don giovanni - Appunti Unict
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I personaggi sono:<br />
• Don Giovanni: nobile cavaliere molto licenzioso che passa la vita a sedurre le <strong>don</strong>ne (baritono).<br />
• Leporello: servitore di Don Giovanni. Scrive le sue conquiste di <strong>don</strong>ne su un catalogo (basso-baritono o basso buffo).<br />
• Commendatore: il Signore di Siviglia e padre di Donna Anna; all'inizio dell'opera sarà ucciso da Don Giovanni poi tornerà sottoforma di<br />
statua per punirlo (basso o basso profondo).<br />
• Donna Anna: figlia del Commendatore e promessa sposa di Don Ottavio (soprano).<br />
• Don Ottavio: promesso sposo di Donna Anna (tenore).<br />
• Donna Elvira: nobile dama di Burgos abban<strong>don</strong>ata da Don Giovanni. Donna Elvira lo cerca affinché si penta delle sue malefatte (soprano<br />
o mezzosoprano).<br />
• Zerlina: una contadina corteggiata da Don Giovanni (soprano o mezzosoprano).<br />
• Masetto: promesso sposo di Zerlina ed è molto geloso di lei (baritono, basso-baritono o basso).<br />
• Contadini e Contadine: amici di Masetto e Zerlina (coro).<br />
• Servi: servitori e gendarmi di Donna Anna e Don Ottavio (coro).<br />
• Suonatori: i suonatori di Don Giovanni (coro).<br />
• Demoni e Diavoli: sono entità infernali richamate dalla statua del Commendatore per trascinare Don Giovanni all'inferno (coro).<br />
L'ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra è il nome di un'opera teatrale attribuita a Tirso de Molina. È la prima opera in cui<br />
figura Don Juan, che riscontrerà così tanto successo nella drammaturgia e nell'operistica europea successiva.<br />
Il dramma è in versi, e diviso in tre giornate. L'intreccio si basa sulle gesta di Don Juan, <strong>don</strong><strong>giovanni</strong> promesso sposo di <strong>don</strong>na Anna, figlia di<br />
<strong>don</strong> Gonzalo de Ulloa. Il giovane seduce la duchessa Isabela, nobile napoletana, fingendosi il suo promesso sposo, il duca Ottavio.<br />
Fuggito da Napoli per salvare la pelle, approda in Spagna dove viene raccolto, dopo un naufragio, dalla pescatrice Tisbea, che cede al suo<br />
fascino.<br />
Il re Alfonso XI, però, dispone che <strong>don</strong> Juan sposi l'offesa Isabela, mentre Ottavio convolerà a nozze con <strong>don</strong>na Anna come risarcimento<br />
dell'onta subita. Donna Anna è invece segretamente innamorata del marchese de la Mota.<br />
Don Juan, contrario alla costrizione del matrimonio, uccide <strong>don</strong> Gonzalo de Ulloa. Dopo altre avventure con <strong>don</strong>ne, tra cui Aminta, si reca in<br />
una chiesa dove troneggia una statua di <strong>don</strong> Gonzalo. In vena di facezie, <strong>don</strong> Juan lo invita a cena, decretando così la sua morte: la statua, infatti,<br />
lo trascinerà all'inferno per punirlo delle sue malefatte.
