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L'ARBORE DELLA CARITÀ - Missionarie della Scuola

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Sosteneva M. Buber che l’io è tale<br />

solo se è in relazione ad un tu; riprendendo,<br />

biblicamente, la duplice relazionalità<br />

di Adamo, esistente (posto<br />

nel mondo) in quanto in relazione a<br />

Dio, e realizzato dal momento <strong>della</strong><br />

comparsa <strong>della</strong> donna, complementare<br />

a lui e “figlia” sua; restando, tutto il resto<br />

– l’Universo in tutte le sue parti,<br />

minerali, vegetali, animali – solo lo<br />

sfondo o il possibile surrogato del proprio<br />

essere autentico.<br />

Naturalmente, come ha sottolineato<br />

G. Marcel, l’altro “c’è”, per me,<br />

solo se lo “riconosco”, se lo considero<br />

“persona”, mai se lo strumentalizzo,<br />

se ne faccio un oggetto; quindi, la<br />

possibilità di essere se stessi (autenticamente)<br />

è possibile, prima di tutto, se<br />

è corretta la mia relazione con me<br />

stesso, se mi considero persona, con<br />

tutte le conseguenze che questo implica,<br />

e tale riconosco l’altro.<br />

In ipotesi, il riconoscimento reciproco<br />

come persone fonda la perfetta<br />

relazione; non ci estranea dal mondo,<br />

del quale restiamo parte, con tutti i<br />

limiti relativi; ma colloca, come direbbe<br />

Rosmini, ogni ente in una “scala di<br />

essere”, nella quale ha il proprio posto.<br />

In tutti i filosofi citati (ed altri), la<br />

relazione fondante – e giustificativa<br />

delle scelte – resta quindi quella con<br />

l’Assoluto; senza <strong>della</strong> quale, si deve<br />

“scendere” all’uomo, ed individuare<br />

Educare alla priorità <strong>della</strong> persona<br />

Se l’uomo non è persona...<br />

11<br />

l’elemento ritenuto fondamentale, caratterizzante:<br />

dalla ragione al sentimento,<br />

e così via (gli ultimi due secoli<br />

hanno offerto le più svariate ipotesi al<br />

riguardo, e ne hanno mostrato, anche,<br />

storicamente, gli effetti).<br />

Non è necessariamente, o semplicemente,<br />

questione di religione o di fe -<br />

de; è, prima di tutto, questione di “logica”,<br />

di onestà nel riconoscere cause<br />

ed effetti. L’alternativa quindi alla<br />

scelta <strong>della</strong> persona – ancora Marcel –<br />

è la strumentalizzazione (servirsi di<br />

…per…), o, volendo, il surrogato (l’animale,<br />

ad es.).<br />

Tutto questo è indubbiamente difficile,<br />

da esprimere e da comprendere;<br />

soprattutto, da applicare; perché è difficile<br />

persuadere qualcuno, specialmente<br />

nella più giovane età (per mancanza<br />

di esperienza, per forza e vigore;<br />

ma, oggi, tutte le età vogliono essere e<br />

si affermano “giovani”), che valga la<br />

pena “rinunciare” a qualcosa, non solo<br />

“in vista di altro”, ma, soprattutto, perché,<br />

nonostante le apparenze <strong>della</strong> immediatezza,<br />

perché “non rispondono”<br />

al mio essere autentico, sono controproducenti,<br />

e così via.<br />

E’ un problema, non solo “ontologico”,<br />

ma “pedagogico”: come applicare<br />

questi princìpi, “da grandi”, se<br />

non vi si è cresciuti “da piccoli”? E come<br />

surrogare, oggi, la crisi delle

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