06.01.2013 Views

Bordwell - Appunti Unict

Bordwell - Appunti Unict

Bordwell - Appunti Unict

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

I. L'INVENZIONE E PRIMI ANNI DEL CINEMA (1880-1904)<br />

Il cinema fa la sua apparizione nella metà degli anni 90 dell’ 800, in un<br />

momento di piena espansione per gli Stati Uniti, ma il primato del<br />

mercato cinematografico fu inizialmente in mano alla società francesi.<br />

A seguito della prima guerra mondiale, la Francia e i paesi europei<br />

subirono una drastica diminuzione della produzione cinematografica, il<br />

vuoto fu colmato da Hollywood, che allargò il sistema di distribuzione<br />

anche all’estero. Alla fine della guerra gli americani dominavano il<br />

mercato.<br />

19 SECOLO<br />

Possiamo senza dubbio affermare che la fotografia, il processo<br />

fotografico in genere sono coloro che hanno creato i presupposti per<br />

la nascita della cinematografia. Proliferazione di forme visive; diorami<br />

per le classi medie, circhi e parchi divertimento a buon mercato. Il<br />

cinema è per le masse uno spettacolo visivo economico, i film<br />

diventano la forma d'arte visiva popolare della tarda età vittoriana.<br />

Dopo la rivoluzione industriale fu inventato il cinema, dapprima<br />

meccanismo tecnologico, poi forma di intrattenimento, infine mezzo<br />

artistico.<br />

Cinque presupposti:<br />

1.l'occhio umano percepisce il movimento se immagini diverse<br />

scorrono alla velocità minima di 16 immagini al secondo; Plateau e<br />

Stampfer inventano il fenachistoscopio, Horner lo zootropio, entrambi<br />

strumenti ottici che davano l'illusione di movimento.<br />

2. Capacità di proiettare una serie rapida di immagini su una<br />

superficie; si cominciò con le lanterne magiche.<br />

3. usare la fotografia per riprendere le immagini successivamente una<br />

all'altra con tempi di esposizione brevi. Niepce scattò la prima foto con<br />

tempo di esposizione di 8 h, Daguerre perfezionò la tecnica, Talbot<br />

introdusse i negativi su carta.<br />

4. impressionare una base flessibile. Eastman nel 1888 ideò Kodak,1<br />

apparecchio che impressionava rulli di carta sensibile, l'anno dopo il<br />

rullo di celluloide trasparente.<br />

5. un meccanismo a intermittenza adatto alle macchine da presa.<br />

Precursori del cinema: Muybridge fotografò i cavalli durante una<br />

corsa posizionando in fila 12 macchine fotografiche e proiettò il tutto<br />

con una lanterna magica; Marey studio il volo degli uccelli e con un<br />

fucile fotografico, poi inventò una macchina fotografica che<br />

impressionava una serie di foto su una pellicola di carta alla velocità di<br />

120 fotogrammi al secondo: Reynand costruì il prassinoscopio, le sue<br />

furono le prime esibizioni pubbliche di immagini in movimento, poi<br />

utilizzò una macchina fotografica per realizzare i suoi film; Le Prince<br />

arrivo quasi ad inventare il cinema con 6 anni di anticipo, realizzando<br />

brevi film a 16 fotogrammi al secondo con il rullo Kodak, ma fu<br />

incapace di inventare un proiettore utilizzabile.<br />

Invenzioni: Edison nel 1888 inizia a costruire macchine per<br />

riprendere e mostrare il movimento; il suo assistente Dickson tagliò la<br />

pellicola di Eastman in nastri da 35 mm e fece quattro perforazioni sui<br />

lati del fotogramma cosicché ruote dentate trascinasse la pellicola<br />

attraverso il kinetoscopio; con Edison costruì un teatro di posa e<br />

iniziarono a produrre nel 1893 film da 20 s, i numeri eseguiti da<br />

personaggi famosi. I fratelli Skladanowsky inventarono il bioskop che<br />

era però ingombrante; i fratelli Lumière inventarono subito dopo il<br />

cinematografo con pellicola da 35 mm e un meccanismo a<br />

intermittenza, inoltre in grado di stampare. Il loro primo film, a 16<br />

fotogrammi al secondo fu "l'uscita dalle fabbriche Lumière" nel 1895.<br />

Paul costruì in Inghilterra nuovi kinetoscopi poiché Edison brevettò il<br />

modello solo negli Usa e vendeva le pellicole solo a chi affittava i suoi<br />

apparecchi; insieme ad Acres, Paul realizzò un nuovo modello e<br />

girarono 13 film, tra cui il famoso "Rough sea at Dover"; Paul vendeva<br />

le sue macchine e rese più veloce la diffusione dell'industria<br />

cinematografica. Lathan e figli nel 1894 lavorarono proiettò e<br />

chiacchierò poco o la pensione per via dell'immagine poco luminosa.<br />

Jenkins e Armat produssero il proiettore phantoscope, Armat lo


migliorò e dei Edison lo produsse insieme alle pellicole. Nel 1904<br />

Caster sviluppò il mutoscope che utilizzava una pellicola da 70 mm;<br />

insieme a Dickson fondò la American Mutoscope Company che<br />

diventò la società cinematografica più famosa degli Usa che diffuse il<br />

peepshow proprio con il mutescope.<br />

Generi: le proiezioni inizialmente riguardavano temi di cronaca,<br />

vedute, panorami, resoconti di viaggio, eventi a volte creati studio, poi<br />

film di finzione. I film delle origini erano composti da un'inquadratura e<br />

l'azione si svolgeva in un'unica ripresa.<br />

Industria cinematografica francese: oltre all'archivio di vedute i<br />

Lumière produssero brevi scene comiche; l'invenzione del movimento<br />

di macchina si attribuisce a Promio che lo sperimentò su una gondola.<br />

Durante una proiezione di Lumière il Bazar de la Charitè si incendiò,<br />

fu una tragedia, 125 morti, che allontanò gli abbienti dal cinema.<br />

Méliès, illusionista è proprietario di un teatro, è ricordato soprattutto<br />

per i suoi film fantastici pieni di trucchi; utilizzava il fermomacchina e a<br />

volte tagliava le pellicole dopo la ripresa; da ricordare "sparizione di<br />

una signora al Robert-Houdinì", "L'affaire Dreyfus", "cenerentola"<br />

(utilizzò diverse inquadrature), "viaggio nella luna". famosissima e con<br />

attività estera fu la Pathé-Frères; infine la società Gaumont lanciò la<br />

prima donna regista, Alice Guy-Blachè.<br />

Gran Bretagna: inizialmente i film si basavano sull'attualità, come<br />

cinegiornale. Hepworth produsse fin dal 1905 al 1914. La scuola di<br />

Brighton racchiudeva i maggiori produttori, come Smith e Williamson,<br />

ex fotografi. Importante di quest'ultimo "The big swallow", mentre di<br />

Smith " Mary Jane's Mishap".<br />

USA: i film americani erano venduti anche all'estero, ma le case di<br />

produzione e si concentravano sul mercato nazionale. Generi più<br />

diffusi e rari filmati di guerra, le passioni e film sulla boxe. La<br />

American Mutoscope divenne AM&Biograph, la casa più famosa<br />

d'America a cui Edison fece causa perdendo; dal 1903 la AM&B<br />

produsse oltre alle 70 mm anche le 35 mm e assunse Griffith, tra i più<br />

importanti registi di cinema muto. Dirà poi l'American Vitagraph che in<br />

accordo con Edison girava film solo per la Edison company, questi era<br />

aiutato da Porter a girare più film possibili e a lui sono attribuiti senza<br />

attribuiti attribuite tutte le innovazioni antecedenti al Milano 108,<br />

inclusa la realizzazione del primo film narrativo "Life of an American<br />

Fireman" nel 1009 centotré. Il suo film più importante fu "The great<br />

train rubbery", in 11 inquadrature, di interesse sociale invece "Th<br />

Kleptomaniac". nel 1909 lasciò Edison. Grazie a Proter i film di<br />

finzione si diffusero in quanto più facili da realizzare<br />

2. L'ESPANSIONE INTERNAZIONALE DEL CINEMA (1905-1912)<br />

1905: si diffondono sale permanenti per la proiezione di film o che<br />

diventano più lunghi.<br />

Francia: dominava il mercato internazionale. La Pathè Frères aveva<br />

concentrazione verticale, ovvero aveva controllo produzione,<br />

distribuzione e d'esercizio di film, i quali spaziavano per tutti i generi.<br />

Nel 1903-1904 colorava meccanicamente i film attraverso stencil. i<br />

film più famosi della Pathè erano le sedi di alcuni comici (Boireau,<br />

Rigadin, Linder, di cui Chaplin si sentiva a allievo). La Pathè sfruttò<br />

anche la concentrazione orizzontale, ovvero l'espansione di una<br />

compagnia in un settore specifico. Oltre alla Pathè vi erano la<br />

Gaumont e la Film d'Art. la prima lanciò Feuillade, importante artista<br />

del cinema muto; la seconda si rivolgeva a classi e militari.<br />

Italia: le principali case di produzione furono la Cines di Roma, la<br />

Ambrosio e la Itala di Torino che chiamavano artisti francesi. In Italia il<br />

cinema divenne presto una forma d'arte. Diffuso era l'adattamento del<br />

romanzo storico, il primo fu "gli ultimi giorni di Pompei". I produttori<br />

Italiani furono i primi a realizzare film più lunghi di 15 min, ad esempio<br />

"la caduta di Troia" di Pastrone. Dal 1909 la Itala produsse scene<br />

comiche con Andrè Deed.


Nickelodeon: dal 1905 le sale per la proiezione erano in espansione<br />

erano di solito piccoli magazzini da 200 posti e l'entrata costava un<br />

nickel, aveva non solo proiettore ma anche un cantante che<br />

intratteneva gli spettatori durante il cambio rullo. I produttori<br />

noleggiano ogni film anziché venderli e nei Nickelodeon la<br />

programmazione era varia. Durante le proiezioni degli attori<br />

dialogavano ed emettevano suoni e rumori in sincronia con l'azione.<br />

Donne e bambini erano il pubblico principale. Molti dei film<br />

provenivano dal vacchio continente, da Francia, UK, Italia e<br />

Danimarca. I fratelli Warner iniziarono come gestori di nickelodeon e<br />

come altri si arricchirono con questa attività (Universal, MGM, FOX).<br />

Censura: molti gruppi religiosi e ritenevano il cinema fuorviante. Nel<br />

1909 a New York nacque il BGoard of Censorship che esamina dei<br />

film prima della diffusione. La MPPC aderì, il BOC divenne National<br />

Board of Review, ma non fu mai approvata negli USA ha alcuna legge<br />

sulla censura.<br />

Lungometraggio: La tendenza a programmazioni più lunga aumentò<br />

la lunghezza delle pellicole. Il termine feature, che prima segnalava un<br />

film insolito in evidenza sul cartellone pubblicitario ora è associato<br />

invece ai film più lunghi, generalmente di carattere etico, religioso o<br />

sportivo proiettati nelle sale e non nei nickelodeon. Dagli anni 1910 il<br />

lungometraggio divenne la misura standard.<br />

Starsystem: mentre inizialmente il pubblico che assisteva ad un film<br />

sapeva a quale società appartenesse, ma ne ignorava registi e attori,<br />

col tempo la curiosità e le preferenze portarono fama anche a questi<br />

che ottennero contratti più lunghi e paghe migliori, in quanto erano<br />

richiesti dal pubblico (inizia ora il fenomeno dei fan, che scrivevano<br />

alla casa produttrice per conoscere i nomi e richiedere foto). Le case<br />

iniziarono così a sfruttare i loro nomi e volti per pubblicizzare i film e<br />

nel 1911 uscì la prima rivista per i fan:The motion Picture story<br />

magazine e furono pubblicate le prime cartoline che ritraevano gli<br />

attori.<br />

Hollywood: molte società mandavano l'intera produzione in posti dal<br />

clima più accogliente. L'area intorno a Los Angeles a breve divenne il<br />

primo centro di produzione cinematografica degli Usa, grazie al suo<br />

clima assolato e asciutto che permetteva ottime riprese in gran parte<br />

dell’anno. Inoltre erano disponibili svariati paesaggi: oceano, deserto,<br />

montagne, foresta e campagna (i western erano popolarissimi)<br />

Regole: nel 1917 i registi elaborarono il cinema Hollywoodiano<br />

classico, ovvero un sistema di regole formali ricorrenti nella<br />

produzione dei film. Innanzitutto i registi dovevano rendere<br />

comprensibile al pubblico i rapporti causa-effetto e spazio-tempo dei<br />

film. Il montaggio da un lato aiutava il regista a rendere più chiara la<br />

trama, ma dall'altro portava confusione nello spettatore.<br />

Didascalia: nel 1903 Porter utilizzò una didascalia, in "Uncle Tom's<br />

cabin", all'inizio di ogni capitolo per introdurre la situazione. Le<br />

didascalia si diffusero sempre più ed erano di due tipi: descrittive,<br />

ovvero in terza persona, presentavano o riassumevano l'azione. I<br />

dialoghi invece riassumevano il pensiero del personaggio e furono<br />

utilizzati a partire dal 1914, venivano inseriti subito dopo che il<br />

personaggio avesse iniziato a parlare.<br />

Continuità narrativa: per avere chiarezza narrativa i registi del 1917<br />

svilupparono diverse tecniche. Il montaggio alternato rompe la<br />

continuità della storia, l'azione si sposta avanti e indietro (come in<br />

"una corsa verso la fortuna"), molto diffuso in Francia; Griffith utilizzò<br />

spesso questo tipo di montaggio. Nel suo film Lonely Villa utilizza 50<br />

inquadrature alternate! Il montaggio analitico suddividono spazio<br />

unico in inquadrature diverse, ad esempio inserendo inquadrature<br />

ravvicinate di ciò che accadeva. Queste erano chiamate inserti. Il<br />

montaggio contiguo prevede che personaggi escano dallo spazio<br />

inquadrato per rientrare nell'inquadratura successiva; dopo gli iniziali<br />

errori prospettici, i registi imparano a sfruttare questo tipo di<br />

montaggio, anche come punto di vista del personaggio, inquadrando<br />

ciò che egli vedeva (l'accordo sullo sguardo). Quando personaggio<br />

guarda fuori campo e nell'inquadratura successiva l'altro personaggio


lo guarda in direzione opposta si parla di campo-controcampo, molto<br />

usato nei dialoghi e lotte.<br />

Inquadrature: La posizione della macchina da presa era un elemnto<br />

cruciale. Per indagare sulla psicologia del personaggio bisognava<br />

guardarne la mimica facciae. Dal 1908 si inizio a piazzare la macchina<br />

da presa a 2,7 metri dal soggetto, questo favori la creazione e<br />

diffusione dell ‘inizialmente criticato “piano americano”, che tagliava<br />

la figura degli attori all'altezza dei fianchi. Griffith, pioniere del mondo<br />

del cinema, utilizzò assiduamente questo tipo di inquadratura. Dal<br />

1911 i registi non inquadravano più l'azione a livello del petto, ma<br />

sfruttavano le angolazioni da sopra e sotto quel livello, presentando le<br />

scene da punti di vista più efficaci; inoltre le macchine da presa ora<br />

venivano montate su cavalletti girevoli, che consentivano la creazione<br />

di panoramiche orizzontali o verticali. Queste servivano durante i<br />

movimenti dei personaggi, migliorando la comprensibilità delle scene.<br />

Colore: le pellicole venivano colorate per esaltarne realismo.<br />

Esistevano due tecniche per la colorazione: imbibizione (si immergeva<br />

la pellicola sviluppata in una soluzione che colorava le parti chiare) e<br />

viraggio (stesso procedimento, ma si saturavano le parti scure).<br />

Scenografia e illuminazione: dai fondali dipinti si passò a set<br />

cinematografici tridimensionali, dai teatri e le pose all'aria aperta a set<br />

chiusi con pareti in vetro per la luce. A volte venivano usate lampade<br />

per esaltare punti luce.<br />

Animazione: Alle origini Reynaud proiettava i suoi disegni nel<br />

prassinoscopio. Dal 1906 l’industria cinematrografica inizia sfruttare<br />

l'animazione quando Blackton realizzò "trasformazioni umoristiche di<br />

facce buffe", disegni di volti che si trasformavano in ogni fotogramma.<br />

La Pathè sfruttò il procedimento a fotogramma singolo (frame-byframe)<br />

con Segundo in "il teatro del piccolo Bob", muovendo gli<br />

oggetti in ogni esposizione per animarli. Vi erano due tipi di<br />

animazioni: far muovere degli oggetti (Blackton: "The haunted hotel")<br />

o produrre dei disegni (Cohl: "fantasmagorie"); negli Usa McCay<br />

disegnò " Il piccolo Nemo" e altri film d'animazione. Il più celebre<br />

animatore di pupazzi fu Starevicz che fece recitare gli insetti<br />

manovrandoli.<br />

3. CINEMATOGRAFIE NAZIONALI, CLASSICISMO<br />

HOLLYWOODIANO E PRIMA GUERRA MONDIALE (1913-1919)<br />

Il periodo iniziale della prima guerra mondiale rappresenta un punto di<br />

svolta nella storia del cinema. La guerrà permise agli USA di colmare<br />

il vuoto ”cinematografico” lasciato dalle industrie europee, colpevoli<br />

solo di appartenere a nazioni impegnate attivamente nel conflitto. Il<br />

dominio di Hollywood si instaura in questo periodo e nessuno, fino ad<br />

oggi, è riuscito a riprenderne il comando.<br />

USA: inizialmente le società americane non puntavano al mercato<br />

estero ma ben presto iniziò la colonizzazione del vecchio continente,<br />

dapprima con succursali a Londra e Parigi della Vitagraph, dal 1909<br />

cominciarono anche le altre. Durante il primo conflitto mondiale alla<br />

produzione europea si fermò a vantaggio di quella statunitense. Le<br />

industrie francesi Pathè passarono dalla cinematografia alla<br />

produzione di munizioni, le loro sale vennero usate come caserme.<br />

Sull'onda positiva gli Usa investirono i profitti raggiungendo una<br />

qualità di produzione (set, costumi, illuminazione, salari) tutt'oggi<br />

superiore a quella del resto del mondo.<br />

Negli anni antecedenti alla guerra il cinema era un’industria<br />

internazionale. Novità tecniche e stilistiche circolavano rapidamente e<br />

venivano utilizzate liberamente. Il conflitto modificò questi equilibri,<br />

provocando una chiusura delle nazioni, e la mancata circolazione di<br />

idee, tecniche e stili portò alla nascita di cinematografie nazionali.<br />

Italia: con film come "Quo Vadis?" l'epica si conferma il genere per<br />

eccellenza del cinema Italiano. Nel 1914 esce "Cabiria" che si<br />

distingue per le riprese realizzate con il carrello, alternate a scene<br />

statiche. Contemporaneamente si diffondevano storia di passioni e<br />

intrighi, erotismo e morte, lanciate da "ma l'amor mio non muore" di


Caserini. Nasce la figura della diva: le attrici diventano popolarissime.<br />

L’equivalente maschile della diva era il forzuto. Maciste in particolare,<br />

impressionò talmente il pubblico che fu protagonista di svariati film<br />

sino agli anni 20. Questi generi cominciarono a decadere dopo il<br />

1923, anno in cui il cinema Italiano entrò in crisi. Nel 1919 nasce<br />

l'unione cinematografica Italiana, tentativo di rilancio (andato male) nei<br />

confronti del colosso Hollywoodiano.<br />

Serial: furono l'attrazione principale nelle sale negli anni 10, spesso<br />

venivano proiettati insieme ai film, avevano lunghezze variabili. Le<br />

storie riguardavano tesori nascosti, crimini, salvataggi, ambientazioni<br />

esotiche. Venivano chiamati Cliffhangers poiché tenevano lo<br />

spettatore in sospeso fino all'episodio successivo. Si svilupparono<br />

contemporaneamente in Francia e Usa. Il primo fu "Le avventure di<br />

Kathlyn" nel 1914 seguito dal francese "The perils of Pauline". Le<br />

attrici delle due serie, Williams e White, diventarono star e lanciarono<br />

la figura dell'eroina detta Pluck, audace. Altro noto serial francese era<br />

"Fantomas " di Feuillade, preso come modello del surrealismo. Anche<br />

in Germania vennero girati dei serial, ad esempio "Homunculus" di<br />

Rippert o il più costoso progetto del dopoguerra "La padrona del<br />

mondo" di May è interpretato dalla moglie.<br />

Studio system: Nel 1912 Laemmle fu protagonista nella creazione<br />

della Universal film Manufacturing Company che avrebbe distribuito i<br />

film indipendenti della IMP e altre produzioni, l'anno dopo, al comando<br />

della società, costruisce la Universal city a nord di Hollywood. Sempre<br />

nel 1912 Zukor fondò la Famous Players in Famous Play e si dedicò<br />

all'adattare opere letterarie. Nel 1914 Hoolkinson riunì nella<br />

Paramount undice società di distribuzione, tra cui anche la Famous<br />

Players. Un'altra casa di produzione sorta in quegli anni fu la Lasky<br />

Feature Play company anch'essa distribuita dalla Paramount. Nel<br />

1916 Zukor era capo della Paramount è fuse la FP con la LFP nella<br />

Famous Player Lasky. La Paramount divenne un colosso, scritturando<br />

alcune delle star (Gloria Swanson) e dei registi più famosi dell’epoca<br />

(tra cui Griffith). Contemporaneamente i fratelli Warner, ex gestori di<br />

sale, fondarono la casa di produzione e distribuzione Warner Bros<br />

mentre William Fox darà vita alla Fox film co. Per evitare il monopolio<br />

della Paramount venne fondato il First National Exhibitors Circuit, che<br />

divenne in breve tempo il maggiore approvvigionatore delle sale<br />

americane. Per tutta risposta la Paramount compro direttamente delle<br />

sale, creando la prima forma di catena di sale cinematografiche. In<br />

questo periodo nasce la divisione dei ruoli, il regista si distingue dal<br />

produttore, si utilizzano scrittori per sceneggiature, dialoghi e<br />

didascalie. Gli studi divengono sempre più specializzati, con luci<br />

artificiali controllabili a piacimento, terreni per l’allestimento dei set,<br />

una struttura che nessun altra nazione poteva eguagliare.<br />

Hollywood: Finita la guerra, il cinema americano comincia ad<br />

affascinare tutto il mondo. La cura nelle inquadrature, l’utilizzo del<br />

montaggio e di illuminazione particolare fanno risaltare<br />

immediatamente la superiorità rispetto al cinema europeo<br />

contemporaneo. I film sono caratterizzati da trama ad intreccio, una<br />

catena di cause-effetti che interagiscono con la psicologia del<br />

personaggio oppsto alle forze sociali o naturali. Il protagonista ha<br />

sempre un obiettivo da raggiungere, scontrandosi con altri<br />

personaggi, superando ostacoli fino al raggiungimento del lieto fine.<br />

Film e registi: La produzione crescente si concentra sui<br />

lungometraggi, di durata media di 75 minuti. Gli studios di contendono<br />

gli attori più famosi, tra cui mary Pickford e Charlie Chaplin. Con<br />

l'aumento della popolarità del cinema si aggiunse una nuova<br />

generazione di registi. Ince, regista e produttore indipendente, è<br />

ricordato per aver migliorato l'organizzazione negli studios e per avere<br />

numerato le scene. Il suo "Civilization", film pacifista, è fra i più famosi<br />

lungometraggi da lui diretti. Dopo aver diretto più di 400<br />

cortometraggi, Griffith nel 1913 lasciò la Biograph company che lo<br />

limitava nella durata dei film; fondò la Mutual e girò diversi<br />

lungometraggi e in più il noto "nascita di una nazione" sulla guerra<br />

civile americana, seguito da "Intolerance", in 14 rulli, lungo 3 ore e<br />

mezzo, in cui univa quattro storie ambientate in quattro epoche<br />

sfruttando la narrazione a incastro e tecniche innovative, come legare<br />

una macchina da presa ad un montacarichi per creare un movimento


in picchiata sulla scena. Altri film di Griffith furono "Cuori del mondo",<br />

che alternava riprese in studio con scene dal vero, "A romance of<br />

Happy Valley", "Susie cuore sincero" e "Giglio infranto". Griffith fu il<br />

regista più famoso della sua epoca e il suo nome fu presto collegato<br />

con le più importanti innovazioni tecniche. Nonostante l'invadenza dei<br />

produttori Griffith mantenne il controllo sui suoi film. Il francese<br />

Torneur, emigrato dalla sua patria, nel 1914 realizzò il suo primo film<br />

americano "l'anello dei desideri" rivelando la sensibilità pittorica che lo<br />

rese famoso. il film narra di una ragazza convinta dei poteri magici di<br />

un anello donatole da una zingara. Tourneur ricorse scenografie<br />

teatrali moderniste in film come "l'uccello azzurro" e "Prunella" e si<br />

cimentò in adattamenti dalla letteratura in "Victory" e "l'ultimo dei<br />

mohicani", quest'ultimo considerato il suo film migliore. Negli anni 20<br />

fece ritorno in Europa non riuscendo a mantenere il controllo sulle sue<br />

produzioni. DeMille sviluppò la sua carriera all'interno degli studios ed<br />

è oggi ricordato soprattutto per i suoi film epici, ma diresse molti film<br />

innovativi di generi diversi. Con "I prevaricatori" diffonde l'uso selettivo<br />

e direzionato delle luci; ricordiamo anche "I Warren della Virginia" e<br />

"la ragazza del West dorato" . Con "maschio e femmina", interpretato<br />

da Gloria Swanson, si spinse verso la commedia romantica<br />

ambientata nell'alta società. Walsh debuttò con il lungometraggio<br />

"Regeneration", una storia realistica ambientata nei bassifondi. Ford<br />

realizzava western a basso costo nel 1917, dirigendone dozzina in<br />

pochi anni; per la sensibilità verso il paesaggio e il grande respiro<br />

narrativo, ricordiamo in particolare "Straight Shooting" e "Hell Bent".<br />

Sennet fu il regista-produttore più noto nella realizzazione delle<br />

slapstick comedy, mostrate in programmi che includevano film brevi di<br />

genere comico, drammatico o d'attualità; faceva grande uso delle<br />

azioni accelerate. Direttore della Keystone company riunì alcuni<br />

comici famosi tra cui Chaplin,Turpin e Normand. Chaplin diresse negli<br />

anni 10 molti film da lui interpretati. Il suo stile era caratterizzato<br />

dall'uso paradossale degli oggetti, come in "Charlot usuraio", dove<br />

misura il valore di un orologio ascoltando il suo ticchettio con uno<br />

stetoscopio. In film come "il vagabondo" introduce il pathos, ancora<br />

sconosciuto nelle slapstick comedy; il piccolo vagabondo con la<br />

bombetta divenne una delle figure più conosciute del mondo. William<br />

Hart fu una delle star più famosa del genere western; aveva il volto<br />

perfetto per interpretare personaggi segnati dalla vita, criminali che<br />

finivano con il redimersi grazie all'amore; il più noto cowboy del<br />

cinema muto fu Tom Mix, la cui fortuna fu fatta dalla Fox nel 1917. Nel<br />

1919 Pickford, Fairbanks, Chaplin e Griffith diedero vita alla United<br />

Artists, prestigiosa casa di distribuzione che si occupava<br />

esclusivamente dei film indipendenti prodotti dai quattro, con lo scopo<br />

di esercitare un controllo sulle proprie opere.<br />

L'animazione: Negli anni 10 il processo di animazione venne reso più<br />

rapido dall'introduzione di tecniche innovative come la stampa<br />

automatica degli sfondi, l'uso dei trasparenti e lo slash system. I primi<br />

animatori furono Cohl e McCay che lavoravano realizzando tantissimi<br />

disegni. nel 1913 Bray escogitò un nuovo metodo per automatizzare il<br />

processo di animazione: stampava lo stesso sfondo su diversi fogli e<br />

animando forme dipinte su questo sfondo creò "The Artist's Dream".<br />

Nel 1914 fondò un proprio studio di animazione in cui chiamò a<br />

lavorare il giovane Hurd. Nello stesso mese Hurd brevettò un sistema<br />

di animazione in cui le figure venivano disegnate su fogli di celluloide<br />

trasparente, ogni particolare delle parti in movimento veniva disegnata<br />

su fogli separati mentre lo sfondo rimaneva costante ("Bobby<br />

Bumps"). Contemporaneamente Barrè introduce lo slash system:<br />

dopo aver disegnato la figura sul foglio, ne veniva tagliata la parte che<br />

doveva compiere il movimento e veniva ridisegnata poi su un altro<br />

foglio sotto la parte fissa; questo sistema permetteva di adattare<br />

senza difficoltà le scene disegnate da diversi animatori ("Animated<br />

Grounch"). I disegni animati erano realizzati da case di produzioni<br />

indipendenti, le quali vendevano i propri diritti a case distributrici che<br />

le inserivano nei programmi insieme ad altri cortometraggi.<br />

Altri paesi produttori: le piccole case di produzione raramente<br />

conservavano i negativi dei propri film; paesi come il Messico, l'India,<br />

la Colombia e la Nuova Zelanda hanno creato di recente i loro archivi.<br />

I produttori di questi paesi potevano investire piccoli budget e<br />

realizzavano lavori pensati per soddisfare il pubblico locale. La<br />

maggior parte dei film realizzati in questi paesi erano girati in esterni, i


pochi studi esistenti erano di piccole dimensioni, le illuminazioni<br />

artificiali poche, le sceneggiature si rifacevano alla letteratura e alla<br />

storia locale. Un esempio è "il tipo sentimentale" di Longford, il film più<br />

importante della produzione muta australiana; basato su un libro di<br />

poesia dialettale, racconta una storia ambientata nella classe operaia.<br />

Altre opere di successo simile furono "l'ultimo attacco indiano " del<br />

regista argentino Greca e "Willy Reilly e il suo Colleen Bawn”<br />

dell'irlandese Mac Donagh.<br />

IV. LA FRANCIA NEGLI ANNI 20<br />

Dopo la prima guerra mondiale: Le ragioni della crisi della<br />

produzione francese tra il 1918 e 1928 furono: l'importazione dei film<br />

stranieri (in particolare americani), la scarsa penetrazione nel mercato<br />

americano, la mancanza di unità fra le case produttrici (Pathè e<br />

Gaumont) che rinunciavano alla concentrazione verticale (che si<br />

affermava nel sistema Hollywoodiano) rifugiandosi nella distribuzione,<br />

meno costosa e rischiosa della produzione. Inoltre l'aumento del<br />

prezzo dei biglietti (causato dalle inutili tasse governative) danneggiò<br />

tutti i livelli dell'industria cinematografica. Le attrezzature erano<br />

obsolete, la penuria di capitali da investire impediva alle case di<br />

produzione di ammodernare i teatri di posa e di utilizzare luci artificiali<br />

al posto della luce naturale. Sia a causa di queste limitazioni che per il<br />

desiderio di realismo, i registi francesi si servivano per le loro<br />

ambientazioni di castelli, vecchi palazzi ed edifici storici, quindi il<br />

ricorso al paesaggio naturale e ai villaggi rurali era più frequente che<br />

nei film di altri paesi.<br />

Generi del dopoguerra: In Francia il serial continuava ad avere<br />

successo: le grandi compagnie come Pathè e Gaumont capirono che<br />

le produzioni in costume o gli adattamenti letterari con alti budget<br />

potevano essere remunerativi solo se mostrati in differenti episodi, per<br />

richiamare i frequentatori abituali; dopo le pressioni sociali contro la<br />

glorificazione del crimine, Feuillade si dedicò a serial basati su<br />

popolari romanzi strappalacrime. Molte produzioni costose e di<br />

prestigio erano ambientate nel passato, utilizzando come sfondo<br />

monumenti francesi ed erano pensate per l'esportazione, come "il<br />

miracolo dei lupi" di Bernard. Un genere minore fu il film fantastico:<br />

Clair in "Parigi che dorme" del 1924 narrava di un misterioso raggio<br />

che paralizza l'intera città. Utilizzò il fermo fotogramma sugli attori<br />

immobili, per suggerire il senso di una città bloccata; alcuni<br />

personaggi che scampano al raggio saccheggiano la città fino a<br />

quando comprendono la causa del problema e la città ricomincia a<br />

muoversi. Nel film "il viaggio immaginario" del 1926, il protagonista<br />

immagina di essere trasportato da una maga in un paese delle fate,<br />

creato da Clair con raffinati set dipinti. Il genere comico continuava ad<br />

essere popolare: Linder fu il protagonista di uno dei primi<br />

lungometraggi comici, "Le petit cafè". in cui interpretava un cameriere<br />

che, ereditata una grossa somma di denaro, è costretto a proseguire il<br />

suo lavoro per onorare il contratto. Anche Clair realizzò delle<br />

commedie, fra cui "un cappello di paglia di Firenze" che gli conferì<br />

grande fama.<br />

Impressionismo francese: tra il 1918 e il 1923 una nuova<br />

generazione di autori esplorò le possibilità del cinema come forma<br />

d'arte, nei loro film, infatti, mostravano il fascino per la bellezza<br />

pittorica dell'immagine e l'interesse per l'indagine psicologica. Questi<br />

autori furono facilitati dalla crisi che affliggeva l'industria francese, crisi<br />

che induceva le case di produzione a cambiare spesso e aprire così<br />

diverse strade a registi in cerca di finanziamenti. Molti di loro<br />

dividevano i loro sforzi tra progetti di avanguardia e opere<br />

commerciali. Il primo ad allontanarsi dallo stile tradizionale, nonchè il<br />

più popolare fra gli impressionisti, fu Gance: il suo "La decima<br />

sinfonia", primo film importante del movimento impressionista, è la<br />

storia di un compositore che crea una sinfonia che suscita una tale<br />

impressione sugli ascoltatori da essere considerata discendente dalle<br />

nove di Beethoven. In questo film Gance ricorre ad espedienti visivi<br />

per suggerire reazioni emotive al pubblico. La necessità di<br />

comunicare impressioni emotive e sensoriali era l'esigenza centrale<br />

degli impressionisti. I film di Gance furono finanziati e distribuiti dalla<br />

Pathè anche quando il regista fondò una propria società. Negli stessi<br />

anni la Gaumont otteneva gran parte dei profitti dai serial realizzati da<br />

Feuillade e parte di questi furono utilizzati per finanziare il secondo


film impressionista "rosa francese" di L'Herbier, un’allegoria sulla<br />

guerra ricca di simbolismi, che risultò quasi incomprensibile al<br />

pubblico dell'epoca. Importante di L’Herbier anche “Il fu Mattia<br />

Pascal”. Epstein, che realizzò alcuni dei film più sperimentali del<br />

periodo, esordì con l'opera "Pasteur" per la Pathè. L'unico regista<br />

impressionista rimasto ai margini dell'industria fu Delluc che utilizzo<br />

capitali ereditati e collaborazione con altri registi per dare vita a una<br />

sua piccola casa di produzione per film a basso costo, come "febbre";<br />

Un altro regista che utilizzò capitali personali per una serie di progetti<br />

sperimentali fu Renoir, figlio del celebre pittore. La casa di produzione<br />

russa Yermoliev si stabilì a Parigi nel 1920 e si riorganizzò con il<br />

nome di Films Albatros nel 1922. Nel 1923 produsse uno dei film più<br />

audaci del periodo, " il braciere ardente", e l'anno successivo "Kean,<br />

ovvero genio e sregolatezza"; la Albatros ottenne profitti e produsse<br />

film diretti da registi francesi. Il movimento impressionista svanì<br />

quando le case di produzione fondate degli stessi registi si sciolsero.<br />

Teoria impressionista: lo stile del cinema impressionista discende<br />

dalla convinzione che il cinema fosse una forma d'arte. Gli<br />

impressionisti cercavano di creare un'esperienza emotiva per lo<br />

spettatore, suggerendo ed evocando più che affermando<br />

chiaramente. Il lavoro dell'arte è quello di creare impressioni, emozioni<br />

transitorie, secondo una visione propria dell'estetica romantica e<br />

simbolista tardo ottocentesca. Da un lato i teorici impressionisti<br />

ritenevano il cinema una sintesi delle altre arti, dall'altro lo vedevano<br />

uno strumento espressivo con possibilità uniche, per questo si parla di<br />

"cinéma pur", ovvero film astratti, non narrativi, incentrati su relazioni<br />

grafiche e temporali. Ma la maggior parte degli impressionisti non fu<br />

così radicale, continuando il genere narrativo che comunque<br />

esplorava il linguaggio cinematografico. Tutti concordavano nel<br />

sottolineare la estraneità del cinema dal teatro. Gran parte degli<br />

impressionisti ricorreva a una recitazione naturalistica, che prevedeva<br />

l'utilizzo di esterni, autentici villaggi e paesaggi naturali. Delluc diffuse<br />

l'idea di photogénie intesa come qualità che distingueva l'immagine<br />

filmica dall'oggetto originale: trasformato in immagine, l'oggetto si<br />

rivelava allo spettatore in una luce nuova. Gli impressionisti rifiutavano<br />

l'imitazione dei moduli teatrali o letterari a conferma della loro<br />

attenzione alle emozioni piuttosto che alle storie. L'insistenza<br />

sull'elemento ritmico avvicinava il film impressionista alla musica più di<br />

qualsiasi altra forma d'arte.<br />

Elementi formali dell'impressionismo: Le innovazioni riguardavano<br />

soprattutto le tecniche di ripresa che suggerivano la soggettività dei<br />

personaggi tramite visioni, sogni o ricordi resi con inquadrature in<br />

soggettiva o come percezione degli eventi. I film impressionisti<br />

contenevano molti effetti ottici che modificano la visione<br />

dell'immagine: la sovrimpressione suggeriva il pensiero o i ricordi del<br />

personaggio,un filtro davanti all'obiettivo comunicava la percezione<br />

soggettiva senza ricorrere alla ripresa dal punto di vista del<br />

personaggio stesso. In "Napoleone" di Gance, la passione che unisce<br />

Napoleone e Giuseppina quando si baciano la prima notte di nozze<br />

trova espressione in filtri di garza interposti tra la coppia e l’obiettivo<br />

che offuscano lo schermo fino ad un indistinto grigio. Un altro<br />

espediente è la ripresa tramite uno specchio ricurvo per distorcere<br />

l'immagine, come nel film di Dulac "La souriante madame Beudet" in<br />

cui le alterazioni ottiche mostravano l'infelicità della protagonista<br />

causata dalla rozzezza del marito, che a causa dello specchio diviene<br />

una figura grottesca. Variando la messa a fuoco dell'obiettivo si<br />

poteva esprimere la soggettività del personaggio mostrandolo allo<br />

spettatore o adottando il suo punto di vista; molto usate erano le<br />

immagini in ralenti. Nel 1923 vennero realizzati due film che<br />

sperimentano un montaggio veloce per esplorare lo stato mentale dei<br />

protagonisti, "La rosa sulle rotaie" di Gance e "Coeur fidèle" di<br />

Epstein; il primo conteneva sequenze frammentate in inquadrature<br />

brevi per comunicare le emozioni del protagonista, un ferroviere<br />

innamorato di una donna allevata da lui fin da bambina, convinta di<br />

essere sua figlia. In preda alla disperazione decide di far scontrare il<br />

treno in cui viaggiano lui e la donna, diretta in città per sposarsi, per<br />

uccidere se stesso e tutti passeggeri; l'eccitazione crescente è<br />

suggerita non dalla recitazione ma dal frenetico susseguirsi di dettagli.<br />

Il secondo presentava un ritmo di montaggio simile. Dopo la<br />

distribuzione di questi due film, il montaggio rapido divenne un


marchio di fabbrica del cinema impressionista, raggiungendo il ritmo<br />

visivo che gli impressionisti avevano teorizzato nei loro scritti. La cura<br />

principale di questi film era rivolta all'aspetto fotografico e di<br />

illuminazione degli oggetti, per esaltare l'effetto di photogénie. Un<br />

ultimo elemento erano le scenografie sorprendenti realizzate<br />

ricorrendo a un décor modernista e girando in ambienti reali. Gli<br />

espedienti stilistici utilizzati nei film impressionisti erano innovativi, ma<br />

le storie risultavano convenzionali. L’intreccio è subordinato alle<br />

motivazioni psicologiche e i fattori scatenanti riguardavano conflitti o<br />

ossessioni dei protagonisti. Gli effetti di ripresa, di montaggio e di<br />

messa in scena non riguardavano l'intero racconto. La storia, infatti,<br />

procedeva in mondi usuali ed era poi intramezzata da scene che<br />

approfondivano le reazioni psicologiche ed emotive dei personaggi.<br />

Pochi autori tentarono di creare modalità di racconto non<br />

convenzionali, facendo della soggettività del personaggio il punto di<br />

partenza dell'intero film, come ad esempio "lo specchio a tre facce" in<br />

cui Epstein racconta di tre donne molto diverse aventi una relazione<br />

con lo stesso uomo; le informazioni narrative passano attraverso il<br />

filtro della percezione delle tre protagoniste e nell'ultima scena l'uomo<br />

è riflesso in uno specchio triplo simboleggiando l'impossibilità di<br />

arrivare a una qualche verità sul suo conto.<br />

Fine dell'impressionismo francese:<br />

L’impressionismo francese durò dal 1918 al 1929, più degli altri<br />

movimenti europei che si svilupparono contemporaneamente. Le<br />

ragioni del suo declino furono lo spostamento degli interessi di molti<br />

autori e cambiamenti dell'industria francese che resero difficile per<br />

alcuni di essi il controllo sul proprio lavoro. Il successo<br />

dell'impressionismo diffuse le sue tecniche indebolendone l'impatto;<br />

Epstein sperimentò storie semplici in uno stile documentario,<br />

utilizzando attori non professionisti ed eliminando il vistoso lavoro sul<br />

montaggio e movimenti di macchina, altri registi sperimentarono in<br />

diverse direzioni. L'ultimo periodo del cinema impressionista registrò<br />

una proliferazione di film brevi. La diversificazione stilistica minò la<br />

compattezza del cinema impressionista e ne decretò la fine, ma prima<br />

ancora declinò l'indipendenza dei registi poiché la grande<br />

distribuzione cominciò a perdere interesse per i film impressionisti.<br />

Dal 1926 l'economia francese iniziò ad espandersi e le grandi case<br />

produttrici si rafforzarono attraverso delle fusioni (Pathè-Natan e<br />

Gaumont-FrancoFilm-Aubert); con la fine del cinema impressionista<br />

scomparvero la maggior parte delle società indipendenti e<br />

l'introduzione del sonoro nel 1929 rese impossibile agli autori<br />

continuare a realizzare produzioni indipendenti.<br />

V. LA GERMANIA NEGLI ANNI 20<br />

Dopo la prima guerra mondiale:<br />

Al termine della guerra, nonostante l’esito negativo del conflitto, la<br />

Germania vantava una florida industria cinematografica. Dal 1918 fino<br />

al 1933 la produzione tedesca fu seconda solo a quella<br />

Hollywoodiana per dimensioni, innovazioni tecniche e influenza sul<br />

mercato mondiale. Questa espansione era legata all'isolamento<br />

creato dal decreto governativo che vietava l'importazione della<br />

maggior parte dei film stranieri. Il divieto rimase in vigore dal 1916 al<br />

1920 garantendo ai produttori locali la minima concorrenza sul<br />

mercato interno, inoltre il governo tedesco continuò a sostenere la<br />

produzione cinematografica per tutto il periodo; il successo fu ottenuto<br />

negli anni di maggiore difficoltà del paese: la Germania dovette<br />

affrontare la penuria di approvvigionamenti e l'aumento dei prezzi.<br />

L'inflazione incoraggiava le esportazioni scoraggiando l'importazione,<br />

le case cinematografiche approfittarono di questa competitività.<br />

Espressionismo: Nel 1920 a Berlino venne proiettato “il gabinetto del<br />

dottor Caligari” di Wiene; la sua originalità, che risiedeva nell'uso di<br />

set stilizzati, con bizzarri edifici distorti dipinti sullo sfondo alla maniera<br />

teatrale, colpì il pubblico. La recitazione era fatta di movimenti<br />

innaturali, a scatti, simili a quelli della danza. L'espressionismo<br />

apparso nel 1908 in altri campi artistici e adottato in diversi paesi<br />

europei, raggiunse la più intensa manifestazione in Germania.<br />

L'espressionismo rappresentava una reazione al realismo, il tentativo<br />

di esprimere, attraverso distorsioni estreme, le emozioni vere e


profonde nascoste al di sotto della superficie della realtà. Nella pittura,<br />

l'espressionismo era diviso in due gruppi: Die Brucke, fondato nel<br />

1906 (tra i cui membri figuravano Kirchner ed Heckel) e Der Blaue<br />

Reiter, fondato nel 1911 e animato da Kandinskij. I pittori<br />

espressionisti utilizzavano colori luminosi non realistici, le figure erano<br />

allungate, le espressioni grottesche e angosciate, il suolo inclinato.<br />

Nel teatro espressionista gli allestimenti scenici assomigliavano ai<br />

quadri espressionisti, la recitazione era fatta di ampi gesti, di grida e<br />

posture esagerate; l'intento era di esprimere le emozioni dei<br />

personaggi nella maniera più diretta ed estrema possibile, vi era una<br />

frammentazione del flusso narrativo e finali aperti. Sono inclusi nel<br />

movimento espressionista i film nei quali determinate distorsioni<br />

stilistiche producono gli stessi effetti di quelle grafiche utilizzate ne "il<br />

gabinetto del dottor Caligari", circa due dozzine di film. Mentre per<br />

l'impressionismo l'elemento determinante è l’uso della macchina da<br />

presa, l'espressionismo puntava sulla messa in scena: l'attore dovrà<br />

fondersi nell'ambiente rappresentato ed entrambi dovranno muoversi<br />

allo stesso ritmo. Spesso si ricorreva a superfici stilizzate, a forme<br />

simmetriche o distorte che venivano giustapposte ad altre simili; l'uso<br />

della stilizzazione consentiva di relazionare elementi diversi della<br />

messa in scena sottolineandone i tratti comuni; l'uso di forme<br />

simmetriche offriva diverse combinazioni fra attori, costumi e<br />

scenografie dando rilievo alla composizione complessiva; il tratto<br />

distintivo era l'uso di forme distorte ed esagerate che trasformano gli<br />

oggetti. Murnau utilizzava spesso scenografie stilizzate nelle quali le<br />

figure umane si fondono con ciò che le circonda richiamandone la<br />

forma. Il montaggio si avvale di soluzioni come il campo/controcampo<br />

o il montaggio alternato; i film possedevano un ritmo lento per<br />

permettere allo spettatore di esplorare i diversi elementi<br />

dell'inquadratura; l'uso della macchina da presa è funzionale e non<br />

spettacolare, l'obiettivo rimane sulla linea perpendicolare all'altezza<br />

degli occhi o del petto, l'inclinazione del punto di vista crea particolari<br />

effetti, giustapponendo attori ed elementi scenici secondo modalità<br />

insolite. Altri famosi film espressionisti furono "Nosferatu il vampiro" di<br />