Trama<br />
Atto I<br />
Don Giovanni o Il convitato di pietra è una tragicommedia in prosa in cinque atti di Molière. Rappresentata a<br />
Parigi al Palais-Royal il 15 febbraio 1665, venne pubblicata con tagli nel 1682 e ad Amsterdam nel 1683 con<br />
reintegrazioni. Su richiesta della vedova di Molière, Thomas Corneille ne fece un adattamento in versi nel 1667,<br />
che rimase il testo adottato sulle scene fino a metà Ottocento.<br />
Don Giovanni, seduttore incallito, ha costretto Donna Elvira a fuggire dal convento, in cui si trovava, ma solo per<br />
sedurla e abban<strong>don</strong>arla. Donna Elvira, decisa a tornare in clausura per il resto della sua vita, preannuncia a Don<br />
Giovanni la maledizione del Cielo.<br />
Atto II<br />
Don Giovanni e il servitore Sganarello scampano a una burrasca grazie all'aiuto di Pierrot. Carlotta, promessa sposa di<br />
Pierrot, cede alle lusinghe di Don Giovanni; come lei anche Mirrina. Con un abile gioco di parole Don Giovanni riesce<br />
a eludere il confronto con le due <strong>don</strong>ne, alle quali ha giurato eterno amore con la promessa di un matrimonio. L'atto si<br />
chiude con La Frasca che avverte il suo signore(Don Giovanni) che 12 uomini a cavallo lo stanno cercando. Don<br />
Giovanni, per non farsi trovare, si cambia d'abito col servo.<br />
Atto III<br />
In una foresta Don Giovanni soccorre un gentiluomo assalito da tre banditi e scopre che si tratta di Don Carlos, uno dei<br />
fratelli di Donna Elvira, il quale cerca Don Giovanni per vendicare l'onore della sorella. Riconosciuto, Don Giovanni<br />
viene lasciato libero per l'azione generosa da lui compiuta. Inoltratosi nella foresta si trova di fronte al monumento<br />
funebre del Commendatore, da lui assassinato, che accetta l'invito a cena, fattogli per bravata da Don Giovanni.<br />
All'inizio incontra anche un pover uomo al quale fa l'elemosina solo a patto che egli bestemmi.<br />
Atto IV<br />
Don Giovanni riesce, fingendo cortesia e rispetto, a non dare denaro al suo creditore: il signor Domenica. Don Luigi,<br />
padre del protagonista, mostra il suo risentimento nei confronti del figlio. Donna Elvira gli comunica che si ritirerà a<br />
vita religiosa e lo supplica di pentirsi.<br />
Atto V<br />
Don Giovanni decide di diventare un uomo di Chiesa, ma in realtà non lo fa per vocazione, ma solo perché crede che<br />
ciò possa mettere a tacere il padre e gli consenta di possedere un alibi per le sue future storielle. Un fantasma lo avverte<br />
che il cielo presto lo punirà e ciò infatti avviene: all'arrivo della statua del Commendatore, che lo esorta per l'ultima<br />
volta a pentirsi, Don Giovanni si mostra indifferente e invita il Commendatore a sedere a tavola. Di lì a poco, egli<br />
precipiterà negli inferi, inghiottito dalla terra.<br />
Reazioni<br />
Quest'opera di Molière suscitò un grande scandalo negli ambienti ecclesiastici, per i quali il Don Giovanni costituiva<br />
un'inaccettabile apologia del libertinismo. A ciò si aggiungeva la presenza di un personaggio come Sganarelle, il<br />
servitore, che appariva come un personaggio superstizioso oltre che irriverente (in particolare per la sua battuta finale in<br />
cui egli, di fronte al castigo del padrone non fa altro che reclamare la sua paga)<br />
Critica<br />
Narra la storia di un giovane senza religione e senza regole, che passa la vita a far innamorare splendide giovinette, non<br />
rammaricandosi mai per la propria condotta immorale, neanche in seguito ai bonari rimbrotti del suo servo.<br />
Molière è stato accusato in quest'opera, al tempo della pubblicazione, di mostrare un protagonista senza principi né valori, che poteva<br />
diseducare le masse; il drammatico finale ad effetto dell'opera, nonostante sia una condanna, senza appello, di una condotta di vita<br />
dissoluta, non poteva risollevare, a detta dei detrattori dell'opera, le sorti di una commedia così perversa.
