Bordwell - Appunti Unict
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I. L'INVENZIONE E PRIMI ANNI DEL CINEMA (1880-1904)<br />
Il cinema fa la sua apparizione nella metà degli anni 90 dell’ 800, in un<br />
momento di piena espansione per gli Stati Uniti, ma il primato del<br />
mercato cinematografico fu inizialmente in mano alla società francesi.<br />
A seguito della prima guerra mondiale, la Francia e i paesi europei<br />
subirono una drastica diminuzione della produzione cinematografica, il<br />
vuoto fu colmato da Hollywood, che allargò il sistema di distribuzione<br />
anche all’estero. Alla fine della guerra gli americani dominavano il<br />
mercato.<br />
19 SECOLO<br />
Possiamo senza dubbio affermare che la fotografia, il processo<br />
fotografico in genere sono coloro che hanno creato i presupposti per<br />
la nascita della cinematografia. Proliferazione di forme visive; diorami<br />
per le classi medie, circhi e parchi divertimento a buon mercato. Il<br />
cinema è per le masse uno spettacolo visivo economico, i film<br />
diventano la forma d'arte visiva popolare della tarda età vittoriana.<br />
Dopo la rivoluzione industriale fu inventato il cinema, dapprima<br />
meccanismo tecnologico, poi forma di intrattenimento, infine mezzo<br />
artistico.<br />
Cinque presupposti:<br />
1.l'occhio umano percepisce il movimento se immagini diverse<br />
scorrono alla velocità minima di 16 immagini al secondo; Plateau e<br />
Stampfer inventano il fenachistoscopio, Horner lo zootropio, entrambi<br />
strumenti ottici che davano l'illusione di movimento.<br />
2. Capacità di proiettare una serie rapida di immagini su una<br />
superficie; si cominciò con le lanterne magiche.<br />
3. usare la fotografia per riprendere le immagini successivamente una<br />
all'altra con tempi di esposizione brevi. Niepce scattò la prima foto con<br />
tempo di esposizione di 8 h, Daguerre perfezionò la tecnica, Talbot<br />
introdusse i negativi su carta.<br />
4. impressionare una base flessibile. Eastman nel 1888 ideò Kodak,1<br />
apparecchio che impressionava rulli di carta sensibile, l'anno dopo il<br />
rullo di celluloide trasparente.<br />
5. un meccanismo a intermittenza adatto alle macchine da presa.<br />
Precursori del cinema: Muybridge fotografò i cavalli durante una<br />
corsa posizionando in fila 12 macchine fotografiche e proiettò il tutto<br />
con una lanterna magica; Marey studio il volo degli uccelli e con un<br />
fucile fotografico, poi inventò una macchina fotografica che<br />
impressionava una serie di foto su una pellicola di carta alla velocità di<br />
120 fotogrammi al secondo: Reynand costruì il prassinoscopio, le sue<br />
furono le prime esibizioni pubbliche di immagini in movimento, poi<br />
utilizzò una macchina fotografica per realizzare i suoi film; Le Prince<br />
arrivo quasi ad inventare il cinema con 6 anni di anticipo, realizzando<br />
brevi film a 16 fotogrammi al secondo con il rullo Kodak, ma fu<br />
incapace di inventare un proiettore utilizzabile.<br />
Invenzioni: Edison nel 1888 inizia a costruire macchine per<br />
riprendere e mostrare il movimento; il suo assistente Dickson tagliò la<br />
pellicola di Eastman in nastri da 35 mm e fece quattro perforazioni sui<br />
lati del fotogramma cosicché ruote dentate trascinasse la pellicola<br />
attraverso il kinetoscopio; con Edison costruì un teatro di posa e<br />
iniziarono a produrre nel 1893 film da 20 s, i numeri eseguiti da<br />
personaggi famosi. I fratelli Skladanowsky inventarono il bioskop che<br />
era però ingombrante; i fratelli Lumière inventarono subito dopo il<br />
cinematografo con pellicola da 35 mm e un meccanismo a<br />
intermittenza, inoltre in grado di stampare. Il loro primo film, a 16<br />
fotogrammi al secondo fu "l'uscita dalle fabbriche Lumière" nel 1895.<br />
Paul costruì in Inghilterra nuovi kinetoscopi poiché Edison brevettò il<br />
modello solo negli Usa e vendeva le pellicole solo a chi affittava i suoi<br />
apparecchi; insieme ad Acres, Paul realizzò un nuovo modello e<br />
girarono 13 film, tra cui il famoso "Rough sea at Dover"; Paul vendeva<br />
le sue macchine e rese più veloce la diffusione dell'industria<br />
cinematografica. Lathan e figli nel 1894 lavorarono proiettò e<br />
chiacchierò poco o la pensione per via dell'immagine poco luminosa.<br />
Jenkins e Armat produssero il proiettore phantoscope, Armat lo
migliorò e dei Edison lo produsse insieme alle pellicole. Nel 1904<br />
Caster sviluppò il mutoscope che utilizzava una pellicola da 70 mm;<br />
insieme a Dickson fondò la American Mutoscope Company che<br />
diventò la società cinematografica più famosa degli Usa che diffuse il<br />
peepshow proprio con il mutescope.<br />
Generi: le proiezioni inizialmente riguardavano temi di cronaca,<br />
vedute, panorami, resoconti di viaggio, eventi a volte creati studio, poi<br />
film di finzione. I film delle origini erano composti da un'inquadratura e<br />
l'azione si svolgeva in un'unica ripresa.<br />
Industria cinematografica francese: oltre all'archivio di vedute i<br />
Lumière produssero brevi scene comiche; l'invenzione del movimento<br />
di macchina si attribuisce a Promio che lo sperimentò su una gondola.<br />
Durante una proiezione di Lumière il Bazar de la Charitè si incendiò,<br />
fu una tragedia, 125 morti, che allontanò gli abbienti dal cinema.<br />
Méliès, illusionista è proprietario di un teatro, è ricordato soprattutto<br />
per i suoi film fantastici pieni di trucchi; utilizzava il fermomacchina e a<br />
volte tagliava le pellicole dopo la ripresa; da ricordare "sparizione di<br />
una signora al Robert-Houdinì", "L'affaire Dreyfus", "cenerentola"<br />
(utilizzò diverse inquadrature), "viaggio nella luna". famosissima e con<br />
attività estera fu la Pathé-Frères; infine la società Gaumont lanciò la<br />
prima donna regista, Alice Guy-Blachè.<br />
Gran Bretagna: inizialmente i film si basavano sull'attualità, come<br />
cinegiornale. Hepworth produsse fin dal 1905 al 1914. La scuola di<br />
Brighton racchiudeva i maggiori produttori, come Smith e Williamson,<br />
ex fotografi. Importante di quest'ultimo "The big swallow", mentre di<br />
Smith " Mary Jane's Mishap".<br />
USA: i film americani erano venduti anche all'estero, ma le case di<br />
produzione e si concentravano sul mercato nazionale. Generi più<br />
diffusi e rari filmati di guerra, le passioni e film sulla boxe. La<br />
American Mutoscope divenne AM&Biograph, la casa più famosa<br />
d'America a cui Edison fece causa perdendo; dal 1903 la AM&B<br />
produsse oltre alle 70 mm anche le 35 mm e assunse Griffith, tra i più<br />
importanti registi di cinema muto. Dirà poi l'American Vitagraph che in<br />
accordo con Edison girava film solo per la Edison company, questi era<br />
aiutato da Porter a girare più film possibili e a lui sono attribuiti senza<br />
attribuiti attribuite tutte le innovazioni antecedenti al Milano 108,<br />
inclusa la realizzazione del primo film narrativo "Life of an American<br />
Fireman" nel 1009 centotré. Il suo film più importante fu "The great<br />
train rubbery", in 11 inquadrature, di interesse sociale invece "Th<br />
Kleptomaniac". nel 1909 lasciò Edison. Grazie a Proter i film di<br />
finzione si diffusero in quanto più facili da realizzare<br />
2. L'ESPANSIONE INTERNAZIONALE DEL CINEMA (1905-1912)<br />
1905: si diffondono sale permanenti per la proiezione di film o che<br />
diventano più lunghi.<br />
Francia: dominava il mercato internazionale. La Pathè Frères aveva<br />
concentrazione verticale, ovvero aveva controllo produzione,<br />
distribuzione e d'esercizio di film, i quali spaziavano per tutti i generi.<br />
Nel 1903-1904 colorava meccanicamente i film attraverso stencil. i<br />
film più famosi della Pathè erano le sedi di alcuni comici (Boireau,<br />
Rigadin, Linder, di cui Chaplin si sentiva a allievo). La Pathè sfruttò<br />
anche la concentrazione orizzontale, ovvero l'espansione di una<br />
compagnia in un settore specifico. Oltre alla Pathè vi erano la<br />
Gaumont e la Film d'Art. la prima lanciò Feuillade, importante artista<br />
del cinema muto; la seconda si rivolgeva a classi e militari.<br />
Italia: le principali case di produzione furono la Cines di Roma, la<br />
Ambrosio e la Itala di Torino che chiamavano artisti francesi. In Italia il<br />
cinema divenne presto una forma d'arte. Diffuso era l'adattamento del<br />
romanzo storico, il primo fu "gli ultimi giorni di Pompei". I produttori<br />
Italiani furono i primi a realizzare film più lunghi di 15 min, ad esempio<br />
"la caduta di Troia" di Pastrone. Dal 1909 la Itala produsse scene<br />
comiche con Andrè Deed.
