“Nei confronti della fotografia ero colto da un ... - Lettere e Filosofia
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Pertanto Barthes può gi<strong>un</strong>gere a queste conclusioni in virtù <strong>della</strong><br />
sua concezione realista <strong>della</strong> <strong>fotografia</strong>, poiché è possibile affiancare<br />
immagine fotografica e allucinazione solo se la prima si comporta<br />
come la secon<strong>da</strong>, consentendomi di credere, fino a prova contraria,<br />
che ho realmente di fronte l’oggetto che sto vedendo: solo se ho <strong>un</strong>a<br />
pres<strong>un</strong>zione di realtà rispetto a ciò che percepisco. Dire che la<br />
<strong>fotografia</strong> è allucinazione pare, allora, <strong>un</strong> altro modo per riaffermare e<br />
ribadire che essa è analogon assoluto: presentificazione <strong>da</strong>vanti allo<br />
spettatore del reale passato. Legando il discorso ad <strong>un</strong> esempio ormai<br />
noto, si potrebbe dire così: guar<strong>da</strong>ndo la <strong>fotografia</strong> di Lewis Payne, ho<br />
di fronte proprio Lewis Payne. Il tutto è in perfetto accordo con il<br />
discorso sull’aderenza del referente e l’invisibilità <strong>della</strong> <strong>fotografia</strong>:<br />
essa scompare per mostrare l’oggetto che raffigura, il quale a sua volta<br />
conquista la piena e totale visibilità. 59<br />
1.2 Le premesse realiste di Barthes<br />
Il cammino che conduce Barthes a parlare di allucinazione potrebbe<br />
essere allora schematizzato come <strong>un</strong> percorso attraverso alc<strong>un</strong>i nodi<br />
fon<strong>da</strong>mentali, che possiamo ricostruire in questo modo:<br />
•la <strong>fotografia</strong> è “imago lucis opera expressa”, è emanazione del<br />
reale: l’immagine è prodotta <strong>da</strong>lla luce e <strong>da</strong> <strong>un</strong>a macchina che<br />
Einaudi, Torino 1965 e 2002.<br />
59 E’ interessante notare come il discorso sulla invisibilità <strong>della</strong> <strong>fotografia</strong> e<br />
l’accostamento all’allucinazione si alimentino a vicen<strong>da</strong>. Da <strong>un</strong> lato, infatti, solo se la<br />
<strong>fotografia</strong> si ritrae per mostrare l’oggetto può essere allucinatoria; <strong>da</strong>ll’altro,<br />
viceversa, dire che la <strong>fotografia</strong> è allucinazione accresce in maniera suggestiva la<br />
forza dell’idea che essa, in qualche modo, scompaia come medium per lasciar spazio<br />
al proprio referente.<br />
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