Ma all'occhio moderno queste accuse per<strong>don</strong>o la loro efficacia, e il lettore di oggi ha una visione in genere differente questa<br />
rappresentazione teatrale. Ciò che colpisce maggiormente è l'istanza burlesca di tutta la vicenda, il tono scanzonato e mai opprimente<br />
con cui viene narrata, mentre la figura del servo riesce, a suo modo, ad imporre l'attenzione per la sua parvenza a metà fra il<br />
biasimevole e l'autoironico. Il finale così perentorio, folgorante (in tutti i sensi), invece, lascia il lettore moderno un po' interdetto, e<br />
solo la conoscenza delle premesse storiche dell'opera può permetterne una interpretazione corretta.<br />
Don Giovanni<br />
La leggenda di Don Giovanni Tenorio nasce in Spagna intorno al XVI secolo e viene fissata nel 1630 da Tirso de Molina, frate madrileno, nella commedia IL BURLADOR DE<br />
SEVILLA. La trama della vicenda viene poi ripresa in numerosi canovacci della Commedia Dell’Arte italiana, da autori francesi quali Dorimond e Villiers, poi essere raccolta da<br />
Molière, che nel 1665 scrisse DON GIOVANNI, e da molti altri, tra cui ricordiamo Mozart, con il suo DON GIOVANNI del 1787 su libretto di Lorenzo da Ponte, G. Angiolini, con<br />
il suo balletto su musiche di Gluck (1761) e, infine, Hohhmann e Byron in piena età romantica.<br />
Don Giovanni, aristocratico, giovane, bello, sensuale, ma anche bugiardo, arrogante ed inguaribile seduttore, è uno dei più inquietanti personaggi della letteratura di ogni<br />
tempo. La sua storia è quella di un uomo che sfida Dio trasgreden<strong>don</strong>e le leggi. Egli gode nel travestirsi, nel sostituirsi ad un altro per riuscire, con l’inganno, a godere di<br />
<strong>don</strong>ne che abban<strong>don</strong>erà poco dopo aver con esse consumato un giocoso rito d’amore. La rama dell’opera è proprio data dal susseguirsi di queste seduzioni e dalle inevitabili<br />
successive fughe fino al momento in cui, durante un’incursione notturna Don Giovanni uccide il padre di Donna Anna, una delle sue vittime.<br />
Da questo momento in poi è il rapporto tra il protagonista e la statua parlante del morto ad animare la scena. Infatti la statua, sfidata da Don Giovanni che non ha paura<br />
della morte, lo invita a cena e questi, coraggiosamente, accetta.<br />
La sera della cena, la statua, nel salutare Don Giovanni, gli porge la mano trascinandolo così con sé all’inferno.<br />
In realtà, il tema centrale intorno a cui ruota la vicenda è il rapporto tra il protagonista e Dio. Nel ‘600, con Tirso de Molina, Don Giovanni deve fare i conti con la morale<br />
cattolica imperante; infatti ha il senso dell’onore e crede in Dio pur se, consapevolmente, ne viola le leggi in nome del suo piacere personale. Solo con Molière l’azione di Don<br />
Giovanni si sposa ad un razionalismo molto vicino all’ateismo.<br />
Quando Molière portò alla ribalta il personaggio più popolare del teatro europeo, questo fu, per la prima volta accolto, se non dalla guerra aperta, dichiarata un anno prima<br />
contro il TARTUFO, da ostile freddezza, che durò nel secolo successivo, per tutto il ‘700, cioè, e più oltre. Causa della poca fortuna? La sconcertante modernità dell’opera che<br />
precorreva le posizioni più avanzate dell’illuminismo, costituendo una potente opera polemica di cui, forse, nemmeno l’autore stesso poteva valutare la precoce e grande<br />
importanza.<br />
Conclusione: Che avete fatto voi per essere nobile? ...No no... la nascita non conta nulla