Murnau, "metropolis" e " il dottor Mabuse" di Lang. l'espressionismo<br />

cinematografico aveva a disposizione le stesse potenzialità per una<br />

critica sociale di quelle impiegate in teatro, ma gli aspetti formali e<br />

stilistici prendeva il sopravvento, creando ambientazioni fantastiche e<br />

misteriose lontane dalla realtà contemporanea.<br />

Kammerspielfilm:<br />

Il Kammerspielfilm (teatro da camera) è una tendenza di rilievo<br />

contemporanea all’espressionismo. Prende nome da un teatro aperto<br />

nel 1906 dal regista Reinhardt, destinato ad allestimenti di drammi<br />

intimisti per un pubblico ristretto. Si differenzia dalI’espressionismo: i<br />

film di questo filone concentravano la loro attenzione su pochi<br />

personaggi, esplorando gli effetti di una crisi esistenziale. Non si<br />

enfatizzava il manifestarsi delle emozioni, ma si puntava su una<br />

recitazione evocativa e sulla forza dei dettagli; vi era un uso<br />

controllato e ridotto della scenografia e una maggior attenzione alla<br />

psicologia dei personaggi piuttosto che alla spettacolarità. Venivano<br />

evitati gli elementi leggendari o fantastici, i film si basavano su storie<br />

ambientate nel presente coprendo lassi di tempo molto brevi.<br />

L'intreccio dei Kammerspiel è basato su intensi drammi emotivi che si<br />

concludono in modo tragico; questi film interessavano critici e<br />

pubblico intellettuale del periodo.<br />

I film tedeschi all’estero<br />

L’industria cinematografica tedesca, grazie alla sperimentazione di<br />

differenti generi come il film storico-spettacolare, l’espressionismo e il<br />

Kammerspiel, riuscì a vincere i pregiudizi che si erano precostituiti<br />

verso essa. Famosi film del periodo, apprezzati anche nelle sale<br />

europee, Madame Dubarry, Il gabinetto del dottor Caligari.<br />

Modernizzazione tecnologica degli studi: nel corso degli anni 20<br />

molte compagnie tedesche, grazie all’alto livello di inflazione,<br />

ammodernarono le loro strutture o ne crearono di nuove per<br />

rispondere al desiderio di creare film in grado di impressionare il<br />

pubblico. Gli scenografi usavano false prospettive e modelli in scala<br />

per far apparire più smisurati i set. I produttori tedeschi tentarono di


impadronirsi delle innovazioni illuminotecniche e fotografiche<br />

introdotte dei registi americani negli anni 10 e si impegnarono per<br />

introdurre elementi tipici dello stile Hollywoodiano, come<br />

l'illuminazione in controluce e l'uso di luci artificiali per le riprese in<br />

esterni. Alcune innovazioni tecniche realizzate in Germania ebbero<br />

influenza sulla cinematografia internazionale come la entfesselte<br />

camera, macchina da presa slegata o che si muove liberamente<br />

attraverso lo spazio ("l'ultima risata" di Murnau).<br />

VI. IL CINEMA SOVIETICO NEGLI ANNI VENTI<br />

In Francia e Germania i movimenti cinematografici d’avanguardia<br />

sorsero subito dopo la guerra, mentre nell’ URSS si svilupparono negli<br />

anni 20, all’interno dell’industria cinematografica.<br />

Difficoltà del comunismo di guerra:<br />

Nel 1917 la Russia affrontò due rivoluzioni, la prima in febbraio che<br />

eliminò il potere assoluto dello zar; la seconda in ottobre, guidata da<br />

Lenin che culminò con la formazione dell'unione delle repubbliche<br />

socialiste sovietiche. La prima rivoluzione non ebbe un grande impatto<br />

sull'industria cinematografica. Venivano distribuiti film realizzati in<br />

precedenza; Bauer girò "il rivoluzionario", opera pro schieramento<br />

della Russia nel conflitto mondiale, mentre Protazanov girò "padre<br />

Sergio" che si faceva alla tradizione del cinema degli anni 10 con<br />

atmosfere psicologiche e drammatiche. In pochi anni le società di<br />

produzione russe interruppero la loro attività: la Yermolev si trasferì a<br />

Parigi dove cambiò il nome in albatros; la Drankov chiuse nel 1918<br />

causando un vuoto produttivo. Dopo la rivoluzione di ottobre la<br />

responsabilità per il settore cinematografico passò al commissariato<br />

popolare per l'istruzione (Narkompros) guidato da Lunacarskij, che<br />

ebbe un ruolo importante nel creare condizioni favorevoli alla nuova<br />

generazione di registi. Alcune cooperative governative si<br />

organizzavano per realizzare film di propaganda, ad esempio il<br />

comitato cinematografico di Pietrogrado. Nel 1918 due giovani registi,<br />

Vertov e Kulesov, destinati ad affermarsi negli anni 20, iniziarono a<br />

sperimentare: il primo come documentarista e sperimentatore di<br />

montaggio, il secondo molto vicino allo stile Hollywoodiano. Nello<br />

stesso anno ci fu scarsa disponibilità di equipaggiamenti e di pellicola<br />

vergine, inoltre un decreto imponeva a tutte le ditte in possesso di<br />

pellicola vergine di segnalarlo alle autorità e di conseguenza<br />

produttori distributori nascosero le loro scorte creando una carenza<br />

ancora maggiore. In quegli anni erano diffusi cinegiornali e agitki,<br />

brevi film di propaganda in favore del nuovo governo. Durante la<br />

guerra civile i film venivano portati ai soldati e agli abitanti dei villaggi<br />

attraverso treni e battelli a vapore che distribuivano giornali<br />

propagandistici e organizzavano a rappresentazioni teatrali e<br />

proiezioni all'aperto. Alla fine del 1919 Lenin nazionalizzò l'industria<br />

cinematografica; il Narkompros diede vita alla scuola statale di<br />

cinematografia dove insegnava Kulesov che insieme al suo gruppo<br />

esplorò le possibilità della nuova arte. In quegli anni si diffuse una<br />

tecnica di montaggio nota come effetto Kulesov, che porta lo<br />

spettatore a inserire le relazioni spaziali e temporali tra elementi<br />

eterogenei accordando le inquadrature sulla linea dello sguardo: al<br />

primo piano dell'attore erano collegate immagini di differenti soggetti,<br />

un normale spettatore avrebbe letto nel primo piano dell'attore<br />

un'espressione diversa appropriata alle immagini ad esso collegate,<br />

avrebbe creduto di vedere un solo attore mentre in realtà vi erano<br />

mostrati dettagli del volto di attori diversi. Il passaggio dalla<br />

sperimentazione in laboratorio alla produzione fu ostacolato dal ritardo<br />

nella nascita di un'industria nazionale stabile.<br />

Nuova politica economica: Lenin elaborò nel 1921 la nuova politica<br />

economica che permetteva un limitato ripristino della proprietà privata<br />

e accordi commerciali su base capitalistica, le riserve di pellicola<br />

riapparvero sul mercato, fornendo una spinta per la ripresa delle<br />

prodizioni sia di compagnie private che governative. Lenin stabiliva<br />

che la programmazione cinematografica doveva di bilanciarsi tra<br />

intrattenimento e istruzione, affermando nel contempo che il cinema<br />

era la più importante delle arti. Verso la fine del 1922 il governo fece<br />

un nuovo tentativo per organizzare la debole industria<br />

cinematografica, creando la compagnia Goskino che monopolizzava<br />

la distribuzione e controllava importazioni ed esportazioni; questo


progetto fallì. Nello stesso anno il trattato di Rapallo aprì gli scambi<br />

commerciali tra Unione Sovietica e Germania e fece di Berlino un<br />

canale di intermediazione sia per i film provenienti dall'Unione<br />

Sovietica che per quelli diretti verso l'Unione Sovietica. Nel 1923<br />

Parestiani realizzò un lungometraggio sulla guerra civile, "diavoli<br />

rossi", che narrava di un ragazzo ossessionato dai libri di avventura di<br />

Cooper e della sorella affascinata dalla lettura di un romanzo sul<br />

movimento anarchico; quando il padre dei due viene ucciso dalle<br />

guardie bianche, si uniscono a un acrobata di strada per raggiungere<br />

le forze rivoluzionarie e vivere le avventure che avevano letto sui libri.<br />

Zelfabuzskij nel 1924 realizzò "La ragazza delle sigarette del<br />

Mosselprom”, una commedia in cui una venditrice ambulante<br />

diventava una stella del cinema. Nello stesso anno uscì il<br />

lungometraggio del laboratorio guidato da Kulesov "Le avventure di<br />

Mr. West nel paese dei bolscevichi", una commedia che ironizzava<br />

sulle false concezioni che il mondo occidentale aveva dell'Unione<br />

Sovietica e che è considerato un'anticipazione dei film più innovatori.<br />

La crescita delle esportazioni e del controllo dello Stato: dopo il<br />

fallimento della Golskino (tra le piccole produzioni a cui si dedicò<br />

spicca "La corazzata Potenkin” di Ejzenstejn) il governo ci riprova nel<br />

1925 con la Sovkino a cui parteciparono compagnie specializzate.<br />

Dopo la morte di Lenin nel 1924 la Sovkino fronteggiò il compito di<br />

aprire nuove sale nelle città e di fornire le regioni rurali di attrezzature<br />

portatili per le proiezioni. I profitti erano il frutto dell'importazione e<br />

della distribuzione di film stranieri almeno finché il governo non<br />

impose limitazioni al loro ingresso considerando le pellicole straniere<br />

ideologicamente pericolose e ritenendo di dover rendere più redditizia<br />

la produzione interna: la Sovkino fu incentivata in questa direzione e<br />

nella produzione di film che incarnassero l'ideologia comunista per<br />

diffonderla nelle zone più remote del paese. "La corazzata Potemkin"<br />

fu il primo grande trionfo all'estero, prima in Germania, poi in molti altri<br />

paesi.<br />

Nuova generazione di registi:<br />

il costruttivismo affondava le sue radici in tendenze sorte prima della<br />

Rivoluzione; il cubismo francese e il futurismo Italiano avevano<br />

influenzato la nascita di un movimento sviluppatosi in Russia<br />

chiamato cubo-futurismo, impegnato in un attacco contro le<br />

tradizionali forme artistiche; Il suprematismo aveva invece un<br />

approccio più spirituale e astratto. Pochi artisti di entrambi i movimenti<br />

erano politicamente schierati, ma con la rivoluzione bolscevica molti<br />

artisti appoggiarono apertamente il nuovo governo e alcuni di questi<br />

ricevettero posti di insegnamento e messi in condizione di influenzare<br />

gli orientamenti culturali. Per l'artista costruttivista l'arte deve<br />

adempiere a una funzione sociale: l'artista non è un visionario ispirato,<br />

ma un artigiano che utilizza materiali appropriati per creare un oggetto<br />

artistico e deve avere un approccio strumentale e razionale, persino<br />

scientifico. I costruttivisti puntavano l'attenzione sulla logica<br />

dell'assemblaggio delle parti, idee a messe relazione al termine<br />

francese montage che dal significato “mettere insieme diverse parti di<br />

una macchina” era passato a indicare l'assemblaggio delle<br />

inquadrature. La fabbrica, la macchina divennero simboli della nuova<br />

società, gli studi degli artisti erano officine in cui realizzare prodotti<br />

utili. I costruttivisti credevano nella possibilità di realizzare un prodotto<br />

artistico pensato per provocare specifiche reazioni, perfettamente in<br />

grado di adempiere a scopi educativi e propagandistici a favore della<br />

nuova società comunista. L'arte doveva essere comprensibile a tutti;<br />

le opere del costruttivismo risultavano da una fusione tra forma grafica<br />

astratta e funzionalità. Negli anni 20 il teatro conobbe l'influenza del<br />

costruttivismo e Mejerchol’d ne fu la più importante figura, allestendo<br />

ad esempio "il magnifico cornuto" nel 1922 il cui set riproduceva una<br />

sorta di sezione di fabbrica e di attori recitavano in abiti da lavoro;<br />

sviluppò il principio della Dio meccanica, dove l'analogia tra corpo<br />

dell'attore e macchina portava una tecnica recitativa basata su precisi<br />

controllati movimenti. Ejizenstejn, che aveva studiato ingegneria,<br />

combinò questa con il lavoro artistico. Andò a Mosca per unirsi al<br />

teatro del Proletkul’t (“teatro culturale del proletariato") per lavorare<br />

come scenografo, aiuto-regista e regista di allestimenti teatrali;<br />

considerava Mejerchol’d la sua guida. Il suo passaggio al cinema<br />

avvenne con l'allestimento di "maschere antigas" e nel 1925 cominciò


a lavorare al suo primo lungometraggio "sciopero" che portava sullo<br />

schermo le teorizzazioni del montaggio scegliendo come<br />

ambientazione la fabbrica. A questo seguirono tre importanti film<br />

realizzati con lo stesso stile: "La corazzata Potempkin”, “ ottobre "e "il<br />

vecchio e il nuovo". Il regista con maggiore esperienza era Kulesov, di<br />

soli otto anni più vecchio di Ejzenstejn. Pudovkin, collaboratore di<br />

Kulesov, lavorò come attore e regista, girando il suo primo<br />

lungometraggio, intitolato "La madre", che fu un ulteriore contributo<br />

all'idea del montaggio come base estetica del film. Le sue opere<br />

identificavano l'interesse costruttivista nei dati fisici come base per le<br />

risposte emozionali. Un altro autore di rilievo fu Vertov, scrittore di<br />

poesie e libri di fantascienza, compositore di musica concreta e<br />

frequentatore degli ambienti degli artisti cubo-futuristi. Laureato in<br />

medicina, era supervisore dei cinegiornali prodotti dalla Narkompros. I<br />

registi più giovani provenivano dall'ambiente teatrale di Leningrado:<br />

Kozincev, Trauberg e Jutkevic formarono la fabbrica dell'attore<br />

eccentrico (FEKS) i cui interessi spaziavano dal circo al cinema<br />

popolare americano.<br />

Scritti teorici dei registi del montaggio sovietico:<br />

Nel corso della metà degli anni 20 vi fu una fioritura di scritti teorici<br />

che tentavano di comprendere le leggi che regolano il cinema; molti<br />

registi sovietici di questi anni consideravano l'aspetto teologico e<br />

quello pratico strettamente uniti. Kulesov fu il più conservatore tra i<br />

teorici del gruppo, legato all'idea di chiarezza narrativa e impatto<br />

emozionale dei film americani. Vertov fu il più radicale, costruttivista<br />

convinto, enfatizzava l'utilità sociale del documentario<br />

contrapponendolo alla cine-nicotina dei film di finzione, il cui effetto<br />

era di offuscare la coscienza sociale e politica degli spettatori. Per lui<br />

il montaggio delle inquadrature doveva essere calcolato in modo da<br />

generare differenze o intervalli. La concezione di montaggio più<br />

complessa si trova negli scritti di Ejzenstejn, egli intendeva il<br />

montaggio come principio formale generale presente anche nel teatro,<br />

nella poesia o nella pittura; suggeriva come il montaggio fosse una<br />

collisione di elementi in conflitto e spingesse lo spettatore a creare un<br />

concetto nuovo. Le teorie degli autori non sempre si accordavano con<br />

i film realizzati, in Kulesov e Pudovkin accadeva che spesso i loro film<br />

fossero più sperimentali di quanto i loro scritti suggerissero. Ma tutti<br />

furono uniti nel vedere nel cinema una strada per contribuire alla<br />

formazione della nuova società sovietica, stimolando la crescita e la<br />

consapevolezza del pubblico.<br />

Forma e stile del montaggio sovietico.<br />

I film sovietici realizzati al di fuori della scuola del montaggio erano<br />

per lo più commedie o adattamenti dalla letteratura, mentre i film<br />

d'avanguardia erano dedicati alla storia del movimento rivoluzionario. I<br />

film della scuola del montaggio erano spesso centrati sulle gesta dei<br />

pionieri del movimento rivoluzionario, ma alcuni erano drammi e<br />

commedie sui problemi della società contemporanea. Questi film si<br />

differenziavano notevolmente dalle opere degli altri movimenti<br />

d'avanguardia: nei film sovietici la presenza del soprannaturale era<br />

nulla; il ruolo dell'individuo era in linea con le teorie marxiste, quindi le<br />

sue azioni erano conseguenza diretta delle forze sociali messe in<br />

campo. Ejzenstejn portò alle estreme conseguenze questo approccio,<br />

nei suoi film infatti non compaiono personaggi principali, ma masse<br />

che fungono da protagonista. Lontani dalla fluidità e dalla continuità<br />

narrativa Hollywoodiana, i registi sovietici giustapponevano le<br />

inquadrature in modo netto e frammentato anche all'interno della<br />

stessa azione. Si distinguono più strategie di montaggio legate agli<br />

elementi spaziali, temporali o grafici: l’overlapping editing si ha<br />

quando un'inquadratura o ripetere in parte o per intero l'azione<br />

dell'inquadratura precedente, l'effetto opposto si ottiene eliminando<br />

parti di un evento facendo durare un tempo minore di quanto<br />

accadrebbe realtà (montaggio ellittico); il jump cutting è un esempio di<br />

montaggio discontinuo o a salti, dove uno stesso spazio viene<br />

mostrato dallo stesso punto di vista in due inquadrature che<br />

differiscono fra loro per qualche elemento. Nonostante l'uso della<br />

ripetizione, l'azione si svolge rapidamente perché le singole<br />

inquadrature sono brevi, infatti il montaggio sovietico ha ritmi rapidi e<br />

accelerati. Il montaggio veloce non serviva per comunicare alla<br />

percezione soggettiva del protagonista come accadeva per il


movimento francese, ma per suggerire ritmi sonori o intensificare gli<br />

effetti di azioni esplosive e violente. Il montaggio creava anche<br />

collegamenti spaziali in conflitto fra loro e costringevano lo spettatore<br />

a mettere in relazione ciò che vedeva costruendo uno spazio e un<br />

tempo coerenti. Il montaggio delle attrazioni collegava due azioni per<br />

esprimere un concetto; l'inserto non diegetico (“diegesi” indica il<br />

tempo e lo spazio in cui si svolge l'azione) è costituito da una o più<br />

inquadrature il cui tempo e spazio non hanno legami con gli eventi<br />

rappresentati nei film. Il montaggio intellettuale otteneva i suoi effetti<br />

attraverso questo genere di conflitti, avvicinando inquadrature senza<br />

connessioni che spingevano gli spettatori a creare concetti che<br />

attribuissero loro un senso. Il susseguirsi di inquadrature creava<br />

anche effetti di contrasto grafico accrescendo l'intensità drammatica o<br />

contribuendo alla comicità della sequenza. I registi sovietici<br />

lavorarono anche sulla composizione delle singole inquadrature per<br />

migliorare gli effetti di montaggio, così il lavoro con la macchina da<br />

presa fu approfondito: si diffusero inquadrature dal basso che<br />

rendevano personaggi ed edifici minacciosi o eroici, inquadrature<br />

inclinate o decentrate che dinamizzavano le immagini. Esplorarono<br />

anche gli effetti speciali, usati non per esprimere alla percezione dei<br />

personaggi, ma significati simbolici. Forme, volumi, colori o strutture in<br />

conflitto tra loro potevano essere presenti all'interno di una singola<br />

immagine. Come il montaggio giustapponeva movimenti contrastanti,<br />

così i personaggi potevano muoversi in direzioni opposte; anche<br />

l'illuminazione e la recitazione erano usate come tratti peculiari e i film<br />

sovietici difficilmente usavano un'illuminazione intensa. Per quanto<br />

riguarda la recitazione, all'interno di un singolo film si potevano<br />

incontrare esempi che spaziavano dal realismo all'estrema<br />

stilizzazione; era comune il ricorso alla tipizzazione e ad attori non<br />

professionisti le cui caratteristiche fisiche suggerivano la classe di<br />

appartenenza, prassi che rispondeva all'esigenza di realismo. Molti<br />

autori adottarono una recitazione stilizzata che proveniva dal teatro<br />

costruttivista detta recitazione biomeccanica ed eccentrica, in film che<br />

puntavano sull'impatto fisico più che sull'analisi psicologica del<br />

personaggio. L'eccentricità della recitazione enfatizzava il grottesco.<br />

Altri film sovietici:<br />

furono una trentina i film legati al movimento sovietico del montaggio.<br />

Il cinema d'avanguardia copriva una larga varietà di generi. In quel<br />

decennio il comico slapstick Il’inski, una sorta di Jerry Lewis russo, fu<br />

la star più popolare del decennio. Diversamente dai film della scuola<br />

del montaggio che non puntavano ad attori celebri, gli altri registi<br />

ricorsero a famosi attori teatrali. Altra strada per raggiungere il<br />

successo era l'adattamento di testi letterari a sfondo storico-etico.<br />

Il piano quinquennale e la fine del cinema d'avanguardia:<br />

Il governo accusava di formalismo i film legati al movimento del<br />

montaggio, considerati troppo complessi per essere compresi dalle<br />

masse, e gli autori di essere più interessati all'ostile che all'ortodossia<br />

ideologica. La ripresa dell'industria cinematografica causò una severa<br />

censura. Nel 1927 l'industria cinematografica sovietica guadagnò più<br />

sui film nazionali che su quelli importati e gli organi ufficiali limitarono i<br />

rapporti con il mercato estero; più aumentavano le sperimentazioni<br />

formali e l'uso di nuove tecniche, più si infittivano le critiche di<br />

formalismo. Molti autori radicali, anche i più famosi, non trovavano i<br />

fondi per i loro progetti e vedevano rifiutate le loro sceneggiature. Nel<br />

1928 si tenne la prima conferenza del partito comunista per le<br />

questioni cinematografiche, con l'obiettivo di aumentare la produzione<br />

ed eliminare l'importazione e l'esportazione; questo piano non fu poi<br />

realizzato, ma fu creata la Soyuzkino deputata alla supervisione delle<br />

produzioni nelle repubbliche nonchè al controllo sulla distribuzione e<br />

l'esercizio. Tutti i registi che avevano lavorato sul montaggio e gli<br />

artisti d'avanguardia ripiegarono su approcci più accessibili.<br />

Ejzenstejn nel frattempo lasciava l'Unione Sovietica per studiare<br />

all'estero le possibilità offerte dal sonoro.<br />

I formalisti russi e il cinema<br />

Negli anni dal 1914al 1930 un gruppo di critici letterari molto vicini al<br />

cubo-futurismo e al costruttivismo diedero vita a un importante<br />

movimento teorico noto come formalismo russo. Essi credevano che il


lavoro dell’arte obbedisse a principi propri, differenti da quelli che<br />

funzionavano per altre categorie di oggetti. Il compito dei teorici era di<br />

stabilire come era costruita un’opera d’arte per suscitare determinati<br />

effetti. Molti registi societici come Ejzenstejn e Kulesov erano vicini<br />

alla posizioni dei formalisti, come si può riscontrare nei loro scritti<br />

teorici. Come i registi d’avanguardia, anche i formalisti furono attaccati<br />

e costretti ad un approccio teorico più convezionale.<br />

Registi, star, generi del cinema degli studios:<br />

Già negli anni 20 i teatri di posa delle grandi compagnie permettevano<br />

di girare intere sequenze con luce artificiale. Le parti della scena<br />

situata sullo sfondo venivano illuminate con luci di riempimento,<br />

mentre le figure principali erano sottolineate con netti controluce che<br />

illuminavano da dietro e da sotto il soggetto; la luce principale<br />

proveniva da un lato dell'inquadratura, mentre dal lato opposto una<br />

luce più debole serviva ad ammorbidire le ombre: questi tre punti<br />

d'illuminazione, principale (key light), luce di riempimento (fill light) e è<br />

controluce (backlighting) costituirono la base del sistema di<br />

illuminazione del cinema Hollywoodiano. L'uso del montaggio<br />

contiguo divenne sofisticato. Lo stile Hollywoodiano riuscì essere<br />

molto flessibile e cominciò ad affermarsi una nuova generazione di<br />

registi che avrebbe dominato i tre decenni successivi del cinema<br />

americano; nacquero i film antimilitaristi, mentre western e slapstick<br />

assunsero maggiore prestigio, inoltre crebbero i budget di produzione.<br />

I film ad alto budget dei primi anni Venti: "i quattro cavalieri<br />

dell'apocalisse" di Ingram del 1921 si basa su un romanzo di grande<br />

successo ed è la storia delle fortune alterne di una famiglia del sud<br />

durante la prima guerra mondiale, vista con una nuova ottica; il trionfo<br />

del film fu dovuto anche agli interpreti della coppia di amanti perduti,<br />

Rodolfo Valentino e Alice Terry che divennero celebri: Valentino fu<br />

ingaggiato dalla Paramount diventando uno dei grandi idoli dell'epoca<br />

e diffondendo il mito del latin lover, Terry divenne popolare recitando<br />

in film del marito Ingram, il quale realizzò molti film in Francia per<br />

sfuggire alla censura. DeMille lavoro con alti budget della Paramount<br />

e le sue commedie a sfondo erotico contribuirono alla fama<br />

peccaminosa di Hollywood. Quando i suoi film subirono gli attacchi<br />

della censura, DeMille confezionò pellicole che combinavano torbidi<br />

melodrammi con soggetti religiosi; in "i 10 comandamenti" la fuga<br />

degli ebrei guidati da Mosé fuori dall'Egitto era inframmezzata con la<br />

storia di un giovane moderno che si ripromette di infrangere tutti i<br />

comandamenti; ne "il re dei re" creò molte controversie perché<br />

rappresentava sullo schermo la figura di Cristo. Anche Griffith diresse<br />

produzioni importanti a soggetto storico: se prima si era ispirato al<br />

cinema epico Italiano, ora il suo modello erano i film storici realizzati<br />

dal Lubitsch; il suo più grande successo in quegli anni fu "Le due<br />

orfanelle" ambientato durante la rivoluzione francese, che vantava la<br />

presenza delle sorelle Gish, legate a lui sin dagli anni 10. Girò un altro<br />

film etico "America" sulla rivoluzione americana per poi cambiare<br />

genere con "non è meravigliosa la vita?", un racconto di taglio<br />

naturalistico sulle difficoltà della vita nella Germania postbellica. Von<br />

Stroheim diresse nel 1919 per la Universal "mariti ciechi" in cui narra<br />

le vicende di una coppia in vacanza in montagna, la donna viene<br />

sedotta da un bieco personaggio interpretato dallo stesso regista; la<br />

Universal affidò al regista un budget ancora più alto per il suo<br />

secondo film "femmine folli", nel quale interpretava un'altra figura<br />

negativa. Dopo essere stato sostituito si rivolse alla compagnia<br />

indipendente Goldwyn per la quale realizzò "rapacità", della durata di<br />

9 ore. La copia finale, non riconosciuta dal regista, durava 2 ore<br />

essendo stata eliminata una delle linee principali dell'intreccio nonché<br />

un gran numero di scene che andarono distrutte. Von Stroheim<br />

ottenne un successo passeggero alla MGM con “la vedova allegra”<br />

del 1925; dopo il film del 1928 "marcia nuziale" per la Paramount la<br />

sua carriera di regista si interruppe e proseguì quella di attore.<br />

I generi minori diventano rispettabili:<br />

Dopo la formazione della United Artists nel 1919, il primo fondatore a<br />

lavorare per essa fu Fairbanks. Lanciato dalla commedia intelligente<br />

"Sua maestà l'americano" di Henabery, poi passò a film più ambiziosi<br />

in costume come "il segno di Zorro" di Niblo che lo lanciò nel mondo


delle commedie di cappa e spada spesso tratte da romanzi famosi. La<br />

sua notorietà declinò con l'avvento del sonoro. Negli anni 20 il western<br />

guadagnò prestigio, s'impose presso il pubblico con la realizzazione di<br />

"pionieri" di Cruze, storia di un viaggio epico di una carovana verso il<br />

West. Ford aveva esordito con western a basso costo, ma dallo stile<br />

originale, come ad esempio "Just Pals”, ed ottenne il vero successo<br />

passando dalla Universal alla Fox con la quale realizzò "il cavallo<br />

d'acciaio", western ad alto costo in cui si narra la costruzione della<br />

prima ferrovia attraverso il continente e in cui esprimeva la sua<br />

sensibilità per la messa in scena del paesaggio. Divenne il principale<br />

autore della Fox, attivo anche in altri generi, anche se ricodato per<br />

tutta la vita per il genere western. Un altro regista che esordì dirigendo<br />

western negli anni 10 fu Borzage (“La donna con la pistola”), poi fu<br />

attratto dalle grandi produzioni degli studios Hollywoodiani degli anni<br />

20 e abbandonò il genere western; il suo nome oggi è associato al<br />

melodramma di cui un esempio tipico fu "Humoresque” del 1920, la<br />

vicenda sentimentale di un violinista ebreo ferito durante la prima<br />

guerra mondiale; i suoi lavori migliori appartengono ad altri generi. Nel<br />

1924 cominciò a lavorare per la Fox, di cui Ford era direttore artistico<br />

e girò "fannullone" insolita commedia sulle gesta di un giovane senza<br />

particolari obiettivi che sacrifica alla sua reputazione allevando il figlio<br />

della sorella della donna che ama. Dopo la proiezione di " il gabinetto<br />

del dottor Caligari” negli Stati Uniti, il cinema dell'orrore divenne un<br />

genere popolare. La prima casa a puntarvi fu la Universal con "il<br />

gobbo di Notre Dame” di Worsley, per cui la casa di produzione<br />

costruì uno stravagante set che riproduceva la Parigi medievale. Ad<br />

interpretare Quasimodo fu Chaney, protagonista anche di "il fantasma<br />

dell'opera" di Julian e di emblematici film per la MGM sotto la<br />

direzione di Browning come "lo sconosciuto" (in cui interpretava il<br />

ruolo di un lanciatore di coltelli in un circo che finge di essere senza<br />

braccia; la sua partner si fida solo di lui e per conquistare il suo amore<br />

il protagonista decide di farsi amputare le braccia, ma tornato al circo<br />

la scoprirà fidanzata con un altro uomo). La crescita del crimine<br />

organizzato dovuta al proibizionismo fece popolare gli schermi di<br />

personaggi riforniti di armi di vario genere; von Sternberg aveva<br />

cominciato da indipendente, producendo il dirigendo il dramma con<br />

ridottissimo budget "i cacciatori della salvezza” che fu un insuccesso<br />

commerciale, ma ottenne un contratto con la MGM. Il vero successo<br />

arrivò con "Le notti di Chicago", successo dovuto alle sue eccentriche<br />

star: l’insolito eroe è un ladro di gioielli e il suo braccio destro è un ex<br />

ubriacone di origine inglese preso dalla strada; l'amante dell'eroe<br />

s'innamora di quest'ultimo e il protagonista, dopo aver meditato di<br />

uccidere entrambi, finisce per aiutarli a scappare.<br />

Nuovi investimenti e campioni d'incasso:<br />

I film epici proseguirono sulla strada indicata da "i 10 comandamenti"<br />

con set colossali e costumi sfarzosi; la MGM fu particolarmente<br />

impegnata in questo senso intraprendendo la realizzazione di un<br />

ambizioso progetto, “Ben-Hur”: inizialmente concepito dalla<br />

Goldwynnel 1922, le riprese furono effettuate in Italia, ma a seguito di<br />

un incidente in cui morirono delle comparse, il film subì rallentamenti e<br />

fu ripreso solo successivamente alla fusione e fu presentato al<br />

pubblico solo nel 1926. Altro film di rilievo prodotto dalla MGM in<br />

quegli anni fu "La grande parata" di Vidor, che lavorò in diversi generi;<br />

"La grande parata" aveva come protagonista l'erede di Valentino,<br />

Gilbert, che interpretava un giovane partito volontario per la prima<br />

guerra mondiale e che intreccia una relazione con una contadina<br />

francese; il film descrive gli orrori della guerra rappresentando i soldati<br />

tedeschi come vittime dei combattimenti. Film diverso fu "la folla" del<br />

1928, storia di una coppia appartenente alla classe lavoratrice il cui<br />

matrimonio entra in crisi dopo la morte in un incidente stradale di uno<br />

dei figli e a cui la MGM impone un lieto fine con la famiglia riunita. Nel<br />

1927 la Paramount distribuì "ali" di Wellman, altro racconto sulla<br />

prima guerra mondiale in cui si combinava il romanticismo<br />

dell'intreccio con spettacolari sequenze di combattimenti. Grazie a<br />

cineprese montate sugli aeroplani, le immagini comunicavano<br />

immediatezza e verismo impossibili da ottenere con normali trucchi<br />

fotografici.<br />

Cinema a basso costo non convenzionale: accanto ad opere<br />

realizzate con grandi ambizioni nei maggiori studios, esiste una<br />

produzione marginale originale e autonoma che annoverava tra i suoi


autori DeMille, che diresse alcuni film interessanti incentrati su<br />

personaggi disadattati. In "Conrad alla ricerca della sua giovinezza"<br />

un soldato inglese ritorna dall'India e scopre di non avere uno scopo<br />

nella vita; altro notevole talento isolato di quel periodo fu Brown che<br />

nel 1927 diresse "amore nudo e crudo", film fuori dal comune per il<br />

suo realismo, dramma rurale che contravveniva alle norme<br />

stereotipate del periodo, raccontando la storia di una società arcaica<br />

che opprime le donne. Gli studios si dimostrarono disponibili alla<br />

sperimentazione chiamando importanti registi stranieri, ma la maggior<br />

parte di loro riuscì a dirigere solo pochi film a Hollywood.<br />

Registi stranieri a Hollywood: prima del 1920 gli autori stranieri<br />

avevano lavorato solo occasionalmente per l'industria americana; i<br />

nomi più noti erano stati Chaplin e Tourneur. Quando si svilupparono<br />

le nuove correnti cinematografiche in Europa, gli studios americani<br />

cominciarono a considerare il vecchio continente una riserva di talenti<br />

emergenti e chiamando le personalità di maggior valore si mettevano<br />

al riparo dalla concorrenza sul mercato mondiale. Convinsero gli<br />

autori a lavorare come sceneggiatori negli Stati Uniti, rappresentanti<br />

degli studios si recavano regolarmente in Europa per visionare i film<br />

più recenti e cercare attori e registi promettenti; la maggior parte dei<br />

registi stranieri che lavorarono a Hollywood provenivano dalla<br />

Germania, ma solo pochi tra loro ebbero una carriera duratura.<br />

Lubitsch a Hollywood: il flusso di talenti stranieri verso Hollywood<br />

cominciò dopo la distribuzione di "madame Dubarry” di Lubitsch il<br />

quale imparò subito ad armonizzare il suo stile con quello classico<br />

Hollywoodiano diventando uno dei registi più rispettati. La Warner<br />

Bros lo ingaggiò facendone il suo autore di punta; sotto l'influenza di<br />

Chaplin, diresse una serie di commedie sofisticate che analizzavano<br />

la società dell'epoca; la sua ingegnosità nel suggerire gli appetiti<br />

sessuali e le rivalità sotterranee che si nascondevano dietro le buone<br />

maniere, fu definita tocco di Lubitsch, che si esprimeva con la fluidità<br />

del racconto capace di indicare gli stati d'animo dei personaggi dal<br />

modo in cui cambiavano posizione all'interno della scena o dalla<br />

direzione dei loro sguardi da un'inquadratura all'altra. Con l'avvento<br />

del sonoro si confermerà tra i più originali registi di Hollywood.<br />

I registi scandinavi in America:<br />

Christensen, il cui esordio americano fu con il film "il circo del diavolo"<br />