Nickelodeon: dal 1905 le sale per la proiezione erano in espansione<br />
erano di solito piccoli magazzini da 200 posti e l'entrata costava un<br />
nickel, aveva non solo proiettore ma anche un cantante che<br />
intratteneva gli spettatori durante il cambio rullo. I produttori<br />
noleggiano ogni film anziché venderli e nei Nickelodeon la<br />
programmazione era varia. Durante le proiezioni degli attori<br />
dialogavano ed emettevano suoni e rumori in sincronia con l'azione.<br />
Donne e bambini erano il pubblico principale. Molti dei film<br />
provenivano dal vacchio continente, da Francia, UK, Italia e<br />
Danimarca. I fratelli Warner iniziarono come gestori di nickelodeon e<br />
come altri si arricchirono con questa attività (Universal, MGM, FOX).<br />
Censura: molti gruppi religiosi e ritenevano il cinema fuorviante. Nel<br />
1909 a New York nacque il BGoard of Censorship che esamina dei<br />
film prima della diffusione. La MPPC aderì, il BOC divenne National<br />
Board of Review, ma non fu mai approvata negli USA ha alcuna legge<br />
sulla censura.<br />
Lungometraggio: La tendenza a programmazioni più lunga aumentò<br />
la lunghezza delle pellicole. Il termine feature, che prima segnalava un<br />
film insolito in evidenza sul cartellone pubblicitario ora è associato<br />
invece ai film più lunghi, generalmente di carattere etico, religioso o<br />
sportivo proiettati nelle sale e non nei nickelodeon. Dagli anni 1910 il<br />
lungometraggio divenne la misura standard.<br />
Starsystem: mentre inizialmente il pubblico che assisteva ad un film<br />
sapeva a quale società appartenesse, ma ne ignorava registi e attori,<br />
col tempo la curiosità e le preferenze portarono fama anche a questi<br />
che ottennero contratti più lunghi e paghe migliori, in quanto erano<br />
richiesti dal pubblico (inizia ora il fenomeno dei fan, che scrivevano<br />
alla casa produttrice per conoscere i nomi e richiedere foto). Le case<br />
iniziarono così a sfruttare i loro nomi e volti per pubblicizzare i film e<br />
nel 1911 uscì la prima rivista per i fan:The motion Picture story<br />
magazine e furono pubblicate le prime cartoline che ritraevano gli<br />
attori.<br />
Hollywood: molte società mandavano l'intera produzione in posti dal<br />
clima più accogliente. L'area intorno a Los Angeles a breve divenne il<br />
primo centro di produzione cinematografica degli Usa, grazie al suo<br />
clima assolato e asciutto che permetteva ottime riprese in gran parte<br />
dell’anno. Inoltre erano disponibili svariati paesaggi: oceano, deserto,<br />
montagne, foresta e campagna (i western erano popolarissimi)<br />
Regole: nel 1917 i registi elaborarono il cinema Hollywoodiano<br />
classico, ovvero un sistema di regole formali ricorrenti nella<br />
produzione dei film. Innanzitutto i registi dovevano rendere<br />
comprensibile al pubblico i rapporti causa-effetto e spazio-tempo dei<br />
film. Il montaggio da un lato aiutava il regista a rendere più chiara la<br />
trama, ma dall'altro portava confusione nello spettatore.<br />
Didascalia: nel 1903 Porter utilizzò una didascalia, in "Uncle Tom's<br />
cabin", all'inizio di ogni capitolo per introdurre la situazione. Le<br />
didascalia si diffusero sempre più ed erano di due tipi: descrittive,<br />
ovvero in terza persona, presentavano o riassumevano l'azione. I<br />
dialoghi invece riassumevano il pensiero del personaggio e furono<br />
utilizzati a partire dal 1914, venivano inseriti subito dopo che il<br />
personaggio avesse iniziato a parlare.<br />
Continuità narrativa: per avere chiarezza narrativa i registi del 1917<br />
svilupparono diverse tecniche. Il montaggio alternato rompe la<br />
continuità della storia, l'azione si sposta avanti e indietro (come in<br />
"una corsa verso la fortuna"), molto diffuso in Francia; Griffith utilizzò<br />
spesso questo tipo di montaggio. Nel suo film Lonely Villa utilizza 50<br />
inquadrature alternate! Il montaggio analitico suddividono spazio<br />
unico in inquadrature diverse, ad esempio inserendo inquadrature<br />
ravvicinate di ciò che accadeva. Queste erano chiamate inserti. Il<br />
montaggio contiguo prevede che personaggi escano dallo spazio<br />
inquadrato per rientrare nell'inquadratura successiva; dopo gli iniziali<br />
errori prospettici, i registi imparano a sfruttare questo tipo di<br />
montaggio, anche come punto di vista del personaggio, inquadrando<br />
ciò che egli vedeva (l'accordo sullo sguardo). Quando personaggio<br />
guarda fuori campo e nell'inquadratura successiva l'altro personaggio
lo guarda in direzione opposta si parla di campo-controcampo, molto<br />
usato nei dialoghi e lotte.<br />
Inquadrature: La posizione della macchina da presa era un elemnto<br />
cruciale. Per indagare sulla psicologia del personaggio bisognava<br />
guardarne la mimica facciae. Dal 1908 si inizio a piazzare la macchina<br />
da presa a 2,7 metri dal soggetto, questo favori la creazione e<br />
diffusione dell ‘inizialmente criticato “piano americano”, che tagliava<br />
la figura degli attori all'altezza dei fianchi. Griffith, pioniere del mondo<br />
del cinema, utilizzò assiduamente questo tipo di inquadratura. Dal<br />
1911 i registi non inquadravano più l'azione a livello del petto, ma<br />
sfruttavano le angolazioni da sopra e sotto quel livello, presentando le<br />
scene da punti di vista più efficaci; inoltre le macchine da presa ora<br />
venivano montate su cavalletti girevoli, che consentivano la creazione<br />
di panoramiche orizzontali o verticali. Queste servivano durante i<br />
movimenti dei personaggi, migliorando la comprensibilità delle scene.<br />
Colore: le pellicole venivano colorate per esaltarne realismo.<br />
Esistevano due tecniche per la colorazione: imbibizione (si immergeva<br />
la pellicola sviluppata in una soluzione che colorava le parti chiare) e<br />
viraggio (stesso procedimento, ma si saturavano le parti scure).<br />
Scenografia e illuminazione: dai fondali dipinti si passò a set<br />
cinematografici tridimensionali, dai teatri e le pose all'aria aperta a set<br />
chiusi con pareti in vetro per la luce. A volte venivano usate lampade<br />
per esaltare punti luce.<br />
Animazione: Alle origini Reynaud proiettava i suoi disegni nel<br />
prassinoscopio. Dal 1906 l’industria cinematrografica inizia sfruttare<br />
l'animazione quando Blackton realizzò "trasformazioni umoristiche di<br />
facce buffe", disegni di volti che si trasformavano in ogni fotogramma.<br />
La Pathè sfruttò il procedimento a fotogramma singolo (frame-byframe)<br />
con Segundo in "il teatro del piccolo Bob", muovendo gli<br />
oggetti in ogni esposizione per animarli. Vi erano due tipi di<br />
animazioni: far muovere degli oggetti (Blackton: "The haunted hotel")<br />
o produrre dei disegni (Cohl: "fantasmagorie"); negli Usa McCay<br />
disegnò " Il piccolo Nemo" e altri film d'animazione. Il più celebre<br />
animatore di pupazzi fu Starevicz che fece recitare gli insetti<br />
manovrandoli.<br />
3. CINEMATOGRAFIE NAZIONALI, CLASSICISMO<br />
HOLLYWOODIANO E PRIMA GUERRA MONDIALE (1913-1919)<br />
Il periodo iniziale della prima guerra mondiale rappresenta un punto di<br />
svolta nella storia del cinema. La guerrà permise agli USA di colmare<br />
il vuoto ”cinematografico” lasciato dalle industrie europee, colpevoli<br />
solo di appartenere a nazioni impegnate attivamente nel conflitto. Il<br />
dominio di Hollywood si instaura in questo periodo e nessuno, fino ad<br />
oggi, è riuscito a riprenderne il comando.<br />
USA: inizialmente le società americane non puntavano al mercato<br />
estero ma ben presto iniziò la colonizzazione del vecchio continente,<br />
dapprima con succursali a Londra e Parigi della Vitagraph, dal 1909<br />
cominciarono anche le altre. Durante il primo conflitto mondiale alla<br />
produzione europea si fermò a vantaggio di quella statunitense. Le<br />
industrie francesi Pathè passarono dalla cinematografia alla<br />
produzione di munizioni, le loro sale vennero usate come caserme.<br />
Sull'onda positiva gli Usa investirono i profitti raggiungendo una<br />
qualità di produzione (set, costumi, illuminazione, salari) tutt'oggi<br />
superiore a quella del resto del mondo.<br />
Negli anni antecedenti alla guerra il cinema era un’industria<br />
internazionale. Novità tecniche e stilistiche circolavano rapidamente e<br />
venivano utilizzate liberamente. Il conflitto modificò questi equilibri,<br />
provocando una chiusura delle nazioni, e la mancata circolazione di<br />
idee, tecniche e stili portò alla nascita di cinematografie nazionali.<br />
Italia: con film come "Quo Vadis?" l'epica si conferma il genere per<br />
eccellenza del cinema Italiano. Nel 1914 esce "Cabiria" che si<br />
distingue per le riprese realizzate con il carrello, alternate a scene<br />
statiche. Contemporaneamente si diffondevano storia di passioni e<br />
intrighi, erotismo e morte, lanciate da "ma l'amor mio non muore" di
Caserini. Nasce la figura della diva: le attrici diventano popolarissime.<br />
L’equivalente maschile della diva era il forzuto. Maciste in particolare,<br />
impressionò talmente il pubblico che fu protagonista di svariati film<br />
sino agli anni 20. Questi generi cominciarono a decadere dopo il<br />
1923, anno in cui il cinema Italiano entrò in crisi. Nel 1919 nasce<br />
l'unione cinematografica Italiana, tentativo di rilancio (andato male) nei<br />
confronti del colosso Hollywoodiano.<br />
Serial: furono l'attrazione principale nelle sale negli anni 10, spesso<br />
venivano proiettati insieme ai film, avevano lunghezze variabili. Le<br />
storie riguardavano tesori nascosti, crimini, salvataggi, ambientazioni<br />
esotiche. Venivano chiamati Cliffhangers poiché tenevano lo<br />
spettatore in sospeso fino all'episodio successivo. Si svilupparono<br />
contemporaneamente in Francia e Usa. Il primo fu "Le avventure di<br />
Kathlyn" nel 1914 seguito dal francese "The perils of Pauline". Le<br />
attrici delle due serie, Williams e White, diventarono star e lanciarono<br />
la figura dell'eroina detta Pluck, audace. Altro noto serial francese era<br />
"Fantomas " di Feuillade, preso come modello del surrealismo. Anche<br />
in Germania vennero girati dei serial, ad esempio "Homunculus" di<br />
Rippert o il più costoso progetto del dopoguerra "La padrona del<br />
mondo" di May è interpretato dalla moglie.<br />
Studio system: Nel 1912 Laemmle fu protagonista nella creazione<br />
della Universal film Manufacturing Company che avrebbe distribuito i<br />
film indipendenti della IMP e altre produzioni, l'anno dopo, al comando<br />
della società, costruisce la Universal city a nord di Hollywood. Sempre<br />
nel 1912 Zukor fondò la Famous Players in Famous Play e si dedicò<br />
all'adattare opere letterarie. Nel 1914 Hoolkinson riunì nella<br />
Paramount undice società di distribuzione, tra cui anche la Famous<br />
Players. Un'altra casa di produzione sorta in quegli anni fu la Lasky<br />
Feature Play company anch'essa distribuita dalla Paramount. Nel<br />
1916 Zukor era capo della Paramount è fuse la FP con la LFP nella<br />
Famous Player Lasky. La Paramount divenne un colosso, scritturando<br />
alcune delle star (Gloria Swanson) e dei registi più famosi dell’epoca<br />
(tra cui Griffith). Contemporaneamente i fratelli Warner, ex gestori di<br />
sale, fondarono la casa di produzione e distribuzione Warner Bros<br />
mentre William Fox darà vita alla Fox film co. Per evitare il monopolio<br />
