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Edizione 11 - Giugno 2006 - Nobile Collegio Mondragone

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Associazione ex Alunni <strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong> <strong>Mondragone</strong><br />

Fondata il 2 febbraio 1922<br />

_______________________________________________________________________________________________________________________<br />

N° <strong>11</strong> GIUGNO <strong>2006</strong><br />

Il Molto Reverendo Padre Peter-Hans Kolvenbach S.I. Generale della Compagnia di Gesù con<br />

il Presidente Ferdinando Massimo, i vicepresidenti Enrico Corsetti Antonini ed Enrico Fiorelli,<br />

il segretario Vittorio Spadorcia ed i consiglieri Giuseppe Moroni Fiori e Fabio Valerj ,<br />

alla Curia Generalizia a Borgo Santo Spirito in Roma.<br />

25 Febbraio <strong>2006</strong><br />

_____________________________________________________________________________________________<br />

Nuova edizione semestrale dal 2001<br />

Primo numero 14 luglio 1866 - Oggi on-line sul sito www.collegiomendragone.com


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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INDICE DEGLI ARTICOLI<br />

Lettera di ringraziamento del M.R.P. Peter-Hans Kolvenbach S.I. pag. 3<br />

Chi è Peter-Hans Kolvenback di Gianni Valente dal sito www.30giorni.it pag. 4<br />

Il Padre Provinciale d’Italia estratto dal sito www.gesuiti.it pag. 5<br />

Antiche Terre Pontificie di Ugo De Angelis pag. 6-7<br />

Padre Luigi Parisi S.I. In memoria pag. 8<br />

Nomina nuovi Padri Assistenti Spirituali della nostra Associazione pag. 8<br />

Il <strong>Collegio</strong> Romano notizie da Internet pag. 9<br />

Una stampa per la nostra Associazione - Dono di G. Bertelè pag .10<br />

Istituto Massimo di Andrea Monda pag. <strong>11</strong><br />

“lamerica” di Manfredi Pio di Savoia pag. 12-13<br />

Davanti a <strong>Mondragone</strong> di Carlo Scalera ( da Il <strong>Mondragone</strong> del 1948 ) pag. 13<br />

I quadri, dono di Gianni Salaroli per la nostra sala a <strong>Mondragone</strong> pag. 14<br />

I primi cinque Convittori e i Presidenti della Associazione Ex Alunni pag. 15<br />

I Gesuiti Missionari estratto dal sito www.gesuiti.it pag. 16<br />

I Gesuiti e le missioni di Piero Gheddo pag. 16÷18<br />

I Gesuiti in America Latina di Francesco Capece Galeota pag. 19-20<br />

Alcune vicende della Cappella Maggiore di Rodolfo Maria Strollo pag. 21÷24<br />

Una passeggiata in relax di Rolando Tonarelli pag. 25-26<br />

Le strutture archeologiche nella villa <strong>Mondragone</strong> di Luigi Devoti pag. 27÷29<br />

Le sorprese dei mercatini di Massimo Carafa Jacobini pag. 30<br />

Alcune lettere di ringraziamento di amici” Soci Onorari” pag. 31<br />

* * * * * * * * * *<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.2 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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LETTERA DI RINGRAZIAMENTO DEL<br />

M.R. PADRE PETER-HANS KOLVENBACH S.I. AL NOSTRO<br />

PRESIDENTE FERDINANDO MASSIMO<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.3 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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Chi è Peter-Hans Kolvenbach<br />

di Gianni Valente (tratto da internet: http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=439 )<br />

Padre Peter-Hans Kolvenbach in visita alla missione di<br />

Nagaland, in India, nel 1995<br />

Un padre commerciante di Nimega e una madre<br />

dalle antiche origini italiane (si chiamava Jacoba<br />

Johanna Petronella Domesino) sono stati i genitori<br />

di Peter-Hans Kolvenbach, che nasce a Druten,<br />

nei Paesi Bassi, il 30 novembre del 1928.<br />

La formazione giovanile, al collegio Pietro<br />

Canisio di Nimega, si svolge negli anni terribili<br />

della guerra mondiale, con il Paese sotto<br />

occupazione nazista.<br />

L’entrata nella Compagnia di Gesù avviene nel<br />

’48. Dieci anni dopo, nel settembre del ’58, Peter-<br />

Hans lascia la sua terra col primo gruppo di<br />

gesuiti olandesi assegnati al Libano, dove studia<br />

teologia all’Università Saint-Joseph di Beirut e<br />

viene ordinato sacerdote nel ’61.<br />

Nel Paese levantino il gesuita venuto dal nord<br />

passa gli anni centrali della sua vita imbevendosi<br />

delle lingue e delle tradizioni ecclesiali e<br />

liturgiche del Vicino Oriente.<br />

mensile internazionale diretto da Giulio Andreotti<br />

I suoi studi si concentrano sull’armeno. Insegna<br />

prima filosofia, poi linguistica generale e armeno<br />

presso l’Università Saint-Joseph di Beirut.<br />

Nel ’74 è eletto provinciale della viceprovincia<br />

del Vicino Oriente, che include le comunità<br />

gesuite di Libano, Siria ed Egitto.<br />

Sono gli anni in cui il Paese dei cedri inizia ad<br />

essere dilaniato dalla guerra civile.<br />

Kolvenbach vi rimane fino all’81, quando padre<br />

Arrupe lo chiama a Roma come rettore del<br />

Pontificio Istituto Orientale.<br />

Dopo la tormentata fase finale del ministero di<br />

padre Arrupe, colpito da ictus nell’agosto del<br />

1981, il Pontefice affida in via straordinaria la<br />

guida della Compagnia ai gesuiti italiani Paolo<br />

Dezza e Giuseppe Pittau.<br />

I due delegati pontifici “traghettano” la<br />

Compagnia fino allo svolgimento della<br />

trentatreesima Congregazione generale, che il 13<br />

settembre ’83 elegge Kolvenbach preposito<br />

generale.<br />

Pur essendo chiamato a gestire la delicata fase<br />

successiva alla gestione “carismatica” di Arrupe,<br />

che con le sue scelte aveva finito per polarizzare<br />

anche all’interno della Compagnia entusiasmi e<br />

insofferenze, non si può dire che il suo mandato<br />

abbia avuto l’impronta della “normalizzazione”.<br />

Di indole ascetica e spirituale, padre Kolvenbach<br />

ha mantenuto anche nella guida dell’Ordine un<br />

profilo riservato e dialogante, cercando soluzioni<br />

non traumatiche alle controversie, come si è visto<br />

nel ruolo assunto nel “caso Dupuis”, scoppiato per<br />

le riserve manifestate nel ’98 dalla Congregazione<br />

per la dottrina della fede nei confronti delle opere<br />

teologiche del gesuita. Professore alla Pontificia<br />

Università. Gregoriana.<br />

Padre Kolvenbach è membro di due<br />

Congregazioni vaticane (Evangelizzazio-ne dei<br />

popoli e Istituti di vita consacrata) e consultore<br />

della Congregazione per le Chiese orientali.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.4 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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Il Padre Provinciale d’Italia<br />

P. Francesco Tata S. I. (Franz)<br />

Nasce a Roma il 21 maggio 1944. Frequenta<br />

qui l'istituto Pio IX e dopo il liceo classico si<br />

iscrive alla facoltà di Fisica.<br />

Nel 1963 entra nel noviziato di Lonigo (VI) e<br />

Dopo gli studi filosofico-teologici viene<br />

ordinato presbitero il 17 giugno 1972 e lavora<br />

alla Cappella Universitaria di Roma-Sapienza<br />

ove resta fino al 1976.<br />

Termina la sua formazione con la licenza in<br />

Psicologia, alla Pontificia Università<br />

Gregoriana. Nel 1978 diviene socio (vice<br />

padre maestro) nel noviziato di Genova.<br />

Pronuncia gli ultimi voti il 31 maggio 1979.<br />

In seguito, p. Franz diventa padre maestro dei<br />

novizi, carica che ha ricoperto per 17 anni.<br />

Al termine del suo mandato come maestro,<br />

diviene rettore del <strong>Collegio</strong> Antonianum a<br />

Padova e poi rettore del Filosofato nazionale e<br />

nel 2002 viene nominato provinciale d'Italia.<br />

Il suo mandato scadrà nel 2008.<br />

Attualmente, si avvale della collaborazione<br />

dei pp. Alberto Remondini (Viceprovinciale<br />

per il Centro-Nord) e Carlo Aquino<br />

(Viceprovinciale per il Centro-Sud).<br />

E' inoltre delegato del Padre Generale per la<br />

Civiltà Cattolica, è presidente del Magis e<br />

moderatore dell'Assistenza dell'Europa<br />

meridionale.<br />

Vive a Roma e ha il suo ufficio presso la<br />

Residenza del Gesù.<br />

(Tratto dal sito : www.gesuiti.it )<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.5 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

_______________________________________________________________________________________________<br />

ANTICHE TERRE PONTIFICIE<br />

Sant’Uffizio. LA TENUTA DI CONCA<br />

DALLE FONDERIE PONTIFICIE ALLA FABBRICA DELLA CARTA PAGLIA<br />

1568-1978<br />

Questo contributo si inserisce nell’ambito delle<br />

diverse annose ricerche condotte dallo scrivente e<br />

oggi inserite in un più vasto programma di<br />

promozione storico-culturale, condiviso con<br />

l’Archivio Vaticano della Congregazione per la<br />

Dottrina della Fede.<br />

In questa memoria si accennano alcune notizie su<br />

vicende e personaggi che hanno contribuito a vario<br />

titolo, alla crescita e valorizzazione di un vasto<br />

territorio ricadente ai margini dell’allora<br />

Campagna Romana, in un contesto storicotemporale<br />

pre e post unitario del nostro paese.<br />

Questa vasta area in tempi più antichi è stata<br />

interessata da una gloriosa attività metallurgica<br />

gestita dall’allora Stato Pontificio XVI-XIX secolo<br />

( in questo settore si inseriscono anche le vicende<br />

di Marcantonio Colonna, dei Doria Panphilj etc).<br />

E altresì, gli imponenti interventi di bonifica e<br />

regimentazione delle acque del fiume Astura<br />

necessari al movimento degli impianti idraulici<br />

delle Ferriere, nochè le politiche di salvaguardia e<br />

tutela del patrimoinio boschivo da parte del<br />

Sant’Uffizio.<br />

L’autore accanto all’allora Prefetto Joseph<br />

Cardinale Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI,<br />

presso l’edificio ex Ferriere di Conca in occasione<br />

della visita nei “luoghi della memoria” del 4<br />

Maggio 2004.<br />

Inoltre il consolidamento della Cupola di San<br />

Pietro voluto da Papa Benedetto XIV nel 1743 (<br />

Poleni-Vanvitelli) dove furono utilizzati i<br />

cerchioni in ferro prodotti nelle Ferriere Pontificie<br />

di Conca.<br />

Nel 1867 il Conte Achille Gori Mazzoleni, prende<br />

in affitto dal Sant’Uffizio la Tenuta di Conca, che<br />

acquisterà qualche anno dopo dalla Giunta<br />

liquidatrice dei beni ecclesiastici .<br />

Il Conte Achille fece parte della Giunta<br />

provvisoria di Governo istituita dal Cadorna il 23<br />

Settembre del 1870.<br />

Il figlio Attilio Gori Mazzoleni all’età di 8 anni fu<br />

uno dei convittori iscritti nel primo anno di<br />

apertura del <strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong> di <strong>Mondragone</strong><br />

istituito il 2 febbraio del 1865 dal Principe Don<br />

Marcantonio Borghese unitamente ai P.P.della<br />

Compagnia di Gesù di Frascati.<br />

(Fonte :Associazione Ex Alunni <strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong><br />