WOLFGANG AMADEUS MOZART<br />
Don Giovanni<br />
libretto di Lorenzo Da Ponte<br />
(Il dissoluto punito, o sia Il Don Giovanni) Dramma giocoso in due atti KV 527<br />
Prima: Praga, Nationaltheater, 29 ottobre 1787<br />
Personaggi: Don Giovanni, giovane cavaliere estremamente licenzioso (B); Donna Anna, dama (S); Don Ottavio, suo<br />
promesso sposo (T); il Commendatore, padre di Donna Anna (B; Donna Elvira, dama di Burgos, abban<strong>don</strong>ata da Don<br />
Giovanni (S); Leporello, servo di Don Giovanni (B); Masetto, contadino (B; Zerlina, sua promessa sposa (S); contadini e<br />
contadine<br />
La trama<br />
Atto primo<br />
Scena prima – Giardino, notte<br />
Appena si apre il sipario lo spettatore riconosce una situazione molto precisa: in un giardino, di notte, un popolano va<br />
avanti e indietro nervosamente. Si tratta di sicuro di una sentinella che controlla che nessuno venga a disturbare<br />
l'avventura amorosa del padrone. Nel buio si agita infatti Leporello, servitore di Don Giovanni, che aspetta il suo<br />
padrone. Leporello si lamenta a gran voce del fatto che il suo padrone lo lasci al freddo mentre lui, egoista com'è, pensa<br />
solo al suo piacere. LEPORELLO Notte e giorno faticar / per chi nulla sa gradir; /piova e vento sopportar, / mangiar male<br />
e mal dormir... / Voglio far il gentiluomo, / e non voglio più servir.<br />
Ma l'impresa amorosa di Don Giovanni finisce male. A un tratto si sente gridare. Don Giovanni cerca di fuggire dal<br />
palazzo nel quale si è introdotto furtivamente, ma è trattenuto con forza da Donna Anna, la preda sessuale alla quale<br />
aveva puntato. Che cosa è successo dentro prima non lo sappiamo. Assistiamo all'epilogo violento e ne ricaviamo che<br />
Don Giovanni sia arrivato quasi a soddisfare il suo desiderio, con l'inganno o con la forza, e che la <strong>don</strong>na abbia reagito in<br />
modo imprevedibile. Ora grida che vuol vedere il volto del suo assalitore, che non potrà andarsene così. Lui replica che è<br />
una pazza. Sopraggiunge il padre di Donna Anna, il Commendatore, che sfida, nonostante i suoi anni, Don Giovanni.<br />
Don Giovanni lo uccide con la spada, poi fugge via seguito dall'esterrefatto Leporello<br />
Accorre Donna Anna, accompagnata dal fidanzato Don Ottavio e da servi con fiaccole. Vede il corpo del padre. Sviene.<br />
Si riprende. Chiede a Don Ottavio di giurare che non avrà pace finché non troverà l'assassino del padre. La travolgente<br />
sequenza iniziale termina con il giuramento di Don Ottavio.<br />
Quadro secondo – Strada, notte<br />
L'instancabile Don Giovanni, in cerca di nuove avventure, seguito dal riluttante Leporello, si imbatte in Donna Elvira,<br />
l'altro grande personaggio femminile aristocratico dell'opera, insieme a Donna Anna. Donna Elvira è stata sedotta e<br />
abban<strong>don</strong>ata da Don Giovanni e ora lo insegue per il mondo con un desiderio di vendetta misto al desiderio di possesso.<br />
Ora che ha riacciuffato Don Giovanni, non vuole lasciarselo sfuggire. Dalle sue parole capiamo che lo detesta, ma<br />
sarebbe disposta a per<strong>don</strong>arlo in cambio del suo ritorno, anche se non lo dice espressamente. Ma figurarsi se Don<br />
Giovanni può adattarsi a fare il marito! Distrae Donna Elvira e fugge lasciandola sola con Leporello, il quale, pensando di<br />
consolarla, tira fuori un "non picciol libro" in cui è solito annotare le conquiste di Don Giovanni, come il suo padrone<br />