della Paramount venne fondato il First National Exhibitors Circuit, che<br />
divenne in breve tempo il maggiore approvvigionatore delle sale<br />
americane. Per tutta risposta la Paramount compro direttamente delle<br />
sale, creando la prima forma di catena di sale cinematografiche. In<br />
questo periodo nasce la divisione dei ruoli, il regista si distingue dal<br />
produttore, si utilizzano scrittori per sceneggiature, dialoghi e<br />
didascalie. Gli studi divengono sempre più specializzati, con luci<br />
artificiali controllabili a piacimento, terreni per l’allestimento dei set,<br />
una struttura che nessun altra nazione poteva eguagliare.<br />
Hollywood: Finita la guerra, il cinema americano comincia ad<br />
affascinare tutto il mondo. La cura nelle inquadrature, l’utilizzo del<br />
montaggio e di illuminazione particolare fanno risaltare<br />
immediatamente la superiorità rispetto al cinema europeo<br />
contemporaneo. I film sono caratterizzati da trama ad intreccio, una<br />
catena di cause-effetti che interagiscono con la psicologia del<br />
personaggio oppsto alle forze sociali o naturali. Il protagonista ha<br />
sempre un obiettivo da raggiungere, scontrandosi con altri<br />
personaggi, superando ostacoli fino al raggiungimento del lieto fine.<br />
Film e registi: La produzione crescente si concentra sui<br />
lungometraggi, di durata media di 75 minuti. Gli studios di contendono<br />
gli attori più famosi, tra cui mary Pickford e Charlie Chaplin. Con<br />
l'aumento della popolarità del cinema si aggiunse una nuova<br />
generazione di registi. Ince, regista e produttore indipendente, è<br />
ricordato per aver migliorato l'organizzazione negli studios e per avere<br />
numerato le scene. Il suo "Civilization", film pacifista, è fra i più famosi<br />
lungometraggi da lui diretti. Dopo aver diretto più di 400<br />
cortometraggi, Griffith nel 1913 lasciò la Biograph company che lo<br />
limitava nella durata dei film; fondò la Mutual e girò diversi<br />
lungometraggi e in più il noto "nascita di una nazione" sulla guerra<br />
civile americana, seguito da "Intolerance", in 14 rulli, lungo 3 ore e<br />
mezzo, in cui univa quattro storie ambientate in quattro epoche<br />
sfruttando la narrazione a incastro e tecniche innovative, come legare<br />
una macchina da presa ad un montacarichi per creare un movimento
in picchiata sulla scena. Altri film di Griffith furono "Cuori del mondo",<br />
che alternava riprese in studio con scene dal vero, "A romance of<br />
Happy Valley", "Susie cuore sincero" e "Giglio infranto". Griffith fu il<br />
regista più famoso della sua epoca e il suo nome fu presto collegato<br />
con le più importanti innovazioni tecniche. Nonostante l'invadenza dei<br />
produttori Griffith mantenne il controllo sui suoi film. Il francese<br />
Torneur, emigrato dalla sua patria, nel 1914 realizzò il suo primo film<br />
americano "l'anello dei desideri" rivelando la sensibilità pittorica che lo<br />
rese famoso. il film narra di una ragazza convinta dei poteri magici di<br />
un anello donatole da una zingara. Tourneur ricorse scenografie<br />
teatrali moderniste in film come "l'uccello azzurro" e "Prunella" e si<br />
cimentò in adattamenti dalla letteratura in "Victory" e "l'ultimo dei<br />
mohicani", quest'ultimo considerato il suo film migliore. Negli anni 20<br />
fece ritorno in Europa non riuscendo a mantenere il controllo sulle sue<br />
produzioni. DeMille sviluppò la sua carriera all'interno degli studios ed<br />
è oggi ricordato soprattutto per i suoi film epici, ma diresse molti film<br />
innovativi di generi diversi. Con "I prevaricatori" diffonde l'uso selettivo<br />
e direzionato delle luci; ricordiamo anche "I Warren della Virginia" e<br />
"la ragazza del West dorato" . Con "maschio e femmina", interpretato<br />
da Gloria Swanson, si spinse verso la commedia romantica<br />
ambientata nell'alta società. Walsh debuttò con il lungometraggio<br />
"Regeneration", una storia realistica ambientata nei bassifondi. Ford<br />
realizzava western a basso costo nel 1917, dirigendone dozzina in<br />
pochi anni; per la sensibilità verso il paesaggio e il grande respiro<br />
narrativo, ricordiamo in particolare "Straight Shooting" e "Hell Bent".<br />
Sennet fu il regista-produttore più noto nella realizzazione delle<br />
slapstick comedy, mostrate in programmi che includevano film brevi di<br />
genere comico, drammatico o d'attualità; faceva grande uso delle<br />
azioni accelerate. Direttore della Keystone company riunì alcuni<br />
comici famosi tra cui Chaplin,Turpin e Normand. Chaplin diresse negli<br />
anni 10 molti film da lui interpretati. Il suo stile era caratterizzato<br />
dall'uso paradossale degli oggetti, come in "Charlot usuraio", dove<br />
misura il valore di un orologio ascoltando il suo ticchettio con uno<br />
stetoscopio. In film come "il vagabondo" introduce il pathos, ancora<br />
sconosciuto nelle slapstick comedy; il piccolo vagabondo con la<br />
bombetta divenne una delle figure più conosciute del mondo. William<br />
Hart fu una delle star più famosa del genere western; aveva il volto<br />
perfetto per interpretare personaggi segnati dalla vita, criminali che<br />
finivano con il redimersi grazie all'amore; il più noto cowboy del<br />
cinema muto fu Tom Mix, la cui fortuna fu fatta dalla Fox nel 1917. Nel<br />
1919 Pickford, Fairbanks, Chaplin e Griffith diedero vita alla United<br />
Artists, prestigiosa casa di distribuzione che si occupava<br />
esclusivamente dei film indipendenti prodotti dai quattro, con lo scopo<br />
di esercitare un controllo sulle proprie opere.<br />
L'animazione: Negli anni 10 il processo di animazione venne reso più<br />
rapido dall'introduzione di tecniche innovative come la stampa<br />
automatica degli sfondi, l'uso dei trasparenti e lo slash system. I primi<br />
animatori furono Cohl e McCay che lavoravano realizzando tantissimi<br />
disegni. nel 1913 Bray escogitò un nuovo metodo per automatizzare il<br />
processo di animazione: stampava lo stesso sfondo su diversi fogli e<br />
animando forme dipinte su questo sfondo creò "The Artist's Dream".<br />
Nel 1914 fondò un proprio studio di animazione in cui chiamò a<br />
lavorare il giovane Hurd. Nello stesso mese Hurd brevettò un sistema<br />
di animazione in cui le figure venivano disegnate su fogli di celluloide<br />
trasparente, ogni particolare delle parti in movimento veniva disegnata<br />
su fogli separati mentre lo sfondo rimaneva costante ("Bobby<br />
Bumps"). Contemporaneamente Barrè introduce lo slash system:<br />
dopo aver disegnato la figura sul foglio, ne veniva tagliata la parte che<br />
doveva compiere il movimento e veniva ridisegnata poi su un altro<br />
foglio sotto la parte fissa; questo sistema permetteva di adattare<br />
senza difficoltà le scene disegnate da diversi animatori ("Animated<br />
Grounch"). I disegni animati erano realizzati da case di produzioni<br />
indipendenti, le quali vendevano i propri diritti a case distributrici che<br />
le inserivano nei programmi insieme ad altri cortometraggi.<br />
Altri paesi produttori: le piccole case di produzione raramente<br />
conservavano i negativi dei propri film; paesi come il Messico, l'India,<br />
la Colombia e la Nuova Zelanda hanno creato di recente i loro archivi.<br />
I produttori di questi paesi potevano investire piccoli budget e<br />
realizzavano lavori pensati per soddisfare il pubblico locale. La<br />
maggior parte dei film realizzati in questi paesi erano girati in esterni, i
pochi studi esistenti erano di piccole dimensioni, le illuminazioni<br />
artificiali poche, le sceneggiature si rifacevano alla letteratura e alla<br />
storia locale. Un esempio è "il tipo sentimentale" di Longford, il film più<br />
importante della produzione muta australiana; basato su un libro di<br />
poesia dialettale, racconta una storia ambientata nella classe operaia.<br />
Altre opere di successo simile furono "l'ultimo attacco indiano " del<br />
regista argentino Greca e "Willy Reilly e il suo Colleen Bawn”<br />
dell'irlandese Mac Donagh.<br />
IV. LA FRANCIA NEGLI ANNI 20<br />
Dopo la prima guerra mondiale: Le ragioni della crisi della<br />
produzione francese tra il 1918 e 1928 furono: l'importazione dei film<br />
stranieri (in particolare americani), la scarsa penetrazione nel mercato<br />
americano, la mancanza di unità fra le case produttrici (Pathè e<br />
Gaumont) che rinunciavano alla concentrazione verticale (che si<br />
affermava nel sistema Hollywoodiano) rifugiandosi nella distribuzione,<br />
meno costosa e rischiosa della produzione. Inoltre l'aumento del<br />
prezzo dei biglietti (causato dalle inutili tasse governative) danneggiò<br />
tutti i livelli dell'industria cinematografica. Le attrezzature erano<br />
obsolete, la penuria di capitali da investire impediva alle case di<br />
produzione di ammodernare i teatri di posa e di utilizzare luci artificiali<br />
al posto della luce naturale. Sia a causa di queste limitazioni che per il<br />
desiderio di realismo, i registi francesi si servivano per le loro<br />
ambientazioni di castelli, vecchi palazzi ed edifici storici, quindi il<br />
ricorso al paesaggio naturale e ai villaggi rurali era più frequente che<br />
nei film di altri paesi.<br />
Generi del dopoguerra: In Francia il serial continuava ad avere<br />
successo: le grandi compagnie come Pathè e Gaumont capirono che<br />
le produzioni in costume o gli adattamenti letterari con alti budget<br />
potevano essere remunerativi solo se mostrati in differenti episodi, per<br />
richiamare i frequentatori abituali; dopo le pressioni sociali contro la<br />
glorificazione del crimine, Feuillade si dedicò a serial basati su<br />
popolari romanzi strappalacrime. Molte produzioni costose e di<br />
prestigio erano ambientate nel passato, utilizzando come sfondo<br />
monumenti francesi ed erano pensate per l'esportazione, come "il<br />
miracolo dei lupi" di Bernard. Un genere minore fu il film fantastico:<br />
Clair in "Parigi che dorme" del 1924 narrava di un misterioso raggio<br />
che paralizza l'intera città. Utilizzò il fermo fotogramma sugli attori<br />
immobili, per suggerire il senso di una città bloccata; alcuni<br />
personaggi che scampano al raggio saccheggiano la città fino a<br />
quando comprendono la causa del problema e la città ricomincia a<br />
muoversi. Nel film "il viaggio immaginario" del 1926, il protagonista<br />
immagina di essere trasportato da una maga in un paese delle fate,<br />
creato da Clair con raffinati set dipinti. Il genere comico continuava ad<br />
essere popolare: Linder fu il protagonista di uno dei primi<br />
lungometraggi comici, "Le petit cafè". in cui interpretava un cameriere<br />
che, ereditata una grossa somma di denaro, è costretto a proseguire il<br />
suo lavoro per onorare il contratto. Anche Clair realizzò delle<br />
commedie, fra cui "un cappello di paglia di Firenze" che gli conferì<br />
grande fama.<br />
Impressionismo francese: tra il 1918 e il 1923 una nuova<br />
generazione di autori esplorò le possibilità del cinema come forma<br />
d'arte, nei loro film, infatti, mostravano il fascino per la bellezza<br />
pittorica dell'immagine e l'interesse per l'indagine psicologica. Questi<br />
autori furono facilitati dalla crisi che affliggeva l'industria francese, crisi<br />
che induceva le case di produzione a cambiare spesso e aprire così<br />
diverse strade a registi in cerca di finanziamenti. Molti di loro<br />
dividevano i loro sforzi tra progetti di avanguardia e opere<br />
