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0-africa (4) :prova polonia - Stranieri in Italia

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Il “terzo gigante”? Prospettive demografiche del cont<strong>in</strong>ente <strong>africa</strong>no<br />

Mali, Ciad, Niger, Gabon, Congo, Repubblica Centr<strong>africa</strong>na, Angola, Botswana e Namibia si<br />

collocano con una popolazione al di sotto delle dieci persone ogni chilometro quadrato di<br />

superficie.<br />

A spiegazione del basso livelli di densità di popolazione si offre la concomitanza di una<br />

serie di fattori che vanno dalla non sempre favorevole conformazione morfologica (i grandi<br />

deserti come il Sahara, Namib, Kalahari, ecc, le foreste pluviali, le vaste savane, gli altipiani,<br />

ecc.), alle condizioni socio-economiche precarie, alla ricorrente <strong>in</strong>stabilità politica, alla<br />

perdurante crisi alimentare e, non ultimo, al devastante impatto ambientale del processo di<br />

“cambiamento climatico”.<br />

Oggi giorno 34 Paesi <strong>africa</strong>ni su 53 sono considerati tra i Paesi Meno Sviluppati (PMS),<br />

cioè sono <strong>in</strong>seriti nella categoria dei Paesi cui gli aiuti allo sviluppo sono <strong>in</strong>dirizzati <strong>in</strong><br />

via prioritaria, considerato il presente di disperazione e la quasi completa assenza di<br />

prospettive.<br />

Secondo le stime della Banca Africana per lo Sviluppo circa il 44% della popolazione <strong>africa</strong>na<br />

vive al di sotto della soglia di povertà estrema (1,25 dollari al giorno a parità di potere<br />

d’acquisto). In particolare, metà della popolazione dell’Africa subsahariana vive ancora al<br />

di sotto della soglia di povertà estrema (380 milioni di persone), con punte superiori all’80%<br />

<strong>in</strong> Uganda ed Etiopia o al 70% <strong>in</strong> Mali e Nigeria – Paesi <strong>in</strong> cui la situazione viene aggravata<br />

anche a causa del sostenuto <strong>in</strong>cremento della popolazione.<br />

Tra le piaghe del cont<strong>in</strong>ente nero si possono citare: la disoccupazione giovanile (f<strong>in</strong>o al<br />

60% della forza lavoro <strong>in</strong> un cont<strong>in</strong>ente che conosce una età media pari a 19 anni), l’esorbitante<br />

percentuale degli attivi <strong>in</strong> agricoltura (70%), la crescente urbanizzazione (tra il 40<br />

e il 70% della popolazione) <strong>in</strong> condizioni di estrema precarietà. Quest’ultimo è un fenomeno<br />

che non riguarda solo l’Africa bensì un terzo della popolazione urbana mondiale (1 miliardo<br />

di persone).<br />

Il livello delle difficoltà di cui soffre il cont<strong>in</strong>ente <strong>africa</strong>no può essere colto nella sua complessità<br />

qualora si prenda <strong>in</strong> esame l’Indice di Sviluppo Umano (ISU) curato dall’UNDP, coefficiente<br />

risultante dall’elaborazione composita di diversi <strong>in</strong>dicatori sensibili di natura demografica<br />

e socio-economica che presenta una graduatoria mondiale del livello di sviluppo raggiunto<br />

dall’umanità. Salvo rare eccezioni, come nel caso della Libia (55°), i Paesi <strong>africa</strong>ni si<br />

attestano nella graduatoria <strong>in</strong>ternazionale dello sviluppo umano solo a partire dalla 98°<br />

posizione (livello medio-basso) e monopolizzano il segmento f<strong>in</strong>ale relativo ai Paesi a basso<br />

sviluppo umano (a partire dalla 150° posizione sono <strong>africa</strong>ni 31 su 33 Paesi). Nel corso degli<br />

anni ’90, <strong>in</strong>oltre, hanno conosciuto un decremento di Sviluppo Umano 21 Paesi, di cui 7<br />

repubbliche post-sovietiche e 14 Paesi dell’Africa subsahariana (nel loro caso, purtroppo, per<br />

una “crisi” strutturale e non cont<strong>in</strong>gente).<br />

Le proiezioni demografiche: sarà l’Africa il “terzo gigante”?<br />

Le proiezioni demografiche delle Nazioni Unite permettono di anticipare e <strong>in</strong>terpretare<br />

ulteriori fenomeni sociali connessi alla crescita demografica, come la progressiva urbanizzazione<br />

della popolazione e il suo impatto sull’ambiente globale e sull’accesso alle risorse.<br />

Oggi, la metà della popolazione mondiale vive nelle aree metropolitane e questo fenomeno<br />

è dest<strong>in</strong>ato ad aumentare ulteriormente nel futuro. Eppure si è molto lontani dall’implementazione<br />

delle misure necessarie per affrontare la questione delle carenti condizioni di vita<br />

A FRICA – ITALIA. SCENARI MIGRATORI

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