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La filosofia con i bambini ei ragazzi come sfida per il ... - avios

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«Scienze del pensiero e del comportamento» (www.<strong>avios</strong>.it/spc.html)<br />

E vengo al punto <strong>con</strong>clusivo. Come non chiamare f<strong>il</strong>osof-azione ogni pratica<br />

f<strong>il</strong>osofica che chiami in causa <strong>il</strong> tema di una <strong>con</strong>oscenza che voglia modificare ciò che è<br />

in atto in quanto azione del pensiero che recu<strong>per</strong>a <strong>il</strong> <strong>con</strong>fronto <strong>con</strong> quello degli altri e,<br />

quindi, si presta ad una retroazione circolare dello stesso pensiero modificato da un<br />

dialogo profondamente maieutico ed es<strong>per</strong>ienziale, non meramente <strong>per</strong>suasivo proprio<br />

di colui che già sa dove dirigersi? Forse che la <strong>f<strong>il</strong>osofia</strong> <strong>con</strong> e/o <strong>per</strong> i <strong>bambini</strong> non voglia<br />

essere un agito in termini significativamente es<strong>per</strong>ienziali? Temo, così, una <strong>f<strong>il</strong>osofia</strong><br />

astratta, <strong>per</strong> professionisti e/o <strong>con</strong>formata al pensiero degli altri che desiderano e<br />

pretendono di fare discutere a partire dalle loro o altrui formule sia pure didattiche e che<br />

non sia lettura e interpretazione fattuale del mondo, sia pure es<strong>per</strong>ita da <strong>bambini</strong>. Non<br />

questo revisionismo è necessario. Cambiare le formule non serve a nulla. Esse non ci<br />

danno la coscienza di essere autori della nostra storia e, d‟altra parte, è sempre più<br />

necessario comprendere che <strong>con</strong>oscere <strong>il</strong> mondo e cambiarlo sono la stessa cosa, <strong>come</strong><br />

ci hanno insegnato <strong>il</strong> pedagogista bras<strong>il</strong>iano Paulo Fr<strong>ei</strong>re e tutti quegli educatori che<br />

ricadono, se<strong>con</strong>do Georges Snyders, nella nomenclatura d<strong>ei</strong> pedagogisti progressisti. 80<br />

Insomma, “E‟ la prassi, la storia compiuta dagli uomini stessi – e <strong>per</strong>ché no, dai <strong>bambini</strong><br />

(NdA) – seppure in <strong>con</strong>dizioni storiche date e in via di sv<strong>il</strong>uppo, è ciò che essi fanno, e<br />

non semplicemente le forme ideologiche nella quali gli uomini – e i <strong>bambini</strong> (NdA) –<br />

diventano <strong>con</strong>sapevoli delle <strong>con</strong>traddizioni della società”. 81 Ora, <strong>il</strong> punto è: quale<br />

<strong>f<strong>il</strong>osofia</strong> <strong>con</strong> i <strong>bambini</strong>? <strong>La</strong> risposta, dal mio punto di vista è già data, ed è nelle mani<br />

degli insegnanti a cui è affidata la “direzione intellettuale e morale” 82 - purché non sia<br />

quella “tradizionale” - della “classe” d<strong>ei</strong> <strong>bambini</strong> e/o delle famiglie a cui essi<br />

appartengono. Qui, ovviamente, è necessario rivedere lo stesso <strong>con</strong>cetto di classe, non<br />

genericamente definita, ma così <strong>come</strong> è data e dal sentimento e coscienza di<br />

appartenenza ad essa a prescindere dal ceto di provenienza di ciascun insegnante,<br />

educatore, genitore, in quanto tutti si è ingaggiati <strong>per</strong> un‟opzione attraverso la quale “una<br />

classe deve trascendere quella che Gramsci chiama organizzazione

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