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Achille Mazzoni - Nobile Collegio Mondragone

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Entrato nel <strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong> <strong>Mondragone</strong> nel 1903<br />

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PARTE PRIMA<br />

E se il mondo sapesse il cor ch’egli ebbe<br />

Assai lo loda e più loderebbe.<br />

Paradiso, C. VII<br />

<strong>Achille</strong> <strong>Mazzoni</strong> nacque a Forlì il 23 settembre 1893, dall’Avv. Camillo e da Maria Puglioli,<br />

ravennate, nella vecchia casa del Sig. Ulisse Colombani, zio del padre, casa ch'egli ha di poi tanto amato e<br />

che non aveva inteso il vagito di un bambino da forse più di cento anni. Entrò nella vita, pochi minuti<br />

dopo la mezzanotte di un giorno di sabato, apportatore di una gioia senza nome ai due vecchi zii ed alla<br />

vecchia nonna paterna, i quali aspettavano la sua venuta come un raggio di sole nella. loro tarda<br />

vecchiezza, una promessa di avvenire, un pegno dolcissimo di felicità.<br />

Per desiderio del nonno materno Prof. Giovanni, chirurgo primario nell'Ospedale di Ravenna, che<br />

gravi impegni professionali richiamavano al suo ufficio, il bambino fu battezzato nell'antica chiesa di S.<br />

Mercuriale a mezzodì del giorno stesso della sua nascita.<br />

La sua prima infanzia trascorse serena, tranquilla, senza avvenimenti straordinari. La madre lo nutrì<br />

del proprio latte e, per i quattro anni ch'egli rimase unico ai suoi genitori, fu sempre loro compagno. Nella<br />

stessa camera dei genitori prendeva riposo, con loro passava l'intera giornata, con loro andava sovente a<br />

Ravenna per trovare i nonni materni. Così s’iniziava fin d'allora quel grande affetto che legò <strong>Achille</strong> alla<br />

sua nonna materna Bice Boccaccini Pugliali, affetto così profondo che fu causa alla morte di questa di<br />

uno dei più grandi dolori di lui.<br />

Cadute senz'anima le braccia amorose che nella materna casa di Ravenna si aprivano al nipotino<br />

idolatrato, scomparsi tutti, financo le buone, fedeli domestiche, resta sola la mamma di <strong>Achille</strong>, alla quale<br />

il ricordo è tanto straziante quanto soave, a rammentare gli arrivi esultanti, le partenze dolorose. La casa<br />

riprendeva la vita all'apparire del bimbo adorato, il quale, come un piccolo padrone, sapeva ritrovare i<br />

riposti balocchi serbati per lui, e felice saliva sul cavallo a dondolo, brandendo armi da burla, o rimetteva<br />

in ordine l’altarino, davanti al quale fingeva celebrare sacre funzioni.<br />

Perchè <strong>Achille</strong> piccino amò immensamente foggiarsi ora da sacerdote, ora da soldato. Indossava<br />

ugualmente volentieri la mitra del vescovo e il kepì di tenente di fanteria, che aveva scovato nella<br />

cassettina militare del babbo. Lo si sentiva di sovente salmodiare davanti ad un altare, che si componeva<br />

da sè, o a cavallo di una canna, che gli serviva di cavalcatura, impugnando una spada di legno, comandare<br />

ad immaginari soldati. Forse questo strano accozzo di aspirazioni delineavano fino da allora il carattere<br />

del ragazzo, carattere sensibile, che aveva in sé dell’ascetico e del cavalleresco.<br />

Quando compieva í quattro anni e mezzo di età, gli nacque una sorellina. Forse ne fu, in principio,<br />

geloso, ma era troppo buono perchè la gelosia. non dovesse presto tramutarsi in amore, che doverla poi<br />

divenire col crescere degli anni sempre più forte, non solo per essa, ma anche per gli altri due fratellini<br />

che presto seguirono. Il che si rileva dalle sue lettere dal <strong>Collegio</strong>, nelle quali non parla che di loro,<br />

informandosi dei loro studi e dei loro giunchi; dal ricordo che mantiene sempre per la piccola. sorellina<br />

volata a Dio; dalle lettere scritte durante il servizio militare, dove 1' affetto per Maria Carlotta è per Carlo<br />

assume quasi un carattere paterno e protettivo nella tenerezza dell' espressione.<br />

A sei anni i suoi genitori pensarono venuto il momento d'iniziare il bimbo allo studio, e scelsero per lui<br />

un'abile e buona insegnante; e <strong>Achille</strong> ebbe una maestra.<br />

Il tirocinio di <strong>Achille</strong> nell'istruzione elementare fu una lunga serie di ribellioni, di punti, di promesse,<br />

di pentimenti. La brava maestra, Signorina Zaira Ricci, ricorda ancora con quanto santo entusiasmo ella<br />

spesso suonasse alla porta della casa di <strong>Achille</strong>, con tutto un programma in testa e nel cuore da sviluppare<br />

per 1'istruzione del suo scolaretto, e quante volte ne uscisse con lo sconforto nell'anima, dopo aver tentato<br />

invano tutti i mezzi per suscitare un poco di attenzione è applicazione nel bambino commesso alle sue<br />

cure!...<br />

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Quando questi seppe leggere, ci fu un' altra difficoltà: trovare ciò che lo potesse interessare senza<br />

commuoverlo. Guai se il racconto era tenero, guai se la piccola poesia datagIi da mandare a memoria era<br />

patetica ! Non ci fu verso di fargliene imparare una dove si trattava di piccole rondini rubate nel nido, da<br />

certi monelli, alla mamma scoppiava in pianto, e ce ne voleva a quietarlo !<br />

Forse nel cuore sentiva già l'immensa pietà per un'altra mamma, la sua, che sarebbe tornata, oh ! tante<br />

volte ! in una camera, nido vuoto per sempre a gettarsi su un letto che serbava i segni di un corpo giovine,<br />

vigoroso, che essa non doveva neppure saper più dove posasse?....<br />

Non si sarebbe certamente potuto prevedere, che il bambino svogliato, quasi renitente all'apprendere,<br />

dovesse poi, pochi anni dopo, darsi allo studio e riuscire colto e amantissimo dello scrivere, come<br />

attestano le molte cose da lui lasciate sui più svariati argomenti, composte fingi all' ultimo, pur<br />

adempiendo coscienziosamente i suoi doveri di medico, tra le fatiche ed i pericoli delle più violente azioni<br />

dì guerra.<br />

L' intelligenza di <strong>Achille</strong> supplì, fortunatamente, al poco buon volere, così che, dopo una prova<br />

sfortunata, che costò più lacrime alla mamma ed alla maestra che al piccolo ribelle, nell'estate del 1902,<br />

superò l'esame di terza elementare, e l'anno dopo non ancora decenne, preparato dall’egregio maestro<br />

Eugenio Rinaldi; quello d' ammissione al ginnasio.<br />

A sette anni <strong>Achille</strong> fu ammesso. alla Cresima, dopo essersi confessato per la prima volta la mattina<br />

stessa, (25 settembre 1900) e dimostrò fin d’allora quella devozione e serietà che, nonostante la naturale<br />

vivacità, ebbe sempre in tutto ciò che di religione e di culto gli véniva insegnando la madre.<br />

Nel 1903, dovendo iniziare il suo corso di studi classici, i genitori credettero bene, malgrado il<br />

dolore di separarsene, di metterlo in collegio, e scelsero il <strong>Collegio</strong> di <strong>Mondragone</strong>, presso Frascati,<br />

diretto dai RR. PP. Gesuiti, luogo saluberrimo, ambiente serio e che inspirava loro ogni fiducia.<br />

Qualche giorno prima della partenza del bambino per il collegio, cadendo il suo decimo natalizio,tutti<br />

vollero festeggiarlo con più pompa degli anni passati, e nel piazzale della villa di famiglia in Farazzano,<br />

vi furono fuochi di artifizio, presentazioni di doni ed altri festeggiamento.<br />

Ma quel giorno, che doveva essere di gioia, fu anche di grande commozione per <strong>Achille</strong>, che sentiva<br />

tutto il dolore dell’imminente distacco da ciò che era stato fino allora il mondo intiero per lui.<br />

Una visita a Firenze ed a Roma addolciva 1'entrata in collegio, che avvenne il I° ottobre.<br />

Non dico l’animo dei genitori allontanandosi da lui; ma anche pel bambino furono momenti assai duri.<br />

Fortunatamente ben presto il buon Padre Galletti, direttore spirituale, e tutti gli altri Padri - più ancora<br />

dei compagni che, sul principio, i1 carattere un poco rustico del ragazzo non attirava – facevano a gara<br />

per cattivarsi l'affetto di <strong>Achille</strong>; ed egli trovò anche là dentro il modo di amare, e farsi amare.<br />

Fu, in quei primi giorni che gli arrivò la tristissima nuova della morte della sua sorellina minore e ne<br />

scriveva, fanciullescamente addolorato, alla mamma, così: " Ieri sera, per mezzo del P. Rettore, ho inteso<br />

la brutta notizia e ho pianto; ma non mi sono scoraggiato, nè vi dovete scoraggiare voi, miei genitori.<br />

Pensate che la nostra, cara creatura non è morta, ma gode invece la vita eterna “. La morte della sorellina<br />

fece al bambino una impressione che non si cancellò mai; ne danno prova gli scritti che essa a lui ispirò,<br />

in prosa e in versi, sia nella sua infanzia sia nella sua giovinezza. Una delle sue ultime poesie è appunto<br />

dedicata alla piccola sorella, che ritiene some suo angelo tutelare.<br />

E’difficile seguire <strong>Achille</strong> nella: formazione del carattere durante la sua permanenza a <strong>Mondragone</strong>.<br />

La mamma che ne osservò con amorosa cura le diverse fasi, che vide il bimbo farsi a mano a mano<br />

uomo, forse precocemente serio e pensoso, potrebbe dire come, nell'ambiente solenne di quello splendido<br />

luogo, pur fra il chiasso e 1’allegria dei compagni - cui prendeva sinceramente parte – il fanciullo,<br />

divenuto oramai giovanetto, sentì sviluppare nell'anima quei sentimenti di pietà che ella vi aveva fina<br />

dalla prima infanzia inculcato. E già nel primo anno della sua vita collegiale, quando ammalò di<br />

pleuro-polmonite e non gli fu possibile accostarsi con gli altri compagni alla prima Comunione, si<br />

raccomandava ai Padri che tale grazia non fosse a lui negata, e pregava che si ammettesse, anche lui,<br />

insieme con gli altri, quel giorno stesso del Patrocinio di S: Giuseppe, anche all'infermeria, anche in letto,<br />

pur di non esser privo di tanto benefizio ! . . . .<br />

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II Rettore non credette annuire a questo pio desiderio e <strong>Achille</strong> fece poi la sua prima Comunione il<br />

giorno 15 maggio di quello stessa anno 1904, con grande devozione, nella cappellina di Mater<br />

Pietatis, fra i canti dei condiscepoli e alla presenza dei genitori.<br />

Nel primo anno di collegio e per rendere meno sentito il dolore del distacco sia dei genitori sia del<br />

ragazzo, tutta la famiglia si trasferì a Roma durante i mesi d'inverno. Così, molto spesso babbo e mamma<br />

potevano vedere il loro bambino e, grazia alla bontà dei Padri; poterono, soprattutto la mamma, assisterlo<br />

giornalmente, nella grave malattia che vi soffrì. Negli anni successivi <strong>Achille</strong> rimase solo a <strong>Mondragone</strong>,<br />

dove i genitori andavano sovente a trovarlo. Chi leggesse le lettere del piccolo collegiale a quei tempi, vi<br />

troverebbe un continuo appello alla sospirata visita dei suoi. Si raccomanda alla mamma, scrive alla<br />

nonna perchè si faccia intermediaria presso il babbo per più frequenti visite. È appena passato un mese<br />

dall'ultima volta che li ha, veduti e già prega insistentemente che ritornino: Con tutto ciò é disciplinato ed<br />

attento, riporta i migliori punti in condotta; in profitto e sì mostra entusiasta del suo collegio e dei<br />

suoi istitutori. Lo attestano i bollettini dei voti, che i suoi genitori ancora conservano, i premi<br />

conseguiti, le lettere dei superiori e 1'ottimo ricordo ch'egli ha lasciato di sè a <strong>Mondragone</strong>.<br />

Ma il fanciullo sta facendosi giovanetto. Le sue lettere, conservate, come tutto ciò. che era di lui,<br />

gelosamente dai suoi, diventano a mano a mano più mature e disinvolte e spesso non prive di un certa<br />

spirito facile e burlesco. Vi parla di tutto: delle sue malinconie e dei suoi divertimenti; della sua<br />

salute buona o cattiva; delle feste religiose e delle gite ai Castelli e a Roma, dei compagni; dei<br />

professori e dei Padri, con la sincerità che viene dalla naturale consuetudine di non dissimulare.<br />

Già da questi primi tempi la passione dello scrivere comincia a mostrarsi nel giovane convittore. Nei<br />

1906, quando non aveva ancora compiuto i tredici anni, per la festa della sua mamma, agli otto di<br />

settembre, compose un piccolo panegirico alla “Benedetta di tutte le donne, e lo compose tutto di parole<br />

senza la lettera r, che gli riusciva difficile da pronunziare. Così sono molte le poesie che dal 1906 in poi<br />

gli vengono facili - se pure con molti difetti - sotto la penna; ve ne sono di elegiache, dove il giovane posa<br />

a serio filosofo, ve ne sono di piacevolissime e allegre, descriventi la vita in collegio, sia a studio sia a<br />

ricreazione, nelle quali parecchi suoi compagni si trovano nominati ora per un atto gentili, ora per una<br />

allegra birichinata.<br />

Si pubblicava a <strong>Mondragone</strong> un giornalino intitolato col nome del collegio. <strong>Achille</strong> ne era uno<br />

dei principali ammiratori e forse anche cooperava: alla materiale composizione del medesimo. Certo<br />

ne era entusiasta, e volle che i genitori e la nonna ne fossero abbonati. Nel giornaletto scrivevano, oltre i<br />

maestri, gli alunni e dalle lettere di <strong>Achille</strong> si vede che i genitori - pretesa perdonabile all'amore<br />

-spronavano anche lui a scrivervi. E difatti egli vi pubblicò qualche articolino scritto con garbo e con<br />

un certo brio. L' ultimo anno che rimase in collegio compose, in occasione della festa della sua<br />

camerata, un articolo sopra S. Luigi, che piacque tanto ai compagni che questi al suo apparire in<br />

refettorio, lo acclamarono. Nello scriverne alla mamma aggiunge:<br />

" Poveri applausi sciupati!”.<br />

Nella primavera del 1908 soffrì di disturbi intestinali così forti che gl'impedirono qualunque<br />

applicazione e lo obbligarono ad un riposo assoluto.<br />

Il medico stesso consigliò di ritirare il ragazzo, almeno per qualche tempo, e così <strong>Achille</strong> lasciò il<br />

collegio di <strong>Mondragone</strong> per tornare in famiglia; e fu per sempre.<br />

Come gli dolesse questo distacco lo si legge nei ricordi scritti da lui stesso in quel tempo.<br />

