Guida di Bologna - Emilia Romagna Turismo
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sioni i Bentivoglio. Questo almeno fino al 1488,<br />
quando i Malvezzi presero parte alla congiura<br />
contro i Bentivoglio tessuta dai Marescotti.<br />
Sconfitti, furono privati delle loro ricchezze e<br />
cacciati dalla città. Nel 1506, in seguito all’esilio<br />
dei Bentivoglio e all’annessione della città allo<br />
Stato della Chiesa, i Malvezzi tornarono a<br />
<strong>Bologna</strong>, rientrando in possesso <strong>di</strong> tutti i loro<br />
beni e del titolo senatorio.<br />
La costruzione del palazzo su progetto <strong>di</strong><br />
Bartolomeo Triachini iniziò nel 1560. Fra gli<br />
interventi <strong>di</strong> maggior valore si ricorda la realizzazione<br />
dello scalone voluta nel 1725 dal marchese<br />
Giuseppe Malvezzi de’ Me<strong>di</strong>ci e attribuita<br />
inizialmente all’architetto Alfonso<br />
Torreggiani, ma in realtà progettata dall’archi-<br />
Famiglia Bentivoglio<br />
La famiglia feudale dei Bentivoglio apparve a<br />
<strong>Bologna</strong> nel XIV secolo. L’origine della famiglia<br />
è legata a Re Enzo, figlio dell'imperatore<br />
Federico II, imprigionato dai bolognesi. Tra le<br />
molteplici leggende nate intorno alla figura<br />
del re, la più famosa vuole, infatti, che il capostipite<br />
della casata dei Bentivoglio fosse niente<br />
meno che figlio <strong>di</strong> Re Enzo e <strong>di</strong> una conta<strong>di</strong>na<br />
bolognese, Lucia <strong>di</strong> Viadàgola. Il nome<br />
del bambino avrebbe preso origine dalle<br />
parole che Enzo era solito ripetere a<br />
Lucia: “amor mio, ben ti voglio”, da<br />
cui Bentivoglio.<br />
L’egemonia della famiglia iniziò il 14<br />
marzo 1401 dopo la cacciata del<br />
Legato Pontificio, quando Giovanni<br />
I Bentivoglio <strong>di</strong>venne Gonfalone <strong>di</strong><br />
Giustizia a vita. Con alterne vicende la<br />
famiglia continuerà a regnare sulla città<br />
sotto il comando <strong>di</strong> Anton Galeazzo (tumulato<br />
nel sarcofago del 1435 opera <strong>di</strong> Jacopo della<br />
Quercia, all’interno della chiesa <strong>di</strong> San<br />
Giacomo Maggiore), poi <strong>di</strong> Annibale I, ucciso<br />
dalla famiglia Canetoli nel 1445 , e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Sante, in grado <strong>di</strong> garantire ai bolognesi un<br />
lungo periodo <strong>di</strong> pace. Nel 1462, alla morte <strong>di</strong><br />
Sante Bentivoglio, Giovanni II <strong>di</strong>venne signore<br />
<strong>di</strong> <strong>Bologna</strong> e lo restò per più <strong>di</strong> quarant’anni.<br />
Sotto il suo comando, anche grazie ad un<br />
nuovo equilibrio politico e <strong>di</strong>plomatico con gli<br />
altri stati italiani, <strong>Bologna</strong> entrò definitivamente<br />
nel Rinascimento, non solo nel campo dell’arte,<br />
ma in ogni altro aspetto della vita sociale<br />
e culturale. In questi anni gli interventi urbanistici<br />
furono notevoli: basti pensare alla creazione<br />
<strong>di</strong> piazza Calderini, delle Volte dei<br />
Pollaroli, degli slarghi antistanti San Salvatore e<br />
San Martino. La costruzione <strong>di</strong> chiese e palazzi<br />
e il loro arricchimento con nuove opere pittoriche<br />
