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Achille Mazzoni - Nobile Collegio Mondragone

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II Rettore non credette annuire a questo pio desiderio e <strong>Achille</strong> fece poi la sua prima Comunione il<br />

giorno 15 maggio di quello stessa anno 1904, con grande devozione, nella cappellina di Mater<br />

Pietatis, fra i canti dei condiscepoli e alla presenza dei genitori.<br />

Nel primo anno di collegio e per rendere meno sentito il dolore del distacco sia dei genitori sia del<br />

ragazzo, tutta la famiglia si trasferì a Roma durante i mesi d'inverno. Così, molto spesso babbo e mamma<br />

potevano vedere il loro bambino e, grazia alla bontà dei Padri; poterono, soprattutto la mamma, assisterlo<br />

giornalmente, nella grave malattia che vi soffrì. Negli anni successivi <strong>Achille</strong> rimase solo a <strong>Mondragone</strong>,<br />

dove i genitori andavano sovente a trovarlo. Chi leggesse le lettere del piccolo collegiale a quei tempi, vi<br />

troverebbe un continuo appello alla sospirata visita dei suoi. Si raccomanda alla mamma, scrive alla<br />

nonna perchè si faccia intermediaria presso il babbo per più frequenti visite. È appena passato un mese<br />

dall'ultima volta che li ha, veduti e già prega insistentemente che ritornino: Con tutto ciò é disciplinato ed<br />

attento, riporta i migliori punti in condotta; in profitto e sì mostra entusiasta del suo collegio e dei<br />

suoi istitutori. Lo attestano i bollettini dei voti, che i suoi genitori ancora conservano, i premi<br />

conseguiti, le lettere dei superiori e 1'ottimo ricordo ch'egli ha lasciato di sè a <strong>Mondragone</strong>.<br />

Ma il fanciullo sta facendosi giovanetto. Le sue lettere, conservate, come tutto ciò. che era di lui,<br />

gelosamente dai suoi, diventano a mano a mano più mature e disinvolte e spesso non prive di un certa<br />

spirito facile e burlesco. Vi parla di tutto: delle sue malinconie e dei suoi divertimenti; della sua<br />

salute buona o cattiva; delle feste religiose e delle gite ai Castelli e a Roma, dei compagni; dei<br />

professori e dei Padri, con la sincerità che viene dalla naturale consuetudine di non dissimulare.<br />

Già da questi primi tempi la passione dello scrivere comincia a mostrarsi nel giovane convittore. Nei<br />

1906, quando non aveva ancora compiuto i tredici anni, per la festa della sua mamma, agli otto di<br />

settembre, compose un piccolo panegirico alla “Benedetta di tutte le donne, e lo compose tutto di parole<br />

senza la lettera r, che gli riusciva difficile da pronunziare. Così sono molte le poesie che dal 1906 in poi<br />

gli vengono facili - se pure con molti difetti - sotto la penna; ve ne sono di elegiache, dove il giovane posa<br />

a serio filosofo, ve ne sono di piacevolissime e allegre, descriventi la vita in collegio, sia a studio sia a<br />

ricreazione, nelle quali parecchi suoi compagni si trovano nominati ora per un atto gentili, ora per una<br />

allegra birichinata.<br />

Si pubblicava a <strong>Mondragone</strong> un giornalino intitolato col nome del collegio. <strong>Achille</strong> ne era uno<br />

dei principali ammiratori e forse anche cooperava: alla materiale composizione del medesimo. Certo<br />

ne era entusiasta, e volle che i genitori e la nonna ne fossero abbonati. Nel giornaletto scrivevano, oltre i<br />

maestri, gli alunni e dalle lettere di <strong>Achille</strong> si vede che i genitori - pretesa perdonabile all'amore<br />

-spronavano anche lui a scrivervi. E difatti egli vi pubblicò qualche articolino scritto con garbo e con<br />

un certo brio. L' ultimo anno che rimase in collegio compose, in occasione della festa della sua<br />

camerata, un articolo sopra S. Luigi, che piacque tanto ai compagni che questi al suo apparire in<br />

refettorio, lo acclamarono. Nello scriverne alla mamma aggiunge:<br />

" Poveri applausi sciupati!”.<br />

Nella primavera del 1908 soffrì di disturbi intestinali così forti che gl'impedirono qualunque<br />

applicazione e lo obbligarono ad un riposo assoluto.<br />

Il medico stesso consigliò di ritirare il ragazzo, almeno per qualche tempo, e così <strong>Achille</strong> lasciò il<br />

collegio di <strong>Mondragone</strong> per tornare in famiglia; e fu per sempre.<br />

Come gli dolesse questo distacco lo si legge nei ricordi scritti da lui stesso in quel tempo.<br />

Pur felice di ritornare fra i genitori e i fratelli che adora, rimpiange quella vita di collegio<br />

ordinata e tranquilla, "così calma e ricca d' affetti”, la compagnia dei condiscepoli, le amorevoli<br />

cure dei Padri; ma poi, presto, pur non dimenticando - poiché è dote precipua del suo carattere la fedeltà<br />

negli affetti - sente di nuovo e più forte il legame che lo avvince alla sua dolce casa e si rimette con dura<br />

lena – appena gli è possibile – ai suoi studi.<br />

Infatti nell'anno seguente 1909, troviamo <strong>Achille</strong>, riposato e guarito; tentare 1'esame di licenza<br />

ginnasiale. Si tratta di fare privatamente il 4° e 5° anno e presentarsi all'esame di tutto il ginnasio nel<br />

luglio; fatica non lieve per un esito incerto. <strong>Achille</strong> stesso desidera la prova, e si accinge allo studio con<br />

una volontà infaticata. Negli apporti che scrive nota: “Quest'anno non sono andato in <strong>Collegio</strong> e mai più<br />

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