stesso gli ha ordinato di fare. E' la famosa aria del catalogo LEPORELLO Madamina, il catalogo è questo / delle belle<br />
che amò il padron mio; un catalogo egli è che ho fatt'io: / osservate, leggete con me. / In Italia seicento e quaranta, / in<br />
Lamagna duecento e trentuna, / cento in Francia, in Turchia novantuna, / ma in Ispagna son già mille e tre.<br />
Altro che consolarsi o rassegnarsi! Donna Elvira, come è logico, diventa addirittura furibonda e parla come una vera<br />
Erinni. DONNA ELVIRA In questa forma, dunque. / Mi tradì il scellerato? /È questo il premio / che quel barbaro rende<br />
all'amor mio? / Ah, vendicar vogl'io / l'ingannato mio cor: pria ch'ei mi fugga... / si ricorra... si vada... Io sento in petto / sol<br />
vendetta parlar, rabbia e dispetto.<br />
In un paese vicino al palazzo di Don Giovanni un gruppo di contadini festeggia Masetto e Zerlina che si devono sposare<br />
proprio oggi. Arriva Don Giovanni e prende subito a corteggiare la futura sposa. Invita tutti al suo castello, dove porterà<br />
personalmente Zerlina. Leporello si incarica di tener buono Masetto. Una volta soli, Don Giovanni passa all'azione
secondo la sua tecnica consueta: lusinghe e promesse che irretiscono la preda, la confon<strong>don</strong>o, le tolgono la capacità di<br />
discernere. Si tratta di un vero e proprio incantamento al quale Zerlina tenta invano di resistere. Anche lei, come tutte le<br />
altre, cede e segue Don Giovanni verso un "casinetto". E' uno dei più famosi duetti di tutta la storia dell'opera. DON<br />
GIOVANNI Là ci darem la mano, / là mi dirai di sì. / Vedi, non è lontano: /partiam, ben mio, di qui. ZERLINA (Vorrei, e<br />
non vorrei... / mi trema un poco il cor... / Felice, è ver, sarei; / ma può burlarmi ancor.) DON GIOVANNI Vieni, mio bel<br />
diletto! ZERLINA (Mi fa pietà Masetto.) DON GIOVANNI Io cangerò tua sorte. ZERLINA (Presto non son più<br />
forte.)ZERLINA, DON GIOVANNI Andiam, andiam, mio bene, / a ristorar le pene / d'un innocente amor!<br />
Ma le cose non vanno come devono. Arriva Donna Elvira che mette in guardia Zerlina, risvegliandola bruscamente dal<br />
suo sogno d'amore aristocratico. Arrivano anche Don Ottavio e Donna Anna, che sono all'inseguimento dell'assassino<br />
del Commendatore. Ve<strong>don</strong>o Donna Elvira e restano colpiti dal suo aspetto nobile e disperato. Don Giovanni in qualche<br />
modo riesce ad allontanarsi. Donna Anna si rende conto che chi si è introdotto in casa sua e ha ucciso suo padre è<br />
proprio lui, Don Giovanni. Don Ottavio ribadisce il proprio giuramento di vendicare la morte del padre di Donna Anna.<br />
Nella scena successiva Don Giovanni canta che vuole divertirsi fino a note con queste "contadinotte".<br />
Quadro terzo – Giardino con due porte chiuse a chiave per di fuori. Due nicchie<br />
Masetto rimprovera a Zerlina di averlo tradito proprio il giorno delle nozze. Zerlina calma il fidanzato con la sua totale<br />
sottomissione e gli assicura che la sua virtù non è stata offesa. Arriva Don Giovanni, Masetto, ancora sospettoso, si<br />
nasconde in una nicchia per vedere non visto. Don Giovanni riprende il corteggiamento interrotto. Poi scorge Masetto e<br />
con prontezza di spirito invita entrambi a festeggiare nel suo palazzo,.<br />
Quadro quarto – Sala illuminata e preparata per una grande festa di ballo<br />
Durante la festa, Don Giovanni, che non è tipo da mollare la preda, tenta nuovamente di sedurre Zerlina.<br />