del 1926, recuperava un genere tipico scandinavo degli anni 10, i film<br />

sul circo; realizzò diversi film di suspense, il più riuscito dei quali fu<br />

"sette passi verso Satana" del 1929. Stiller e la sua scoperta Greta<br />

garbo furono abbinati dalla MGM per la realizzazione del film "il<br />

torrente", ma l'eccentricità e l'incapacità di Stiller di adattarsi ai metodi<br />

di lavorazione Hollywoodiani causò la sua sostituzione. Il produttore<br />

tedesco Pommer lo chiamò alla Paramount per la regia di "l'ultimo<br />

addio"; poi tornò in Svezia dopo una serie di progetti mancati.<br />

Sjostrom ricevette ripetute offerte dalla MGM e nel 1923 le accettò<br />

modificando il proprio nome in Seastrom; il suo primo film americano<br />

fu "la spada della legge" che conteneva diverse sequenze di<br />

paesaggio che richiamavano la sensibilità per la natura dei suoi primi<br />

lavori; diresse poi "quello che prende gli schiaffi" ambientato nel<br />

mondo del circo, “la lettera rossa" e "il vento", la storia di una donna<br />

che si reca nel West per raggiungere il suo futuro sposo, costretta<br />

uccidere un uomo che vuole violentarla e il cui cadavere le appare<br />

sotto forma di visione facendola quasi impazzire.<br />

I registi europei alla Universal: la Universal diede prestigio alle sue<br />

produzioni assumendo artisti europei; Leni era già noto in Germania<br />

per aver diretto un importante film espressionista, "il gabinetto delle<br />

figure di cera"; in America girò l'adattamento di un musical, "il castello<br />

degli spettri", che colpì l'immaginazione del pubblico per le sue<br />

atmosfere cupe ed espressioniste; in "l'uomo che ride" il protagonista<br />

era un inquietante personaggio condannato da un taglio sulla bocca a<br />

un continuo, grottesco ghigno.<br />

L'influenza di Murnau alla Fox: Murnau fu il più prestigioso dei<br />

registi europei chiamati a Hollywood. Vi si recò per girare con grande<br />

budget la maggiore produzione della Fox del 1927, "Aurora"; il film fu<br />

un'opera pienamente tedesca anche se realizzata in America e narra


di un dramma psicologico semplice ma intenso: un pescatore, dopo<br />

aver meditato l'uxoricidio per fuggire in città con la sua amante, deve<br />

riguadagnarsi la fiducia della moglie. Essendo un film troppo<br />

sofisticato per diventare popolare, il regista si dedicò a progetti meno<br />

ambiziosi, come "i quattro diavoli" e "il nostro pane quotidiano".<br />

Murnau ispirò comunque i registi americani come Ford e Borzage,<br />

quest'ultimo in particolare con "settimo cielo", melodramma d'amore<br />

tra una prostituta francese e uno spazzino che l'accoglie in casa pur<br />

odiando le donne; nasce l'amore che viene spezzato dalla partenza<br />

dell'uomo per la guerra. Brown in "La carne è il diavolo" del 1926<br />

utilizza tecniche introdotte dal cinema d'avanguardia europeo come<br />

ad esempio i movimenti di macchina e le riprese in soggettiva.<br />

Innovazioni tecniche e stilistiche: negli anni 20 vi fu un nuovo<br />

approccio alla fotografia, alcuni autori sistemavano davanti all'obiettivo<br />

tessuti trasparenti o filtri per creare margini flou; con particolari lenti<br />

riprendevano azioni in primo piano perfettamente a fuoco lasciando lo<br />

sfondo indistinto, tecnica fondamentale per lo sviluppo dello stile<br />

narrativo classico. Il risultato fu il soft style, derivante dalla scuola<br />

fotografica pittorica di Stieglitz e Steichen; il primo a ricorrere a questo<br />

effetto fu Griffith seguito da von Stroheim. Un'altra innovazione<br />

importante di questi anni fu l'introduzione delle nuove pellicole<br />

pancromatiche in sostituzione di quelle ortocromatiche; Le<br />

ortocromatiche erano sensibili solo al viola, al blu e al verde, le parti in<br />

giallo e rosso apparivano quasi nere. Le pancromatiche registravano<br />

l'intero spettro dei colori dal viola al rosso con intensità costante, ma<br />

avevano degli svantaggi: erano molto costose, facilmente deteriorabili<br />

e richiedevano una maggiore esposizione alla luce per ottenere<br />

un'immagine soddisfacente. Nel 1925 la Eastman Kodak introdusse<br />

sul mercato versioni sempre più sensibili e stabili a prezzi contenuti e<br />

già nel ‘27 gli studios di Hollywood usavano esclusivamente le<br />

pancromatiche.<br />

Lo sviluppo e la popolarità del cinema d'animazione:<br />

Le tecniche fondamentali del cinema d'animazione erano state<br />

introdotte negli anni 10 e il periodo seguente alla prima guerra<br />

mondiale registrò un boom del settore. Il capo animatore tracciava lo<br />

schema iniziale disegnando le cose basilari per la scena e gli altri<br />

disegnatori la completavano con disegni addizionali per i movimenti,<br />

infine venivano fotografati singoli fotogrammi; questo sistema molto<br />

diffuso garantiva l'uscita mensile o bisettimanale di una serie di cartoni<br />

animati. Le compagnie che producevano queste pellicole cercavano di<br />

creare dei serial con gli stessi temi e gli stessi personaggi. I film<br />

venivano affidati ai distributori indipendenti, la più famosa fu la Mintz<br />

che finanziò e distribuì le tre serie di cartoons più popolari del<br />

decennio: "fuori dalla boccetta d'inchiostro" dei fratelli Fleisher, "Mutt<br />

and Jeff” di Fischer e i primi tentativi di Walt Disney. Verso la metà<br />

degli anni 10 i fratelli Fleisher sperimentavano una nuova tecnica<br />

chiamata rotoscopio che permetteva di utilizzare scene riprese dal<br />

vero per proiettarle su dei fogli di carta e tracciarne i contorni<br />

fotogramma per fotogramma. Questa tecnica non aveva come scopo<br />

principale un miglioramento dell'efficienza produttiva, ma, rispetto al<br />

sistema precedente (slash system), permetteva al personaggio di<br />

muoversi con una figura intera e quindi con maggiore naturalezza. il<br />

successo della serie dei fratelli Fleisher proseguì fino alla fine degli<br />

anni 20. La serie “Mutt and Jeff” di Fischer era diventata popolare<br />

come strip comica nel 1911 e nel 1916 il creatore concesse<br />

l'autorizzazione per portare la strip al cinema, che restava comunque<br />

legata al suo nome, anche se nel corso degli anni altri disegnatori ne<br />

divennero i realizzatori. Il giovane Walt Disney e il suo amico Ub<br />

Iwerks crearono la propria agenzia pubblicitaria nel 1919; lavorarono<br />

inizialmente realizzando semplici film d'animazione per conto di<br />

un'altra agenzia, poi Disney decise di recarsi a Hollywood dove grazie<br />

alla distribuzione Mintz poté creare la prima serie di successo "Alice<br />

comedies” e insieme al fratello diede vita ai Disney Brothers studios.<br />

Tra i collaboratori di Disney figuravano molti nomi che negli anni 30<br />

avrebbero creato serie di successo per la Warner Bros e per la MGM,<br />

come Harman, Ising e Freleng. Dal 1927 la Disney si dedicò solo<br />

all'animazione pura con il personaggio della serie "Oswald the rabbit”<br />

la cui proprietà passò all'amministrazione Mintz; Disney allora creò un<br />

nuovo personaggio, Mickey Mouse, ma i primi due film non riuscirono<br />

a trovare una distribuzione. Il terzo, "Willie del vaporetto", raggiunse il


successo e lanciò Disney ai vertici del mercato internazionale del<br />

cinema d'animazione degli anni 30. Paul Terry creò una propria casa<br />

di produzione, Fables Picture Inc., lanciando una serie intitolata<br />

"Aesop’s Fables”, una rilettura in chiave moderna delle favole<br />

classiche. La serie più popolare degli anni 20 fu quella di “Felix the<br />

cat” i cui cartoons furono prodotti dal 1918 dalla Paramount; a firmare<br />

film era Sullivan, ma il vero creatore era Messner. Nonostante il<br />

successo, la serie non riuscì a sopravvivere all’avvento del sonoro.<br />

La riscoperta di Buster Keaton<br />

Terminata la grande stagione del cinema comico muto, Chaplin<br />

rimase l’unico autor realmente rispettato e ricordato. Egli controllava i<br />

diritti dei suoi film e si rifiutava di farli circolare, anche se molti brevi<br />

film comici si potevano facilmente vedere. Pochi film di Buster Keaton<br />

circolavano nelle sale e come risultato di ciò Chaplin era ritenuto di<br />

gran lunga superiore a Lloyd e Keaton. Nel 1965 il distributore<br />

Raymond Rohaher produsse nuove copie dei film di Keaton e le portò<br />

alla Mostra del cinema di Venezia. Keaton, presente in sala, fu a<br />

lungo applaudito. Fece appena in tempo a godersi questa tardiva<br />

acclamazione, scomparve l’anno successivo, nel 1966. Col tempo,<br />

critici e storici hanno riconosciuto la grandezza di Keaton come<br />

regista e interprete, sottolineando la sua abilità nel costruire elaborate<br />

gag all’interno di singole riprese in campo lungo e profondità, il suo<br />

uso di temi ricorrenti, nonché l’equilibrio strutturale delle sue<br />

sceneggiature.<br />

VIII. TENDENZE INTERNAZIONALI DEGLI ANNI VENTI<br />

Lo stile internazionale: dalla metà degli anni 20 si sviluppò uno stile<br />

d'avanguardia internazionale che combinava elementi provenienti dai<br />

tre principali movimenti europei. In Francia alcuni registi aggiunsero<br />

tratti tipici del cinema espressionista nei loro film, in alcuni film<br />

tedeschi era possibile notare un lavoro sull'immagine per rendere la<br />

soggettività dei personaggi derivato dall'impressionismo francese, le<br />

frontiere stilistiche tra impressionismo ed espressionismo diventavano<br />

sempre più indistinte. Anche registi russi si ispiravano a elementi<br />

stilistici del cinema europeo e dopo il 1926 fu proprio il cinema<br />

sovietico a influenzare l'estero, spingendo alcuni registi tedeschi di<br />

sinistra a sperimentare un uso politico del cinema. Anche il Giappone,<br />

che stava assorbendo molte correnti artistiche occidentali nelle arti<br />

figurative e della letteratura, fu raggiunto dall'influenza internazionale<br />

del cinema d'avanguardia: Kinugasa diresse "una pagina pazza", un<br />

bizzarro film che estremizzava le tecniche espressioniste e<br />

impressioniste. Ambientato in un manicomio fa grande utilizzo di<br />

deformazione dell'immagine e messa in scena, proprio per<br />

rappresentare le visioni allucinate degli ospiti dell'istituto. Il più<br />

importante tra i registi europei degli ultimi anni del cinema muto fu<br />

Dreyer che nel 1919 diresse il suo primo film, "il presidente", seguito<br />

da "pagine del libro di Satana" entrambi realizzati per la Nordisk.<br />

Quando la casa di produzione fallì, il regista si trasferì Svezia a<br />

lavorare per la Svenska. Negli anni successivi lavorò tra Danimarca e<br />

la Germania e dopo un breve periodo trascorso in Norvegia fu<br />

chiamato in Francia dove girò "La passione di Giovanna d'arco". Nel<br />

cast del film, apice del cinema muto europeo, figuravano artisti di<br />

varie nazionalità; questo film combinava l'influenza del cinema<br />

d'avanguardia francese, tedesco e sovietico in uno stile innovativo e<br />

originale. La ricostruzione del processo di Giovanna si snoda<br />

attraverso primissimi piani, spesso decentrati e schiacciati contro<br />

sfondi bianchi, le relazioni spaziali anomale concentrano l'attenzione<br />

sui volti degli attori, le scenografie spoglie adottarono elementi<br />

espressionisti, Dreyer enfatizzava le sfumature emotive."La passione<br />

di Giovanna d'arco" fu universalmente accolto come capolavoro. In<br />

assenza di finanziamenti, Dreyer, trovò un mecenate che in cambio<br />

della parte da protagonista finanziò il film "il vampiro", un horror che<br />

evoca oscure visioni di terrore: un giovane arriva in una locanda di<br />

paese e si trova ad assistere ad eventi soprannaturali; molte scene<br />

suggeriscono che qualcosa di terribile sta accadendo fuori<br />

dall'inquadratura e che i carrelli e le panoramiche della macchina da<br />

presa arrivano troppo tardi per catturarlo. Purtroppo "Il vampiro" non<br />

riscosse grande consenso, così Dreyer tornò in Danimarca e riprese<br />

la carriera di giornalista; solo durante la seconda guerra mondiale<br />

ricominciò a dirigere film.


Il cinema sperimentale fuori dall'industria: i film sperimentali erano<br />

spesso cortometraggi realizzati fuori dalle logiche del sistema<br />

industriale e gli autori si autofinanziavano; dopo la guerra raggiunsero<br />

una diffusione internazionale. Molte opere sperimentali furono<br />

realizzate da futuristi Italiani che intendevano celebrare la nuova era<br />

della macchina. Il film "vita futurista", opera di vari artisti, mostra l'uso<br />

di specchi deformanti e sovrimpressioni secondo modalità che<br />

anticipavano quelle delle successive avanguardie cinematografiche. I<br />

principali filoni del cinema d'avanguardia di questo periodo sono:<br />

l'animazione astratta, il cinema dada, quello surrealista, il cinéma pur,<br />

i documentari lirici e il cinema narrativo sperimentale.<br />

• Animazione astratta: alla fine degli anni 10 un gruppo di artisti<br />

tedeschi sosteneva che, essendo il cinema un'arte visiva come la<br />

pittura, la sua forma più pura doveva esser astratta. Il tedesco<br />

Richter, legato al movimento dadaista svizzero, incontrò l'artista<br />

svedese Eggeling e insieme sperimentarono l'animazione come<br />

mezzo per produrre musica visiva. Rhythmus 21, di Richter<br />

rappresentò il primo film animato astratto. In realtà è al nome<br />

Ruttmann che bisogna legare il primo esempio del genere.<br />

Pittore espressionista, si interessò presto al cinema e sviluppò<br />

l'idea di una pittura in movimento creata utilizzando tecniche<br />

cinematografiche. Per Eggeling le immagini astratte che<br />

componevano il film erano l'equivalente di una composizione<br />

musicale, ritenendo ridondante qualsiasi accompagnamento<br />

sonoro; il suo “Diagonal Symphonie” era il risultato di una serie di<br />

variazioni di linee parallele diagonali bianche che creavano<br />

complessi pattern su un fondale nero. Le tecniche di animazione<br />

impiegate nel cinema astratto influenzarono registi legati al<br />

cinema commerciale come Reiniger che diresse il primo<br />

considerevole lungometraggio animato, "Achmed, il principe<br />

fantastico", una fiaba delle 1000 e 1 notte, nata grazie a sagome<br />

inquadrate su fondali ombreggiati.<br />

• cinema dada: idealismo propose una nuova visione del mondo<br />

all'insegna dell'assurdo, spazzando via i valori tradizionali e<br />

ponendo il caso di immaginazione alla base della creazione<br />

artistica. Il primo film dell'artista dada Man Ray, "ritorno alla<br />

ragione" fu creato combinando riprese dal vero con frammenti<br />

dei Rayograms inventati dallo stesso artista; nel 1924 Picabia<br />

mise in scena il suo balletto "riposo" e durante l'intervallo venne<br />

proiettato “Entr’acte” di Clair, film che mescolava situazioni<br />

sconnesse e irrazionali. Murphy firmò la fotografia di “Ballet<br />

mécanique”, film che giustapponeva immagini di oggetti comuni<br />

a dipinti realizzati dal pittore Léger; anche Duchamp fece<br />

incursione nel cinema e nel 1926 realizzò una serie di dischi<br />

rotanti che filmati, con l'aiuto di Man Ray, furono alla base di<br />

"Anemic cinéma”. Gli artisti tedeschi furono spinti a sperimentare<br />

senza ricorrere a forme dipinte in stile astratto; Richter recuperò<br />

il gusto per il nonsense dadaista realizzando nel 1928 "fantasmi<br />

del mattino" in cui, grazie ad effetti speciali, gli oggetti si<br />

ribellavano al loro normale funzionamento.<br />

• surrealismo: gli artisti surrealisti cercano di tradurre in immagini<br />

o parole il linguaggio incoerente dei sogni, senza interferenze da<br />

parte del pensiero. Diversamente dai film degli artisti dada, quelli<br />

surrealisti delineavano storie anomale e sessualmente allusive,<br />

senza assembramenti caotici di eventi. Man Ray realizzò "Emak<br />

Bakia” che impiegava a trucchi fotografici per suggerire lo stato<br />

mentale di una donna; nello stesso anno realizzò "stella marina"<br />

che mostrava una coppia di amanti alternandola con immagini<br />

casuali di treni, stelle marine e altri oggetti; alla fine la donna<br />

abbandona il suo amante per un altro uomo e degli si consola<br />

con una bellissima stella marina. Dulac portò sullo schermo "La<br />

conchiglia e il sacerdote" che mescolava le tecniche<br />

cinematografiche con la logica narrativa incoerente del<br />

surrealismo. Il film che meglio incarnò le tesi del surrealismo fu<br />

“Un chien andalou” di Bunuel e Dalì: lo spunto iniziale è costituito<br />

dal litigio tra due amanti, ma è impossibile ricostruire la logica e<br />

cronologia del racconto. Questa collaborazione produsse<br />

un'opera più lunga e più provocatoria della prima, "L’age d’or”, la


cui esile trama riguarda una coppia di amanti tenuti separati dai<br />

pregiudizi dei ricchi genitori della donna e dalla disapprovazione<br />

dell'alta società; il film abbonda di immaginario erotico. Negli anni<br />

30 il surrealismo si disgregò, molti suoi esponenti confluirono nei<br />

partiti di sinistra o nei movimenti anarchici e Dalì si guadagnò il<br />

loro sdegno mostrando la sua ammirazione per Hitler.<br />

• Cinéma Pur: alcuni artisti concepirono la possibilità di realizzare<br />

opere non narrative sulle qualità visive astratte del mondo fisico;<br />

si trattava di film senza debiti verso letteratura e teatro e<br />

apparivano come un mondo a parte. Gli artisti non si<br />

riconoscevano nei movimenti d'avanguardia di quel periodo e,<br />

seguendo percorsi diversi tra loro, erano accomunati dalla<br />

volontà di ridurre il cinema ai suoi elementi basilari, per creare un<br />

lirismo visivo fatto di forme pure. Tra i registi più rappresentativi<br />

del cinema puro vi fu Chomette che diresse il primo film puro,<br />

"giochi di riflessi e di velocità" e in seguito "5 min di cinema<br />

puro". Anche la Dulac si cimentò con forme di cinema puro<br />

realizzando "disco 927", "temi e variazioni" e "arabesco", in cui<br />

cercò di creare studi lirici equivalenti alla musica; con<br />

l'introduzione del sonoro non fu più in grado di finanziari propri<br />

film e si dedicò alla realizzazione di cinegiornali.<br />

• documentari lirici: alcuni artisti sperimentarono nuove forme di<br />

cinema portando le macchine da presa per le strade e cercando<br />

di catturare gli aspetti poetici nei paesaggi urbani. Il primo lavoro<br />

di questo filone risale agli anni 20 e appartiene all'artista<br />

modernista Sheeler e al fotografo Strand, “ New York la<br />

magnifica", le cui scene creano una visione evocativa e astratta<br />

della città, ispirando molti autori sperimentali. In Francia il<br />

brasiliano Cavalcanti realizzò "le ore e nient'altro", accostando<br />

immagini dal vero, filmate con una macchina da presa nascosta,<br />

e scene recitate, mostrando negozianti che aprivano le imposte,<br />

clienti ai caffè, un pappone che uccide una donna, un'anziana<br />

signora barcollante per le strade della città; il regista avvicendava<br />

queste scene per suggerire il passaggio del tempo su Parigi.<br />

Ruttmann girò "Berlino - sinfonia della grande città", uno<br />

spaccato di una giornata qualsiasi in una grande città. La poetica<br />

di questo film rappresentava un terreno fertile di sperimentazione<br />

per molti giovani registi legati ai circuiti delle sale specializzate in<br />

cinema d'arte e dei cineclub, come ad esempio Ivens, che<br />

realizzò il suo primo film "il ponte" nel 1928 ed ebbe un tale<br />

successo nei cineclub da spingere il regista realizzarne subito<br />

altri.<br />

IX. L’INTRODUZIONE DEL SONORO<br />

Il sonoro negli Stati Uniti: l'industria cinematografica americana fu la<br />

prima a compiere il passaggio dal muto al sonoro con successo.<br />

DeForest presentò il suo brevetto di pellicola sonora, Phonofilm, nel<br />

1923 che convertiva l'audio in onde riprodotte su una normale<br />

pellicola a 35mm su una striscia ricavata a fianco del fotogramma; se<br />

la pellicola si rompeva e doveva essere giuntata, si pendevano tanti<br />

fotogrammi di immagine quanti di suono, a vantaggio della<br />

sincronizzazione. Negli anni 10 e primi anni 20 la Western Electric<br />

aveva sviluppato sistemi di registrazione, amplificatori e altoparlanti e<br />

nel 1925 mise in vendita il suo sistema di registrazione su disco, ma la<br />

maggior parte degli studios di Hollywood attesero ulteriori sviluppi.<br />

Inizialmente i fratelli Warner vedevano nel sonoro soltanto<br />

un'alternativa economica all'intrattenimento dal vivo che<br />

accompagnava la programmazione cinematografica, così<br />

collaudarono il metodo Vitaphone in una serie di cortometraggi. Nel<br />

1927 ebbe luogo la prima di "il cantante di jazz" di Crosland che ebbe<br />

un incredibile successo rivelando per il suono grandi potenzialità.<br />

Dopo qualche altra pellicola parzialmente sonora, nel 1928 uscì il<br />

primo sonoro al 100%, "le luci di New York" di Foy. Anche se la<br />

Warner Bros arrivò per prima al sonoro, fu la Fox a investire sul<br />

sistema di DeForest, e poiché la maggior parte degli artisti da<br />

palcoscenico erano sotto contratto con la Warner, si buttò sui<br />

cinegiornali sonori. Riguardo al suono le maggiori case di produzione<br />

di Hollywood si erano mosse con cautela, poiché la mancanza di uno


standard comune avrebbe danneggiato gli affari. A tale scopo<br />

crearono un accordo chiamato “Accordo delle cinque grandi” in cui si<br />

univano per la scelta del sistema sonoro da utilizzare. Nel 1928<br />

optarono per una nuova pellicola sonora della western electric,<br />

affidabile e più economica dei sistemi concorrenti. Per non impedire<br />

l'accesso dei propri film alle sale che avevano già installato proiettori<br />

con fonografo, le compagnie di Hollywood continuarono a distribuire<br />

per alcuni anni film in doppia versione, una su dischi fonografici e una<br />

con pellicola sonora. Un altro modello di pellicola sonora, il<br />

Photophone della RCA, benché scartato, non scomparve. Il direttore<br />

generale della società, Sarnoff, fondò una nuova casa di produzione<br />

cinematografica a concentrazione verticale e formaò nel 1928 la<br />

Radio-Keith-Orpheum (RKO). Il musical offriva buona opportunità per<br />

un uso ingegnoso del suono; Lubitsch diresse il musical "il principe<br />

consorte" del 1929, commedia in cui riversò inalterata l'intelligenza dei<br />

suoi film muti. Basata sullo scambio di ruoli sessuali fu girata<br />

prevalentemente in studio e nella maggior parte delle scene il regista<br />

rinunciò quasi del tutto alla cinepresa multipla. In “Alleluja!” Vidor<br />

aveva convinto la MGM a realizzare un musical interpretato<br />

esclusivamente da afroamericani e non esistendo ancora<br />

apparecchiature portatili per le riprese sonore, la metà del materiale fu<br />

girato muto sui luoghi dell'azione, permettendo regista di muovere la<br />

macchina da presa in esterni a suo piacimento e sfruttando anche la<br />

cinepresa multipla in alcune scene girate in studio; sia che fosse<br />

doppiato o registrato in diretta, gran parte del dialogo era<br />

parzialmente improvvisato dagli attori, che parlavano rapidamente,<br />

anche interrompendosi tra di loro, creando così un ritmo molto più<br />

vivace della maggioranza dei film sonori.<br />

Tecnologia sonora degli inizi e stile classico: all'inizio del sonoro<br />

l'industria cinematografica si trovò di fronte numerosi problemi: i primi<br />

microfoni non erano direzionali, per cui le macchine da presa<br />

dovranno essere sistemate in cabine insonorizzate; tutti i suoni di una<br />

singola scena andavano registrati nello stesso momento data<br />

l'impossibilità di mixare piste sonore registrate separatamente; se si<br />

doveva sentire della musica era necessario che l'orchestra fosse sul<br />

set durante le riprese; infine la sistemazione del microfono limitava<br />

l'azione. La tecnica della cinepresa multipla fu adottata perché ogni<br />

scena doveva essere filmata in un'unica ripresa, per poter alternare<br />

piani ravvicinati e contro campi senza perdere tra uno e l’altro il<br />

sincrono tra suono e movimento delle labbra. I cineasti erano riluttanti<br />

a rinunciare alla flessibilità e all'enfasi che il montaggio aveva offerto<br />

loro nell'era del muto. Nei lungometraggi il ricorso alla cinepresa<br />

multipla non restituiva lo stile del muto, infatti la presenza di cabine<br />

ingombranti renderà difficile realizzare le inquadrature con la<br />

necessaria precisione. Inoltre nei primi anni del sonoro la traccia<br />

audio della registrazione occupava parte del fotogramma rettangolare<br />

che nell'era del muto si usava tutto per le immagini, ecco perché molti<br />

dei primi film sonori hanno immagini quadrate. Altri inconvenienti<br />

sorgevano poiché pur essendo le cabine di ripresa dotate di ruote,<br />

esse erano troppo rumorose e pesanti per consentire di effettuare un<br />

carrello, inoltre i microfoni erano poco sensibili. Per risolvere questi<br />

problemi si cominciò a usare la giraffa e nel 1931 si arrivò finalmente<br />

alla possibilità di registrare diverse piste sonore per un'unica scena<br />

per poi mixarle nella colonna sonora finale. Fu così possibile<br />

abbandonare la cinepresa multipla, che alcuni registi già evitavano o<br />

riducevano al minimo, preferendo girare parte del materiale muto per<br />

poi aggiungere il suono con un doppiaggio successivo. Questo<br />

consentirà movimenti di macchina più fluidi e un montaggio rapido fra<br />

diverse angolazioni.<br />

La Germania sfida Hollywood: nel 1918 tre inventori mettevano a<br />

punto un sistema tedesco di pellicola sonora, il Tri-Ergon perfezionata<br />

qualche anno dopo; nel 1928 un gruppo di società internazionali<br />

misero in comune i loro brevetti per il sonoro, incluso il Tri-Ergon,<br />

formando il sindacato del film sonoro noto come Tobis. Qualche mese<br />

dopo nacque la Klangfilm, che doveva sfruttare il nuovo sistema di<br />

pellicola sonora. I due gruppi, dopo la battaglia legale, si unirono nella<br />

Tobis-Klangfilm, la più forte produttrice di sistemi sonori fuori dagli<br />

Stati Uniti, con cui la UFA firmò un contratto e iniziò costruire teatri di<br />

posa sonori. I produttori erano restii a realizzare film parlati a causa<br />

della mancanza di sale attrezzate e per paura di non poterli esportare


negli Stati Uniti; gli esercenti esitavano ad acquistare costose<br />

apparecchiature di proiezione visto che la disponibilità di pellicole<br />

sonore era limitata. Il primo film sonoro tedesco, "verrà senza donne"<br />

risale al 1928, ma solo nel 1935 si potevano considerare attrezzate<br />

tutte le sale della Germania. Nel frattempo la Warner Bros e la RKO<br />

pagarono diritti di licenza alla Tobis-Klangfilm per esportare in<br />

Germania i loro film e le loro apparecchiature, e si arrivò nel 1930 a<br />

un cartello internazionale per dividersi il mercato mondiale. Molti<br />

musical tedeschi fronteggiavano la concorrenza sul mercato<br />

internazionale; "il congresso si diverte" di Charell combinava<br />

spettacolari scenografie e costumi d'epoca con complessi movimenti<br />

di macchina; "La sirenetta dell'autostrada" di Thiele, meno elaborato,<br />

ma animato dalla stessa allegria, cerca di evitare la cinepresa multipla<br />

spostando l'azione fuori dallo studio. Uno dei film più visti del cinema<br />

sonoro tedesco fu "l'angelo azzurro" di von Sternberg (che portò alla<br />

fama internazionale Marlene Dietrich) in cui un professore represso<br />

precipita in un mondo a lui estraneo dopo aver inseguito i suoi<br />

studenti in un sordido locale; il professore si innamora di cantante<br />

sexy e si riduce a fare il clown per portare a casa qualche soldo, per<br />

poi morire disperato dopo aver scoperto che la cantante lo tradisce.<br />

X. LO STUDIO SYSTEM A HOLLYWOOD (1930-1945)<br />

Registrazione del suono: i metodi di registrazione del suono<br />

subirono un costante miglioramento: i primi microfoni non erano<br />

direzionali e le prime ingombranti aste da microfono vennero sostituite<br />

da giraffe più leggere; i numeri musicali venivano registrati prima delle<br />

riprese e gli attori mimavano le parole in playback; venivano stampati i<br />

numeri identici sui margini dei negativi sia dell'immagine che del<br />

sonoro, permettendo un'accurata sincronizzazione di inquadrature<br />

anche brevi. Mentre il primo cinema sonoro evitava musica<br />

d'atmosfera, la registrazione su piste multiple favorì l'introduzione<br />

della colonna sonora. In casi in cui lunghi passaggi musicali<br />

accompagnavano l'azione e il dialogo, i compositori componevano<br />

musica non invadente che serviva sostenere la narrazione senza<br />

attirare l'attenzione su se stessa.<br />

Movimenti di macchina: con i rivestimenti si cercava di attutire il<br />

rumore della cinepresa, ma ne risultò che le attrezzature erano poi<br />

troppo pesanti e difficili da muovere tra un’ inquadratura e l'altra. Nel<br />

1932 vi fu una svolta con l'introduzione del Rotambulator di Bell e<br />

Howell, un dolly di 3 quintali che sollevava la macchina da presa<br />

verticalmente fino a 2 m d'altezza, permettendo all'operatore di fare<br />

panoramiche, piegarsi e spostarsi agevolmente su un carrello. I<br />

movimenti con le gru divennero comuni.<br />

Technicolor: l'innovazione più spettacolare dell'epoca fu il colore. Nei<br />

primi anni 30 la Technicolor inaugurò una nuova macchina da presa<br />

dotata di prismi per suddividere la luce che proveniva dall'obiettivo su<br />

tre diverse pellicole in bianco e nero, una per ciascuno dei colori<br />

primari. Mentre oggi il colore nei film è visto con un elemento di<br />

maggiore realismo, allora lo si associava alla fantasia e spettacolo e<br />

lo si utilizzava prevalentemente per avventure esotiche, film di cappa<br />

e spada o musical.<br />

Effetti speciali: gli studios aprirono settori dedicati agli effetti speciali,<br />

che inventavano e costruivano apparecchi su misura per scene<br />

specifiche. L'effetto speciale prevedeva che le immagini girate<br />

separatamente venissero combinate in uno di questi due modi: la<br />

retroproiezione, in cui gli attori recitano sul set nel teatro di posa<br />

mentre su uno schermo dietro di loro si proietta un'immagine girata in<br />

precedenza (come quando un attore guida e dietro di lui lo sfondo si<br />

muove), e la stampa ottica, che consisteva in un proiettore puntato<br />

nell'obiettivo della cinepresa: era possibile muovere entrambi in avanti<br />

o indietro, alternare diversi obiettivi, sovraimprimere un'immagine su<br />

un'altra o unire come pezzi di un puzzle parti di immagini diverse. Con<br />

l'utilizzo della stampa ottica, coprendo una parte del fotogramma,<br />

l'operatore poteva lasciare un'area non impressionata, dove il tecnico<br />

degli effetti speciali avrebbe inserito in seguito un'immagine dipinta<br />

(matte painting). Più complessi erano i mascherini mobili: l'operatore<br />

degli effetti doveva realizzare più mascherini per ogni fotogramma che<br />

componevano la sequenza truccata ed esporre il film due volte,


fotogramma per fotogramma, coprendo una porzione di pellicola;<br />

erano usati solitamente per creare tendine, transizione in cui una linea<br />

attraversa lo schermo, cancellando l'inquadratura gradualmente e<br />

facendo nel contempo apparire quella successiva. La stampante<br />

ottica era usata per produrre brevi raffiche di inquadrature, usava<br />

sovrimpressioni di fogli di calendario o titoli di giornale per suggerire il<br />

passaggio del tempo o il corso di una lunga azione. Infine alcune<br />

scene erano girate con modellini.<br />

Stili di ripresa: l'uso dell'effetto flou divenne meno estremo e più<br />

uniforme. Nel 1931 la Eastman Kodak introdusse una pellicola adatta<br />

alla luce diffusa prodotta dalle lampade incandescenza, necessarie in<br />

seguito all'introduzione del sonoro. Welles e Toland svilupparono il<br />

concetto della profondità di fuoco e ne fecero un grande uso in<br />

"Quarto potere", in cui molte delle inquadrature in profondità sono<br />

ottenute con la stampante ottica, combinando piani a fuoco girati<br />

separatamente; in alcuni casi elementi in primissimo piano sono<br />

disposti molto vicino all'obiettivo e a distanza notevole da quelli sullo<br />

sfondo, ma tutto risulta perfettamente a fuoco e presto in tutto il<br />

cinema divenne pratica comune l'utilizzo di inquadrature su piani<br />

distanti fra loro egualmente a fuoco.<br />

Vecchia generazione: Chaplin fu il più grande avversario del cinema<br />

parlato e fu in grado di continuare a fare film muti più a lungo di<br />

chiunque altro a Hollywood; la sua produzione si limitò però a due<br />

lungometraggi: “luci della città” e “tempi moderni”, in quest'ultimo il<br />

vagabondo perde il suo posto di lavoro in un alienante catena di<br />

montaggio, viene gettato in carcere dopo essere stato scambiato per il<br />

capo di una manifestazione di protesta e infine unisce le sue forze con<br />

quella di una povera ragazza per cercare lavoro. In seguito produsse<br />

il primo film parlato, “il grande dittatore”, parodia di Hitler. Von<br />

Stenberg, dopo "l'angelo azzurro" diretto in Germania, tornò ad<br />

Hollywood dove girò alcuni dei film più belli dell'epoca insieme a<br />

Marlene Dietrich; la passione per le ombre e per le inquadrature<br />

barocche divenne più intensa e l'attenzione minuziosa ai costumi,<br />

illuminazione e fotografia donò alla Dietrich un fascino raramente<br />

eguagliato. Lubitsch si adeguò al sonoro realizzando molti musical e<br />

popolari commedie. Ford continuò ad essere attivo presso la Fox<br />

prima di arruolarsi marina, ma nonostante la sua propensione per il<br />

western, ne girò uno solo durante questo periodo, “ombre rosse”, che<br />

divenne un classico del genere; in "com'era verde la mia valle" fu in<br />

grado di creare situazioni commoventi utilizzando il campo lungo o<br />

indugiando sulla scena silenziosa mentre personaggi riflettono su<br />

quanto è accaduto. Haws si cimentò in generi diversi,<br />

specializzandosi in un cinema asciutto nel racconto e nella<br />

recitazione, rivelandosi maestro del ritmo veloce e del montaggio<br />

contiguo; il suo "La signora del venerdì" è il modello della commedia<br />

sonora: narra del direttore di un giornale che cerca di impedire all'ex<br />

moglie di rinunciare al giornalismo per risposarsi, quindi l'attira nella<br />

missione di smascherare alcuni politici corrotti. Wyler esordì come<br />

regista di western a basso costo, ma dopo aver cominciato nel 1936 a<br />

lavorare con il produttore indipendente Goldwyn, diresse diversi film<br />

degni di nota: "La calunnia", "figlia del vento", "La voce della<br />

tempesta" e "piccole volpi”. Borzage continuò a dirigere melodrammi<br />

sentimentali, come ad esempio "addio alle armi", adattamento del<br />

romanzo di Hemingway su un soldato americano e un’ infermiera<br />

inglese che s'innamorano durante la prima guerra mondiale. Vidor<br />

continuò a produrre una varietà di generi, dal western al melodramma,<br />

così come Walsh, che realizzò importanti film d'azione a cavallo, ad<br />

esempio "i ruggenti anni 20", un film di gangster che mette a confronto<br />

le vite di tre reduci della prima guerra mondiale, o “ una pallottola per<br />

Roy”, storia di un assassino che fugge tra le montagne per sottrarsi<br />

alla polizia e diventa amico di una ragazza zoppa.<br />

Nuovi registi: il sonoro portò a Hollywood diversi registi teatrali di<br />

New York, fra questi Cukor, che si specializzò in prestigiosi<br />

adattamenti letterari, o Mamoulian, che attirò l'attenzione con i fluidi<br />

movimenti di macchina del suo "applauso”, o ancora Minnelli,<br />

specialista di musical che entrò nella MGM e il suo film più celebrato<br />

fu "incontriamoci a Saint Louis” con Judy Garland. Sturges in "il<br />

miracolo del villaggio" si prese gioco della pruderie americana: una<br />

giovane donna si ritrova incinta dopo un party selvaggio e sostiene di


aver sposato il padre del nascituro. Il fidanzato la salva dalla<br />

riprovazione accettando di sposarla, ma la ragazza da alla luce sei<br />

gemelli e la famiglia si trova al centro della furiosa attenzione dei<br />

media. Tra i registi emersi tra gli anni 30 e 40 colui che avrebbe avuto<br />

più influenza fu Orson Welles, il cui film " Quarto potere" è uno dei più<br />

celebrati di tutti tempi: si trattava di un velato ritratto del magnate<br />

dell'editoria Hearst e della sua storia d'amore con la star<br />

cinematografica Marion Davis. Nonostante il magnate cercò di<br />

bloccare il film, esso uscì ugualmente nel 1941. Stilisticamente è un<br />

film barocco che prevede lunghi piani sequenza ma anche improvvisi<br />

sbalzi nel volume del sonoro e stacchi veloci. Molte inquadrature in<br />

profondità furono effettuate usando diversi tipi di effetti speciali e la<br />

stampante ottica saldò in maniera impercettibile più carrelli in un solo<br />

movimento e rese le scenografie più imponenti combinando modellini<br />

e immagini dipinte con set a grandezza naturale; oltre metà delle<br />

inquadrature di questo film contengono effetti speciali. Nel film<br />

"l'orgoglio degli Amberson” la trama segue il declino di una famiglia<br />

agiata e sviluppa le tecniche di "Quarto potere" in modo meno<br />

stravagante, infatti ci sono ancora complessi movimenti di macchina,<br />

ma la profondità di fuoco è ottenuta con un'unica ripresa e il budget<br />

più sostanzioso permise regista di ricostruire interi set riducendo l'uso<br />

della stampante ottica.<br />

Registi immigrati: con il diffondersi del fascismo in Europa e l'inizio<br />

della seconda guerra mondiale aumentarono coloro che cercavano<br />

rifugio negli Stati Uniti. Il primo film americano di Hitchcock fu<br />

"rebecca, la prima moglie", prestigioso adattamento letterario che<br />

vinse l’oscar come miglior film pur non rientrando nel genere<br />

suspense per cui il regista era famoso. Lang dal 1934 lavorò in<br />

America a moltissimi film, ma non raggiunse il prestigio che aveva<br />

avuto in Germania; realizzò western, film di spionaggio, melodrammi e<br />

film di suspense. Da ricordare anche Billy Wilder e Otto Preminger<br />

che realizzarono due dei più classici film noir dell’epoca.<br />

Il musical: l'introduzione del sonoro promosse il musical a un ruolo di<br />

primo piano. Alcuni fra i primi musical “rivista” si limitavano a cucire<br />

insieme diversi numeri musicali mentre altri raccontavano storie dietro<br />

le quinte di uno spettacolo. I musical-operetta ambientavano le storie<br />

in luoghi di fantasia e infine vi erano musical integrati in cui canti e<br />

balli si svolgevano in ambienti comuni. Esempio del sottogenere<br />

operetta fu "amami stanotte" di Mamoulian: una strada parigina<br />

prende vita all'alba e ogni rumore contribuisce a formare un ritmo che<br />

diventa numero musicale; in una sequenza celebre, una canzone<br />

passa da persona a persona in una serie di scene legate da<br />

dissolvenze. Il musical “dietro le quinte” fu reso tipico da una serie di<br />

film della Warner Bros coreografati da Berkely, ad esempio<br />

"quarantaduesima strada” di Bacon che fissò molte convenzioni del<br />

genere: un ingenua corista diventa una star quando la solista si<br />

infortuna alla vigilia della prima di un grande spettacolo a Broadway. I<br />

musical con Fred Astaire e Ginger Rogers erano tra i più popolari,<br />

sempre storie d'amore in cui molti dei numeri di danza erano parte del<br />

corteggiamento della coppia. La MGM diede il suo contributo al<br />

genere musicale con la coppia Mickey Rooney e Judy Garland in<br />

diversi film centrati su adolescenti impegnati a montare uno<br />

spettacolo.<br />

Screwball comedy: i protagonisti di questo tipo di commedia sono<br />

gente agiata che può permettersi di comportarsi in modo bizzarro.<br />

Due film inaugurarono la screwball comedy nel 1934: “ ventesimo<br />

secolo" di Hawks tratta i suoi due protagonisti con assoluto cinismo e “<br />

accadde una notte” di Capra, più sentimentale, nel quale la<br />

protagonista viziata cerca di sfuggire a suo padre, per sposare un<br />

superficiale playboy. Il genere si sviluppò rapidamente e Capra restò<br />

uno dei suoi esponenti migliori; mentre le prime commedie del genere<br />

parlavano della Depressione, più in là le trame abbandonarono i<br />

problemi sociali dell'epoca. Sturges contribuì con "infedelmente tua" in<br />

cui un direttore d'orchestra si convince che sua moglie ha un amante<br />

e durante un concerto fantastica di ucciderle in tre modi diversi,<br />

ognuno legato a un brano musicale appropriato.<br />

Film horror: nell'epoca del sonoro l’horror diviene un genere di primo<br />

piano. Lo schema di molti film futuri fu fissato nel 1927 da "il castello<br />

degli spettri" di Paul Leni, in cui un gruppo di persone si trova in un


castello isolato per assistere alla lettura di un testamento. La<br />

Universal rinnovò questi primi successi nel suo filone horror a<br />

cominciare da Dracula di Browning e Frankenstein di Whale. Nel 1932<br />

lo stesso Whale diresse "la vecchia casa oscura" che bilanciava<br />

suspense e commedia, intrappolando un gruppo di eccentrici in una<br />

isolata casa di campagna, nella proverbiale notte buia e tempestosa.<br />

Uno dei più efficaci di questi film fu "La mummia" di Freund. Una<br />

seconda serie significativa di horror fu realizzata nei primi anni 40<br />

dalla RKO per iniziativa del produttore Lewton; questi film evitavano<br />

l'ostentazione visiva di mostri e violenza, concentrandosi sulla<br />

minaccia di horror invisibili.<br />

Cinema sociale: Vidor girò nel 1934 "nostro pane quotidiano"<br />

ritraendo un gruppo di disoccupati che organizzavano una cooperativa<br />

agricola. La Warner Bros era particolarmente impegnata nel cinema<br />

sociale. In "io sono un evaso" un reduce della prima guerra mondiale<br />

è ingiustamente accusato di furto e alla fine del film scompare nella<br />

notte spiegando con l'ultima battuta di essere diventato ladro a causa<br />

del sistema legale. "Ragazzi di strada" di Wellman mostrava le<br />

condizioni di bambini, orfani, abbandonati o senzatetto. Lang girò<br />

"furia" sul tema del linciaggio, in cui il protagonista viene arrestato in<br />

una piccola città e accusato ingiustamente di omicidio; i cittadini<br />

danno fuoco alla prigione e lui ne viene dato per morto, ma in realtà è<br />

vivo e amareggiato. Ford contribuì al cinema sociale con "furore",<br />

adattamento di un romanzo, in cui una famiglia deve lasciare le<br />

proprie terre a causa della grande siccità. Mentre si dirigono in<br />

California in cerca di lavoro, i componenti della famiglia sono sfruttati<br />

con operai emigranti. Verso la fine il protagonista si unisce alle lotte<br />

per i diritti dei lavoratori.<br />

Film di gangster: il primo film importante di questo filone fu "Le notti<br />

di Chicago" di von Sternberg, poi il genere guadagnò prestigio nei<br />

primi anni 30 con "piccolo Cesare" di LeRoy, “ nemico pubblico" di<br />

Wellman e “ Scarface” di Hawks, tutti film di attualità che traevano<br />

ispirazione dal crimine organizzato cresciuto durante il proibizionismo.<br />

Il codice Hays proibiva di raffigurare in maniera positiva i criminali, ma<br />

i produttori si difendevano sostenendo di limitarsi a esaminare un<br />

problema sociale. Una soluzione narrativa ricorrente è quella del<br />

raffronto tra due uomini, uno dei quali si trova un lavoro onesto mentre<br />

l'altro si dà al delitto. In genere tutti protagonisti di questi film muoiono<br />

