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“Nei confronti della fotografia ero colto da un ... - Lettere e Filosofia

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esserci <strong>un</strong>a <strong>fotografia</strong> senza ness<strong>un</strong>o che la guar<strong>da</strong>, che la osserva,<br />

qualc<strong>un</strong>o che decide di p<strong>un</strong>tare su di essa il proprio sguardo e di farlo<br />

in <strong>un</strong> certo modo, per <strong>un</strong> certo fine, a partire <strong>da</strong> certi presupposti? In<br />

breve: a chi è diretta la <strong>fotografia</strong> se non allo sguardo di <strong>un</strong>o spettatore<br />

per cui e a cui essa si manifesta, a cui essa si dà e si rende visibile?<br />

Oggetto di questo lavoro sarà sviluppare questi interrogativi e<br />

mostrare le diverse soluzioni possibili. In particolare, verrà affrontata<br />

la risposta realista al problema dell’immagine fotografica.<br />

Fon<strong>da</strong>mentale, per iniziare, sarà il saggio già citato di Roland Barthes:<br />

La camera chiara. Avendone illustrato i nodi fon<strong>da</strong>mentali, si<br />

evidenzieranno le connessioni che esso presenta con il realismo<br />

fotografico per poi trarre <strong>un</strong> bilancio critico, valutando, infine, se le<br />

risposte che Barthes e i realisti forniscono siano sempre accettabili, o<br />

piuttosto presentino dei limiti in alc<strong>un</strong>i p<strong>un</strong>ti specifici e debbano<br />

quindi essere integrate o corrette.<br />

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