L'ARBORE DELLA CARITÀ - Missionarie della Scuola

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Testimonianze Gabriella regalava sempre il suo bel sorriso di accoglienza. E dicevi anche che quando eri in casa il tuo telefono scottava per le tante telefonate in arrivo. Ora il telefono non suonerà più, ma ti raggiungeremo in cielo con la nostra gratitudine, la preghiera, l’affetto. Non credo, Gabriella, che ci abitueremo facilmente alla tua assenza; 32 ma tu ricordati che lassù hai ancora un compito da svolgere: pregare molto per tutti noi, perché possiamo andare avanti con la dedizione e l’entusiasmo che avevi tu. Addio, GABRIELLA, e grazie di tutto da tutti! N. JORIO
“Dio lo ha provato e lo ha trovato degno di sé; lo ha saggiato come oro nel crogiuolo e lo ha gradito come un olocausto” (Sapienza:2,23…) Il 3 maggio, nel cuore della notte, è venuto a mancare all’affetto della moglie e dei suoi figli mio fratello Gennaro. Isernino di razza e Calabrese di adozione. Dopo aver completato l’Accademia artistica di Napoli, ottenne il suo primo posto di lavoro a Reggio Calabria, all’Istituto d’Arte come professore di ceramica plastica. La sue qualità umane e artistiche gli meritarono grande popolarità sia nell’ambiente scolastico sia nelle varie Accademie d’Arte. Tante mostre di Arte sono state allestite da lui e alcuni capolavori quali la ‘Sirenetta’ per la fontana di una della piazze di Shilla - Reggio Calabria - ne sono la memoria. A Reggio Calabria incontrò la sua ‘anima gemella’ da cui ebbe due figli: Gaetano e Simona che soleva chiamare “i miei gioielli”. La città di Reggio Calabria lo ha accolto tra i suoi figli illustri e gli ha riservato un ‘cuore amico’ come risposta alla grande amicizia che lo stesso Gennaro ha saputo effondere nel cuore di tanti. Era l’amico di tutti, del ‘piccolo’ e del ‘grande’; incontrarlo significava rimanerne contagiati; la battuta facile, il sorriso a volte ironico, il buon umore che serviva a scacciare la sua e l’altrui malinconia erano tratti particolari che lo rendeva- In morte di mio fratello Gennaro 33 Testimonianze no speciale. Nessuno si allontanava da Gennaro senza portarne con sé il sorriso sul volto o nel cuore. Grazie, Signore, perché ce lo hai donato! L’immagine dell’oro purificato dalle scorie, descritto nel libro della Sapienza, mette bene in rilievo il tipo di sofferenza con cui Gennaro è venuto ad incontrarsi. Una sofferenza lunga e lenta che lo ha raffinato spiritualmente rendendolo sempre più docile alla volontà di Dio. Gennaro ha amato la vita e per la vita ha lottato fino alla fine. Il grande poeta indiano Tagore descrive questa vita terrena come una festa a cui siamo invitati a suonare uno strumento. Mi piace dedicarla a mio fratello nel momento in cui lui si appressa a ‘guardare il volto di Dio’ : “Ho ricevuto il mio invito alla festa di questo mondo; la mia vita è stata benedetta. I miei occhi hanno veduto, le mie orecchie hanno ascoltato. In questa festa dovevo soltanto suonare il mio strumento: ho fatto come meglio potevo la parte che mi era stata assegnata. Ora dico: è venuto alfine, il momento di entrare e guardare il tuo volto e of - f r i rti il mio silenzioso saluto.” (Rabindranath Tagore) Davvero Gennaro hai fatto come meglio potevi! E anche in questo come in tante tue opere d’arte ci sei riuscito, fratello mio caro. ANNA MORRONE Missionaria della Scuola
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