violentemente nel finale. Gli studios si sforzarono di evitare la censura<br />

senza dover rinunciare all'eccitazione che il genere poteva garantire,<br />

così la figura del gangster poteva divenire meno centrale e<br />

l'attenzione spostarsi su altri personaggi.<br />

Film noir: Il noir, più simile a uno stile di una tendenza narrativa,<br />

nasce nel 1941 con "il mistero del falco" di Houston o l'anno prima con<br />

il B-movie “ lo sconosciuto del terzo piano" di Ingster. Deriva da<br />

romanzo poliziesco hard-boiled americano degli anni 20 e molti<br />

romanzi racconti furono portati sullo schermo in uno stile in cui si<br />

sentiva l'influenza dell'espressionismo tedesco, del realismo politico<br />

francese e delle innovazioni stilistiche di “Quarto potere”. Questo<br />

genere di film si rivolgeva a un pubblico maschile: gli eroi sono quasi<br />

sempre uomini, investigatori o criminali, caratterizzati da pessimismo,<br />

in sicurezza o di una visione del mondo fredda e distaccata. Le donne<br />

sono seducenti ma traditrici, l'ambientazione classica è la grande città,<br />

soprattutto in scene notturne. "Il mistero del falco" fissò molte delle<br />

convenzioni del noir e il debito di questo filone nei confronti del<br />

cinema tedesco degli anni 20 può essere spiegato dal fatto che<br />

quattro registi europei furono tre principali esponenti del genere.<br />

Preminger raggiunse la fama con "vertigine" che racconta di un<br />

poliziotto frustrato che indaga sull'omicidio di una sofisticata dirigente<br />

pubblicitaria e s'innamora di lei attraverso il suo diario e il suo ritratto. “<br />

La fiamma del peccato" di Wilder narra di una donna che seduce un<br />

assicuratore di far uccidere il marito, ma il piano porta al sospetto e al<br />

tradimento reciproco. Il noir era l'unico genere di Hollywood che<br />

consentisse finali non lieti.<br />

Film di guerra: Tra il 1930 e il 1945 i film di guerra dipingevano i<br />

conflitti come un'insensata tragedia ma, dopo Pearl Harbour, il cinema<br />

sostenne la causa bellica, mostrando americani di varie origini etniche<br />

uniti nel combattere l'Asse. Molti film di guerra sui nazisti si limitavano


a rappresentarli come assassini a sangue freddo, ma la propaganda<br />

contro i Giapponesi spesso aveva toni più razzisti e sfruttava immagini<br />

stereotipate. Uno dei pochi film di guerra a mostrare meno<br />

entusiasmo fu "i sacrificati di Bataan” di Ford, storia dell'equipaggio di<br />

un torpediniere che combatte valorosamente, ma viene sconfitto nelle<br />

Filippine.<br />

Animazione e studio system: dal 1930, per quasi quarant'anni,<br />

Terry fornì due volte a settimana i suoi Terrytoons alla Fox; la<br />

Universal distribuì i film di Lantz dal 1929 al 1972: il suo personaggio<br />

più famoso fu Picchiarello (Woody Woodpecker) che debuttò nel<br />

1941; all'estremo opposto vi erano le serie prodotte dallo studio Walt<br />

Disney, casa indipendente dedita esclusivamente all'animazione. Nel<br />

1928 ebbe enorme successo con un cartone animato di Topolino che<br />

aveva traghettato l'animazione nell'era del sonoro, dandole<br />

rispettabilità. Nel 1932 la Disney abbandonò la Columbia per affidare i<br />

suoi film alla prestigiosa distribuzione United Artists, che fu tra i primi<br />

ad adottare il technicolor a tripla pellicola. La società investirà molto<br />

sui suoi prodotti, mettendo al lavoro un enorme staff di disegnatori in<br />

grado di creare fondi dettagliati ombreggiati e una quantità di disegni<br />

in movimento dai colori brillanti. Nel 1932 la Disney passò a farsi<br />

distribuire dalla RKO, risollevandola da una situazione traballante con<br />

l'uscita di "Biancaneve e i sette nani", il primo lungometraggio<br />

americano di animazione. In "Bambi" si fece ampio uso della nuova<br />

cinepresa multiplane che permetterà di distribuire gli ambienti delle<br />

figure su vari livelli, ognuno dei quali poteva essere spostato<br />

fotogramma per fotogramma a varie velocità avvicinando o<br />

allontanandolo dalla macchina da presa, dando allo spettatore<br />

l'illusione di attraversare uno spazio tridimensionale. Nei primi anni 40<br />

la Disney produsse anche "Pinocchio", "Fantasia" e "Dumbo". Altri<br />

studi trovarono animatori che, con mezzi più limitati, sfruttarono in<br />

modo fantasioso il potenziale del disegno animato per movimenti<br />

assurdamente illogici, rapidi e distorti. La Paramount inizia distribuire<br />

film dei Fleischer, i creatori di "Betty Boop” e nel 1933, una figura<br />

secondaria apparsa per la prima volta in uno dei suoi cartoni animati,<br />

Braccio di ferro il marinaio, divenne la star principale dello studio. I<br />

Fleischer distribuirono il lungometraggio "i viaggi di Gulliver” che dava<br />

al protagonista movimenti realistici realizzati col rotoscope; dopo<br />

"Mister Bug va in città" La Paramount estromise i due dalla loro stessa<br />

società e rilevò la serie Braccio di Ferro assieme alla nuova serie<br />

“Superman”. Nel 1930 la Warner Bros aprì un reparto animazione e<br />

distribuì la serie "Looney Tunes”, che all'inizio aveva spesso come<br />

protagonista un ragazzino nero di nome Bosko; il sistema Warner era<br />

più elastico degli altri studios e consentirà al gruppo di scambiare idee<br />

con un team di scrittori, così nacquero superstar come Porky Pig,<br />

Duffy Duck e Bugs Bunny. Il loro marchio di fabbrica divenne la<br />

velocità, il riferimento all'attualità e un umorismo demenziale che<br />

contrastava con il sentimentalismo e la carineria della maggior parte<br />

degli altri cartoni. Lo stesso gusto adulto si fece strada nei cartoni<br />

della MGM a partire dal 1942, quando Avery abbandonò la Warner<br />

Bros e vi si trasferì e creò nuove star.<br />

XI. Altri studio System<br />

Lo studio system in Giappone<br />

Il Giappone riuscì a consolidare uno studio system analogo a quello<br />

americano, grazie alla crescita dell’industria dopo il terremoto del<br />

1923 e l’avvento dei film parlati. La Nikkatsu e Shochiku dominavano<br />

diverse case di produzione minori. I ritmi di produzione restarono alti<br />

anche durante la grande Depressione, fino a 400-500 film all’anno. Il<br />

Giappone era praticamente l’unico paese dove i film americani non<br />

soffocavano il prodotto nazionale. Nel 1934 venne istituita la Toho,<br />

che con la Shochiku fece fronte comune contro Hollywood. Il pubblico<br />

continuava a richiedere film avidamente, conoscendo le star Lloyd e<br />

Grata Garbo come le loro star nazionali. Nello stesso periodo il<br />

Giappone avviò ambiziosi piani militari. L’accresciuto potere<br />

imperialista portò alla censura, ma almeno all’inizio, il cinema non ne<br />

risentì.<br />

Cinema popolare degli anni Trenta<br />

Il cinema storico (jidai-geki) era uno dei generi che andava per la<br />

maggiore, regno di duelli, inseguimenti ed eroiche morti. I registi Ito e<br />

Makino erano i leader del settore, proponendo montaggi veloci e


scene di combattimento coreografate in modo fantastico. Alcuni<br />

giovani registi cominciarono a proporre cinema storico con maggiore<br />

definizione psicologica, ricordiamo Yamanaka, regista dalla tragica<br />

storia (fu mandato al fronte, dove morì nel 1938). Il gendai-geki,<br />

cinema sulla vita contemporanea, includeva molti generi: commedie<br />

su studenti e impiegati, film sulla madre, film dedicati alla vita delle<br />

classi inferiori. Il genere gendai-geki riscuoteva molto successo, i<br />

registi furono incoraggiati a specializzarsi e coltivare stili personali,<br />

una pratica utili per differenziare la produzione e tenere alto l’interesse<br />

dei fan. Shimizu, un esponente della commedia umanistica, rivelò uno<br />

stile personale: i suoi film di bambini gli conquistarono una certa fama,<br />

ma egli si dimostrò capace anche su soggetti dedicati ad adulti.<br />

Tipiche dello stile di Shimizu sono le inquadrature in cui l’azione si<br />

muove verso lo spettatore, mentre la macchina da presa asseconda il<br />

movimento mantenendo la distanza. Ozu e Mizoguchi sono<br />

riconosciuti unanimemente come i registi Giapponesi più importanti<br />

degli anni 30. Evitando la rigida divisione dei compiti praticata ad<br />

Hollywood, la Shochiku e la Nikkatsu avevano sviluppato un sistema<br />

che lascia al regista e sceneggiatore un notevole controllo sui loro<br />

progetti. La Toho invece privilegiava la centralità del produttore, al<br />

quale era affidata la supervisione contemporanea di più pellicole: i film<br />

della Toho avevano un aspetto leggermente più patinato e fatto in<br />

serie, ma fino al 1938 i registi potevano lavorare in modo personale<br />

nella maggior parte degli altri studios, fino all’avvento della guerra.<br />

Ozu e Mizoguchi<br />

Ozu esordisce all’eta di 24 anni con un film jidai-geki (storico) ma ben<br />

presto passa alla vita contemporanea. Tra il 1928 e il 37 realizza 35<br />

film di generi disparati, dallo slapstik studentesco alla commedia di<br />

costume urbana, da film gangster a gli stomi-geki (fil sulla madre).<br />

Ozu fu profondamente influenzato dal cinema di Hollywood, in<br />

particolare da Chaplin e Lubish e dalle comiche di Harold Lloyd. Il suo<br />

stile è quello della commedia anni 20, brevi inquadrature degli attori e<br />

dettagli della scenografia, montati assieme in modo frizzante ed<br />

essenziale. Lo stile fu comunque arricchito con molte variazioni<br />

personali: tipici gli stacchi inattesi su oggetti quotidiani e paesaggi<br />

adiacenti. Nelle scene dialogate Ozu riprende sistematicamente<br />

dall’interno di un ideale cerchio a 360° intorno ai personaggi,<br />

cambiando il punto di vista con multipli di 45°. Sorprendente il rifiuto<br />

da parte di Ozu di certi strumenti della tecnica cinematografica: fu uno<br />

degli ultimi a passare al sonoro e i movimenti di macchina erano<br />

estremamenti limitati; la sua cinepresa è sempre posizionata in basso,<br />

una tecnica che gli permetteva di concentrarsi sulla composizione<br />

dell’inquadratura, bilanciando il valore drammatico dell’attore e<br />

del’ambiente. Lo stile di Ozu amplifica i suoi drammi intimisti, le sue<br />

commedie, basate sull’imbarazzo e sulla rivelazione di stati d’animo,<br />

si nutrono dei primi piani di un’espressione o di un gesto puntuale. I<br />

suoi drammi sociali, che osservano il ciclo della vita in una città<br />

indifferente, sono intensificati da enigmatici panorami urbani.<br />

Mizoguchi esordì nella regia 5 anni prima di Ozu, diresse 42 film negli<br />

anni 20. Regista prolifico, eclettico e artisticamente ambiziso, non fu<br />

riconosciuto come grande regista fino agli anni 30. Attraverso una<br />

varietà di generi, Mizoguchi si concentrò sui dilemmi sociali che la<br />

donna giapponese doveva affrontare. Il regista era attratto da<br />

situazioni di forte emozione (uomini che abusano sadicamente di<br />

donne e bambini o durissimi litigi); nelle riprese adottava un approccio<br />

de-drammatizzante: le scene di maggiore intensità emotiva erano<br />

inquadrate a distanza, così da suscitare una reazione più lieve. Le<br />

scene ad alta tensione sono spesso in campo lungo, non è raro che i<br />

personaggi diano le spalle agli spettatori, o che siano nascosti da un<br />

muro o un’ombra. La macchina da presa registra l’azione<br />

direttamente, rifiutandosi di staccare sulla reazione del personaggio.<br />

Mizoguchi utilizza il piano sequenza come nessuno prima di lui: le sue<br />

inquadrature di rado seguono i movimenti degli attori, i piani sequenza<br />

ci costringono a guardare atti di sacrificio con un senso di<br />

inesorabilità.<br />

La guerra del Pacifico<br />

Durante il secondo conflitto mondiale il Giappone era alleato della<br />

Germania nazista e dell’ Italia fascista. L’economia divenne a base


ellica. Il cinema fu allineato con le nuove strategie politiche ed<br />

economiche: la cultura occidentale divenne sospetta, vietati i jazz e<br />

balli americani, vietata qualunque scena potesse minare il rispetto per<br />

l’autorità, l’obbedienza all’imperatore e l’amore per la famiglia. Venne<br />

istituita la censura e forti restrizioni politiche. Le case di produzione<br />

furono costrette ad unificarsi sotto il controllo di Shochiku, Toho e<br />

Shinko (che assorbì Nikkatsu e divenne Daiei). Tutte le società<br />

parteciparono allo sforzo bellico, mentre lo Stato finanziava<br />

cinegiornali, documentari e film che celebravano la superiorità<br />

dell’arte giapponese. Oltre che dalle esaltazioni della purezza della<br />

cultura giapponese, lo sforzo bellico era sostenuto da pellicole<br />

patriottiche. Nel film “cinque esploratori” di Tasaka, si mette in luce la<br />

coesione e l’eroismo dei soldati; il nemico non si vede, come in molti<br />

altri film del genere. Nel 1941, con Perl Harbour, il Giappone dichiara<br />

guerra agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, appropriandosi anche di<br />

colonie e dell’ Asia sudorientale. La guerrà porto alla limitazione delle<br />

risorse. Gli spettacoli cinematografici dovevano durare massimo 2 ore<br />

e mezza, la pellicola era razionata e non dovevano essere prodotti più<br />

di 2 lungometraggi al mese. Anche grandi registi come Ozu furono<br />

arruolati. Mizoguchi ebbe più fortuna, continuando a lavorare e a<br />

dirigere grossi progetti. Il più promettente dei registi che debuttarono<br />

durante il conflitto fu Akira Kurosawa. Diresse film di svariati generi,<br />

da quelli su arti marziali (considerati gli antenati dei film di arti marziali<br />

di Hong Kong e degli spaghetti western di Sergio Leone) a film sui<br />

drammi domestici, ricchi di psicologia e ideali sociali. Kurosawa si<br />

rivela un regista virtuosistico e capace di dare intense emozioni. Dopo<br />

le atomiche si Hiroshima e Nagasaki il Giappone si arrende. Gli studi<br />

cinematografici sono stati pesantemente colpiti dal conflitto, come le<br />

altre istituzioni del resto, ma lo studio system resta forte e mantiene il<br />

controllo per altri 3 decenni.<br />

XII. CINEMA E STATO: URSS, GERMANIA E ITALIA (1930-1945)<br />

URSS: nel 1930 il primo piano quinquennale centralizzò il cinema<br />

sovietico in una società unica, la Sojuzkino, per rendere l'industria più<br />

efficiente; nel 1932 nuove fabbriche fornivano la pellicola necessaria,<br />

ma i problemi legati a varie inefficienze e alla scarsa produzione<br />

rimasero irrisolti; si irrigidì il controllo sui film e il movimento<br />

avanguardista del montaggio si estinse.<br />

Realismo socialista: il dogma centrale del realismo socialista era la<br />

disposizione per il partito (partiinost, gli artisti erano tenuti a propagare<br />

l'ideologia del partito comunista) e si basava anche sul secondo<br />

dogma, centralità del popolo (narodnost, gli artisti dovevano<br />

descrivere in modo positivo la vita della gente comune). Le opere del<br />

realismo socialista dovevano astenersi dal formalismo, ovvero da<br />

sperimentazioni stilistiche o complessità che le rendessero di difficile<br />

comprensione; per servir il partito, il popolo, l'arte doveva educare e<br />

offrire un modello da seguire, un eroe positivo. Il primo film a<br />

incarnare un modello fu “Ciapaiev” di Sergej e Georgij Vasil’ev,<br />

resoconto romanzato della vita di un ufficiale realmente esistito<br />

durante la guerra civile: proponeva un eroe che le platee potevano<br />

ammirare, gli si affiancava un assistente allegro e di bell'aspetto che<br />

rappresentava la classe operaia in cui il popolo poteva identificarsi, vi<br />

era anche una sotto-trama romantica. Il linguaggio del film era<br />

accessibile e tutti i difetti del protagonista non venivano nascosti;<br />

segue uno degli schemi più comuni della narrativa del realismo<br />

socialista, il protagonista che impara subordinare i suoi desideri al<br />

bene del popolo.<br />

Dottrina del realismo socialista: ogni artista di ogni genere era<br />

obbligato ad aderire al realismo socialista; quando furono avviate le<br />

purghe e tutti i membri del partito sospettati di non sostenere il partito<br />

furono periodicamente espulsi, imprigionati, esiliati o giustiziati, anche<br />

gli artisti non rimasero immuni da simili persecuzioni. Prima di essere<br />

approvate le sceneggiature dovevano passare ripetutamente<br />

attraverso un complesso apparato di censura, anche a riprese iniziate<br />

un film poteva essere sottoposto a revisione o interrotto in qualsiasi<br />

momento: "il prato di Bezhin” di Ejzentstejn ad esempio fu interrotto<br />

nel 1937. Nella speranza di incrementare la produzione e di dar vita a<br />

un cinema popolare, Sumjatskij decise di costruire una Hollywood<br />

sovietica, così dopo aver passato due mesi in visita gli studios<br />

americani, tentò di replicare la loro sofisticata tecnica ed efficienza. Il


isultato finale della sua politica fu il suo arresto nel 1938: una delle<br />

motivazioni citate nell'atto, che lo privava di ogni potere, era lo spreco<br />

di denaro e di talento nella distruzione di "il prato di Bezhin". Qualche<br />

mese dopo fu giustiziato.<br />

Generi principali del realismo socialista: dopo il successo di<br />

"Ciapaiev”, i film sulla guerra civile divennero un genere importante<br />

del cinema del realismo socialista. "Non di Kronstadt” di Dzigan è un<br />

suo vago rifacimento, da cui si differenzia solo per la scelta di un eroe<br />

tipico piuttosto che di un personaggio storico; il film si svolge nel 1919<br />

durante i combattimenti avvenuti vicino a Kronstadt e narra di un<br />

marinaio indisciplinato che impara ad abbracciare senza egoismo la<br />

causa della rivoluzione. In primo piano vi era anche il genere<br />

biografico, spesso i protagonisti erano una serie di figure della<br />

rivoluzione o della guerra civile, ma anche grandi personaggi<br />

dell'epoca pre-rivoluzionaria, zar inclusi: era l'affermarsi del culto della<br />

personalità. "Il deputato del Baltico" di Zarkij racconta la storia di uno<br />

scienziato che aveva accolto con favore il regime bolscevico, l'intento<br />

era di mostrare l'unione delle classi sotto il comunismo. Gor’kij fu<br />

considerato il massimo esponente letterario del realismo socialista<br />

con il romanzo "La madre", eletto a modello della dottrina; dopo la sua<br />

morte Donskoij realizzò telefilm basati sulle sue memorie giovanili in<br />

cui si sottolineava la mancanza di educazione scolastica del<br />

protagonista. Il film epico "Pietro il grande: orizzonti di gloria" di<br />

Petrov, fu il primo dedicato agli zar e stabilì delle convenzioni: il<br />

monarca è anche un uomo del popolo, conduce eserciti e fa baldoria<br />

nelle taverne con i suoi uomini o adopera gli attrezzi di un fabbro, non<br />

esita mandar via il pigro figlio di un nobile, promuovendo un servitore<br />

meritevole. Queste convenzioni ritornano nel film che riportò prestigio<br />

a Ejzenstejn, "Aleksandr Newskij”, il cui protagonista era un principe<br />

medievale che aveva condotto la difesa della Russia contro<br />

l'invasione dei cavalieri teutonici. Si trattava di un film antitedesco che<br />

si inseriva perfettamente nella dottrina del realismo socialista; in<br />

questo film riuscì a utilizzare delle sperimentazioni degli anni 20.<br />

Spesso la stessa azione è inquadrata più volte da angolazioni diverse<br />

e molti stacchi producono salti nella continuità della narrazione.<br />

Pudovkin contribuì al genere con "Suvorov”, sugli ultimi anni di un<br />

generale che si era distinto contro Napoleone. Vi erano anche le<br />

storie di eroismo di gente comune: "biancheggia una vela solitaria" di<br />

Legosin racconta l'avventurosa partecipazione dei bambini alla tentata<br />

rivoluzione del 1905 ed è un eccellente esempio degli sforzi di<br />

Sumajatskij per produrre film in stile Hollywoodiano. “ il prato di<br />

Bezhin” doveva essere la storia di un ragazzo che considera la lealtà<br />

alla fattoria collettiva superiore a rapporto con il padre opprimente, ma<br />

ne resta solo una ricostruzione realizzata stampando fotogrammi e<br />

foto di un'inquadratura in cui si può comunque notare l'uso<br />

sperimentale di una profondità di campo estrema. "Il membro del<br />

governo" di Zarkij descrive una contadina idealizzata che picchiata dal<br />

marito, geloso della sua devozione alla fattoria collettiva, persiste fino<br />

a diventarne di dirigente e alla fine viene eletta come deputato della<br />

regione. Alcuni dei film più popolari dell'epoca erano commedie<br />

musicali e il principale autore era Aleksandrov, che diresse "tutto il<br />

mondo ride", insieme a Pyr’ev.<br />

Cinema tedesco sotto il nazismo: il primo film sonoro di Lang, "M, il<br />

mostro di Dusseldorf”, fu uno dei suoi capolavori, la storia di un<br />

assassino di bambine che i criminali catturano e processano in un<br />

tribunale improvvisato; per descrivere la doppia caccia all'uomo da<br />

parte della polizia e parallelamente del mondo criminale, approfitta<br />

dello spazio fuoricampo per raccontare le scene più scioccanti. Pabst<br />

firmà agli inizi del sonoro 3 film notevoli: "Westfront”, "l'opera da tre<br />

soldi" e "la tragedia della miniera": il primo film denuncia<br />

l'insensatezza della prima guerra mondiale, il terzo mostra minatori<br />

tedeschi che rischiano la vita per salvare i compagni francesi vittime di<br />

un disastro in miniera. Ophuls esordì nel cinema all'inizio dell'epoca<br />

del sonoro e il suo primo lavoro importante fu "La sposa venduta" in<br />

cui si introducono soluzioni stilistiche che avrebbero caratterizzato il<br />

suo stile: la composizione in profondità, gli articolati movimenti di<br />

macchina e i personaggi che si rivolgono direttamente al pubblico.<br />

Debutto registico acclamato fu Sagan con "ragazze in uniforme",<br />

tentativo di affrontare senza pregiudizi il tema del lesbismo; narra la<br />

storia di un'allieva di un collegio governato da una direttrice tirannica


che prende una cotta per l'unica insegnante che le dimostri un po' di<br />

comprensione, dopo essersi dichiarata a lei durante una festa, tenta il<br />

suicidio.<br />

Regime nazista e industria cinematografica: il nazismo ebbe un<br />

profondo affetto sul cinema: Goebbels, potente ministro della<br />

propaganda dell'informazione, nel 1934 prese il controllo dell'ufficio di<br />

censura e fino alla fine della guerra e esaminò personalmente ogni<br />

lungometraggio, cortometraggio, cinegiornale che dovesse essere<br />

distribuito. Nel 1933, vattuò il tentativo di rimuovere dall'industria<br />

cinematografica tutti gli ebrei e ciò scatenò una fuga di talenti; due<br />

anni dopo. la campagna antisemita dei nazisti, prevedeva la messa al<br />

bando di tutti i film realizzati prima del 1933 alla cui produzione<br />

avessero partecipato ebrei. Alcune nazioni trattavano malvolentieri<br />

con la Germania nazista, così importazioni ed esportazioni subirono<br />

un calo notevole mentre lievitarono i costi di produzione. Il regime<br />

nazista acquistò segretamente quote di maggioranza delle tre<br />

principali case di produzione (UFA, Tobis, Bavaria) e nel 1942 la<br />

nazionalizzazione del cinema fu completata quando tutte le case di<br />

produzione tedesche furono unificate sotto una grande holding<br />

chiamata UFA-Film.<br />

Tendenze dell'industria Italiana: alla fine degli anni 20 l'imprenditore<br />

Pittaluga creò una società a concentrazione verticale e acquistò il<br />

vecchio studio della Cines, creando la Nuova Cines, con la quale<br />

dominò la produzione italiana per qualche anno, essendo l'unica a<br />

possedere apparecchiature per la registrazione del suono. A causa<br />

della depressione il governo iniziò sostenere diverse industrie e il<br />

cinema fu oggetto di una serie di leggi protezionistiche; nel 1932 il<br />

regime di Mussolini inaugurò la mostra del cinema di Venezia, ideata<br />

come vetrina internazionale per i film Italiani. Al declino della Cines<br />

corrispose la nascita di altre case di produzione, come Lux, Manenti,<br />

Titanus ed ERA. Il governo riconobbe che l'industria cinematografica<br />

era un'importante forza ideologica e creò la direzione generale per la<br />

cinematografia, diretta dal supervisore dell'ufficio propaganda del<br />

partito fascista, Freddi, che si distinse nel suo nuovo incarico per un<br />

atteggiamento sorprendentemente liberista: lo Stato doveva<br />

incoraggiare, premiare l'industria, ma non pretendere di guidarla con<br />

autorità. Freddi, che credeva che un pubblico divertito sarebbe stato<br />

un pubblico tranquillo, si schierò con i produttori per incrementare un<br />

cinema di distrazione vicino lo spirito Hollywoodiano. Quando gli studi<br />

della cines furono distrutti da un incendio, Freddi sovrintese alla<br />

costruzione di Cinecittà, un moderno complesso di teatri di posa<br />

statali alla periferia di Roma. Inoltre fondò una scuola di cinema, il<br />

centro sperimentale di cinematografia. La biennale di Venezia e la<br />

mostra del cinema davano dell'Italia l'immagine di un paese moderno<br />

e cosmopolita cosicchè registi stranieri di alto livello vennero a girare<br />

nella penisola. Nonostante Mussolini vedesse in anteprima ogni<br />

singolo film realizzato nel paese, di rado li vietava e una serie di leggi<br />

portò a raddoppiare la produzione.<br />

Cinema di evasione: i documentari e cinegiornali del LUCE<br />

magnificavano il regime di Mussolini e non mancarono i film<br />

esplicitamente fascisti ("camicia nera" e "vecchia guardia" di Blasetti).<br />

Fiorirono diversi generi popolari, commedie e melodrammi romantici<br />

ambientati tra gente ricca, per questo definiti “film dei telefoni bianchi”.<br />

Tra questo spicca "La signora di tutti" di Ophuls. il cinema sonoro<br />

diede il via alla produzione di commedie romantiche costruite su<br />

melodie di successo, incoraggiò l'umorismo dialettale e molti comici<br />

popolari: Vittorio De Sica, ad esempio, recitò in una commedia<br />

romantica "gli uomini, che mascalzoni…” e "il signor max" entrambi<br />

diretti da Camerini. La commedia di ambiente romanesco portò al<br />

successo Aldo Fabrizi. De Sica divenne uno dei registi più importanti<br />

del periodo.<br />

Nuovo realismo: i successi bellici dell'Italia diedero forza anche al<br />

cinema. Venne riportata in vita la Cines, come società governativa,<br />

che produsse più film di qualsiasi altra società. Alla fine degli anni 30<br />

cominciarono a rafforzarsi tendenze antifasciste favorendo così nuovi<br />

movimenti artistici. Alcuni scrittori, influenzati da Hemingway e altri<br />

autori americani, invocavano il ritorno alla tradizione Italiana del<br />

naturalismo regionale e del verismo di Giovanni Verga; Antonioni


diresse il cortometraggio "gente del Po" che descriveva la vita lungo le<br />

rive; "La nave bianca" di Rossellini racconta un dramma di guerra<br />

navale in modo quasi documentaristico; "quattro passi tra le nuvole" di<br />

Blasetti racconta di un commesso viaggiatore frustrato da una vita<br />

noiosa che accetta di fingersi il marito di una ragazza incinta e<br />

ripudiata dalla famiglia. Fu innovativo il quinto film di De Sica come<br />

regista, "i bambini ci guardano", in cui spinge il melodramma sull'orlo<br />

della tragedia raccontando una situazione familiare dal punto di vista<br />

del bambino, evitando l'eleganza dei telefoni bianchi, a favore di una<br />

forte critica sociale. La più audace manifestazione della tendenza al<br />

realismo fu "ossessione" di Visconti che narra la passione che<br />

conduce un vagabondo e la moglie di un barista ad assassinare il<br />

marito di lei. Oltre al tema proibito dell'adulterio affronta quello<br />

dell'omosessualità e per questo dopo alcune proiezioni fu tolto dalla<br />

circolazione, ma rimase un punto di riferimento. Tutti questi film<br />

sfruttano i meccanismi dello star system e sfoggiano un'illuminazione<br />

da teatro di posa, le riprese in esterni sono equilibrate da scenografie<br />

ricostruite in studio e retroproiezioni. La produzione cinematografica<br />

italiana subì un precipitoso arresto e si riprese solo nel 1945, quando i<br />

ricordi della resistenza e l'impegno di descrivere la vita quotidiana<br />

sarebbero state le fonti di ispirazione primaria del neorealismo.<br />

XIII. FRANCIA: IL REALISMO POETICO, IL FRONTE POPOLARE E<br />

L’OCCUPAZIONE (1930-1945)<br />

Realismo poetico: Il realismo poetico è più una tendenza generale<br />

che un vero e proprio movimento. I protagonisti sono figure ai margini<br />

della società, operai disoccupati, criminali, che trovano l'occasione di<br />

riscatto in amori intensi e dializzati che si risolvono però in un’ultima<br />

dfinitica sconfitta. Il tono globale è di nostalgia e amarezza. Feyder<br />

diresse "pensione mimosa", storia della proprietaria di una pensione<br />

che si innamora del figlio adottato e ne boicotta gli amori con altre<br />

donne portandolo al suicidio, in cui l'atmosfera è affidata alla cura<br />

delle ambientazioni. Il principale contributo di Duvivier al realismo<br />

poetico è "il bandito della casbah" in cui protagonista è un gangster<br />

che si nasconde nella casbah di Algeri, dove la polizia non osa<br />

arrestarlo e si innamora di una sofisticata parigina, ma il loro amore è<br />

condannato in partenza poiché se lui lasciasse la casbah verrebbe<br />

catturato; alla fine il protagonista tenta di lasciare Algeri con l'amata,<br />

ma la polizia lo arresta davanti al porto; Peoè chiede il permesso di<br />

guardare la barca di lei che si allontana e quando questa salpa si<br />

uccide. In "il porto delle nebbie" lo stesso attore, Jean Gabin, è un<br />

disertore della legione straniera innamorato della protetta di un<br />

potente gangster, riesce ad ucciderlo, ma sua volta viene colpito da<br />

un membro della banda, morendo tra le braccia della sua amata. Fu<br />

protagonista anche in "alba tragica", nel ruolo di un operaio che nella<br />

prima scena del film commette un omicidio e si barrica nel suo<br />

appartamento per sfuggire alla polizia. Il primo film sonoro di Renoir fu<br />

"La purga al pupo" seguito da "La cagna" in cui protagonista è un<br />

contabile con l'hobby della pittura, prigioniero di un matrimonio infelice<br />

che comincia una relazione con una prostituta e si fa sfruttare dal<br />

protettore di lei che vende i sui dipinti. Alla fine il protagonista uccide<br />

la donna e vive serenamente da mendicante; questo film introduce<br />

virtuosistici movimenti di macchina, scene in profondità di campo e<br />

improvvisi cambiamenti di tono, inoltre l'omicidio dell'amante da parte<br />

del protagonista è la soluzione tragica che diverrà un classico del<br />

realismo poetico. Renoir firmò anche "Boudu salvato dalle acque",<br />

storia buffa di un vagabondo salvato dal suicidio da un libraio<br />

borghese che cerca di rieducarlo, e "Toni" che affronta il tema<br />

dell'immigrazione di operai provenienti dall'Italia e dall'Europa<br />

orientale nella Francia degli anni 20. L'insolenza dei progressisti del<br />

fronte popolare si avverte in altri due film di Renoir: "La scampagnata”<br />

e "La grande illusione" in cui assume una posizione pacifista quando<br />

la guerra con la Germania appariva sempre più probabile. Il contrasto<br />

fra aristocrazie in declino e classe lavoratrice riappare nel film con cui<br />

Renoir chiude il decennio, "La regola del gioco": durante un ritrovo nel<br />

castello di un nobile, un aviatore si innamora della moglie del padrone<br />

di casa che sta cercando di fuggire con l'amante; nessuno è<br />

tratteggiato come cattivo, il senso è la disgregazione della consunta<br />

classe aristocratica.


