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0-africa (4) :prova polonia - Stranieri in Italia

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Introduzione. Le migrazioni tra l’Africa e l’<strong>Italia</strong> e l’attenzione della Chiesa italiana<br />

ulteriormente aggravato dall’artificiale divisione geopolitica operata sulla base degli<br />

accordi <strong>in</strong>tercorsi alla Conferenza di Berl<strong>in</strong>o (1884) che disegnò (e ancora disegna) sulla<br />

carta geografica la divisione degli Stati <strong>africa</strong>ni, tenendo scarso conto della distribuzione<br />

“etnoculturale” delle popolazioni, spesso divise tra più Stati. Questi conf<strong>in</strong>i permangono<br />

anche dopo il decl<strong>in</strong>o del colonialismo politico, <strong>in</strong>tervenuto a partire dagli anni<br />

’50 del Novecento e completato con l’<strong>in</strong>dipendenza delle colonie portoghesi e<br />

dell’Eritrea, pur rimanendo tuttora irrisolta la questione dell’autonomia di alcune aree<br />

<strong>in</strong>terne. Altra cosa è, <strong>in</strong>vece, il neocolonialismo economico con le attuali nuove forme<br />

di sfruttamento.<br />

Impoverimenti così profondi, come quelli <strong>in</strong>dotti da schiavitù e colonialismo, aiutano a<br />

capire perché l’Africa riesce a dimostrare una capacità demografica che non si traspone<br />

a livello economico e politico. Così ha sostenuto Joseph Ki-Zerbo (1922-2006), cristiano,<br />

esponente politico anticolonialista di spicco dell’Alto Volta (Burk<strong>in</strong>a Faso dal 1984),<br />

conosciuto e attivo anche <strong>in</strong> altri Paesi <strong>africa</strong>ni, nonchè autore di numerosi saggi sulla<br />

cultura e sulla storia <strong>africa</strong>na (celebre e <strong>in</strong>novativa l’Histoire de l’Afrique noire, des orig<strong>in</strong>es<br />

à nos jours del 1972, pubblicata da E<strong>in</strong>audi c<strong>in</strong>que anni dopo), fondatore del<br />

Centro Studi per lo Sviluppo Africano (CEDA). Secondo Ki-Zerbo l’Africa aveva raggiunto<br />

un elevato sviluppo sociale, politico e culturale prima del decl<strong>in</strong>o <strong>in</strong>dotto dalla tratta<br />

degli schiavi prima e dal colonialismo poi.<br />

Philip D. Curt<strong>in</strong>, dopo aver condotto uno studio sulle fonti, nel 1969 è arrivato alla conclusione<br />

che non meno di 9 milioni di schiavi sbarcarono <strong>in</strong> America e 175.000 <strong>in</strong><br />

Europa e che le persone morte durante la navigazione furono 2 milioni, perché più che<br />

di navi si trattava di tombe galleggianti. In più, tenuto conto che diverse fonti possono<br />

essere andate perse, non si può escludere che il bilancio sia stato più grave.<br />

In effetti, secondo le stime di Ki-Zerbo, sono stati deportati 19 milioni di schiavi <strong>in</strong><br />

America, 4 milioni verso l’Oceano Indiano e 10 attraverso il Sahara, per cui si arriva a<br />

superare complessivamente i 30 milioni. Se queste persone fossero rimaste sul posto,<br />

avrebbero assicurato all’Africa almeno altri 200 milioni di abitanti, con conseguenze<br />

positive sullo sviluppo del cont<strong>in</strong>ente. Alla schiavitù va addebitato, qu<strong>in</strong>di, anche il<br />

mancato aumento della popolazione <strong>in</strong> Africa (130 milioni nel 1945, tanti quanti ve ne<br />

erano nel XVI secolo).<br />

L’acquisto degli schiavi, che all’Africa offrì una contropartita di beni futili (acool, monili<br />

e simili), servì <strong>in</strong>vece allo sviluppo del capitalismo europeo, specialmente alla Gran<br />

Bretagna e alla sua affermazione nel XVIII secolo, tanto che gran parte delle navi veniva<br />

costruita appositamente per questo commercio. A loro volta gli Stati Uniti se ne<br />

avvantaggiarono per l’esportazione del cotone, che era possibile coltivare a basso prezzo<br />

tramite lo sfruttamento degli schiavi.<br />

La storia, soprattutto nei suoi aspetti più problematici, abbisogna di comprensione e<br />

anche di perdono ma non di oblio: bisogna <strong>in</strong>nanzi tutto non dimenticare quanto è<br />

avvenuto e prepararsi così al futuro, e anche a questo è valsa l’<strong>in</strong>iziativa del Dossier,<br />

nella conv<strong>in</strong>zione che questo cont<strong>in</strong>ente, culla dell’uomo e della civiltà (è <strong>in</strong> Africa che<br />

nel 1975 furono trovati i resti più antichi dell’homo erectus, risalenti a due milioni di<br />

anni prima), ha subìto gravi torti nella sua storia.<br />

A FRICA – ITALIA. SCENARI MIGRATORI

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