolinfomatoso, con
pseudofollicoli linfoidi. Sono quas
sempre presenti numerosi
eosinofili.

AGGRESSIONI DA ZECCHE
Una possibile grave complicanza, è la paralisi acuta ascendente,
provocata da una tossina contenuta nella saliva di diverse specie
del genere Dermacentor. Se la zecca viene rimossa in tempo la
paralisi si risolve, viceversa la malattia porta a morte. Una simile
forma è causata in Australia da Ixodes holocyclus.
Dunque in tutti i casi di paralisi ascendente acuta bisogna
ispezionare accuratamente tutto il tegumento, compreso il cuoio
capelluto.
L’indice di sospetto deve essere elevato se il paziente vive o ha
viaggiato in un’area dove questa forma è endemica.

ZECCHE
Le zecche possono trasmettere alcune gravi malattie infettive:
• Mattia di Lyme (agente etiologico Borrelia Burgdorferi), trasmessa da
zecche del genere Ixodes.
• Rickettsiosi
• Febbre maculosa delle Montagne rocciose (agente etiologico
Rickettsia rickettsii), trasmessa da zecche del genere Ixodes e
Dermacentor: In America, Russia, Mongolia.
• Febbre bottonosa del Mediterraneo (agente etiologico: Rickettsia
conorii) trasmessa da zecche del genere Rhipicephalus, nel bacino del
Mediterraneo.
• Babesiosi causata dalla babesia, un parassita intracellulare dei globuli
rossi.
. Ehrlichiosi causata dalla Ehrlichia un parassita intracellulare dei
monociti o dei polimorfonucleati neutrofili a seconda della specie.
• Meningo-encefalite da Arbovirus.

Agente etiologoco: Borrelia burgdorferi
Clinica. Tre fasi:
PATOLOGIA DA ZECCHE: Malattia di Lyme
1. Eritema cronico migrante: Chiazza o placca eritematosa ad evoluzione
centrifuga, seguita dalla comparsa di altre lesioni simili disseminate
1. Interessamento del sistema cardiovascolare e del sistema nervoso
centrale e periferico (paralisi, alterazioni della personalità, stato
stuporoso). Sulla pelle possibile comparsa del linfocitoma da Borrelia, una
lesione nodulare che simula un linfoma.
1. Artrite e Acrodermatite cronica atrophicans. Quest’ultima localizzata alle
estremità con una fase infiammatoria, eritematosa e congestizia, e una
fase finale atrofica.

PATOLOGIA DA ZECCHE: Malattia di Lyme

Prevenzione:
ZECCHE
• Allontanamento dalle comunità degli animali parassitati
• Trattamento degli animali con preparazioni antiparassitarie (in America si
trattano i cervi nei parchi con avermectina).
• Eliminazione periodica dei detriti di foglie morte dai parchi naturali.
• Trattamento degli animali domestici con derivati del piretro come repellenti.
• Se si deve attraversare un’area infestata, indossare indumenti adeguati,
adatti a impedire la penetrazione del parassita.
• Dopo la visita di un’area a rischio ispezione di tutto il tegumento
• Avulsione della zecca infissa (delicata trazione, benzina, paraffina liquida,
olio, benzoato di benzile).
• Terapia con tetracicline senza aspettare il risultato della sierologia se
compare febbre dopo una aggressione di zecca.