Fronte popolare: negli anni 30 la spaccatura fra partiti di estrema<br />

destra e sinistra si allargò; la sinistra opponeva resistenza al sorgere<br />

di tendenze fasciste e nonostante il partito comunista francese fosse<br />

contrapposto ai moderati socialisti, i due partiti si unirono in un partito<br />

unico chiamato fronte popolare, che nel 1936 andò al governo. Il<br />

fronte popolare formò il gruppo Cinè-Libertè finalizzato alla<br />

produzione di film e alla pubblicazione di una rivista. Renoir fu scelto<br />

per supervisionare la realizzazione collettiva di "La vita c'appartiene",<br />

un lungometraggio di propaganda per le imminenti elezioni, e "La<br />

marsigliese". "La vita c'appartiene" era innovativo nello stile e<br />

mescolava scene ricostruite e riprese dal vero. Noti esponenti del<br />

fronte popolare appaiono nella parte di se stessi, mentre attori celebri<br />

interpretano operai e contadini; "La marsigliese", invece, rievoca i fatti<br />

della rivoluzione francese, la caduta della monarchia. Nonostante<br />

avesse avuto una distribuzione commerciale, si rivelò un film<br />

impopolare a causa della poca drammaticità. Furono prodotti anche<br />

film commerciali, ad esempio "la bella brigata" di Duvivier che narra di<br />

cinque operai disoccupati che vincono alla lotteria e decidono di<br />

avviare in cooperativa un locale. Diversi problemi spingono però due<br />

dei protagonisti ad abbandonare il progetto, uno muore<br />

accidentalmente prima che la costruzione sia ultimata mentre i due<br />

rimanenti presenzieranno all'inaugurazione; in realtà il regista voleva<br />

un finale tragico così il film fu distribuito con due finali diversi poiché il<br />

lieto fine era voluto dal produttore.<br />

XVI. IL CINEMA EUROPEO DEL DOPOGUERRA: NEOREALISMO<br />

E ALTRE TENDENZE<br />

Contesto del dopoguerra: nel 1945 da parte dell'Europa era in<br />

rovina, nonostante le sinistre ottennero notevole sostegno popolare,<br />

nel 1952 il loro potere era svanito e i paesi europei introdussero<br />

pianificazioni centralizzate dell'economia. La vittoria degli alleati aveva<br />

segnato la fine della centralità europea sulla scena internazionale e gli<br />

Stati Uniti aiutarono la nuova Europa a consolidarsi attraverso il piano<br />

Marshall per il recupero europeo. Nel 1952 vi fu un boom<br />

dell'occupazione, del benessere e della produttività. In cambio<br />

dell'assistenza per la ricostruzione, gli Stati Uniti si aspettavano<br />

appoggio politico e nel 1949 presiedettero alla formazione della Nato,<br />

che impegnava i membri a opporsi all’URSS e ai partiti comunisti<br />

nazionali. Gli europei si convinsero che sono gli Stati Uniti d'Europa<br />

potevano risultare competitivi con gli Usa e i passi più importanti verso<br />

l'unità europea furono fatti fondando le Nazioni Unite, l'organizzazione<br />

per la cooperazione economica europea e la comunità economica<br />

europea.<br />

Resistenza all'invasione americana: Oltre alla sottomessa<br />

Germania, la maggioranza delle altre cinematografie europee riuscì a<br />

mantenere maggior indipendenza. Una prima strategia era quella di<br />

fissare quote sui film americani o sulle ore di proiezione assicurate<br />

alla produzione interna, un'altra era quella di porre restrizioni ai profitti<br />

delle società americane. La legge Andreotti stabiliva che per ogni film<br />

importato, il distributore doveva contribuire alla produzione italiana<br />

con un finanziamento senza interessi. I governi cominciarono a<br />

finanziare la produzione istituendo un'agenzia tramite cui le banche<br />

potevano prestare denaro destinato a progetti cinematografici; lo<br />

Stato offriva premi in denaro per sceneggiature o film giudicati<br />

significativi dal punto di vista artistico o culturale, e sovvenzionava i<br />

progetti in modo diretto, attraverso un meccanismo che restituiva ai<br />

produttori una percentuale del guadagno sui biglietti. L'interventismo<br />

aiutò anche le società americane: fondando succursali all'estero si<br />

candidavano all'assistenza statale e curavano gli interessi di<br />

Hollywood all'interno di paesi stranieri. Un'altra strategia per<br />

contrastare Hollywood era la coproduzione: le coproduzioni avevano<br />

un socio di maggioranza e uno di minoranza: le responsabilità di<br />

ciascuno erano stipulate con accordi internazionali e suddividevano il<br />

rischio finanziario. Alcune innovazioni europee si facevano<br />

concorrenza sul continente: alla fine degli anni 40 Eclair e Debrie<br />

introdussero una cinepresa leggera e con caricatori grandi e mirimi<br />

reflex che permettevano all'operatore di vedere esattamente ciò che<br />

realmente stava inquadrando. Un'altra iniziativa del dopoguerra fu il<br />

festival cinematografico, una gara tra produzioni di qualità con premi<br />

attribuiti da una giuria di esperti; i film in concorso costituivano gli


ambasciatori della cultura cinematografica di una nazione; il prototipo<br />

fu la mostra d'arte cinematografica di Venezia nel 1946 e subito dopo<br />

ne nacquero altri in tutto il mondo. Apparvero anche i festival dei<br />

festival, eventi non competitivi che riproponevano le opere più<br />

significative dei festival principali. Oltre a investire nel cinema<br />

europeo, le compagnie americane partecipavano alle coproduzioni<br />

attraverso le loro succursali continentali e nel 1947 Hollywood creò<br />

una sezione degli academy awards riservata al miglior film straniero.<br />

Nel 1947 fu fondata la federazione internazionale dei cineclub per<br />

unire le società indipendenti di 20 nazioni e nel 1955 esisteva una<br />

confederazione europea del cinema d'arte e d’Essai. L'organizzazione<br />

più vecchia è la federazione internazionale degli archivi dei film,<br />

fondata nel 1938, ma sospesa durante la guerra. La televisione e le<br />

altre attività di svago non erano ancora emerse su larga scala e la<br />

nuova generazione di giovani affollava le sale, così nel periodo tra<br />

1955-58 si ottenne il record di presenze del dopoguerra.<br />

Cinema moderno: iniziò ad emergere un cinema d'arte internazionale<br />

che girava le spalle alle tradizioni popolari per identificarsi con la<br />

sperimentazione e l'innovazione di arti alte come la letteratura, la<br />

pittura, la musica e il teatro; sotto certi aspetti il film artistico segna il<br />

ritorno agli anni 20. I registi si sforzavano di essere fedeli alla realtà<br />

più dei loro predecessori, impegnandosi nella denuncia<br />

dell'antagonismo di classe, degli orrori del fascismo, della guerra e<br />

dell'occupazione. Questo realismo obiettivo condusse i cineasti verso<br />

una narrazione più aperta, fatta di scorci di realtà, diversa dalle trame<br />

strutturate di Hollywood, in quanto si pensava che non fosse<br />

necessario sciogliere tutti i nodi narrativi. Molti cineasti si affidarono al<br />

piano sequenza per presentare l'evento nella sua durata reale; nuovi<br />

stili di recitazione erano visti come opposizione alle performance<br />

impeccabili e armoniose del cinema americano e la fedeltà alla realtà<br />

implicava una minuziosa riproduzione dell'ambiente acustico: in molti<br />

film francesi del dopoguerra, ad esempio, il silenzio di fondo richiama<br />

l'attenzione su piccoli rumori. C'era chi invece cercava di<br />

rappresentare la realtà soggettiva attraverso i flashback, che<br />

divennero assai comuni. Era palese l’ influenza dell'espressionismo<br />

tedesco: i cineasti si tuffava vano nella mente dei personaggi ,<br />

rivelandone sogni, allucinazioni e fantasie. A contraddistinguere il<br />

cinema moderno europeo del dopoguerra era anche il commento<br />

dell'autore, come se un'intelligenza che non appartiene al mondo del<br />

film sottolineasse per noi qualcosa degli eventi a cui assistiamo.<br />

Questo commento può diventare riflessivo, denunciando l'artificio del<br />

film stesso e ricordando al pubblico che il mondo che stiamo<br />

osservando è soltanto finzione. L'ambiguità è un elemento centrale di<br />

tutto il cinema moderno europeo del dopoguerra, le sequenze oniriche<br />

e fantastiche divennero centrali, la continuità di montaggio rimase una<br />

preoccupazione costante degli autori. Il cinema moderno si collocava<br />

tra il cinema popolare accessibile e di facile comprensione e le<br />

sperimentazioni più radicali dell'avanguardia.<br />

La primavera Italiana: con la caduta di Mussolini l'industria<br />

cinematografica Italiana perse il suo centro organizzativo e mentre le<br />

società interne lottavano per sopravvivere, il cinema neorealista si<br />

impose con una forza di rinnovamento culturale e sociale. Durante il<br />

declino del regime fascista, nella letteratura e nel cinema era affiorato<br />

l'impulso realista, e dopo la liberazione, la gente di ogni classe<br />

divenne ansiosa di rompere con il passato, così i registi furono pronti<br />

a farsi testimoni della primavera Italiana. Il realismo di questi film<br />

nasceva dal contrasto con quelli che li avevano preceduti: gli studi di<br />

Cinecittà, rinomati per le meravigliose scenografie, avevano subito<br />

danni durante la guerra, inoltre dopo anni di doppiaggio italiano di film<br />

stranieri, l'Italia aveva perfezionato l'arte della sincronizzazione del<br />

sonoro e le troupe potevano girare in esterni e registrare il dialogo in<br />

seguito. Un'altra novità era l'esame critico della storia recente: i film<br />

neo realisti proponevano storia contemporanea con una prospettiva di<br />

fronte popolare; la trama di "Roma città aperta" di Rossellini e ispirata<br />

a eventi reali avvenuti nell'inverno fra il 1943-1944: i protagonisti sono<br />

coinvolti nella lotta contro le truppe tedesche che occupano Roma e il<br />

film ritrae la resistenza come l'alleanza tra comunisti e cattolici al<br />

fianco della popolazione. “Paisà” sempre di Rossellini offre una<br />

visione caleidoscopica dell'entrata degli alleati in Italia mettendo a<br />

fuoco non sono la lotta fra i partigiani e le forze occupanti, ma anche


le tensioni, le incomprensioni e le occasionali affinità che sorgevano<br />

tra la popolazione e le truppe americane. Ben presto i cineasti<br />

passarono dall'eroismo partigiano ai problemi sociali contemporanei;<br />

"ladri di biciclette" di Vittorio de Sica rappresenta il dopoguerra<br />

vividamente, narrando la storia di un operaio la cui sussistenza<br />

dipende dalla sua bicicletta. Alcuni film esplorarono i problemi della<br />

vita rurale, ad esempio "riso amaro" che descrive lo sfruttamento di<br />

giovani donne impegnate nei lavori agricoli, durissimi,mal pagati e le<br />

notti trascorse ammassate in dormitori che sembrano campi di<br />

prigionia. Nel 1948 alla primavera Italiana si concluse, con la sconfitta<br />

alle elezioni dei partiti liberali e di sinistra. Poche opere nerorealiste<br />

furono popolari presso il pubblico, che preferiva lasciarsi attrarre dai<br />

numerosissimi film americani in circolazione.<br />

innovazioni narrative: all'inizio degli anni 50 impulso neorealista è<br />

esaurito e al congresso di Parma sul neorealismo si distinsero diverse<br />

posizioni: una corrente vedeva nel neorealismo un'informazione<br />

impegnata e chiedeva riforme in nome dell'unità politica raggiunta<br />

durante la resistenza, mentre l'altra metteva l'accento sulla<br />

dimensione morale dei film suggerendo che l'importanza del<br />

movimento fosse nella sua abilità a conferire un senso universale ai<br />

problemi individuali dei personaggi; una teoria più astratta si<br />

concentrò su come l'approccio del neorealismo rendesse lo spettatore<br />

consapevole della bellezza della vita di ogni giorno. Zavattini,<br />

sceneggiatore di "ladri di biciclette", voleva un cinema che<br />

presentasse il dramma nascosto negli eventi quotidiani. Il tipico film<br />

neorealista dovrebbe essere girato in esterni con attori non<br />

professionisti e inquadrature grezze. In realtà la maggior parte delle<br />

scene era in interni, girate in set ricostruiti in studio e illuminati con<br />

cura; il dialogo è quasi sempre doppiato, viene utilizzata la tecnica<br />

dell'amalgama, ovvero attori non professionisti mescolati ai divi. Molti<br />

film sono montati rispettando le norme dello stile classico<br />

Hollywoodiano. Le maggiori innovazioni nel neorealismo risiedono<br />

nell'articolazione del racconto, un motivo ricorrente è quello della<br />

coincidenza. Questi sviluppi narrativi sembrano realistici e riflettono la<br />

casualità degli incontri nella vita quotidiana, inoltre questi film<br />

trascurano le cause degli eventi a cui assistiamo. Le sequenze finali di<br />

"Germania anno zero", terzo film di Rossellini nel dopoguerra, sono<br />

caratterizzate dall'andamento episodico: il protagonista abbandona la<br />

famiglia e vaga per le strade di Berlino, così gli ultimi 14 min del film lo<br />

seguono in un'unica notte fino al mattino successivo, concentrandosi<br />

su avvenimenti casuali. Davanti a una trama che consiste in fatti privi<br />

di un reciproco nesso causale, lo spettatore non sa più distinguere tra<br />

scene madri e momenti di passaggio: il racconto neorealista tende ad<br />

appiattire tutti gli eventi allo stesso livello, ma in realtà questo<br />

approccio consentiva ai neo realisti di attrarre l'attenzione dello<br />

spettatore sui dettagli irrilevanti di questa banalità quotidiana.<br />

Oltre il neorealismo: il neorealismo rosa di "pane, amore e fantasia"<br />

di Luigi Comencini, aprì la strada a un filone di imitazioni che proseguì<br />

fino agli anni 60; conservava in parte la scelta di ambientazioni<br />

autentiche, l'uso di attori non professionisti e occasionalmente<br />

sfiorava questioni sociali, ma riconduceva il neorealismo nella<br />

tradizione della commedia Italiana. Gli spettatori diventavano sempre<br />

più insofferenti all'attenzione neorealista verso povertà e sofferenza.<br />

Poiché il governo italiano congelava i profitti all'interno del paese,<br />

Hollywood reinvestiva il denaro nella produzione, distribuzione e<br />

programmazione di film Italiani e molti generi tradizionali si rivelarono<br />

esportabili: kolossal storici e commedie all’ italiana in primis. Carlo<br />

Ponti e Dino de Laurentis erano le punte di diamante di una nuova<br />

generazione di produttori che guardava al di là della frontiera Italiana<br />

e trasformarono gli studi di Cinecittà in una vera fabbrica di film. Altri<br />

cineasti si indirizzano verso il ritratto psicologico, ad esempio<br />

Michelangelo Antonioni la cui opera, come per Rossellini, era segnata<br />

dall'interesse per gli effetti della guerra e della ricostruzione. Nel<br />

condurre il pubblico verso la consapevolezza della necessità della vita<br />

spirituale, Rossellini vedeva la continuazione del progetto neorealista<br />

occupandosi di film didascalici: "il miracolo” ci racconta di una<br />

guardiana di capre ritardata, convinta di essere incinta del figlio di Dio;<br />

scacciata dagli abitanti del suo villaggio è costretta a rifugiarsi sulla<br />

montagna per partorire da sola. Nei suoi film con Ingrid Bergman


descrive la graduale scoperta della consapevolezza morale da parte<br />

di un personaggio femminile; Rossellini si concentra sulla<br />

straordinarietà di chi sa riscoprire valori fondamentali nel mondo del<br />

dopoguerra. Al contrario i film di Antonioni sono incentrati sul modo in<br />

cui l'ambizione e cambiamenti di classe spingono gli individui a<br />

perdere il loro senso morale. La narrazione di molti film d'autore<br />

Italiani nei primi anni 50 si fonda su convenzioni neorealiste come le<br />

ellissi e il finale aperto. La trama dei film poteva alternare scene di<br />

conversazione banale ad altre in cui si vedono i personaggi interagire<br />

con l'ambiente o semplicemente muoversi attraverso un paesaggio.<br />

"Viaggio in Italia" di Rossellini. Un cinema basato su trame non<br />

complesse, dall'andamento episodico, in cui incidenti casuali e<br />

antidrammatici rivelano i mutamenti di stato d'animo dei personaggi e<br />

suggeriscono problemi poco articolati. I registi utilizzavano lente<br />

carrellate per esplorare le relazioni tra i personaggi e un ambiente<br />

concreto. I film di Antonioni di quel periodo spinsero questa tendenza<br />

all'estremo, affidandosi a lunghi piani sequenza. Federico Fellini<br />

descriveva le classi medie e basse in modo più poetico, le sue opere<br />

negli anni 50 trattano in modo lirico, quasi mistico, soggetti di stampo<br />

neorealista.<br />

Luchino Visconti e Roberto Rossellini: l'aristocratico Visconti iniziò<br />

a interessarsi di cinema come assistente di Jean Renoir sul set di<br />

"una gita in campagna" del 1936. Schierato con la sinistra, durante la<br />

guerra partecipò all'attività partigiana e il suo primo film, "ossessione",<br />

ebbe un ruolo chiave nel ritorno al realismo degli ultimi anni del<br />

cinema fascista; era un grande regista di teatro e suoi film<br />

sfoggiavano costumi e scenografie sontuose, una recitazione<br />

marcata, un musica travolgente. Mirava ad emozioni intense e le sei<br />

opere più famose ("La terra trema", “il gattopardo”, “ la caduta dei<br />

livelli”) seguono tutti il declino di una famiglia in periodi di drastici<br />

mutamenti storici. Ricorse a uno stile di ripresa languido e ricco di<br />

panoramiche e zoom, come se la storia fosse una grande produzione<br />

teatrale e il regista dovesse lentamente guidare il binocolo dello<br />

spettatore sui dettagli. Rossellini era antispettacolare, il suo stile<br />

diretto corrispondeva alla sua fede decisa in valori elementari; invoca<br />

un umanitarismo secolare che esalta la fantasia e l'immaginazione, la<br />

devozione alle opere buone e l'accettazione dell'amore imperfetto; più<br />

tardi arriverà celebrare le grandi figure del mondo occidentale. Il suo<br />

modo di raccontare lo condusse sui terreni ambigui del modernismo e<br />

il suo stile sembra sgraziato. Anche Rossellini adottò negli anni 60 lo<br />

stile della panoramica con lo zoom; negli ultimi 15 anni della sua vita<br />

gira una serie di film alla televisione, dedicate a grandi figure della<br />

storia del pensiero. Visconti divenne un modello per altri registi Italiani<br />

con un taglio operistico, ad esempio Franco Zeffirelli; il modernismo<br />

cinematografico sotto il segno del realismo, dell'umanitarismo e<br />

dell'intento didattico di Rossellini influenzò invece la nuova<br />

generazione degli anni 60.<br />

CONTROVERSIE SUL NEOREALISMO<br />

Come con la maggior parte dei movimenti cinematografici, gli storici<br />

sono discordi su quanto il neorealismo italiano sia stato un movimento<br />

coerente e unitario. Nel 53 Zavattini, Visconti ed altri non si trovavano<br />

d’accordo su quali elementi lo caratterizzassero. Molti ritenevano il<br />

neorealismo un’etica abbastanza elastica, non una posizione politica<br />

o estetica. Il neorealismo era legato con la sinistra, con il partito<br />

comunista. I critici comunisti furono sempre molto favorevoli al cinema<br />

neorealista, e i registi avevano spesso simpatie sinistrorse.<br />

XVII. IL CINEMA EUROPEO DEL DOPOGUERRA: FRANCIA,<br />

SCANDINAVIA E GRAN BRETAGNA<br />

Cinema francese nel primo decennio del dopoguerra: nel 1944 la<br />

liberazione segnò il riemergere della libera concorrenza; i film ad alto<br />

budget prodotti occasionalmente non bastavano a soddisfare il<br />

mercato e cineasti dovettero tornare al metodo artigianale,<br />

rivolgendosi a società minori e produttori in proprio; fu firmato un<br />

accordo che eliminava le quote imposte prima della guerra sui film<br />

americani e che obbligava gli esercenti a proiettare film francesi solo<br />

16 settimane all'anno, questo per incoraggiare la produzione, ma i<br />

lavoratori del cinema sostennero che il risultato era l'apertura del


mercato francese ai film americani. Le proteste dell'industria portarono<br />

a due provvedimenti statali: il governo francese alla fine del 1946<br />

fondò il Centre National de la Cinématographie, per regolamentare<br />

l'industria fissando standard di affidabilità finanziaria, offrendo sussidi<br />

e incoraggiando la produzione di documentari e di film ha contenuto<br />

artistico; il secondo provvedimento fu una legislazione protezionistica<br />

attraverso una legge che pose un nuovo tetto alle importazioni di film<br />

americani fissando il limite a 121 pellicole l'anno; nel 1953 una<br />

revisione delle leggi creò un fondo per lo sviluppo di nuovi progetti<br />

riservando sostegno ai cortometraggi. Dopo questi provvedimenti<br />

l'attività produttiva dei tre colossi francesi, Pathè, Gaumont e Union<br />

Générale Cinématographique, diminuì nonostante possedessero le<br />

migliori sale di prima visione: la Pathè cessò del tutto di produrre e si<br />

accordò con la Gaumont per supplire alle necessità dei propri<br />

schermi. Di rifornire il mercato si occuparono le maggiori case di<br />

produzione che nel frattempo diventavano forti anche nel campo della<br />

distribuzione. Per tutti gli anni 50 la Francia offre al mercato<br />

internazionale thriller polizieschi, commedie, drammi in costume e film<br />

ricchi di star. I più celebri erano noti ovunque e la Francia, insieme<br />

all'Italia, sarebbe diventata un'avanguardia per le emergenti correnti<br />

moderniste degli anni 50 e 60.<br />

Cultura cinematografica nella Francia del dopoguerra: La<br />

Cinémathèque Française, sopravvissuta in clandestinità durante la<br />

guerra, programmava regolarmente vecchi film di tutto il mondo. Gli<br />

studenti si riversavano nelle sale e passavano ore a discutere e a<br />

scrivere di cinema come fosse politica; i cineclub proliferavano, gruppi<br />

laici connessi con la Chiesa cattolica e impegnati nell'educazione<br />

fondarono un'agenzia che organizzava proiezioni per milioni di<br />

spettatori, nelle università apparvero i primi corsi di cinema. La cultura<br />

cinematografica francese del dopoguerra fu un caso esemplare di<br />

fermento intellettuale con molti brillanti studiosi le cui idee hanno<br />

plasmato per sempre alla teoria e la pratica filmica.<br />

La tradizione della qualità: il primo decennio del cinema francese<br />

postbellico fu dominato dal cinema di qualità; si mirava a una<br />

produzione di prestigio attraverso adattamenti di classici letterari: gli<br />

interpreti erano scelti fra le stelle di prima grandezza e i film erano<br />

impregnati di quel romanticismo reso famoso dal realismo poetico<br />

d'anteguerra. Stilisticamente la loro qualità somigliava ai drammi<br />

romantici di serie A prodotti Hollywood e in Gran Bretagna. Il duo di<br />

sceneggiatori Jean Aurenche e Pierre Bost divenne celebre nel<br />

dopoguerra con adattamenti classici di Stendhal e Zola, furono eletti<br />

simbolo della tradizione di qualità. Ne "il diavolo in corpo" si servono<br />

del flashback per una triste storia di amore adolescenziale: mentre la<br />

gente festeggia la fine della prima guerra mondiale, il giovane<br />

protagonista ricorda il suo amore per la fidanzata di un soldato;<br />

quando questi torna dalla guerra la protagonista femminile muore<br />

dando alla luce il figlio del protagonista. In "giochi proibiti" di Renè<br />

Clément, due bambini raccolgono animaletti morti per dar loro<br />

elaborate sepolture. Fra le coppie celebri della tradizione di qualità,<br />

notevole è quella composta dallo sceneggiatore Charles Spaak e<br />

Andrè Cayatte: il loro "giustizia è fatta" e "siamo tutti assassini" sono<br />

progetti patinati di teatro di posa e rappresentano con la loro aspra<br />

critica al sistema giudiziario francese un'alternativa al solito<br />

romanticismo. Infine Henri-Georges Clouzot ottenne fama<br />

internazionale specializzandosi in film di forte suspense.<br />

Il ritorno dei veterani: reduce dalle fortunate esperienze in Gran<br />

Bretagna e a Hollywood, Renè Clair realizzò altre sette film<br />

avvalendosi dell'apporto dello scenografo Léon Barsacq; appena<br />

tornati in patria stabilì con "il silenzio è d’oro” la continuità con il suo<br />

cinema precedente; le opere successive confermano il suo talento per<br />

la commedia leggera, anche se alcuni sono drammi in linea con il<br />

cinema di qualità. Max Ophuls girò quattro film a Hollywood prima di<br />

tornare a Parigi e rilanciare la sua carriera con nuovi titoli: "La ronde”<br />

,che suscitò polemiche per il modo disinvolto con cui trattare rapporto<br />

tra i sessi, e “Lola Mantes”, che scatenò un tale putiferio che molti<br />

registi illustri firmarono una lettera per difenderlo dagli attacchi.<br />

Ophuls osserva con distacco i rituali di corteggiamento presenti in tutti<br />

i livelli delle società, le romantiche storie di amori ingannati dei suoi<br />

film americani lasciano spazio a un esplicito trattamento dell'identità<br />

sessuale femminile; racconta di legami occasionali, di amori


extraconiugali e seduzioni innocenti, e le situazioni più trite sono rese<br />

complesse dalla struttura episodica della trama. Ci distanza dai suoi<br />

personaggi in vari modi, con l'ironia, quella presenza di un narratore<br />

che si rivolge direttamente a noi. In un periodo in cui altri registi<br />

seguivano l'impulso neorealista verso la semplicità, egli ricorre a tutti<br />

gli artifici del cinema da teatro di posa per creare il suo mondo rococò<br />

di ristoranti, salotti, sale da ballo, appartamenti di artisti e strade<br />

lastricate. Jean Renoir fu l'ultimo dei veterani in esilio a tornare a<br />

lavorare in Francia; il suo primo successo popolare del dopoguerra fu<br />

"French Can-Can”, seguito dai meno fortunati "Eliana e gli uomini",<br />

"picnic alla francese", "il testamento del mostro", e "le strane licenze<br />

del caporale Dupont”. Subito dopo la guerra la reputazione di Renoir<br />

era venuta meno, ma negli anni 50 vi fu una crescita costante sue<br />

delle fortune critiche; abbandonò le tecniche che utilizzava negli anni<br />

30, ad esempio la profondità di campo e i complessi movimenti di<br />

macchina, a favore di uno stile semplice, diretto, incentrato sull'attore,<br />

ed iniziò a impostare le scene in modo più piatto e frontale.<br />

Quest'esplicita teatralità si accompagnava a una serena visione della<br />

vita e lo stesso regista afferma di aver imparato una nuova capacità di<br />

accettazione durante le riprese di "il fiume". I temi di arte e natura si<br />

mescolano in questo film, dove tre ragazze vivono la loro adolescenza<br />

in una città fluviale del Bengala; nell'ultima inquadratura la macchina<br />

da presa si solleva oltre le ragazze in apprensione e lo scorrere<br />

incessante del fiume diventa il centro dell'immagine, mentre i ritmi<br />

della natura fanno da sfondo immutabile al proseguire delle passioni<br />

della vita quotidiana. Se Renoir vede nell'arte la chiave per arrivare<br />

alla natura, Jean Cocteau la tratta come la via al mito e al<br />

soprannaturale. Dopo un decennio di lavoro sul palcoscenico inizia<br />

scrivere sceneggiature, durante l'occupazione e dopo la guerra tornò<br />

con decisione alla regia dirigendo "La bella e la bestia", "i parenti<br />

terribili" e "il testamento di Orfeo", opere poetiche che cercano di<br />

creare un mondo meraviglioso distaccato dalla realtà e di comunicare<br />

vita fantasiose attraverso l'evocazione simbolica. "Orfeo" si impone<br />

come l'opera più importante del regista nel dopoguerra: il film<br />

aggiorna liberamente il mito di Orfeo facendolo rivivere nella Parigi<br />

contemporanea; crea un mondo fantastico attraverso mezzi<br />

cinematografici che colpiscono per la loro potenza. Cocteau<br />

concepiva immagini di grande ricchezza che dovranno essere<br />

trasmesse utilizzando forme diverse in accordo con la sua teoria che<br />

un poeta non è solo uno scrittore ma uno che crea la magia attraverso<br />

ogni mezzo dell'immaginazione.<br />

!<br />

Nuovi registi indipendenti: talenti notevoli emersero dalla nuova<br />

generazione: Alain Resnais, Georges Franju e Chris Marker<br />

esordirono con brevi documentari poetici, Alexandre Astruc con "La<br />

tenda scarlatta", medio metraggio privo di dialogo ispirato a Poe,<br />

Agnès Varda con una "La Punta corta”. Nelle opere di Astruc e Varda<br />

troviamo i primi fermenti della Nouvelle Vague. Più inserito nel<br />

mainstream dell'epoca era Jean-Pierre Melville, prima produttore e poi<br />

regista, infine anche sceneggiatore, montatore e a volte interprete dei<br />

suoi film. Il suo primo film, "il silenzio del mare", fu una delle opere più<br />

sperimentali dell'epoca: durante l'occupazione tedesca ad un ufficiale<br />

è assegnata la casa di un vecchio e di sua nipote. Essi lo ignorano<br />

totalmente, rifiutandosi di parlare in sua presenza e frustando i suoi<br />

tentativi di avviare una conversazione in un francese zoppicante; un<br />

terzo silenzio avvolge quasi ogni scena; il tedesco cade a sua volta<br />

nel silenzio e si ritrova incapace di parlare liberamente con i suoi<br />

amici anche al di fuori della casa. Alla fine va via e la nipote,<br />

guardandolo freddamente, finalmente gli dice addio. Melville si<br />

guadagnò fama ben maggiore con laconici film di gangster come "Bob<br />

il giocatore" o "lo spione". In questi film, impenetrabili personaggi<br />

percorrono strade grigie e si incontrano nei piano bar; sono pellicole in<br />

cui pullulano i pezzi di bravura tecnica (macchina a mano, piani<br />

sequenza e riprese con luce naturale) ma in cui il regista compie<br />

esperimenti anche con la narrazione. Amava andare al cinema e molti<br />

dei suoi film erano omaggio al cinema americano, che portavano in<br />

quello francese un po' dell'audace energia della Hollywood di serie B..<br />

Altri due importanti registi dell'epoca che proposero sperimentazioni<br />

nella struttura narrativa e nell'uso del sonoro furono Robert Bresson e<br />

Jacques Tati; il primo girò solo due film, "il diario di un curato di<br />

campagna" e "un condannato a morte è fuggito"; i suoi film mostrano<br />

poco ma suggeriscono molto, gli eventi più importanti avvengono fuori


campo o addirittura in sequenze tralasciate, i suoi insistenti primi piani<br />

di piedi, mani e altri dettagli lo portano a omettere i campi aperti con<br />

funzione di presentazione del contesto; il montaggio fatto di stacchi<br />

improvvisi, le scene corte, i veri movimenti di carrello in avanti o<br />

all'indietro e la colonna sonora rarefatta obbligano lo spettatore alla<br />

massima concentrazione. E' il prezzo da pagare per cogliere il<br />

delicato equilibrio tra la penetrazione delle esperienze dei personaggi<br />

e la sensazione che i loro stati d'animo più intimi rimangano<br />

inafferrabili misteriosi; l'intensa concentrazione del regista sui dettagli<br />

fisici spesso rimpiazza l'analisi psicologica. Anche la produzione di<br />

Tati fu rarefatta: i suoi "giorno di festa" e "Le vacanze di monsieur<br />

Hulot” sono commenti satirici sui riti della vita moderna; anarchico<br />

dichiarato credeva nella libertà, nell'eccentricità e nell'allegria. Il primo<br />

è ambientato in un villaggio di campagna in occasione della festa<br />

annunciata dall'arrivo di giostre e carrozzoni, nel secondo il<br />

protagonista tenta di godersi una settimana di divertimento<br />

distruggendo la routine di altri vacanzieri. Il regista tende a riprendere<br />

la scena da lontano, lasciando allo spettatore il compito di individuare<br />

i dettagli più importanti alla costruzione della gag.<br />

!<br />

La rinascita scandinava: l'industria cinematografica danese durante<br />

la prima guerra mondiale aveva perso terreno sulla scena<br />

internazionale. In ripresa negli anni 30, arrivò negli anni 40 ad<br />

incrementare la produzione interna grazie al bando nazista sulle<br />

importazioni. Sotto l'occupazione la pellicola più importante fu il "Dies<br />

Irae” di Carl Theodor Dreyer, cupo studio della stregoneria e del<br />

dogma religioso in un villaggio del 600, che segnò il ritorno del regista<br />

alla lungometraggio di produzione danese dopo quasi un ventennio.<br />

Da quando Victor Sjosttom e Mauritz Stiller si erano lasciati tentare di<br />

Hollywood, il cinema svedese era progressivamente caduto<br />

nell'ombra, ma la mancata invasione da parte dei nazisti e la scelta di<br />

neutralità garantirono la mancanza di competizione e che stimolò<br />

l'industria interna; finita la guerra, le cinematografie danese e svedese<br />

beneficiarono della rapida ripresa scandinava. Il cinema costava poco,<br />

la produzione era dominata da grandi società che perseveravano<br />

nella politica di budget ridotti e delle riprese contenute in brevi periodi.<br />

A parte Dreyer, i cineasti scandinavi più famosi del dopoguerra erano<br />

svedesi: Strindberg aveva sviluppato un genere di dramma<br />

psicologico interiore, definito dramma di camera (Kammerspiel),<br />

mentre i cineasti più importanti fra quelli segnati dalle tendenze<br />

moderniste furono Alf Sjoberg e Ingmar Bergman. Il primo portò a<br />

termine in diversi film, uno dei più originali fu "strada di ferro", che<br />

solleva il dramma simbolico con le tradizioni del paesaggio<br />

naturalistico del cinema muto; il suo "spasimo", in cui emerge uno stile<br />

visivo derivato dall'espressionismo tedesco, narrava di un liceale<br />

tormentato dal suo insegnante di latino che si scopre essere un<br />

libertino, filonazista e assassino. Dopo la guerra continuò ad alternarsi<br />

tra teatro e cinema e nel 1950 portò sullo schermo la pièce<br />

naturalistica "Miss Julie" con il titolo "La notte del piacere": il film è<br />

incentrato sulle interpretazioni degli attori e costituisce un'espansione<br />

del Kammerspiel originale; i personaggi raccontano i loro ricordi<br />

attraverso monologhi, mentre il regista drammatizza le scene con<br />

flashback che combinano passato e presente nella stessa<br />

inquadratura. Anche Bergman proveniva dal teatro e iniziò a dirigere<br />

nel 1945. Le sue prime pellicole erano drammi domestici incentrati su<br />

giovani coppie alienate alla ricerca della felicità attraverso l'arte o la<br />

natura. Presto l'attenzione del regista si focalizzò sui fallimenti<br />

dell'amore coniugale e passò opere più consapevolmente artistiche:<br />

l'allegorico "il settimo sigillo" o l’alchimia di espressionismo onirico,<br />

ambienti naturali e complessi flashback di “ il posto delle fragole". "alle<br />

soglie della vita" mostra l'adozione da parte del regista di tecniche<br />

teatrali favorite da una trama incentrata su tre donne chiuse in una<br />

sala maternità per un periodo di 48 ore; il passato delle tre<br />

protagoniste è rivelato solo dal loro dialogo e ad ogni attrice è<br />

riservata una scena drammatica; Bergman indugia su<br />

quest'esplosione di vergogna, angoscia e dolore fisico. Sul finire degli<br />

anni 50 aveva ormai raggiunto il successo internazionale.<br />

!<br />

Carl Theodor Dreyer: la sua carriera prefigurò quella dei registinomadi<br />

del dopoguerra, annoverando film girati in Danimarca, Svezia,<br />

Norvegia, Germania e Francia. I suoi primi film rivelano la sua<br />

passione per immagini statiche e pittoriche, che si alternano con


intensi primi piani dei volti degli attori. In "La passione di Giovanna<br />

d'arco" e in "il vampiro" sperimentò insoliti movimenti di macchina. I<br />

suoi ultimi quattro film sono confinati in interni e traducono l'azione in<br />

prolungati dialoghi che regista riprende con lunghe inquadrature o<br />

tenendo composizioni austere e armoniose. La sua concezione del<br />

modernismo riconosce nel testo letterario la fonte del film e crea un<br />

cinema minimale con un ritmo dalle variazioni sottili, più controllato<br />

rispetto alla teatralità aggressiva di Visconti o di Bergman. Attraverso<br />

questo stile ascetico, Dreyer presenta l'ineffabile mistero della fede e<br />

dell'amore.<br />

La teoria cinematografica francese del dopoguerra<br />

Nella Parigi del dopoguerra rifiorirono gli scritti sul cinema come arte.<br />

Alcuni critici suggerirono che l 'estetica del cinema dovesse più al<br />

romanzo che al teatro. Il parallelo tra cinema e letteratura attirò<br />

l'attenzione sullo stiele e la costruzione narrativa. I teorici iniziarono a<br />

rivalutare la tradizionale analogia gra stile di ripresa e linguaggio,<br />

sviluppando il concetto di scrittura cinematografica. Bazin rivoluzionò<br />

la critica con le sue dettagliate analisi di come il montaggio, i<br />

movimenti di macchina e la profondità di campo offrissero al cineasta<br />

particolari possibilità espressive. Allo stesso tempo cominciò a farsi<br />

strada l'idea che il cinema potesse essere qualcosa di radicalmente<br />

diverso da tutte le arti tradizionali, avendo come finalità principale<br />

quella di registrare e rivelare il mondo concreto in cui ci troviamo.<br />

!<br />

XVIII. IL CINEMA DEL DOPOGUERRA OLTRE L'OCCIDENTE<br />

Il Giappone: Il giappone era uscito in ginocchio dalla seconda<br />

guerramondiale. Le perdite umane sfioravano i 9 milioni, le città<br />

principali erano distrutte dai bombardamenti. Naturalemente il<br />

territorio fu occupato e divenne l'avanposto del capitalismo e della<br />

democrazia in oriente (anche per scacciare il comunismo che aveva<br />

invaso la cina). Sotto l'occupazione crebbe in modo considerevole la<br />

produzione indipendente, mentre le tre società cinematografiche<br />

principali, Shochiku, Toho e Daiei continuarono a gestire distribuzione<br />

ed esercizio. Nel 46 la Toho si divise i 2 gruppi, Toho e Shintoho<br />

(nuova toho), nel 50 scendi in campo la Toei, che divenne nel 56 la<br />

società più redditizia dell'industria. Il dopoguerra vide la rapida ripresa<br />

ed espansione dell'industria. IL decennio di occupazione vide una<br />

prosperità senza precedenti, che consentì alle industrie di investire nel<br />

procedimento Fujicolor e nella tecnologia dello schermo panoramico,<br />

che divenne presto lo standard. Il cinema giapponese inizio ben<br />

presto a farsi notare a livello internazionale, con registi come Akira<br />

Kurosawa e Mizoguchi. Proibiti durante l'occupazione, i film jidai-geki<br />

(storici) tornarono nel 52 dopo la partenza delgi americani, con “I sette<br />

samurai” di Kurosawa. IL grosso della produzione giapponese era<br />

comunque il gendai-geki, l'ambientazione contemporanea (tra cui<br />

anche Godzilla di Ishiro Honda). I registi che si erano imposti negli<br />

anni 20 e 30 mantennero un ruolo centrale: Kinugasa continuò ad<br />

essere noto per i suoi jidai-geki di qualità. I due più importanti maestri<br />

del dopoguerra restano ancora Mizoguchi e Ozu. Mizoguchi continua<br />

a rappresentare il problema della sofferenza sociale femminile,<br />

piazzando i personaggi a notevole distanza dalla macchina da presa.<br />

Nelle scene più intime tende a riprendere leggermente dall'alto,<br />

scegliendo il grandangolo per tenere in profondità i personaggi,<br />

spesso incorniciati da porte o muri. Insiste nelle inquadrature di<br />

lunghezza fuori dal comune, non ricorrendo quasi mai ai movimenti di<br />

macchina, creando così un enorme impatto drammatico. Dopo il 50 la<br />

regia di Mizoguchi diventa più convenzionale, ricorre spesso al primo<br />

piano e all'alternarsi di campo e controcampo. Diventa più esplicito il<br />

rimando alle tradizioni estetiche giapponesi: graie alla collaborazione<br />

con lo sceneggiatore Yoda, il regista adatta celebri opere letterarie<br />

classiche e moderne ed inizia a presentare panorami e vedute in modi<br />

che riecheggiano la puttura giapponese. La pittorescha eleganza di<br />

questi film li impose alle platee internazionali come il prodotto<br />

giaponese per antonomasia. Anche Ozu seguì un percorso analogo.<br />

Grazie alla collaborazione con il produttore Noda, produsse opere<br />

importanti, tra cui “Viaggio a Tokio”. Lo stile del regista è pervaso<br />

dalla calma. I suoi film aderiscono alle regole che si era imposto negli<br />

anni 30: macchina da presa collocata in basso, spazio di ripresa a<br />

360°, montaggio grafico, sequenze di transizione che obbediscono a<br />

logiche di somiglianze e differenze piuttosto che alla rigorosa


continuità spaziale. Ozu rinnega le dissolvenze: filma le<br />

conversazioni con i personaggi rivolti alla macchina da presa che<br />

guardano oltre l'obiettivo. Anche durante il conflitto molti registi<br />

avevano iniziato la oro carriera: Kinoshita, Ichikawa realizzano opere<br />

in cui celano intensi drammi. Akira Kurosawa è la figura più celebre<br />

del dopoguerra, realizzando una serie di film sui problemi sociali, la<br />

guerra nucleare, la corruzione e alcuni adattamenti letterari. Quasi<br />

tutti i film di Kurosawa avevano come protagonista il fiero e<br />

minaccioso Toshiro Mifune. L'impegno sociale di Kurosawa, la sua<br />

tendenza al sentimentalismo e al simbolismo, il suo fiuto nello<br />

scegliere progetti prestigiosi, il suo virtuosismo tecnico e il perfetto<br />

tempismo della sua apparizione sulla scena internazionale ne fanno il<br />

più celebre dei grandi registi giapponesi.<br />

!<br />

America Latina: Anche se gli stati dell america latina erano<br />

indipendenti economicamente, erano comunque soggetto al mondo<br />

industrializzato da cui acquistavano materie prime e prodotti agricoli. Il<br />

continente era controllato da dittature e regimi militari, con forti attriti<br />

