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Pubblicazione delle opere 2004 - Parrocchia di San Martino a Vado

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Prima e<strong>di</strong>zione Novembre <strong>2004</strong> pag. 38<br />

come se il mio tempo si fosse fermato. Giro lo sguardo per la stanza, tutto è come<br />

ieri, come sempre. Esco fuori, mi siedo tra le ra<strong>di</strong>ci sporgenti dell'ulivo piantato<br />

secoli fa dagli antenati. Mi accoccolo sempre qui, quando sono agitata, come ora.<br />

Ma per cosa? Non lo so. Ah, ecco: ho fatto un sogno strano, stanotte. Vedevo tante<br />

perle nel cassetto dello stipo accanto al mio letto, perle opalescenti e preziose.<br />

Veniva qualcuno <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> me, non alzavo neppure la testa per guardarlo, perché<br />

nel sogno sapevo chi era, gli vedevo le mani forti estrarre il tiretto e rovesciare le<br />

perle sul pavimento. Le mani, maschili, si voltavano con le palme in su, verso <strong>di</strong><br />

me, come a chiedermi qualcosa. Poi mi sono svegliata.<br />

In piazza le donne bisbigliavano <strong>di</strong> qualcuno che presto verrà in paese. Certo, a me<br />

non rivolgono mai la parola, le donne, come se nemmeno esistessi, ma trovano<br />

sempre il modo <strong>di</strong> aiutarmi, come se succedesse per caso. Non possono infrangere<br />

apertamente la Legge. Anche quelle formi chine, in fila, una <strong>di</strong>etro l'altra,<br />

rispettano la Legge del loro istinto. Alzo gli occhi nel cielo immobile dell'estate,<br />

le donne hanno detto che verrà qui. Lui è un personaggio la cui fama si è sparsa<br />

ormai dappertutto, tutti lo aspettano, per curiosità, per simpatia, per ozio. Dicono<br />

che lui legga fin dentro i cuori, ma non potrà mai accorgersi <strong>di</strong> me. Di me, che la<br />

gente scansa per via...<br />

Eppure mi piacerebbe vederlo. E' come se non avessi null'altro da fare, mi sento<br />

come sospesa, tra ora e quando lo vedrò. Sì, perché è deciso: devo vederlo.<br />

<strong>Vado</strong> al mercato e, come al solito, vorrei essere invisibile. Ho paura della gente, <strong>di</strong><br />

quelli che non conosco e <strong>di</strong> quelli che conosco, <strong>di</strong> quelli che sembrano deridermi e<br />

<strong>di</strong> quelli che sanno del mio passato. Possibile che ormai, giunti al culmine della<br />

civiltà, il passato mi debba costringere ad essere sempre legata ad un errore,<br />

portarmelo addosso come un marchio infamante? Ma l'errore più grande della mia<br />

vita è anche l'unico punto fermo della mia vita: mia figlia.<br />

Che cosa attendere, non so. Nell'aria sembrano esserci messaggi lanciati da<br />

qualche entità misteriosa che invita a buttar via ogni cosa inutile, a spogliarsi <strong>di</strong><br />

tutto e donarsi così, nell'intima, pura essenza, nella propria nascosta bellezza... Ma<br />

che penso? La verità è che sono stanca, <strong>di</strong> tutto, e il pensiero <strong>di</strong> morire, <strong>di</strong><br />

scomparire, <strong>di</strong> sciogliere, una volta per tutte, i no<strong>di</strong> che mi legano a questa<br />

fangosa esistenza da un po' <strong>di</strong> tempo accompagna ogni mio gesto, ogni mio<br />

pensiero. Ma so che oggi lui verrà. Voglio avvicinarmi anch'io, là, alla casa del<br />

ricco verso cui la gente accorre.<br />

Mi fermo al pozzo, deserto. Mi siedo sulla liscia pietra consunta, in alcuni tratti<br />

coperta <strong>di</strong> muschio. Mi scosto i capelli dal volto, questa chioma che è il mio<br />

orgoglio e la mia male<strong>di</strong>zione, non posso nemmeno nasconderla quoti<strong>di</strong>anamente<br />

come le altre donne, perché non sono sposata. Eppure ho una figlia. Mi specchio<br />

nell'acqua profonda, mi viene in mente un altro sogno, fatto qualche tempo fa. Ero<br />

in un posto brullo e bianco, con un cagnolino accanto a me, una piccola palla <strong>di</strong><br />

pelo che abbaiava come se parlasse e mi in<strong>di</strong>cava una ripida parete <strong>di</strong> roccia, alta,<br />

una montagna, costellata <strong>di</strong> buchi chiusi da inferriate. E, come se venissero da<br />

dentro il monte, u<strong>di</strong>vo gemiti e lamenti. La bestiola mi invitava a seguirla fimo in<br />

cima. Non si sentiva più nulla, ora, solo il mormorio del vento che sembrava<br />

portare con sé tutto il dolore del mondo. C'era un cippo <strong>di</strong> pietra bianca, scolpito<br />

come un uomo a braccia aperte, ma era appena sbozzato, tanto da sembrare solo<br />

una croce. Una pianta <strong>di</strong> roselline bianche lo ammantava tutto, era come una tomba<br />

e, nello stesso tempo, una culla. li cagnolino mi guardava come a chiedermi: "Non<br />

capisci?". No, non capivo.<br />

Sto piangendo. L'acqua del pozzo si increspa appena quando una lacrima vi cade<br />

dentro. E' come se ricevessi un messaggio: mi alzo, so cosa fare, adesso.<br />

Rassegna <strong>di</strong> Testimonianza Letteraria "In cammino… con Gesù

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