Sopraggiungono Donna Anna, Don Ottavio e Donna Elvira che, mascherati, assistono alla scena in cui Don Giovanni,<br />
aiutato da Leporello che tiene a bada Masetto, forza Zerlina e la trascina via, in una camera. Grande strepito. I tre si<br />
tolgono la maschera. Don Giovanni si vede scoperto. Accusa Leporello di essere stato lui a tentare di violentare Zerlina.<br />
L'atto finisce con Don Giovanni sotto accusa che però dice: "Se cadesse ancora il mondo / nulla mai temer mi fa!"<br />
Atto secondo<br />
Quadro primo – Strada<br />
Leporello, che dice sempre di voler abban<strong>don</strong>are il suo padrone ma non si decide mai, collabora ancora alle sue<br />
malefatte. Si lascia convincere, con il denaro, a scambiarsi i panni con Don Giovanni, che ha intenzione di sedurre la<br />
cameriera di Donna Elvira. Donna Elvira appare al balcone. Don Giovanni le chiede per<strong>don</strong>o e le professa eterno amore.<br />
Donna Elvira che, sentendo la voce del suo amato, crede di vederlo lì sotto, ci casca, scende in strada e segue Leporello<br />
travestito. Don Giovanni può così intonare una serenata alla cameriera di Donna Elvira. Arriva però Masetto con alcuni<br />
contadini armati, con tutta l'intenzione di uccidere il seduttore. Ma vengono ingannati dal travestimento. Alla fine è il<br />
povero Masetto che viene bastonato da Don Giovanni. Zerlina lo soccorre e gli presta cure amorevoli e maliziose.<br />
ZERLINA È un certo balsamo / che porto addosso: / dare tel posso, /se il vuoi provar. / Saper vorresti /dove mi sta? /<br />
Sentilo battere, / toccami qua.<br />
Quadro secondo – Atrio oscuro in casa di Donna Anna<br />
Leporello si trova nei guai, perché Donna Elvira si è accorta del travestimento. Sono accorsi anche Donna Anna, Don<br />
Ottavio, Zerlina e Masetto. Ora il servo chiede pietà e si sottrae per un soffio alla punizione. Don Ottavio, ormai certo che<br />
sia proprio Don Giovanni l'assassino del padre di Donna Anna, è deciso a rivolgersi alla forza pubblica. Donna Elvira,<br />
sola, canta il suo dolore per l'ennesimo inganno, ma non riesce a nascondere a se stessa un sentimento di pietà per<br />
l’empio seduttore senza cuore, che, ormai è certo, finirà male.<br />
Quadro terzo – Cimitero circondato da muro. Diverse statue equestri: statua del Commendatore<br />
Nel suo vagare notturno (sono le due, è la seconda notte di fila che tutti sono svegli), Don Giovanni incontra Leporello<br />
nel cimitero e gli racconta che ha tentato di sedurre la sua ragazza. Leporello si infuria. Don Giovanni ride. Si sente una<br />
voce che dice: "Di ridere finirai pria dell'aurora". E' la statua del Commendatore che parla e muove la testa, Leporello è<br />
fuori di sé dal terrore, ma Don Giovanni, che non ha paura di niente e non crede ai fantasmi, lo obbliga, spada in pugno<br />
ad invitare a cena la statua del Commendatore. E' l'estrema burla irriverente dell'audace libertino.<br />
Quadro quarto – Camera tetra
Don Ottavio dice a Donna Anna che presto Don Giovanni sarà punito dalla legge e cerca di convincerla ad accettare,<br />
finalmente la sua proposta di matrimonio. Ma lei, provata da tutto quanto è accaduto, lo prega di pazientare. Sembra una<br />
scusa. Donna Anna ama Don Ottavio?<br />
Quadro quinto – Sala. Una mensa preparata per mangiare<br />
Don Giovanni mangia con una voracità pari alla sua sua insaziabile voglia sessuale. Arriva Donna Elvira che gli<br />
preannuncia la rovina e cerca di indurlo al pentimento. Ma non c'è niente da fare. L'impenitente risponde: "Vivan le<br />