<strong>Mondragone</strong> 1865-1953)<br />

Attilio Gori Mazzoleni entrato in collegio nel 1865,<br />

anno di apertura.<br />

(foto archivio dell’Associazione Ex Alunni <strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong><br />

<strong>Mondragone</strong>)<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.6 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

_______________________________________________________________________________________________<br />

Nel 1891 il Conte Attilio eredita la Tenuta di<br />

Conca ed è lì che nel 1902 presso la Cascina<br />

Vecchia si consumò il triste omicidio della povera<br />

fanciulla Santa Maria Goretti.<br />

Il luogo del martirio eletto a Santuario, oggi è una<br />

delle pricipali mete di pellegrinaggio nel contesto<br />

degli itinerari religiosi del nostro paese.<br />

Di questo territorio riecheggiano ancora i versi<br />

D’Annunziani composti nel 1900, all’amico poeta<br />

Augusto Sindici, autore di alcune “Leggende della<br />

Campagna Romana”.. (intanto passavano anche<br />

per la spiaggia latina, come nelle tue rime, le<br />

giumente cariche di carbone in lunghe file<br />

andando dalle carbonere di Conca agli imposti di<br />

Anzio, mentre tu evocavi la fiamma e il fumo nelle<br />

macchie devastate e il rumore delle accette...e li<br />

servaggi canti der tajatore...)<br />

Qualche anno dopo il Conte Gori Mazzoleni dà<br />

inizio ai lavori di trasformazione dell’edificio<br />

industriale ex Ferriere di Conca per far posto alla<br />

nuova Cartiera per la produzione di Carta Paglia.<br />

E in periodi più recenti, questo territorio è stato<br />

caratterizzato anche da una pioneristica industria<br />

della pescicoltura creata tra gli anni venti e trenta<br />

dal Cavalier Gustavo Dominici, altro illuminato<br />

mercante di campagna, di origini umbre ma<br />

romano di adozione.<br />

Nel successivo periodo, spiccano le diverse e<br />

innovative attività della Tenuta di Conca, dalla<br />

produzione silvicola, ai semi di ricino da cui si<br />

ricavava l’olio per i motori degli aerei, al<br />

formaggio esportato nel nuovo continente, e per<br />

finire alle copiose quantità degli apprezzatissimi<br />

prodotti ittici (cefali) di Conca, venduti ai mercati<br />

generali di Via Ostiense che allietavano le tavole<br />

dei romani soprattutto in occasione del<br />

tradizionale cenone natalizio.(1930-34)<br />

Nel 1934, con la successiva bonifica integrale<br />

legata ai piani di trasformazione fondiaria, l’allora<br />

governo fascista attraverso l’O.N.C. mise fine a<br />

questa florida e innovativa attività.<br />

Tali notizie, frutto di una annosa attività di ricerca,<br />

sono state ripagate dall’interesse suscitato nella<br />

Curia Vaticana e suggellate lo scorso 4 maggio<br />

2004 dalla prestigiosa visita nei “Luoghi della<br />

memoria” del Cardinale Ratzinger oggi Papa<br />

Benedetto XVI.<br />

Ugo De Angelis<br />

Questa è l’e-mail che abbiamo ricevuto con<br />

allegato l’articolo dell’architetto De Angelis<br />

sopra pubblicato<br />

Gentile Presidente<br />

Dott.Ferdinando Massimo,<br />

nel consultare le diverse importanti notizie<br />

storiche riportate nel vostro pregevole sito web,<br />

abbiamo appreso che il <strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong> di<br />

<strong>Mondragone</strong> nell’anno 1865 ha, tra l’altro,<br />

annoverato nelle proprie fila l’allora fanciullo<br />

Gori Mazzoleni Attilio ( il padre Conte Achille<br />

nel 1870 fu membro della Giunta Provvisoria di<br />

Governo e successivamente deputato al Senato<br />

per Subiaco). Come sappiamo il Conte Attilio<br />

Gori Mazzoleni è soprattutto ricordato per aver<br />

assunto a mezzadria nel proprio tenimento le due<br />

famiglie marchigiane Goretti e Serenelli che<br />

dimoravano nella Cascina Vecchia di Conca<br />

dove nel 1902 avvenne il martirio della Santa<br />

Maria Goretti.<br />

Inoltre si porta a conoscenza della S/V che da<br />

diversi anni si è avviato e condotto numerosi<br />

studi e ricerche sulla Tenuta di Conca, un vasto<br />

territorio posto ai margini della Campagna<br />

Romana, in un contesto storico- temporale<br />

compreso tra 1568 e il 1978 riguardante gli<br />

aspetti meglio specificati nell’allegata memoria.<br />

Quanto sopra quindi si chiede di valutare<br />

l’opportunità di verificare se l’Archivio del<br />

<strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong> di <strong>Mondragone</strong> contenga ancora<br />

materiale documentario e o fotografico<br />

finalizzato ad implementare i pochi dati in nostro<br />

possesso, sulla vita del Conte Attilio Gori<br />

Mazzoleni.<br />

Nell’auspicare un gradito riscontro della<br />

presente si coglie l’occasione per inviare i più<br />

cordiali saluti.<br />

Ugo De Angelis, architetto.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.7 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

_______________________________________________________________________________________________<br />

Il P. Luigi Parisi S.I. nacque a Roma il 5 aprile<br />

1922 ed entrò in Compagnia ad Ariccia-Galloro a<br />

20 anni dopo la maturità classica. Frequentò le<br />

classi di filosofia (1945-1947) e teologia (1950-<br />

1954) alla PUG. Il magistero lo fece al <strong>Collegio</strong><br />

di <strong>Mondragone</strong> (Frascati 1947-1950). A Firenze<br />

fece il terzanno di probazione (1954-1955). Il suo<br />

primo impegno fu l’ufficio di Ministro al <strong>Collegio</strong><br />

Massimo di Roma (1955-1957 e 1960-1962) e al<br />

<strong>Collegio</strong> <strong>Mondragone</strong> (1957-1960). Dal 1962 al<br />

1998 ebbe vari incarichi al "Foyer Catholique<br />

Européen" di Bruxelles, con una breve parentesi<br />

(1971-1973) in cui fece il Parroco a Roma S.<br />

Saba. A Bruxelles il suo ministero principale fu<br />

l’assistenza spirituale alle famiglie degli Italiani<br />

impegnati negli organismi europei; per un certo<br />

periodo è stato anche Superiore della comunità.<br />

Rientrato in Italia, aiutò nella Chiesa di Roma S.<br />

Andrea al Quirinale, soprattutto nell’anno del<br />

giubileo. Nel 2001 fu trasferito nella Parrocchia<br />

di Roma S. Roberto Bellarmino come aiuto al<br />

Parroco e vi rimase anche dopo che la<br />

Parrocchia è passata alla Diocesi di Roma 2003).<br />

Negli ultimi anni è stato l’Assistente Spirituale<br />

della nostra Associazione.<br />

Padre Luigi Parisi S.I.<br />

(Assistente Spirituale della nostra Associazione)<br />

Roma 05 Aprile 1922<br />

† Roma 13 Febbraio <strong>2006</strong><br />

Caro Gigi,<br />

ci hai lasciati!<br />

Ci sei stato vicino lungo tutta la tua intensa vita<br />

sempre illuminata da una incrollabile fede che hai<br />

sempre trasmesso a noi con semplicità scanzonata<br />

ma con fermezza incrollabile.<br />

Ti abbiamo incontrato giovane e brillante<br />

“prefetto” di camerata del nostro <strong>Collegio</strong>, e lungo<br />

il cammino della nostra vita hai guadagnato un<br />

posto speciale nei nostri cuori, sicuri di trovare in<br />

te un riferimento fermo e sempre disponibile.<br />

In questi ultimi anni ci sei stato vicino come<br />

Assistente Spirituale della nostra Associazione,<br />

dopo mezzo secolo dalla chiusura del <strong>Collegio</strong>.<br />

Ora sei meritatamente vicino al Signore, alla<br />

cui chiamata avevi risposto, e continuerai a<br />

guidarci ed aiutarci nel nostro passaggio terreno.<br />

Ciao Gigi!<br />

Quando Dio vorrà ci ritroveremo ancora.<br />

Arrivederci Gigi!<br />

********<br />

IL CONSIGLIO DIRETTIVO dell'ASSOCIAZIONE EX ALUNNI<br />

NOBILE COLLEGIO MONDRAGONE<br />

ha nominato, nella riunione del Consiglio del 20 marzo <strong>2006</strong>, i seguenti<br />

Padri Assistenti Spirituali dell'Associazione:<br />

Padre Cesare Jori S.I. residente in Via degli Astalli, 16 00186 ROMA tel.: 06.697001<br />

Padre Sauro De Luca S.I. residente in Via Silvio Spaventa, 4 50129 FIRENZE tel.: 055.579801<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.8 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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Fu istituito da Sant'Ignazio di Loyola (1491 -<br />

1556) dopo la fondazione della Compagnia di<br />

Gesù (1550), per coprire tutto l'arco scolastico,<br />

dagli studi elementari a quelli universitari. Per<br />

volontà di Gregorio XIII fu costruita, dal 1582 al<br />

1584, la sede definitiva del <strong>Collegio</strong> Romano nei<br />

cui locali è ospitata oggi.la.scuola.del.Visconti. .<br />

Gli insegnanti dell'antico <strong>Collegio</strong> sono stati<br />

personalità eminenti della cultura, basti pensare a<br />

Cristoforo Clavio, astronomo e matematico,<br />

altissimo esempio di umanista, scienziato<br />

stimatissimo da Galileo, oppure a Christoph<br />

Grienberger, che dal 1591 fu professore di<br />

matematica e scienze. Insegnante e rettore del<br />

<strong>Collegio</strong> fu anche Roberto.Bellarmino<br />

Il <strong>Collegio</strong> Romano fu inoltre teatro dei dotti<br />

dibattiti tra Galileo e Segneri (1624 - 1694),<br />

maestro di oratoria, Giuseppe Calandrelli (1747 -<br />

1827) fondatore dell'Osservatorio astronomico<br />

(1787) del <strong>Collegio</strong>, Angelo Secchi (1818 - 1878),<br />

celebre astronomo e direttore dell'Osservatorio dal<br />

1850.<br />

Nel 1551 S. Ignazio di Loyola, fondatore della<br />

Compagnia di Gesù, fondò in un palazzo romano<br />

(ora scomparso) situato alle falde del<br />

Campidoglio, nella "Via Capitolina" (oggi Piazza<br />

d'Aracoeli) la prima scuola dei padri gesuiti con<br />

annessa la prima biblioteca e fu chiamata <strong>Collegio</strong><br />

Romano.<br />

La riuscita fu ottima, tanto che a seguito del<br />

continuo aumento del numero degli studenti si<br />

dovette procedere ad un cambio di sede.<br />

Nel 1584, infatti Papa Gregorio XIII inaugurò la<br />

nuova sede del <strong>Collegio</strong> Romano in un Palazzo<br />

Il <strong>Collegio</strong> Romano<br />

in Roma sito nell'omonima piazza tutt'ora esistente, e<br />

da tale Papa che fu detto "Fondatore e<br />

Protettore"prese il nome di "Gregoriana".<br />

Nel 1773, in seguito alla soppressione della<br />

Compagnia di Gesù, il <strong>Collegio</strong> fu affidato alla<br />

custodia del clero secolare romano, per essere<br />

riconsegnato poi alla rifondata Compagnia il 17<br />

maggio 1824 dal Papa Leone XII.<br />

Nel 1873 il <strong>Collegio</strong> Romano subì un'altro<br />

trasferimento, questa volta la nuova sede fu<br />

individuata in Palazzo Borromeo, sempre a Roma in<br />

via del Seminario, oggi sede del <strong>Collegio</strong><br />

Bellarmino, e fu in questo anno che il Papa Pio IX<br />

con Rescritto del 4 dicembre 1873, permise al<br />

<strong>Collegio</strong> di assumere il titolo di "Pontificia<br />

Università del <strong>Collegio</strong> Romano"; inoltre conferì al<br />

Rettore del <strong>Collegio</strong> il diritto di sottoscriversi<br />

"Rettore della Pontificia Università Gregoriana".<br />

(notizie da internet)<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.9 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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Milano, 5 dicembre 2005<br />