interni. La guerra fu occasione di schieramento, che sfociò in<br />

collaborazioni imprenditoriali alla fine del conflitto. Negli anni 30 il<br />

primato dei film in lingua spagnola andava agli argentini, ma il<br />

Messico divenne ben presto il centro della produzione sudamericana.<br />

Brasile, Messico e Argentina si affidavano a generi corrispondenti a<br />

quelli di Hollywood (musical, melodrammi familiari, azione e<br />

commedie) adattandoli alla cultura nazionale. Emerse anche l'idea di<br />

un cinema alternativo. Apparvero i cineclub e anche il neorealismo<br />

italiano fece sentire al sua influenza, grazie a Birri, che fondò in<br />

Argentina una scuola di cinema. Dos Santos afferma: Il neorealismo<br />

insegna che è possibile girare per strada, utilizzando attori non<br />

famosi, la tecnica può essere imperfetta, purchè il film fosse legato<br />

alla cultura nazionale e fosse in grado di esprimerla. Sia Birri che Dos<br />

Santos saranno figure centrali nel cinema latino americano di sinistra<br />

negli anni 60. Un cinema di stile europeo emerse più vistosamente in<br />

Argentina, dove Buenos Aires era un centro di cultura cosmopolita.<br />

Leopoldo Torre Nilsson realizza alcuni lungometraggi, di cui uno, “la<br />

casa dell'angelo”, acclamato al festival di Cannes. Nilsson apre una<br />

casa di produzione, la maggior parte dei suoi film erano scritti da sua<br />

moglie, Beatriz Guido, nota scrittrice. Il successo in Argentina era<br />

vncolato dalle misure protezionistiche del governo, che favorivano gli<br />

americani. Il governo Peron fu rovesciato con un colpo di stato, e<br />

furono rimossi i controlli sulle importazioni. Il governo messicano<br />

sosteneva, invece, il cinema popolare e con l'assistenza americana<br />

usci dalla guerra più forte che mai. I film messicani erano secondi solo<br />

a quelli americani in quanto a presenza nel territorio di lingua<br />

spagnola. In genere erano film poveri e girati in fretta. Regista di<br />

spicco fu Bunuel, caratterizzato da tecnica essenziale (a causa di<br />

budget ridotto). Girava spesso in ambienti reali, con attori non<br />

professionisti. In alcuni film trae la sua poesia surrealista da trame più<br />

convenzionali.<br />

!<br />

XIX. IL CINEMA COME ARTE E L’IDEA DI AUTORE<br />

Il regista come autore: dalla metà degli anni 40 si aprì un dibattito su<br />

chi dovesse essere considerato l'autore di un film; per alcuni era lo<br />

sceneggiatore, per altri il regista. Nel saggio sulla camera-stylo del<br />

1948, Alexandre Astruc afferma che il cineasta-autore scrive con la<br />

macchina da presa come uno scrittore scrive con la penna. Il cinema<br />

moderno sarebbe stato un cinema personale in cui tecnologia, cast<br />

tecnico e artistico sarebbero stati semplici strumenti nel processo<br />

creativo dell'artista. Negli anni 50 i critici del Cahiers dù cinema<br />

iniziarono a forzare l'idea di autore fino alla provocazione; nel 1954<br />

Truffaut attaccò in un suo saggio i film della tradizione di qualità come<br />

opere di sceneggiatori, prive di originalità e dipendenti dai classici<br />

letterari: affermò che il regista era solo un direttore che si limitava ad<br />

giungere attori e immagini a ciò che lo sceneggiatore di qualità gli<br />

aveva consegnato, mentre i veri uomini di cinema erano coloro che si<br />

scrivevano da soli le storie e il dialogo. Negli anni 60 il critico<br />

americano Andrew Sarris promulgò la “teoria dell'autore” come<br />

metodo di critica e storiografia del cinema: i critici aderenti a questa<br />

teoria parlavano di esaminare un film come prodotto di pura creazione<br />

analogo al romanzo: il film può essere letto come espressione delle


idee del regista sulla vita. Considerando un regista in quanto autore è<br />

necessario cercare elementi comuni nei suoi film, per Renoir infatti, un<br />

regista si limita fare e rifare un solo film, prendendo strade inaspettate<br />

o tornando a sfide che ha accennato in precedenza. Il concetto di<br />

autore tendeva infine a promuovere lo studio dello stile: se un<br />

cineasta era un'artista, la sua arte si rivelava non solo in cosa diceva,<br />

ma nel come lo diceva, e come ogni creatore doveva avere il controllo<br />

del mezzo e sfruttarnlo in modi sorprendenti e innovativi.<br />

!<br />

Luis Bu!uel (1900-1983): ogni critico aveva una diversa visione<br />

dell'opera di Bu!uel: per alcuni i suoi film erano profondamente<br />

moralistici, per altri costituivano un esempio di scrittura rigorosa<br />

sposata alla cura dello spettacolo, per altri ancora vi era il mistero di<br />

uno stile senza stile e infine fu considerato il grande surrealista del<br />

cinema, impegnato a sferrare l'attacco a valori borghesi con immagini<br />

di selvaggia bellezza. I film messicani del primo dopoguerra non lo<br />

rivelarono capace di inserire le sue ossessioni personali in commedie<br />

e melodrammi accessibili al grande pubblico, una tendenza che<br />

culmina in "Viridiana” del 1961 in cui una giovane novizia vuole<br />

trasformare la fattoria dello zio in una comunità cristiana, ma i suoi<br />

piani soccombono a causa del cinismo del cugino e della rapacità dei<br />

mendicanti che invadono la fattoria; negli anni 60 il regista si spinse<br />

verso le sperimentazioni: in "l'angelo sterminatore" intrappola per<br />

giorni in una casa gli invitati di una festa e ci mostra decomporsi delle<br />

loro cortesie. Con "diario di una cameriera" iniziò il periodo francese e<br />

fu pronto a sfruttare le convenzioni del cinema d'autore europeo. Sia<br />

nei film più commerciali che in quelli marcatamente d'autore la sua<br />

accessibilità si deve alla sobrietà tecnica che lo rende quello dello stile<br />

meno riconoscibile; il suo essere diretto rende più intense le immagini<br />

suggestive che turbano le convenzioni su religione e sessualità. Crea<br />

nei suoi personaggi ossessioni e subdolamente invita il pubblico a<br />

condividerle. La modernità del cinema di Bu!uel emerge dei suoi<br />

esperimenti con la struttura narrativa, infatti i suoi film sono pieni di<br />

ripetizioni, digressioni e passaggi tra realtà e fantasia; le trame sono<br />

basate su sfacciati rinvii dell'azione: "il fascino discreto della<br />

borghesia" altro non è che una serie di cene interrotte e il presunto<br />

plot (intrigo) è sepolto in una serie di rituali borghesi andati di traverso;<br />

ogni volta che il film sembra raggiungere un importante nodo narrativo<br />

uno dei personaggi si sveglia e ci rendiamo conto che le scene<br />

precedenti sono frutto dell'immaginazione. Molti autori moderni<br />

tendono a sabotare la narrazione per spostare l'attenzione dello<br />

spettatore su altro, ma Bu!uel trae gusto proprio dalla frustrazione<br />

narrativa: se il piacere sta nell'attesa e non nel finale, spesso i suoi<br />

film si interrompono in modo arbitrario. I film di Bu!uel criticano le<br />

convenzioni sociali e allo stesso tempo giocano con astuzia con le<br />

convenzioni narrative che ci mantengono inchiodati alle storie.<br />

!<br />

Ingmar Bergman: fra il 1945 e il 1988 Bergman ha diretto quasi 45<br />

lungometraggi. Il periodo che va fino al 1968 segnò l'apice della sua<br />

fama, sulle sue opere si scrivevano articoli liberi di critica, le<br />

sceneggiature erano tradotte in tutto il mondo e i suoi film vincevano<br />

Oscar e premi a tutti i festival, facendo del regista un artista per<br />

eccellenza. Poi però alcuni progetti imprudenti e insuccessi finanziari<br />

resero impossibile trovare finanziamenti per nuovi film, ad esempio<br />

"sussurri e grida" del 1972 fu prodotto con i suoi risparmi, ma ebbe un<br />

successo mondiale. Dopo il trionfo mondiale di "Fanny e Alexander”<br />

del 1982 si occupò solo di regie televisive annunciando l' addio al<br />

cinema. Nei suoi film ha riversato sogni, ricordi, sensi di colpa e<br />

fantasia: eventi della sua infanzia ricorrono in molte sue opere, così il<br />

mondo privato del regista è diventato di dominio pubblico, un mondo<br />

in cui coabitano la balia e la severa figura paterna, il cinoco uomo di<br />

mondo e il tormentato artista visionario. Si tratta di parabole di<br />

infedeltà, sadismo, delusione, perdita di fede, paralisi creativa e<br />

angosciata sofferenza, ambientate in un freddo panorama insulare,<br />

una soffocante stanza da disegno o un palcoscenico ferito dalla luce.<br />

Nella sua carriera esistono varie fasi: i suoi primi film descrivono crisi<br />

adolescenziali e l'instabilità del primo amore; le opere principali degli<br />

anni 50 sono caratterizzate dal malessere spirituale e dalla riflessione<br />

sul rapporto fra il teatro e la vita e il lato più positivo è spesso la fede<br />

nell'arte. La trilogia degli anni 60 smentisce le premesse religiose e<br />

umanistiche delle opere precedenti: Dio diventa l'istante silenzioso e<br />

gli esseri umani sono descritti come confusi e narcisistici; nei film


pessimistici degli anni 70 quasi tutti i contatti umani si rivelano fondati<br />

sull'illusione e l'inganno. Le sue tecniche di messa in scena e di<br />

ripresa sono al servizio dei valori drammatici delle sue sceneggiature.<br />

"Persona" costituisce lo sviluppo dello stile intimista: in poco più di 60<br />

min presenta uno psicodramma che sfida il pubblico a distinguere<br />

l'artificio dalla realtà; un'attrice rifiuta di parlare e la sua infermiera la<br />

porta trascorrere un periodo di vacanza su un'isola, una volta<br />

conquistata la fiducia dell'infermiera inizia tormentarla e lei risponde<br />

con la violenza; molte tecniche alludono allo sdoppiarsi delle<br />

personalità delle due donne e l'ambiguità e la riflessività di questo film<br />

ne fecero una delle opere cardine del cinema moderno.<br />

!<br />

Akira Kurosawa (1910-1998): Akira Kurosawa divenne il regista<br />

asiatico più importante della storia del cinema: il suo ricorso al<br />

rallentatore nelle scene di violenza divenne un clichè, molti dei suoi<br />

film furono rifatti a Hollywood e ispirò il western all'Italiana. I suoi film<br />

sono molto accessibili allo spettatore straniero, molti soggetti sono<br />

tratti dalla letteratura occidentale, le trame sono intricate e ricche<br />

d'azione . Lo stesso regista ammette di aver subito l'influenza di Ford<br />

e Capra. Nei suoi film si trova un umanitarismo eroico prossimo ai<br />

valori occidentali, uomini che reprimono le pulsioni egoistiche<br />

lavorando per il bene altrui; questo è il tema centrale di "i sette<br />

samurai" in cui una banda di spadaccini senza padrone si sacrifica per<br />

difendere un villaggio dei banditi. L'eroe di Kurosawa è un giovane<br />

egoista che deve apprendere la disciplina e l'altruismo da un maestro<br />

più vecchio e saggio. Dopo "Akahige” i suoi film scivolano nel<br />

pessimismo. Nei primi anni del dopoguerra si impose in tre generi:<br />

l'adattamento letterario, il film su problematiche sociali e il film storico<br />

(jidai-geki) tutti risolti con l'approccio diversificato alla regia tipico del<br />

cinema Giapponese. Dopo la guerra fu maggiormente influenzato da<br />

svariati film americani adottando inquadrature con notevole profondità<br />

di fuoco mentre più tardi fu la volta di composizioni quasi astratte in<br />

formato panoramico, ottenute col teleobiettivo. Le sue sperimentazioni<br />

si estendevano anche all'azione: le scene di battaglia sono girate da<br />

più macchine da presa munite di teleobiettivi che seguono l'azione in<br />

panoramica, come se stessero riprendendo un evento sportivo. La<br />

tecnica della camera multipla è estesa a volte anche al dialogo e<br />

all'utilizzo di questi mezzi, tornati all'uso comune dopo essere stati da<br />

lui utilizzati, si aggiungevano un montaggio frenetico ed eccitante e la<br />

tendenza a spiazzanti cambiamenti di angolazione che rendono più<br />

dinamici scontri tesi o violenti. I film degli anni 40 hanno lunghi piani di<br />

sequenza e le opere più tarde spesso usano composizioni con pose<br />

rigide come nel sorprendente inizio di "Kagemusha”, dove<br />

un'inquadratura fissa per vari minuti tre uomini identici. La tendenza<br />

alla composizione astratta si riconosce anche nelle ambientazioni e<br />

nei costumi: la sua attenzione si concentra sull'orchestrazione dei<br />

colori e vibranti scenografie che rivelano l'educazione pittorica e<br />

artistica ricevute in gioventù. La tecnica brillante di Kurosawa si<br />

guadagnò la venerazione della generazione americana dei movie<br />

brats (ragazzacci), mentre il concentrarsi su valori umani<br />

comprensibili alle platee di tutto il mondo ne ha fatto un regista di<br />

primo piano per quasi cinquant'anni.<br />

!<br />

Federico Fellini (1920-1993): non c'è fine al simbolismo di Fellini<br />

affermava il critico Bazin, i film ritornano irresistibilmente al circo, al<br />

caffè concerto, alla strada desolata, a piazze deserte nel cuore della<br />

notte, alla spiaggia. Molti sono i personaggi ricorrenti, dal matto sacro<br />

al maschio narcisista, dalla figura materna alla puttana voluttuosa;<br />

non mancano mai parate, feste e spettacoli nonché alcuni momenti<br />

magici che offrono una scheggia di mistero. L'abilità di Fellini nel<br />

creare un mondo personale fu l'elemento centrale della sua fama fra<br />

gli anni 50 e 60, fama conquistata in tutto il mondo con "i vitelloni" che<br />

fu confermata dall'enorme successo di "La strada"; "La dolce vita"<br />

ricevette la palma d'oro a Cannes. La sua descrizione della vita<br />

drastica di ricchi sfaccendati scioccò e stuzzicò spettatori di tutto il<br />

mondo facendone uno dei film Italiani di maggior successo mai<br />

distribuiti all'estero. Con "8 e 1/2” creò il più moderno film dell'epoca,<br />

uno studio riflessivo su un regista cinematografico incapace di fare il<br />

film che ha progettato. Continuò a lavorare regolarmente negli anni 70<br />

e 80 sollevando sempre cori di polemiche e affiancando Bergman sul<br />

podio del cineasta europeo più visto e analizzato. La sua non è tanto<br />

un'autobiografia letterale quanto una personale mitologia in cui la vita


è mischiata alla fantasia. Inizialmente la sua opera è radicata nel<br />

mondo reale, anche se costellato di misteri, poi però si apre al regno<br />

del sogno e dell'allucinazione e il protagonista di ciascun film diviene<br />

Fellini stesso o meglio la sua immaginazione. Fellini propone la sua<br />

critica sociale sotto forma di sensibilità artistica e valori umani; le sue<br />

immagini rivelano il suo tocco magistrale nei costumi sontuosi, nelle<br />

scenografie e nei movimenti di massa. Un'altra caratteristica è<br />

l'impiego massiccio del doppiaggio a riprese ultimate, per avere il<br />

controlo totale sui dialoghi e sugli effetti sonori.<br />

!<br />

Michelangelo Antonioni (1912): emerse più tardi di Fellini e i suoi<br />

film cerebrali e pessimisti appaiono in netto contrasto con le<br />

stravaganze vitalistiche del regista riminese. Anche Antonioni si era<br />

fatto le ossa in epoca neorealista; il suo film più famoso fu<br />

"l'avventura" del 1960 che, nonostante l'accoglienza fredda ricevuta a<br />

Cannes, riscosse un successo internazionale; ad esso seguirono "La<br />

notte", "l'eclisse" e "deserto rosso", completando una tetralogia<br />

sull'esplorazione della vita contemporanea. Accettò un contratto con<br />

la MGM per tre film in inglese: "Blow up” premiò la fiducia di<br />

Hollywood, “Zabriskie Point” si risolse però in un disastro finanziario e<br />

dopo "professione reporter" tornò in Italia. L'importanza storica di<br />

Antonioni è legata ai film realizzati all'inizio e a metà della carriera. I<br />

primi contribuirono a spostare il neorealismo verso un'intima analisi<br />

psicologica e uno stile severo e antimelodrammatico, descrivendo la<br />

mancanza di norme al centro del boom economico europeo,<br />

un'indifferenza presente anche nella narrativa Italiana del dopoguerra.<br />

L'attenzione per i ricchi nei primi film può essere letta come<br />

un'estensione della critica sociale implicita nell'idea stessa di<br />

neorealismo, ma il regista sa trovare personaggi insensibili e senza<br />

meta anche nelle classi inferiori. In “L’avventura” approfondisce<br />

l'indagine dell'alienazione della classe alta nel mondo che essa stessa<br />

ha fabbricato; Il tema dell'incomunicabilità acquista significato<br />

all'interno della più ampia considerazione di come nel mondo<br />

contemporaneo tutte le relazioni personali siano avvizzite. “ Deserto<br />

rosso" mostra un panorama industriale pervaso di ambiguità, in cui le<br />

combinazioni cromatiche sbiadite possono essere attribuite sia alla<br />

psiche instabile della protagonista, che all'interpretazione di Antonioni<br />

di un mondo moderno ma appassito. Fin dall'inizio della sua carriera<br />

fa un uso magistrale della profondità di fuoco e del piano sequenza<br />

con movimento di macchina. Le opere iniziali inaugurano anche la<br />

soluzione di nascondere al pubblico le reazioni dei personaggi,<br />

cosìcche lo spettatore trova difficoltà a sentirsi partecipe di personaggi<br />

presentati con tanta freddezza; riduce gli esseri umani a masse e<br />

forme. Antonioni spinse i colleghi a tentare la via della narrazione<br />

ellittica e dal finale aperto.<br />

Robert Bresson (1907-1999): la sua reputazione è fondata su un<br />

corpus di opere ridotto, in quarant'anni realizzò soltanto 11 film, ma fu<br />

dai primi anni 50 uno dei più rispettati registi del mondo. I suoi film<br />

rigorosi e impegnativi mettono in luce una coerenza interna e una<br />

visione del mondo ostinatamente individualistica. Spesso i suoi film<br />

sono costruiti sulle lettere, diari, resoconti storici e azione reiterata da<br />

voci fuoricampo, ma nel prodotto finito non vi è nulla di<br />

particolarmente letterario: le sue opere prendono i testi originali come<br />

pretesto per racconti puramente filmici. La sua attenzione si concentra<br />

su persone sensibili che lottano per sopravvivere in un mondo ostile<br />

ed entrambi i suoi film degli anni 40 tessono intrighi di vendetta<br />

attorno vittime innocenti. Con "il diario di un curato di campagna" la<br />

sua opera entra in una nuova fase di immagini austere e recitazione<br />

sommessa. Bresson divenne il più grande regista religioso<br />

internazionale del dopoguerra. A metà degli anni 60 i suoi film<br />

divennero pessimisti e il pubblico accolse con perplessità il suo<br />

rivolgersi a problemi pratici dei giovani nella società moderna,<br />

portando i suoi personaggi alla disperazione e al suicidio; ormai i<br />

valori cristiani non offrono alcun sollievo e i suoi film irradiano mistero.<br />

È difficile capire i suoi personaggi perché sono esaminati dall'esterno,<br />

gli attori sono non-attori o dilettanti e tranquilli in modo quasi<br />

soprannaturale. In questo cinema un improvviso alzarsi degli occhi<br />

diventa un evento significativo e uno sguardo condiviso costituisce la<br />

scena clou. Spiccando su uno sfondo silenzioso, ogni oggetto di un<br />

film di Bresson acquista un personale sapore acustico e un suono<br />

fuoricampo può servire a descriver un ambiente o suggerire un tema


che richiama altre scene. Le immagini sono severe ma mai monotone<br />

e i suoi film a colori ottengono effetti vividi con mezzi semplici. Il suo<br />

stile divenne sempre più conciso ed ellittico, all'immaginazione dello<br />

spettatore è lasciato tantissimo spazio e le ripetizioni diventano quasi<br />

cerimoniali; a differenza dei protagonisti, lo spettatore sospetta che<br />

l'apparente casualità dell'azione sia parte di un ampio ciclo di eventi<br />

governati da Dio, dal fatto o di qualche altra forza sconosciuta.<br />

!<br />

Jacques Tati (1908-1982): la sua produzione è più scarna di quella di<br />

Bresson, ma a differenza di questo realizzò alcuni film molto popolari<br />

ed essendo attore oltre che regista divenne una celebrità<br />

internazionale. "Giorno di festa" traccia la linea delle sue opere<br />

successive: una piccola fiera arriva in un villaggio, la gente del posto<br />

si gode un giorno di festa e il giorno seguente la fiera di parte; durante<br />

i festeggiamenti il postino locale continua consegnare la posta<br />

cercando di far sua l'efficienza dei portalettere americani; la trama<br />

sconclusionata, costruita più su gag e motivi ben orchestrati che sulla<br />

catena di cause ed effetti narrativi, sarebbe diventata per il regista un<br />

marchio di fabbrica. Il suo tipico stile è quello della commedia non<br />

verbale, in cui si parla pochissimo, una commedia visiva e acustica.<br />

Tati si affida a cambiamenti nell'intensità del sonoro per spostare la<br />

nostra attenzione da un punto all'altro dell'inquadratura. Nel film "Le<br />

vacanze di Monsieur Hulot” descrive una settimana di ferie funestata<br />

dalle forze del disordine rappresentate dal protagonista, deciso a<br />

sfruttare al massimo la sua vacanza.Ttornato a Parigi, il protagonista<br />

sferra un esilarante attacco al lavoro e al tempo libero dei tempi<br />

moderni nel film "mio zio", in cui le finestre di una casa modernista<br />

sembrano spiare passanti e le tubature di plastica che emergono da<br />

una fabbrica diventano un enorme serpente, una versione comica<br />

della stessa alienazione urbana descritta di Antonioni. Il successo<br />

internazionale di questo film permise regista di intraprendere il suo<br />

progetto più ambizioso: costruì una finta città nella periferia di Parigi e<br />

vi girò "Playtime”; Ben conscio che il pubblico si aspettava la presenza<br />

del protagonista dei precedenti, Hulot, ne ridusse drasticamente la<br />

presenza. Inoltre, sapendo che l'attenzione degli spettatori si fa<br />

guidare dai primi piani e da inquadrature centrate, costruì quasi tutto il<br />

film su campi lunghi, sparpagliando le gag in ogni angolo del<br />

fotogramma. L'insistenza nel distribuire il film in 70 mm ne impedì<br />

un'ampia circolazione provocandone il fallimento commerciale.<br />

Realizzò ancora due film e prima di morire ne sta progettando un altro<br />

con il solito protagonista, ma i debiti continuavano ad assediarlo e nel<br />

1974 i suoi film furono venduti all'asta a un prezzo irrisorio.<br />

!<br />

Satyajit Ray (1921-1992): dopo il film "lamento sul sentiero" del 1955,<br />

diresse quasi 30 lungometraggi. Rivoluzionò il design dell'editoria<br />

indiana nelle vesti di disegnatore pubblicitario, scrisse libri per<br />

bambini, romanzi di fantascienza e gialli; fu anche un musicista di<br />

successo. Le sue radici artistiche affondano nel Rinascimento<br />

bengalese. Il fine centrale del cinema era per lui la rivelazione della<br />

verità del comportamento umano. Il suo primo periodo, da "lamento<br />

sul sentiero" a "Charulata” del 1964, è incentrato sui semplici problemi<br />

umani, si concentra in ambientazioni rurali o cittadine, sulla vita<br />

domestica delle famiglie, di vicini e del lavoro quotidiano; i suoi<br />

personaggi sono giudicati dalla voglia di imparare e dalla sensibilità<br />

all'ambiente circostante. I film di questo primo periodo rivelano un<br />

approccio artigianale, infatti Ray apprese la capacità di creare una<br />

struttura solida dal cinema e soprattutto dalla musica occidentale. Il<br />

suo stile si sviluppava su linee europee e Hollywoodiane; le<br />

inquadrature suggeriscono paralleli di situazioni del tipo prima e dopo.<br />

Dopo le sollevazioni politiche degli anni 60 la sua opera affronta gli<br />

argomenti sociali in modo più diretto e una sua trilogia di film urbani<br />

descrive uomini deboli che cercano di sopravvivere nella corruzione<br />

del mondo degli affari. Ray divenne più moderno, ma non era a suo<br />

agio con l'uso troppo consapevole della tecnica. In questo periodo<br />

molti suoi film riflettono la crescente incapacità del suo umanitarismo<br />

di comprendere le incertezze politiche dell'India moderna. Alla fine<br />

della sua carriera sembra aver sintetizzato le preoccupazioni<br />

individuali con i problemi politici contemporanei.<br />

XX. NUOVE PROPOSTE E CINEMATOGRAFIE GIOVANI<br />

(1958-1967)<br />

XXI.


Le nuove istanze dell’industria: in tutto il mondo il cinema si trovava<br />

in condizioni molto favorevoli ai nuovi talenti; i produttori puntavano su<br />

nuovi segmenti di pubblico e individuarono un terreno fertile nella<br />

cultura giovanile emersa sul finire del decennio nei paesi occidentali:<br />

in Europa la liberazione sessuale, la musica rock, le nuove mode,<br />

l'esplosione del calcio, di altri sport e nuove forme di turismo<br />

divennero i simboli della generazione che raggiungeva la maturità<br />

attorno al 1960. Le case di produzione aprirono la strada a registi<br />

esordienti provenienti dalle scuole professionali di cinema e la nuova<br />

generazione accelerò il processo di internazionalizzazione della<br />

cultura cinematografica.<br />

!<br />

Tendenze formali e stilistiche: il nuovo cinema è un disordinato<br />

assortimento di cineasti diversi, le cui opere non rivelano l’unità<br />

stilistica presente nei movimenti dell'epoca del muto. I giovani registi<br />

assorbirono l'estetica del neorealismo e del cinema artistico degli anni<br />

50; le innovazioni tecniche erano vistose, furono messe a punto<br />

macchine da presa senza bisogno di cavalletto, mirini reflex per<br />

vedere esattamente ciò che inquadrava l'obiettivo e le pellicole<br />

divennero più sensibili: diventava possibile girare in presa diretta. La<br />

nuova attrezzatura portatile permetteva anche di girare in fretta e con<br />

budget minimali, per il sollievo dei produttori ansiosi di fare economie<br />

in tempo di crisi. Il cinema di fiction conquista negli anni 60 una libertà<br />

espressiva che lo avvicina a quello documentario del cinema diretto;<br />

la macchina da presa si mantiene lontano dal soggetto, quasi si<br />

trattasse di riprese giornalistiche rubate; i primi piani e il gioco di<br />

campi contro campi sono realizzati con focali lunghe. I giovani registi<br />

saccheggiarono le potenzialità del montaggio frammentario e<br />

discontinuo: Jean Luc Godard frantuma le regole fondamentali del<br />

montaggio contiguo arrivando al jump cut, taglio di alcuni fotogrammi<br />

all'interno di una sequenza che viene punteggiata da stridenti salti. Il<br />

montaggio diviene un elemento centrale nella creazione del film e gli<br />

autori più estremi puntavano a una forma di collage. La nuova<br />

generazione inoltre intensificò il ricorso alla sequenza lunga, una<br />

scena poteva essere risolta tutta in una sola inquadratura, per la<br />

quale le macchine da presa leggere si rivelarono ideali; qualcuno<br />

alternava piani sequenza e montaggio brusco. Queste nuove tecniche<br />

permettevano ai registi più giovani di spingersi più avanti,<br />

ambientando le storie nel loro quartiere o nel loro appartamento, con<br />

uno stile che registi tradizionali giudicavano grezzo e poco<br />

professionale. Si sviluppò il realismo soggettivo del cinema d'autore, i<br />

flashback iniziarono ad essere utilizzati per intensificare la percezione<br />

dello stato mentale dei personaggi e tutte queste immagini mentali<br />

diventano più frammentarie e disordinate. Anche la tendenza a<br />

inserire il commento dell'autore proseguì e si rinnovò; realismo<br />

oggettivo e soggettivo e commenti d'autore si mescolano in una<br />

generale ambiguità narrativa che non sempre mette lo spettatore in<br />

grado di capire quali di questi tre fattori sia la base del racconto; gli<br />

autori più giovani sperimentavano anche un uso ambiguo della forma<br />

narrativa e all'ambiguità contribuisce il racconto aperto. La perdita di<br />

chiarezza delle storie raccontate sembrano allontanare il cinema dalla<br />

missione di documentare il mondo e la società, l'abbandono del<br />

realismo oggettivo rese autoreferenziale forma e stile dei film e il<br />

cinema si piegò su di sé concentrandosi sui suoi stessi materiali,<br />

struttura e storia. Anche quando il cinema non è il tema principale, la<br />

riflessività resta un tratto chiave del cinema nuovo e artistico degli<br />

anni 60. Anche film di montaggio contribuiscono a un'analoga<br />

consapevolezza dell'artificio filmico, il cinema riconosceva i<br />

meccanismi dell'illusione e i debiti di ogni film verso la storia del<br />

mezzo.<br />

!<br />

Francia, nouvelle vague e cinema nuovo: nella Francia degli anni<br />

50 l'idealismo e movimenti politici del primo dopoguerra mutarono in<br />

una cultura apolitica del consumo e del divertimento. La nuova<br />

generazione fu battezzata nouvelle vague. L'affluenza nelle sale inizia<br />

declinare e fra il 1958 e il 1961 grazie al sostegno statale, esordirono<br />

dozzina di registi; le due principali tendenze furono quelle della<br />

nouvelle vague e Rive Gauche, quest'ultima rappresentava autori<br />

poco più anziani che si affacciavano per la prima volta sul mondo del<br />

cinema.<br />

!


Nouvelle Vague: a questo movimento si deve l'immagine romantica<br />

del giovane regista che lotta per sfidare con un cinema personale le<br />

convenzioni dell'industria; alcuni autori sarebbero diventati<br />

commerciali, ma altri introdussero innovazioni nella forma e nello stile<br />

Nouvelle Vague. I primi esponenti nascevano come critici ed erano<br />

convinti che il regista dovesse esprimere una sua personale visione<br />

del mondo. Ad inaugurare il movimento furono quattro film usciti fra il<br />

1958 e il 1960: “La beau Serge” e “I cugini” di Claude Chabrol che<br />

esploravano la disparità fra la vita rurale e quella urbana nella nuova<br />

Francia, ”i 400 colpi" di François Truffaut e il più innovativo "fino<br />

all'ultimo respiro" di Jean-Luc Godard, resoconto degli ultimi giorni di<br />

vita di un piccolo criminale. Molti autori della Nouvelle Vague<br />

condividono alcuni principi di base e spesso strutturano le trame su<br />

eventi casuali e digressioni, intensificando la tendenza ai finali aperti,<br />

la mescolanza di toni del neorealismo è portata all'estremo. I registi di<br />

questo movimento furono i primi a riferirsi sistematicamente alle<br />

tradizioni cinematografiche precedenti considerando la storia del<br />

cinema una presenza viva. Le citazioni erano spessi incrociate. I due<br />

registi più importanti furono Truffaut e Godard. Dopo alcuni film di<br />

spionaggio Chabrol avviò una serie di thriller psicologici<br />

concentrandosi sul modo in cui le tensioni nella vita della classe<br />

media possono esplodere nella follia e nella violenza; all'inizio degli<br />

anni 90 aveva totalizzato oltre 40 film e numerosi episodi televisivi<br />

confermandosi più duttile dal punto di vista commerciale e più<br />

pragmatico dei registi venuti dai Cahiers. Rohmer, benché fosse di 10<br />

anni più vecchio dei suoi colleghi, fu raggiunto dalla fama un po' più<br />

tardi: esteta riflessivo diresse "il segno del Leone" e descriveva i<br />

vagabondaggi di un uomo senza casa nel caldo dell'estate parigina in<br />

un modo che ricordava "ladri di biciclette"; dopo quest'opera avviò la<br />

serie dei "sei racconti morali" indagini su uomini e donne colti nello<br />

sforzo di bilanciare l'intelligenza con impulsi emotivi ed erotici. Diresse<br />

anche le serie "commedie e proverbi" e "i racconti delle quattro<br />

stagioni". Jacques Rivette nei suoi film tenta di catturare il flusso<br />

continuo della vita: con "Paris nous appartient” inaugura quest'anima<br />

paranoide raccontando di una giovane donna a cui viene detto che gli<br />

invisibili governatori del mondo hanno portato un uomo al suicidio e<br />

presto uccideranno l'uomo che lei ama. Più stilizzati sono film di<br />

Jacques Demy: in "Josephine la ragazza dei miei sogni”, omaggio ai<br />

musical della MGM, un'intera città balla sugli umori dei suoi<br />

protagonisti; la maggior parte dei suoi film sono disturbati dal<br />

contrasto fra un sontuoso approccio visivo e trame banali o squallide.<br />

!<br />

Rive Gauche: i cineasti di questo movimento, più anziani e meno<br />

cinefili di quelli dei Cahiers, tendevano ad assimilare il cinema ad altre<br />

arti, in particolare alla letteratura e alcuni erano già noti per brevi e<br />

originali documentari. La tendenza era stata anticipata da due film:<br />

Alexandre Astruc aveva girato "i cattivi incontri” ricorrendo a flashback<br />

e voci fuori campo per raccontare il passato di una donna portata in<br />

un commissariato per una storia di aborti; Agnes Varda aveva invece<br />

girato il medio metraggio "La pointe courte” basato sui vagabondaggi<br />

di una coppia il cui dialogo, stilizzato e fuori campo, stride con il loro<br />

essere attori non professionisti e quegli ambienti reali. Il prototipo dei<br />

film della Rive Gauche è "Hiroshima mon amour” di Alain Resnais su<br />

sceneggiatura di Marguerite Duras del 1959 che contrappone in modo<br />

inquietante presente e passato: giunta a Hiroshima per un film a<br />

contro la guerra, un'attrice francese è attratta da un Giapponese e<br />

nell'arco di due giorni e due notti ci fa l'amore, ci parla, ci litiga fino a<br />

che i due raggiungono un'oscura comprensione reciproca. Nella<br />

mente di lei riaffiorano i ricordi del soldato tedesco amato durante<br />

l'occupazione, tenta di associare il suo tormento durante la seconda<br />

guerra mondiale con le terribili sofferenze inflitte dalla distruzione<br />

atomica di Hiroshima nel 1945; il film si chiude con un'apparente<br />

riconciliazione della coppia e l'idea che la difficoltà di comprendere in<br />

pieno qualsiasi verità storica sia analoga a quella di comprendere un<br />

altro essere umano. Questo film diede a Resnais fama internazionale<br />

e il suo film seguente, "l'anno scorso a Marienbad” sviluppò<br />

l'ambiguità modernista: fantasia, sogno e realtà si mescolano nelle<br />

vicende di tre personaggi che s'incontrano in un lussuoso albergo; in<br />

"Muriel, il tempo di un ritorno" non usa il flashback, ma continua a<br />

rievocare il passato nei film amatoriali di un giovane che ha<br />

documentato con la cinepresa il suo traumatico servizio militare in<br />

Algeria; il montaggio enfatizza l'angoscia del presente ed è molto più


preciso dei jump cuts grezzi della nouvelle vague. La fama di Resnais<br />

favorì l'esordio del romanziere Alain Robbe-Grillet che passò dietro la<br />

macchina da presa con "l'immortale", continuando l'esplorazione di<br />

spazi e tempi impossibili; il suo film successivo "trans europ express"<br />

affronta il tema della narrazione incentrandosi su tre scrittori riuniti in<br />

un treno a scrivere del contrabbando internazionale di droga. Agnès<br />

Varda realizzò il lungometraggio "Cléo dalle 5 alle 7” che copre 95 min<br />

nella vita di un'attrice in attesa dei risultati di importanti analisi<br />

mediche; il film è spezzato in 13 capitoli e del ricco di digressioni. Tra i<br />

suoi film seguenti "il verde prato dell'amore" turbò gli spettatori con la<br />

tesi che una donna possa facilmente prendere il posto di un'altra.<br />

!<br />

François Truffaut e Jean-Luc Godard: Truffaut e Godard ci aiutano<br />

a definire gli opposti estremi della nouvelle vague: uno dimostra che il<br />

cinema giovane è in grado di rinnovare quello commerciale mentre<br />

l'altro sintetizza l'ostilità della nuova generazione verso i piaceri<br />

tranquilli del cinema comune. I primi film di Truffaut sono pieni di<br />

zoomate, stacchi di montaggio approssimativi, inquadrature casuali ed<br />

esplosioni di arguzia o di improvvisa violenza, il tutto per catturare la<br />

vitalità del personaggio; questo stile si colora di un sommesso<br />

romanticismo e inserisce in ogni film riferimenti ai suoi registi favoriti e<br />

a periodi aurei della storia del cinema. Il suo obiettivo non era<br />

distruggere il cinema commerciale, ma rinnovarlo e arricchirlo,<br />

bilanciando espressione personale ed esigenze del pubblico. La sua<br />

produzione include film leggeri e divertenti, saggi agro-dolci sulla<br />

giovinezza e film più pensosi, aprendosi negli ultimi anni a intensi<br />

studi di ossessione psicologica. Più abrasiva era l'opera di Godard,<br />

critico severo e irruente, destinato a diventare il più provocatorio<br />

esponente della nouvelle vague; fece almeno due film all'anno e fu<br />

presto chiaro che l'obiettivo era una ridefinizione di struttura e stile del<br />

film. La sua opera pone questioni fondamentali relative alla<br />

narrazione: mentre i suoi primi film hanno trame abbastanza lineari, i<br />

successivi si spostano gradualmente verso una struttura più<br />

frammentaria. La finzione è contrapposta a materiale documentario<br />

che spesso ha scarsa o nessuna attinenza al racconto; mescola<br />

convenzioni della cultura popolare con riferimenti alla filosofia o<br />

all'arte dell'avanguardia, abbandonandosi a digressioni di stile che<br />

ricordano talvolta il situazionismo. Una delle più imitate innovazioni di<br />

Godard sono le inquadrature straordinariamente piatte; la sua critica<br />

al mondo del cinema, paradossalmente, usa le risorse del film ad alto<br />

budget per creare affascinanti composizioni di colore.<br />

!<br />

Italia: cinema giovane e western all'Italiana: tra gli anni 50 e 60<br />

l'industria del cinema Italiano era in condizioni migliori di quella<br />

francese; il mercato internazionale si rivelava accessibile a film horror,<br />

commedie e film etico-mitologici. Sia l'America che le altre nazioni<br />

europee partecipavano con entusiasmo a coproduzioni con l'Italia e<br />

all'inizio degli anni 60 l'Italia era il più forte centro di produzione<br />

dell'Europa occidentale. I registi più in vista erano Fellini e Antonioni,<br />

ma l'espansione dell'industria favorì l'esordio di dozzina di nuovi<br />

registi. I giovani registi di sinistra accentuarono l'impulso del<br />

neorealismo alla critica sociale; i più fedeli erano i fratelli Paolo e<br />

Vittorio Taviani. Tra i più importanti del periodo ricordiamo Francesco<br />

Rosi, Marco Bellocchio e Gillo Pontecorvo. Pier Paolo Pasolini,<br />

marxista non ortodosso, omosessuale, non credente ma imbevuto di<br />

cattolicesimo sollevò un polverone nella cultura Italiana passando al<br />

cinema dopo aver raggiunto la popolarità come poeta e romanziere e<br />

aver collaborato a diverse sceneggiature; sosteneva che il regista<br />

potesse rivelare la dimensione etica e mitica del mondo. "Accattone" e<br />

"mamma Roma" sono gelide analisi della povertà urbana, un ritorno al<br />

neorealismo, nonostante accusasse questo movimento di offrire un<br />

realismo solo superficiale. I suoi film propongono un'accozzaglia di<br />

atmosfere e immagini disparate, e spiegava questi accostamenti di<br />

stile con la tesi che i contadini e i livelli più bassi della classe operaia<br />

urbana mantenessero dei legami con la mitologia preindustriale che<br />

egli evocava con le sue citazioni di grandi opere d'arte del passato. La<br />

tattica della contaminazione stilistica era meno dura da digerire in "il<br />

Vangelo secondo Matteo" in cui fa di Gesù un predicatore di<br />

impaziente energia e indugia sui tratti contorti come la pelle rugosa o i<br />

denti spezzati nei suoi personaggi. Bernardo Bertolucci è l'equivalente<br />

Italiano dei registi della nouvelle Vague. La costruzione accurata e<br />

l'eleganza tecnica dei suoi film lo avvicinano molto ai modernisti più


anziani; il suo primo titolo più celebrato fu l'autobiografico "prima della<br />

rivoluzione" del 1964, la storia di un giovane che s'innamora della zia:<br />

il film rivela nel regista una perfetta padronanza delle tecniche<br />

spiazzanti del nuovo cinema. Bertolucci firma opere tecnicamente<br />

impeccabili. Tra il 1963 e il 1964 iniziò la crisi, quando i grandi film in<br />

costume passarono di moda e le case di produzione subirono costosi<br />

fallimenti; lo Stato intervenne offrendo aiuti analoghi a quelli francesi:<br />

premi per progetti di qualità, mutui garantiti e crediti tratti da fondi<br />

speciali. L'industria si lanciò in produzioni a basso budget: Mario Bava<br />

reinventò il thriller fantastico con inedite sfumature erotiche,<br />

scenografie barocche e bizzarri movimenti di macchina; ma il genere<br />

Italiano di maggior successo fu lo spaghetti western, il cui esponente<br />

di spicco è Sergio Leone. "Per un pugno di dollari", "per qualche<br />

dollaro in più", e "il buono il brutto e cattivo" sono rimasti i prototipi del<br />