Pur felice di ritornare fra i genitori e i fratelli che adora, rimpiange quella vita di collegio<br />

ordinata e tranquilla, "così calma e ricca d' affetti”, la compagnia dei condiscepoli, le amorevoli<br />

cure dei Padri; ma poi, presto, pur non dimenticando - poiché è dote precipua del suo carattere la fedeltà<br />

negli affetti - sente di nuovo e più forte il legame che lo avvince alla sua dolce casa e si rimette con dura<br />

lena – appena gli è possibile – ai suoi studi.<br />

Infatti nell'anno seguente 1909, troviamo <strong>Achille</strong>, riposato e guarito; tentare 1'esame di licenza<br />

ginnasiale. Si tratta di fare privatamente il 4° e 5° anno e presentarsi all'esame di tutto il ginnasio nel<br />

luglio; fatica non lieve per un esito incerto. <strong>Achille</strong> stesso desidera la prova, e si accinge allo studio con<br />

una volontà infaticata. Negli apporti che scrive nota: “Quest'anno non sono andato in <strong>Collegio</strong> e mai più<br />

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vi tornerò, giacché nel venturo novembre andremo a stabilirci a Firenze. Ho invece fatto in casa gli studi<br />

preparatorii per l’esame di licenza ginnasiale, che ho ottenuto con media di 7 al R. Liceo-Ginnasio<br />

Torricelli di Faenza, il 16 luglio del corrente anno”. Ciò che non dice il modesto giovane, è come si<br />

applicasse, come si meritasse l'affezione e il caro ricordo dei suoi professori, uno dei quali, un valente e<br />

giovane sacerdote, il Can. Ettore Casadei, che lo preparò nel greco e nel latino, gli fu amico carissimo<br />

fino alla morte; e neppure dice che egli fu uno dei due soli privatisti - e se ne eran, presentati più di una<br />

ventina - che ottenessero la licenza a primo scrutinio.<br />

<strong>Achille</strong> non aveva che quindici anni, ma chi lo conosceva e lo frequentava - e non erano molti, perché<br />

egli fu sempre piuttosto schivo dall'imbrancarsi coi più - può dire che in lui,. non solo il fisico dimostrava<br />

un'età superiore, ma anche il morale aveva già assunto una maturanza precoce.<br />

Negli anni di collegio il suo carattere - carattere che per forza della tempra, la serietà degl'intenti, la<br />

versatilità dell' espressione, dava speranza di tanto avvenire - cominciò ad affermarsi e, fondato su solide<br />

basi, ebbe poi nella vita ,di famiglia, uno sviluppo maggiore.<br />

Istintivo era in <strong>Achille</strong> il senso del dovere.<br />

Nella famiglia paterna e materna questo sentimento. era tradizionale e aveva assunto in certi casi la<br />

proporzione del sacrificio, non ultimo quello del prozio di lui, Cap° Cesare Paglioli, che sostituitosi<br />

volontariamente, ad un collega, marito e padre, partì per 1'Africa e cadde a Dogali nel gennaio 1887.<br />

In <strong>Achille</strong> il sentimento del dovere si sviluppa sostenuto e direi quasi, illuminato da un altro ancor più<br />

elevato, il sentimento religioso. Ne fan prova parecchi punti delle sue lettere di fanciullo, dove si vede<br />

ch'egli pone il compimento del proprio dovere sovra tutto. Giovanilmente enfatico, si scusa in una lettera,<br />

a sua madre e ne spiega la brevità: “Non posso prolungarmi troppo, perchè il tempo mi manca. Scusa se<br />

sono troppo breve, ma lo studio... Dopo Dio, il dovere”.<br />

Non dirò come la pietà sì sviluppasse in questo giovane cuore dove, nelle nobiltà del sentire e nella<br />

intemerata purezza, essa, la divina educatrice, trovò fertile il terreno per produrre i più mirabili frutti.<br />

Il concetto di Dio e di tutto ciò che Gli si deve in amore, culto, adorazione, furono sempre come la nota<br />

che vibrò coraggiosa, immutata nell'anima di lui, lo spirito che informò l’intera sua vita e che lo preservò<br />

nei pericoli della pubblica scuola, lo sostenne nella sua vita militare, gli diede la forza serena nei più aspri<br />

momenti e, giova a chi tanto l'amò esserne certi, il conforto supremo nel suo sacrificio.<br />

Non gli studi infatti, che conducono così sovente i giovani all'indifferenza nelle credenze religiose;<br />

non le passioni tumultuanti negli anni più pericolosi, non 1'esempio di compagni - che sebbene non tutti<br />

intimamente avvicinasse, pure <strong>Achille</strong> conobbe e praticò senza eccezioni - poterono togliere o diminuire<br />

in lui la pienezza della fede inconcussa, la purezza del sentimento e della vita.<br />

Stabilitasi la famiglia. a Firenze, prende viva parte alla “Congregazione Mariana „ colà presieduta dal<br />

M. R. P: Cerasoli (che amicizia e stima reciproca legarono ad <strong>Achille</strong> in rispettoso affetto), nè si perita di<br />

portare sull' mito; nelle occasioni, d'obbligo, la medaglia del congregato. È tanto il suo affetto per la sua<br />

cara Congregazione che, insieme con quella della Conferenza .di S. Vincenzo de' Paoli, dov'è solerte<br />

visitatore e soccorritore dei poveri ammalati, la ricorda nel suo testamento con un'elargizione sui suoi<br />

piccoli risparmi.<br />

A scuola, non nasconde le sue convinzioni religiose; in famiglia coi dipendenti, in campagna coi<br />

contadini, si vanta di mostrare con l’esempio e senza sciocca vergogna la fedeltà alle pratiche di cristiano<br />

e di cattolico, facilitando loro, in quanto è da lui, 1'adempimento dei loro doveri, religiosi. Soldato e<br />

Ufficiale, e non solamente nel campo, ove il rispetto umano fugge più facilmente davanti allo spettro di<br />

morte, ma anche nelle retrovie, sa mostrarsi credente sincero, accostandosi spesso ai Sacramenti e non<br />

facendo:mistero della sua profonda convinzione, delle sue intransigenze morali.<br />

Il 26 ottobre 1909 <strong>Achille</strong> entrò per la prima volta al Liceo Galileo di Firenze. Egli non sarà mai uno<br />

dei così detti " sgobboni “, ma si distinguerà. per 1'assiduità, lo studio scrupoloso e l’eccellente condotta.<br />

Stimato dal Preside, sempre compianto Prof. Giuseppe Picciola e dagli altri professori, e tenuto in<br />

singolare concetto dal Prof. Bertoldi, di lettere italiane, egli passa da un anno all’altro senza mai dare un<br />

esame e - secondo i regolamenti di allora - ottiene la licenza per medie, con nove punti di merito in<br />

italiano e in altre materie, e otto nelle rimanenti.<br />

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Naturale inclinazione lo traeva verso le belle lettere, ma il dubbio di<br />

non essere abbastanza fondato in greco ed in latino ne lo dissuase; legge e<br />

matematica non lo attiravano, e però scelse medicina e chirurgia, anche per<br />

non lasciar Firenze e la famiglia. Così l'Istituto Fiorentino di studi Superiori<br />

lo annoverò tra i suoi alunni e non ultimo: di essi.<br />

<strong>Achille</strong> è ormai uomo per l’età e per gli studi.<br />

Le qualità e i difetti hanno ormai il loro pieni sviluppo; le varie attitudini<br />

e le tendenze si delineano, vecchi e nuovi affetti si contendono il suo cuore.<br />

II desiderio del "perfetto” lo porta facilmente ad amare delusioni; egli ha<br />

momenti di melanconia e di sconforto; ma poi fra le attrattive della vita, che<br />

energie d'animo, di fibra e condizioni di famiglia gli permettevano buone e<br />

promettevano felici, la giovinezza prende il sopravvento.<br />

Fortemente inclinato alla musica, già da piccino godeva al suono<br />

dell'organo nelle chiese; più grandicello, non lasciava il pianoforte per<br />

ascoltare la nonna suonare e cantate, per ore intere; e dal collegio scriveva alla mamma, dopo aver sentito<br />

il " Transitus animae „ del Perosi: " Quanto mi abbia entusiasmato te lo immagini”; e in un'altra letterina<br />

dove descrive la festa per la distribuzione dei premi in collegio, 1906-1907, finisce parlando degli<br />

splendidi cori eseguiti per la circostanza dalla " Schola Cantorum “ di S. Andrea della Valle, e delle<br />

romanze scritte dal P. Vitelleschi, accompagnate dal Padre stesso e cantate dall'ex-convittore Vincenzo<br />

Tanlonga, concludendo: " Io che sono entusiasta della musica, ho passato oggi dei momenti in cui mi<br />

pareva di salire in Cielo. Tu, mamma, mi comprenderai”.<br />

È strano che con una passione così profonda per la musica, <strong>Achille</strong> non si sia dedicato con diligenza<br />

allo studio di essa. Fin da piccolissimo, sua madre l' aveva iniziato allo studio del pianoforte, che continuò<br />

anche in collegio; ma, o fosse effetto di una certa difficoltà che egli incontrava a leggere speditamente le<br />

note, o, sopra tutto, la dote ch'egli aveva di suonare " a orecchio “, ciò che gli dava la soddisfazione di<br />

sentirsi senza bisogno di affaticarsi, sta di fatto che non fece nessun progresso in questo studio, e, per<br />

quanto gli dispiacesse di non sapere, non trovò mai in sè tanta forza per applicarsi ed imparare.<br />

Nell'ultimo anno della sua permanenza a <strong>Mondragone</strong> fu ammesso nel piccolo concerto del<br />

collegio, come suonatore di elicon.<br />

Ecco come descrive la sua prima prova: “ Non ti nascondo che il mio " debutto” al concerto ha fatto<br />

furore, tanto furore che il maestro ha rotto la bacchetta con la quale dirigeva. Il pezzo che è piaciuto più di<br />

tutti è stato quello in cui i due elicon non andavano d'accordo, i tromboni stonavano, e la batteria. non<br />

andava a tempo. (Per spiegarmi, la batteria è composta. della gran cassa, del tamburo e dei piatti). Così va<br />

il mondo, ci si vede di notte, e di giorni non si sa camminare„. Ingenua facezia da collegiale !<br />

A Firenze egli ebbe largo modo di appagare la sua passione musicale. Era inscritto alla Società<br />

Filarmonica. Frequentava abbastanza spesso il teatro; annotava i libretti delle diverse opere che sentiva;<br />

scrisse su di un giornale un articolo sul " Parsifal “; dava consigli alla sorellina che studiava; passava ore<br />

ed ore accanto al piano. E chi ha suonato per lui sa il godimento ch’egli provava e come se ne<br />

commovesse, a volte fino alle lagrime.<br />

Amò poi la caccia, i cavalli, la bicicletta e I'automobile. L'estate, nella villa avita di Farazzano, posta<br />

tra Forlì e Meldola, lasciava sovente dormire i libri per andarsene in giro con lo schìoppo a tracolla, il<br />

cane alle calcagna, tornando spesso con le tasche vuote di uccelli e di cartucce, ma in compenso con gli<br />

occhi, e il cuore pieni di cielo, di fiori e di allegria.<br />

Si tendeva a Farazzano una caccia a reti in certe larghe della tenuta. <strong>Achille</strong> vi si divertiva moltissimo<br />

e vi prese dimestichezza con un contadinello suo coetaneo, certo Angiolino Garoìa, ch'era chiamato per<br />

soprannome " Scarabattola „; e sarà lui che <strong>Achille</strong> rivedrà negli ultimi suoi giorni e con lui s'intratterrà,<br />

nel paesano dialetto, della cara sua terra, facendo progetti per un avvenire, che doveva essere così presto<br />

troncato.<br />

A Firenze aveva preso lezioni di equitazione, ma già in campagna era stato messo a cavallo piccino, da<br />

un contadino, soldato di cavalleria. Una delle prime volte che montava, per un salto del cavallo, balzò via<br />

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di sella, passando sopra la testa della cavalcatura; ma questo non 1’intimidì. Sì fece rimettere sul cavallo e<br />

continuò il suo giro; e le passeggiate a cavallo furono suoi passatempi preferiti. Degli allevamenti che si<br />

facevano nella tenuta s'interessava moltissimo e fino dal fronte ne scriveva al padre e al fattore. Era un<br />

suo sogno comperarsi, a guerra finita, coi suoi risparmi, un " puro sangue„ ed a questo scopo nei pochi<br />

mesi che percepì lo stipendio di ufficiale, mandava a casa ciò che gli era di superfluo per la vîta di lassù.<br />

In bicicletta era andato fin da bambino. Quando suo padre ebbe acquistato un'automobile, <strong>Achille</strong><br />

imparò presto a condurla e fu guidatore espero e prudente, amante di belle gite, nelle quali non si sa se<br />

:fossi più lui a godere, o chi lo vedeva felice con le mani al volante della bella macchina, divorare lo<br />

spazio come se il mondo fosse tutto suo... Ciò lo divertiva opportunamente, ma non lo distoglieva dagli<br />

studi seri che ha sempre seguito con amore; in verità ad essi alternava il diletto della lettura e1'esercizio<br />

dello scrivere cui ricorreva can la sua non comune facilità.<br />

In campagna, di buon mattino, se non andava a caccia, scriveva; la sera prima di coricarsi e a volte, e<br />

non, poche, scriveva anche a letto.<br />

E sono canovacci di commedie, prove di romanzi, soggetti buttati giù così alla brava, da rivedersi poi,<br />

brani di poesie su le cose che I'hanno più vivamente colpito, poi versi e versi, che <strong>Achille</strong> compone su ciò<br />

che nel momento lo accora, o lo allieta. La fanciulla che ama, la nonna perduta, la musica che ascolta,1a<br />

fede che lo chiama a più alti ideali, sono tutti soggetti di scritti, che, pur, risentendo della giovanile<br />

inesperienza, hanno in loro una spontaneità e talora una grazia non indegna di attenzione. Vi s'intravvede<br />

una mente che intensamente pensa e soprattutto un cuore che vivamente ama.<br />

Perchè <strong>Achille</strong> sentì profondamente gli affetti e vi fu fedele. Dei più forti fu senza dubbio quello<br />

ch'egli portò alla madre di sua madre, Signora Bice.<br />

Una certa predilezione di lei come al primo nipote nato, una tenerezza vicendevole e, da parte della<br />

nonna, protettrice per le scappatelle del nipotino; ch'ella scusava e faceva scusare; una conoscenza più<br />

profonda del riservato animo di lui, che ad essa si apriva inconscio, ricevendone le consolazioni di cui<br />

abbisognava; tutto ciò aveva fatto di. loro due esseri nei quali i cuori vibravano all'unisono.<br />

L'amore del bambino crebbe con gli anni e fu. devozione, fu fede, fu conforto.<br />

Nel 1912, in una visita ch'ella fece alle figlie a Firenze, vi ammalò e, dopo due mesi di sofferenze, morì.<br />

Non è facile dire il dolore di <strong>Achille</strong> ! Come al solito, più che alla madre, più che agli amici, confidò alla<br />

penna lo strazio dell'animo suo.<br />

" Non più memoria che non sia di pianto,<br />

„ pianto non più 'che non sia di dolore,<br />

„ non più pensiero che non strazi il cuore,<br />

„ non più querela che non sia di schianto.<br />

„ D'altre e assai pene ancor fui travagliato,<br />

„ ma delle pene mie, caro conforto .<br />

„ m'era, nonna, il tuo cuor vigile accorto,<br />

„ saggio e amoroso, il cor che primo ho amato. „<br />

E pei parenti tutti <strong>Achille</strong> provò un grandissimo attaccamento. I cugini Mattioli e Lanfranchi, perchè<br />

quasi coetanei e, per consuetudine di vita a fui piu' vicini, ebbe come fratelli., Amici carissimi gli furono.<br />

i Marchesi Paulucci di Calboli, di Forlì, e' soprattutto il giovane Franco col quale spesso trovava a<br />