e decorative, <strong>di</strong>edero un nuovo volto<br />
tetto e scenografo bolognese <strong>di</strong> fama europea<br />
Francesco Bibiena. I Malvezzi a metà del 1800<br />
impreziosirono il piano nobile, grazie al genio<br />
dello scenografo Francesco Cocchi, ai figuristi<br />
Antonio Muzzi e Girolamo Dal Pane e agli ornamenti<br />
creati da Giuseppe Ba<strong>di</strong>ali, Andrea Pesci e<br />
Luigi Samoggia. Nel 1931 il palazzo fu acquistato<br />
dall’Amministrazione Provinciale <strong>di</strong> <strong>Bologna</strong>. Gli<br />
arre<strong>di</strong> e la biblioteca andarono <strong>di</strong>spersi nel mercato<br />
antiquario. Ad oggi, a seguito della ristrutturazione<br />
condotta sotto la <strong>di</strong>rezione dell’architetto<br />
Emilio Boselli negli anni ’30, lo scalone<br />
bibienesco risulta notevolmente cambiato,<br />
mentre le sale decorate del piano nobile mantengono<br />
l’aspetto originario e sono utilizzate<br />
come locali <strong>di</strong> rappresentanza. Per visitare le<br />
rinascimentale alla città. Tra le altre opere, fu<br />
terminato Palazzo Bentivoglio, nell’area oggi<br />
occupata dal Teatro Comunale e dai Giar<strong>di</strong>ni<br />
del Guasto. Sulla scia <strong>di</strong> questo nuovo avvio<br />
delle attività e dello sviluppo civile, si perfezionarono<br />
gli insegnamenti della me<strong>di</strong>cina,<br />
della filosofia, dell’astronomia, <strong>di</strong> cui grande<br />
rappresentante fu Girolamo Manfre<strong>di</strong>. In questo<br />
periodo si stanziarono a <strong>Bologna</strong> anche<br />
Giovanni Pico della Mirandola e Niccolò<br />
Copernico. Nel campo artistico giunsero in<br />
città pittori della Scuola ferrarese;<br />
Niccolò dell’Arca lavorò alla meravigliosa<br />
arca marmorea che raccoglie<br />
i resti <strong>di</strong> San Domenico; Aristotele<br />
Fioravanti, architetto progettò e<br />
realizzò l’imponente portico del<br />
Palazzo del Podestà. Verso la fine<br />
della sua signoria, Giovanni II<br />
Bentivoglio, sotto l’influenza della<br />
moglie Ginevra Sforza, commise parecchi<br />
errori, trasformandosi gradualmente in un<br />
tiranno nella gestione degli affari citta<strong>di</strong>ni e<br />
comportandosi in maniera ambigua nei confronti<br />
degli altri Stati. Il casus belli, che portò<br />
all’inimicizia definitiva con le altre famiglie<br />
nobili bolognesi, fu l’ecci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 240 membri<br />
della famiglia Marescotti, voluta da Giovanni<br />
II per timore che Agamennone Marescotti<br />
intendesse prendere il potere a <strong>Bologna</strong>. Alla<br />
luce <strong>di</strong> questi eventi, nel 1506 i bolognesi aiutarono<br />
le truppe <strong>di</strong> papa Giulio II a riannettere<br />
<strong>Bologna</strong> al Papato. Giovanni II, insieme alla<br />
moglie Ginevra e ai figli, fuggirono dalla città.<br />
Nel 1507, in seguito al tentativo dei figli <strong>di</strong><br />
Giovanni II <strong>di</strong> riprendere il potere, il popolo<br />
bolognese <strong>di</strong>strusse Palazzo Bentivoglio.<br />
Dopo la fine dell’egemonia dei Bentivoglio<br />
<strong>Bologna</strong> rimase annessa allo Stato della<br />
Chiesa fino al 1796, anno dell’invasione napoleonica.<br />
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