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0-africa (4) :prova polonia - Stranieri in Italia

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L’Africa e l’<strong>in</strong>formazione<br />

L’<strong>in</strong>formazione da e per il Sud del mondo, soprattutto per l’Africa, sembra rispondere<br />

addirittura a logiche di tipo coloniale o se si vuole neocoloniale. Pur non esistendo, a<br />

quanto pare, censimenti compiuti e attendibili, è noto attraverso più fonti che la stragrande<br />

maggioranza delle cent<strong>in</strong>aia di testate giornalistiche pubblicate <strong>in</strong> Africa per gli <strong>africa</strong>ni<br />

(<strong>in</strong>torno a 700 le più significative, secondo alcune fonti), pur vestendo panni locali, ha<br />

<strong>in</strong> realtà proprietari nel Nord del mondo e <strong>in</strong> particolare nelle capitali delle cosiddette grandi<br />

potenze. Ed è mai davvero pensabile che questi editori “coloniali” facciano giungere <strong>in</strong><br />

Africa e lì producano – per consumo locale o esportazione – <strong>in</strong>formazione che non conviene<br />

ai loro <strong>in</strong>teressi?<br />

Il digital divide o fossato digitale<br />

Accanto al condizionamento politico e proprietario, frutto di un complicato viluppo di<br />

<strong>in</strong>teressi di varia natura – <strong>in</strong> cui i media, se non proprio di braccio armato, possono assumere<br />

il ruolo di efficaci fiancheggiatori – per l’Africa è di certo forte anche il condizionamento<br />

tecnico dovuto al “fossato digitale” (digital divide). Se ne parla soprattutto per le<br />

più moderne forme di <strong>in</strong>formazione e comunicazione, ma non risulta irrilevante neppure per<br />

i media più tradizionali, nel momento <strong>in</strong> cui si riflette sull’orig<strong>in</strong>e non <strong>africa</strong>na anche dei<br />

mezzi di produzione del settore, dalle rotative agli apparati radiotelevisivi.<br />

Illum<strong>in</strong>anti per un tentativo di misurazione del fossato, o divario digitale che dir si<br />

voglia, appaiono i più recenti dati disponibili sulla diffusione dell’accesso a <strong>in</strong>ternet ad alta<br />

velocità: 1 abbonato su 1.000 <strong>in</strong> Africa a fronte dei 200 su 1.000 <strong>in</strong> Europa. Inoltre, secondo<br />

uno studio realizzato l’anno scorso dall’Unione <strong>in</strong>ternazionale per le telecomunicazioni<br />

(Itu), nel cont<strong>in</strong>ente “naviga” appena una persona su 20, a fronte di un tasso mondiale<br />

del 23%. Nel rapporto, però, emerge anche un dato <strong>in</strong>coraggiante: <strong>in</strong> c<strong>in</strong>que anni, tra il<br />

2002 e il 2007, i contratti di telefonia mobile sono passati da un milione a circa quattro<br />

milioni e centomila. Appena qualche anno fa, Franco Bassan<strong>in</strong>i – più volte m<strong>in</strong>istro e sottosegretario<br />

<strong>in</strong> passati governi italiani, componente dell’ICT/Task Force Advisory Board<br />

dell’Onu, consulente del governo francese per l’ammodernamento dell’istruzione pubblica –<br />

nella prefazione al libro Digital divide: la nuova frontiera dello sviluppo globale, scriveva tra<br />

l’altro: “Operazione assai più ardua, lunga e difficile è quella di far uscire dall’abisso digitale<br />

i paesi sottosviluppati, nei quali mancano le condizioni strutturali per qualunque processo<br />

di crescita e sviluppo. Ma anche per questi, l’opportunità digitale <strong>in</strong>dica strade<br />

nuove. Strade nuove per le stesse politiche di cooperazione <strong>in</strong>ternazionale. Al netto dell’aiuto<br />

alimentare e sanitario, necessari a tamponare drammatiche emergenze umane, val<br />

la pena concentrare tutte le risorse disponibili sull’alfabetizzazione di base e sull’ elettrificazione,<br />

così da creare nei tempi più rapidi possibili le condizioni strutturali che renderanno,<br />

poi, possibile sfruttare appieno le ICT (Information and Communication<br />

Technologies, ndr) per <strong>in</strong>nescare processi coord<strong>in</strong>ati e diffusi di sviluppo e crescita autopropulsiva<br />

e autogestita. È anche questa una scelta politica, la scelta di nuove priorità, di<br />

una nuova frontiera per la cooperazione <strong>in</strong>ternazionale. Non dipende dal caso. Dipende dai<br />

governi, dalle Nazioni Unite; ma <strong>in</strong> ultima analisi da tutti noi, cittad<strong>in</strong>i del mondo” 2 .<br />

L’Unione Africana (UA) è sembrata voler affrontare di petto la questione, con il vertice<br />

tenuto dal 25 gennaio al 2 febbraio di quest’anno (2010) ad Addis Abeba, <strong>in</strong> Etiopia, dedicandolo<br />

al tema ‘Tecnologie dell’<strong>in</strong>formazione e della comunicazione <strong>in</strong> Africa: sfide e pro-<br />

A FRICA – ITALIA. SCENARI MIGRATORI

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