Selbagnone, loro villa lo non lontana da Farazzano, e il cugino di questo, .Raniero. E così fra i<br />

condiscepoli ebbe pochi, ma fidati amici, che molto lo stimarono e ancora lo .ricordano.<br />

Durante le vacanze di carnevale del 1913 <strong>Achille</strong> visitò, insieme col chiariss. Prof. Mariano Salaghi,<br />

Tripoli e le vicinanze. Il breve viaggetto gli procurò immenso piacere, e gli lasciò il desiderio di ritornare<br />

a quelle terre per rivederle con più comodità. Ne riportò impressioni diverse delle quali scrisse col solito<br />

maturo senno in varie lettere<br />

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Ai suoi, e fu sempre grato all'egregio Generale Pontremoli, allora Colonnello dell' 82° fucilieri, che<br />

l’invitò e l’ospitò per un giorno al campo di Suani-Beni-Aden, facendogli trascorrere " la, più bella<br />

giornata del suo soggiornò in Tripolitania „.<br />

Nel '14, andò a passare qualche settimana a Castiglione de' Pepoli. Lo studio l'aveva stancato, ed il<br />

medico giudicò la montagna dovesse giovargli a riposarlo, più che il mare. Quelle poche settimane, se<br />

servirono ad <strong>Achille</strong> come tonico, acuirono in lui il desiderio intenso della famiglia; egli non pensava che<br />

a raggiungerla. Abbreviò la cura e corse a Cattolica per riunirsi ad essa, che ivi si trovava per la<br />

bagnatura.. Al mare faceva volentieri passeggiate al largo, remando spesso coi fratellini, e con un buon<br />

vecchio marinaro che 1'ha conosciuto bambino.<br />

II 1914 fu I' ultimò anno nel quale la famiglia di <strong>Achille</strong> passò 1'estate riunita al completo a Farazzano.<br />

II cannone tedesco tuona vicino a Parigi. L'Italia sta per entrare nel conflitto, divenuto mondiale, e<br />

anche alla bella campagna romagnola ormai sovrasta I' ombra della tristezza !<br />

Era Farazzano il luogo prediletto di <strong>Achille</strong>. Ne amava 1'ampia vista e la libertà che ci si godeva, le<br />

selvette che circondavano la “larga”, la chiesina, che egli con tanto piacere adornava per la festa,<br />

l’affresco della Madonnina, per la quale aveva tanta devozione. In quella villa si riunivano spesso í<br />

cugini, e fra risate giovanili e 1'allegria di una vita felice, egli vi aveva passato le ore migliori.<br />

In quel1' anno 1914, i genitori avevano potuto accedere anche a un suo desiderio.<br />

Essendosi elevata di un piano la casa, <strong>Achille</strong> era venuto in possesso di una camera situata nella posizione<br />

che prediligeva in a1to, in faccia a Bertinoro, con tutta la bella valle del Ronco distesa ai suoi piedi….<br />

Non alto, con le spalle quadrate e robuste, il corpo proporzionato, il volto pallido, di un bell'ovale,<br />

illuminato da due occhi grandi, neri, pieni di vita e di bontà, una fronte spaziosa e aperta, che rivela una<br />

intelligenza profonda e uno spirito franco, e sereno.<br />

Lascia, <strong>Achille</strong>, che i tuoi genitori ti mirino, ancora così ! Il tuo maturo criterio, il tuo serio carattere,<br />

l’amabilità e la distinzione dei modi, la schietta e castigata giovialità, esercitano su quelli, che ti<br />

avvicinano un vivo ascendente.<br />

La tua giovinezza, che sboccia, promette le gioie intense di una vita, lunga e tranquilla, le soddisfazioni<br />

profonde di una anima bella e di una mente non comune...<br />

Fra poco la tua stanzetta dì studente ti vedrà intento a vestire la divisa grigio-verde; sul tuo letto sarà<br />

uno zaino affardellato.<br />

La guerra, l’orribile guerra, ti avvolgerà nelle sue spire.<br />

Ricomparirai nella tua vecchia casa; ma sarà fuggevolmente, come una meteora che giunge, illumina,<br />

passa e si spegne, lasciando solo una grande striscia d'oro negli occhi...<br />

______________<br />

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PARTE SECONDA<br />

I1 24 maggio, la dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria; il 1° giugno la chiamata alle armi.<br />

Tutti gli studenti con obbligo di leva. debbono presentarsi ai loro distretti, vestire la divisa, essere soldati<br />

d' Italia.<br />

<strong>Achille</strong>, come studente di medicina, doveva far parte delle truppe di<br />

Sanità. Era stato discusso precedentemente in famiglia - date le<br />

probabilità della guerra - se fosse stato meglio per lui seguire la naturale<br />

destinazione, oppure arruolarsi volontario in un corpo speciale. Egli<br />

desiderava ardentemente far la campagna in cavalleria; ma riflettendo che<br />

in quell'arma gli sarebbe stato difficile continuare in qualche modo gli<br />

studi. incominciati, cedette alle osservazioni dei genitori e lasciò libero<br />

corso agli eventi. Perciò egli fu arrotato come semplice soldato di Sanità,<br />

e il 1° giugno si presentò al Distretto di Firenze con i suoi compagni; ma,<br />

essendo stati concessi à tutti dieci giorni di licenza, solamente il 10 fu<br />

effettivamente sotto le armi.<br />

Passò la prima notte sulla paglia, in. un'aula della Scuola in Viale<br />

Principe Amedeo, ridotta a caserma. Mentre altri si sottraevano al loro<br />

dovere, uscendo di soppiatto per dormire a casa, egli, pure abituato, a tutti<br />

i comodi di una vita agiata, si sottomise volentieri, senza lamenti, a questo<br />

brusco cambiamento, e riuscendogli pesante la vita di caserma, sollecitò<br />

l’invio ai Corpi mobilitati.<br />

Il 15 giugno, infatti, partì con molti suoi compagni, diretto a Bassano Veneto, per far parte di una<br />

Sezione di Sanità deIl'VIII° Corpo d'Armata. Era in. quei paraggi che, dopo 30 mesi di guerra, egli<br />

doveva ritornare e trovarvi la morte !<br />

Non sto a dire, la cura che egli ha di tenere i suoi informati del suo viaggio. Incomincia ora quella che<br />

fu la sua preoccupazione costante, dai primi giorni di viaggio all'ultimo di sua vita: tranquillarli, tenerli<br />

sollevati e far aver loro, più spesso che può, sue notizie. Si pensi che, solamente a casa, scrisse 326 fra<br />

cartoline e lettere nel I° anno, 329 nel secondo, e 488 nel terzo, delle quali ultime 244 dal fronte e, spesso,<br />

durante azioni alle quali partecipava.<br />

Osservatore fino allo scrupolo della disciplina, parla brevemente di cose militari, poco di sè, molto<br />

della sua casa, cercando di vivere, sebbene lontano, della vita di famiglia; e se prende parte ad azioni<br />

pericolose, come in tutto l'estate del ’17, si studia sempre di rassicurare, i suoi, nascondendo loro spesso<br />

la verità, per mantenere al cuore dei genitori la tranquillità della quale, abbisognano e che egli loro<br />

desidera.<br />

Il 28 giugno il padre andò a Bassano per rivederlo conducendo seco il figliuolo minore, Carlo. La<br />

lettera di <strong>Achille</strong> alla Mamma, che in parte riportiamo, allude a questa visita del Babbo e accenna<br />

all'inizio della vita militare.<br />

Bassano, 28 giugno '915 (1). – « Ho avuta ieri la carissima visita del Babbo. Quando riceverai questa<br />

mia Carlo te ne avrà già parlato; ma tocca a me dirti la dolce impressione che ne ho riportata. Cosa strana!<br />

Io temevo che il distacco mi avrebbe lasciato abbattutìssimo, invece no. Certo Iddio mi aiuta, e stanotte<br />

ed oggi mi sono sentito e mi sento tranquillissimo. Temo che nel lasciarmi, Carlo ed il babbo fossero<br />

assai più commossi di me; io ho dovuto mostrarmi durissimo con loro per non farmi venire le lagrime agli<br />

occhi. Temo assai che al babbo sia parso rude quei mio contegno; ma come dovevo fare? . . . .”<br />

“ Ti avranno detto che sono allegro, che i miei compagni mi vogliono bene e anche gli ufficiali. ... “<br />

“Mi sono poi raccomandato che ti dicano che io sono tranquillo, sperando intieramente nell' aiuto di<br />

Dio, qualunque cosa accada “.<br />

(1) Tutte le lettere portano la data regolamentare: " Zona di guerra “. Le località precisate qui sono desunte dal Giornale che<br />

<strong>Achille</strong> tenne per tutta lacampagna cui partecipò.<br />

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D'ora, innanzi lasceremo a lui la parola, limitandoci a qualche schiarimento. I vari sentimenti espressi<br />

in queste lettere lumeggiano meglio d’ogni altra parola la figura di questo soldato e di questo cristiano.<br />

Bassano, 9 luglio ‘915. - " Non .dispero di potervi rivedere; ma non vi fate illusioni; forse sarà fra<br />

molto tempo. E la guerra quanto durerà?”<br />

“ Più la si vede da vicino e più ci si presenta, l’incognita insolvibile. Certo, se Dio nella sua infinita<br />

clemenza non ci porrà le mani, il flagello non terminerà tanto presto. Pregate molto e fate pregare perchè<br />

alfine si degni. il Signore di ritornare la pace nel mondo; ma sopratutto dite con fede quelle divine parole:<br />

" Venga il Regno Tuo in Cielo come in terra … Oh! venga il Regno di Dio nel mondo, sì ch'Egli<br />

signoreggi dal trono che unicamente a Lui spetta e lo santifichi tutto! . . . . . .<br />

“ Certo non mi sono mai sentito così vicino a te, al babbo, ai fratelli come in quest'ora di tribolazione<br />

comune, in cui i giusti sono chiamati ad espiare le colpe degli altri; in cui i fratelli in Cristo sono chiamati<br />

a soccorrere del braccio e della forza morale i fratelli in Cristo, in cui tutti ci stringiamo fidenti intorno al<br />

simbolo che è insieme la nostro condanna e la nostra speranza: la croce del Redentore !. Ed io che ti<br />

scrivo questa lettera col groppo alla gola sento nell'animo mio sgorgare una forza che solo da qualche<br />

tempo mi è zampillata dal cuore, il giorno che ho offerto a Dio tutte le mie pene e sofferenze pel trionfo<br />

della causa di Dio!”.<br />

Bassano, 17 luglio '915 .- " Domani, domenica, mi confesserò e comunicherò secondo il solito, e<br />

penserò molto a voi ed alla Congregazione ! Oh ! pregate voi pure che il coraggio non mi venga meno, e<br />

anche, quel coraggio cristiano che non si spaventa se il pubblico ci conosce seguaci della vera religione ,,.<br />

Bassano, 27 luglio '915 - " Riprendo mentre sono bloccato all' infermeria . . . . . . . Il prof B. . ., che<br />

era tenente al nostro reparto, è passato capitano; ma in causa di ciò è assai possibile che se ne vada. Per<br />

noi sarebbe una rovina. Egli ci vuole bene come un padre e ci fa tutti i piaceri che può”.<br />

S. Maria la Longa, 1° agosto '915. - " Primo agosto! La mattinata è splendida dopo una notte<br />

freddissima, e il sole sorgente illumina, innanzi a me la mia tenda tutta infrascata di rami di robinia e di<br />

canne per ripararla. dai calori meridiani. Una buona donna (che ieri scovammo per caso. e che ci fornì in<br />

casa sua con sollecitudine quasi materna un ottimo caffè con latte munto allora e bollito sotto i nostri<br />

occhi) ci ha portato un litro di latte caldo che ci siamo divisi da buoni commensali di ieri, Milani,<br />

Servadio ed io. Per oggi, ci ha detto la donna, sarà pronta per noi una buona merendina a latte e uova.<br />

Sarà la nostra cena ! Che differenza coi " Tre scalini “ (La trattoria dove mangiavano a Bassano). Ma ne<br />

sarò più contento; mi basta e spendo meno. - Stamane, Messa al campo. Pensavo, ieri sera, che sarete ora<br />

nella mia cara vecchia Forlì; e mi pareva di voler più. bene ancora al mio paese „.<br />

S. Maria la Longa, 3 agosto '915. - " Io sto, bene, secondo il solito. Spesso me la passo con M. . . .in<br />

ottimo modo. Facciamo anche discussioni di una certa importanza: " Bazzecole ! ,, le chiamiamo noi,<br />

scherzando: Ieri, per esempio, si trattò nientemeno che dello scopo della vita. Io, naturalmente, tirai fuori<br />

la dottrina e la filosofia cattolica, riuscendo in parte, con 1' aiuto di Dio, ad affermare e difendere i punti<br />

principali della mia tesi. E questi cortesi diverbi e dissensi scientifici valgono ognor più ad assodare là<br />

nostra amicizia .Fa piacere sai, mamma, trovare chi ci vuole un po' di bene anche lontano da casa ! - E<br />

della mia dolce casa lontana, tante cose ora ti voglio chiedere, specie di Farazzano: come stia la selva, se<br />

abbia sofferto per le rughe, se il vialetto e il pergolato che riconducono abbiano avuto guasti invernali; e<br />

poi se il prato è fresco e verde, oppure rosso bruciato. A proposito, piove? E ancora, come stanno i<br />

puledri? E i contadini, che, poveretti hanno tanta gente alla guerra, figliuoli, fratelli, mariti ? Cerca dì<br />

consolarli e falli pregare perché il Signore conduca a un definitivo e soddisfacente termine le presenti<br />

tristi vicende. lo non so quante domande mi si stenderebbero sul foglio, s' io volessi fare a tutte la grazia<br />

di scriverle.<br />

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Rispondi tu a quante più puoi, giacché tu le immagini, su per giù, quali esse sieno. Salutami poi tutti i<br />

carissimi amici che mi ricordano “.<br />

S. Maria la Longa, 6 agosto '915. - " Cara Mamma, nulla ho da dirti d' importante; ma ti voglio<br />

raccontare un fatto grazioso accadutomi ieri 1'altro. - Me ne stavo seduto all’ombra del1'accampamento,<br />

quando sento venire verso di me dei romagnoli (ce n'è parecchi fra i conducenti dei muli) i quali<br />

imprecavano in dialetto ai signori che se la godevano in casa mentre essi soffrono qui; Non è vero - sono<br />

scattato a dire io, pure in dialetto - non è vero, perchè io sono un così detto " signore e sono qui come voi<br />