commerciali. Il primo ad allontanarsi dallo stile tradizionale, nonchè il<br />
più popolare fra gli impressionisti, fu Gance: il suo "La decima<br />
sinfonia", primo film importante del movimento impressionista, è la<br />
storia di un compositore che crea una sinfonia che suscita una tale<br />
impressione sugli ascoltatori da essere considerata discendente dalle<br />
nove di Beethoven. In questo film Gance ricorre ad espedienti visivi<br />
per suggerire reazioni emotive al pubblico. La necessità di<br />
comunicare impressioni emotive e sensoriali era l'esigenza centrale<br />
degli impressionisti. I film di Gance furono finanziati e distribuiti dalla<br />
Pathè anche quando il regista fondò una propria società. Negli stessi<br />
anni la Gaumont otteneva gran parte dei profitti dai serial realizzati da<br />
Feuillade e parte di questi furono utilizzati per finanziare il secondo
film impressionista "rosa francese" di L'Herbier, un’allegoria sulla<br />
guerra ricca di simbolismi, che risultò quasi incomprensibile al<br />
pubblico dell'epoca. Importante di L’Herbier anche “Il fu Mattia<br />
Pascal”. Epstein, che realizzò alcuni dei film più sperimentali del<br />
periodo, esordì con l'opera "Pasteur" per la Pathè. L'unico regista<br />
impressionista rimasto ai margini dell'industria fu Delluc che utilizzo<br />
capitali ereditati e collaborazione con altri registi per dare vita a una<br />
sua piccola casa di produzione per film a basso costo, come "febbre";<br />
Un altro regista che utilizzò capitali personali per una serie di progetti<br />
sperimentali fu Renoir, figlio del celebre pittore. La casa di produzione<br />
russa Yermoliev si stabilì a Parigi nel 1920 e si riorganizzò con il<br />
nome di Films Albatros nel 1922. Nel 1923 produsse uno dei film più<br />
audaci del periodo, " il braciere ardente", e l'anno successivo "Kean,<br />
ovvero genio e sregolatezza"; la Albatros ottenne profitti e produsse<br />
film diretti da registi francesi. Il movimento impressionista svanì<br />
quando le case di produzione fondate degli stessi registi si sciolsero.<br />
Teoria impressionista: lo stile del cinema impressionista discende<br />
dalla convinzione che il cinema fosse una forma d'arte. Gli<br />
impressionisti cercavano di creare un'esperienza emotiva per lo<br />
spettatore, suggerendo ed evocando più che affermando<br />
chiaramente. Il lavoro dell'arte è quello di creare impressioni, emozioni<br />
transitorie, secondo una visione propria dell'estetica romantica e<br />
simbolista tardo ottocentesca. Da un lato i teorici impressionisti<br />
ritenevano il cinema una sintesi delle altre arti, dall'altro lo vedevano<br />
uno strumento espressivo con possibilità uniche, per questo si parla di<br />
"cinéma pur", ovvero film astratti, non narrativi, incentrati su relazioni<br />
grafiche e temporali. Ma la maggior parte degli impressionisti non fu<br />
così radicale, continuando il genere narrativo che comunque<br />
esplorava il linguaggio cinematografico. Tutti concordavano nel<br />
sottolineare la estraneità del cinema dal teatro. Gran parte degli<br />
impressionisti ricorreva a una recitazione naturalistica, che prevedeva<br />
l'utilizzo di esterni, autentici villaggi e paesaggi naturali. Delluc diffuse<br />
l'idea di photogénie intesa come qualità che distingueva l'immagine<br />
filmica dall'oggetto originale: trasformato in immagine, l'oggetto si<br />
rivelava allo spettatore in una luce nuova. Gli impressionisti rifiutavano<br />
l'imitazione dei moduli teatrali o letterari a conferma della loro<br />
attenzione alle emozioni piuttosto che alle storie. L'insistenza<br />
sull'elemento ritmico avvicinava il film impressionista alla musica più di<br />
qualsiasi altra forma d'arte.<br />
Elementi formali dell'impressionismo: Le innovazioni riguardavano<br />
soprattutto le tecniche di ripresa che suggerivano la soggettività dei<br />
personaggi tramite visioni, sogni o ricordi resi con inquadrature in<br />
soggettiva o come percezione degli eventi. I film impressionisti<br />
contenevano molti effetti ottici che modificano la visione<br />
dell'immagine: la sovrimpressione suggeriva il pensiero o i ricordi del<br />
personaggio,un filtro davanti all'obiettivo comunicava la percezione<br />
soggettiva senza ricorrere alla ripresa dal punto di vista del<br />
personaggio stesso. In "Napoleone" di Gance, la passione che unisce<br />
Napoleone e Giuseppina quando si baciano la prima notte di nozze<br />
trova espressione in filtri di garza interposti tra la coppia e l’obiettivo<br />
che offuscano lo schermo fino ad un indistinto grigio. Un altro<br />
espediente è la ripresa tramite uno specchio ricurvo per distorcere<br />
l'immagine, come nel film di Dulac "La souriante madame Beudet" in<br />
cui le alterazioni ottiche mostravano l'infelicità della protagonista<br />
causata dalla rozzezza del marito, che a causa dello specchio diviene<br />
una figura grottesca. Variando la messa a fuoco dell'obiettivo si<br />
poteva esprimere la soggettività del personaggio mostrandolo allo<br />
spettatore o adottando il suo punto di vista; molto usate erano le<br />
immagini in ralenti. Nel 1923 vennero realizzati due film che<br />
sperimentano un montaggio veloce per esplorare lo stato mentale dei<br />
protagonisti, "La rosa sulle rotaie" di Gance e "Coeur fidèle" di<br />
Epstein; il primo conteneva sequenze frammentate in inquadrature<br />
brevi per comunicare le emozioni del protagonista, un ferroviere<br />
innamorato di una donna allevata da lui fin da bambina, convinta di<br />
essere sua figlia. In preda alla disperazione decide di far scontrare il<br />
treno in cui viaggiano lui e la donna, diretta in città per sposarsi, per<br />
uccidere se stesso e tutti passeggeri; l'eccitazione crescente è<br />
suggerita non dalla recitazione ma dal frenetico susseguirsi di dettagli.<br />
Il secondo presentava un ritmo di montaggio simile. Dopo la<br />
distribuzione di questi due film, il montaggio rapido divenne un
marchio di fabbrica del cinema impressionista, raggiungendo il ritmo<br />
visivo che gli impressionisti avevano teorizzato nei loro scritti. La cura<br />
principale di questi film era rivolta all'aspetto fotografico e di<br />
illuminazione degli oggetti, per esaltare l'effetto di photogénie. Un<br />
ultimo elemento erano le scenografie sorprendenti realizzate<br />
ricorrendo a un décor modernista e girando in ambienti reali. Gli<br />
espedienti stilistici utilizzati nei film impressionisti erano innovativi, ma<br />
le storie risultavano convenzionali. L’intreccio è subordinato alle<br />
motivazioni psicologiche e i fattori scatenanti riguardavano conflitti o<br />
ossessioni dei protagonisti. Gli effetti di ripresa, di montaggio e di<br />
messa in scena non riguardavano l'intero racconto. La storia, infatti,<br />
procedeva in mondi usuali ed era poi intramezzata da scene che<br />
approfondivano le reazioni psicologiche ed emotive dei personaggi.<br />
Pochi autori tentarono di creare modalità di racconto non<br />
convenzionali, facendo della soggettività del personaggio il punto di<br />
partenza dell'intero film, come ad esempio "lo specchio a tre facce" in<br />
cui Epstein racconta di tre donne molto diverse aventi una relazione<br />
con lo stesso uomo; le informazioni narrative passano attraverso il<br />
filtro della percezione delle tre protagoniste e nell'ultima scena l'uomo<br />
è riflesso in uno specchio triplo simboleggiando l'impossibilità di<br />
arrivare a una qualche verità sul suo conto.<br />
Fine dell'impressionismo francese:<br />
L’impressionismo francese durò dal 1918 al 1929, più degli altri<br />
movimenti europei che si svilupparono contemporaneamente. Le<br />
ragioni del suo declino furono lo spostamento degli interessi di molti<br />
autori e cambiamenti dell'industria francese che resero difficile per<br />
alcuni di essi il controllo sul proprio lavoro. Il successo<br />
dell'impressionismo diffuse le sue tecniche indebolendone l'impatto;<br />
Epstein sperimentò storie semplici in uno stile documentario,<br />
utilizzando attori non professionisti ed eliminando il vistoso lavoro sul<br />
montaggio e movimenti di macchina, altri registi sperimentarono in<br />
diverse direzioni. L'ultimo periodo del cinema impressionista registrò<br />
una proliferazione di film brevi. La diversificazione stilistica minò la<br />
compattezza del cinema impressionista e ne decretò la fine, ma prima<br />
ancora declinò l'indipendenza dei registi poiché la grande<br />
distribuzione cominciò a perdere interesse per i film impressionisti.<br />
Dal 1926 l'economia francese iniziò ad espandersi e le grandi case<br />
produttrici si rafforzarono attraverso delle fusioni (Pathè-Natan e<br />
Gaumont-FrancoFilm-Aubert); con la fine del cinema impressionista<br />
scomparvero la maggior parte delle società indipendenti e<br />
l'introduzione del sonoro nel 1929 rese impossibile agli autori<br />
continuare a realizzare produzioni indipendenti.<br />
V. LA GERMANIA NEGLI ANNI 20<br />
Dopo la prima guerra mondiale:<br />
Al termine della guerra, nonostante l’esito negativo del conflitto, la<br />
Germania vantava una florida industria cinematografica. Dal 1918 fino<br />
al 1933 la produzione tedesca fu seconda solo a quella<br />
Hollywoodiana per dimensioni, innovazioni tecniche e influenza sul<br />
mercato mondiale. Questa espansione era legata all'isolamento<br />
creato dal decreto governativo che vietava l'importazione della<br />
maggior parte dei film stranieri. Il divieto rimase in vigore dal 1916 al<br />
1920 garantendo ai produttori locali la minima concorrenza sul<br />
mercato interno, inoltre il governo tedesco continuò a sostenere la<br />
produzione cinematografica per tutto il periodo; il successo fu ottenuto<br />
negli anni di maggiore difficoltà del paese: la Germania dovette<br />
affrontare la penuria di approvvigionamenti e l'aumento dei prezzi.<br />
L'inflazione incoraggiava le esportazioni scoraggiando l'importazione,<br />
le case cinematografiche approfittarono di questa competitività.<br />
Espressionismo: Nel 1920 a Berlino venne proiettato “il gabinetto del<br />
dottor Caligari” di Wiene; la sua originalità, che risiedeva nell'uso di<br />
set stilizzati, con bizzarri edifici distorti dipinti sullo sfondo alla maniera<br />
teatrale, colpì il pubblico. La recitazione era fatta di movimenti<br />
innaturali, a scatti, simili a quelli della danza. L'espressionismo<br />
apparso nel 1908 in altri campi artistici e adottato in diversi paesi<br />
europei, raggiunse la più intensa manifestazione in Germania.<br />
L'espressionismo rappresentava una reazione al realismo, il tentativo<br />
di esprimere, attraverso distorsioni estreme, le emozioni vere e
profonde nascoste al di sotto della superficie della realtà. Nella pittura,<br />
l'espressionismo era diviso in due gruppi: Die Brucke, fondato nel<br />
1906 (tra i cui membri figuravano Kirchner ed Heckel) e Der Blaue<br />
Reiter, fondato nel 1911 e animato da Kandinskij. I pittori<br />
espressionisti utilizzavano colori luminosi non realistici, le figure erano<br />
allungate, le espressioni grottesche e angosciate, il suolo inclinato.<br />
Nel teatro espressionista gli allestimenti scenici assomigliavano ai<br />
quadri espressionisti, la recitazione era fatta di ampi gesti, di grida e<br />
posture esagerate; l'intento era di esprimere le emozioni dei<br />
personaggi nella maniera più diretta ed estrema possibile, vi era una<br />