UNA STAMPA ANTICA PER LA NOSTRA ASSOCIAZIONE<br />

Dono dell’Ex Alunno Giovanni Bertelè<br />

Caro Spadorcia,<br />

come ti ho detto nel nostro colloquio telefonico<br />

della scorsa settimana, è mia intenzione donare<br />

all’Associazione ex Alunni di <strong>Mondragone</strong> una<br />

antica stampa in mio possesso che riproduce la<br />

villa - non una fotocopia come pensato in un<br />

primo momento, ma l’originale - sperando che<br />

possa trovare una collocazione nella nuova sala<br />

dedicata alla storia del <strong>Collegio</strong>.<br />

Lo faccio nel ricordo di un periodo felice della<br />

mia vita trascorso nel <strong>Collegio</strong> e come<br />

ringraziamento a quanti lo determinarono: i Padri<br />

che furono degli amici prima che degli insegnanti<br />

e sempre rispettosi della mia persona e delle mie<br />

idee, i compagni che ricordo vivissimamente<br />

ancora oggi dopo 65 anni con molto affetto e coi<br />

quali i rapporti sono sempre stati di grande<br />

affiatamento e camerateria.<br />

Ti prego di farla incorniciare di semplice<br />

legno color noce e di applicare una discreta<br />

targhetta in ottone con la scritta<br />

Dono di Giovanni Bertelè in <strong>Collegio</strong> dal 1938 al<br />

1941.<br />

Mi farai sapere poi la spesa, per il rimborso.<br />

Avremo occasione di risentirci, ma intanto mando<br />

a te, e a tutti gli amici, i più vivi auguri di Buone<br />

Feste !<br />

Giovanni Bertelè<br />

(in collegio dal 1938 al 1941)<br />

Bertelè Scrive:<br />

05.12.02<br />

Messaggio per Spadorcia.<br />

Domani spedisco per posta prioritaria la<br />

stampa con una lettera di cui in allegato una<br />

copia.<br />

Prego assicurarmi del ricevimento.<br />

Carissimi saluti<br />

Bertelè<br />

Spadorcia risponde:<br />

Caro.Giovanni,<br />

ho ricevuto il tuo messaggio e ho comunicato al<br />

nostro Presidente Ferdinando Massimo e al<br />

nostro Vice-Presidente Enrico Corsetti Antonini<br />

quello che stai facendo per l'Associazione.<br />

Appena riceveremo il plico sarà anche mia<br />

premura comunicare il ricevimento.<br />

Da parte di tutti noi, per ora, un enorme grazie e<br />

prendo l'occasione per inviare i migliori auguri a<br />

te e famiglia per le prossime feste.<br />

Vittorio Spadorcia<br />

Giovanni Bertelè da convittore<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.10 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

_______________________________________________________________________________________________<br />

Pochi giorni dopo la presa di Porta Pia del 1870, il<br />

<strong>Collegio</strong> Romano, dalla metà del ‘500 proprietà<br />

della Compagnia di Gesù, fu requisito per dare<br />

ospitalità temporanea ad uno dei contingenti<br />

militari piemontesi affluiti nella città. Era la fine<br />

di settembre e le scuole avrebbero dovuto riaprire<br />

da lì a pochi giorni. La scuola riaprirà solo il 3<br />

dicembre col nuovo nome di Regio Liceo<br />

Visconti.<br />

I Gesuiti non rimasero con le mani in mano. Nove<br />

anni dopo, il 9 novembre del 1879, venne<br />

inaugurato l’Istituto dell’Immacolata nella sede di<br />

Villa Peretti, edificio di proprietà del trentenne<br />

Padre Massimiliano Massimo sito nei pressi delle<br />

Terme di Diocleziano (di fronte all’attuale<br />

Stazione Termini). L’inaugurazione consistette in<br />

una funzione religiosa nella cappella domestica<br />

della villa cui parteciparono tutti i 7 insegnanti e<br />

tutti i 25 alunni .<br />

La scuola ben presto prese piede e cambiò, di<br />

fatto, anche il nome diventando, per tutti, la<br />

scuola del Padre Massimo e poi, senz’altro, Il<br />

Massimo.<br />

Nell’archivio storico dei gesuiti, a pochi metri da<br />

piazza San Pietro, abbiamo trovato queste foto di<br />

classe datate 1881. Sono scattate nei giardini di<br />

Villa Peretti, prima sede dell’Istituto voluto da<br />

P.Massimo e fondato grazie anche ad un<br />

contributo di 2.400 ducati di.Leone.XIII.<br />

Nel 1887, a causa del nuovo piano regolatore<br />

della città, l’edificio fu demolito e, proprio in quei<br />

giardini, venne costruito il grande palazzo<br />

Massimo che fino al 1960 ospiterà il liceo classico<br />

e che oggi, dopo il trasferimento della scuola al<br />

più moderno complesso dell’EUR, ospita il<br />

Museo Nazionale Romano.<br />

Istituto Massimo Roma, 1881 Archivio Storico della<br />

Compagnia del Gesù<br />

Istituto Massimo<br />

a cura di Andrea Monda<br />

Tra i volti che vediamo ci saranno di sicuro alcuni di<br />

quei 7 insegnanti e di quei 25 alunni che avevano<br />

dato vita nemmeno due anni prima ad uno degli<br />

istituto scolastici più prestigiosi della Capitale. “Con<br />

un po’ di esperienza si può dedurre un’intera<br />

biografia dall’osservazione di un volto”, afferma Alan<br />

Finkielkraut ne “L’umanità perduta”. L’esperienza<br />

qui richiesta è alla portata di tutti; è quella della<br />

scuola con i suoi riti, più o meno assurdi, ordinari (la<br />

campanella, la ricreazione, la giustificazione…) e<br />

straordinari come appunto una foto di classe.<br />

Con questo bagaglio di nostalgico sgomento<br />

osserviamo questi volti intuendone il mistero della<br />

biografia. Cosa sono diventati quei ragazzi? Il legame<br />

tra il Massimo e la città di Roma è sempre stato molto<br />

forte: lo dimostra, tra l’altro, la sfilza di ben 7 exalunni<br />

diventati sindaci, da Ludovico Spada<br />

Potenziani a Francesco Rutelli, passando per<br />

Salvatore Rebecchini e Amerigo Petrucci.<br />

Colpisce anche l’abbigliamento dei ragazzi, più<br />

“moderno”, pur nella goffaggine con cui sono<br />

indossate giacche e cravatte, rispetto a quello dei<br />

professori che, grazie anche al loro truce volto<br />

ottocentesco ( che forse cela un’anima burbera o<br />

bonaria? ) ci ricordano i personaggi della scuola di<br />

Amarcord di Fellini.<br />

Viene da pensare a quando è stata scattata la foto, a<br />

pochi anni dalla fine del potere temporale della<br />

Chiesa, al “punto di valico” tra due mondi. 1881: in<br />

Italia viene utilizzata per la prima volta, in modo<br />

massiccio, la dinamite mentre ad Alpignano viene<br />

fondata una società per la fabbricazione di lampadine<br />

elettriche. In Russia viene ucciso lo zar Alessandro II<br />

e i rapporti tra Francia e Italia si incrinano a causa del<br />

protettorato francese su Tunisi. Escono I malavoglia,<br />

Malombra, Ritratto di signora. L’anno dopo l’Italia<br />

avrà l’allargamento del suffragio elettorale e da<br />

600.000 elettori si passa a 2 milioni. Andrea Costa è<br />

il primo deputato socialista e a Milano viene fondato<br />

il primo partito operaio. Viene scoperto il bacillo<br />

della tubercolosi.<br />

Il 2 giugno muore Garibaldi…<br />

Cosa è arrivato di tutto questo ai ragazzi immortalati<br />

nei giardini di Villa Peretti?<br />

E cosa, della cronaca e della storia, è arrivato a noi<br />

ex-alunni di altre scuole di altre classi?<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.<strong>11</strong> di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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“lamerica”<br />

Lettera di Michele (semialfabeta(sic) di campagna) alla sua mamma.<br />

A Mà, commo tesuditto te ascrivo pena<br />

rivato a nuiorc.<br />

Er viagio co 'lali Talia nun poli sapè<br />

commo che fù e io mo telo dico; cuannoche’<br />

peppe me lassò ar larioporto uno che vidde<br />

cuante falicie e facotti tenevo me fa dice<br />

"pijate er carelletto" e mallunca'na specie de<br />

cariola de fero co le rotine epperò senza ir<br />

ciesto ma cor freno ammano anniscosto che se<br />

tira si lo trovi, sinno' nun se move, che io ce<br />

caricai falicie e facotti e ntrai nel rioporto che<br />

è na sala lunca lunca co tutti che spettano<br />

infila in tiana er turno devanti ar posto<br />

ndovechè ce sta 'na signiora cor vistitino verte<br />

e ‘n cappelletto buffo assede tietro ar banco<br />

co'no spazietto affianco.<br />

Pianno pianno rivo devanti a essa che me fa<br />

dice : "bijetto" commo che sur tramve e je do<br />

er malloppo de robba che me tiede la genzia;<br />

issa cuarda eppoi ricuarda e me fa dice "ndo<br />

vai?" je dico nuiorc e essa fa ah e me dice<br />

"baccai? Je fò "no nun baccaio, solo che devo<br />

da anna’ a nuiorc", i essa me fa, tutta<br />

ncavolata "dicooo...c'ai falicie?" dicodesì.<br />

"Mettele cuà" ndicanno lo spazietto li’<br />

mbasso e io ce le metto; issa trafica collo<br />

sgrittoio, prenne du cose collose che escheno<br />

da la machinetta e le picica ai manijoni dele<br />

falicie eppoi picica artre tichettine sur cartame,<br />

spince cuarcosa e la falicie schizzeno via e je<br />

dico "e mo ndo vanno esse?" me fa"cuelle le<br />

ripiji a nuiorc, tiette er baccajo ammano" e me<br />

ridà tutti i cosi de la genzia e dice "vadi dellà ar<br />

controllo pulizia poi ir ghet vintuno.”<br />

Boh, je faccio e vado ndove che affatto<br />

segnio co la testa, ellì 'nartra fila deggente che<br />

mano mano vanza verzo no strettoio comeche’<br />

c'avemo noi pe le pecura che ce passeno una pe’<br />

una pe’ la tosata o pe’ latte oppuro pe falle<br />

servi’ dar montone; li ce sta 'na gappietta<br />

invetrata co ‘n puliziotto che te chiete<br />

documenta, je do ir malloppo de la genzia, sceje<br />

er pasaporto, me cuarda, lo cuardo, timpra ir<br />

pasaporto e ristituisce tutto dopodichè vai<br />

traverso 'n archetto che cuanno passi fa bippe<br />

bippe e te fermano dicheno “se levi tutto er<br />

metallo”, metto ir reccichiavi drento er cestetto<br />

che me da’ e che va drento a na gallerietta,<br />

aripasso, bippe bippe, “levete puro loro locio”<br />

levo, cestetto, aripasso, nun bippa gnente e<br />

"bene vadi" dice e me ridà ir reccichiavi e loro<br />

locio.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.12 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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Secuo laggente e rivo a cuello che deve<br />