”. “Quella brava gente è rimasta assai meravigliata ed uno, stupefattissimo, mi ha chiesto, in italiano, di<br />

dov'ero. Ho risposto: " di Forlì „. E ho detto il mio nome e ho detto chi, il Babbo. Hanno capito e pare<br />

siano rimasti persuasi: Non è carina? ”.<br />

S. Maria la Longa, 8 agosto ’915. – “Il poscritto de1 Babbo alla lettera di Maria dice tutta la sua<br />

tristezza per la mia assenza. Oh! Digli, per carità, che si faccia forza Coraggio, babbo mio, coraggio !.... E<br />

quando passeggerete pel nostro bel Farazzano e vedrete i cari luoghi che io soprattutto prediligo, non vi<br />

accorate; ma pensate fidenti che vi ritorneremo insieme, a Dio piacendo. Specialmente pensatelo, in<br />

quella carissima, chiesina; domandatelo alla bella Madonnina dell'affresco ! Oh ! Ella non vi negherà di<br />

riavere. il vostro figliolo, poiché il Suo, che le siede sulle ginocchia, non ha che comandare, et omnia<br />

facta sunt ! „.<br />

S. Maria la Longa, 9 agosto '915. – “Mamma mia cara, io non so come ringraziarti della letterona che<br />

ho ricevuto oggi, tanto più cara quanto più lunga (proprio così !) e così piena di dolce malinconia e forte<br />

tristezza, veramente degna di una madre di un soldato d'Italia, e, sopratutto, di un soldato cristiano. Io<br />

nutro una grande speranza che in un tempo non lontano il Signore ci riunirà.<br />

“Che festa quel giorno! Faremo dire una messa di ringraziamento ed io la servirò, comunicandomi, e la<br />

gente dirà guardandosi: " Quello è un soldato che è stato alla guerra e quella è la sua mamma! „ Che,<br />

santo orgoglioso! „ .<br />

S. Maria la Longa, 10 agosto '915 (al fratello), - “Caro il mio Carlino, la vita fra i soldati non è poi<br />

tanto brutta, sai? L'unica cosa che non posso soffrire sono i " moccoli „. Se ne sentono da tutte le parti, ad<br />

ogni istante e ad ogni parola pronunciata. Fa tanta pena sentire ingiuriare così stupidamente il buon Dio! „<br />

S. Maria la Longa (stessa data, alla sorella), - “In quanto al sorridere che tu e Carlo fate per le<br />

preghiere che dice la mamma, devi sapere, sorellina mia, che non solo è lecito e doveroso domandare, e di<br />

cuore, al Signore che cessino i Suoi flagelli, ma tutti dobbiamo sperare che, soddisfatte e legittime<br />

aspirazioni della Patria nostra, torni per tutti una era di novello splendore, fatta di lavoro,, di abnegazione<br />

e di sacrificio, coronata di benessere e benedetta- dal Cielo ».<br />

S. Maria la Longa, 22 agosto '915. - "Nel momento in cui scrivo il cannone romba incessantemente<br />

lontano; pare un crepitio di fucileria in grande assai. Carlo, che è stato al Tiro a segno, può farsene<br />

un'idea. Certo si lavora molto quassù e speriamo presto d'infilare la via di Trieste „. - .<br />

S. Maria la Longa, 25 agosto '915 - "Cara mamma,. sei in cima ai miei pensieri, i quali sono sempre<br />

rivolti a voi, dilettissimi miei, che ricordo con tanto fervore d'affetto nelle più minute scenette della vita di<br />

famiglia, nei più remoti angoli della mia patria, perché io mi sento, specialmente ora che soffro in servizio<br />

dell'Italia, per la salute di questa nostra terra comune, potentemente e caratteristicamente romagnolo „. .<br />

S. Maria la Longa, 7 settembre -'915. – “Mamma carissima, Piero è tornato, e scrive dinnanzi a me; la<br />

sera, è quieta, luminosa, fresca; il sole tramonta nell' orizzonte purissimo, senza nubi; intorno, calma<br />

relativa. Io penso: penso a tante, cose lontane che mi sembrano così vicine, a tante cose vicine che mi<br />

paiono distanti come un sogno.<br />

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Ma non sono triste. Stasera ringrazierò il Signore per la " buona giornata che mi ha dato „ e lo<br />

pregherò di darmi " una buona notte che sia in grazia Sua „ , come quando andavo a letto nella camera "<br />

del mago „ (la sua camera da letto a Farazzano, chiamata per ischerzo così) e non vi faccio differenza.<br />

Questa, penso, è la mia vita presente, come quella era la mia vita di allora; allora come adesso, Iddio mi<br />

assiste e nel sacrifizio sento maggiore la Sua assistenza e la Sua bontà. Per voi, forse, 1' esistenza è più<br />

dura; voi temete di più, pensate troppo, vie preoccupate soverchiamente; avete la mente e. l' anima sempre<br />

in tensione verso un centro lontano; quel centro sono io. Quasi tutte le famiglie d'Italia soffrono adesso<br />

quest'attrazione verso i campi di battaglia. - Ma bisogna farsi animo e pensare con tranquillità, e distrarsi<br />

anche. Troppo lunga ancora sarà la prova perchè noi lasciamo disperdere così tutta la nostra pazienza, la<br />

nostra fiducia, il nostro spirito di sacrificio. Guardiamo in alto, all'esempio di Chi ha tanto sofferto<br />

innocente: e se anche noi ci crediamo estranei ai peccati che tutti scontiamo con le presenti tribolazioni,<br />

riflettiamo, che Egli era esente da tutto, ed ha patito, ed è morto in espiazione di tutto ».<br />

S.. Maria la Longa, 9 settembre '915. – “Anche oggi la marcia .mattutina e 1'istruzione, che occupano<br />

molto tempo; di più oggi mi tocca il servizio con 1' autoambulanza .. Ho ricevuto ieri una carissima<br />

cartolina di Gugú (la C.ssa Augusta Rastoni, affettuosissima amica della madre di <strong>Achille</strong>) che prelude a<br />

una lettera.<br />

La cartolina rappresenta quel panorama di Ravenna, preso dal campanile di S. Vitale, ove si vede,<br />

proprio sotto, la casa e il giardino della Nonna. Ella vi ha disegnato dentro un minuscolo bamberottolo<br />

che corre nel giardino e mi ha scritto tante buone parole in proposito. Ero un po' inquieto, ieri sera, perché<br />

non avevo ricevuto posta vostra; ma quella cartolina mi ha compensato di questa momentanea mancanza,<br />

perchè mi ha fatto ricordare un monte di cose lontane e tanto care che non potrò rievocare che nel segreto<br />

del mio cuore, giacché tutto è disperso, tutto è sconvolto, tutto è invaso da estranei ! (Allude alla casa<br />

della Nonna, dopo la morte di questa, affittata e poi venduta). Avrei dato senza esagerazioni poetiche,<br />

dieci anni della mia vita per serbami intatta solo una stanza di quella casa. Oh ! potermi riparare là<br />

dentro, come in un sacro recesso, nelle giornate buie, come in un nido caldo nella rigida stagione della<br />

vita. ! Ma lasciamo ciò che. non potrà più essere. . . . . “<br />

S. Maria la Longa, 21 settembre '915. -. "- Mia carissima Mamma, io spero che questa mia vi giungerà<br />

il 23, giorno mio natalizio. Credo che sia la prima volta, in ventidue anni, che lo passo fuori di casa,<br />

questo giorno. Forse questo mio 22° anno che sta per finire è stato uno dei più proficui della mia vita,<br />

giacché molte cose vi ho imparato; in ogni. modo a Dio è piaciuto che così fosse, e così sia. - Se mi sarà<br />

possibile, farò 'un po’ di festicciola fra i miei amici; ma il pensiero sarà a voi come il vostro sarà a me in<br />

quel giorno, più, se è possibile, che in ogni altro. Così 1'anniversario della primissima gioia della mia<br />

nascente famiglia non ci parrà tanto triste per la lontananza se nella comunicazione di affetti ci troveremo<br />

uniti in un benedetto nodo indissolubile. - Non è questa la più grossa delle burrasche che io abbia<br />

attraversata: ma certo è quella in cui più luminoso veggo splendere il faro dell'amor famigliare; il cui solo<br />

pensiero ci fa sembrare nido la roccia che ci ospita, noto il paese estraneo, felicità la tranquilla sicurezza<br />

che qualcuno ci vuol bene e che Dio ci vede. E questo, oltre che incoraggiare me, deve ispirar fiducia e<br />

contentezza anche a Voi, miei cari lontani, a cui rimando centuplicati gli auguri che m’invieranno col<br />

cuore e con la penna tante buone persone che mi vogliono bene „ .<br />

S. Maria la Longa; 22 settembre '915. - " Mamma cara, ha ricevuto due pacchi cola la roba di lana e<br />

ne sono rimasto commosso: ho pensato a tutto l’amore e la pazienza con cui l’avrete lavorata tu e Maria e<br />

l' ho baciata, quella roba, come avrei voluto baciare le mani che l’hanno fatta „ .<br />

La Mamma di <strong>Achille</strong>, desiderosa di vedere il figliuolo, dopo lunghe incertezze, decide di partire per<br />

Udine con Maria Carlotta; ma trova la Sezione spostata, e riparte senza vederlo. Così <strong>Achille</strong> scrive al<br />

padre la sera del 30 settembre da Chiasottis:<br />

"Caro Babbo, scrivo stassera perchè domani non ne avrò certo il tempo. Avrai forse ricevuto la mia<br />

cartolina ove ti annunciavo che, causa una nostra improvvisa partenza, non potrò più andare a vedere la<br />

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mamma domani. Io penso a quella poveretta quando riceverà. tal notizia, ch'io le ho già scritto<br />

indirizzando ad Udine, all'Albergo Nazionale. É vero che le ho scritto di attendere colà ulteriori notizie,<br />

ma temo esse non daranno adito a speranza di vederci. Certo per lei, povera mamma buona, sarà un forte<br />

colpo. Essermi così vicino e non potermi vedere ! Avevo già quasi trovato il modo di tenermela ancor più<br />

dappresso per più comodamente trattenerla durante due o tre giorni; ma 1'uomo propone e Dio dispone”.<br />

Finalmente le aspirazioni di <strong>Achille</strong> sono soddisfatte..... Il suo reparto - someggiato - va a fare "<br />

qualche cosa,, ; ma per questo sente ancor più il bisogno di tranquillizzare 1a famiglia.<br />

Podresca, 6 ottobre ‘915. - “Questo è quello che sopra tutto desidero: sapervi tranquilli e fidenti,<br />

nella Provvidenza, che non ci abbandona. Sto bene e la vita all'aria aperta mi giova immensamente al<br />

fisico e al morale.......Vi domando ancora una volta che non stiate in pena per me.<br />

La posta. ritarda un po' troppo; e d' ora in poi non potrò scriver molto. Pazienza ! Vi basti una cartolina<br />

con “ Sto bene ! „ Il resto ve lo racconterò, a Dio piacendo ”.<br />

Podresca, 8 ottobre '915. - " Giorno di festa, ieri. Vado in città a portare malati ed ecco incontro<br />

Franco (1). Ci siamo fatti una accoglienza grandissima.::... Non credevo di essere tanto resistente ai<br />

disagi, giacché non soffro per nulla, di nulla, e me la vivo allegramente. Tornando, sarò forte come mai<br />

per lo innanzi.<br />

Podresca, 12 ottobre '915. -- " Ieri giornata straordinaria: una " prima „ della mia professione . . . . . . I<br />

nostri superiori ci hanno mandato, Milani (2) e me, in un paesello di questo mondo a prestare un pronto<br />

soccorso. È stata la mia prima medicazione pubblica, e quella buona gente ha voluto che accettassimo a<br />

forza una grande paniere di pere e mele magnifiche ! . . . . Una cartolina del P. Rocci di <strong>Mondragone</strong><br />

mi comunica la morte di un mio amico; compagno e condiscepolo, il Conte Giovanni Galeotti della<br />

Ciaia di Chiusi, caduto sul campo. La notizia mi ha addolorato assai (3 ) „.<br />

Ajaba, 20 ottobre ‘915. – “ Sto bene e sono al sicuro . . . . . Ti scrivo dalla tenda che abbiamo<br />

piantata dietro un costone di monte, al riparo da ogni visita, per cui non ho avuto rapporti intimi con<br />

nessuno dei così detti " srappò „ o, " srappone „ , come dicono questi buoni toscani „.<br />

Ajba, 1° novembre '915. “ Piove e fa freddo per giunta; la giornata è dunque un po' trista, ma non<br />

triste. Siamo allegri, noi, e la cattiva stagione non ci spaventa .. Ho scritto a Maria Carlotta. Correttezza e<br />

naturalezza; non ci vuole nulla di più e nulla di meno per scriver bene.<br />

______<br />

(1) Franco dei Marchesi Paulucci di Calboli, da Forlì, suo amico, d'infanzia, ufficiale di cavalleria.<br />

(2) Piero Milani, suo condiscepolo e commilitone.<br />

(3) <strong>Achille</strong> espresse tutto il suo dolore per la morte del giovane valoroso amico in una bella lettera che inviò al <strong>Collegio</strong> e che fu<br />

pubblicata nella commovente " Biografia del conte Galeotti, scritta dal P. Rocci, Roma, 1917 „.<br />

13 di 30


Che studi farà quest'anno? Non l'affaticate, mi raccomando. Seguiterà la musica? La manderete ad<br />

imparare pittura? Come si è messo Carlo con la scuola? Mi raccomando la matematica e il disegno !<br />

E facciano tutti due compagnia al Babbo che ne avrà bisogno !”<br />

Cambresco, 3 novembre '915. - "Caro babbo, la lode con la quale comincia la tua. lettera del 30<br />

ottobre, ricevuta ieri, dopo un altro spostamento cagionato dal termine del primo servizio da noi prestato,.<br />

mi ha empito gli occhi di lagrime.<br />

Tuttavia non la merito che in piccola parte; e il coraggio sta pur sicuro, non mi manca. Vedrai in<br />

seguito, che se son partito ragazzo, ritornerò uomo “.<br />

Kras, 10 novembre '915. - " Ho già, risposto, scrivendo ieri alla mamma, alla vostra domanda circa la<br />

licenza per esami. Benché, forse, fosse stato probabile ottenerla, non la chiesi, giacché appena ricevuto il<br />

certificato, si partì pel lavoro, e non stimai opportuno cercare di schivarlo o di allontanarmene, anche per<br />

l’esempio che avrei dato ai soldati che ci sorvegliano, noi altri studenti, con tanto d’occhi. Mi scuserete se<br />

ho agito così contrariamente, in apparenza, alle leggi del1'affetto, ma ho creduto compiere né più, nè<br />

meno che il mio dovere di soldato e di cristiano „<br />

Kras, 15 novembre '915. - " Ho letto nel "Corriere della Sera„ i due così detti " salmi „ di d'Annunzio.<br />

Solo a titolo di cronaca ti dirò che sono stato spettatore e quasi partecipe dei due episodi accennati nei due<br />

capoversi, dove accenna ai cavalli dalle zampe fasciate trainanti carri con le ruote impagliale e le sale<br />

unte, e i " ponti di fortuna,, gettati inutilmente sulI'Isonzo selvaggio.<br />

Di quei pontieri e di quei bersaglieri ho assistito e curato nel mio primo lavoro, agli ultimi del mese<br />

scorso. Ripensandoci, quasi mi vergogno d'avere pe1 mio ufficio, partecipato agli episodi epici della<br />

titanica lotta senza correre minimo pericolo. Ma ciò forse farà piacere a te….”<br />