frammentazione del flusso narrativo e finali aperti. Sono inclusi nel<br />
movimento espressionista i film nei quali determinate distorsioni<br />
stilistiche producono gli stessi effetti di quelle grafiche utilizzate ne "il<br />
gabinetto del dottor Caligari", circa due dozzine di film. Mentre per<br />
l'impressionismo l'elemento determinante è l’uso della macchina da<br />
presa, l'espressionismo puntava sulla messa in scena: l'attore dovrà<br />
fondersi nell'ambiente rappresentato ed entrambi dovranno muoversi<br />
allo stesso ritmo. Spesso si ricorreva a superfici stilizzate, a forme<br />
simmetriche o distorte che venivano giustapposte ad altre simili; l'uso<br />
della stilizzazione consentiva di relazionare elementi diversi della<br />
messa in scena sottolineandone i tratti comuni; l'uso di forme<br />
simmetriche offriva diverse combinazioni fra attori, costumi e<br />
scenografie dando rilievo alla composizione complessiva; il tratto<br />
distintivo era l'uso di forme distorte ed esagerate che trasformano gli<br />
oggetti. Murnau utilizzava spesso scenografie stilizzate nelle quali le<br />
figure umane si fondono con ciò che le circonda richiamandone la<br />
forma. Il montaggio si avvale di soluzioni come il campo/controcampo<br />
o il montaggio alternato; i film possedevano un ritmo lento per<br />
permettere allo spettatore di esplorare i diversi elementi<br />
dell'inquadratura; l'uso della macchina da presa è funzionale e non<br />
spettacolare, l'obiettivo rimane sulla linea perpendicolare all'altezza<br />
degli occhi o del petto, l'inclinazione del punto di vista crea particolari<br />
effetti, giustapponendo attori ed elementi scenici secondo modalità<br />
insolite. Altri famosi film espressionisti furono "Nosferatu il vampiro" di<br />
Murnau, "metropolis" e " il dottor Mabuse" di Lang. l'espressionismo<br />
cinematografico aveva a disposizione le stesse potenzialità per una<br />
critica sociale di quelle impiegate in teatro, ma gli aspetti formali e<br />
stilistici prendeva il sopravvento, creando ambientazioni fantastiche e<br />
misteriose lontane dalla realtà contemporanea.<br />
Kammerspielfilm:<br />
Il Kammerspielfilm (teatro da camera) è una tendenza di rilievo<br />
contemporanea all’espressionismo. Prende nome da un teatro aperto<br />
nel 1906 dal regista Reinhardt, destinato ad allestimenti di drammi<br />
intimisti per un pubblico ristretto. Si differenzia dalI’espressionismo: i<br />
film di questo filone concentravano la loro attenzione su pochi<br />
personaggi, esplorando gli effetti di una crisi esistenziale. Non si<br />
enfatizzava il manifestarsi delle emozioni, ma si puntava su una<br />
recitazione evocativa e sulla forza dei dettagli; vi era un uso<br />
controllato e ridotto della scenografia e una maggior attenzione alla<br />
psicologia dei personaggi piuttosto che alla spettacolarità. Venivano<br />
evitati gli elementi leggendari o fantastici, i film si basavano su storie<br />
ambientate nel presente coprendo lassi di tempo molto brevi.<br />
L'intreccio dei Kammerspiel è basato su intensi drammi emotivi che si<br />
concludono in modo tragico; questi film interessavano critici e<br />
pubblico intellettuale del periodo.<br />
I film tedeschi all’estero<br />
L’industria cinematografica tedesca, grazie alla sperimentazione di<br />
differenti generi come il film storico-spettacolare, l’espressionismo e il<br />
Kammerspiel, riuscì a vincere i pregiudizi che si erano precostituiti<br />
verso essa. Famosi film del periodo, apprezzati anche nelle sale<br />
europee, Madame Dubarry, Il gabinetto del dottor Caligari.<br />
Modernizzazione tecnologica degli studi: nel corso degli anni 20<br />
molte compagnie tedesche, grazie all’alto livello di inflazione,<br />
ammodernarono le loro strutture o ne crearono di nuove per<br />
rispondere al desiderio di creare film in grado di impressionare il<br />
pubblico. Gli scenografi usavano false prospettive e modelli in scala<br />
per far apparire più smisurati i set. I produttori tedeschi tentarono di
impadronirsi delle innovazioni illuminotecniche e fotografiche<br />
introdotte dei registi americani negli anni 10 e si impegnarono per<br />
introdurre elementi tipici dello stile Hollywoodiano, come<br />
l'illuminazione in controluce e l'uso di luci artificiali per le riprese in<br />
esterni. Alcune innovazioni tecniche realizzate in Germania ebbero<br />
influenza sulla cinematografia internazionale come la entfesselte<br />
camera, macchina da presa slegata o che si muove liberamente<br />
attraverso lo spazio ("l'ultima risata" di Murnau).<br />
VI. IL CINEMA SOVIETICO NEGLI ANNI VENTI<br />
In Francia e Germania i movimenti cinematografici d’avanguardia<br />
sorsero subito dopo la guerra, mentre nell’ URSS si svilupparono negli<br />
anni 20, all’interno dell’industria cinematografica.<br />
Difficoltà del comunismo di guerra:<br />
Nel 1917 la Russia affrontò due rivoluzioni, la prima in febbraio che<br />
eliminò il potere assoluto dello zar; la seconda in ottobre, guidata da<br />
Lenin che culminò con la formazione dell'unione delle repubbliche<br />
socialiste sovietiche. La prima rivoluzione non ebbe un grande impatto<br />
sull'industria cinematografica. Venivano distribuiti film realizzati in<br />
precedenza; Bauer girò "il rivoluzionario", opera pro schieramento<br />
della Russia nel conflitto mondiale, mentre Protazanov girò "padre<br />
Sergio" che si faceva alla tradizione del cinema degli anni 10 con<br />
atmosfere psicologiche e drammatiche. In pochi anni le società di<br />
produzione russe interruppero la loro attività: la Yermolev si trasferì a<br />
Parigi dove cambiò il nome in albatros; la Drankov chiuse nel 1918<br />
causando un vuoto produttivo. Dopo la rivoluzione di ottobre la<br />
responsabilità per il settore cinematografico passò al commissariato<br />
popolare per l'istruzione (Narkompros) guidato da Lunacarskij, che<br />
ebbe un ruolo importante nel creare condizioni favorevoli alla nuova<br />
generazione di registi. Alcune cooperative governative si<br />
organizzavano per realizzare film di propaganda, ad esempio il<br />
comitato cinematografico di Pietrogrado. Nel 1918 due giovani registi,<br />
Vertov e Kulesov, destinati ad affermarsi negli anni 20, iniziarono a<br />
sperimentare: il primo come documentarista e sperimentatore di<br />
montaggio, il secondo molto vicino allo stile Hollywoodiano. Nello<br />
stesso anno ci fu scarsa disponibilità di equipaggiamenti e di pellicola<br />
vergine, inoltre un decreto imponeva a tutte le ditte in possesso di<br />
pellicola vergine di segnalarlo alle autorità e di conseguenza<br />
produttori distributori nascosero le loro scorte creando una carenza<br />
ancora maggiore. In quegli anni erano diffusi cinegiornali e agitki,<br />
brevi film di propaganda in favore del nuovo governo. Durante la<br />
guerra civile i film venivano portati ai soldati e agli abitanti dei villaggi<br />
attraverso treni e battelli a vapore che distribuivano giornali<br />
propagandistici e organizzavano a rappresentazioni teatrali e<br />
proiezioni all'aperto. Alla fine del 1919 Lenin nazionalizzò l'industria<br />
cinematografica; il Narkompros diede vita alla scuola statale di<br />
cinematografia dove insegnava Kulesov che insieme al suo gruppo<br />
esplorò le possibilità della nuova arte. In quegli anni si diffuse una<br />
tecnica di montaggio nota come effetto Kulesov, che porta lo<br />
spettatore a inserire le relazioni spaziali e temporali tra elementi<br />
eterogenei accordando le inquadrature sulla linea dello sguardo: al<br />
primo piano dell'attore erano collegate immagini di differenti soggetti,<br />
un normale spettatore avrebbe letto nel primo piano dell'attore<br />
un'espressione diversa appropriata alle immagini ad esso collegate,<br />
avrebbe creduto di vedere un solo attore mentre in realtà vi erano<br />
mostrati dettagli del volto di attori diversi. Il passaggio dalla<br />
sperimentazione in laboratorio alla produzione fu ostacolato dal ritardo<br />
nella nascita di un'industria nazionale stabile.<br />
Nuova politica economica: Lenin elaborò nel 1921 la nuova politica<br />
economica che permetteva un limitato ripristino della proprietà privata<br />
e accordi commerciali su base capitalistica, le riserve di pellicola<br />
riapparvero sul mercato, fornendo una spinta per la ripresa delle<br />
prodizioni sia di compagnie private che governative. Lenin stabiliva<br />
che la programmazione cinematografica doveva di bilanciarsi tra<br />
intrattenimento e istruzione, affermando nel contempo che il cinema<br />
era la più importante delle arti. Verso la fine del 1922 il governo fece<br />
un nuovo tentativo per organizzare la debole industria<br />
cinematografica, creando la compagnia Goskino che monopolizzava<br />
la distribuzione e controllava importazioni ed esportazioni; questo
progetto fallì. Nello stesso anno il trattato di Rapallo aprì gli scambi<br />
commerciali tra Unione Sovietica e Germania e fece di Berlino un<br />
canale di intermediazione sia per i film provenienti dall'Unione<br />
Sovietica che per quelli diretti verso l'Unione Sovietica. Nel 1923<br />
Parestiani realizzò un lungometraggio sulla guerra civile, "diavoli<br />
rossi", che narrava di un ragazzo ossessionato dai libri di avventura di<br />
Cooper e della sorella affascinata dalla lettura di un romanzo sul<br />
movimento anarchico; quando il padre dei due viene ucciso dalle<br />
guardie bianche, si uniscono a un acrobata di strada per raggiungere<br />
le forze rivoluzionarie e vivere le avventure che avevano letto sui libri.<br />
Zelfabuzskij nel 1924 realizzò "La ragazza delle sigarette del<br />
Mosselprom”, una commedia in cui una venditrice ambulante<br />
diventava una stella del cinema. Nello stesso anno uscì il<br />
lungometraggio del laboratorio guidato da Kulesov "Le avventure di<br />
Mr. West nel paese dei bolscevichi", una commedia che ironizzava<br />
sulle false concezioni che il mondo occidentale aveva dell'Unione<br />
Sovietica e che è considerato un'anticipazione dei film più innovatori.<br />
La crescita delle esportazioni e del controllo dello Stato: dopo il<br />
fallimento della Golskino (tra le piccole produzioni a cui si dedicò<br />
spicca "La corazzata Potenkin” di Ejzenstejn) il governo ci riprova nel<br />
1925 con la Sovkino a cui parteciparono compagnie specializzate.<br />
Dopo la morte di Lenin nel 1924 la Sovkino fronteggiò il compito di<br />
aprire nuove sale nelle città e di fornire le regioni rurali di attrezzature<br />
portatili per le proiezioni. I profitti erano il frutto dell'importazione e<br />
della distribuzione di film stranieri almeno finché il governo non<br />
impose limitazioni al loro ingresso considerando le pellicole straniere<br />
ideologicamente pericolose e ritenendo di dover rendere più redditizia<br />
la produzione interna: la Sovkino fu incentivata in questa direzione e<br />
nella produzione di film che incarnassero l'ideologia comunista per<br />
diffonderla nelle zone più remote del paese. "La corazzata Potemkin"<br />
fu il primo grande trionfo all'estero, prima in Germania, poi in molti altri<br />
paesi.<br />
Nuova generazione di registi:<br />
il costruttivismo affondava le sue radici in tendenze sorte prima della<br />
Rivoluzione; il cubismo francese e il futurismo Italiano avevano<br />
influenzato la nascita di un movimento sviluppatosi in Russia<br />
chiamato cubo-futurismo, impegnato in un attacco contro le<br />
tradizionali forme artistiche; Il suprematismo aveva invece un<br />