da esse er ghet vintuno pecche’ ce stanno tanti<br />

che parleno puro lincue incumprensibbili che<br />

penso so merecani de nuiorc che ce ritorneno.<br />

Spetta chette spetta tuttandratto na vocie<br />

incuprensibbile parla e tutti s'arzeno, se<br />

metteno infila devanti n'artra signiora cor<br />

vistitino verte e ir cappelleto buffo, je danno<br />

ir cartame che te ne strappa ‘n pezzetto eppoi<br />

vai ar corridoio stretto stretto e arfonno ciè la<br />

porta del rioplano che entri e te dicheno vadi<br />

nfonno e ce stanno tante portroncine piccule<br />

piccule tutte messe a faccia avanti che sempra<br />

er cinema der paese ma più fitto fitto che sestà<br />

uno taccato a lartro che si respiri forte<br />

antruppi er vicino.<br />

Dopodeche’ me metto assede e, spetta che<br />

te spetta ‘na voce parla che n’se capisce, tutti<br />

a senti’, poi sona ‘n dindarolo, se scureno le<br />

luci e io m’addormo che so’ stanco e ir<br />

secuito telo dico nartra vorta.<br />

Tu fijo fezionato Micchele<br />

(Manfredi Pio di Savoia,<br />

in collegio dal 1948 al 1951)<br />

(Carlo Scalera in collegio dal 1944 al 1948)<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.13 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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I QUADRI, DONO DI GIANNI SALAROLI PER LA NOSTRA SALA<br />

A MONDRAGONE<br />

Gianni Salaroli<br />

(in collegio dal 1941 al 1945)<br />

Gianni Salaroli ha risposto alla richiesta della<br />

nostra Associazione e ha donato i quadri sopra<br />

riprodotti.<br />

La Associazione è molto grata e i quadri faranno<br />

bella mostra, insieme ad altri, nella sala a noi<br />

dedicata che è in corso di restauro a <strong>Mondragone</strong>.<br />

Con l’occasione si fa appello a tutti gli Ex di buona<br />

volontà a donare eventuali “memorabilia”<br />

riguardanti il <strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong> <strong>Mondragone</strong>.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.14 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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1865 I PRIMI 5 CONVITTORI:<br />

1° febbraio 1865 Giancarlo dei Duchi Scotti Gallarati<br />

1° febbraio 1865 Carlo Rocchi<br />

2 febbraio 1865 Felice dei Principi Borghese<br />

2 febbraio 1865 Camillo dei Principi Borghese<br />

2 febbraio 1865 Gianbattista dei Principi Borghese<br />

PRESIDENTI DELL’ASSOCIAZIONE EX ALUNNI DEL<br />

NOBILE COLLEGIO MONDRAGONE DAL 1922<br />

1922 Primo Presidente della F.A.C. Federazione Antichi Convittori:.<br />

Principe don Camillo Francesco Massimo Principe d’Arsoli.<br />

Entrato in <strong>Collegio</strong> nel 1874<br />

1927 Diego Calcagno Presidente Circolo Giovanile . Entrato in <strong>Collegio</strong> nel 1926<br />

1929 Principe don Prospero Colonna. Entrato in <strong>Collegio</strong> nel 1866<br />

1937 Principe don Fabrizio Massimo. Entrato in <strong>Collegio</strong> nel 1877<br />

1949 Principe don Leone Enrico Massimo. Entrato in <strong>Collegio</strong> nel 1907<br />

1960 Com.te don Marcello Sanfelice dei M.si di Monteforte.<br />

Entrato in <strong>Collegio</strong> nel 1918<br />

1991 Principe don Camillo Borghese. Entrato in <strong>Collegio</strong> nel 1935<br />

2004 Principe don Ferdinando Massimo. Entrato in <strong>Collegio</strong> nel 1949<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.15 di 32


ll <strong>Mondragone</strong><br />

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L'epopea missionaria della Compagnia di Gesù fu<br />

iniziata il 7 aprile 1541 da San Francesco<br />

Saverio: partito da Lisbona con la qualifica di<br />

nunzio apostolico, dopo avere circumnavigato<br />

l'Africa, raggiunse Goa, in India nel 1542, dopo<br />

13 mesi di navigazione, e per due anni lavorò<br />

infaticabilmente per la conversione degli indiani<br />

della Pescheria; nel 1544 si spinse nella penisola<br />

di Malacca, di là raggiunse le Molucche (l'attuale<br />

Indonesia) e poi nel 1549 approdò nel Giappone,<br />

dove rimase oltre due anni. Nel 1552 volle partire<br />

per la Cina per aprire al Vangelo l'"impero di<br />

mezzo", ma morì il 3 dicembre 1552 alle porte<br />

della Cina, nell'isola di Sancian. Con le sue lettere<br />

inviate dall'Oriente egli creò tra i giovani gesuiti<br />

dell'Europa un incredibile entusiasmo per le<br />

missioni in Asia. Per oltre due secoli un gran<br />

numero di gesuiti si sparse per tutti i Paesi del<br />

continente asiatico: ricordiamo soltanto i nomi di<br />

Alessandro Valignano, Roberto de' Nobili,<br />

Rodolfo Acquaviva, Matteo Ricci, Alessandro de<br />

Rhodes, Adamo Schall, Ferdinando Verbiest,<br />

Costanzo.Beschi.<br />

Se ora dall'Asia passiamo all'America, rileviamo<br />

che lo stesso ardore missionario spinse i gesuiti a<br />

evangelizzare quasi tutti i Paesi di quel continente,<br />

cominciando dal Brasile col padre Emmanuele<br />

I gesuiti "missionari"<br />

da: www.gesuiti.it<br />

***<br />

Nobrega nel 1549, per giungere nella Florida<br />

(1566), passando per il Perù (1568), il Messico<br />

(1572), il Tucumàn (1586), il Paraguay (1588), il<br />

Cile (1592), l'Ecuador (1592). L'opera più nota dei<br />

gesuiti nell'America Latina fu la costituzione delle<br />

"Riduzioni" (Reducciones), le quali consistevano<br />

nel raccogliere gli indigeni, in particolare i guaraní<br />

(abitanti nelle foreste come nomadi) in villaggi nei<br />

quali i gesuiti insegnavano loro sia le verità della<br />

fede cristiana, sia le norme di una vita più civile, sia<br />

la coltivazione di piante più produttive. Erano<br />

perciò centri di civilizzazione e anche di difesa<br />

contro le razzie dei coloni spagnoli e portoghesi. Le<br />

Reducciones si svilupparono in tale maniera da<br />

suscitare l'invidia e la sordida cupidigia dei coloni e<br />

poi delle autorità politiche spagnole e portoghesi,<br />

tanto da essere una delle cause della soppressione<br />

della Compagnia di Gesù, avvenuta nel 1773, con<br />

l'accusa che i gesuiti avevano formato una specie di<br />

regno nel Paraguay, nemico dei regni della Spagna<br />

e del Portogallo, e dalle Reducciones avevano<br />

ricavato grandi ricchezze, sfruttando i fedeli sudditi<br />

dei Re cattolici. In realtà, i gesuiti erano colpevoli<br />

soltanto di aver portato la fede e la civiltà a tribù<br />

poverissime e sfruttate e di averle difese dalla<br />

crudeltà dei coloni europei, talvolta anche con l'uso<br />

delle armi.<br />

I Gesuiti e le Missioni<br />

Articolo tratto da MONDO E MISSIONE di<br />

Piero Gheddo Il Pime ( Pontificio Istituto Missioni Estere)<br />

Nel novembre dell'anno 1609, sei gesuiti partono<br />

da Asunciòn, dividendosi in tre gruppi e<br />

dirigendosi verso la regione abitata dagli indios<br />

Guaranì, le foreste di cui era circondato il Rio<br />

Paranà, vera spina dorsale del Sud America.<br />

Dieci anni prima, altri missionari avevano portato<br />

ad Asunciòn la notizia di una straordinaria<br />

scoperta: nelle selve tra il Rio Paranà e il Rio<br />

Uruguay viveva una razza di indios valorosi, fieri<br />

della loro lingua e cultura, i Guaranì, un<br />

materiale umano ben più prezioso, per i<br />

missionari, che gli abbaglianti sogni delle miniere<br />

d'oro e di pietre preziose che stimolavano i<br />

"conquistadores" spagnoli.<br />

Studiata l'impresa, la Compagnia di Gesù aveva<br />

chiesto alla Corona di Spagna il permesso di<br />

lavorare fra quegli indios, riservandoli alle loro<br />

cure, per farne cittadini dell'Impero spagnolo e<br />

buoni cristiani. Il 26 novembre 1609, data che è<br />

considerata l'inizio di questa esperienza, il<br />

luogotenente generale del governatore del<br />

Paraguay e del Rio de la Plata, emanò un'ordinanza<br />

con la quale proibiva agli spagnoli di entrare nella<br />

zona del Rio Paranapanema (in lingua Guaranì)<br />

per reclutarvi indios per il servizio personale; gli<br />

indigeni erano affidati alla sola Compagnia di<br />

Gesù.<br />

Lo stesso Re di Spagna pubblica numerose leggi e<br />

decreti per condannare la schiavitù e i cattivi<br />

trattamenti a cui gli indios erano sottoposti. Ma i<br />

pregiudizi sono duri a morire, specie quando c'è<br />

sotto un grosso interesse economico.<br />

Nel diritto coloniale spagnolo (e portoghese) gli<br />

indios erano equiparati a minori bisognosi di<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.16 di 32


ll <strong>Mondragone</strong><br />

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protezione, di stimolo al lavoro organizzato, di<br />

