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Ho guardato Sa_a, che nascondeva il viso e aveva le orecchie rosse.<br />
Il mugnaio ci ha lasciato un po' prima del posto dove dovevamo pernottare e è svoltato verso il suo mulino.<br />
Avvicinandoci a Château-d'Oeux abbiamo incontrato a ogni passo soldati ubriachi che passavano in gruppi rumorosi e<br />
fastidiosi. Proprio prima del paese ci ha raggiunto una diligenza, cioè una carrozza a un cavallo, dove viaggiava un solo<br />
passeggero, col postiglione e un commesso di posta nei loro azzurri frac di servizio con alamari rossi. Abbiamo deciso lì<br />
per lì di proseguire la sera stessa, e il postiglione ha detto che avrebbe cambiato il cavallo e ci avrebbe aspettato in<br />
paese.<br />
Il paese è grande, ricco, con case alte e le solite scritte, come a Montbovon, botteghe e un castello in alto. Sulla<br />
piazza, davanti a una grande casa dov'era scritto Hôtel de Ville e da dove provenivano degli orridi suoni stonati di una<br />
marcia militare suonata da strumenti a fiato, c'erano gruppi di militari, tutti ubriachi, volgari e rozzi. In nessun posto<br />
come in Svizzera si nota in modo così acuto l'influenza corruttrice della divisa. In verità tutto l'ambiente militare è fatto<br />
per trasformare l'uomo, essere buono e ragionevole, in una belva malvagia e stupida. Di mattina si vede lo svizzero nel<br />
suo frac marrone e il cappello di paglia nelle vigne, sulla strada con un carico, o sul lago in barca; egli è di animo<br />
buono, gentile, sinceramente mite in qualche modo nello spirito protestante. Vi saluta con cortesia, è pronto a farvi un<br />
piacere, il suo viso esprime intelligenza e bontà. A mezzogiorno incontrate lo stesso uomo che torna coi compagni<br />
dall'adunata militare. È sicuramente ubriaco (se non è ubriaco, fa finta di esserlo): in tre mesi ho visto molti svizzeri in<br />
uniforme, e non ne ho mai visto uno sobrio. È ubriaco, volgare e il suo viso esprime una sorta di orgoglio demenziale, o<br />
meglio, d'insolenza. Vuol sembrare un prode, si dondola, agita le braccia, e tutto questo in modo maldestro, sgradevole.<br />
Sbraita con voce ebbra una canzone oscena e è pronto a offendere la prima donna che incontra o a far cadere un<br />
bambino. E tutto questo perché gli hanno messo una giubba variopinta, un cappello e davanti a lui battono i tamburi.<br />
Non senza timore ho attraversato con Sa_a il gruppo fino alla diligenza; Sa_a si è seduto davanti, io vicino a un<br />
signore, e siamo partiti. Un soldato ubriaco a morte voleva a tutti i costi venire con noi e bestemmiava in modo<br />
disgustoso; si sentiva ininterrotta la musica di una marcia suonata in modo così insopportabilmente stonato e stridente,<br />
che faceva letteralmente male alle orecchie. La piazza era piena di mendicanti ubriachi, corrotti e sudici.<br />
In compenso, con quale piacere ho visto, quando siamo usciti dalla città, la bellissima vallata di Zansk che<br />
attraversavamo alla luce del tramonto, con le greggi di capre e le mandrie di mucche eternamente scampanellanti nel<br />
loro modo pittoresco. Il signore al quale sedevo accanto era vestito come si vestono i commessi a Parigi, aveva un<br />
porte-manteau nuovo e pulitino, un plaid e un ombrello. Sul naso aveva occhiali cerchiati d'oro, al dito un anello, i<br />
capelli neri accuratamente pettinati, la barba ben rasata, il viso con un'espressione di indifferenza voluta, altezzosa,<br />
sgradevole, che riusciva a conservare solo quando stava zitto. Parlava in francese con un accento ginevrino che voleva<br />
sembrare francese. Ho pensato che fosse un bourgeois di Ginevra o del Vaud. Questa è una razza di uomini<br />