approccio più spirituale e astratto. Pochi artisti di entrambi i movimenti<br />
erano politicamente schierati, ma con la rivoluzione bolscevica molti<br />
artisti appoggiarono apertamente il nuovo governo e alcuni di questi<br />
ricevettero posti di insegnamento e messi in condizione di influenzare<br />
gli orientamenti culturali. Per l'artista costruttivista l'arte deve<br />
adempiere a una funzione sociale: l'artista non è un visionario ispirato,<br />
ma un artigiano che utilizza materiali appropriati per creare un oggetto<br />
artistico e deve avere un approccio strumentale e razionale, persino<br />
scientifico. I costruttivisti puntavano l'attenzione sulla logica<br />
dell'assemblaggio delle parti, idee a messe relazione al termine<br />
francese montage che dal significato “mettere insieme diverse parti di<br />
una macchina” era passato a indicare l'assemblaggio delle<br />
inquadrature. La fabbrica, la macchina divennero simboli della nuova<br />
società, gli studi degli artisti erano officine in cui realizzare prodotti<br />
utili. I costruttivisti credevano nella possibilità di realizzare un prodotto<br />
artistico pensato per provocare specifiche reazioni, perfettamente in<br />
grado di adempiere a scopi educativi e propagandistici a favore della<br />
nuova società comunista. L'arte doveva essere comprensibile a tutti;<br />
le opere del costruttivismo risultavano da una fusione tra forma grafica<br />
astratta e funzionalità. Negli anni 20 il teatro conobbe l'influenza del<br />
costruttivismo e Mejerchol’d ne fu la più importante figura, allestendo<br />
ad esempio "il magnifico cornuto" nel 1922 il cui set riproduceva una<br />
sorta di sezione di fabbrica e di attori recitavano in abiti da lavoro;<br />
sviluppò il principio della Dio meccanica, dove l'analogia tra corpo<br />
dell'attore e macchina portava una tecnica recitativa basata su precisi<br />
controllati movimenti. Ejizenstejn, che aveva studiato ingegneria,<br />
combinò questa con il lavoro artistico. Andò a Mosca per unirsi al<br />
teatro del Proletkul’t (“teatro culturale del proletariato") per lavorare<br />
come scenografo, aiuto-regista e regista di allestimenti teatrali;<br />
considerava Mejerchol’d la sua guida. Il suo passaggio al cinema<br />
avvenne con l'allestimento di "maschere antigas" e nel 1925 cominciò
a lavorare al suo primo lungometraggio "sciopero" che portava sullo<br />
schermo le teorizzazioni del montaggio scegliendo come<br />
ambientazione la fabbrica. A questo seguirono tre importanti film<br />
realizzati con lo stesso stile: "La corazzata Potempkin”, “ ottobre "e "il<br />
vecchio e il nuovo". Il regista con maggiore esperienza era Kulesov, di<br />
soli otto anni più vecchio di Ejzenstejn. Pudovkin, collaboratore di<br />
Kulesov, lavorò come attore e regista, girando il suo primo<br />
lungometraggio, intitolato "La madre", che fu un ulteriore contributo<br />
all'idea del montaggio come base estetica del film. Le sue opere<br />
identificavano l'interesse costruttivista nei dati fisici come base per le<br />
risposte emozionali. Un altro autore di rilievo fu Vertov, scrittore di<br />
poesie e libri di fantascienza, compositore di musica concreta e<br />
frequentatore degli ambienti degli artisti cubo-futuristi. Laureato in<br />
medicina, era supervisore dei cinegiornali prodotti dalla Narkompros. I<br />
registi più giovani provenivano dall'ambiente teatrale di Leningrado:<br />
Kozincev, Trauberg e Jutkevic formarono la fabbrica dell'attore<br />
eccentrico (FEKS) i cui interessi spaziavano dal circo al cinema<br />
popolare americano.<br />
Scritti teorici dei registi del montaggio sovietico:<br />
Nel corso della metà degli anni 20 vi fu una fioritura di scritti teorici<br />
che tentavano di comprendere le leggi che regolano il cinema; molti<br />
registi sovietici di questi anni consideravano l'aspetto teologico e<br />
quello pratico strettamente uniti. Kulesov fu il più conservatore tra i<br />
teorici del gruppo, legato all'idea di chiarezza narrativa e impatto<br />
emozionale dei film americani. Vertov fu il più radicale, costruttivista<br />
convinto, enfatizzava l'utilità sociale del documentario<br />
contrapponendolo alla cine-nicotina dei film di finzione, il cui effetto<br />
era di offuscare la coscienza sociale e politica degli spettatori. Per lui<br />
il montaggio delle inquadrature doveva essere calcolato in modo da<br />
generare differenze o intervalli. La concezione di montaggio più<br />
complessa si trova negli scritti di Ejzenstejn, egli intendeva il<br />
montaggio come principio formale generale presente anche nel teatro,<br />
nella poesia o nella pittura; suggeriva come il montaggio fosse una<br />
collisione di elementi in conflitto e spingesse lo spettatore a creare un<br />
concetto nuovo. Le teorie degli autori non sempre si accordavano con<br />
i film realizzati, in Kulesov e Pudovkin accadeva che spesso i loro film<br />
fossero più sperimentali di quanto i loro scritti suggerissero. Ma tutti<br />
furono uniti nel vedere nel cinema una strada per contribuire alla<br />
formazione della nuova società sovietica, stimolando la crescita e la<br />
consapevolezza del pubblico.<br />
Forma e stile del montaggio sovietico.<br />
I film sovietici realizzati al di fuori della scuola del montaggio erano<br />
per lo più commedie o adattamenti dalla letteratura, mentre i film<br />
d'avanguardia erano dedicati alla storia del movimento rivoluzionario. I<br />
film della scuola del montaggio erano spesso centrati sulle gesta dei<br />
pionieri del movimento rivoluzionario, ma alcuni erano drammi e<br />
commedie sui problemi della società contemporanea. Questi film si<br />
differenziavano notevolmente dalle opere degli altri movimenti<br />
d'avanguardia: nei film sovietici la presenza del soprannaturale era<br />
nulla; il ruolo dell'individuo era in linea con le teorie marxiste, quindi le<br />
sue azioni erano conseguenza diretta delle forze sociali messe in<br />
campo. Ejzenstejn portò alle estreme conseguenze questo approccio,<br />
nei suoi film infatti non compaiono personaggi principali, ma masse<br />
che fungono da protagonista. Lontani dalla fluidità e dalla continuità<br />
narrativa Hollywoodiana, i registi sovietici giustapponevano le<br />
inquadrature in modo netto e frammentato anche all'interno della<br />
stessa azione. Si distinguono più strategie di montaggio legate agli<br />
elementi spaziali, temporali o grafici: l’overlapping editing si ha<br />
quando un'inquadratura o ripetere in parte o per intero l'azione<br />
dell'inquadratura precedente, l'effetto opposto si ottiene eliminando<br />
parti di un evento facendo durare un tempo minore di quanto<br />
accadrebbe realtà (montaggio ellittico); il jump cutting è un esempio di<br />
montaggio discontinuo o a salti, dove uno stesso spazio viene<br />
mostrato dallo stesso punto di vista in due inquadrature che<br />
differiscono fra loro per qualche elemento. Nonostante l'uso della<br />
ripetizione, l'azione si svolge rapidamente perché le singole<br />
inquadrature sono brevi, infatti il montaggio sovietico ha ritmi rapidi e<br />
accelerati. Il montaggio veloce non serviva per comunicare alla<br />
percezione soggettiva del protagonista come accadeva per il
movimento francese, ma per suggerire ritmi sonori o intensificare gli<br />
effetti di azioni esplosive e violente. Il montaggio creava anche<br />
collegamenti spaziali in conflitto fra loro e costringevano lo spettatore<br />
a mettere in relazione ciò che vedeva costruendo uno spazio e un<br />
tempo coerenti. Il montaggio delle attrazioni collegava due azioni per<br />
esprimere un concetto; l'inserto non diegetico (“diegesi” indica il<br />
tempo e lo spazio in cui si svolge l'azione) è costituito da una o più<br />
inquadrature il cui tempo e spazio non hanno legami con gli eventi<br />
rappresentati nei film. Il montaggio intellettuale otteneva i suoi effetti<br />
attraverso questo genere di conflitti, avvicinando inquadrature senza<br />
connessioni che spingevano gli spettatori a creare concetti che<br />
attribuissero loro un senso. Il susseguirsi di inquadrature creava<br />
anche effetti di contrasto grafico accrescendo l'intensità drammatica o<br />
contribuendo alla comicità della sequenza. I registi sovietici<br />
lavorarono anche sulla composizione delle singole inquadrature per<br />
migliorare gli effetti di montaggio, così il lavoro con la macchina da<br />
presa fu approfondito: si diffusero inquadrature dal basso che<br />
rendevano personaggi ed edifici minacciosi o eroici, inquadrature<br />
inclinate o decentrate che dinamizzavano le immagini. Esplorarono<br />
anche gli effetti speciali, usati non per esprimere alla percezione dei<br />
personaggi, ma significati simbolici. Forme, volumi, colori o strutture in<br />
conflitto tra loro potevano essere presenti all'interno di una singola<br />
immagine. Come il montaggio giustapponeva movimenti contrastanti,<br />
così i personaggi potevano muoversi in direzioni opposte; anche<br />
l'illuminazione e la recitazione erano usate come tratti peculiari e i film<br />
sovietici difficilmente usavano un'illuminazione intensa. Per quanto<br />
riguarda la recitazione, all'interno di un singolo film si potevano<br />
incontrare esempi che spaziavano dal realismo all'estrema<br />
stilizzazione; era comune il ricorso alla tipizzazione e ad attori non<br />
professionisti le cui caratteristiche fisiche suggerivano la classe di<br />
appartenenza, prassi che rispondeva all'esigenza di realismo. Molti<br />
autori adottarono una recitazione stilizzata che proveniva dal teatro<br />
costruttivista detta recitazione biomeccanica ed eccentrica, in film che<br />
puntavano sull'impatto fisico più che sull'analisi psicologica del<br />
personaggio. L'eccentricità della recitazione enfatizzava il grottesco.<br />
Altri film sovietici:<br />
furono una trentina i film legati al movimento sovietico del montaggio.<br />
Il cinema d'avanguardia copriva una larga varietà di generi. In quel<br />
decennio il comico slapstick Il’inski, una sorta di Jerry Lewis russo, fu<br />
la star più popolare del decennio. Diversamente dai film della scuola<br />
del montaggio che non puntavano ad attori celebri, gli altri registi<br />
ricorsero a famosi attori teatrali. Altra strada per raggiungere il<br />
successo era l'adattamento di testi letterari a sfondo storico-etico.<br />
Il piano quinquennale e la fine del cinema d'avanguardia:<br />
Il governo accusava di formalismo i film legati al movimento del<br />
montaggio, considerati troppo complessi per essere compresi dalle<br />
masse, e gli autori di essere più interessati all'ostile che all'ortodossia<br />
ideologica. La ripresa dell'industria cinematografica causò una severa<br />
censura. Nel 1927 l'industria cinematografica sovietica guadagnò più<br />
sui film nazionali che su quelli importati e gli organi ufficiali limitarono i<br />
rapporti con il mercato estero; più aumentavano le sperimentazioni<br />
formali e l'uso di nuove tecniche, più si infittivano le critiche di<br />
formalismo. Molti autori radicali, anche i più famosi, non trovavano i<br />
fondi per i loro progetti e vedevano rifiutate le loro sceneggiature. Nel<br />
1928 si tenne la prima conferenza del partito comunista per le<br />
questioni cinematografiche, con l'obiettivo di aumentare la produzione<br />
ed eliminare l'importazione e l'esportazione; questo piano non fu poi<br />