western all'Italiana e hanno tutti per protagonista il laconico e ispido<br />

Clint Eastwood che vaga in un mondo di grottesca assurdità ispirate ai<br />

film di samurai di Kurosawa. Crudo realismo, splendore operistico,<br />

paesaggi sconfinati si alternano a dettagli panoramici di occhi o di<br />

mani. Il grandangolo distorce la profondità e lo sgargiante stile di<br />

Leone spinge le convenzioni del western al livello di pura cerimonia; le<br />

colonne sonore di Ennio Morricone conferiscono all'azione un afflato<br />

eroico. La musica contribuiva anche ad amplificare i nodi tematici del<br />

film.<br />

!<br />

Nuovo cinema tedesco: nel febbraio 1962 al festival di Oberhausen<br />

emersero i nuovi impulsi della Germania occidentale: 26 giovani autori<br />

firmarono un manifesto dichiarando la morte del vecchio cinema. Nel<br />

1965 il governo centrale fondò la commissione per il giovane cinema<br />

tedesco, un ente che sulla base della sceneggiatura offriva mutui<br />

senza interesse ai registi segnalatisi con cortometraggi interessanti.<br />

Ribattezzati "film zaino", descrivevano la Germania contemporanea<br />

come una terra di matrimoni in frantumi, amori inaciditi, ribellione<br />

giovanile e sesso promiscuo, spingendosi talvolta a suggerire la<br />

persistenza nel presente dell'eredità nazista. Il nuovo cinema tedesco<br />

stringe alleanze con scrittori sperimentali per un cinema d'autore che<br />

mirava ad una qualità letteraria. I due debutti più notevoli del periodo<br />

furono quelli di Alexander Kluge e Jean-Marie Straub: Kluge iniziò a<br />

misurarsi con la scrittura sperimentale e poi con la regia diventando il<br />

più instancabile difensore del nuovo cinema tedesco; ebbe un ruolo<br />

centrale nelle trattative per l'istituzione della commissione,<br />

contribuendo anche alla fondazione della prima scuola di produzione<br />

della Germania ovest; realizzò una serie di cortometraggi, poi ottenne<br />

il finanziamento per "la ragazza senza storia". Il suo stile e il suo<br />

modo di raccontare ellittico e frammentato fanno di questo film un<br />

prodotto tipico del cinema nuovo anni 60. Il suo stile narrativo non<br />

incoraggia il pubblico a identificarsi con i personaggi, ma permette<br />

momenti di sommesso pathos. Molto più schiva è la figura di Straub<br />

che contrappone materiali di finzione e documentari. Adattò per lo<br />

schermo, insieme alla moglie, due opere di Heinrich Boll, “Machorka-<br />

Muff” e “ non riconciliati, ovvero solo violenza aiuta dove violenza<br />

regna"; il primo è composto da brandelli di dialogo, azione e monologo<br />

interiore, alternati con paesaggi e titoli di giornale e riesce a<br />

comprimere il breve romanzo in appena 18 min; il secondo è ancora<br />

più condensato e presenta una recitazione deliberatamente<br />

inespressiva, un gran numero di personaggi, salti improvvisi non<br />

segnalati fra presente e passato e una frammentazione netta nelle<br />

scene che lo rendono quasi incomprensibile a una prima visione; la<br />

complessità della trama è accompagnata da una compiaciuta bellezza<br />

visiva e dal sonoro in presa diretta. Il cinema mainstream invocò una<br />

nuova forma di sussidio e nel 68 ottenne una legge per lo sviluppo del<br />

cinema che sbarrava la strada ai registi esordienti e favoriva i<br />

produttori che sfornavano serie commerciali veloci e a basso budget.<br />

La nuova legge e controllava anche contenuti con una clausola che<br />

rifiutava l'appoggio a film contrari alla costituzione, alla morale o al<br />

sentimento religioso.<br />

Nuovo cinema nell'URSS


Il disgelo seguito alla morte di Stalin nel 53 si esaurì rapidamente. Nel<br />

61 Kruscev lanciò una campagna di destalinizzazione, invocando<br />

maggiore apertura e democrazia: intelletuali e artisti risposero con<br />

entusiasmo favorendo l'emersione di una cultura sovietica più<br />

giovane. La maggior parte dei vecchi registi continuò a lavorare<br />

secondo la tradizione, ma Romm si dimostrò liberale e progressista,<br />

con un film sociale “nove giorni in un anno” sulle radiazioni<br />

antiatomiche. Il più celebrato giovane regista su Tarkovskji, figlio di un<br />

importante poeta e allievo di Romm. Si interessò al cinema d'arte<br />

europeo e in particolare a Bergman, Bresson e Fellini. Il suo primo<br />

lungometraggio, vincitore del Leone d'oro a Venezia, “L'infanzia di<br />

Ivan” parla di un ragazzo che giura di vendicare la morte dei suoi<br />

genitori, divenendo una guida per i partigiani. Il tema è trattato con<br />

lirismo, sono presenti immagini fantastiche e amibiguità tipiche del<br />

cinema artistico degli anni 60. la nuova libertà ebbe vita breve:<br />

Krusciev accusò il film “ho 20 anni” di Khutsiev di offendere le vecchie<br />

generazioni, e per il cinema cominciarono i problemi. Il suo<br />

successore, Breznev bloccò le riforme e strinse le magli del controllo<br />

sulla cultura. I film anticonformisti furono girati di nuovo o messi al<br />

bando. Il secondo lungometraggio di Tarkoskij, “Andrei Rubliov” narra<br />

di un pottore diel 15 secolo che, circondato da crudeltà e<br />

depravazione, smette di parlare e rinuncia alla pittura e alla fede.<br />

Cone nel suo primo film ache qui sono presenti scene ambigue e<br />

immagini fantastiche, viste come la denuncia dell'oppressione, motivo<br />

per cui fu vietata la distribuzione. L'industria e il Partito produssero il<br />

colossare “Guerra e Pace”, con la regia di Bondarcuk. Il film ,<br />

pubblicizzato come la produzione più costosa della storia, ebbe<br />

enorme successo nei mercati esteri. In Italia ne sono giunte<br />

solamente 2 di 4 parti. Bondaycuk seguì lo stile monumentale,<br />

inserendo con rispettosa cautela solo qualche tocco di stile ricercato<br />

(ralenti, macchina a mano). E' l'inizio di un periodo definito<br />

stagnazione, in cui il cinema e le arti dell'URSS non avrebbero più<br />

potuto sperimentare ed esplorare fini ai primi anni 70.<br />

Il nuovo cinema giapponese<br />

Nagisa Oshima, giovane regista giapponese, propone un film che è<br />

l'emblema del nuovo cinema nipponico, costringendo gli estimatori di<br />

Kurosawa, Mizoguchi e Ozu a rivedere le loro opinioni sul cinema<br />

giapponese. “Racconto crudele della giovinezza” è un film scioccante,<br />

che narra di una ragazza violentata da un teppista che si accorda con<br />

lui per seddurre uomini che possa rapinare. Nel finale entrambi<br />

muoiono di morte violente, lui pestato a sangue da una banda e lei<br />

trascinata sull'asfalto fino alla morte. La particolarità di questo<br />

movimento sta nel fatto di essere stato creato dall'industria<br />

cinematografica, pronta a sfruttare il mercato giovanile. Film del<br />

genere seguirono a ruota: “la stagione del sole” parla delle vite<br />

amorose e licenziose di giovani viziati. Oltre questo nuovo genere<br />

continuavano le uscite di gialli d'azione, musical rock e film di<br />

spada.Grazie alla nuova strategia la frequenza nelle sale salì<br />

vertiginosamente fino a toccare un miliardo di biglietti venduti in un<br />

anno. La Shochiku lanciò la Nouvelle Vague nipponica, in<br />

collaborazione con Oshima. Nel 1963 la diffusione della Tv a colori<br />

fece precipitare le presenze in sala; per riconquistare il pubblico si<br />

tentarono rimedi disperati, riduzioni dei prezzi dei biglietti, film di<br />

spada più violenti, i film yakuza, i film rosa (pornografia soft). Nel 64 la<br />

ATG iniziò a produrre e distribuire, diventando il sostegno di tutta la<br />

generazione del nuovo cinema. Furono rese comuni complesse<br />

strutture a flashback, intrusioni di fantastico e simbolismo, esperimenti<br />

nell'inquadratura, nel colore, nel montaggio e nei movimenti di<br />

macchia. I registi impazzavano su schermo panoramico con<br />

composizioni discordanti, macchina a mano e montaggio disgiuntivo.<br />

Furto omicidio e stupro divennero argomenti comuni, i registi<br />

sbandieravano volgarità e si spinsero più avanti dei loro<br />

contemporanei tedeschi nel mostrare in che modo forze autoritarie<br />

continuassero a tenere in pugno il Paese anche dopo il supposto<br />

avvento della democrazia. Tutte queste qualità sono evidenti<br />

nell'opera di Oshima, che come Truffaut veniva dalla critica. Altro<br />

regista tipicamente appartenente al nuovo cinema è Yoshida,<br />

ammiratore di Resnais e Antonioni, che da alla sue opere enfasi e<br />

crea immagini estremamente pittoriche. Altri registi da ricordare sono<br />

Imamura, Shindo, Suzuki, Wakamatsu. I dirigenti degli studi dovettero


accettare il fatto che la nuova onda da loro creata avesse condotto i<br />

giovani spettatori ad aspettarsi da ogni produzione di routine<br />

scioccanti innovazioni formali e attacchi all'autorità.<br />

XXIII. IL CINEMA POLITICO DEGLI ANNI 60 e 70<br />

!<br />

Politicizzazione del cinema narrativo tradizionale e del film<br />

d’arte: durante gli anni 60 e 70 a dominare il panorama europeo e<br />

asiatico è un cinema politicizzato. In Italia i registi si sentivano disposti<br />

a indagare sul passato fascista e persino il western all'Italiana divenne<br />

più impegnato; in Svezia il cinema si dedicava alle lotte della classe<br />

operaia e in Giappone vi furono diversi studi frenetici sulla repressione<br />

sessuale e il terrorismo. Dal punto di vista commerciale la miglior<br />

integrazione fra politica e di sinistra e cinema narrativo classico si<br />

realizzò nel genere del thriller politico, in cui la trama ruotava attorno<br />

all'indagine su qualche scandalo governativo realmente accaduto e<br />

quasi sempre riconoscibile. Il primo a esplorare questo genere fu<br />

Francesco Rosi con "Salvatore Giuliano", "il caso Mattei", "Lucky<br />

Luciano" e "cadaveri eccellenti". I suoi film inframezzano l'inchiesta<br />

con flashback su eventi chiave del passato, usando tecniche come<br />

inserti di giornale, riferimenti cronologici e didascalie esplicative.<br />

L'esponente più famoso del thriller politico fu il greco Costantin Costa-<br />

Gravas che scrisse nella didascalia di apertura di "Z – L’orgia del<br />

potere” che ogni riferimento a fatti realmente accaduti o persone<br />

viventi non è casuale, ma intenzionale, annunciando un chiaro intento<br />

politico. Il film è ambientato nella Grecia dei primi anni 60 e racconta<br />

l'assassinio di un popolare leader pacifista da parte degli stessi militari<br />

che di lì a poco si instaureranno nel famigerato regime dei colonnelli.<br />

Il magistrato incaricato di indagare svela la cospirazione della destra,<br />

ma finirà anche lui per caderne vittima. Molte tecniche del nuovo<br />

cinema (flashback a raffica, ralenti, fermo immagine e riprese con<br />

macchina a mano) erano state assimilate dal regista che le usò per<br />

creare suspense e un'azione incalzante. Successivamente realizzò<br />

altri film di questo stampo e i critici li biasimarono per l'eccesso di<br />

azione e per la schematicità dei personaggi, sempre ricondotti al<br />

binomio buoni-cattivi. Anche altri generi divennero veicoli di un<br />

discorso politico, ad esempio film drammatici e commedie. I temi<br />

politici divennero soggetto delle commedie Italiane soprattutto di Lina<br />

Wertmuller e delle commedie grottesche di Marco Ferreri che<br />

riflettono un atteggiamento più impassibile ed enigmatico. Lindsay<br />

Anderson in “SE…” inasprì la critica della società inglese sostenitrice<br />

dei melodrammi piccolo borghesi; in questo film adotta tecniche<br />

godardiane utilizzando una struttura in otto capitoli e disseminando<br />

ovunque scritte e cartelli; l'alternarsi di colore e bianco e nero diventa<br />

un espediente di distanziazione. L'ultima scena del film, in cui i<br />

ragazzi appostati su un tetto sparano alla folla, si conclude con un<br />

fermo immagine che rievoca le convenzioni tipiche del cinema d'arte<br />

di Vigo. Negli anni 70 il flashback continuò a essere uno strumento<br />

per esplorare il cambiamento politico nella storia. Bernardo Bertolucci<br />

ne fece un uso più innovativo e “il conformista" è il prototipo dei film<br />

d'arte politicizzati: nel suo ritratto di un uomo sessualmente represso,<br />

indotto a diventare un assassino politico fascista, presenta un preciso<br />

gioco fra memoria, fantasia e realtà. Un uso più semplice del<br />

flashback è in "900", affresco della rinascita del fascismo presentato<br />

attraverso le vite parallele di due amici, il figlio di di una famiglia di<br />

ricchi proprietari terrieri e il figlio di contadini che lavorano per loro. I<br />

registi della generazione del dopoguerra rispecchiavano la nuova era<br />

in modi diversi: commentando aspramente il declino della società<br />

contemporanea, realizzando un ritratto dello spettacolo fascista a<br />

metà fra la nostalgia e la parodia, sposando la causa della rivolta<br />

giovanile o parlando di intrighi politici per far emergere domande<br />

sull'identità dell'individuo. Le prime opere del regista svizzero Alain<br />

Tanner si basavano sulla tradizione europea del cinema d'arte per il<br />

loro uso dell'autoriflessività e della struttura a indagine condotta<br />

attraverso i flashback, successivamente si specializzò in analisi piene<br />

di amarezza sulla paralisi dei rapporti interpersonali prodotta<br />

dall'assenza di cambiamenti autentici. Nel suo film più famoso,<br />

"Jonas, che avrà vent'anni nel 2000" racconta di otto individui che<br />

fondano una comune nell'epoca delle speranze frantumate e della<br />

normalizzazione politica; il regista utilizza il bianco e nero per<br />

rappresentare i loro desideri utopistici e conclude il film con


un'immagine incerta del futuro. I fratelli Paolo e Vittorio Taviani si<br />

concentrano sulle aspirazioni rivoluzionarie dei contadini e della<br />

classe operaia; il loro primo successo internazionale fu "padre<br />

padrone", storia di un giovane pastore analfabeta che conduce una<br />

caparbia rivolta contro il padre e riesce a diventare professore di<br />

glottologia. La scena suggerisce che il figlio, una volta cresciuto, si<br />

rende conto che un'educazione severa è necessaria affinché un<br />

giovane possa arrivare alla piena consapevolezza di sé. Nell'anbito<br />

del cinema d'arte l'attenzione verso i problemi femminili diede nuovo<br />

impulso alle carriere di registe donne: l'ungherese Màrta Mészàros<br />

aveva girato parecchi cortometraggi durante gli anni 60; i suoi film<br />

mettono in scena una vasta gamma di esperienze femminili e<br />

dedicano particolare attenzione al rapporto tra madri e figlie; il suo<br />

stile punta sul realismo e sul commento d'autore espressi con dettagli<br />

dei corpi delle protagoniste. Agnès Varda s'impegnò attivamente nella<br />

sinistra cinematografica girando un cortometraggio sulle pantere nere<br />

e contribuendo alla realizzazione del film collettivo "lontano dal<br />

Vietnam"; dopo il film "l'amore del leone", celebrazione della<br />

controcultura americana, girò molti cortometraggi. Il suo film<br />

successivo, "una canta, l'altra no" , come molti film politici della metà<br />

degli anni 70 fa il bilancio del decennio precedente descrivendo la<br />

storia dell'amicizia fra due donne. La fine degli anni 60 e l'inizio degli<br />

anni 70 videro nuove registe emergere nell'ambito del cinema d'arte:<br />

in Francia Nelly Kaplan esordì con "alla bella Serafina piaceva fare<br />

l'amore e sera e mattina" in cui una giovane cameriera sfruttata dagli<br />

uomini comincia ricattarli; molte attrici francesi passarono dietro la<br />

macchina da presa. Alcune registe e si soffermarono su particolari<br />

questioni femministe mentre altre trattavano problemi di più vasto<br />

interesse inclusi quelli relativi alla politica della vita quotidiana.<br />

!<br />

Nuovo cinema nella Germania occidentale (ala politica): gli<br />

studenti di sinistra dell'istituto di cinema e televisione di Berlino solo<br />

dopo il 1968 lanciarono una serie di documentari impegnati e film e<br />

diretti al pubblico operaio. Più ambiziosi erano i film della scuola di<br />

Berlino che ricordavano i film e tedeschi sul proletariato degli anni 20.<br />

Il cinema politico rappresenta la grande forza del nuovo cinema<br />

tedesco; nell'ambito cinematografico i registi politici ripresero la critica<br />

sociale implicitamente presente nel giovane cinema tedesco dei primi<br />

anni 60, dandole un taglio più radicale in risposta alla nascita della<br />

controcultura e della nuova sinistra. L'opera di Alexander Kluge è un<br />

esempio dell'uso della tecnica del collage nel cinema politico<br />

moderno; i suoi film ponevano il pubblico di fronte a dei vuoti in cui la<br />

fantasia può attecchire. "Artisti sotto la tenda del circo: perplessi"<br />

nacque come reazione agli studenti radicali che al festival di Berlino<br />

lanciarono uova contro il regista e lo accusarono di snobismo; nel film<br />

la storia della protagonista che tenta di creare un nuovo tipo di circo è<br />

interrotta di materiali eterogenei sonori e visivi tra cui foto di cronaca,<br />

cinegiornali, scene di "ottobre" di Ejzenstejn, immagine a colori e<br />

riferimenti all'opinione comune, secondo cui solo attraverso una fase<br />

di lutto la Germania poteva riconciliarsi con il suo passato nazista.<br />

L'alternanza di documentari e finzione dei suoi film assume forme più<br />

teatrali nell'opera di Hans-Jurgen Syberberg che si fece conoscere<br />

nella seconda metà degli anni 60 con una serie di documentari in stile<br />

cinema diretto, ma i suoi film più famosi sono quelli della trilogia<br />

tedesca: "Ludwig II: requiem per un re vergine", "Karl May” e “Hitler,<br />

un film sulla Germania". I più controversi i registi del modernismo<br />

politico nel nuovo cinema tedesco furono Jean-Marie Straub e<br />

Danièele Huillet che realizzarono il lungometraggio "cronaca di Anna<br />

Magdalena Bach" in cui utilizzano l'estetica del collage mettendo<br />

insieme riprese di della vita quotidiana di Bach; presentano episodi<br />

ellitici e frammentari nella vita del compositore e usano inquadrature<br />

statiche o lenti movimenti di macchina per registrare i lunghi brani di<br />

esecuzioni sempre senza mostrare il pubblico; contraddicono la prassi<br />

corrente dei film di finzione e usano il suono in presa diretta riuscendo<br />

così a catturare le peculiarità sonora di ogni spazio. I loro film<br />

interrogano la tradizione artistica e spronando romanzi e testi teatrali<br />

classici per rintracciare i nessi implicazioni politiche contemporanee. i<br />

film e del nuovo cinema tedesco adattava nel contenuto politico alle<br />

convenzioni del cinema tradizionale. Tre i nuovi generi i più importanti<br />

erano l’Arbeiterfilm, che usava la tecnica del racconto realistico per<br />

descrivere la vita della classe operaia contemporanea, e l’Heimatfilm<br />

incentrato sulla vita rurale. Appartenente al secondo genere, Volker


Schlöldorff, attinge alle tecniche brechtiane per descrivere la cattura e<br />

l'esecuzione di un gruppo di banditi contadini; attirò l'attenzione<br />

internazionale dirigendo insieme a sua moglie "il caso Katharina<br />

Blum”, la storia di una donna braccata dalla polizia e perseguitata<br />

dalla stampa scandalistica perché accusata di aver aiutato un<br />

terrorista; una volta che lei ha conquistato la simpatia del pubblico di<br />

trama svela che per amore la donna ha davvero aiutato il giovane<br />

uomo Il film utilizza dei procedimenti narrativi del cinema classico per<br />

convincere gli spettatori ad approvare l'atto sovversivo della<br />

protagonista. Rainer Werner Fassbinder fu il regista più famoso del<br />

nuovo cinema tedesco per la sua veemente personalità e il suo stile di<br />

vita autodistruttivo. Cominciò la sua carriera come attore,<br />

commediografo e regista teatrale e rivelò un gusto particolare per la<br />

commedia grottesca, l'aderenza esasperata e il forte realismo dei<br />

personaggi; era fermamente convinto che l'arte di critica politica<br />

doveva coinvolgere i sentimenti dello spettatore. Conobbe<br />

melodrammi Hollywoodiani di Douglas Sirk e li prese come modello<br />

per un cinema di critica sociale che fosse anche emotivamente<br />

coinvolgente; era colpito dalla scelta arbitraria del lieto fine e dal<br />

modo in cui Sirk impediva la totale identificazione con i personaggi.<br />

Con "il mercante delle quattro stagioni" inaugura una seconda fase<br />

della sua carriera, quella dei melodrammi domestici. All'inizio della<br />

sua carriera spesso inquadrati personaggi in maniera neutra, con uno<br />

stile quasi da foto segnaletica, poi accettò le convenzioni del<br />

montaggio in continuità per dare massima importanza al dramma; il<br />

fascino di questi film deriva dall'indugiare del regista su sguardi fissi e<br />

venute da lontano o dall'uso di elementi decorativi per mascherare lo<br />

stato emotivo dei personaggi. La maggior parte dei suoi film hanno<br />

come soggetto il potere, concentra spesso la sua attenzione sulla<br />

mitizzazione e il conformismo mostrando come i membri di un gruppo<br />

sfruttino e puniscoìano i non integrati. La sua opera viene spesso<br />

interpretata come la dimostrazione dell'impossibilità di un<br />

cambiamento radicale. Nel 1967 13 registi di sinistra, la maggior parte<br />

dei quali francesi, collaborarono alla realizzazione di "lontano dal<br />

Vietnam", film composto da diversi episodi, alcuni di finzione, altri<br />

realizzati con materiali di repertorio e uno saggistico (di Godard). Nel<br />

1978 14 registi tedeschi, coordinati da Kluge, realizzarono "Germania<br />

in autunno" che come il film precedente unisce tendenze diverse<br />

all'interno del cinema contemporaneo. In questo caso non con lo<br />

scopo di cambiare la politica internazionale, ma tentare di capire la<br />

vita di una nazione in preda terrorismo e repressioni di destra.<br />

XXV. LA CADUTA E LA RINASCITA DI HOLLYWOOD A<br />

PARTIRE DAGLI ANNI SESSANTA<br />

L’industria cinematografica, recessione e ringiovanimento: la<br />

prosperità degli anni 60 finì e le principali compagnie persero milioni di<br />

dollari; mentre la recessione colpiva l'industria, le banche forzarono le<br />

major a tagliare la produzione, a cooperare con i concorrenti e ad<br />

evitare le mega produzioni. I produttori ricercavano nuovi mondi per<br />

attrarre il pubblico; il potere dell’Hays Office sui contenuti dei film si<br />

era ridotto e molti film famosi vennero distribuiti senza il visto mentre<br />

altri lo ottennero nonostante la presenza di scene di nudo e di altri<br />

elementi scandalosi. Nel 1968 le società aderenti alla MPPA crearono<br />

un sistema di valutazione codificato dalle lettere dell'alfabeto: G<br />

(general, ammesse tutte le età), M (mature, adulti e giovani<br />

maggiorenni), R (restricted, gli spettatori di età inferiore ai 16 anni<br />

devono essere accompagnati da un genitore o di un tutore) e X (i<br />

minori di 16 anni non sono ammessi). Il nuovo sistema permetteva<br />

all'industria di mostrarsi sensibile all'interesse pubblico e permetteva<br />

ai registi di rappresentare la violenza, la sessualità e idee non<br />

ortodosse. Gli studios lanciarono una serie di film giovanili (youthpix)<br />

che affrontavano temi non trattati dalla televisione; il prototipo fu "Easy<br />

Rider” di Dennis Hopper, cronaca del viaggio in motocicletta di due<br />

spacciatori di droga attraverso l'America. I film giovanili trattavano<br />

temi come la ribellione universitaria, la controcultura e<br />

comprendevano anche film nostalgici e commedie anarchiche. Con il<br />

successo di “Yellow Submarine” di George Dunning, i cui disegni<br />

animati psichedelici illustravano le canzoni di Beatles, i produttori<br />

capirono che anche il cinema d'animazione poteva conquistare il<br />

pubblico universitario; Ralph Bakshi realizzò il primo cartone animato<br />

ad essere classificato con una X, “Fritz il gatto.” Film comici grossolani


destinati al pubblico giovanile trionfarono al box office e aiutarono a<br />

risollevare Hollywood dalla sua crisi. L'industria beneficiò di un certo<br />

numero di successi basati sui generi tradizionali, ma colpiscono quei<br />

film a basso e medio costo di registi giovani o sconosciuti che<br />

ottennero un enorme successo commerciale. La nuova prosperità<br />

portò dei cambiamenti: ogni anno solo una decina di titoli da non<br />

perdere facevano il tutto esaurito, mentre la maggior parte dei film<br />

prodotti dalle grandi case non riusciva neanche a recuperare i costi; le<br />

major distribuirono non più di 150 film all'anno facendo uscire le loro<br />

mega produzioni nei periodi di vacanza, in estate e a Natale. Gli<br />

studios facevano massiccia pubblicità in televisione e distribuivano<br />

film contemporaneamente in centinaia di cinema. Nel pianificare le<br />

produzioni si optò per i sequel e le serie basate sui successi, inoltre<br />

furono create società di merchandising per la distribuzione di<br />

giocattoli, magliette e altri gadget di film. Le sette compagnie che a<br />

questo punto dominavano la produzione e controllavano anche la<br />

distribuzione erano: Warner Communications, Gulf+Western<br />

(Paramount), Disney, MCA (Universal), MGMUA Corporation, 20th<br />

Century Fox e Columbia. Gli anni 70 inaugurarono quindi un'era<br />

dominata dall'accordo poiché gli accordi di sviluppo erano convenienti<br />

per gli agenti, i produttori, gli sceneggiatori e le star, ma spesso si<br />

risolveva in film mai terminati. Il fatto che le compagnie<br />

appartenessero a gruppi accelerò la tendenza a realizzare film che<br />

facessero parte di una linea di produzione di giocattoli, vestiti e altri<br />

gadget; iniziò l'epoca delle sinergie in cui il film diventava una pedina<br />

in una più ampia strategia di marketing. Le principali compagnie<br />

continuarono a essere acquistate da grandi società non americane e<br />

nella produzione americana affluirono sempre più finanziamenti<br />

stranieri. I film venivano sempre più spesso finanziati dietro garanzie<br />

fornite dagli esercenti che si accollavano i rischi maggiori pur di aver<br />

ultimo film di un regista famoso. I gestori delle sale cominciarono a<br />

sostituire locali scalcinati con sale tenute meglio e più lussuose,<br />

inoltre si inaugurò la tendenza a costruire cinema multisala. Presto i<br />

gruppi che possedevano le compagnie di produzione e di<br />

distribuzione cinematografica cominciano ad acquistare anche catene<br />

di sale; questa tendenza scavalcò i decreti antimonopolio del 1948 e<br />

segnò il ritorno della compagnia a concentrazione verticale e tipica<br />

dell'epoca degli studios Hollywoodiani.<br />

!<br />

Espansione verso il video: la prosperità dell'industria<br />

cinematografica negli anni 80 era dovuta allo sviluppo delle nuove<br />

tecnologie; le televisioni via cavo cominciarono a finanziare i film e a<br />

comprare i diritti televisivi prima della produzione; il videoregistratore<br />

aiutò l'industria cinematografica ad aumentare profitti, in tutto il<br />

mondo ci fu una rapida espansione dell'homevideo. Quando fu chiaro<br />

che il video non danneggiava l'affluenza degli spettatori al cinema, le<br />

principali compagnie si resero conto che le videocassette potevano<br />

fruttare loro maggiori guadagni e crearono dei settori specializzati<br />

nella realizzazione e distribuzione delle videocassette; i distributori<br />

scoprirono con piacere che se una videocassetta veniva venduta a un<br />

prezzo ragionevole molti spettatori l'avrebbero comprata. Nel 1986 la<br />

metà delle entrate delle principali compagnie cinematografiche<br />

proveniva dalla vendita delle videocassette, riducendo così i rischi di<br />

produzione.<br />

!<br />

Grandi e piccole società indipendenti: verso la fine degli anni 60 le<br />

compagnie indipendenti che producevano film a basso costo si<br />

rafforzarono: Russ Mayer indicò una nuova via per l'erotismo mentre il<br />

ciclo di film dell’AIP rafforzava la moda dei film giovanili che avevano<br />

come protagonisti bande di motociclisti. Le società cominciarono a<br />

specializzarsi in determinati generi; i film che si rivolgevano agli<br />

afroamericani offrivano l'occasione per far conoscere giovani attori<br />

neri; lo sfruttamento del mercato giovanile avvenne con il film<br />

dell'orrore. Le major risposero assorbendo gli elementi<br />

sensazionalistici che avevano rappresentato l'arma vincente dei film<br />

indipendenti. Le mega produzioni si fecero più esplicite dal punto di<br />

vista sessuale e della violenza. I film di exploitation sono stati così<br />

definiti poiché il regista ha realizzato qualcosa di selvaggio con molta<br />

azione, un po' di sesso e possibilmente qualche trovata ingegnosa. I<br />

registi indipendenti guadagnarono potere con la nascita della<br />

televisione via cavo e dell'homevideo, in quanto una produzione


minore poteva essere finanziata quasi completamente dalle<br />

prevendite della videocassetta.<br />

!<br />

Nuove tecnologie di produzione e proiezione: vi furono importanti<br />

cambiamenti nella pellicola e nel design della macchina da presa;<br />

Agfa, Fuji e Eastman introdussero nuove emulsioni, più veloci e<br />

sensibili, inoltre lo standard di 35 mm consentì ai registi di realizzare<br />

stampe eccellenti per tutti i formati. La visione reflex si diffuse<br />

notevolmente verso la fine degli anni 60 e stimolò la diffusione dello<br />

stile basato sull'alternanza fra panoramiche e zoom. La panavision<br />

divenne la principale compagnia produttrice di macchine da presa; la<br />

steadicam permise riprese a mano di una scioltezza senza precedenti<br />

e divenne di uso comune. Utilizzava un monitor per controllare quanto<br />

veniva inquadrato, ciò a dimostrazione della crescente importanza del<br />

video per aiutare la composizione dell'inquadratura e le prove sul set.<br />

Vi fu anche una rivoluzione nella registrazione del sonoro e nelle<br />

tecniche di riproduzione; il time code, designato ad identificare le<br />

inquadrature sulla videocassetta, venne modificato per sincronizzare<br />

la striscia di pellicola con uno o più registratori facilitando<br />

notevolmente il mixaggio e la ri-registrazione del suono. Nella<br />

produzione del suono le principali innovazioni vennero dei laboratori di<br />

Ray Dolby che introdusse la tecnica di riduzione digitale del suono. La<br />

riproduzione stereofonica fu alla portata di gran parte degli esercenti e<br />

negli anni 80 i film di alto costo la sfruttarono. Ci furono anche<br />

esperimenti di riproduzione digitale nelle sale. I progettisti crearono<br />

nuove stampanti ottiche, metodi bluescreen e altre tecniche per la<br />

composizione delle immagini. Anche l'assistenza del computer diede<br />

ai tecnici la possibilità di ideare sistemi di controllo delle riprese che<br />

potevano ripetere i movimenti della macchina su miniature o modellini.<br />

!<br />

Cinema d'arte Hollywoodiano: nel tentativo di conquistare il<br />

pubblico universitario, il cinema Hollywoodiano accolse<br />

favorevolmente le tecniche narrative che il cinema d'arte europeo<br />

aveva già sperimentat. Sembrò che uno dei rimedi alla crisi potesse<br />

essere il soffermarsi tipico dei film d'arte sugli stati d'animo, la<br />

caratterizzazione e l'ambiguità psicologica dei personaggi. Un<br />

esempio è "Petulia” di Richard Lester . In una scena l'eccentrica e<br />

maltrattata protagonista affronta l'amante nel suo appartamento. Il<br />

regista interrompe la loro conversazione con inquadrature dell'uomo<br />

che cerca di restituire la tuba che la protagonista gli aveva portato e<br />

con un falso flashback di lei mentre ruba la tuba. Il film gioca con la<br />

soggettività dei personaggi e l'ordine temporale in una maniera che<br />

ricorda Resnais. Anche “2001: Odissea nello spazio” di Stanley<br />

Kubrick è da una parte un revival del genere fantascientifico e<br />

dall'altra il frutto del simbolismo enigmatico del cinema d'arte europeo:<br />

le lunghe scene di vita quotidiana asettica sulla nave spaziale, l'uso<br />

ironico della musica e il finale ingannevole e allegorico invitano a<br />

un'interpretazione tematica generalmente riservata ai film di Fellini o<br />

di Antonioni. Gli elementi che hanno richiamato il pubblico giovane in<br />

“Easy Rider” possono essere la colonna sonora rock e il viaggio di<br />

due spacciatori di droga attraverso l'America, ma era il suo stile a<br />

sconvolgere gli spettatori, con i passaggi da un'inquadratura all'altra in<br />

maniera discontinua; altri Road movie adottarono un approccio libero<br />

e aperto alla narrazione: "ciao America " e “Hi Mom” entrambi di Brian<br />

De Palma, film a episodi di controcultura che mescolano la musica<br />

rock, un umorismo mordace ed espedienti stilistici autoriflessivi. La<br />

politica dell'autore si era diffusa negli Stati Uniti e i movie brats<br />

l'avevano imparata nelle scuole di cinema; molti di loro sognavano di<br />

diventare artisti come i venerati autori europei e registi delle nouvelles<br />

vagues. Il più famoso di loro è Francis Ford Coppola: con "non torno a<br />

casa stasera" girato per strada con un autobus, finanziamenti minimi e<br />

un gruppo di amici come troupe, cercò di fare un film che avesse la<br />

ricchezza stilistica e la capacità di sdrammatizzare del prestigioso<br />

cinema europeo; la protagonista lascia il marito perché il suo<br />

matrimonio comincia ad opprimerla e mentre guida senza meta carica<br />

in macchina Killer, un calciatore mentalmente ritardato. Flashback<br />

improvvisi e dalla sequenza irregolare interrompono le scene. Nel<br />

1969 Coppola fondò L’american Zoetrope per produrre i suoi film;<br />

come i film di Altman, “La conversazione” di Coppola usa le<br />

convenzioni del cinema d'arte insieme a quelle di uno specifico<br />

genere Hollywoodiano, in questo caso il film di detective; anche se<br />

questo film viene spesso paragonato a “Blow up”, si nota come il


egista esplori la mente del protagonista più profondamente di quanto<br />

non faccia Antonioni.<br />

!<br />

La nuova Hollywood dagli inizi degli anni 70 ad oggi: mentre i<br />

produttori andavano alla ricerca di film giovanili apparvero sulla scena<br />

molti nomi nuovi; alcuni erano emigranti conosciuti per le loro opere<br />

nell'ambito del cinema d'arte europeo (Roman Polanski), altri erano<br />

registi americani più anziani che provenivano dalla televisione (Robert<br />

Altman). I registi che attiravano maggiormente l'attenzione erano i più<br />

giovani; la generazione dei movie brats (gli indipendenti George<br />

Romero, Brian De Palma, John Carpenter e i più potenti Francis Ford<br />

Coppola, George Lucas, Steven Spielberg, Martin Scorsese) si<br />

impose all'inizio degli anni 70 mentre negli anni 80 emerse una<br />

seconda generazione di registi nati intorno agli anni 50 (Robert<br />

Zemeckis). L’espansione della produzione aiutò i registi marginali a<br />

inserirsi nel cinema mainstream e registe donne riuscirono ad<br />

affermarsi. All’inizio degli anni 90 erano apparsi una ventina di registi<br />

afroamericani (Spike Lee): alcuni realizzavano drammi mistici e<br />

complessi, altri lavoravano nell'ambito di generi più popolari. Per<br />

entrambe le generazioni il punto di riferimento era la tradizione<br />

cinematografica Hollywoodiana e poiché molti registi lavoravano<br />

all'ombra di generi ormai consolidati, classici consacrati e registi<br />

venerati, la nuova Hollywood sotto molti aspetti si definiva facendo<br />

riferimento al passato. Ci si impegnò nel rifacimento di classici film di<br />

genere e registi cominciarono anche a riutilizzare espedienti stilistici<br />

del periodo d'oro di Hollywood: scene intere potevano essere girate<br />

con il teleobiettivo che produceva l'effetto di appiattire la profondità. Il<br />

cinema degli anni 70 e 80 cercò anche di differenziarsi con<br />

dimostrazioni di virtuosismo tecnico. Il rinnovato orgoglio per il<br />

virtuosismo fu reso evidente dal ritorno dell'animazione agli splendori<br />

di un tempo: persino la Disney abbandonò il suo tipico stile realistico<br />

in “Robin Hood” e andò oltre con “La bella e la bestia” in cui le<br />

tecniche rotoscopiche sono applicate al set dando molto volume e<br />

solidità lo spazio; i nuovi film d'animazione inoltre si spostarono dal<br />

pubblico degli adolescenti per puntare su quello dei bambini. Si<br />

svilupparono altre due tendenze: alcuni registi preferivano continuare<br />

la tradizione Hollywoodiana attraverso generi attualizzati e omaggi a<br />

registi venerati, mentre altri cercarono di dar vita a un cinema più<br />

personale e di portare le convenzioni del cinema d'arte nella della<br />

produzione di massa e nei generi popolari. Entrambe le tendenze<br />

sono caratterizzate da una profonda consapevolezza della storia del<br />

cinema e della sua continua influenza sulla cultura contemporanea.<br />

!<br />

La storia di Hollywood continua: i registi e gli attori legati alla rivista<br />

National Lampoon e allo show televisivo Saturday Night Live diedero<br />

nuova vita alla commedia slapstick; i musical furono attualizzati per<br />

poter incorporare la musica da discoteca, il video musicale, il rap e<br />

l’hip hop; il film poliziesco hard boiled riemerse. Molti film della nuova<br />

Hollywood rivisitarono i generi tradizionali: "il Padrino" si ispirò al filme<br />

di gangster aggiornandone la formula: la prima parte enfatizza le<br />

divisioni etniche convenzionali e valori del machismo, ma evidenzia in<br />

modo nuovo i temi dell'unità della famiglia e della successione tra le<br />

generazioni (il protagonista arriva per assumere il suo ruolo di diritto,<br />

quello di erede del padre, a costo di allontanarsi dalla moglie); la<br />

seconda parte mostra la conquista del successo del padre del<br />

protagonista, rifacendosi a un'altra regola del genere, la salita al<br />

potere del gangster emigrante; il passato è interrotto con scene del<br />

presente in cui l'autorità e la spietatezza del protagonista sono<br />

aumentate. Il film dell'orrore, a lungo associato con produzioni a<br />

basso costo, con “L’esorcista” ottenne una nuova rispettabilità e<br />

divenne uno dei cardini dell'industria per vent'anni. L'altro genere<br />

significativo a cui fu rinata vitalità e la fantascienza: dopo Kubrick<br />

furono Lucas e Spielberg a impressionare Hollywood con gli strepitosi<br />

incassi ottenuti con un genere precedentemente identificato con gli<br />

spettacoli mattutini di ragazzi e lo sfruttamento del mercato giovanile;<br />

per loro la rivisitazione della tradizione Hollywoodiana era un atto di<br />

nostalgia; diedero nuova vitalità ai film di avventura per le famiglie, ai<br />

film fantastici, alla commedia con disegni animati. Altri registi avevano<br />

un rapporto più complesso con la tradizione dello studio system: i<br />

fratelli Joel e Ethan Coen rappresentano rielaborazioni grottesche del<br />

noir e spesso coltivavano uno stile che prende spunto in maniera<br />

evidente nei loro maestri. Il passato di Hollywood venne trattato in


maniera molto meno rispettosa nelle satire e nelle parodie che<br />

fiorirono negli anni 70 e 80: Mel Brooks trasformò il western, i film<br />

dell'orrore, i thriller e il genere epico in farse chiassose mentre Woody<br />

Allen realizzò parodie dei film di rapina, dei film fantascientifici e del<br />

documentario.<br />

!<br />

Cinema d'autore a Hollywood: il desiderio di creare un cinema d'arte<br />

americano incoraggiò alcuni dei registi mainstream a realizzare film<br />

più personali che spesso accostavano le convenzioni narrative<br />

classiche con le tecniche del cinema d'arte europeo. Un esempio<br />

fondamentale è l'opera di Robert Altman: i suoi film sono spesso una<br />

parodia dei generi e comunicano una sfiducia nei confronti<br />

dell'autorità, criticano il bigottismo americano e celebrano un<br />

idealismo vitale anche se confuso. Sviluppò uno stile eclettico che si<br />

avvaleva di una recitazione incerta e semi-improvvisata, di un uso<br />

continuo di panoramiche zoom, di un montaggio brusco, di riprese<br />

effettuate con diverse macchine da presa in modo di tenere il punto di<br />

vista fermamente fuori dall'azione del personaggio e di una colonna<br />

sonora di una densità senza precedenti; attraverso il suo modo<br />

peculiare di trattare i beni, i generi, l'immagine e il suono, Altman<br />

diede vita a un cinema estremamente personale. Altrettanto fece<br />

Woody Allen, che prima di iniziare la sua carriera come regista lavorò<br />

per la televisione scrivendo testi comici, fece l'attore di cabaret,<br />

scrisse commedie per il teatro e fu il protagonista di alcuni film. I suoi<br />

primi film si rivolgevano anche al pubblico giovanile attraverso l'uso di<br />

citazioni cinematografiche. Con “Io e Annie” iniziò una serie di film in<br />

cui univa l'interesse per i problemi psicologici dei borghesi intellettuali<br />

con il suo amore per la tradizione cinematografica americana e per i<br />

registi come Fellini e Bergman. I suoi film più importanti hanno gettato<br />

la sua maschera comica in un groviglio di conflitti psicologici;<br />

costruisce molti dei suoi film sui temi che lo interessano direttamente<br />

e rappresenta in maniera impassibile le cose che ama, che odia e i<br />

suoi valori; ha esplorato una vasta gamma di stili, dal realismo<br />

pseudo-documentaristico alla parodia dell'espressionismo tedesco e<br />

ha reso omaggio a un certo numero di film e autori prediletti. Un altro<br />

regista i cui interessi personali fondevano Hollywood con il cinema<br />

d'arte è Martin Scorsese: studiò cinema alla New York University dove<br />

subì l'influenza della politica dell'autore; si guadagnò una riputazione<br />

nell'underground con diversi cortometraggi e film a basso costo prima<br />

di farsi conoscere con “Mean Streets”, “Taxi driver e “Toro scatenato”;<br />

quest'ultimo, biografia del campione di pugilato Jake La Motta, fu un<br />

trionfo e considerato da molti critici il miglior film americano degli anni<br />