organizzazione della loro vita sociale secondo<br />

schemi europei. Non si concepiva altra "civiltà"<br />

che quella europea, cui anche gli indios dovevano<br />

accedere: ma, essendo primitivi e selvatici,<br />

bisogna condurveli con metodi paternamente<br />

costrittivi, come si fa con i ragazzi, mentre li si<br />

istruisce nel cristianesimo e quindi si civilizzano i<br />

loro costumi.<br />

Partendo da questi presupposti, la Corona di<br />

Spagna affida gli indios ai colonizzatori (assistiti<br />

dai missionari per la parte religiosa), affinché li<br />

inquadrino nel lavoro, insegnando loro a lavorare<br />

la terra, istruendoli nella dottrina cristiana e<br />

avviandoli alla "civiltà". Nasce così l'istituto della<br />

"encomienda", per cui ad un colono viene affidato<br />

un vasto territorio da colonizzare: gli indios che vi<br />

sono dentro sono sotto la sua autorità e<br />

protezione. Naturalmente l'"encomienda" ha delle<br />

regole ben precise (proibito ridurre gli indios in<br />

schiavitù, chi non vuole starci può andarsene,<br />

proibito l'uso della frusta o altri maltrattamenti,<br />

ecc.) e si conoscono anche casi di coloni spagnoli<br />

condannati dai tribunali spagnoli per abusi sugli<br />

indios (quasi sempre in seguito a denunzie di<br />

missionari). Però, in pratica, nell'immenso<br />

continente quasi spopolato e senza strade, nella<br />

sua "encomienda" il colono era re e signore<br />

assoluto.<br />

Nell'America spagnola, le navi e le armate dei<br />

"conquistadores" erano sempre accompagnate dai<br />

missionari, anch'essi inviati dalla Corona<br />

spagnola, che concepiva la colonizzazione come<br />

un'opera di fede e di civiltà. È noto il travagliato<br />

rapporto fra missionari e colonizzatori spagnoli (e<br />

portoghesi in Brasile). Soprattutto sono note le<br />

proteste di non pochi missionari contro i metodi<br />

schiavisti dei coloni (Bartolomeo de las Casas è<br />

solo uno fra i tanti) e l'azione dei Papi (bolle e<br />

scomuniche contro chi praticava la schiavitù) per<br />

mitigare i metodi della colonizzazione. Com'è noto<br />

il grande lavoro teologico e giuridico della Chiesa<br />

per scalzare alla base le teorie razziste che<br />

guidavano i coloni: Francesco de Vitoria sostiene,<br />

nella prima metà del 1500 (prima ancora di Las<br />

Casas), la tesi secondo cui gli indios (anche se<br />

infedeli e primitivi) sono uomini come i bianchi,<br />

hanno i diritti dei bianchi e devono essere<br />

rispettati da tutti, soprattutto dai cristiani.<br />

Meno nota è l'epopea delle "Riduzioni" che ha<br />

rappresentato il tentativo riuscito di creare un<br />

altro tipo di colonizzazione, rispettosa dell'uomo e<br />

delle culture, in alternativa a quella praticata da<br />

spagnoli e portoghesi nelle Americhe. Stranamente,<br />

questo capitolo glorioso delle missioni è<br />

dimenticato, mentre, credo, rappresenta bene lo<br />

spirito, gli scopi, i metodi dei missionari del<br />

passato, quando si incontravano con popoli diversi<br />

e di civiltà orale (o "primitivi").<br />

Riprendiamo il racconto dei sei Gesuiti che, partiti<br />

da Asunciòn nel novembre 1609, arrivano nelle<br />

foreste del Rio Paranà dove vivono i Guaranì. Due<br />

di questi (Marziale Lorenzana e Francisco di San<br />

Martìn), con l'aiuto di alcuni Guaranì già<br />

convertiti, entrano in contatto con un clan della<br />

tribù e spiegano loro i vantaggi di una volontaria<br />

sottomissione alla Corona di Spagna attraverso i<br />

Gesuiti, evitando così la "encomienda" che li<br />

avrebbe messi nelle mani dei coloni spagnoli. Il 29<br />

dicembre 1609 si fonda la prima "Riduzione" 200<br />

chilometri a sud di Asunciòn, intitolata a S. Ignazio<br />

Guazù (maggiore, oggi in Paraguay), per<br />

distinguerla dall'altra Riduzione intitolata a S.<br />

Ignazio Mini (minore, oggi in Argentina) fondata<br />

nel 1610 da due altri Gesuiti (Simone Mascetti e<br />

Giuseppe Cataldini).<br />

L'anno seguente (16<strong>11</strong>), visti i buoni risultati delle<br />

prime due Riduzioni, le autorità spagnole emanano<br />

vari decreti che esentano dall'"encomienda" gli<br />

indios sottomessi ai Gesuiti, vietano l'accesso di<br />

spagnoli e meticci ai territori affidati ai Gesuiti; e<br />

fissano norme precise per le "encomiendas"<br />

spagnole (ad esempio, gli indios hanno diritto ad un<br />

salario fissato dalla legge), proibendo ancora la<br />

schiavitù, anche con schiavi comperati legalmente<br />

(le tribù Guaycurùs e Tupì catturavano indiani di<br />

altri gruppi tribali e li vendevano agli spagnoli).<br />

Interessante notare che ci fu, nella regione del<br />

Paraguay, una levata di scudi da parte dei coloni<br />

spagnoli ed i Gesuiti, accusati di essere all'origine<br />

di queste norme troppo garantiste per gli indios,<br />

reagirono proclamando peccato mortale la non<br />

osservanza di quei decreti del governatore<br />

spagnolo!<br />

Così incomincia l'esperienza delle "Riduzioni".<br />

Rimandando alla seconda parte del nostro servizio<br />

la descrizione dell'organizzazione interna di queste<br />

comunità, vediamo come cresce e si afferma il<br />

sistema dello "Stato gesuita", tra pericoli da parte<br />

degli indios e dei portoghesi. I primi attacchi<br />

vengono da parte degli stessi indios Guaranì delle<br />

foreste. Il "cacicco" (capo) Carupé e lo stregone<br />

Nezù, invidiosi dell'ascendente dei nuovi capi e<br />

stregoni bianchi, nel novembre 1628 fanno uccidere<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.17 di 32


ll <strong>Mondragone</strong><br />

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tre Gesuiti a Candelaria (la Riduzione centrale in<br />

cui vivevano i missionari a capo di tutto il<br />

sistema) e scatenano una vera guerra contro la<br />

missione: circa 1.500 indios chiamati da gruppi<br />

nell'interno della foresta si avvicinano al<br />

villaggio, seminando morte e distruzione. I Gesuiti<br />

organizzano la difesa e mandano messaggeri per<br />

chiedere aiuto: ottengono dieci archibugieri<br />

spagnoli e oltre mille guerrieri indios provenienti<br />

da altre Riduzioni dei Gesuiti e dei Francescani.<br />

La guerriglia dura circa un mese e si conclude<br />

con lo scontro decisivo del 20 dicembre 1628,<br />

vittorioso per la difesa di Candelaria. Le centinaia<br />

di prigionieri sono quasi tutti liberati e ritornano<br />

ai loro clan magnificando la potenza dei Gesuiti e<br />

il loro perdono. Solo dodici vengono impiccati dal<br />

"braccio secolare", non senza essere prima<br />

convinti dai missionari a pentirsi ed a farsi<br />

battezzare!<br />

Acquarello del gesuita Floriàn Paucke (1749-1767)<br />

raffigurante una missione gesuitica<br />

Molto più grave il pericolo degli assalti<br />

portoghesi, provenienti da San Paolo, città<br />

fondata nel 1554 da due Gesuiti portoghesi, José<br />

Anchieta e Manuel da Nobrega, proprio come<br />

"Riduzione" per l'istruzione e la conversione degli<br />

indiani, ma presto affermatasi come centro<br />

propulsore della conquista portoghese verso<br />

l'interno del continente e come crogiolo di razze<br />

dove nasce la nazionalità brasiliana. La<br />

popolazione paulista si è formata fin dall'inizio<br />

con un meticciato tra portoghesi, indios e altri<br />

gruppi di immigrati europei. Nel 1600 i paulisti<br />

(chiamati "mamaluchi" cioè meticci) erano un<br />

popolo forte e numeroso che, pur sottomesso alla<br />

Corona di Lisbona, avevano una loro autonomia e<br />

dimostravano una potente vitalità espansionistica<br />

verso ovest. Alleatisi con gli indios Tupì, nemici<br />

tradizionali dei Guaran ì, estendono il dominio<br />

portoghese con delle spedizioni armate chiamate<br />

"bandeiras" (di qui il nome di "bandeirantes" dato<br />

ancora oggi ai paulisti) che avevano due scopi:<br />

esplorare il territorio scoprendo eventuali ricchezze<br />

minerarie (soprattutto oro!), affermando il possesso<br />

dei portoghesi sulle terre scoperte; e trovare indios<br />

da portare a San Paolo come schiavi. Queste<br />

spedizioni fanno indietreggiare a poco a poco, a<br />

favore del Portogallo, i confini stabiliti dal Trattato<br />

di Tordesillas (1493) fra i domini spagnoli e<br />

portoghesi in America.<br />

A partire dal 1612-1615, i paulisti incominciano ad<br />

assaltare le Riduzioni dei Gesuiti del Guayrà. La<br />

Spagna aveva proibito agli indios di usare le armi.<br />

Le Riduzioni non potevano difendersi ed essendo<br />

ben stabilite sul territorio in una regione<br />

abbastanza ristretta, rappresentavano per i<br />

mamaluchi una preda ambita (gli altri indios da<br />

catturare erano dispersi nelle foreste!). Secondo<br />

notizie del tempo, i paulisti avevano catturato, dal<br />

1612 al 1639, ben 300.000 indios nei territori<br />

spagnoli; secondo un'altra relazione, dal 1628 al<br />

1630 i Gesuiti perdevano 60.000 neofiti per opera<br />

dei "bandeirantes"; nel 1635-1637, ben trenta<br />

Riduzioni erano saccheggiate e distrutte dai<br />

paulisti: decine di migliaia di indios dispersi, uccisi<br />

o catturati come schiavi. Gli spagnoli del Paraguay<br />

non intervenivano, per la lontananza dei posti, per<br />

l'insufficienza delle loro forze armate e anche per<br />

l'antipatia verso l'esperienza dei Gesuiti che molti si<br />

auguravano venisse interrotta.<br />

Acquarello di Lèonie Matthis, raffigurante la piazza di San<br />

Ignacio Mini (1940).<br />

I missionari decidono di reagire nell'unico modo<br />

possibile, cioè rendendo autonome anche nella<br />

difesa le loro Riduzioni, come già lo erano in campo<br />

produttivo, amministrativo, commerciale, ecc.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.18 di 32


ll <strong>Mondragone</strong><br />

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Nel 1638 il gesuita Ruiz de Montoya, il<br />