realizzato, ma fu creata la Soyuzkino deputata alla supervisione delle<br />
produzioni nelle repubbliche nonchè al controllo sulla distribuzione e<br />
l'esercizio. Tutti i registi che avevano lavorato sul montaggio e gli<br />
artisti d'avanguardia ripiegarono su approcci più accessibili.<br />
Ejzenstejn nel frattempo lasciava l'Unione Sovietica per studiare<br />
all'estero le possibilità offerte dal sonoro.<br />
I formalisti russi e il cinema<br />
Negli anni dal 1914al 1930 un gruppo di critici letterari molto vicini al<br />
cubo-futurismo e al costruttivismo diedero vita a un importante<br />
movimento teorico noto come formalismo russo. Essi credevano che il
lavoro dell’arte obbedisse a principi propri, differenti da quelli che<br />
funzionavano per altre categorie di oggetti. Il compito dei teorici era di<br />
stabilire come era costruita un’opera d’arte per suscitare determinati<br />
effetti. Molti registi societici come Ejzenstejn e Kulesov erano vicini<br />
alla posizioni dei formalisti, come si può riscontrare nei loro scritti<br />
teorici. Come i registi d’avanguardia, anche i formalisti furono attaccati<br />
e costretti ad un approccio teorico più convezionale.<br />
Registi, star, generi del cinema degli studios:<br />
Già negli anni 20 i teatri di posa delle grandi compagnie permettevano<br />
di girare intere sequenze con luce artificiale. Le parti della scena<br />
situata sullo sfondo venivano illuminate con luci di riempimento,<br />
mentre le figure principali erano sottolineate con netti controluce che<br />
illuminavano da dietro e da sotto il soggetto; la luce principale<br />
proveniva da un lato dell'inquadratura, mentre dal lato opposto una<br />
luce più debole serviva ad ammorbidire le ombre: questi tre punti<br />
d'illuminazione, principale (key light), luce di riempimento (fill light) e è<br />
controluce (backlighting) costituirono la base del sistema di<br />
illuminazione del cinema Hollywoodiano. L'uso del montaggio<br />
contiguo divenne sofisticato. Lo stile Hollywoodiano riuscì essere<br />
molto flessibile e cominciò ad affermarsi una nuova generazione di<br />
registi che avrebbe dominato i tre decenni successivi del cinema<br />
americano; nacquero i film antimilitaristi, mentre western e slapstick<br />
assunsero maggiore prestigio, inoltre crebbero i budget di produzione.<br />
I film ad alto budget dei primi anni Venti: "i quattro cavalieri<br />
dell'apocalisse" di Ingram del 1921 si basa su un romanzo di grande<br />
successo ed è la storia delle fortune alterne di una famiglia del sud<br />
durante la prima guerra mondiale, vista con una nuova ottica; il trionfo<br />
del film fu dovuto anche agli interpreti della coppia di amanti perduti,<br />
Rodolfo Valentino e Alice Terry che divennero celebri: Valentino fu<br />
ingaggiato dalla Paramount diventando uno dei grandi idoli dell'epoca<br />
e diffondendo il mito del latin lover, Terry divenne popolare recitando<br />
in film del marito Ingram, il quale realizzò molti film in Francia per<br />
sfuggire alla censura. DeMille lavoro con alti budget della Paramount<br />
e le sue commedie a sfondo erotico contribuirono alla fama<br />
peccaminosa di Hollywood. Quando i suoi film subirono gli attacchi<br />
della censura, DeMille confezionò pellicole che combinavano torbidi<br />
melodrammi con soggetti religiosi; in "i 10 comandamenti" la fuga<br />
degli ebrei guidati da Mosé fuori dall'Egitto era inframmezzata con la<br />
storia di un giovane moderno che si ripromette di infrangere tutti i<br />
comandamenti; ne "il re dei re" creò molte controversie perché<br />
rappresentava sullo schermo la figura di Cristo. Anche Griffith diresse<br />
produzioni importanti a soggetto storico: se prima si era ispirato al<br />
cinema epico Italiano, ora il suo modello erano i film storici realizzati<br />
dal Lubitsch; il suo più grande successo in quegli anni fu "Le due<br />
orfanelle" ambientato durante la rivoluzione francese, che vantava la<br />
presenza delle sorelle Gish, legate a lui sin dagli anni 10. Girò un altro<br />
film etico "America" sulla rivoluzione americana per poi cambiare<br />
genere con "non è meravigliosa la vita?", un racconto di taglio<br />
naturalistico sulle difficoltà della vita nella Germania postbellica. Von<br />
Stroheim diresse nel 1919 per la Universal "mariti ciechi" in cui narra<br />
le vicende di una coppia in vacanza in montagna, la donna viene<br />
sedotta da un bieco personaggio interpretato dallo stesso regista; la<br />
Universal affidò al regista un budget ancora più alto per il suo<br />
secondo film "femmine folli", nel quale interpretava un'altra figura<br />
negativa. Dopo essere stato sostituito si rivolse alla compagnia<br />
indipendente Goldwyn per la quale realizzò "rapacità", della durata di<br />
9 ore. La copia finale, non riconosciuta dal regista, durava 2 ore<br />
essendo stata eliminata una delle linee principali dell'intreccio nonché<br />
un gran numero di scene che andarono distrutte. Von Stroheim<br />
ottenne un successo passeggero alla MGM con “la vedova allegra”<br />
del 1925; dopo il film del 1928 "marcia nuziale" per la Paramount la<br />
sua carriera di regista si interruppe e proseguì quella di attore.<br />
I generi minori diventano rispettabili:<br />
Dopo la formazione della United Artists nel 1919, il primo fondatore a<br />
lavorare per essa fu Fairbanks. Lanciato dalla commedia intelligente<br />
"Sua maestà l'americano" di Henabery, poi passò a film più ambiziosi<br />
in costume come "il segno di Zorro" di Niblo che lo lanciò nel mondo
delle commedie di cappa e spada spesso tratte da romanzi famosi. La<br />
sua notorietà declinò con l'avvento del sonoro. Negli anni 20 il western<br />
guadagnò prestigio, s'impose presso il pubblico con la realizzazione di<br />
"pionieri" di Cruze, storia di un viaggio epico di una carovana verso il<br />
West. Ford aveva esordito con western a basso costo, ma dallo stile<br />
originale, come ad esempio "Just Pals”, ed ottenne il vero successo<br />
passando dalla Universal alla Fox con la quale realizzò "il cavallo<br />
d'acciaio", western ad alto costo in cui si narra la costruzione della<br />
prima ferrovia attraverso il continente e in cui esprimeva la sua<br />
sensibilità per la messa in scena del paesaggio. Divenne il principale<br />
autore della Fox, attivo anche in altri generi, anche se ricodato per<br />
tutta la vita per il genere western. Un altro regista che esordì dirigendo<br />
western negli anni 10 fu Borzage (“La donna con la pistola”), poi fu<br />
attratto dalle grandi produzioni degli studios Hollywoodiani degli anni<br />
20 e abbandonò il genere western; il suo nome oggi è associato al<br />
melodramma di cui un esempio tipico fu "Humoresque” del 1920, la<br />
vicenda sentimentale di un violinista ebreo ferito durante la prima<br />
guerra mondiale; i suoi lavori migliori appartengono ad altri generi. Nel<br />
1924 cominciò a lavorare per la Fox, di cui Ford era direttore artistico<br />
e girò "fannullone" insolita commedia sulle gesta di un giovane senza<br />
particolari obiettivi che sacrifica alla sua reputazione allevando il figlio<br />
della sorella della donna che ama. Dopo la proiezione di " il gabinetto<br />
del dottor Caligari” negli Stati Uniti, il cinema dell'orrore divenne un<br />
genere popolare. La prima casa a puntarvi fu la Universal con "il<br />
gobbo di Notre Dame” di Worsley, per cui la casa di produzione<br />
costruì uno stravagante set che riproduceva la Parigi medievale. Ad<br />
interpretare Quasimodo fu Chaney, protagonista anche di "il fantasma<br />
dell'opera" di Julian e di emblematici film per la MGM sotto la<br />
direzione di Browning come "lo sconosciuto" (in cui interpretava il<br />
ruolo di un lanciatore di coltelli in un circo che finge di essere senza<br />
braccia; la sua partner si fida solo di lui e per conquistare il suo amore<br />
il protagonista decide di farsi amputare le braccia, ma tornato al circo<br />
la scoprirà fidanzata con un altro uomo). La crescita del crimine<br />
organizzato dovuta al proibizionismo fece popolare gli schermi di<br />
personaggi riforniti di armi di vario genere; von Sternberg aveva<br />
cominciato da indipendente, producendo il dirigendo il dramma con<br />
ridottissimo budget "i cacciatori della salvezza” che fu un insuccesso<br />
commerciale, ma ottenne un contratto con la MGM. Il vero successo<br />
arrivò con "Le notti di Chicago", successo dovuto alle sue eccentriche<br />
star: l’insolito eroe è un ladro di gioielli e il suo braccio destro è un ex<br />
ubriacone di origine inglese preso dalla strada; l'amante dell'eroe<br />
s'innamora di quest'ultimo e il protagonista, dopo aver meditato di<br />
uccidere entrambi, finisce per aiutarli a scappare.<br />
Nuovi investimenti e campioni d'incasso:<br />
I film epici proseguirono sulla strada indicata da "i 10 comandamenti"<br />
con set colossali e costumi sfarzosi; la MGM fu particolarmente<br />
impegnata in questo senso intraprendendo la realizzazione di un<br />
ambizioso progetto, “Ben-Hur”: inizialmente concepito dalla<br />
Goldwynnel 1922, le riprese furono effettuate in Italia, ma a seguito di<br />
un incidente in cui morirono delle comparse, il film subì rallentamenti e<br />
fu ripreso solo successivamente alla fusione e fu presentato al<br />
pubblico solo nel 1926. Altro film di rilievo prodotto dalla MGM in<br />
quegli anni fu "La grande parata" di Vidor, che lavorò in diversi generi;<br />
"La grande parata" aveva come protagonista l'erede di Valentino,<br />
Gilbert, che interpretava un giovane partito volontario per la prima<br />
guerra mondiale e che intreccia una relazione con una contadina<br />
francese; il film descrive gli orrori della guerra rappresentando i soldati<br />
tedeschi come vittime dei combattimenti. Film diverso fu "la folla" del<br />
1928, storia di una coppia appartenente alla classe lavoratrice il cui<br />
matrimonio entra in crisi dopo la morte in un incidente stradale di uno<br />
dei figli e a cui la MGM impone un lieto fine con la famiglia riunita. Nel<br />
1927 la Paramount distribuì "ali" di Wellman, altro racconto sulla<br />
prima guerra mondiale in cui si combinava il romanticismo<br />
dell'intreccio con spettacolari sequenze di combattimenti. Grazie a<br />
cineprese montate sugli aeroplani, le immagini comunicavano<br />
immediatezza e verismo impossibili da ottenere con normali trucchi<br />
fotografici.<br />
Cinema a basso costo non convenzionale: accanto ad opere<br />
realizzate con grandi ambizioni nei maggiori studios, esiste una<br />
produzione marginale originale e autonoma che annoverava tra i suoi
autori DeMille, che diresse alcuni film interessanti incentrati su<br />
personaggi disadattati. In "Conrad alla ricerca della sua giovinezza"<br />
un soldato inglese ritorna dall'India e scopre di non avere uno scopo<br />
nella vita; altro notevole talento isolato di quel periodo fu Brown che<br />
nel 1927 diresse "amore nudo e crudo", film fuori dal comune per il<br />
suo realismo, dramma rurale che contravveniva alle norme<br />
stereotipate del periodo, raccontando la storia di una società arcaica<br />
che opprime le donne. Gli studios si dimostrarono disponibili alla<br />
sperimentazione chiamando importanti registi stranieri, ma la maggior<br />
parte di loro riuscì a dirigere solo pochi film a Hollywood.<br />
Registi stranieri a Hollywood: prima del 1920 gli autori stranieri<br />
avevano lavorato solo occasionalmente per l'industria americana; i<br />
