“Nei confronti della fotografia ero colto da un ... - Lettere e Filosofia
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ha a che fare con l’essenza primaria dell’immagine fotografica, ma è<br />
solo <strong>un</strong> modo di connotarla, <strong>un</strong> modo di includerla nell’ambito <strong>della</strong><br />
cultura, conferendole il ruolo di veicolo per <strong>un</strong> senso, <strong>da</strong>ndole <strong>un</strong>a<br />
f<strong>un</strong>zione sociale. E’ <strong>un</strong>a via per rendere comprensibile – e quindi<br />
rassicurante – <strong>un</strong>a <strong>fotografia</strong>: “ammorbidita” <strong>da</strong>lla connotazione la sua<br />
essenza puramente denotativa passa in secondo piano; il “trauma” –<br />
che altro non è se non <strong>un</strong>a anticipazione del concetto di p<strong>un</strong>ctum –<br />
viene così assorbito, per quanto non del tutto cancellato. Esso, infatti,<br />
rimane sullo sfondo come portato incancellabile dell’essenza<br />
puramente denotativa dell’immagine fotografica. La follia <strong>della</strong><br />
<strong>fotografia</strong> si fon<strong>da</strong>, d<strong>un</strong>que, proprio su questo nucleo analogico che le<br />
appartiene essenzialmente in quanto attestazione d’esistenza, in<br />
quanto riproduzione e presentificazione del reale.<br />
5. La <strong>fotografia</strong> del Giardino d’Inverno<br />
Vi è <strong>un</strong>a <strong>fotografia</strong> la cui presenza aleggia attraverso tutta la secon<strong>da</strong><br />
parte de La camera chiara. Essa è molto particolare perché ritrae la<br />
madre di Barthes, morta <strong>da</strong> poco. Leggiamo le sue toccanti parole:<br />
38<br />
Così, solo nell’appartamento nel quale era morta <strong>da</strong> poco, io an<strong>da</strong>vo<br />
guar<strong>da</strong>ndo alla luce <strong>della</strong> lampa<strong>da</strong>, <strong>un</strong>a per <strong>un</strong>a, quelle foto di mia<br />
madre, risalendo a poco a poco il tempo con lei, cercando la verità del<br />
volto che avevo amato. E finalmente la scoprii. Era <strong>un</strong>a <strong>fotografia</strong><br />
molto vecchia. Cartonata, con gli angoli mangiucchiati, d’<strong>un</strong> color<br />
seppia smorto, essa mostrava solo due bambini in piedi, che facevano<br />
gruppo, all’estremità d’<strong>un</strong> ponticello di legno in <strong>un</strong> Giardino<br />
d’Inverno col tetto a vetri. Mia madre aveva allora (1898) cinque anni,<br />
suo fratello sette. […] Osservai la bambina e finalmente ritrovai mia<br />
madre. La luminosità del suo viso, la posizione ingenua delle sue