31.05.2013 Views

Diari - Psyco

Diari - Psyco

Diari - Psyco

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Alle 10 eravamo nello stato consueto di chi si sta preparando a partire, cioè girellavamo senza saper che fare<br />

per la stanza, osservando distrattamente i bagagli per terra e le pareti, facendoci venire in mente sempre qualcos'altro. In<br />

quel tempo sono arrivate da Montreux delle signorine russe con la madre appena giunta dalla Russia e un signore, russo<br />

anche lui; poi sono arrivati dei russi da Basset, e anche loro partono oggi. Keterer, grato per i regali che gli aveva fatto il<br />

nostro gruppo, ha preparato la colazione. Non c'era nemmeno una stanza sgombra, dappertutto bagagli, porte aperte:<br />

tutte le stanze erano diventate di nessuno. Gli ospiti passavano da una stanza all'altra. C'è stato un momento in cui<br />

sembrava che nessuno sapesse con chi e dove stava, per dove partiva e chi doveva salutare. Io sapevo soltanto che si<br />

stava sciogliendo il nostro caro, sereno gruppo, nel quale non mi sono accorto di aver trascorso due mesi, due mesi che,<br />

sentivo, sarebbero rimasti per sempre come un caro ricordo nel mio cuore. Questo sembrava sentissero tutti.<br />

Alle 12 tutti si sono mossi per accompagnare i primi partenti, marito e moglie Pu_kin. Mi sono messo lo zaino,<br />

ho preso l'alpenstock, regalo del novantacinquenne generale prussiano, e tutti insieme siamo andati a piedi fino al<br />

battello. Eravamo una decina di persone; è vero che la maggior parte di queste persone era gente buona come se ne<br />

incontra di rado, in particolare le donne; ma in tutti noi, in quel mattino, c'era un sentimento generale, insolito, di bontà,<br />

di semplicità e di amore (per quanto la parola sia strana); io sentivo come tutti erano accordati sullo stesso stato<br />

d'animo; questo dicevano il modo di camminare morbido, uniforme, i suoni delle voci che si cercavano affettuosamente,<br />

le parole di serena simpatia che si udivano da ogni parte. Influenza meravigliosamente serena, armoniosa e cristiana<br />

della natura di qui.<br />

L'aria era chiara, azzurra, il Lemano azzurro chiaro, coi punti bianchi e neri delle barche e delle vele, brillava<br />

davanti agli occhi da tre parti; intorno a Ginevra nella lontananza chiara del lago, tremava e si scuriva l'aria calda, sulla<br />

riva opposta si alzavano ripide le montagne verdi della Savoia con le bianche casette ai piedi, con le fenditure della<br />

roccia che avevano l'aspetto di un'enorme donna bianca in un costume antico. A sinistra, chiaro e vicino sui vigneti rossi<br />

nella densità verde scuro dei frutteti, si vedeva Montreux con la sua graziosa chiesa incollata al pendio.<br />

Cosa straordinaria, ho vissuto due mesi a Clarens, ma ogni volta che al mattino o più ancora al tramonto aprivo<br />

le imposte delle finestre già in ombra, e guardavo il lago e i lontani monti verdi e azzurri che si riflettevano in esso, la<br />

bellezza mi accecava e mi prendeva d'improvviso con una forza sempre inaspettata. In quel momento avevo voglia di<br />

amare, sentivo persino in me amore per me stesso, e avevo pena del passato, speravo nel futuro, e mi diventava gioioso<br />

vivere, avevo voglia di vivere a lungo, a lungo, e il pensiero della morte acquistava un'infantile poetica terribilità.<br />

Talvolta, anche, mentre stavo seduto, solo, nel giardino ombroso e guardavo, sempre guardavo queste rive e questo<br />

lago, sentivo l'impressione quasi fisica della bellezza che mi entrava nell'animo attraverso gli occhi.<br />