Kamenka, la sera del 1° dicembre '915. - "Sono già a letto mentre gli altri lavorano. Quanto lavoro<br />

oggi !... Si fa un po' per uno. Mezzo infilato nel mio meraviglioso " sacco a pelo „ rispondo<br />

cumulativamente a te ed alla mamma. Il daffare é moltissimo….. Tempo discreto. Ha, però, nevicato,<br />

piovuto e fa freddo. Le difficoltà dei trasporti sono enormi e il servizio portaferiti è ammirevole come<br />

resistenza e come abnegazione. Ho trovato molti romagnoli fra i feriti; ma nessuno di conosenza. Quasi<br />

tutti richiamati, che soffrono più dei giovani “.<br />

Le fatiche e soprattutto 1'umidità sviluppano in <strong>Achille</strong> una febbre gastro-bronco-reumatica che lo<br />

obbliga ad andare all'ospedale, dove sta solo cinque giorni. Sua preoccupazione, che non lo sappia la<br />

famiglia! Ecco una delle cartoline che scrive in quel tempo, facendo impostare fuori dell'ospedale:<br />

Prepodnisza, 20 novembre '915 (Osp. D. C. 28). -_ " Quì il reparto è in partenza e per la difficoltà dei<br />

mezzi è facile rimaniate qualche giorno senza posta “.<br />

Più tardi, quando per una indiscrezione di un soldato, che è venuto a trovare i parenti di <strong>Achille</strong>, il<br />

pietoso secreto é svelato, così descrive a casa i giorni passati all’ospedaletto, dopo reiterate domande della<br />

madre.<br />

Galliano, 6 febbraio '916. - " Tu vuoi dunque sapere quando e come fui all'ospedale? Fu, mi<br />

sembra, dal 20 al 25 novembre, all'ospedaletto 28°, a Podreska. Mi vi recai. quando il mio reparto parti<br />

per Kamenka, ove attualmente si trova, perchè il Capitano non volle, come io chiedeva, portarmi con sè.<br />

Mi fece sellare un mulo con la sua sella e mi fece accompagnare da un mulattiere a Podreska, un quattro o<br />

cinque chilometri di mulattiera. Avevo la febbre a 38. - All'ospedale mi volevano subito " sgomberare “<br />

sui grossi ospedali territoriali e di lì, probabilmente avrei proseguito per l'interno. Ma stimai fosse cosa da<br />

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nulla, mi qualificai per studente e chiesi d'essere curato lì. Mi dissero: " Bravo „ e mi trattarono assai<br />

bene. Il Cappellano osservò, fra il serio e il benevolo, che lasciavo così facilmente cadere l’occasione di<br />

andare in licenza in convalescenza. Gli risposi quello che avevo detto ai medici perchè non mi<br />

"sgomberassero”, che a Kamenka c'era molto da fare e che c’era bisogno di me. In quel1'occasione mi<br />

confessai e comunicai e, per la prima polta in vita mia, ricevetti a letto la S. Comunione. A dire la verità,<br />

io non volevo, per rispetto al Sacramento; ma il Cappellano mi assicurò che non c'era nulla di male a<br />

comunicarmi così; anche in una malattia così beve e così leggera, e mi portò il Signore, di mattina, con la<br />

cotta e la stola sotto la sopraveste, senza accompagnamento o funzione di sorta, in una minuscola teca<br />

d'oro. Ti assicuro che la cosa mi ha fatto una profonda impressione e mi sono augurato di rivedere uno<br />

spettacolo simile nell'ultima ora della mia vita!<br />

Dopo cinque giorni, appena sfebbrato, insistei per, ritornare al mio posto, che raggiunsi in serata. Uno<br />

dei nostri muli venuto a portar feriti all'ospedaletto, mi portava il bagaglio. Appena arrivato a Kamenka<br />

vidi che davvero c' era bisogno di me, giacché la notte stessa ci fu l'avanzata; ma il capitano mi proibì di<br />

lavorare e mi ingiunse d'avermi riguardo: " Non sarà venuto troppo presto? ” mi disse tra il serio e io<br />

scherzoso. Purtroppo nei dieci giorni di permanenza colà non potei lavorare che pochissimo; ben presto<br />

mi riprese la febbre e mi cominciò d'affanno, sì, che dopo ripetuti consigli, sia del prof. B. sia del dott. T.,<br />

feci chîedere da questo, a mio nome, d'essere rimandato qui. L'unica mia consolazione fu di comprendere<br />

che alla mia partenza finiva il gran lavoro lassù; a qualche piccola cosa avevo pure servito ! La mia<br />

coscienza era tranquilla. Il resto voi lo sapete. Scrivo queste cose nè più, nè meno come accaddero, perchè<br />

voi abbiate intera la verità. Non. me ne glorio perchè fu il mio dovere. Non ne sarete contenti anche voi? “<br />

" Il resto a cui allude <strong>Achille</strong> fu il suo trasferimento al reparto " carreggiato „ , a Galliano,<br />

trasferimento che, prima inteso come provvisorio, divenne poi, con suo gran dolore, definitivo.<br />

ll 28 dicembre 1915 ebbe la licenza invernale e venne a casa, a Firenze. Trovò la sorella con la<br />

"influenza” e ne ebbe anch’egli un leggero attacco.<br />

Furono quindici giorni non troppo lieti nel complesso, ma egli li goda egualmente, fèlice di essere con<br />

la sua famiglia. Partito da Firenze il 14 gennaio 1916, nella mattina, giunse a Gallíano, destinato a restarvi<br />

fino ai primi di giugno, dolente, annoiato della sua quasi inutilità. In quel tempo egli si risentiva sovente<br />

dei soliti disturbi gastro-reumatici; ed i suoi superiori, malgrado le reiterate preghiere lo convinsero<br />

di restare al reparto carreggiato. E di qui, con dolore, vede partire i compagni nei reparti someggiati dei<br />

quali prima faceva parte e si assoggetta, con profonda malinconia, ad una specie d' ozio che lo avvilisce.<br />

Gallicano, 27 gennaio '916. – “ Cara mamma, mi dispiace che ti stia facendo delle illusioni…..Hai<br />

gustato la dolcezza della licenza e te ne vorresti saziare . Dopo quella invernale non so come potremo<br />

averne altre. Tuttavia, se vengono n i libri, (che aveva mandato a prendere) studierò, e vedrò di passare<br />

tutta la patologia; avvenga, poi quel che Dio vuole. C’è chi dice di dar gli esami senza studiare, ma è<br />

cosa odiosa 1'approfittare di tali condizioni per strappare una meschina approvazione, senza sapere<br />

affatto la materia….<br />

Stamane è ripartito Piero e mi ha lasciato molto vuoto ! Avevo quasi la tentazione di andargli dietro….<br />

Preferisco le cannonate di Kamenka, dove almeno si vive la realtà, si discute con Piero - sai come la mia<br />

vita spirituale superi in attività quella fisica agli ozi di qua ”.<br />

Galliano, 2 febbraio '916. - " Le laconiche righe di Guido (I) mi hanno molto illuminato sulla sua<br />

ferita e sul modo onde 1'ha ricevuta. Le mie previsioni - e non le mie soltanto - non sono andate fallite. È<br />

davvero il bravo figliuolo che io m’immaginavo”.<br />

________________<br />

(1) Il cugino Guido dei Conti Mattioli di Rimini, ufficiale di fanteria.<br />

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Galliano, 12 febbraio '916. – “ . . . . . : non desidero che incontrarmi in persone che possono parlare e<br />

pensare come noi tutti parliamo e pensiamo, senza esagerazione alcuna, compresi come siamo della<br />

solennità di queste ore penose, dinanzi alla realtà. che questo nostro esercito affronta, calmo e risoluto,<br />

con una fermezza degna dei suoi maggiori, senza bisogno che alcuno lo blandisca e lo illuda „ .<br />

Galliano, stessa data. - " Mi pare che lavori un po' troppo, cara Mamma, tra i tuoi malati, la lana, le<br />

lotterie ecc. ecc. Contentati del tuo ospedale e non t'affaticare tanto. Pensa che se una madre è necessaria<br />

alla sua famiglia tu sei necessarissima alla nostra pel presente e pel futuro; tuo marito e i tuoi figli, anche<br />

questo " mammolone „ che ti scrive da lontano, ma che ti ha in questo momento davanti agli occhi e<br />

dentro al cuore, avranno bisogno di te, forse più che altri mariti ed altri figliuoli. Perché durante la<br />

burrasca della vita che si prepara, il padre avrà bisogno del nido per ripararsi, e i figli vi accorreranno<br />

frequentemente (quelli che l'avranno abbandonato), per riscaldarsi e riprendere lena „ .<br />

Galliano, 14 febbraio ‘916. – “….. forse mi trovi un poco triste oggi. D. Boracchia è partito oggi per i<br />

someggiati. Ci siamo separati con molto dispiacere. C'era della buona amicizia fra noi, Egli mi conosceva<br />

assai bene, io conoscevo le sue speranze, le sue idee, il suo buon cuore. Probabilmente rimarrà<br />

stabilmente lassù. Per conto mio avrei una gran voglia di seguirlo, ma anch'egli mi ha consigliato di<br />

rimanere ».<br />

Galliano, la sera del 2 marzo '916. – “ In quanto alla mia salute ti prego di aver fiducia in quello che ti<br />

scrivo: la tua diffidente cartolina ricevuta ieri. mi ha fatto molto dispiacere e ti scongiuro di credere che<br />

io sto. bene. Se a volte ho qualche doloretto reumatico, tu sai che è cosa vecchia da non far paura. Inoltre<br />

la mia posizione e condizione sono ottime adesso; tu devi stare quindi tranquillissima. Per questa tua<br />

tranquillità io vivrò contento della mia sorte e del posto che Dio mi ha destinato in questi dolorosi<br />

frangenti; ma non so se sapessi trovare ancora la forza di adempiere con amore, sacrifizio e gaiezza il mio<br />

dovere, se ti sapessi sfiduciata, inquieta e incredula alle mie lettere sincere. - Di questa fiducia, di questa<br />

tranquillità del tetto domestico, dei loro cari, hanno, come me, bisogno tutti i soldati del fronte; ecco,<br />

quello che dovete predicare voi, gente assennata ed influente, con la parola e con l'esempio „.<br />

Galliano, la sera del 10 marzo '916. - " Di Maria Carlotta ho ammirato nella sua recente lettera anche<br />

i progressi, diciamo così, letterari. Ella diviene davvero quella donnina assennata che mi ero sempre<br />

figurato di avere per sorella. Se Dio ci aiuta tutti, ella, anche se avrà famiglia propria, conserverà una<br />

grande influenza su di me. Mi vuol molto bene credo anche che mi conosca, più di quello che si crede; e<br />

non farà male anche ai miei piuttosto bollenti spiriti e sopratutto al miei principi molto assoluti e campati<br />

nell'etere di una sovrumana perfezione, avere accanto un genietto positivo ed affezionato, non privo<br />

d'intelligenza, nè di spirito, che mi faccia vedere un po' più da vicino e " dal vero „ le cose di queste<br />

mondo.<br />

Giacché, lo spirito pratico in voi altre donne si matura assai prima che in noi uomini, i quali, specie<br />

.quelli della mia risma, rimangano molte volte fanciulli fino ad una certa età „.<br />

Galliano, 16 aprile '916. -- " Certo la venuta di M. non puoi credere di quale consolazione mi sia stata:<br />

egli veramente comprende ed ama l'intimo mio essere e non la sciocca parvenza che mi rende benevoli i<br />

colleghi. Ambedue inclinati per natura alla contemplazione filosofica e mistica alla riservatezza, al<br />

pensare, ci siamo incontrati in questa via, venendo da viottoli differenti; ed io spero, pur senza avere la<br />

pretesa. di volerlo condurre a forza - d'indurlo a dare un'occhiata là donde io son venuto, sì ch’egli veda<br />

poi luminosamente il fine di questo mio viaggio, che dev'essere anche del suo. Non credo riuscire a<br />

convertirlo, il che sarebbe cosa inadeguata alle mie povere forze, ma spero che l'affettuoso consiglio e la<br />

grazia di Dio opereranno quello che noi tutti, anime cristiane, desideriamo e preghiamo ardentemente a<br />

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coloro che, per vincolo di sangue o di amicizia, ci sono più cari: il possesso della verità e l’unione con<br />

Dio ”.<br />

La Sezione sui primi di giugno si sposta e raggiunge Limena, presso Padova.<br />

I fatti del Trentino, nel maggio, avevano reso necessario uno spiegamento maggiore di forze in quella<br />

località; e <strong>Achille</strong> vi è mandato col suo reparto. Egli vede in questa circostanza una buona occasione per<br />

far venire la famiglia a Padova; ma al suo invito reiterato non può rispondere che la mamma, la quale va a<br />

trovarlo insieme col nipote Guido Mattioli.<br />

<strong>Achille</strong>, contentissimo di rivedere il cugino, fu dolente di non poter riabbracciare il babbo e i fratelli;<br />

pure, al solito,. per non addolorare i suoi, lo fece appena comprendere. Partita la mamma scrisse: Limena,<br />

15 giugno '916, “ Cara mamma, ti scrivo dal mio piccolo regno: l’infermeria. La dolcezza della tua visita<br />

supera l'amaro della tua partenza e mi sento forte e tranquillo più che mai „ .- E a suo padre: “Caro<br />

Babbo, a quest'ora, mentre scrivo, la mamma ti avrà detto a voce della sua visita, delle mie ottime<br />

condizioni del nostro lieto incontro. Io non so aggiungere se non che sono rimasto lietissimo. Orto che se<br />

avessi potuto riabbracciare tutti sarebbe stato un colmo di felicità; ma possiamo operare che ciò che finora<br />

non è stato attuabile lo sarà in seguito”.<br />

Limena, 21 giugno '916, - " Caro Carlo, congratulazioni ! (1) - Io credo che, oltre S. Antonio e la tua<br />

solita fortunaccia, tu abbia merito in questo successo, il quale ti varrà ora un po' di gîust0 riposo. Grazie<br />

della tua cartolina di ieri.<br />

La visita della mamma mi ha fatto un piacere immenso; certo la felicità avrebbe raggiunto il colmo se<br />

avessi rivisto con lei anche voialtri. Ma tutto non si può ottenere e ci vuole pazienza. Pure graditissima mi<br />

è stata la visita di Guido; ieri ne ho ricevuto una lettera affettuosissima. Egli mi ha detto, nella sua breve<br />

permanenza qui, molte cose di te. Ne risulta che andate molto d'accordo e che siete legati di affetto<br />

veramente fraterna..:... .<br />

Questo ti abituerà, sopratutto, ad essere uomo un po’ prima del tempo, e poiché le contingenze<br />

odierne portano appunto ognuno di noi ad esplicare un'azione quasi superiore alla nostra efficienza, noi<br />

ne veniamo ad acquistare un'educazione morale forzatamente precoce, il che non sarà poi male. . . . . .<br />

Tocca ai giovani a rifar l'Italia „.<br />

Limena, 27 giugno '916. ---- " grande é qui il giubilo per l'avanzata russa e ancora più per quella<br />

italiana. Appena ricevuto l’altro giorno il bollettino straordinario, sembravamo (parlo della nostra<br />

mensa) addirittura impazziti” .<br />

Guido Mattioli, malgrado la ferita riportata a Seltz nel dicembre 1915 e che gli ha lasciato indebolito<br />

l’arto, è stato dichiarato. abile alle fatiche di guerra e riparte pel fronte. Si ferma a Padova ove i due<br />

cugini si incontrano ancora una volta.<br />

Limena, 13 luglio '916. - " Come già ti ho scritto sono stato tutta la giornata di ieri con Guido. L' ho<br />

lasciato in ottime condizioni fisiche e morali. . . . . Egli é pur sempre quel caro figliuolo di una volta !<br />