missionario più importante nella storia delle<br />

Riduzioni, viene mandato in Spagna per ottenere il<br />

permesso di armare gli indios.<br />

La Corte rimanda la decisione al Viceré di Lima<br />

(sensibile alle ragioni dei Gesuiti perché<br />

difendono i possedimenti spagnoli dai paulisti): Le<br />

Riduzioni si armano e gli indios vengono<br />

addestrati all'uso delle armi moderne. Nel 1639<br />

per la prima volta gli indios Guaranì si difendono<br />

e volgono in fuga gli assedianti paulisti a Caapaza<br />

Guazù.<br />

La sconfitta brucia ai paulisti che preparano una<br />

maxi spedizione per finirla con i Gesuiti spagnoli<br />

e i loro Guaranì. Nel 1641, 500 mamalucos con<br />

2.500 Tupì, su 900 canoe e un poderoso<br />

armamento, scendono il corso del Rio Uruguay.<br />

Ma non sanno di essere attesi e che le Riduzioni<br />

hanno organizzato bene l'avvistamento e la difesa.<br />

4.000 guerrieri guaranì, organizzati dal fratello<br />

gesuita Domingo Torres, veterano dell'esercito<br />

spagnolo, sono pronti ad accorrere al primo<br />

cenno. L'<strong>11</strong> marzo 1641 i paulisti subiscono un<br />

imprevisto attacco a fuoco sul Rio Uruguay: i<br />

Guaranì, con 300 fucili e persino un rudimentale<br />

cannone, sbaragliano gli attaccanti. Un massacro.<br />

Dispersi nelle foreste circostanti, i paulisti<br />

chiedono una tregua che è loro rifiutata. La<br />

battaglia prosegue in acqua e per terra: alla fine,<br />

si contano circa duemila morti fra i Tupì e i<br />

mamalucos, che abbandonano ai Guaranì 600<br />

canoe e 300 fucili e archibugi.<br />

* * * * * * * *<br />

Questa battaglia sull'alto Rio Uruguay ha cambiato<br />

la mappa politica del Sud America: se avessero<br />

vinto i paulisti, non solo l'esperimento<br />

delle "Reducciones" sarebbe finito 127 anni prima<br />

di quanto poi è successo, ma il dominio portoghese<br />

si sarebbe esteso fino a tutto il Paraguay attuale,<br />

tagliando le comunicazioni fra i possedimenti<br />

spagnoli sul Rio de la Plata (Buenos Aires), il Perù<br />

e la Bolivia.<br />

La battaglia segna l'inizio, per le Riduzioni<br />

gesuitiche, di una pace che dura più di un secolo.<br />

Incomincia la fase di espansione e di<br />

consolidamento della missione gesuitica.<br />

Piero Gheddo<br />

Acquarello di Lèonie Matthis (1882-1952) raffigurante.una<br />

cerimonia davanti il portale della Chiesa di San Ignacio Mini.<br />

Collezione Museo Històrico Nacional (Buenos Aires).<br />

I gesuiti in America Latina<br />

di Francesco Capece Galeota<br />

Ministro Plenipotenziario Consulente dell’Istituto Italo-Latino Americano<br />

Fatto scarsamente conosciuto e che meriterebbe<br />

essere approfondito, riguarda il ruolo avuto dalla<br />

Compagnia di Gesù in America Latina,<br />

precisamente in Argentina, Brasile, Bolivia e<br />

soprattutto Paraguay con le loro “misiones” o<br />

“riduzioni”.<br />

La loro creazione ai primi del seicento trova un<br />

solo precedente nella storia del diritto coloniale<br />

tramite la Compagnia delle Indie, da parte<br />

britannica nel mercantile.<br />

Le reducciones dei gesuiti rispondono al desiderio<br />

della Corona di Spagna di delegare i poteri<br />

centrali in zone coloniali “critiche” e molto<br />

lontane ad elementi altamente affidabili per la<br />

gestione della Monarchia Cattolica di Madrid e la<br />

tutela (o meglio gestione) delle popolazioni indigene.<br />

Nei Paesi indicati i gesuiti si insediarono presso<br />

limitati gruppi, preservando le lingue tradizionali<br />

locali e diffondendo il Verbo Evangelico affiancato<br />

da un’opera di elevazione sociale impensabile per<br />

quei tempi.<br />

Particolarmente notevole è l’insegnamento che essi<br />

conducono nel campo dello sviluppo artistico di uno<br />

specifico barocco coloniale e nell’insegnamento<br />

della musica.<br />

L’autogestione conferita dal governo di Madrid per il<br />

taglio comunitario e sociale si può accostare come<br />

esempio moderno ai kibbutz israeliani, pur tenendo<br />

conto della differenza di epoca e di culture.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.19 di 32


ll <strong>Mondragone</strong><br />

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Si è parlato di gestione teocratica autonoma con<br />

mezzi largamente assimilabili ai poteri statuali<br />

come l’esistenza di mezzi di difesa come<br />

minuscoli eserciti.<br />

Oltre l’emancipazione sociale, lo scopo di<br />

creazione delle reducciones dei gesuiti è stato<br />

anche quello di profonda difesa dei diritti umani<br />

degli indios, particolarmente i guaranti, del<br />

Paraguay situati a ridosso dei confini con l’Impero<br />

del Brasile, rapiti, secondo la storia, dai cosiddetti<br />

banderantes brasiliani per avviarli in condizioni di<br />

servaggio al lavoro delle loro terre.<br />

Come in tutti gli avvenimenti storici, l’incrocio di<br />

interesse tra Spagna e Portogallo vede cadere in<br />

disgrazia tale ruolo storico ed anomalo della<br />

Compagnia di Gesù e troncato con l’editto di<br />

Carlo III di espulsione dei Gesuiti dalle terre del<br />

regno.<br />

Questo fenomeno unico nella storia delle religioni<br />

e delle Nazioni ha lasciato in eredità un<br />

patrimonio monumentale di rilevanza come chiese,<br />

conventi ed edifici che riflettono gioielli di uno<br />

splendido barocco coloniale trasmesso anche in<br />

oggetti lignei di pregevole fattura.<br />

Per valorizzare tale patrimonio monumentale poco<br />

conosciuto, l’Istituto Italiano Latino-Americano<br />

(IILA),Organismo internazionale avente sede a<br />

Roma, di cui fanno parte oltre all’Italia i 20 Paesi<br />

dell’America Latina, ha stipulato nel 2004 accordi<br />

con i Governi di Buenos Aires e di Asunsion ,<br />

che mirano a rivalorizzare patrimoni nazionali di<br />

immenso valore e che ricomprende Fondi<br />

Archivistici e Biblioteche.<br />

L’IILA propone corsi di formazione per restauro, in<br />

particolare di matrice italiana, anche nei Paesi<br />

dell’area andina, culminati in un seminario a<br />

Cartagena dei responsabili di Governo e di<br />

Università di tali Paesi.<br />

Da tale simposio sono sorte proposte di allestimento<br />

di scuole-cnatiere di restauro che vedono in molti<br />

Paesi come controparti le Facoltà di Architettura<br />

delle Università Gesuitiche di tali Paesi, come<br />

l’Università Javeriana di Bogotà.<br />

Francesco Capece Galeota<br />

(in collegio dal 1950 al 1951)<br />

Giubileo.ignaziano-saveriano-favriano<br />

Il 7 aprile di <strong>2006</strong> si compiono 500 anni dalla<br />

nascita, nel Castello di Javier, Navarra-Spagna, di<br />

Francisco di Javier, professore della Sorbona,<br />

cofondatore, con la direzione di Ignazio di Loyola,<br />

della Compagnia di Gesù, missionario nelle Indie<br />

Orientali e Giappone e figura universale che tracciò<br />

forti legami di collaborazione e comprensione tra<br />

Oriente ed Occidente. Il Governo gesuiti in Italia,<br />

la Chiesa del SS. Nome di Gesù in Roma e il<br />

Vicariato di Roma promuovono la celebrazione di<br />

un ampio programma di atti culturali, religiosi e di<br />

incontro sociale per commemorare nell'arco di un<br />

anno - dal 3 di dicembre di 2005 fino alla stessa<br />

data del <strong>2006</strong> - questo giubileo aperto alle<br />

iniziative di altre istituzioni ed entità ed<br />

all'interesse generale di tutte le persone.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.20 di 32


ll <strong>Mondragone</strong><br />

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Alcune vicende della Cappella Maggiore<br />

Con l’insediamento del <strong>Collegio</strong> nella Villa<br />

<strong>Mondragone</strong>, avvenuto nel 1865, fu subito<br />

evidente che le esigenze cultuali della vasta<br />

comunità andata a “rivitalizzare” il malconcio<br />

edificio erano ben diverse da quelle legate<br />

all’originaria funzione della struttura.<br />

Nella Villa erano presenti due cappelle: quella più<br />

antica realizzata nel 1573-4 su disegno di Martino<br />

Longhi il Vecchio per il cardinale Marco Sitico<br />

Altemps che la intitolò a San Gregorio in onore<br />

dell’amico pontefice Gregorio XIII (Ugo<br />

Boncompagni 1572-1585) e quella aggiunta,<br />

meno di mezzo secolo dopo, con l’intervento del<br />

Vasanzio curato per conto del cardinale Scipione<br />

Caffarelli Borghese; entrambe, seppur piccole<br />

dimensionalmente, erano idonee, per qualità<br />

formali e ricchezza delle decorazioni, al culto<br />

“privato” di un pontefice in una residenza<br />

“secondaria”, quale appunto una Villa Tuscolana.<br />

Nella prima cappella – sin dall’origine considerata<br />

appannaggio del Papa – erano stati realizzati<br />

numerosi affreschi che avevano visto impegnato,<br />

per l’affresco soprastante l’altare, Giuseppe<br />

Cesari, più noto come Cavalier d’Arpino, mentre<br />

nel nuovo seicentesco ambiente, ad esclusivo uso<br />

del cardinal nepote di Paolo V (Camillo Borghese<br />

1605-1621), Annibale Durante era stato chiamato<br />

a decorare con profusione di dorature il fastoso<br />

intradosso cassettonato della volta a botte e<br />

Alessandro Turchi, detto l’Orbetto, a realizzare la<br />

pala d’altare con l’Assunzione di Maria Vergine.<br />

Con il nuovo utilizzo della Villa come struttura<br />

scolastica, entrambi gli ambienti mantennero la<br />

loro funzione, pur con nuove consacrazioni: il<br />

primo alla Vergine, il secondo al Santissimo<br />

Sacramento (quest’ultimo, però, fu poi degradato<br />

ad ambiente di passaggio nell’ambito della<br />

consistente ristrutturazione dovuta a Clemente<br />

Busiri Vici negli anni Trenta del secolo scorso).<br />

Le cappelle risultavano, tuttavia, del tutto<br />

inadeguate a ospitare la nutrita popolazione di<br />

padri, inservienti e dei sempre più numerosi<br />

allievi del <strong>Collegio</strong> e così – già nel 1868 – fu<br />

inaugurato il più ampio ambiente sacro per<br />

l’Istituto (in virtù di tale caratteristica<br />

diversamente e variamente chiamato Cappella<br />

Maggiore, Grande, Principale o anche dei<br />

Convittori).<br />

di Rodolfo Maria Strollo<br />

1.La prima pagina del <strong>Mondragone</strong> del 6 maggio 1906<br />

Ricavata dal vestibolo della Villa sottostante il<br />

Salone degli Svizzeri, la Cappella fu dotata di “un<br />

altare modesto ma non indegno con drappi ed<br />

addobbi”, come un articolo apparso sul<br />

<strong>Mondragone</strong> del 1906 ricordava (fig. 1).<br />

Una mattina dell’anno 1892 Camillo Corsetti,<br />

convittore addetto alle mansioni di sagrestano, con<br />

un’errata manovra sulle candele dell’altare causò<br />

l’incendio dell’arredo sacro. Rapidamente le<br />

fiamme si svilupparono espandendosi all’altare<br />

stesso – poiché di legno – e al quadro soprastante:<br />

una grande tela raffigurante la Sacra Famiglia con<br />

San Giovanni Battista, attribuito per l’ideazione (il<br />

cartone) al gesuita Padre Spillman e per<br />

l’esecuzione a Pietro Gagliardi, pittore di soggetti<br />

sacri, molto attivo in ambito romano per buona<br />

parte del secolo XIX (affiancato, sul finire, dal<br />

nipote Giovanni).<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.21 di 32


ll <strong>Mondragone</strong><br />

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È facile immaginare lo scompiglio nel quale, in<br />

