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Scarica il romanzo pdf - SG Associati

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parlando dei miei problemi. Ispiri fiducia. Lascia perdere <strong>il</strong> giornalismo,<br />

segui la tua vera vocazione, sarai più felice. Ad ogni modo, se<br />

proprio vuoi andare avanti nella tua decisione, posso offrirti qualche<br />

minuscola collaborazione, ma non ti prometto niente.<br />

Alla fine gli diedi ascolto, lasciai perdere <strong>il</strong> giornalismo e studiai da<br />

psicologa.<br />

Continuai a visitare la famiglia di Ezechiele, con sua madre ogni tanto<br />

ci scrivevamo, e lei pur non potendo rivelarmi niente per ragioni di<br />

sicurezza cercava di tranqu<strong>il</strong>lizzarmi e mi diceva non preoccuparti, se<br />

è destino che lui sia <strong>il</strong> tuo uomo niente vi potrà separare.<br />

Sentivo che in un certo senso lei faceva <strong>il</strong> tifo per me, e un giorno in<br />

cui fummo sole mi confessò che aveva sempre desiderato una figlia<br />

femmina, e che mi voleva bene come a una figlia vera. Infatti, finché<br />

visse, me lo dimostrò in molte occasioni.<br />

Anche io mi affezionai moltissimo a lei. Quando andavo a trovarla ci<br />

mettevamo sedute in camera da letto, dove lei teneva tutte le foto e i<br />

cimeli di famiglia (discendendo da una vecchia famiglia genovese, non<br />

buttava mai via niente), e passavamo ore a parlare di Ezechiele e a consolarci<br />

a vicenda, a ridere e a scherzare appollaiate sul monumentale<br />

letto di mogano dei trisnonni, con le sue quattro gatte che sonnecchiavano<br />

tra un cuscino e l’altro o tentavano di inf<strong>il</strong>arsi sotto le coperte.<br />

A volte lei stava in cucina e io le trotterellavo intorno mentre tostava <strong>il</strong><br />

caffè o preparava <strong>il</strong> polpettone per la cena, e lei mi diceva fai uguale a<br />

Ezechiele, anche lui veniva sempre in cucina e mi girava intorno; a<br />

quel punto le veniva la nostalgia e cominciava a sospirare, allora io la<br />

abbracciavo e cercavo di distarla, lei scuoteva la testa e diceva sempre,<br />

speriamo bene.<br />

Presi l’abitudine di andare a Genova una o due volte al mese, e senza<br />

che ce ne rendessimo conto mi ritrovai a essere parte di quella famiglia,<br />

come fossi stata una nuora sposata a un figlio emigrato che pote-<br />

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