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“Nei confronti della fotografia ero colto da un ... - Lettere e Filosofia

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Nel 1865 egli era seduto su quella sedia, e non ora. La potenza<br />

dell’immagine fotografica, allora, è concentrata in tale capacità: saper<br />

riportare quel momento del 1865 nel 2006, lasciando tuttavia le due<br />

temporalità distinte: com<strong>un</strong>icanti eppure separate. Nel 2006, vedo<br />

Lewis Payne mentre stava per morire nel 1865. Quell’atto si è già<br />

consumato. La <strong>fotografia</strong> non riporta in vita chi è def<strong>un</strong>to,<br />

semplicemente me lo mette di fronte adesso: me lo mostra proprio<br />

come era in quel momento, in quella posa colta prima che morisse nel<br />

1865. Per assurdo, potrei incaponirmi e tentare di tutto per salvarlo –<br />

persino cercando di mobilitare <strong>un</strong> movimento d’opinione contro la<br />

pena capitale – eppure tutto ciò non servirebbe a nulla. Purtroppo egli<br />

è già irrimediabilmente morto, e ogni volta che guarderò<br />

quell’immagine, egli sarà sempre già morto. La <strong>fotografia</strong> non fa altro<br />

che aprire <strong>un</strong>a “lacerazione” 56 nel velo <strong>della</strong> storia, mostrandomi <strong>un</strong><br />

passato che rimane tale: non più modificabile, assoluto e già<br />

compiuto. Posso solo guar<strong>da</strong>rlo comparire di fronte ai miei occhi,<br />

senza poter in alc<strong>un</strong> modo interagire – e questo, forse, è <strong>un</strong>o dei sensi<br />

in cui potremmo dire che la <strong>fotografia</strong> è piatta.<br />

La follia che Barthes attribuisce all’immagine fotografica nasce<br />

proprio <strong>da</strong> queste considerazioni: aver di fronte qualcosa che in realtà<br />

non è per nulla di fronte a me, ma si trova in <strong>un</strong> altrove temporale. E,<br />

tuttavia, è così reale <strong>da</strong> attrarmi verso di sé, come per farsi toccare,<br />

salvo poi sottrarsi e mostrarsi, finalmente, per ciò che è: <strong>un</strong>a superficie<br />

56 Si ricordi a tal proposito il discorso che Barthes fa in merito al tempo come nuovo<br />

p<strong>un</strong>ctum.<br />

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