breve tempo, venne a trovarsi tutto il <strong>Collegio</strong><br />

allertato dalle grida dell’involontario “piromane”.<br />

Fortunatamente, il pronto accorrere dei padri,<br />

degli inservienti e dei convittori, con secchi<br />

d’acqua e quant’altro potesse contribuire allo<br />

spegnimento delle fiamme, limitò gli effetti<br />

dell’incendio che, comunque, risultò fatale per il<br />

quadro e per l’altare.<br />

Il padre Rettore Luigi Caterini avviò subito<br />

l’opera di ricostruzione: al professor Nobili fu<br />

commissionata la copia della tela perduta (fig. 2) e<br />

il Rettore si premurò di disegnare personalmente<br />

il nuovo altare che fece realizzare “in legno<br />

verniciato di bianco e ricco di intagli e dorature”<br />

(fig. 3); l’inaugurazione avvenne durante la festa<br />

del Patrocinio di San Giuseppe, nel maggio del<br />

1895.<br />

La mensa - all’epoca ovviamente nella disposizione<br />

“preconciliare” a ridosso dell’ancona –<br />

2.La tela del Nobili trafugata, copia di quella di<br />

Spillman e Gagliardi (distrutta nell’incendio del 1892)<br />

3. La Cappella Maggiore all’epoca del <strong>Collegio</strong><br />

recava verso l’aula un pannello asportabile in modo<br />

da consentire l’esposizione della teca con le spoglie<br />

di San Claudio Provinciale, conservata nella<br />

Cappella sin dal 1870, quando il “martire<br />

giovinetto” fu spostato nel <strong>Collegio</strong> con grande<br />

solennità.<br />

La tela, disposta centralmente al di sopra della<br />

mensa, era inquadrata da due colonne che<br />

sostenevano una trabeazione con soprastante<br />

timpano curvo; le colonne erano scanalate e<br />

rudentate per il terzo inferiore e decorate con motivi<br />

vegetali stilizzati per i restanti due terzi, mentre la<br />

trabeazione (lievemente aggettante in<br />

corrispondenza dei capitelli) recava nel fregio un<br />

elemento decorativo ripetuto; il timpano curvo<br />

ospitava il simbolo dello Spirito Santo, in forma di<br />

colomba, posto entro una ricca raggiera. La<br />

doratura di tutte le decorazioni (quelle citate e le<br />

altre cornici e intagli a rilievo presenti nell’ancona e<br />

nella mensa) spiccava sul chiarore della tinta di<br />

fondo, conferendo un certo tono di “ricchezza”<br />

all’insieme.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.22 di 32


ll <strong>Mondragone</strong><br />

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4. L’altare nella attuale collocazione nella chiesa della<br />

Madonna del Buon Consiglio in Colle di Fuori<br />

Due statue in gesso raffiguranti i Santi Pietro e<br />

Paolo, collocate simmetricamente entro nicchie ai<br />

lati dell’altare, con altrettante consolle in legno<br />

dorato sottostanti, completavano l’arredo “più<br />

importante” della Cappella.<br />

Dopo la chiusura del <strong>Collegio</strong> nel 1953, soltanto<br />

le statue sono rimaste sino ad oggi nella Villa<br />

(trasferite al piano superiore ove danno il nome a<br />

uno degli ambienti del Centro Congressi). Le<br />

spoglie del Santo furono traslate, nel 1977, nella<br />

chiesa parrocchiale di San Pio X in Grottaferrata.<br />

La tela del Nobili risulta che fu trafugata nei tardi<br />

anni Settanta; di essa è disponibile una<br />

riproduzione fotografica nel volume Uomini per<br />

gli altri di p. Vito Bondani (mentre la foto del<br />

dipinto originale fu pubblicata nell’articolo su Il<br />

<strong>Mondragone</strong> del 1906).<br />

Nel 1983, successivamente al passaggio di<br />

proprietà della Villa dai Padri Gesuiti all’allora<br />

Seconda Università degli Studi di Roma Tor<br />

Vergata (1981) – per interessamento di padre<br />

Severino Mecozzi e dietro autorizzazione del<br />

Direttore Amministrativo dell’Ateneo, dott.ssa<br />

Rosa Fusco Ciccone – il gruppo dell’altare (mensa<br />

ed ancona), privato del timpano curvo e di parte del<br />

basamento, fu collocato non troppo distante da<br />

<strong>Mondragone</strong>, nella chiesa della Madonna del Buon<br />

Consiglio in Colle di Fuori, frazione del Comune di<br />

Rocca Priora (fig. 4).<br />

Questa chiesa dalle insolite (ma pregevoli) forme –<br />

che le conferiscono un aspetto vagamente “alpino”<br />

(figg. 5, 6), specialmente riguardo al campanile e<br />

alla copertura – fu costruita nel piccolo borgo rurale<br />

– emergenza di spicco nella storiografia sociale<br />

della Campagna Romana – nel 1935, per volontà<br />

del cardinale Michele Lega (vescovo titolare della<br />

Diocesi Suburbicaria Tuscolana) e su progetto<br />

dell’ingegnere Carlo Strocchi (cugino del<br />

cardinale). Il gruppo ligneo proveniente da<br />

<strong>Mondragone</strong>, nonostante l’evidente difformità<br />

stilistica, si inserisce in modo non disdicevole nello<br />

spazio sacro contribuendo, anzi, a qualificarlo; esso,<br />

peraltro – a distanza di oltre un secolo dalla sua<br />

5. Prospettiva dal progetto dell’ing. Strocchi per la<br />

chiesa di Colle di Fuori<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.23 di 32


ll <strong>Mondragone</strong><br />

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6. La chiesa della Madonna del Buon Consiglio in<br />

Colle di Fuori<br />

realizzazione e con la separazione tra mensa e<br />

ancona dovuta alle nuove esigenze liturgiche –<br />

risulta ancora ben conservato.<br />

La chiesa e i suoi apparati decorativi sono stati<br />

recentemente oggetto di rilevamenti e indagini<br />

storico-documentali (dalle quali provengono<br />

alcune immagini qui presentate) nell’ambito delle<br />

attività di esercitazione del corso di Rilievo<br />

dell’Architettura della Facoltà di Ingegneria<br />

dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata<br />

(fig. 7). Il lavoro, inizialmente svolto in gruppo<br />

dagli studenti Francesca Boschi, Alberto Chiarucci,<br />

Chiara Corsi, Emanuela Serpi, Roberto Verdinelli e<br />

Chiara Rossi, è stato poi approfondito da<br />

quest’ultima quale argomento della sua prova di<br />

primo livello in Ingegneria Edile, svolta nell’ambito<br />

della stessa disciplina. La neolaureata, in virtù di<br />

tale lavoro, ha recentemente conseguito uno dei<br />

premi banditi dalla XI Comunità Montana del Lazio<br />

– Castelli Romani e Prenestini per studi e ricerche<br />

svolti sul territorio di competenza, che le è stato<br />

consegnato proprio nel Salone degli Svizzeri della<br />

Villa, alla presenza di molte autorità e del<br />

Magnifico Rettore, professor Alessandro Finazzi<br />

Agrò.<br />

7. La mensa dell’altare; disegno di rilievo<br />

Rodolfo Maria Strollo<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.24 di 32


ll <strong>Mondragone</strong><br />

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Uno sguardo fuori dalla finestra in un<br />

momento di pausa di lavoro.<br />

E’ il tardo pomeriggio di una giornata di<br />

fine inverno.<br />

Il cielo è sereno ed il sole ha ancora<br />

qualche ora prima di tramontare.<br />

Stanco di lavorare spengo il computer, mi<br />

infilo una giacchetta, mi metto in tasca la<br />

piccola macchina fotografica digitale ed<br />

esco di casa.<br />

Passeggio senza una méta e senza pensieri<br />

nella mente.<br />

Cammino a passo lento guardando tutto<br />

quello che ho d’intorno e che ho già visto<br />

tante altre volte ma quasi sempre senza<br />

osservare: le belle ville ed i palazzi di<br />

epoca passata, con le inferriate alle<br />

finestre e le cancellate in stile floreale, con<br />

l’edera che ricopre gran parte delle pareti e<br />

con i fiori ai balconi .<br />

Uno o due secoli or sono queste case, ed<br />

anche quella dove abito, si affacciavano<br />

sull’Olona, uno dei corsi d’acqua che<br />

allora a cielo aperto attraversavano la città<br />

e che oggi sono tutti canalizzati sotto le<br />

strade di grande comunicazione.<br />

A quel tempo, quando circolavano solo<br />

carrozze a cavalli, forse si riusciva a<br />

sentire anche il fruscio dell’acqua che<br />

scorreva lentamente.<br />

Oggi è il traffico di mezzi e di gente che<br />

scorre, con tanto rumore e confusione.<br />

Per trovare un po’ meno di frastuono e di<br />

movimento, mi inoltro nei vialetti alberati<br />

interni.<br />

Una passeggiata in relax<br />

Attraverso un giardino con una area<br />

recintata con l’altalena, lo scivolo ed altri<br />

attrezzi per far giocare i bambini.<br />

Mi soffermo a godermi, con gli occhi di<br />

nonno, le corse e le baruffe dei piccoli<br />

spensierati che si divertono sotto lo sguardo<br />

vigile delle proprie mamme o di uno dei loro<br />

nonni.<br />

Riprendo la mia passeggiata.<br />

Fiancheggio l’alto muro di cinta del parco<br />

che circonda la imponente costruzione della<br />

Università Cattolica del Sacro Cuore.<br />

Non vedo nessuno attraverso l’ampio portone<br />

di accesso semiaperto.<br />

Non è ora di lezioni : non c’è la confusione<br />

di studenti che contraddistingue le scuole.<br />

Riprendo il cammino a passo lento; il vialetto<br />

sbuca in una strada trafficata e mi ritrovo nel<br />

caotico mondo dei frettolosi.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.25 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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Mi soffermo davanti al palazzo del<br />

Pontificio Istituto per le Missioni Estere,<br />

con annessa la<br />

Chiesa di S. Francesco Saverio, e poi<br />

rientro nelle viuzze interne, a gustarmi<br />

ancora un poco di tranquillità .<br />

Camminando noto il succedersi in maniera<br />

disordinata dei fabbricati di vecchio stile<br />

con quelli di costruzione più recente.<br />

E’ il moderno che ha riempito gli spazi<br />

vuoti lasciati dalle distruzioni dell’antico<br />

causate dalle incursioni aeree durante le<br />

guerre.<br />

Nel viale, sotto gli alberi, ci sono anche<br />

delle panchine.<br />

Ne approfitto per riposarmi qualche<br />

attimo.<br />

Il traffico scorre abbastanza lontano per<br />

sentirlo come un sordo rumore di fondo<br />

che non disturba.<br />

Arriva un signore che porta a spasso il<br />

suo cane, mi saluta con un cenno e si<br />

allontana .<br />

Passano alcune macchine, ma non<br />

corrono. Incomincia a far freddo; il sole è<br />

molto basso sull’orizzonte e l’aria si è<br />

rinfrescata.<br />

Si fa sera, è l’ora di rientrare.<br />

Avviandomi verso casa passo davanti alla<br />

abitazione di un noto personaggio della<br />

televisione.<br />

La si riconosce facilmente la sua casetta a due<br />

piani: nel motivo ornamentale di marmo<br />

bicolore che percorre in orizzontale la<br />

facciata della graziosa villetta si è fatto<br />

inserire le iniziali del suo nome D ed M<br />

incrociate fra loro<br />

Simpatica persona questo signore: lo si vede<br />

spesso portare a passeggio il suo cane nei<br />

giardini prospicenti la sua casa o con le borse<br />

della spesa fatta al supermercato.<br />

Modesto e riservato, e ciò non di meno, ha<br />

scelto un modo alquanto strano per<br />

distinguersi !<br />

Sono ormai vicino a casa.<br />

Il suono della sirena di una autoambulanza<br />

che si avvicina a gran velocità mi riporta alla<br />

movimentata realtà quotidiana.<br />

Il momento di relax è finito!<br />

________________<br />

rolando tonarelli<br />

(in collegio dal 1947 al 1953 )<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.26 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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Le strutture archeologiche, attualmente visibili,<br />