Sarà difficile ci si possa rivedere a Padova ! „<br />

Guido potè, avuta, pochissimi. giorni dopo, la destinazione (l’8° Reggimento fanteria), fare una corsa<br />

a- Limena per salutarvi <strong>Achille</strong>. Non dovevano rivedersi mai più !<br />

Il 24 luglio <strong>Achille</strong> ha una licenza per esami. Con un telegramma ne avverte la famiglia, che é in<br />

campagna, e che parte tutta alla volta di Firenze per incontrarsi con lui. Dopo un esame dato felicemente,<br />

ripartano tutt' insieme per Farazzano.<br />

_____________<br />

(1) Car1o era stato promosso, senza esami, dalla 1ª alla 2ª classe del Liceo.<br />

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Si legge nel diario di <strong>Achille</strong>:<br />

30 luglio - " Sono arrivato ieri sera con là famiglia a Farazzano. Festosissima accoglienza dalla<br />

servitù. Stamane, domenica, ho servito la messa in uniforme, mi hanno detto con grande edificazione dei<br />

contadini. Ho girato tutta la villa e buon po' della tenuta e ho vissuto una delle mie giornate dei felici anni<br />

passati, come in sogno….. Maria Carlotta suona assai benino. Fra iersera ed oggi mi ha fatto sentire vari<br />

notturni di Chopin, fra i quali il mio notturno (Op. 37, N.° I). Mi ha commosso un tantino dopo tanto<br />

tempo! Quanti ricordi ! .. . .Stasera, Maria, Carlo, ed io a Selbagnone . . . . . Mi par di continuare la vita di<br />

un tempo !”.<br />

Il 2 agosto riparte da Forlì. - Nota: " Distacco calmo e abbastanza sereno „ .Con i compagni, coi quali<br />

è venuto, si trova a Bologna e si dirigono insieme a Padova e Limena. Là apprendono che la Sezione è<br />

partita. Per dove? per Pavia d'Udine. Dopo una notte passata a Limena, eccoli in via per Udine ed oltre: “<br />

Un monte di buffe peripezie; le avventure di cinque sergenti!” Finalmente a Pavia d'Udine sanno che la<br />

Sezione é a Persereano e vi giungono " festosamente accolti dai colleghi ed ufficiali ».<br />

Continuano le note:<br />

5 agosto. " Qui a Persereano aggregati, in quanto a servizio sanitario, alla 68ª Divisione, l’unica<br />

attuale dell'8° Corpo di Armata. Siamo„ nella solita attesa. Però si sta impiantando una bella infermeria<br />

che, spero, occuperà parecchio del mio tempo... . . . Dicono che ieri alle 10 sia colinciato il nostro attacco<br />

a fondo da Gorizia a Monfalcone e che stanotte ci sia il contrattacco austriaco. Speriamo bene di Guido.<br />

Buone nuove „ a tutto il 2 ”.<br />

8 agosto, - “ Corrono voci assai insistenti che si sia presa Gorizia. Tutti sembrano pazzi. Io penso a<br />

Guido che deve aver preso parte all'azione subito al primo cozzo. La sua ultima cartolina è del 3 . . . .<br />

Improvvisamente si è avuto stamani l’ordine di tenersi pronti a partire e stasera è giunto l'ordine di<br />

movimento per la mezzanotte. Faranno parte del nostro Corpo d'Armata la 12ª e 11ª divisione.<br />

Quest'ultima è quella di Guido. Lo incontrerò? Sano? ferito ? Sono le due divisioni che, sì dice, abbiano<br />

oltrepassato Gorizia. Saremo dunque destinati a grandi cose ? Tutto è pronto ! A la garde de Dieu ! “.<br />

14 agosto, – “ Sano stato oggi a Gorizia a fare il servizio di sgombero con le nostre. autoambulanze.<br />

La città è carina, vi ho preso un caffè ottimo. La popolazione è scarsissima. Gli austriaci non tirano che<br />

poco e sulle strade e sui ponti. Alla 11ª Sezione di Sanità non ho saputo nulla di Guido. Ho saputo dai<br />

soldati che l’8° è stato assai provato. Se domani non avrò notizie ulteriori, inizierò ricerche per conto mio<br />

e per via. ufficiale „.<br />

16 agosto, - “ Iersera è venuto l'ordine che il 258° reparto si rechi a Gorizia aggregato al 158°<br />

Ospedaletto D. C. funzionante. Alla mezzanotte sono partiti; sembra li raggiungeremo presto „.<br />

17 agosto. - " Mi è giunta con la posta di ieri sera dai miei la notizia che Guido è stato fatto<br />

prigioniero non so quando, né dove, nè come. (Guido è di nuovo ferito al ginocchio). Il telegramma che<br />

1'annunciava veniva da Lubiana. La costernazione degli zii è enorme, grande il dolore della Mamma e di<br />

tutti. Io non so capacitarmi che ciò passa essere avvenuto. Mi fa l’effetto di una glossa bomba. Ahimé ! è<br />

purtroppo vero .... Faccio 1'indifferente; ma dentro soffro ! Quel pensiero è per me un’ossessione e mi<br />

dà una fitta al cuore “.<br />

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Da Capriva va Medeuzza e di qui a S. Lorenzo di Mossa ad impiantare un posto di smistamento feriti.<br />

Scrive a casa così:<br />

Medeuzza, 12 settembre '916, - " Domani prenderò parte ad una minuscola spedizione sanitaria: otto<br />

uomini di cui io sono il comandante diretto. Scriverò pochissimo in quei giorni; ma non abbiate timore;<br />

non corro assolutamente nessun pericolo „.<br />

S. Lorenzo di Mossa, 3 ottobre ‘916, - “ Di me, oltre alle poche notizie sulla mia ottima salute che ti ho<br />

date, poco, anzi nulla ho da aggiungere.<br />

Pel solito sono assai occupato, anche ora che il lavoro non è affatto eccessivo. I primi, giorni, dovendo<br />

pensare a tutto, mi affaticavo anche molto; tanto che non mi riusciva mai di dormire una notte intera. Ma<br />

ora il lavoro è piú diviso, i turni sono in maggior numero, sicché si va benone…..<br />

Stasera son partiti per andare a lavorare sul serio i reparti someggiati: E confesso che ne ha provato un<br />

po’ d’invidia; - ma in fondo penso che lavoro anche qui e faccio il mio dovere come gli altri e…. forse<br />

con più sacrifizio morale „.<br />

Dal suo Diario: " Avendo ottenuto licenza per esami: 10+4, anch'io partirò domani per Medeuzza,<br />

donde proseguire per Firenze „.<br />

Il 18 invece di proseguire. per Firenze, viene a Forlì, dove arriva quasi all'improvviso; di sera, a<br />

Farazzano. Vi si ferma sei giorni, sempre felice di ritrovarsi in seno alla cara famiglia. Riparte per Firenze<br />

il 24 col fratello Carlo, e il 26 li raggiunge la famiglia tutta. Il 30 è di nuovo sulla via della zona di guerra.<br />

Ha veduto il suo Farazzano per I'ultima volta !<br />

Il 12 dicembre viene 1'ordine del Comando supremo che gli studenti di 5° anno di medicina siano<br />

radunati a S. Giorgio di Nogaro per intraprendervi corsi di Medicina e Chirurgia in quella Università<br />

Castrense. Il 30 viene invece improvvisamente la disposizione che tutti gli studenti sergenti di 4° e 5°<br />

anno debbono, seguire í loro studi a Padova. Il 27 dicembre la madre di <strong>Achille</strong>, per una falsa notizia<br />

ricevuta di un nuovo cambio di residenza, decide di andare a trovarlo prima che si allontani di più, e va<br />

con sua cognata Lanfranchi, che ha pure a Padova il figliuolo Iseo. Sono tre giorni di felicità per <strong>Achille</strong> .<br />

Le due mamme ripartono l'ultimo giorno dell'anno, e <strong>Achille</strong> la stessa sera sfoga la piena del suo cuore in<br />

questi versi:<br />

Io so cos’è l’arcano che traluce,<br />

dalle stelle, lassù dal firmamento;<br />

or che ho goduto del tuo amor la luce,<br />

Mamma, un momento.<br />

Io so, perché si agghiaccia il cor, se il sole<br />

cade nel mare e mesta vien la notte,<br />

per quelle che il partire ti ha interrotte,<br />

dolci parole.<br />

E so perchè bramiamo sempre vana<br />

felicità, che non si giunge mai,<br />

da che sul cuore tuo più non posai,<br />

mamma lontana.<br />

Padova, 31 dicembre 1916.<br />

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Da Padova il suo pensiero corre con maggior insistenza al cugino prigioniero. Scrive il 4 dicembre<br />

1916. - "(Quando giro per Padova e vedo i luoghi che abbiamo visto insieme a Guido, e dove abbiamo<br />

passeggiato, scritto, mangiato, comperato qualche cosa, sento una tristezza intima, insistente che mi fa<br />

piangere…..Non so staccare il pensiero da lui, ora che non corro più pericoli, e ne provo quasi rimorso” .<br />

A Padova <strong>Achille</strong> studia, supera gli esami, é serio, disciplinato, e, sopra tutto, senza sciocca vergogna.<br />

e inutile iattanza, seguita a mantenersi fedele ai suoi principi morali e religiosi. Scrive i1 23 dicembre<br />

1916: "A tutti voi; miei carissimi; auguro il bene più completo in quanto è umanamente possibile. Io ve<br />

lo impetrerò dal Signore e spero che non rimarrò inesaudito, non pel merito delle mie preghiere, ma per la<br />

generosità di Lui, che in tante contingenze non ci ha mai abbandonati…...<br />

Ancora non sono stato dai Padri Gesuiti (I RR. PP. Gesuiti hanno in Padova una Pensione univesitaria<br />

pei giovani studenti), ma vi andrò domani, e spero di trovarvi un po' di quello che ho avuto più caro al<br />

mondo, un po' di quella vita intima dell’anima, che è stato il mio sostegno ovunque, in mezzo a voi,<br />

lontano da voi, sempre „.<br />

Padova, l'ultimo dicembre '916. - " Carissima, all'ora che scrivo, le 18 circa, penso che sarai in viaggio<br />

ormai per " casa nostra „. E a quella casa nostra tu porti il mio saluto più calda e reale di quello che non<br />

arrivi quotidianamente per mezzo della posta. Ieri, quando ci siamo lasciati, e stamani e tutt'oggi. - ho il<br />

permesso dalle 10 di stamane a tutta la sera e spero averlo anche domani - ho avuto un poco di "<br />

magone”; ma penso che hai degli altri pulcini da covare laggiù, e sento, ora solo, i1 rimorso di non<br />

esserti parso, secondo il solito, affettuoso e attento alle tue premure. Io sento; ma non so esprimere. E’<br />

sempre stato il mio difetto è solo adesso che sei lontana, anche guardandomi in volto, ti sembrerei commosso.<br />

Ma tu credi che anch'io ti voglia. bene come gli altri pulcini che te lo sanno dimostrare serrandosi<br />

sotto le tue ali, non è .vero, chioccia mia buona.? - Ed io son commossa ora, ma sorrido pensando alla<br />

loro gioia quando racconterai al babbo ed ai fratellini quello che sai e hai visto di me”.<br />

Padova - 23 marzo ' 917. - " Mamma . cara, . . . . e noi? Dunque ci rivedremo? Se le cose vanno<br />

avanti come si dice, spero di passare Pasqua con voi, a meno che qualche cosa di inaspettato mandi tutto<br />

per aria, e allora bisognerà. far di necessità virtù. Se verrò, avrò molte cose da dirti, perchè credo che ora<br />

veramente (a 23½ compiuti oggi) io stia divenendo uomo. C'è nel mio passato tutto una vita vissuta;<br />

come, una sinfonia in cui tutti i diversi motivi dell'opera futura vengono accennati e passati in rivista.<br />

Ci sarà forse, nel mio futuro, qual che cosa di buono, almeno lo spero. Ma bisognerà probabilmente ch'io<br />

cambi registro. Fin'ora ho pensato e agito in sogno: é necessario destarsi, e fare. Ho discusso molto su di<br />

me; mi sono confermato nella mia fede; ho acquistato anch'io certa fiducia nell'avvenire.<br />

E vedrò di andare avanti con l’aiuto di Dio „.<br />

Nel suo Diario nota: Il 30 marzo " ho ricevuto la nomina ad Aspirante Ufficiale medico di<br />

complemento. Il 3 aprile a sera partenza da Padova per 15 giorni di licenza. Il 4 mattina arrivo a Firenze.<br />

Felicità ! - Visti moltissimi. amici, buona vita, ma tempo orribile”.<br />

20 aprile '917. - "Dopo una -magnifica gita a Fiesole con la Mamma e Maria Carlotta - splendida<br />

giornata - parto alle 21,21 per Padova, e poi ? ”<br />

Comment, à la veille de batailles où<br />

tu pouvais mourir, où tes camarades<br />

allaient mourir, par milliers as-tu écrit<br />

des Iettres gaies, des lettres folles? En<br />

verité, c' est un mystère…<br />

- Oui, un mystère de tendresse.<br />

- Que faites-vous quand vous mentez<br />

de la sorte?<br />

Nous vous disons adieu. Laisser<br />

de soi un bon souvenìr, une image claire,<br />

et souriante, plusieurs s'y sont essayés.<br />

j' en suis un.....<br />

RENE' BAZIN<br />

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Diritto sulla piattaforma del tram di Fiesole che scendeva, fisso il guardo sul panorama che gli si<br />

apriva davanti, il giovane Aspirante parea bere con gli occhi quella festa di luce e di colore…. Erano gli<br />

ultimi addii della vita allietata di pace. Presto altre scene dovevano passare davanti ai suoi sguardi, più<br />

evidenti ancora che nei primi anni di guerra, scene di sterminio e di dolore, che, pur nell'ebbrezza della<br />

vittoria, dovevano colpire nel modo più atroce il coraggioso giovane cuore, fatto di virtù e di amore...<br />

Alla stazione, dove volle accompagnarlo tutta la famiglia, vennero a salutarlo anche i parenti; per la<br />

maggior parte di loro erano saluti per sempre…..<br />

Il 21 aprile è a Padova, il 23 a S. Giorgio di Nogaro, il 24 a Palmanova, il 25 a Pavia d' Udine. Qui ha<br />

la notizia di essere destinato al 261° Regg. fanteria (Brigata Elba) e parte per Buttrio.<br />

Lasceremo ancora a lui la parola.<br />

Chiasellis, 27 aprile '917. – “Mentre ti scrivo la luna è splendida nei cielo stellato. E’ scesa un'altra<br />

sera tranquilla dopo una giornata di attività; siamo stati tutto il giorno fuori per esercitazioni ed io sono<br />

sempre più soddisfatto del mio elemento nuovo, benché assai diverso da quello di un tempo “.<br />

Ibidem, 3 maggio '917. - " State tranquilli ché io, mi trovo benissimo. Vedremo se dura, e se non durerà,<br />

ringraziamo Dio di quello che ha donato”.<br />

Ibidem, 9 maggio ‘917. - " In quanto a1 tuo “orgoglio materno” dì pure che lavoro anch'io; dirai<br />

giusto; ma non ti sto a descrivere quello faccio, perché assai noioso con me e per te.<br />

