Foglio di Bacco n° 6 (pdf 855Kb) - Vino e Giovani
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Il cinema italiano<br />
racconta il vino<br />
sono spesso fuorvianti, quantomeno incomplete, per i bevitori<br />
attenti.<br />
In un vino, il “nome” come la gran<strong>di</strong>ssima maggioranza dei consumatori<br />
italiani lo intendono e lo conoscono, e cioè il semplice<br />
nome <strong>di</strong> una parola sola (per esempio, Barbera) o tutt’al più<br />
due (Barbera <strong>di</strong> Piemonte), il semplice nome conta molto poco<br />
o quasi niente: vale tutt’al più come una segnalazione iniziale,<br />
come un avvertimento generico e grossolano. Badate: questo<br />
vino è dolce, è secco, è rosso, è bianco, è spumante, non lo<br />
è. Ecco cosa <strong>di</strong>ce, in Italia, il nome <strong>di</strong> un vino: niente <strong>di</strong> più.<br />
Un vero nome <strong>di</strong> un vino dovrebbe, invece, specificare la ben<br />
limitata località <strong>di</strong> origine (Barbera <strong>di</strong> Piemonte, Portacomaro),<br />
o, meglio ancora, il podere dove sono piantati i vigneti da cui<br />
provengono le uve (Barbera <strong>di</strong> Piemonte, Portacomaro, poder<br />
San Gillio) o, ad<strong>di</strong>rittura, la cantina dove si è proceduto alla<br />
vinificazione (Barbera <strong>di</strong> Piemonte, Portacomaro, podere San<br />
Gillio, cantina Cerruti). Inoltre ogni bottiglia dovrebbe portare<br />
due date: quella della vendemmia, e quella dell’imbottigliamento:<br />
Barbera <strong>di</strong> Piemonte, Portacomaro, podere San Gillio, cantina<br />
Cerruti, vendemmia 1964, imbottigliamento 1966 (SOLDATI<br />
2006: 17-18).<br />
Va reso merito all’autore <strong>di</strong> aver messo in pratica questa<br />
dettagliata “anagrafe” dei vini italiani. Infatti, a conclusione<br />
del volume si trova un “elenco dei vini descritti”, sud<strong>di</strong>viso<br />
per viaggio e province, dove ogni vino ha il suo nome e la<br />
sua minuziosa descrizione.<br />
Se una parte delle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Soldati può risultare,<br />
per il lettore contemporaneo e soprattutto per l’esperto<br />
enologo, obsoleta e il suo metodo criticabile, non bisogna<br />
<strong>di</strong>menticare <strong>di</strong> collocare questo lavoro nella cornice storica<br />
e socioculturale nella quale è stato scritto e pubblicato.<br />
Innanzitutto va ricordato che si tratta <strong>di</strong> uno dei primi<br />
esperimenti <strong>di</strong> promozione del patrimonio enogastronomico<br />
italiano, attraverso un linguaggio teso a preservarne e tra-