disgustosamente meschina e venale, priva di vita, falsa, che imita assurdamente i francesi e disprezza la classe operaia<br />
svizzera. Dopo aver notato il disprezzo con cui parlava col nostro giovane cocchiere, che cercava sempre di parlare con<br />
noi, e aver sentito le condizioni che mi aveva proposto per viaggiare insieme fino a Interlaken in una carrozza da<br />
noleggio, non avevo più dubbi. Aveva fatto i conti in modo tale, che io e Sa_a, che non avevamo quasi bagagli,<br />
avremmo pagato per la carrozza quasi tre volte più di lui che aveva tre pesanti valige. E cercava insistentemente di<br />
convincermi che il viaggio sarebbe stato molto più a buon mercato che in diligenza.<br />
Si è arrabbiato quando ho rifiutato e a una fermata ha detto al conduttore, con aria cattiva, che avrebbe<br />
prenotato un posto in diligenza une fois que monsieur [io] ne veut pas aller, gesticolando con stizza con le mani così<br />
energicamente che davvero mi sono sentito in colpa davanti a lui. Avevo vergogna d'incontrarlo di nuovo, e ho aspettato<br />
che uscisse prima di andare a prenotare i posti al post-bureau.<br />
Mi sono avvicinato a una porta chiusa su cui c'era una scritta. Accanto alla porta c'erano tre uomini che non mi<br />
hanno degnato di uno sguardo. Ho aperto la porta del post-bureau. Era una stanza bassa e sporca, con un letto sporco, e<br />
barili, e vestiti appesi. Sono uscito di nuovo per chiedere agli uomini seduti accanto alla porta se questo era il postbureau.<br />
«È questo», ha detto uno degli uomini con voce sgradevole. «Entrate. Che volete?» Sono entrato.<br />
Effettivamente in un angolo c'era una scrivania con delle carte. Nella stanza quasi buia non c'era nessuno, salvo una<br />
donna dall'aspetto malaticcio con un lattante. Dopo un minuto lo stesso uomo in finanziera che mi aveva detto di andare<br />
dentro è entrato nella stanza muovendo le braccia e tutta la schiena, col cappello messo di sbieco. Io ho salutato, lui ha<br />
chiuso la porta sbattendola senza guardarmi. Dapprima ho pensato che fosse un estraneo, oppure un uomo molto<br />
occupato o molto amareggiato; ma guardandolo più da vicino, in particolare quando si è messo dietro la scrivania, mi<br />
sono convinto che tutti i suoi movimenti, la fisionomia, il modo di camminare, tutto era fatto per offendermi o forse per<br />
ispirare soggezione. L'uomo era alto, con le spalle larghe, ma magro. Aveva le gambe lunghe, era biondo e segnato dal<br />
vaiolo. In generale il suo ceffo era disgustoso, o forse così mi è sembrato.<br />
Con modi estremamente gentili gli ho chiesto dei posti. Come se l'avessi detto in sogno: nessuna attenzione.<br />
Ho cercato di ricordare se l'avevo per caso offeso in qualcosa entrando, se per qualche ragione potesse pensare che io<br />
volessi darmi delle arie. Mi sono levato il cappello e nella brevissima frase: quante verste ci sono per Tun, ho messo tre<br />
volte la parola Monsieur. Neanche questo ha avuto effetto. Gli ho porto i denari, mentre stava scrivendo qualcosa, e lui<br />
ha respinto la mia mano, tacendo. Cominciavo a arrabbiarmi, e m'incolpino pure di essere barbaro, ma mi prudevano le<br />
mani dalla voglia di prenderlo per la collottola e di picchiare a sangue il suo grugno vaioloso. Per mia fortuna egli ha<br />
buttato sul tavolo due biglietti e nello stesso modo ha buttato il resto, tanto che se non l'avessi afferrato, il denaro<br />
sarebbe finito sotto il tavolo, e lui, sicuramente, non l'avrebbe raccolto. Poi, muovendo nella stessa maniera la schiena e<br />
le braccia e con un sorriso sardonico appena accennato, è uscito.