Scrivere a casa equivale, per noi in guerra, a quella conversazione intima e familiare che, in pace, non<br />

sí fa che a tavola, quando ci si trova tutti assieme, e che noi due facciamo spesso quando mi vieni a dar la<br />

buona notte. Ebbene, se ricordi, in quei momenti io non parlo mai di ciò che mi riguarda personalmente, e<br />

così ora io voglio intrattenermi solo di voi e della nostra casa,,.<br />

Ibidem, 11 maggio '917. - " Oggi ho passato parecchie ore a leggere Carducci. - Che bella roba ! Ah !<br />

quello era veramente un poeta ! Sempre all'altezza dell'arte sua e nelle sue ire, talvolta ingiustamente,<br />

rapido e leale. E poi era anche un pover uomo, a cui doleva la vita e a cui mancava quella consolazione<br />

che noi abbiamo…..Ma non può essere che buono 1'autore di quei tenui e delicatissimi versi ! " O piccola<br />

Maria”. . . . .L’artista è stato veramente grande”.<br />

Ismenia, 18 maggio ‘917. – “Caro Babbo, quando questa lettera ti arriverà sarai già ritornato di<br />

Romagna e spero ricevere fra qualche giorno notizie del " Dolce paese “ come lo ha chiamato il nostro<br />

Poeta. . . . Io sto bene e stiamo allegra mente in attesa di ottime notizie. Siate tranquillissimi sul mio<br />

canto, anche se per disguido o per impossibilità mia, non riceverete sempre mie notizie”.<br />

Delegnano, 2 giugno '917. Cara Mamma, si direbbe, in termini militare, che ho perso il collegamento;<br />

infatti nè voi ne io riceviamo più regolarmente la posta, in causa certo dei miei frequenti ed irregolari<br />

spostamenti. - Ma 1'altra sera sono arrivato qui al nostro primo punto di partenza, e ieri mi sono messo in<br />

ordine (ero abbastanza. lacero, sporco e " barbuttero „) e ora mi godo con molta soddisfazione un po' di<br />

riposo. Riposo per modo di dire, perchè, ferito il tenente medico del mio battaglione, debbo farne<br />

interamente le veci, e le mansioni non sono poche; nè poco brigose. Però me la cavo discretamente. E le<br />

occupazioni non mi impediscono di godere questi splendidi primi giorni di giugno... . .Tuttavia nemmeno<br />

fra i tuoni onde gli uomini hanno trovato il modo di empire le notti più placide del maggio testé decorso,<br />

ho perso la mia calma; e ho composta " lassù „ una poesia molto diversa dalle mie solite: “ Il trionfo „<br />

che, potendo, ti trascriverò, e, in marcia, ne ho composta un'altra che quando sarà rifinita e limata, ti<br />

manderò. Come vedi sono sempre io in qualunque momento di questa mia vita, così differente, da quella<br />

che sogno. Questo mi fa piacere „.<br />

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Delegnano, 7 giugno '917., - (Al fratello) -<br />

Oggi " Corpus Domini „ sono riuscito a comunicarmi, con mia grande soddisfazione; è la prima volta da<br />

che sono in zona dì guerra. Tralascio perchè ci dev' essere Messa al .Campo”.<br />

Villa Doblino ( fra Dobra e Meduna), 17 giugno 1917-- " Compivano, ieri i 24 mesi di mobilitazione<br />

e ho “pagato”; di più “ pagavano „ due sottotenenti che avevano giurato proprio ieri. Io avevo preparato<br />

un brindisi in versi discreti; I'ho letto dopo aver premesso ch'erano di un poeta del battaglione, che<br />

voleva rimanere ignoto. Il brindisi ha fatto furore….. non mi aspettavo una festa simile; e adesso che mi<br />

hanno scoperto “manovratore dei versi” non so come andrà a finire “.<br />

Ibidem, 21giugno ‘917. - " Carlo caro…..ti faccio le mie congratulazioni (pel nuovo passaggio con le<br />

medie)……Adesso riposati e non pensare ad altro.<br />

Quello che più importa è che l’anno prossimo ti trovi in ottimo stata di salute, qualunque cosa possa<br />

accadere . . . . . ma sopratutto mi raccomando che se davvero ti senti trasportato alle scienze (e bada che<br />

alla tua età si sbaglia facilmente la vocazione) cerchi. di procurarti fin da allora quelle cognizioni che ti<br />

possano in seguito facilitare lo studio…..Avvezzati a superare con la pazienza e la costanza (due doti che<br />

purtroppo noi italiani mal conosciamo) ogni difficoltà….. Io vorrei esserti vicino, Carlo mio, e tenerti<br />

quella compagnia morale e materiale che so che ti manca; vorrei poter scherzare con te, rider con te,<br />

aiutarti all’occorrenza, divertirci insieme. Benché di carattere così diverso, tu sai che noi due<br />

c’intendiamo a meraviglia. Basta! Sarà per quando Dio voglia !”<br />

Cà della Vallata, - 10 luglio '917. - Mamma cara e carissimi tutti; può darsi che si vada presto in su,<br />

ma non. temete, io sarò sempre relativamente al sicuro. Mi raccomando sopratutto che tu, Mamma, stia<br />

assolutamente tranquilla; in qualunque caso c'è chi t'informerà; Solo prega sempre e molto, perchè ne<br />

abbiamo tutti estremo bisogno. Se io sarò che siete tutti, per quanto é possibile, di buon umore e che vi<br />

godete il gusto riposo e approfittate delle cure che vi occorrono, sarò anch' io più contento<br />

nell'adempimento del mio dovere. Il quale, se è scarso di gravi pericoli, richiede sempre una grande forza<br />

d'animo. Abbiate dunque coraggio, perchè ne possa avere anch' io. I miei pensieri tastanti sono: voi a<br />

Farazzano e Guido lassù”.<br />

Le sue note portano che dall’11 al 13 partecipa alla conquista del Vodice, durante la quale azione<br />

scrive brevi cartoline, sempre tranquillanti.<br />

Villa Angeli, 20 luglio ‘917. – “ Cara Mamma, ricevo oggi la tua prima lettera da Badia Prataglia.<br />

Sono felice che tu abbia trovato un ambientino che ti vada bene. e che tu abbia là chiesa vicina. Così<br />

potrai pregare ogni mattina pel tuo <strong>Achille</strong>”.<br />

In linea, 28 luglio ‘917. – Caro Babbo ....Questa vita di linea non è poi pessima come tu puoi<br />

immaginare. Sta quindi tranquillo. Ce la passiamo allegramente e oggi abbiamo mangiato un cerbiatto di<br />

pochi anni, ucciso da un nostro fante a poca distanza dalla .trincea. Come vedi, anche caccia d'occasione.<br />

Che vorreste di più? „<br />

…… ? 31 luglio '917. - " Cara Mamma, tu hai l'aria di non essere convinta che io comprendo<br />

esattamente la posizione vostra e la mia, e ciò mi rincresce. Io metto alla pari il mio dovere, ch'io compio<br />

qui, e la vostra villeggiatura. So che nell'animo vostro è la coscienza non di un divertimento ma di uno<br />

svago necessario alla vostra salute fisica e morale, specialmente a quella de1 nostro Carlo. Quindi, perché<br />

quasi chiedermi scusa, mentre poi tutto il giorno e talvolta la notte il vostro pensiero è sempre con me,<br />

come il mio con voi, e le nostre preghiere, anche segrete, s'incontrano al trono di Dio?”<br />

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. . . . . ." In quanto a Carlo, io spero, ancora che il suo arruolamento non avverrà (1), ma se ciò succedesse,<br />

io non lo vorrei soldato semplice. Tuttavia io non voglio influire sulla sorte di mio fratello, e sta a lui<br />

stesso, perchè è in grado di farlo, scegliere se preferisce 1' umile condizione del soldato ai rischi<br />

dell'Ufficiale... A te, Mamma, predico (è la parola che occorre) il coraggio. Qualunque cosa avvenga, sii<br />

pronta ad accettarla dalle mani della Provvidenza. Essa ti darà anche la forza per sopportare ogni eccesso,<br />

di gioia o di sventura”.<br />

………? 3 agosto ‘917. - " Cara Maria Carlotta, sono contento che ve la passiate bene….A me non<br />

pensate ! Sono felice se i vi so contenti, chè le vostre gioie e i vostri divertimenti sono gioie e divertimenti<br />

anche per me „.<br />

I “divertimenti„ ai quali alludono <strong>Achille</strong> e sua sorella, consistevano nel soggiorno di un mese in<br />

montagna, ch'era stato suggerito dal medico specialmente pel figlio Carlo, un poco stanco dopo 1' anno<br />

scolastico; svago che pareva alla Mamma ed ai figliuoli una specie di contraddizione, dato lo stato<br />

d'animo loro e il pensiero costante pel figlio lontano e in pericolo. Egli intanto seguita a mantenerli<br />

tranquilli dando doro le migliori notizie, e mentre è in marcia per 1'avanzata sull'altipiano di Bainsizza,<br />

scrive così:<br />

. . . . ? 22 agosto '917, a sera. - " Mamma cara, non so quando riceverai questa mia, ma le buone<br />

notizie certamente già diffuse dai giornali ti apprenderanno da dove ti scrivo. Ad ogni modo sta<br />

tranquillissima, perché sono relativamente al sicuro e mi trovi qua per poca tempo. Per ogni eventualità il<br />

cappellano sa il vostro indirizzo, e io ho tutti i conti in pari; ma ti scongiuro di non allarmarti, perchè<br />

proprio non c' è di che”.<br />

. . . . . ? 24 agosto '917. - " Vittoriosi avanziamo. Ma tu sta tranquilla; sono relativamente al sicuro,<br />

sempre al luogo del mio dovere; che cerco di compiere per quanto meglio mi è possibile. Dio mi aiuta, e<br />

voi pregate Ia vostra cara, Madonnina di Farazzano.<br />

E’ in questa avanzata che il suo capitano lo propone per una " ricompensa”, che gli è poi assegnata con<br />

la croce di guerra- (Ossedrik 21-26 ag. 1917); già lui caduto. Ma le fatiche di una lunga marcia<br />

penosissima gli cagionano una forte febbre gastro-reumatica “che grazie alle gentilissime cure del<br />

capitano medico „ gli cessa il 26, pur lasciandolo debolissimo<br />

(nota nel suo diario). Ma non lasciai trapelare nulla ai suoi. A riposo con tutto il reggimento, scrive:<br />

. . . . . . . ? 29 agosto ‘917. - Io sto benissimo.<br />

Torniamo dall’altipiano di Bainsizza con l’animo lieto, benché poco stanchi. I nostri soldati hanno<br />

fatto le cose magnifiche di cui parla Barlizai, e i nostri reggimenti (2), come avrai visto, sono stati citati<br />

all'ordine del giorno. Quelli che ci hanno sostituiti faranno: cose ancor più meravigliose, se si considera la<br />

tempra degli uomini e la volontà dei capi. Tutto ciò io penso faccia bene sperare per una gloriosa fine „.<br />

___________<br />

(1) Carlo, era della classe del '900, e fu poi effettivamente chiamato alle armi nel marzo 1918, quattro mesi dopo la morte<br />

del fratello..<br />

(2) I reggimenti di fanteria 261° e 262° formanti la Brigata Elba, la quale poi, cambiati uomini e spiriti, fu travolta nella<br />

rovina di Caporetto.<br />

23 di 30


. . . ? 1° settembre '917 (Alla sorella). - " Immagino che avrai ricevuti vantaggi dal tuo soggiorno<br />

montanino e spero che non avrai trovato brutto il nostro Farazzano, dopo tanto splendore di paesaggi.<br />

Io l'ho trovato sempre superiore ad ogni villeggiatura pur principesca, tanto, I'affetto può far velo agli<br />

occhi !”<br />

In quegli stessi giorni scrive al Generale Pontremoli l’affettuosa e semplice lettera che qui<br />

-trascriviamo per intero, perchè ci pare degna di chi l'ha scritta e di chi 1'ha ricevuta.<br />

Zona di guerra, 1° settembre '917. – “ Signor Generale, é ormai lontano il giorno in cui nell’oasi di<br />

Suani-Beni-Aden accoglieva un giovane borghese entusiasta della nuova conquista d'Italia: quel giovane,<br />

che ora è qui a questa guerra, attualmente reduce da Bainsizza, ricorda ancora l'affabilità paterna della<br />

Sua accoglienza nell' accampamento dell'82° e ne serba grata memoria nell' animo.<br />

“Dopo aver lungamente chiesto di Lei, ho saputo, per mezzo di mio padre, del grado e della carica<br />

ch'Ella occupa: e spero farle cosa gradita inviandole assieme alle mie congratulazioni un affettuoso saluto.<br />

In quanto a me, sono in campagna fin dal giugno 1915, e attualmente sono in qualità di aspirante ufficiale<br />

medico al 261° Fanteria (Brigata Elba).<br />

“I disagi e le fatiche di guerra non mi hanno fiaccato nè la salute, nè lo spirito; e 1'aver preso parte<br />

attiva all’attuale vittoria, è già grande compenso al sofferto. – Dall’ottobre scorso non vedo la Romagna;<br />

ma fui a Firenze nell'aprile, reduce dal corso " castrense „ di Medicina e Chirurgia di Padova e pochi<br />

giorni prima di rientrare in Zona di operazioni. Se le cose seguitano per la stessa via, a novembre dovrei<br />

essere chiamato di nuovo all'università castrense per laurearmi. Sarebbe sperabile che la pace vittoriosa<br />

s'imponesse a questo nuovo tour de forse accademico; ma se è necessario, sacrificheremo volentieri al<br />

paese anche la libertà dei nostri studi.<br />

“Sono qui al 261° il Magg. Cavallero e il Capitano Ninchi che, reduci dalla Libia, mi dissero averla<br />

conosciuta laggiù: il Capitano Ninchi è attualmente all’ospedale per una leggera ferita ripotata nell' ultima<br />

azione. - Io le sarò grato, signor Generale, se Ella, rammentandosi di me, vorrà rispondermi che non Le<br />

ho recato noia con questa mia lettera. Intanto formulo per Lei- i migliori auguri „.<br />

Il suo reggimento prende parte all’azione sul S. Gabriele, non sempre fortunata e che costò tante<br />

vittime. Il 4 settembre trova tempo di scrivere a sua madre una lettera.<br />

4 settembre ‘917. - "Oggi ho potuto vedere per un'oretta Leo (1); nonostante il molto da fare che ha,<br />

abbiamo parlato di tutto e di tutti. Sta bene. Sono commosso pel telegramma di Guido „.<br />

Guido aveva, nella prigionia, appreso le gesta della brigata Elba e aveva telegrafato per notizie del<br />

cugino.<br />

Cernovo, 10 settembre ’917. – “Cara Mamma, nella tua lettera del 6 trovo una frase che mi dispiace.<br />