80. I suoi ultimi film lo hanno confermato il regista più acclamato dalla<br />

critica della sua generazione. Brevi soggettive, sguardi che guizzano,<br />

immagini al ralenti e una personale colonna sonora in soggettiva<br />

intensificano l'identificazione del pubblico con i protagonisti dei suoi<br />

film. Altri registi espressero la loro visione critica della società<br />

attraverso film di impegno civile, come ad esempio Oliver Stone e<br />

Spike Lee. Quest'ultimo è il più noto esponente del cinema<br />

afroamericano mainstream e realizzò film problematici e didattici pieni<br />

di vigore; i suoi film interrogano sia la comunità afroamericana sia il<br />

pubblico dei bianchi; l'uso di colori forti, la composizione<br />

dell'inquadratura e l'abitudine a lasciare che personaggi si rivolgano<br />

direttamente la macchina da presa danno ai suoi film l'immediatezza<br />

tipica dei manifesti.<br />

!<br />

XXVI. NUOVI CINEMA E NUOVI SVILUPPI: L’EUROPA A<br />

PARTIRE DAGLI ANNI SETTANTA<br />

Crisi nell’industria cinematografica: in Europa, a metà degli anni<br />

70, il boom economico del dopoguerra si è definitivamente esaurito.<br />

La crisi petrolifera del 1973 aveva dato origine a inflazione,<br />

disoccupazione ed a una recessione economica che durò per tutto il<br />

decennio. Tutti i governi dovettero affrontare un'inflazione e una<br />

recessione persistent. Nel 80 l'economia europea si assestò e si<br />

stabilizzò. La comunità europea inizia pianificare un mercato unico<br />

che potesse competere con gli Stati Uniti e Giappone. Anche<br />

l'industria cinematografica europea ha risentito delle difficoltà degli<br />

anni 70: il numero degli spettatori ha continuato a diminuire e le sale a<br />

chiudere; sebbene in alcuni paesi la produzione fosse aumentata, gli<br />

incassi globali erano gonfiati artificialmente dal crescente numero di


film pornografici e dall'aumento dei prezzi del biglietio; ma la causa<br />

principale della diminuzione del numero di spettatori è la televisione e<br />

l'avvento degli home-video. Dalla fine degli anni 40 le compagnie<br />

americane possiedono le più potenti società di distribuzione in<br />

Europa, di conseguenza i film americani hanno dominato il mercato<br />

europeo; le industrie cinematografiche europee non essendo a<br />

concentrazione verticale non risposero in maniera omogenea alla<br />

diminuzione degli spettatori e alla crescente penetrazione dei film<br />

statunitensi. I registi europei erano costretti a fare affidamento<br />

soprattutto sui sistemi di coproduzione e sull'assistenza governativa. Il<br />

prototipo dell'euro film comprendeva la presenza nel cast di grandi<br />

attori Italiani, francesi e tedeschi; di origine diversa erano il regista e la<br />

troupe, così come le riprese, che potevano essere fatte in vari paesi.<br />

Con l'aumento delle coproduzioni fra oriente e Occidente, l'Unione<br />

Sovietica e l'Europa orientale presero parte a progetti di successo;<br />

anche le produzioni internazionali ricorsero al sostegno dei governi,<br />

mentre gli Stati europei continuarono a promuovere il cinema come<br />

veicolo culturale.<br />

!<br />

Il sostegno della nuova televisione: in Grecia, Spagna, Svizzera,<br />

Italia e Belgio i ministeri e gli enti culturali stabilirono dei fondi da<br />

mettere a disposizione; in Gran Bretagna il cinema nazionale aveva<br />

subito un'improvvisa diminuzione degli investimenti provenienti da<br />

Hollywood, ma le domande dei produttori al National Film Finance<br />

Corporation crebbero con la creazione nel 1976 del National Film<br />

Development Fund. I governi traevano questi fondi da entrate generali<br />

e dalle tasse sui biglietti o sulle licenze per gli apparecchi televisivi e<br />

videoregistratori, mentre in Finlandia il fondo cinematografico<br />

nazionale accolse il denaro dalle tasse sulle videocassette vergini.<br />

Pochi film europei sono riusciti tuttavia a ripagare gli investimenti<br />

governativi. Una forma più pratica di sostegno governativo traeva<br />

vantaggio dalla più grande concorrente audiovisiva del cinema ovvero<br />

la televisione. Fino alla prima metà degli anni 70 la televisione<br />

europea era stata dominata da enti pubblici statali che erano riusciti a<br />

escludere le televisioni private; avendo bisogno di film e di trasmettere<br />

spesso, questi enti televisivi sostenevano le opere cinematografiche.<br />

La Germania occidentale fu il primo paese a usare in maniera<br />

sistematica la televisione nazionale per sostenere il cinema e<br />

finanziamenti statali vennero concessi anche per lo sviluppo di<br />

sceneggiature. In questo modo vi fu una nuova ondata di energia e<br />

molti nuovi registi tedeschi conquistarono fama e finanziamenti<br />

internazionali; l'eterogeneità del nuovo cinema tedesco è in parte<br />

dovuta al fatto di essere il risultato di queste favorevoli circostanze più<br />

che di posizioni estetiche politiche condivise dei registi. Altre<br />

televisioni nazionali cominciarono a sostenere il cinema seguendo il<br />

modello tedesco, finanziando gli accordi co-produttivi con il sostegno<br />

dello Stato, ma la depressione della metà degli anni 70 e la<br />

diminuzione delle entrate della televisione pubblica costrinsero molti<br />

governi ad ammettere canali commerciali nell'etere. L'espansione più<br />

sregolata di canali televisivi ha luogo in Italia, dove sorse un gran<br />

numero di piccole stazioni locali alcune delle quali con una<br />

programmazione di ventiquattr'ore al giorno. Con la proliferazione dei<br />

canali commerciali, il numero di spettatori cinematografici precipitò.<br />

Agli inizi degli anni 80 alla crisi del cinema europeo non poteva più<br />

essere ignorata e i governi cercarono di attirare capitali privati<br />

nell'industria cinematografica: in Italia la Rai strinse un accordo con il<br />

gruppo Cecchi Gori per la produzione di 15 film all'anno. Coinvolti in<br />

un sistema di forte competizione, i canali europei avevano bisogno di<br />

film recenti da trasmettere e le compagnie televisive private<br />

cominciarono a sostenere la produzione; in Gran Bretagna le nuove<br />

strategie pubbliche spinse i produttori verso la televisione; in Francia<br />

un terzo dei film erano finanziati da televisioni private. In tutta Europa<br />

il peso del finanziamento cinematografico passò dagli investitori privati<br />

e dei governi statali a gruppi che operavano nel campo delle<br />

comunicazioni. Oltre alle fonti governative e consorzi privati di<br />

investimento anche le banche assunsero un ruolo più attivo nella<br />

produzione.<br />

!<br />

il ritorno del film europeo: nuove forme di finanziamento<br />

internazionale provengono dalla comunità europea: nel 1987 la CEE<br />

ha dato vita a MEDIA, un programma per lo sviluppo dell'industria<br />

audiovisiva del continente che ha finanziato progetti produttivi della


CEE attraverso prestiti e ha creato lo European Film Distribution<br />

Office, che ha offerto incentivi finanziari per i distributori nazionali di<br />

film importati dall'estero. Fin dagli anni 50 le coproduzioni e i progetti<br />

finanziati da diversi paesi erano stati accusati di essere degli insipidi<br />

eurofilm e dubbi su questo tipo di film si erano intensificati con<br />

l'aumento degli investimenti internazionali e delle partecipazioni<br />

televisive; durante l’apogeo dell’euro film era difficile che nascessero<br />

distinti movimenti cinematografici nazionali. fu creata la European<br />

Film Academy che assegnava annualmente premi sul modello degli<br />

oscar americani e lo stabilimento Lumière con sede a Lisbona che<br />

aveva il compito di coordinare l'attività delle cineteche europee. La<br />

produzione europea era tutt'altro che in buone condizioni e solo il 5%<br />

di film realizzati recuperava i costi con la programmazione in sala: per<br />

i registi degli anni 60 trovare i finanziamenti cominciò costituire un<br />

problema, persino un autore come Fellini non era più considerato<br />

redditizio, così le compagnie europee iniziarono ad investire nel<br />

cinema americano.<br />

!<br />

Verso un cinema d'arte di massa: in una situazione che presentava<br />

poche opportunità di ottenere successo, i generi popolari europei<br />

mantennero la loro stabilità; il pubblico internazionale era attratto dalla<br />

commedia Italiana, dalle commedie sexy francesi e dall'eccentrico<br />

umorismo britannico. Quando venne liberalizzata la censura in Europa<br />

dilagò il cinema erotico e pornografico. La diminuzione del numero di<br />

spettatori e delle esportazioni, il conservatorismo degli investitori e la<br />

competizione di Hollywood spinse produttori e registi verso un cinema<br />

più accessibile, meno provocatorio e distruttivo di quello dell'epoca del<br />

modernismo. In Italia Ettore Scola fu sceneggiatore e regista di<br />

commedie prima di essere consacrato come un acuto commentatore<br />

delle delusioni politiche dell'Italia del dopoguerra diventando un<br />

regista di fama internazionale. Il suo "ballando ballando" è<br />

interamente ambientato in una sala da ballo francese ed è privo di<br />

dialoghi; i suoi primi piani conferiscono intensità allo stile recitativo<br />

caricaturale degli attori e inoltre manipola con astuzia l'uso del colore.<br />

I critici notarono che i valori letterari e lo stile elegante sembravano<br />

dar vita a una nuova tradizione francese di qualità: il successo dei<br />

romanzi di Bertrand Blier spinse l'autore ad adattare le sue stesse<br />

opere e i sei film ottennero riconoscimenti internazionali. Registi di<br />

successo utilizzarono le coproduzioni per creare opere prestigiose ed<br />

esportabili: Ermanno Olmi con "l'albero degli zoccoli" segnò un ritorno<br />

al neorealismo ricostruendo la vita dei contadini alla fine del<br />

diciannovesimo secolo, facendoli parlare con il loro dialetto originale,<br />

ma anche dando ai personaggi la dimensione della leggenda. Paolo e<br />

Vittorio Taviani che negli anni 60 e 70 avevano promosso un cinema<br />

politico umanistico e populista, acquistarono prestigio internazionale e<br />

proseguirono con un nuovo spirito neorealista e con esuberanti<br />

adattamenti delle novelle di Pirandello. Inoltre diedero vita a una<br />

tradizione di qualità internazionale nel cinema degli anni 70 e 80.<br />

Fassbinder cercò di ricordare agli spettatori tedeschi che il loro paese<br />

aveva ancora forti legami con il passato nazista; i suoi ultimi film<br />

presentano una storia etica della Germania a partire dagli anni 20<br />

attraverso l'epoca nazista fino la Germania del dopoguerra; era anche<br />

molto interessato alla storia contemporanea. Quando i registi<br />

cominciarono ad abbandonare gli estremismi della critica politica<br />

modernista, molti di loro cercarono di descrivere i conflitti sociali in<br />

maniera più realistica. In Francia Maurice Pialaf affronta con durezza<br />

a problemi come il divorzio, i bambini indesiderati e il cancro; in Gran<br />

Bretagna la vita della classe operaia rappresentava uno dei soggetti<br />

del cinema realistico; Ken Loach in “Kes” utilizzò attori non<br />

professionisti e uno stile quasi documentaristico per le riprese del<br />

Nord industriale, in un film che descrive un ragazzo della classe<br />

operaia che va malissimo a scuola e il cui unico interesse nella vita e<br />

l'addestramento di un falco, che gli risulta fatale. All'inizio degli anni 70<br />

il British film institute Production Board cominciò a finanziare i<br />

lungometraggi e tre primi vi fu una trilogia autobiografica di Bill<br />

Douglas: “My childhood”, “My Ain Folk” e “My way home” tre film con<br />

cui traccia, con uno stile ellittico e non sentimentale, la misera vita di<br />

un ragazzo orfano di madre che vive in una città industriale del Nord<br />

dell'Inghilterra. Un cinema politico più sperimentale e di rottura non<br />

svanì completamente dalla scena europea: Alexander Kluge ritornò<br />

alle frammentarie allegorie storiche che indagavano sulle<br />

conseguenze durature del nazismo e della guerra mentre Jean-Marie


Straub e Danièle Huillet continuarono a fare film estatici e incentrati<br />

sul testo e adattamenti letterari più orientati verso la narrazione. Il più<br />

importante dei registi che appartengono alla tradizione del cinema<br />

politico degli anni 80 fu il greco Theo Anghelopulos i cui affreschi della<br />

storia greca lasciarono spazio a drammi più intimistici come ad<br />

esempio "viaggio a Citera” che mostra un anziano esule comunista<br />

che ritorna in Grecia ; aveva preso il posto di Antonioni come<br />

principale fautore di uno stile cinematografico caratterizzato dall'uso di<br />

piani sequenza: la sua macchina da presa è posizionata lontano dal<br />

centro dell'azione per mettere in risalto le figure che si muovono<br />

all'interno dei paesaggi, delineando così la forza dello spazio<br />

sull'azione e mettendo a confronto un luogo con l'evento.<br />

!<br />

Nuove donne registe: la più grande ondata di film politicamente<br />

impegnati venne dalle donne; quando negli anni 70 e 80 l'impegno<br />

politico si spostò dalle aspirazioni rivoluzionarie alla politica, le donne<br />

registe ottennero maggiore riconoscimento. Altre registe espressero<br />

preoccupazioni femminili o femministe attraverso le convenzioni del<br />

cinema d'arte, fra queste Marguerite Duras, Margarethe von Trotta e<br />

Agnès Varda, quest'ultima vincitrice del Leone d'oro alla mostra del<br />

cinema di Venezia con "senza tetto né legge" al centro del quale vi è<br />

un'enigmatica giovane donna che vagabondando senza meta nella<br />

campagna accetta di vivere in maniera non ortodossa; le regista<br />

descrive il crollo della protagonista con una tecnica scarna e<br />

distaccata che suggerisce da una parte il rispetto per il personaggio e<br />

dall'altro il senso di una vita sprecata. La narrazione frammentata del<br />

cinema del dopoguerra dà a Chantal Akerman la possibilità di<br />

soffermarsi su incontri casuali ed Epifanie accidentali, oltre<br />

all'opportunità di approfondire il suo costante interesse per il lavoro<br />

delle donne e per il loro desiderio d'amore e di appagamento fisico. Le<br />

donne registe formarono una vera e propria ala del nuovo cinema<br />

tedesco grazie agli ambiziosi programmi di finanziamento lanciati<br />

dalla televisione e dagli enti governativi: fra le più famose Margarethe<br />

von Trotta, esponente più nota, Helke Sander, studentessa attivista<br />

nel 68 e una delle fondatrici del movimento per la liberazione della<br />

donna, Helma Sanders-Brahms, che si concentrò sui problemi dei<br />

lavoratori immigrati e dei diritti delle donne; quest'ultima in "alberi di<br />

mele" racconta la storia di una donna della Germania orientale attratta<br />

dall'elite comunista ma che si ritrova a dover ricostruire la sua vita<br />

quando le due germanie si uniscono.<br />

!<br />

Marguerite Duras, Margarethe von Trotta e il cinema d’arte<br />

europeo: si tratta di due delle registe più importanti del periodo e<br />

rappresentano ognuna ha una diversa tendenza. Marguerita Duras fu<br />

una delle maggiori scrittrici e sceneggiatrici degli anni 50; la sua<br />

scrittura è legata l'avanguardia del nouveau roman e nei suoi film<br />

porta tutte le concezioni letterarie della sperimentazione; esplora un<br />

modernismo femminile attraverso lo stile lento, laconico, caratterizzato<br />

di immagini statiche e di dialoghi scarni. “India song” rimane un punto<br />

di riferimento del cinema modernista degli anni 70; ambientato quasi<br />

interamente nell'ambasciata francese in Vietnam si svolge durante un<br />

lungo ricevimento serale; le coppie ballano languidamente il tango<br />

spostandosi lentamente da una parte all'altra dell'inquadratura o<br />

scivolando dal buio nel grande specchio che domina il salone. Nel film<br />

non c'è sincronizzazione dei dialoghi; si tratta di un esperimento di<br />

dilatazione del tempo: la regista cronometra ogni gesto un movimento<br />

della macchina e non possiamo essere sicuri se l'azione che vediamo<br />

avviene realmente o se è una specie di messa in scena emblematica<br />

dei rapporti fra personaggi. Margarethe von Trotta ha recitato in molti<br />

film del giovane cinema tedesco, ha sposato Schlondorff collaborando<br />

con lui in diversi film. Regista non sperimentale, fa uso convenzioni<br />

del cinema d'arte più accessibili; i suoi film e si occupano di problemi<br />

femminili nella società e presentano donne che evadono dal ruolo<br />

domestico e diventano figure pubbliche scandalose. "Sorelle o<br />

l'equilibrio della felicità" mette a confronto due sorelle: la prima decisa<br />

ed efficete, segretaria di direzione in carriera, l'altra che con grande<br />

incertezza cerca di laurearsi in biologia e vive in un mondo di fantasia,<br />

soffermandosi spesso sui ricordi della sua infanzia. Quest'ultima si<br />

suicida in parte a causa dell'insistenza della sorella perché riesca<br />

terminare gli studi e questa reagisce trovando una sorella sostitutiva,<br />

una dattilografa che tenta di trasformare in una professionista . Alla<br />

fine capirà di essere stata troppo rigida. La regista presenta uno


studio del personaggio rifiutandosi di descrivere la sorella maggiore<br />

come un mostro e manipolando i punti di vista per creare uno<br />

spostamento graduale dell'identificazione da parte del pubblico, ma<br />

solo dopo il suicidio la regista si concentra sulla mente di questa,<br />

tormentata dai sensi di colpa. L'uso degli specchi rappresenta<br />

chiaramente la diversità dell'approccio fra le due registe: la tendenza<br />

alla sperimentazione della prima la porta esplorazioni inaccessibili ed<br />

esoteriche del sonoro e dei rapporti fra le immagini, nella seconda al<br />

contrario gli specchi uniscono e mettono in contrapposizione i<br />

personaggi, intensificano i problemi della storia.<br />

!<br />

Il ritorno del cinema d'arte moderno: gran parte dei più significativi<br />

film europei evitò l'impegno diretto nei temi politici che aveva<br />

caratterizzato il periodo fra il 1965 e il 1975. Nell'ambito del nuovo<br />

cinema d'arte pan-europeo apparvero molti nuovi registi, ad esempio<br />

Peter Greenaway, proveniente dal cinema sperimentale, che si rivolse<br />

ad un pubblico più vasto con "i misteri del giardino di Compton<br />

House”, lussuoso dramma in costume ambientato nel diciassettesimo<br />

secolo, in cui il regista usa i giochi labirintici dei suoi primi film per<br />

svelare i segreti di un'agiata famiglia, scoperti da un pittore mentre<br />

prepara dei disegni della loro tenuta. L'umorismo offre grandi<br />

possibilità a molti giovani registi come Pedro Almodovar che passò<br />

dai film gay underground a produzioni tradizionali che fondono il<br />

melodramma, il camp e la commedia sexy: nei suoi film le suore<br />

diventano delle drogate, una moglie maltrattata dal marito lo<br />

ammazza con un osso di prosciutto, una conduttrice di telegiornali<br />

confessa in diretta televisiva di essere un'assassina e una donna è<br />

attratta da un uomo perché lui ammazza tori o perché la rapita. Come<br />

nelle opere messicane di Bunuel, le situazioni e le immagini<br />

scandalose sono trattate con una leggerezza casuale e suadente;<br />

Almodovar fa anche la parodia di film mediocri usando l'espediente<br />

del film nel film. Aki Kaurismaki si faceva notare in tutto il mondo per<br />

le sue parodie crudeli e impassibili, legate al suo amore per la musica<br />

rock, la sua celebrazione di personaggi bizzarri e marginali, la vasta<br />

gamma di citazioni cinematografiche e la satira dei valori della classe<br />

media, tutte cose che lo hanno reso regista di culto nell'Europa degli<br />

anni 90.<br />

!<br />

Ritorno a un'estetica dell'immagine: oltre al rinnovato<br />

riconoscimento dell'artificiosità della narrazione, vi fu un ritorno<br />

dell'immagine. Come Spielberg, Lucas e Coppola, che impressionava<br />

ogni pubblico con pirotecnie visuali, molti registi europei diedero ai<br />

loro film una patina seducente: allo spettacolo ipercinetico<br />

Hollywoodiano di registi europei opposero il tentativo di creare<br />

spettacolo con la bellezza delle immagini; il nuovo pittroricismo del<br />

cinema d'arte aveva origini locali, molte delle quali chiaramente<br />

moderniste. Due registi tedeschi manifestarono questa tendenza<br />

all'inizio degli anni 70: Werner Herzog e Wim Wenders: affidandosi<br />

alla bellezza dell'immagine si allontanarono dall'interesse politico per<br />

abbracciare un cinema introspettivo in sintonia con l'intimismo<br />

presente nella letteratura tedesca del periodo. Il primo diventò famoso<br />

per una serie di drammi criptici e per i documentari in cui cercava di<br />

cogliere l'immediatezza dell'esperienza, una purezza di percezione<br />

non ostacolata dal linguaggio. Evoca immagini bizzarre, spesso<br />

sostenendo la narrazione affinché lo spettatore possa guardarle<br />

direttamente. Si autodefinì l'erede di Murnau e si riappropriò dello stile<br />

recitativo dell'espressionismo; la sua devozione verso il cinema muto<br />

era provata nella fiducia che immagini di ermetica bellezza potessero<br />

esprimere verità mistiche al di là del linguaggio; il potere evocativo del<br />

suo cinema era comunque dovuto anche alle vibranti colonne sonore<br />

del gruppo art-rock Popol Vuh; l'allentamento del rapporto fra causa<br />

ed effetto trova la sua apoteosi nella consacrazione del regista alla<br />

contemplazione rapita dell'immagine pura senza tempo. La carriera di<br />

Wim Wenders cominciò con un approccio antinarrativo che si realizzò<br />

in una serie di cortometraggi sperimentali minimalisti alla fine degli<br />

anni 60. Quando inizia a girare lungometraggi la sua vena<br />

contemplativa si espresse attraverso racconti di viaggi senza meta<br />

che si interrompevano per soffermarsi su luoghi e oggetti. Fortemente<br />

influenzato dalla cultura americana si appassionò al flipper, al<br />

rock'n'roll e ai film americani. I suoi film mettono in scena una<br />

continua lotta fra la richiesta di una narrazione e la ricerca di una


ivelazione visiva istantanea. Ulteriori manifestazioni del nuovo<br />

pittoricismo vennero dal portoghese Manoel de Oliveira che abbraccia<br />

le convenzioni narrative del cinema d'arte: “O acto de primavera”<br />

svela l'atto del filmare secondo le convenzioni dell'autoriflessività e del<br />

cinéma vérité in voga in quel periodo. Quando il dramma della<br />

passione comincia lo tratta come un rituale a sé stante, eliminando il<br />

pubblico e soffermandosi sulle tensioni fra la dimensione teatrale e lo<br />

spazio aperto, dove costumi stilizzati e materiale scenico stanno fuori<br />

alla luce del sole e in mezzo al paesaggio. All'inizio degli anni 80 una<br />

generazione di giovani registi francesi inventò un nuovo stile visivo<br />

spostandosi dal modernismo politico del periodo successivo al 68 e<br />

dal realismo verso un cinema più veloce e artificiale; questi registi si<br />

ispiravano alla nuova Hollywood. I critici parigini definirono questa<br />

tendenza cinéma du look; i film decorano storie piuttosto<br />

convenzionali con oggetti high-tech e con uno stile mutuato dalla<br />

fotografia pubblicitaria e dagli spot televisivi; molti critici hanno<br />

considerato questa tendenza un'espressione dello stile postmoderno<br />

per creare un'estetica delle superfici. Godard si ispira alla pittura,<br />

definendosi un pittore al quale è capitato di lavorare nel cinema. Il suo<br />

lavoro è incentrato sui rapporti tra le immagini, i dialoghi, i testi scritti.<br />

L'uso del fermo immafine e del ralentia scatti nell sue opere è segnale<br />

di una rinnovata attenzione per la staticità dell'immagine. I film di<br />

Godard sono ricchi di intrecci ambigui e spesso incomprensibili: le<br />

scene i rumori sono spesso fatti a pezzi e riassemblati in modo da<br />

creare disorientamento. I suoi film più recenti tuttavia suggeriscono<br />

una nuova serenità, una pacata radiosità che addolcisce l'agrasività<br />

della costruzione narrativa.<br />

!<br />

Europa orientale: dalla riforma alla rivoluzione<br />

La glasnost, la politica di apertura di Gorbaciov, riconosceva ai paesi<br />

dell'europa orientale un grado di maggiore autodeterminazione. Pochi<br />

mesi dopo questi paesi risposero rovesciando i loro governi, pochi<br />

mesi dopo cadde il muro di berlino e dopo poco anche il regime<br />

comunista. La situazione dell'industria cinematografica, prima del<br />

1989 era la stagnazione: dure politiche di controllo governativo<br />

avevano frenato lo sviluppo di movimenti nazionali e la produzione di<br />

film validi, slegati dai vincoli del sistema politico. Il cinema ungherese<br />

produceva in media 15-20 film all'anno. Registi di spicco Jancsò,<br />

Meszaros. La situazione cecoslovacca era ugualmente critica,<br />

restrizioni governative, divieto di trattare argomenti politici, censura.<br />

Dei pochi registi attivi ricordiamo Menzel e Hanak. A esprimere la<br />

forza più vitale nel cinema dell'Europa orientale di quel periodo fu la<br />

Polonia, il cui governo offriva ai registi un certo spazio per la critica<br />

sociale. Regista di spicco Wajda, che con “l'uomo di marmo” realizza<br />

una indagine su un operaio modello degli anni 50. Nel film è presente<br />

una consapevole citazione di Quarto Potere (Orson Welles). Zanussi<br />

è un altro regista da ricordare, autore di opere che riflettevano un<br />

nuovo realismo. Le rivoluzioni del 89 non portarono solamente libertà<br />

ma anche problemi: sotto i regimi comunisti il costo dei biglietti era<br />

rimasto esageratamente basso (meno di un dollaro), ora era<br />

necessario aumentare i prezzi, con diminuzione di affluenza. Le sale<br />

erano in situazioni pietore, prive di manutenzione da anni, i fondi<br />

scarseggiavano. L'home video e la pirateria contribuirono al calo degli<br />

spettatori. La conseguenza peggiore della libertà fu la concorrenza<br />

diretta di Hollywood: i film americani inondarono il mercato,<br />

seppellendo letteralmente le produzioni nazionali. I governi dell'europa<br />

orientale cercarono di seguire l'esempio dell'europa occidentale,<br />

offrendo prestiti, sussi e remi, ma i fondi rimasero miseri. Il cinema<br />

d'arte non poteva più aspettarsi di ricevere molto aiuto dai paesi<br />

occidentali, che a loro volta lottavano con l'inflazione. Ai registi non<br />

rimase altra possibilità che quella offerta dal cinema globale, ma pochi<br />

registi hanno tratto di fatto vantaggio dalle co-produzioni.<br />

!<br />

URSS: il disgelo finale<br />

!<br />

Fino agli anni 80 il regime comunista ha provocato una sorta di<br />

congelamento nella cultura : i registi, i letterati venivano considerati<br />

dissidenti e esiliati o incarcerati. Nonostante il conservatorismo,<br />

diversi registi diedero vita a opere originali e consapevolmente<br />

artistiche che riflettevano sia il cinema d'arte europeo che la tradizione<br />

russa. Koncalovskij racconta in Siberiade una storia epica<br />

personalizzata, suo fratello Michalkow conduce esperimenti di


autoriflessività alla maniera di Fellini e altri registi europei. I fratelli<br />

Sepitko danno importanza alla coscienza individuale e ala scelta<br />

morale con unno stile preso da Dostoevskij e dalla letteratura antistalinista<br />

contemporanea. L'esponente più importante del cinema<br />

d'arte opposto ai generi di massa e ai film di propaganda rimase<br />

Tarkovskij. Considerato un reazionario, egli riteneva che la famiglia, la<br />

poesia e la religione fossero le fore centrali della vita sociale;<br />

schieratosi contro il cinema politico, sosteneva un cinema di<br />

impressioni dirette, evocative, che lo avvicinava ai registi tedeschi. Al<br />

momento della morte, nel 86, era divenuto un emblema del cinema<br />

consapevolmente artistico. Gorbaciov, con la perestroika diede il via<br />

al disgelo. I registi acquisirono una libertà di agire senza precedenti, i<br />

film satirici poterono parodiare le tradizioni del Partito e le mode<br />

contemporanee. Nell'86 un regista, Klimov, fu eletto capo del<br />

sindacato. Mentre aumentava l'interesse della critiva nei confronti del<br />

nuovo cinema sovietico, i tentativi di gorbaciov di trasformare<br />

radicalmente il comunismo si dimostrarono inefficaci. La sua politica<br />

promuoveva la libera iniziativa e l'economia di mercato: nel 89 il<br />

governo cominciò a esigere la redditività dagli studi cinematografici e<br />

incoraggiò i registi a formare società private e cooperative<br />

indipendenti. I produttori poterono accedere alla distribuzione, in<br />

precedenza dominata dalla Goskino. L'economia libera era in realtà<br />

un mercato anarchico: nessuna legislazione regolava l'attività<br />

cinematografica, la pirateria era in continuo aumento, compagnie<br />

clandestine sfornavano film pornografici, spesso per riciclare denaro<br />

sporco. Pochissimi film riuscivano a raggiungere le sale, il numero<br />

degli spettatori scese e molti nuovi imprenditori fallirono. Hollywood<br />

entrò nel mercato, catturando oltre il 70% degli spettatori. Nonostante<br />

tutto ciò gli ultimi anni del cinema sovietico sono ricchi di opere<br />

importanti: i registi collaborano con gli scrittori e i compositori, in nome<br />

di una cultura innovativa ed eclettica. Lo sventato colpo di stato contro<br />

Gorbaciov provocò lo scioglimento del Partito comunista, salì al<br />

potere Eltsin e la russia si trasformò in CSI (comunità di stati<br />

indipendenti). La Csi aveva una economia in sfacelo, problemi come<br />

criminalità e droga. L'Europa non era disposta ad aiutare le nazioni<br />

della CSI, che furono costrette ad aprire lo porte allo sfruttamento<br />

occidentale: le principali società statunitensi aprirono i loro uffici per la<br />

distribuzione dei film e costruirono cinema multiplex, le società inglesi,<br />

fracnesi, italiane lanciarono opere internazionali con attori occidentali<br />

ma ambientate negli stati della CSI. Il Mosfilm, il Lenfilm e altri teatri di<br />

posa divennero strutture a disposizione delle produzioni di successo.<br />

!<br />

Il nuovo cinema internazionale<br />

!<br />

Australia<br />

la produzione cinematografica australiana crollò negli anni 50 e<br />

all'inizio degli anni 60. Quando, agli inizi degli anni 70 il partito liberale<br />

salì al potere, l'Australia cercò di crearsi una identita nazionale. Le arti<br />

poterono usufruire nuovamente del sostegno statale. Nel 70 il governo<br />

formò l'australian Film Development Corporation che finanziò progetti<br />

come “le avventure di Barry McKenzie”, “le macchine che distrussero<br />

parigi” e altri film di registi che avrebbero presto dato vita ad una new<br />

wave. Nel 56 anche in Australia era arrivata la tv, distogliendo il<br />

pubblico dal cinema, ma anche incoraggiando una nuova generazione<br />

di giovani registi che sognavano di fare film destinate alla proiezione<br />

nelle sale. La critica cinematografica prediligeva la Nouvelle Vague<br />

fracnese e autori come Bergman e Bunuel. Registi australiani di livello<br />

internazionale sono Weir, Beresford, Fairman (con Mr crocodile<br />

dundee), Miller (con Mad Max).<br />

!<br />

Nuova Zelanda<br />

Il percorso della Nuova Zelanda fu simila a quello australiano. Solo<br />

negli anni 80 si ebbe un minimo di produzione annua. Data la<br />

popolazione di soli 3 milioni di abitanti, dificilmente si potevano<br />

recuperare i costi di produzione, per cui ci si dovette rivolgere anche<br />

al mercato internazionale. Famoso regista Ward, con un film<br />

fantastico (navigator). Altro nome importane è quello della regista<br />

Campion, che realizza un film sulle opere autobiografiche della<br />

poetessa Janet Frame. Il suo terzo film , Lezioni di Piano,(in co<br />

produzione con australia e francia) ha vinto la Palma d'oro al festival<br />

di Cannes.<br />

!<br />

!


Giappone<br />

L' industria cinematografica giapponese, a concentrazione verticale,<br />

era molto più solida di quella australiana o neozelandese, eppure,<br />

mentre il Giappone stava diventando una delle più potenti forze<br />

economiche del mondo, le sue compagnie cinematografiche<br />

entravano in un periodo difficile. Come in tutte le nazioni i problemi<br />

nascono con la minore affluenza di pubblico in sala. La Toei, la Toh e<br />

la Shochiku dominavano il mercato domestico, ma investivano poco<br />

denaro nel cinema. Durante gli anni 70 la produzione e la<br />

distribuzione indipendente guadagnarono terreno. Il gruppo<br />

indipendente più orientato verso il cinema di qualità era l'Art Theater<br />

Guild, che finanziava registi come Oshima, Yoshida, Shindo e altri<br />

della New Wave. Tra i progetti realizzati, le serie interminabili come i<br />

film di mostri della Toho, i drammi sentimentali della Shochiki finirono<br />

per divenire le produzioni più sicure. I generi di maggior successo<br />

erano i film sulle arti marziali, i racconti yakuza, i film di fantascienza<br />

sul genere di Guerre stellari, i film catastrofici e la pornografia soft.<br />

Gran parte degli autori più importanti furono in grado di alvorare con<br />

finanziamenti degli studios e dei produttori indipendenti. Ichikawa<br />

ottenne grande successo con “la famiglia Inugami”, film in stile “il<br />

padrimo”. I registi più famosi, come Kurosawa, Oshima, iniziarono a<br />

lavorare per film finanziati da Paesi diversi. Mentre essi lavoravano<br />

per trovare finanziamenti per ambiziosi progetti internazioali, nasceva<br />

in giappone una nuova generazione di registi disposta a lavorare<br />

velocemente e con pochi soldi. Spesso si concentravano sulla cultura<br />

giovanile, sul sesso e sulla volenza. Tra questi ricordiamo Yazaki,<br />

Morita, Tsukamoto. Da non trascurare il cinema che si ispira ai<br />

manga, che diventano oggetti di culto in tutte le nazioni. Artista<br />

dell'animazione Miyazaki, noto in tutto il mondo per numerosissimi<br />

capolavori. Il successo del nuovo cinema giapponese fu consolidato<br />

dalla situazione dell'industria: come negli Stati Uniti, la diminuzione<br />

del numero di spettatori si arrestò. Il Giappone divenne ben presto il<br />

più grande mercato straniero per Hollywood. L'industria<br />

cinematografica riponeva qualche speranza nei nuovi registi e nella<br />

politica fiscale che incoraggiava gli investimenti del settore, inoltre il<br />

controllo delle sale garantiva loro una parte delle entrate di hollywood.<br />

L'industria giapponese divenne negli anni 80 una delle più potenti al<br />

mondo, detenendo il primato nel campo delle auto, moto, elettronica e<br />

macchine fotografiche. Paradossalmente iniziarono ad investire nella<br />

cinematografia internazionale: la JVC investì nei film di Luc Besson,<br />

per esempio. Le compagnie giapponesi insidiavano Hollywood ormai,<br />

la Sony acquistò la Columbia Pictures, la Matsishita compro la Music<br />

Corporation of America, affiliata della Universal Pictures.<br />

Associandosi con la time Warner e con Murdoch, la Sony diviene<br />

infine il più potente gruppo globale nell'industria dell'entertainment.<br />

!<br />

IL NUOVO CINEMA TEDESCO<br />

L'impressionismo francese o il neorealismo italiano possono essere<br />

descritti come gruppi di cineasti che condividevano una poeticasulla<br />

forma, lo stile e i soggetti cinematrografici. Dopo l'inizio degli anni 60,<br />

la maggior parte del nuovo cinema non diede vita a movimenti stilistici<br />

ben definiti: in quest'epoca il nuovo cinema spesso era rappresentato<br />

da giovani artisti a cui capitava di realizzare film che ottenevano un<br />

successo internazionale. Un esempio è offerto dal cinema tedesco,<br />

che raggruppa diverse tendenze: l'ala politica, Herzog e Wenders e<br />

opere di registe donne o omosessuali. Verso la fine degli anni Ottanta<br />

il nuovo cinema tedesco era diventato un termine generale che<br />

comprendeva tutta la produzione indipendnente della Germania<br />

occidentale, a partire dagli anni 60 fino agli anno 90. Negli anni 70 la<br />

cultura cinematografica internazionale considerava i giovani registi<br />

rappresentanti di un nuovo cinema tedesco, che non era ancora stato<br />

riconosciuto in patri. Dopo che registi come Herzog e wenders furono<br />

apprezzati fuori dalla Germania, la loro fama si accrebbe anche nel<br />

loro paese. Al supporto statale alla produzione si aggiunsero anche<br />

iniziative di enti culturali, che aiutarono la promozione delle loro opere<br />

anche in altri paesi, facendo circolare i film e sovvenzionando le<br />

tournèe dei registi con le loro opere.<br />

!<br />

IRAN e IRAQ<br />

I registi dei paesi arabi in genere vivono in condizioni simili: regimi<br />

dittatoriali che censurano e limitano la libertà di parola e di ideologia. Il<br />

cinema iracheno non conosceva esportazione, a casua del suo


dialetto incomprensibile agli altri paesi arabi, tuttavia si ricorda un film<br />

ad alto costo, prodotto nel 1981 sotto di governo di Saddam: “Al<br />

qadissa”, film storico che ricorda una vittoria delle forze irachene sui<br />

persiani nel 7 secolo. Il cnma iraniano, molto più siginificativo di quello<br />

iracheno conobbe sorti ancora più incerte. Sotto lo scià, Teheran<br />

organizzò un'importante festival del cinema e aveva una industria<br />

cinematografica che distribuiva fino a 70 film all'anno. Dopo la<br />

rivoluzione di Khomeini nel 79 molti registi andarono in sesilio. La<br />

censura si occupava di tempi politici, setto e influenze occidentali. I<br />

film stranieri erano drasticamente tagliati e i dialoghi doppiati. Il<br />

governo Khomeini creò una industria cinematografica che rifletteva la<br />

sua interpretazione della cultura iraniana e della tradizione<br />

musulmana sciita. Il regime comunque incoraggio una nuova<br />

generazione di registi e persino le donne regista poterono lavorare. Ci<br />

fu una poccola riconoscibilità nazionale, con film di Kiarostami (dov'è<br />

la casa del mio amico e Close-up). Quest'ultimo si occupa di un<br />

bizzarro fatto di cronaca: un appassionato di cinema si finge regista e<br />

truffa persone promettendo di farle lavorare in un film.Kiarostami<br />

alterna immagine documentarie del processo con sequenza girate in<br />

studio in cui i veri protagonisti rimettono in scena gli eventi. I leader<br />

iraniani susseguiti a Khomeini hanno adottato una politca meno rigida,<br />

aprendo le porte alla CEE. Alcuni fillm sono distribuiti in occidente e<br />

hanno vinto premi ai maggiori festival.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!