Quando siamo arrivati a Verne, un piccolo villaggio dove fa scalo il battello, abbiamo visto sulle panchine<br />

sotto i grandi alberi, come dappertutto in Svizzera, la solita famiglia d'inglesi puliti, un pastore protestante con la<br />

cravatta bianca, una vecchia con la cesta, e due giovani svizzere coi pomelli rossi e le vocine sonore. Tutti aspettavano<br />

il battello. Io non so parlare, prima dell'addio, con la gente a cui voglio bene. Mi vergogno di dire che gli voglio bene:<br />

perché non l'ho fatto prima? E anche a parlare di sciocchezze mi vergogno. Sono andato sulla riva a far rimbalzare i<br />

sassi sull'acqua, e l'ho fatto fino al momento in cui il barcaiolo ha detto che era ora di montare in barca per andare al<br />

battello. Gli stivali e le scarpe hanno pesticciato sul fondo della barca, e due grandi remi hanno cominciato a spingerla<br />

al largo. Siamo arrivati proprio sotto il battello, così vicino che la sua schiuma ci ha spruzzati. Mentre ci buttavano il<br />

canapo, i passeggeri ci guardavano festosi dal battello; appoggiato alla balaustrata, il capitano con la barbetta alla<br />

francese, che conoscevamo, ha accolto con un inchino, accanto alla passerella, la coppia Pu_kin; hanno lasciato andare<br />

il canapo, l'acqua, blu come se vi avessero buttato della tinta azzurra, ha cominciato a frullare vicino alle ruote rosso<br />

vivo, e è sembrato che noi si corresse via dal battello. I passeggeri si sono spostati verso poppa, hanno cominciato a<br />

agitare i fazzoletti e i nostri amici si sono trovati subito già lontani da noi, circondati da gente estranea e sconosciuta.<br />

Anche altri agitavano i fazzoletti, non per salutare noi, ma le svizzere coi pomelli rossi che, senza badare a noi,<br />

sventolavano il fazzolettino di batista. In terraferma, alla svolta per Montreux, ho salutato ancora una volta i miei cari<br />

amici, e con altra gente che mi era meno vicina mi sono avviato verso Montreux per raggiungere il mio giovane<br />

compagno di viaggio. Il nostro simpatico circolo si era sciolto, e di certo per sempre; le signore con le quali camminavo<br />

parlavano di loro faccende private e d'improvviso mi sono sentito solo, e questo mi è sembrato così triste come se mi<br />

fosse successo per la prima volta.<br />

Erano le 2 del pomeriggio quando, insieme coi compatrioti, siamo andati a pranzo alla pensione Votier.<br />

Nonostante la varietà delle persone che si riuniscono nelle pensioni, niente può essere più uniforme e monotono di una<br />

pensione della pensione stessa.<br />

Siamo entrati in una stanza lunga e bassa con un lungo tavolo apparecchiato. A un'estremità era seduto proprio<br />

quel grigio inglese ben sbarbato che si trova dappertutto, poi alcuni isolani di sesso maschile e femminile, alcuni<br />

modesti tedeschi che cercavano di essere socievoli, dei russi disinvolti e degli sconosciuti taciturni. Servivano al tavolo<br />

cameriere coi pomelli rossi e lunghe mani ossute, e M.me Votier in cuffia nera, con un avaro sorriso da protestante,<br />

chiedeva, inchinandosi, cosa serve? Anche qui, come in tutte le pensioni, cinque piatti con secondo giro, e i medesimi<br />

discorsi in inglese, in tedesco e in francese storpiato sulle passeggiate, sulle strade, sugli alberghi. All'inizio della<br />

primavera gli ospiti della pensione si tengono ancora appartati l'uno dall'altro, nel mezzo dell'estate si avvicinano, e alla<br />

fine diventano nemici: uno ha fatto chiasso ieri notte, e non ha lasciato dormire, quell'altro si serve sempre per primo,<br />

quell'altro ancora non risponde al saluto. In modo particolare le tedesche per la loro permalosità e le inglesi per il loro<br />

sussiego sono le istigatrici delle zizzanie...

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!