femmine! / Viva il buon vino! / Sostegno e gloria / d'umanità!". Arriva la statua del Commendatore. Tu mi hai invitato a<br />
cena e sono venuto, dice, ora tu vuoi venire a cena con me? Don Giovanni accetta la sfida estrema e dice che sì,<br />
seguirà il fantasma. Infine si sente avvolto dalle fiamme e scompare gridando. Arrivano tutti gli inseguitori. Leporello, che<br />
ha assistito alla terribile scena, racconta cosa è successo. Morale: "Questo è il fin di chi fa mal: / e de' perfidi la morte /<br />
alla vita è sempre ugual!"<br />
Confronto<br />
“Dom Juan” di Molière e “Don Giovanni” di Da Ponte<br />
Nonostante la trama del Don Giovanni di Molière e di quello di Da Ponte si somiglino e il protagonista sia lo stesso, ad<br />
un’analisi più approfondita ci si accorge di alcune importanti differenze. Queste differenze sono dovute in parte al periodo storico in<br />
cui le due opere sono state composte (Molière scrive nel 1665, mentre Da Ponte nel 1787, oltre un secolo più tardi), ma anche alle<br />
personalità degli stessi autori e ai loro intenti.<br />
Il commediografo francese ha voluto muovere una critica ai costumi del suo tempo, mettendo in evidenza il comportamento<br />
sconsiderato dei nobili. Questo Don Giovanni è appunto un cavaliere sicuro di sé, determinato a vivere la vita soddisfacendo ogni suo<br />
capriccio, come nella scena in cui chiede ad un poveretto di dire una bestemmia in cambio di denaro. Non ha dunque rispetto per<br />
nessuno, padre e Dio compresi; del nobile cavaliere ha conservato solo il titolo e il senso della lealtà in combattimento, per il resto è<br />
rappresentato come l’immagine dell’ipocrisia umana ai tempi di Molière. Un’ipocrisia che viene punita nel finale, facendolo<br />
sprofondare nell’inferno.<br />
La stessa fine è riservata anche al nuovo Don Giovanni, ma qui il discorso è diverso. Il libretto di Da Ponte dura solo due atti, contro<br />
i cinque della pièce francese, ed è definito dallo stesso autore come “dramma giocoso”, perché privo dei messaggi politici e morali<br />
presenti nell’originale. Il nuovo protagonista incarna ora il “carpe diem” oraziano e non vuole insegnare niente al proprio pubblico. È<br />
un Don Giovanni in costante movimento, molto più attivo del precedente, alla ricerca continua di una <strong>don</strong>na ideale con cui placare il<br />
proprio desiderio. La punizione finale è preceduta da un’ultima chance di pentimento che gli viene offerta e da lui prontamente<br />
rifiutata: è proprio per questo rifiuto che lo spettatore ammira e non critica questa versione libertina del <strong>don</strong>naiolo per eccellenza.<br />
Egli è quindi un libertino, cioè un libero pensatore, che non ha paura di manifestare le proprie idee, anche a costo della vita; lo stesso<br />
Lorenzo Da Ponte era considerato un libertino, quindi qui si nota l’influenza dell’autore e del periodo storico (siamo già in una<br />
mentalità propria del romanticismo) sull’opera.<br />
Certamente il personaggio di Molière appare meglio caratterizzato, ma bisogna ricordare che la lunghezza della rappresentazione<br />
teatrale è notevolmente superiore.<br />
Quest’ultima ha caratteristiche del tutto diverse rispetto alla versione musicata da Mozart. È infatti più giocata sull’ironia, che a sua<br />
volta si basa sull’uso sapiente della parola, mentre l’opera cantata è più diretta: non si compren<strong>don</strong>o le frasi, ma dal tono in cui sono<br />
dette emerge tutto il sentimento che il personaggio prova.