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“Nei confronti della fotografia ero colto da un ... - Lettere e Filosofia

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mi rende oggetto. Tutte le fotografie restituiscono la mia apparenza<br />

sensibile, poche la mia verità. Viene in mente <strong>un</strong>a frase di<br />

Machiavelli: “ogn<strong>un</strong>o vede ciò che tu pari, pochi sentono quello che tu<br />

sei.” Utilizzando <strong>un</strong> linguaggio “geometrico” potremmo anche dirla<br />

così: a molte fotografie manca la dimensione <strong>della</strong> profondità; esse<br />

sono superficiali, mostrano l’apparenza, ma non l’essenza. E, tuttavia,<br />

alc<strong>un</strong>e sono in grado di “p<strong>un</strong>gere” (nei due sensi di p<strong>un</strong>ctum di cui si è<br />

parlato). La <strong>fotografia</strong> del Giardino d’Inverno appartiene a questa<br />

categoria e, perciò, confonde realtà e verità. In che senso? Le due<br />

cose, abbiamo visto, dovrebb<strong>ero</strong> an<strong>da</strong>re separate in quanto l’<strong>un</strong>a – la<br />

realtà, il noema <strong>della</strong> <strong>fotografia</strong> – si coglie nella percezione, tenendo<br />

aperti gli occhi; l’altra – la verità, l’essenza di chi è fotografato – si<br />

coglie secondo Barthes, quasi paradossalmente, ad occhi chiusi, cioè<br />

nel ricordo. 54 Alc<strong>un</strong>e fotografie sanno cogliere l’essenza di chi<br />

presentano e, d<strong>un</strong>que, oltre a mostrare il referente sono in grado di<br />

parlarne. A chi, però, sanno parlare? A chi conosce chi è raffigurato in<br />

foto; infatti solo chi già conosce può riconoscere. Ecco, forse, il<br />

motivo per cui mai ci viene mostrata la <strong>fotografia</strong> del Giardino<br />

d’Inverno: a noi non direbbe nulla.<br />

54 Gli echi proustiani di queste considerazioni sono piuttosto evidenti. Addirittura, su<br />

questo, i due autori potrebb<strong>ero</strong> essere perfettamente sovrapponibili. Per <strong>un</strong>o studio più<br />

approfondito sulla tematica <strong>della</strong> <strong>fotografia</strong> in Barthes e Proust (anche per la<br />

bibliografia) rimando a Sara Guin<strong>da</strong>ni, Lo stereoscopio di Proust. Fotografia, pittura<br />

e fantasmagoria nella Recherche, Mimesis, Milano 2005, pp. 21-32.<br />

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