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L'ARBORE DELLA CARITÀ - Missionarie della Scuola

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cando ed educatore con una vivacità<br />

eccezionale, ne tratta nelle due tesi di<br />

laurea, ne vive soprattutto e quando<br />

vuol fare la sintesi <strong>della</strong> sua vocazione<br />

di educatrice nella scuola e nella vita,<br />

parla evangelicamente di una: vocazione<br />

di amore. Con Caterina da Siena<br />

usa le espressioni di maternità e paternità<br />

come doti indispensabili di chi<br />

educa. Afferma che “la capacità di<br />

amare, di voler crescere sempre nell'amore,<br />

e sentirne il desiderio ardente<br />

e avere una pena acuta nel cuore per<br />

non sapere amare abbastanza, dovrebbe<br />

accompagnarci tutta la vita” (L.<br />

Tincani 1957). E per amare, ossia dare<br />

se stessi in vista <strong>della</strong> crescita degli altri,<br />

bisogna arrivare ad essere padroni<br />

di sé, <strong>della</strong> propria persona, <strong>della</strong> propria<br />

intelligenza e volontà che costituiscono<br />

la natura umana nella sua nobiltà.<br />

Il cammino <strong>della</strong> conoscenza di sé e<br />

dell'autodominio è frutto di sforzo e di<br />

collaborazione con la grazia. Così scrive<br />

a un’insegnante: “Adopera te stessa<br />

per il bene delle anime che ti sono affidate,<br />

come si adopera uno strumento<br />

che non ha diritti, se non quello di essere<br />

adoperato” (L. Tincani, 1956).<br />

La Tincani vede nella maternità<br />

così intesa una strada di crescita per<br />

l’educatore prima ancora che per il discepolo<br />

e scrive: “La disciplina <strong>della</strong><br />

maternità ti potrà trasformare, raddrizzare<br />

dove occorre, purificare, fortificare:<br />

lascia che Dio operi in te e per mezzo<br />

tuo”(L. Tincani 1950).<br />

A un’insegnante che, forse per eccesso<br />

di zelo, o per malinteso senso di<br />

Educare alla priorità <strong>della</strong> persona<br />

9<br />

responsabilità era molto severa dice:<br />

“Vorresti essere stoica, invece di cristiana?<br />

Quando mai essere cristiani ha<br />

voluto dire essere senza capacità di<br />

sentire, di soffrire, se anche Gesù ha<br />

voluto farsi vedere a piangere?. “La<br />

durezza – ricorda - deprime sempre di<br />

più e non porta avanti i giovani; i modi<br />

duri possono ferire”. “Bisogna sapere<br />

aprire le braccia e il cuore per dare<br />

vero aiuto e conforto alle persone che<br />

ci sono affidate”. Se ritiene giusto e indispensabile<br />

esigere la disciplina, ancora<br />

più necessario è “sovrabbondare<br />

nella bontà”(L. Tincani, 1962, 1965,<br />

1959, 1965).<br />

La bontà poi si coniuga con la fiducia:<br />

la Tincani sostiene che gli studenti<br />

si rivelano più capaci e migliori<br />

di quello che credevamo, quando si<br />

sentono amati e stimati dai loro professori.<br />

La diffidenza e gli eccessivi timori<br />

indeboliscono i cuori e intorpidiscono,<br />

quando non rovinano del tutto,<br />

la buona volontà! La fermezza di un<br />

educatore dice senso di responsabilità<br />

e desiderio di far crescere il discepolo,<br />

ma anche la fermezza deve diventare<br />

espressione chiara di bontà e allora<br />

produrrà i suoi effetti: “Le difficoltà<br />

non mancheranno mai; i caratteri saranno<br />

sempre diversi e in gran parte<br />

difficili; le volontà saranno sempre poco<br />

pieghevoli, qualche volta ribelli,<br />

ma i cuori non sono quasi mai impenetrabili<br />

e gli animi hanno sempre un lato<br />

buono. Non lasciarti impressionare<br />

e tanto meno sopraffare da certe vivacità<br />

e impetuosità di carattere. Sii fer-

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