nella Villa <strong>Mondragone</strong> di Monte Porzio Catone.<br />

Francesco Grossi Gondi nella prefazione al<br />

suo libro “La villa dei Quintili e la villa di<br />

<strong>Mondragone</strong>” ad un certo punto dice: “…E le<br />

memorie della sua passata grandezza, ormai in<br />

gran parte perdute, andai io con amore<br />

rintracciando in quei ritagli di tempo che mi<br />

lasciarono liberi le ordinari occupazioni…”<br />

Noi ugualmente nei ritagli di tempo, abbiamo<br />

intrapreso l’esplorazione del territorio della villa<br />

<strong>Mondragone</strong> per poter ritrovare e vedere quanto<br />

ancora è presente delle antiche strutture. E il nostro<br />

progetto ha potuto essere portato a compimento<br />

quando i Padri Gesuiti sono stati in procinto di<br />

cedere la villa alla Università di Tor Vergata.<br />

Naturalmente abbiamo seguito le tracce<br />

lasciate e dal Grossi Gondi e dal Canina soprattutto<br />

per ritrovare le opere murarie ancora presenti.<br />

Infatti abbiamo potuto ritrovare e vedere le<br />

strutture prevalentemente a carattere idraulico,<br />

come la grande cisterna che fino ad epoca recente<br />

ha fornito il teatro delle acque, primitivamente,<br />

costruita per l’alimentazione della villa dei<br />

Quintili, e poi riparata dal Cardinale Marco Sitico<br />

Altemps per il rifornimento della nuova villa fatta<br />

da lui costruire sui resti di quella dei Quintili.<br />

Inoltre a circa metà percorso del viale che dalla<br />

Villa Vecchia sale alla Villa Parisi, già Borghese e<br />

Taverna, vi è un’altra grande cisterna<br />

verosimilmente utilizzata per il rifornimento delle<br />

costruzioni presenti nel sito, dove oggi sorge il<br />

palazzo della villa Parisi, e probabilmente anche<br />

delle costruzioni presenti nella località oggi<br />

chiamata Bargo Borghese.<br />

Quest’ultima inoltre è quella conserva che molto<br />

probabilmente ha permesso il rifornimento idrico<br />

per l’esecuzione dei lavori di costruzione della<br />

villa Angelina, Tuscolana e Vecchia.<br />

Di queste due cisterne però, non è stato<br />

possibile fare i rilievi e le necessarie osservazioni,<br />

perché tuttora ripiene completamente di acqua.<br />

Della seconda, ovvero di quella presente sulla<br />

strada che conduce a villa Parisi, tuttavia esiste un<br />

rilievo effettuato da Luigi Canina, pubblicato nel<br />

volume “Descrizione dell’antico Tuscolo” nel<br />

1841.<br />

Una terza grande conserva per le acque inoltre si<br />

trova in corrispondenza del limite superiore a sud<br />

del territorio denominato “Macchia della Formica”,<br />

dove è presente una cava di pozzolana, attualmente<br />

non più in funzione.<br />

Pianta e sezione della cisterna situata sulla strada che da villa Vecchia sale a villa Parisi .<br />

Da “Descrizione dell’antico Tuscolo” di Luigi Canina del 1841.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.27 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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Infatti, dopo essere entrati nello spazio lasciato<br />

dai prelievi del materiale pozzolanico, effettuati<br />

nel tempo, è possibile vedere sulla parete nord<br />

della cava una parte delle murature della cisterna<br />

messe allo scoperto dagli scavi effettuati per il<br />

prelievo del materiale. Quest’ultima conserva è<br />

costituita da dieci navate, disposte una a fianco<br />

dell’altra, e separate ognuna da un muro di metri<br />

0,80 di spessore, aperto ad intervalli uguali da sei<br />

porte di metri 1,60 di larghezza e metri 2 di<br />

altezza.<br />

La cisterna misura in toto metri 20 sull’asse<br />

minore e metri 31,80 su quello maggiore. Ogni<br />

navata ha una lunghezza di metri 20, una<br />

larghezza di metri 2,50 e un’altezza di metri 4.<br />

Vi sono poi aperture rettangolari di circa 2 metri<br />

di lunghezza che presentano una chiusura<br />

effettuata con opus caementicium verosimilmente<br />

subito dopo il completamento dei lavori di<br />

costruzione.<br />

Queste aperture molto probabilmente sono state<br />

lasciate aperte fino al termine dei lavori di<br />

costruzione per l’esecuzione delle rifiniture<br />

all’interno della cavità.<br />

Questa cisterna quasi certamente ha svolto la<br />

funzione di serbatoio centrale e di limarla per, poi,<br />

rifornire le cisterne della sottostante villa dei<br />

Quintili, ma, quasi certamente, anche i serbatoi<br />

delle costruzioni presenti sui luoghi oggi occupati<br />

dalla villa Parisi, dalla villa Vecchia e dal Bargo<br />

Borghese.<br />

Cisterna di “Macchia della Formica”.<br />

Parte delle strutture murarie della cisterna viste dalla<br />

cavità lasciata dagli scavi nella cava.<br />

Le acque pervenute a questo serbatoio possono<br />

essere state convogliate da diversi punti e<br />

precisamente : dal cunicolo originario<br />

dall’acquedotto Aldobrandini che ancora oggi<br />

raggiunge la zona sovrastante le costruzioni della<br />

villa <strong>Mondragone</strong>; dal cunicolo proveniente da<br />

Rocca priora che attraversa la zona della<br />

Montagnola; e dalla sovrastante sorgente di<br />

Formello situata al di sotto dell’Eremo di<br />

Camaldoli.<br />

La costruzione è stata realizzata utilizzando l’opus<br />

caementicium con coperture a volta a tutto sesto<br />

dove sono presenti apertura circolari e quadrate,<br />

comunicanti con pozzi, verosimilmente lasciate per<br />

poter entrare nella cisterna per eventuali ispezioni,<br />

riparazioni e pulizie.<br />

Veduta parziale di una delle navate della cisterna di<br />

“Macchia della Formica” dove sono visibili due porte di<br />

comunicazione tra una navata e l’altra, il notevole<br />

interramento della cisterna e sulla volta una delle<br />

aperture rettangolari chiuse con una gettata di opus<br />

caementicium al termine della costruzione della cisterna.<br />

L’epoca della sua costruzione può essere<br />

compresa tra il 50 a.C. e il 50 d.C.<br />

Durante l’esecuzione dei lavori per la<br />

ristrutturazione degli edifici da destinare agli scopi<br />

dell’Università sono riapparse molte delle strutture<br />

murarie dell’antico edificio.<br />

Ma già all’epoca del <strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong>, diretto<br />

dai Padri Gesuiti, numerosi ritrovamenti sono stati<br />

effettuati e sistemati sulle pareti di una sala del<br />

piano superiore a costituire un piccolo antiquarium.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.28 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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Inoltre, sempre durante i recenti lavori di<br />

ristrutturazione nella zona pressoché centrale del<br />

grande cortile interno, sono stati ritrovati i resti<br />

murari di un’altra grande cisterna.<br />

Vogliamo, poi, dire che la via proveniente<br />

dalla nuova strada del Tuscolo e diretta alla villa<br />

<strong>Mondragone</strong>, attuale strada di accesso ad una<br />

recente lottizzazione, verisimilmente in antico è<br />

stata un percorso utilizzato per raggiungere dalla<br />

città di Tuscolo la villa dei Quintili.<br />

Le antiche strutture della strada che<br />

avrebbero permesso la sua identificazione con<br />

esattezza, molto probabilmente sono state asportate<br />

durante la sua ristrutturazione effettuata dai<br />

Borghese con la costruzione dell’Eremo di<br />

Camaldoli e l’ampliamento della villa <strong>Mondragone</strong><br />

per poter più agevolmente effettuare il trasferimento<br />

da una delle due località all’altra.<br />

Infine vogliamo dire che sarebbe molto<br />

interessante se nel territorio della villa venissero<br />

effettuati degli scavi, perché certamente molte<br />

strutture murarie, e non solo, potrebbero essere<br />

portate alla luce per completare la storia di questo<br />

luogo.<br />

Luigi Devoti<br />

Pianta e sezioni della cisterna di “Macchia della Formica”.<br />

= * = * = * = * =<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.29 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

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Le Sorprese dei Mercatini<br />

di Massimo Carafa Jacobini (in collegio dal 1942 al 1946).<br />

Riccione: mercatino ai giardinetti del pattinaggio,una cartolina di Luigi Filippo Von Mehelem,<br />

Carissimo Luigi Filippo, fortunatamente gli<br />

studi andavano un po’ meglio, ma un bel<br />

tratto rosso su quel “ p’ò ” con troppi accenti<br />

te lo debbo mettere.<br />

Stai comunque tranquillo che la cara zia non<br />

avrà di certo meno gradita la tua cartolina per<br />

quel piccolo errore commesso da un piccolo<br />

convittore di <strong>Mondragone</strong> il 14 Maggio 1943.<br />

Un abbraccio.<br />

Massimo Carafa Jacobini<br />

Foto di Luigi Filippo von Mehelem appena entrato in<br />

collegio nel 1942<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.30 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

_______________________________________________________________________________________________<br />

GLI AMICI , AI QUALI E’ STATA INVIATA LA TESSERA DI SOCIO<br />

ONORARIO DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE,<br />

CHE CI HANNO INVIATO I LORO RINGRAZIAMENTI<br />

Ciro Cacchione Presidente della FEDEREX.<br />

_____________________<br />

Padre Gianpaolo Salvini S.I. Direttore de La Civiltà Cattolica.<br />

_____________________<br />

Padre Michele Laimer S.I. Prefetto in collegio dal 1945 al 1947. Vive ad Innsbruck.<br />

_____________________<br />

Prof. Rodolfo Maria Strollo dell’Università degli Studi di Roma TOR VERGATA<br />

______________________<br />

Ferdinando Sanfelice figlio del nostro Ex Marcello Sanfelice di Monteforte in collegio dal 1918<br />

al 1921 e Presidente della Associazione Ex Alunni <strong>Nobile</strong> <strong>Collegio</strong> <strong>Mondragone</strong><br />

dal 1960 al 1991.<br />

_______________________<br />

Annapia Sciolari sorella di Angelo in collegio dal 1940 al 1946 e di Adriano Sciolari<br />

in collegio dal 1941 al 1947<br />

_______________________<br />

Alessandro Sciolari figlio del nostro Ex Angelo, in collegio dal 1940 al 1946.<br />

__________________________<br />

Maria Arnaldi vedova del nostro Ex Francesco in collegio dal 1930 al 1938.<br />

_________________________<br />

Valentin Kakarrigi in collegio dal 1938 al 1943. Vive a Tirana.<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.31 di 32


Il <strong>Mondragone</strong><br />

_______________________________________________________________________________________________<br />

redatto a cura di :<br />

Vittorio Spadorcia<br />

vispador@tin.it<br />

Rolando Tonarelli<br />

rolando.tonarelli@fastwebnet.it<br />

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N° <strong>11</strong> – <strong>Giugno</strong> <strong>2006</strong> pag.32 di 32

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