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Achille Mazzoni - Nobile Collegio Mondragone

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Naturale inclinazione lo traeva verso le belle lettere, ma il dubbio di<br />

non essere abbastanza fondato in greco ed in latino ne lo dissuase; legge e<br />

matematica non lo attiravano, e però scelse medicina e chirurgia, anche per<br />

non lasciar Firenze e la famiglia. Così l'Istituto Fiorentino di studi Superiori<br />

lo annoverò tra i suoi alunni e non ultimo: di essi.<br />

<strong>Achille</strong> è ormai uomo per l’età e per gli studi.<br />

Le qualità e i difetti hanno ormai il loro pieni sviluppo; le varie attitudini<br />

e le tendenze si delineano, vecchi e nuovi affetti si contendono il suo cuore.<br />

II desiderio del "perfetto” lo porta facilmente ad amare delusioni; egli ha<br />

momenti di melanconia e di sconforto; ma poi fra le attrattive della vita, che<br />

energie d'animo, di fibra e condizioni di famiglia gli permettevano buone e<br />

promettevano felici, la giovinezza prende il sopravvento.<br />

Fortemente inclinato alla musica, già da piccino godeva al suono<br />

dell'organo nelle chiese; più grandicello, non lasciava il pianoforte per<br />

ascoltare la nonna suonare e cantate, per ore intere; e dal collegio scriveva alla mamma, dopo aver sentito<br />

il " Transitus animae „ del Perosi: " Quanto mi abbia entusiasmato te lo immagini”; e in un'altra letterina<br />

dove descrive la festa per la distribuzione dei premi in collegio, 1906-1907, finisce parlando degli<br />

splendidi cori eseguiti per la circostanza dalla " Schola Cantorum “ di S. Andrea della Valle, e delle<br />

romanze scritte dal P. Vitelleschi, accompagnate dal Padre stesso e cantate dall'ex-convittore Vincenzo<br />

Tanlonga, concludendo: " Io che sono entusiasta della musica, ho passato oggi dei momenti in cui mi<br />

pareva di salire in Cielo. Tu, mamma, mi comprenderai”.<br />

È strano che con una passione così profonda per la musica, <strong>Achille</strong> non si sia dedicato con diligenza<br />

allo studio di essa. Fin da piccolissimo, sua madre l' aveva iniziato allo studio del pianoforte, che continuò<br />

anche in collegio; ma, o fosse effetto di una certa difficoltà che egli incontrava a leggere speditamente le<br />

note, o, sopra tutto, la dote ch'egli aveva di suonare " a orecchio “, ciò che gli dava la soddisfazione di<br />

sentirsi senza bisogno di affaticarsi, sta di fatto che non fece nessun progresso in questo studio, e, per<br />

quanto gli dispiacesse di non sapere, non trovò mai in sè tanta forza per applicarsi ed imparare.<br />

Nell'ultimo anno della sua permanenza a <strong>Mondragone</strong> fu ammesso nel piccolo concerto del<br />

collegio, come suonatore di elicon.<br />

Ecco come descrive la sua prima prova: “ Non ti nascondo che il mio " debutto” al concerto ha fatto<br />

furore, tanto furore che il maestro ha rotto la bacchetta con la quale dirigeva. Il pezzo che è piaciuto più di<br />

tutti è stato quello in cui i due elicon non andavano d'accordo, i tromboni stonavano, e la batteria. non<br />

andava a tempo. (Per spiegarmi, la batteria è composta. della gran cassa, del tamburo e dei piatti). Così va<br />

il mondo, ci si vede di notte, e di giorni non si sa camminare„. Ingenua facezia da collegiale !<br />

A Firenze egli ebbe largo modo di appagare la sua passione musicale. Era inscritto alla Società<br />

Filarmonica. Frequentava abbastanza spesso il teatro; annotava i libretti delle diverse opere che sentiva;<br />

scrisse su di un giornale un articolo sul " Parsifal “; dava consigli alla sorellina che studiava; passava ore<br />

ed ore accanto al piano. E chi ha suonato per lui sa il godimento ch’egli provava e come se ne<br />

commovesse, a volte fino alle lagrime.<br />

Amò poi la caccia, i cavalli, la bicicletta e I'automobile. L'estate, nella villa avita di Farazzano, posta<br />

tra Forlì e Meldola, lasciava sovente dormire i libri per andarsene in giro con lo schìoppo a tracolla, il<br />

cane alle calcagna, tornando spesso con le tasche vuote di uccelli e di cartucce, ma in compenso con gli<br />

occhi, e il cuore pieni di cielo, di fiori e di allegria.<br />

Si tendeva a Farazzano una caccia a reti in certe larghe della tenuta. <strong>Achille</strong> vi si divertiva moltissimo<br />

e vi prese dimestichezza con un contadinello suo coetaneo, certo Angiolino Garoìa, ch'era chiamato per<br />

soprannome " Scarabattola „; e sarà lui che <strong>Achille</strong> rivedrà negli ultimi suoi giorni e con lui s'intratterrà,<br />

nel paesano dialetto, della cara sua terra, facendo progetti per un avvenire, che doveva essere così presto<br />

troncato.<br />

A Firenze aveva preso lezioni di equitazione, ma già in campagna era stato messo a cavallo piccino, da<br />

un contadino, soldato di cavalleria. Una delle prime volte che montava, per un salto del cavallo, balzò via<br />

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