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Guida di Bologna - Emilia Romagna Turismo

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Francesco, San Domenico e San Procolo.<br />

All’incrocio del Voltone si verifica, poi, un<br />

curioso fenomeno: se ci si avvicina ad uno dei<br />

quattro piloni d’angolo e si parla sottovoce, è<br />

possibile farsi sentire da chi sta vicino al pilone<br />

nell’angolo opposto. Proprio su tale incrocio<br />

s’innalza la maestosa Torre dell’Arengo, visibile<br />

dal centro <strong>di</strong> Piazza Maggiore. La grande campana<br />

della Torre, detta “campanazzo”, fu installata<br />

nel 1453 per richiamare a raccolta il popolo<br />

nei momenti <strong>di</strong> pericolo, oggi rintocca solo<br />

in occasione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> eventi citta<strong>di</strong>ni.<br />

Palazzo Re Enzo era chiamato “palatium<br />

novum” perché fu costruito, tra il 1244 e il 1246,<br />

accanto alla sede comunale del Palazzo del<br />

Podestà, con lo scopo <strong>di</strong> ampliare gli spazi in<br />

cui si svolgevano le funzioni pubbliche.<br />

Divenne invece la ricca prigione <strong>di</strong> Enzo, re <strong>di</strong><br />

Sardegna, figlio dell’imperatore Federico II <strong>di</strong><br />

Svevia. Re Enzo fu fatto prigioniero durante la<br />

Piazza e Fontana del Nettuno<br />

La fontana del Nettuno, conosciuta anche<br />

come “del Gigante”, è uno dei monumenti<br />

più famosi della città. La<br />

piazza in cui si trova fu<br />

realizzata nel 1564 demolendo<br />

un gran numero <strong>di</strong><br />

piccoli e<strong>di</strong>fici preesistenti.<br />

L’architetto fu Tommaso<br />

Laureti scultore e pittore<br />

palermitano. Per realizzare<br />

la statua del Nettuno<br />

ingaggiò da Firenze lo<br />

scultore fiammingo Jean<br />

Boulogne de Douai, detto<br />

il Giambologna.<br />

Per la fusione del bronzo<br />

necessario per la statua, il<br />

Giambologna si avvalse<br />

dell’opera <strong>di</strong> Zanobio Portigiani, fon<strong>di</strong>tore<br />

espertissimo. La statua fu realizzata nella<br />

Fabbriceria <strong>di</strong> San Petronio che si trovava in<br />

un e<strong>di</strong>ficio sito nell'attuale piazza Galvani,<br />

detta dell’Accademia o delle Scuole o del<br />

Pavaglione.<br />

Sul lato a ovest della piazza è oggi visibile<br />

una lapide che recita: “IN QUESTE CASE<br />

DELLA FABBRICERIA DI SAN PETRONIO IN<br />

UNA GRANDE STANZA A PIANO TERRA<br />

MICHELANGELO NEL 1506 FUSE LA STA-<br />

TUA DI GIULIO II, GIAMBOLOGNA NEL<br />

1564 FUSE IL NETTUNO, MENGANTI NEL<br />

1580 FUSE LA STATUA DI GREGORIO XIII.<br />

QUI NEL PRINCIPIO DEL CINQUECENTO<br />

ABITÒ ED EBBE BOTTEGA LO SCULTORE<br />

FERRARESE ALFONSO LOMBARDI”. Le<br />

opere in pietra della Fontana sono state<br />

battaglia <strong>di</strong> Fossalta nel 1249 contro gli imperiali<br />

e i bolognesi lo tennero rinchiuso fino alla<br />

sua morte, avvenuta nel 1272 in questo stesso<br />

palazzo, cui venne dato in seguito il suo nome.<br />

Salendo la scalinata che costeggia il cortile del<br />

palazzo <strong>di</strong> Re Enzo si arriva alla sala del Palazzo<br />

del Podestà e a quello che fu il palazzo del<br />

Capitano del Popolo, che sorge tra Palazzo del<br />

Podestà e Palazzo Re Enzo.<br />

Anticamente, il pianterreno <strong>di</strong> Palazzo Re Enzo<br />

era usato come armeria e deposito per il “carroccio”:<br />

un grosso carro su cui era installato un<br />

altare; secondo la tra<strong>di</strong>zione il carroccio, simbolo<br />

del Comune <strong>di</strong> <strong>Bologna</strong>, era portato dai<br />

buoi nel mezzo della battaglia e valorosamente<br />

<strong>di</strong>feso dai soldati per evitarne la cattura da<br />

parte dei nemici. L’aspetto attuale del palazzo<br />

è il frutto <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali interventi <strong>di</strong> restauro realizzati<br />

da Alfonso Rubbiani tra il 1905 e il 1913.<br />

Dalla strada si può ancora vedere l’antica torre<br />

che fu incorporata nell’angolo durante la sua<br />

realizzate dai mantovani Giovanni Andrea<br />

della Porta e Antonio Fasano e dal milanese<br />

Andrea Riva. Le pietre utilizzate sono<br />

due calcari veneti: il rosso<br />

ammonitico e il bronzetto <strong>di</strong><br />

Verona nella sua versione più<br />

chiara. Come per la Basilica <strong>di</strong><br />

San Petronio i colori rosso e<br />

bianco dovevano ricordare<br />

quelli del libero Comune <strong>di</strong><br />

<strong>Bologna</strong>.<br />

Per alimentare la fontana si<br />

fece venire l’acqua da due sorgenti<br />

a sud della città e per la<br />

costruzione della muratura<br />

furono adoperati mattoni<br />

ottenuti dallo smantellamento<br />

dei merli delle mura. Sui<br />

quattro lati della grande vasca<br />

calcarea vi sono quattro incisioni che <strong>di</strong>cono:<br />

“FORI ORNAMENTO” (fatta per ornare<br />

la piazza); “POPULI COMMODO” (fatta ad<br />

uso dei citta<strong>di</strong>ni); “AERE PUBLICO” (fatta<br />

con sol<strong>di</strong> pubblici); “MDLXIIII” (caratteri<br />

romani per in<strong>di</strong>care la data 1564, benché in<br />

realtà l’opera sia stata terminata solo nel<br />

1566). Vale forse la pena <strong>di</strong> notare che questa<br />

fontana, come la Fontana Vecchia, oggi<br />

percepita come monumento, aveva in passato<br />

un uso pratico poiché serviva ai citta<strong>di</strong>ni<br />

per attingere l’acqua con l’aiuto degli<br />

“acquaioli”, portatori che sostavano tutto il<br />

giorno accanto alla fontana e portavano<br />

l’acqua alle case, in cambio <strong>di</strong> un piccolo<br />

compenso. Il monumento venne più volte<br />

smontato per restauri o per proteggerlo<br />

durante le guerre.<br />

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