Tu interpreti. " con rimorso „ i miei ringraziamenti per la vostra “ calma ”. Ma sono sinceri quei miei<br />

ringraziamenti, e la tranquillità vostra è la forza ch’io sfrutto per mantenermi all’altezza del mio dovere e<br />

del mio ufficio, talora più gravoso pel morale che pel fisico! Quindi non si parli più di rimorsi, rimpianti o<br />

altro. Ciascuno di noi, voi ed io, è al suo posto. Ognuno ci sappia stare con quella fermezza e quella<br />

coerenza che esigono i nostri principi di cristiani e di cittadini „.<br />

Cernovo, stessa data (al fratello). - " Anche il tuo più " tranquillo ;, interessamento alla meccanica<br />

applicata all'industria mi dà a sperare che tu abbraccerai spontaneamente e con amore un tal ramo, così<br />

fecondo di frutti individuali e generali; salvo vederti, sul più bello, scegliere un' altra strada. Ricordati<br />

sempre, giacché siamo nel discorso, che la scelta della professione è cosa delicatissima, e non bisogna<br />

lasciarsi imporre da precedenti, o da argomenti esteriori; .ma eleggersi lo stato verso il quale ci si sente<br />

veramente e spontaneamente trasportati e nel quale si comprende di poter riuscire. Che Iddio ti guidi<br />

quando sarà tempo! „<br />

________<br />

(1) Il cugino Leo Lanfranchi, pure aspirante medico in altro reggimento.<br />

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Intanto che <strong>Achille</strong> cerca. di tenere sollevata la famiglia ora scherzando, ora tranquillandola, ora<br />

interessandosi ai fratelli come se fosse ancora con loro, gli spettacoli di pietà cui assiste, la morte del<br />

Magg. Cavallero e di tanti altri ufficiali amici suoi; lo rattristano fino all'angoscia. Un'anima gentile<br />

riceve lo sfogo del suo cuore troppo pieno di amarezza ed egli, pregando vivamente “di non far trapelare<br />

nulla ai miei, con i quali, con qualche restrizione mentale, ostento sempre la massima allegria” le scrive:<br />

Cernovo, 12 settembre '917 (1). – “Ieri in un momento di . . . . . poca allegria, stavo per approfittare<br />

della sua buona amicizia e spifferarle uno sfogo in tutta regola, giacché scrivendo. a casa devo sempre<br />

mostrarmi di morale elevato.<br />

Ma la crisi è passata. Attualmente sono a riposo. Sono. arrivato stanco, sporco e quasi ammalato. In<br />

pochi giorni mi sono riposato, ripulito e in via di guarigione . . . . . Morti, feriti e dispersi i migliori dei<br />

miei amici, in procinto altri di andarsene dal reggimento per altre ragioni, ho subito il colpo di questo<br />

improvviso, isolamento; e i miei nervi, indeboliti per il penoso e soverchio lavoro, se ne sono risentiti. Ma<br />

ora va meglio, e spero che avrò il tempo di rimettermi in grado di compiere ancora in avvenire il mio<br />

dovere di medico soldato. Dio, ad ogni modo, me ne darà la forza; e il costante pensiero che, alla peggio,<br />

io soccomberò facendo cosa a Lui grata, mi è conforto e sostegno „.<br />

L'anima gentile comprese, rispose, confortò, e <strong>Achille</strong> gliene fu immensamente riconoscente.<br />

Il 23 settembre <strong>Achille</strong> compiva i 24. anni. Sua madre gli scrisse un'affettuosa lettera, che il figliuolo,<br />

scherzando, taccia di " poetica „ e risponde:. " Dio faccia soprattutto ch’io passa rendervi almeno tanto da<br />

compensare tutto quello che mi avete dato, tutto il bene che mi avete voluto e che io riesca a disperdere<br />

anche il ricordo avervi procurato dispiacere „.<br />

Nelle anime elette, quando esse sono presso a comparire davanti al trono di Dio, spesso si manifesta<br />

una specie di affinamento e di distacco, come se lo spirito prevalesse sulla materia. Chi assiste ammalati,<br />

specie di malattie lunghe e inesorabili, non di rado è testimone di una specie di preparazione che Dio<br />

concede a chi Lo teme e Lo ama. Ma la separazione dell'anima del corpo avviene repentina ed inaspettata,<br />

parrebbe non vi fosse campo a preparazione di sorta. Pure abbastanza sovente, i doloranti superstiti,<br />

riguardando indietro agli ultimi giorni del loro diletto, scorgono come dei segni inavvertiti coi quali<br />

1'Angelo silenziosamente preparava la via e conduceva 1'anima come per mano, verso il termine del suo<br />

sentiero, infondendole una nuova virtù e una forza ignorata. Così in <strong>Achille</strong>. Mente, quasi sorpresi e<br />

commossi, i genitori scorgevano in lui nuova ragione di amore e d’orgoglio, egli senza che nessuno il<br />

sapesse, maturava il frutto di precoci virtù e s’avviava a ricevere il premio promesso agli uomini di buon<br />

volere.<br />

II 3 novembre 1917 correva la data delle nozze d'argento deî suoi genitori, e già da lungo tempo la<br />

mamma, rammentadoglielo, aveva pregato <strong>Achille</strong> di ottenere per quella occasione una licenza, per<br />

passare la giornata tutt’insieme. Sempre proclive a contentare i suoi, <strong>Achille</strong> si preparò all'esame d’igiene,<br />

ed ottenuti i documenti, chiese una breve licenza per esami. L'ottenne brevissima, e, giungendo inatteso a<br />

casa verso il 23 ottobre, sfuggì alla sorte, che unica paventava, d'esser fatto prigioniero.<br />

Dire il dolore che le notizîe gravissime e impressionanti di quei giorni nefasti producevano in lui é<br />

difficile. “ E’ impossibile!” diceva a sua madre.<br />

" Ci sarà un contrattacco nostro! Tu non sai di che cosa sieno capaci i nostri soldati! Li ho visti io alla<br />

prova! E’ impossibile!”<br />

(1) Questa lettera fu scritta dopo l'azione sul S. Gabriele.<br />

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Una notizia falsa si propaga di un felice accerchiamento da parte dei nostri. <strong>Achille</strong> prega i suoi a voler<br />

anticipare la dati della festa - che nel dolore della patria non poteva pili dirsi tale. – Offre ai genitori un<br />

grazioso poemetto, che é il riassunto di tutta la sua vita. A un timido consiglio detto a fior di labbra dalla<br />

mamma che rimanesse ancora, giacché nessuno in quel momento d'orribile disordine sì sarebbe accorto<br />

della sua assenza, risponde quasi un rimprovero: " Mamma ! e il mio dovere ? ” e abbrevia di qualche ora<br />

la già brevissima licenza per correre ad offrirsi dove si poteva aver bisogno di lui.<br />

Partì la notte dal 29 al 30 ottobre. Era una notte orribile. La stazione di Firenze era già piena di fuggitivi.<br />

Il padre e la madre lo vollero accompagnare fino là. Entra, dopo averli abbracciati, calmo, composto;<br />

poi si volta indietro e, con la mano, saluta di nuovo, a lungo.<br />

I tuoi ti seguirono cogli occhi velati dalle lagrime, e ancora, come se dentro alla pupilla fosse rimasta<br />

viva la tua immagine, pare a loro di rivederti immutato così…..<br />

Le sue prime cartoline vennero da Treviso. Al solito, cerca di tranquillizzare la famiglia; poi va a<br />

Padova, dove deve completamente rifornirsi di tutto, perchè la sua cassetta ha subito le sorti della Brigata<br />

- tutti, o quasi tutti prigionieri.<br />

Da Padova scrive:<br />

Tutti i Santi '17. - " Questa notte alle 24 trovata Padova zeppa; ho destato casa Fuga (1) e ho ricevuto<br />

per la mia petulanza di mendicante un'accoglienza di figlio „.<br />

Il giorno dopo dà 1'indirizzo della sua nuova destinazione: " Osped. d. c.. 315 „ ; poi seguita:<br />

2 novembre '17 - " Io sto benissimo e il tempo è splendido. Spero che voi, passato il primo sgomento<br />

per le inverosimili cose accadute, abbiate ripreso coraggio e vi alimentiate della fiducia massima di cui ha<br />

bisogno il paese tutto nelle proprie forze, nell'ardimento dei figli e nella prudenza dei capi. Noi siamo<br />

veramente ad una guerra di redenzione. Un'ira giusta alimenterà in noi la fiamma del dovere; un giusto<br />

orgoglio ridesterà in noi 1'energia della rivendicazione. È 1'antico suolo d'Italia quello che il nemico ha<br />

invaso, noi glielo ritoglieremo sdegnati, e laveremo l'onta della disfatta, se onta vi fu !<br />

Dunque coraggio ! „<br />

E, a 1'ora in cui scriviamo, possiamo esclamare " Tu fosti profeta ! „<br />

A Padova si accosta ancora, ai Sacramenti, poi parte per la nuova destinazione, che è a Lissano,<br />

vicinissima alla città. È profondamente triste. Egli sente 1'umiliazione del paese; egli che ha vissuto i<br />

giorni gloriosi della precedente estate, e scrive successivamente:<br />

5 novembre '17. - " Pieghiamo Dio che tenga lontano da noi, se è possibile, il calice, amarissimo che<br />

si sta preparando e ci liberi dall'invasione nemica di altri nostri territori e delle nostre case, male al certo<br />

peggiore assai per il popolo di tutti quelli ch'esso abbia potuta soffrire. Preghiamo e facciamoci animo,<br />

cercando di volgere a nostro favore le sorti delle armi „.<br />

6 novembre, '17. - " Io godrei volentieri di questo mio non so quanto meritato riposo, se 1e penose<br />

notizie e la trepidante aspettazione di nuovi avvenimenti, che risolvano il nostro problema bellico e<br />

nazionale, non amareggiassero ogni piacere. Tuttavia teniamo in alto il cuore e non ci scoraggiamo. La<br />

Provvidenza provvederà !”<br />

___________<br />

(1) Dove <strong>Achille</strong> aveva avuto nell'anno scolastico ‘16--'17 una stanza per studiarvi, insieme col compagno d'armi Piero<br />

Milani.<br />

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7 novembre '17. - " Nella mia vita niente di nuovo; il tempo è splendido e sembra irridere alle nostre<br />

sciagure. Dio ci risparmi la peggiore delle umiliazioni ! „<br />

8 novembre ‘17. – “ Piove ma forse è bene ora se ingrossano fortemente i fiumi, ostacolando i<br />

dolorosi progressi nemici. - Io spero, riguardo a ciò, che, pur sentendo 1'immane lutto, non vi lascerete<br />

prendere da uno scoraggiamento senza risorse, stato d'animo quanto mai deleterio e riprovevole, appunto<br />

per 1'attuale stato di cose „.<br />

9 novembre '17. - “ Scorro la vita uguale, monotona, nel più triste autunno dei miei 24, anni . . . . .<br />

Tanto più amara, questa mia situazione, in quanto essa mi costringe all' ozio..... Tuttavia non temere; di<br />

salute sto bene, e ho, per fortuna, molte riserve per non lasciarmi andar giù di morale „.<br />

10 novembre '17. - " Che faccio? Scrivo, leggo, mi annoio, mangio e riposo bene. Questa è la mia vita<br />

attuale. Quanto diversa dalla precedente, che pure rivivrei con tutto il cuore !„<br />

12 novembre ’17. – “ Sto bene e sempre in ozio; ma, speriamo che ben presto daranno anche a noi<br />

occasione di rispondere attivamente; secondo il compito nostro, al proclama del Re ! „<br />

15 novembre '17 – “ Ammetto che le mie lettere attuali sono un poco differenti dalle antiche, ma che<br />

ci vuoi fare? Mala tempora currunt ! . . . . Il coraggio certo, come tu dici bene, non mi manca “.<br />

Ma fra la tristezza dell'attesa non dimentica i fratelli, ai quali rivolge parole d'incitamento perché<br />

nell'ore dolorose siano di conforto ai genitori, e pensa ai cugini e agli amici che sono coinvolti nella<br />

ritirata, dei quali domanda continuamente notizie. Di Guido, pur conoscendo i passi fatti dai suoi per il<br />

rimpatrio, sempre s' informa: " Il ritorno di Guido sarà una grande consolazione in mezzo ad una così<br />

grande sventura. Aspetto di leggere in una vostra lettera - che non arriva mai ! - 1'arrivo di Guido, come<br />

mi annunziavate. Sì, triste ritorno, ma pur sempre ritorno; e'servirà a dare un po' di pace almeno ad una<br />

delle tante famiglie che. la guerra ha gettato nel dolore !”<br />

Il 17 novembre annunzia alla Mamma che cambierà destinazione e che la vuole assolutamente tranquilla<br />

sul suo conto. Il 18 scrive: " Ti scrivo dalla gioiosa mensa del mio battaglione soddisfattissimo della<br />

mia nuova destinazione: Ottima salute, ottimo ambiente, ottimo alloggio (1)„.<br />

23 novembre '17. - " Io benone e contento. Al mio stesso battaglione c'è Scarabattola (2).- Dà mie<br />

notizie a chi ne richiede, perchè non scrivo che a te”.<br />

25 novembre '17. - " Sono certo soddisfatto della mia vita di battaglione e, pur comprendendo la tua<br />

commozione, sono felice del tuo consenso”.<br />

25 novembre ’17. – “ Sta tranquilla per me: se scrivo poco è perchè non ho gran che da raccontarti.<br />

Vi penso sempre „.<br />

28 novembre '17. - " “ Scarabattola „ ha 1'indirizzo vostro„.<br />

30 novembre ’17. – “ Per me stai tranquillissima; sto bene, al riparo e al caldo”.<br />

__________<br />

(1) <strong>Achille</strong> fu assegnato al.: 57° Fant. Brigata Abruzzi.<br />

(2) Il giovane colono Garzia già prima ricordato.<br />

27 di 30


I° dicembre ’17. – “Per me state tranquillissimi, e confidiamo che i giorni peggiori siano ormai<br />

trascorsi “.<br />

3 dicembre '17. – “ Come già ho avuto occasione di scriverti, mi trovo bene e sto di salute egregiamente.<br />

Non ti nascondo anche una certa qual soddisfazione intima di trovarmi fra. coloro che sbarrano<br />

tenacemente e inesorabilmente il passo al nemico. Ho poi vicino molte brave persone; un ottimo capitano<br />

medico, un saggio cappellano, allegro e valente, 1'aspirante di quinto anno che fa con me il servizio<br />

sanitario del battaglione, Angiolino Garzia, sempre pronto a servirmi di tutto, infine Piero Milani all'altra<br />

reggimento della Brigata, fedele e carissimo amico . . . . . . Io non saprei desiderare, di più, e ti scrivo tutto<br />

questo, contrariamente alla mia laconica consuetudine, perchè tu ti tranquillizzi assolutamente sul mio<br />

conto”.<br />

L'8 dicembre scrive: - " Mi piace constatare che siete tranquilli sul mio conto „.<br />

Poi seguita: " Spero non lontano il giorno in cui mi annuncerete il ritorno di Guido. Sarà certo una bella<br />

consolazione per i suoi . . . .<br />

Per economia di carta e cartoline in franchigia, ma anche per un certo pudore patrio, io non mi sento<br />

voglia di riprendere tante corrispondenze e non scrivo ad altri che a voi „.<br />

Il 9 scrive una breve cartolina, il 10 scrive ancora.<br />

La calligrafia è affrettata: " Ricevuta cartolina del 6. Godo sentendo che hai ricevuto.<br />

Domani più a lungo.; sto bene, sta tranquilla. Baci e saluti. <strong>Achille</strong> „.<br />

Questa cartolina arrivava ai suoi il giorno 15, e mentre essi leggevano le affettuose parole del figlio, la<br />

mano che le aveva vergate era senza vita per sempre !<br />

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Questa è lapide, con i nomi dei Convittori caduti per la Patria, che si trova<br />

nel Salone degli Svizzeri di Villa <strong>Mondragone</strong>, a Frascati<br />

sede del <strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong> <strong>Mondragone</strong> dal 1865 al 1953<br />

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