La pietra del cielo

XXI.
Nel mese seguente Luceia fu molto occupata con i preparativi per le
nozze. Da parte mia mantenni la parola e per rimanere fuori dai
piedi andai a dissotterrare pietre celesti. Con mio grande
disappunto trovai sette pietre - che pensavo fossero pietre del cielo -
la più grande delle quali era poco più grande del cranio di un
neonato. La mia esperienza nell'estrazione dei metalli, per quanto
scarsa, mi dava la certezza che, se anche fossi riuscito a fonderle,
non ne avrei ricavato abbastanza metallo da compensare la fatica.
L'aspetto più scoraggiante era che avevo scavato prima nei
“nidi” più grandi. Se quelle che avevo trovato erano le pietre del
cielo più grandi della regione, allora tutti i miei sogni e miei sforzi
non valevano nulla. Eppure c'era qualcosa che mi sfuggiva. La
pietra di mio nonno cadendo aveva fatto tanto rumore da svegliare
un solo uomo. Non avevo mai visto la pietra, ma sapevo che era
abbastanza pesante da contenere diverse libbre di metallo grezzo.
Quello che mi disorientava era che la discesa di queste era stata
seguita - vista e sentita -da centinaia di persone, per un raggio di
molte miglia. Qualcosa mi sfuggiva. Dovevano esserci altre pietre
del cielo più grandi sepolte altrove; evidentemente stavo cercando
nel punto sbagliato, forse addirittura nella valle sbagliata.
Scoraggiato e frustrato decisi di interrompere gli scavi per un
po' e di cercare di estrarre il metallo dalle pietre che avevo già
recuperato. Avrei dovuto costruire una fornace da estrazione, un
forno di cottura, da qualche parte sul terreno della villa, perciò levai
le tende e mi diressi verso quella che ormai consideravo la mia casa.
Luceia mi aspettava in ogni caso di ritorno per quel giorno. Ero stato
via cinque giorni e stavo ormai per finire le provviste. Malgrado il
piacere di rivederla, il mio umore però non era felice quando iniziai
il viaggio di ritorno.