nomi più noti erano stati Chaplin e Tourneur. Quando si svilupparono<br />
le nuove correnti cinematografiche in Europa, gli studios americani<br />
cominciarono a considerare il vecchio continente una riserva di talenti<br />
emergenti e chiamando le personalità di maggior valore si mettevano<br />
al riparo dalla concorrenza sul mercato mondiale. Convinsero gli<br />
autori a lavorare come sceneggiatori negli Stati Uniti, rappresentanti<br />
degli studios si recavano regolarmente in Europa per visionare i film<br />
più recenti e cercare attori e registi promettenti; la maggior parte dei<br />
registi stranieri che lavorarono a Hollywood provenivano dalla<br />
Germania, ma solo pochi tra loro ebbero una carriera duratura.<br />
Lubitsch a Hollywood: il flusso di talenti stranieri verso Hollywood<br />
cominciò dopo la distribuzione di "madame Dubarry” di Lubitsch il<br />
quale imparò subito ad armonizzare il suo stile con quello classico<br />
Hollywoodiano diventando uno dei registi più rispettati. La Warner<br />
Bros lo ingaggiò facendone il suo autore di punta; sotto l'influenza di<br />
Chaplin, diresse una serie di commedie sofisticate che analizzavano<br />
la società dell'epoca; la sua ingegnosità nel suggerire gli appetiti<br />
sessuali e le rivalità sotterranee che si nascondevano dietro le buone<br />
maniere, fu definita tocco di Lubitsch, che si esprimeva con la fluidità<br />
del racconto capace di indicare gli stati d'animo dei personaggi dal<br />
modo in cui cambiavano posizione all'interno della scena o dalla<br />
direzione dei loro sguardi da un'inquadratura all'altra. Con l'avvento<br />
del sonoro si confermerà tra i più originali registi di Hollywood.<br />
I registi scandinavi in America:<br />
Christensen, il cui esordio americano fu con il film "il circo del diavolo"<br />
del 1926, recuperava un genere tipico scandinavo degli anni 10, i film<br />
sul circo; realizzò diversi film di suspense, il più riuscito dei quali fu<br />
"sette passi verso Satana" del 1929. Stiller e la sua scoperta Greta<br />
garbo furono abbinati dalla MGM per la realizzazione del film "il<br />
torrente", ma l'eccentricità e l'incapacità di Stiller di adattarsi ai metodi<br />
di lavorazione Hollywoodiani causò la sua sostituzione. Il produttore<br />
tedesco Pommer lo chiamò alla Paramount per la regia di "l'ultimo<br />
addio"; poi tornò in Svezia dopo una serie di progetti mancati.<br />
Sjostrom ricevette ripetute offerte dalla MGM e nel 1923 le accettò<br />
modificando il proprio nome in Seastrom; il suo primo film americano<br />
fu "la spada della legge" che conteneva diverse sequenze di<br />
paesaggio che richiamavano la sensibilità per la natura dei suoi primi<br />
lavori; diresse poi "quello che prende gli schiaffi" ambientato nel<br />
mondo del circo, “la lettera rossa" e "il vento", la storia di una donna<br />
che si reca nel West per raggiungere il suo futuro sposo, costretta<br />
uccidere un uomo che vuole violentarla e il cui cadavere le appare<br />
sotto forma di visione facendola quasi impazzire.<br />
I registi europei alla Universal: la Universal diede prestigio alle sue<br />
produzioni assumendo artisti europei; Leni era già noto in Germania<br />
per aver diretto un importante film espressionista, "il gabinetto delle<br />
figure di cera"; in America girò l'adattamento di un musical, "il castello<br />
degli spettri", che colpì l'immaginazione del pubblico per le sue<br />
atmosfere cupe ed espressioniste; in "l'uomo che ride" il protagonista<br />
era un inquietante personaggio condannato da un taglio sulla bocca a<br />
un continuo, grottesco ghigno.<br />
L'influenza di Murnau alla Fox: Murnau fu il più prestigioso dei<br />
registi europei chiamati a Hollywood. Vi si recò per girare con grande<br />
budget la maggiore produzione della Fox del 1927, "Aurora"; il film fu<br />
un'opera pienamente tedesca anche se realizzata in America e narra
di un dramma psicologico semplice ma intenso: un pescatore, dopo<br />
aver meditato l'uxoricidio per fuggire in città con la sua amante, deve<br />
riguadagnarsi la fiducia della moglie. Essendo un film troppo<br />
sofisticato per diventare popolare, il regista si dedicò a progetti meno<br />
ambiziosi, come "i quattro diavoli" e "il nostro pane quotidiano".<br />
Murnau ispirò comunque i registi americani come Ford e Borzage,<br />
quest'ultimo in particolare con "settimo cielo", melodramma d'amore<br />
tra una prostituta francese e uno spazzino che l'accoglie in casa pur<br />
odiando le donne; nasce l'amore che viene spezzato dalla partenza<br />
dell'uomo per la guerra. Brown in "La carne è il diavolo" del 1926<br />
utilizza tecniche introdotte dal cinema d'avanguardia europeo come<br />
ad esempio i movimenti di macchina e le riprese in soggettiva.<br />
Innovazioni tecniche e stilistiche: negli anni 20 vi fu un nuovo<br />
approccio alla fotografia, alcuni autori sistemavano davanti all'obiettivo<br />
tessuti trasparenti o filtri per creare margini flou; con particolari lenti<br />
riprendevano azioni in primo piano perfettamente a fuoco lasciando lo<br />
sfondo indistinto, tecnica fondamentale per lo sviluppo dello stile<br />
narrativo classico. Il risultato fu il soft style, derivante dalla scuola<br />
fotografica pittorica di Stieglitz e Steichen; il primo a ricorrere a questo<br />
effetto fu Griffith seguito da von Stroheim. Un'altra innovazione<br />
importante di questi anni fu l'introduzione delle nuove pellicole<br />
pancromatiche in sostituzione di quelle ortocromatiche; Le<br />
ortocromatiche erano sensibili solo al viola, al blu e al verde, le parti in<br />
giallo e rosso apparivano quasi nere. Le pancromatiche registravano<br />
l'intero spettro dei colori dal viola al rosso con intensità costante, ma<br />
avevano degli svantaggi: erano molto costose, facilmente deteriorabili<br />
e richiedevano una maggiore esposizione alla luce per ottenere<br />
un'immagine soddisfacente. Nel 1925 la Eastman Kodak introdusse<br />
sul mercato versioni sempre più sensibili e stabili a prezzi contenuti e<br />
già nel ‘27 gli studios di Hollywood usavano esclusivamente le<br />
pancromatiche.<br />
Lo sviluppo e la popolarità del cinema d'animazione:<br />
Le tecniche fondamentali del cinema d'animazione erano state<br />
introdotte negli anni 10 e il periodo seguente alla prima guerra<br />
mondiale registrò un boom del settore. Il capo animatore tracciava lo<br />
schema iniziale disegnando le cose basilari per la scena e gli altri<br />
disegnatori la completavano con disegni addizionali per i movimenti,<br />
infine venivano fotografati singoli fotogrammi; questo sistema molto<br />
diffuso garantiva l'uscita mensile o bisettimanale di una serie di cartoni<br />
animati. Le compagnie che producevano queste pellicole cercavano di<br />
creare dei serial con gli stessi temi e gli stessi personaggi. I film<br />
venivano affidati ai distributori indipendenti, la più famosa fu la Mintz<br />
che finanziò e distribuì le tre serie di cartoons più popolari del<br />
decennio: "fuori dalla boccetta d'inchiostro" dei fratelli Fleisher, "Mutt<br />
and Jeff” di Fischer e i primi tentativi di Walt Disney. Verso la metà<br />
degli anni 10 i fratelli Fleisher sperimentavano una nuova tecnica<br />
chiamata rotoscopio che permetteva di utilizzare scene riprese dal<br />
vero per proiettarle su dei fogli di carta e tracciarne i contorni<br />
fotogramma per fotogramma. Questa tecnica non aveva come scopo<br />
principale un miglioramento dell'efficienza produttiva, ma, rispetto al<br />
sistema precedente (slash system), permetteva al personaggio di<br />
muoversi con una figura intera e quindi con maggiore naturalezza. il<br />
successo della serie dei fratelli Fleisher proseguì fino alla fine degli<br />
anni 20. La serie “Mutt and Jeff” di Fischer era diventata popolare<br />
come strip comica nel 1911 e nel 1916 il creatore concesse<br />
l'autorizzazione per portare la strip al cinema, che restava comunque<br />
legata al suo nome, anche se nel corso degli anni altri disegnatori ne<br />
divennero i realizzatori. Il giovane Walt Disney e il suo amico Ub<br />
Iwerks crearono la propria agenzia pubblicitaria nel 1919; lavorarono<br />
inizialmente realizzando semplici film d'animazione per conto di<br />
un'altra agenzia, poi Disney decise di recarsi a Hollywood dove grazie<br />
alla distribuzione Mintz poté creare la prima serie di successo "Alice<br />
comedies” e insieme al fratello diede vita ai Disney Brothers studios.<br />
Tra i collaboratori di Disney figuravano molti nomi che negli anni 30<br />
avrebbero creato serie di successo per la Warner Bros e per la MGM,<br />
come Harman, Ising e Freleng. Dal 1927 la Disney si dedicò solo<br />
all'animazione pura con il personaggio della serie "Oswald the rabbit”<br />
la cui proprietà passò all'amministrazione Mintz; Disney allora creò un<br />
nuovo personaggio, Mickey Mouse, ma i primi due film non riuscirono<br />
a trovare una distribuzione. Il terzo, "Willie del vaporetto", raggiunse il
successo e lanciò Disney ai vertici del mercato internazionale del<br />
cinema d'animazione degli anni 30. Paul Terry creò una propria casa<br />
di produzione, Fables Picture Inc., lanciando una serie intitolata<br />
"Aesop’s Fables”, una rilettura in chiave moderna delle favole<br />
classiche. La serie più popolare degli anni 20 fu quella di “Felix the<br />
cat” i cui cartoons furono prodotti dal 1918 dalla Paramount; a firmare<br />
film era Sullivan, ma il vero creatore era Messner. Nonostante il<br />
successo, la serie non riuscì a sopravvivere all’avvento del sonoro.<br />
La riscoperta di Buster Keaton<br />
Terminata la grande stagione del cinema comico muto, Chaplin<br />
rimase l’unico autor realmente rispettato e ricordato. Egli controllava i<br />
diritti dei suoi film e si rifiutava di farli circolare, anche se molti brevi<br />
film comici si potevano facilmente vedere. Pochi film di Buster Keaton<br />
circolavano nelle sale e come risultato di ciò Chaplin era ritenuto di<br />
gran lunga superiore a Lloyd e Keaton. Nel 1965 il distributore<br />
Raymond Rohaher produsse nuove copie dei film di Keaton e le portò<br />
alla Mostra del cinema di Venezia. Keaton, presente in sala, fu a<br />
lungo applaudito. Fece appena in tempo a godersi questa tardiva<br />
acclamazione, scomparve l’anno successivo, nel 1966. Col tempo,<br />
critici e storici hanno riconosciuto la grandezza di Keaton come<br />
regista e interprete, sottolineando la sua abilità nel costruire elaborate<br />
gag all’interno di singole riprese in campo lungo e profondità, il suo<br />
uso di temi ricorrenti, nonché l’equilibrio strutturale delle sue<br />
sceneggiature.<br />
VIII. TENDENZE INTERNAZIONALI DEGLI ANNI VENTI<br />
Lo stile internazionale: dalla metà degli anni 20 si sviluppò uno stile<br />
d'avanguardia internazionale che combinava elementi provenienti dai<br />
tre principali movimenti europei. In Francia alcuni registi aggiunsero<br />
tratti tipici del cinema espressionista nei loro film, in alcuni film<br />
tedeschi era possibile notare un lavoro sull'immagine per rendere la<br />
soggettività dei personaggi derivato dall'impressionismo francese, le<br />
frontiere stilistiche tra impressionismo ed espressionismo diventavano<br />
sempre più indistinte. Anche registi russi si ispiravano a elementi<br />
stilistici del cinema europeo e dopo il 1926 fu proprio il cinema<br />
sovietico a influenzare l'estero, spingendo alcuni registi tedeschi di<br />
sinistra a sperimentare un uso politico del cinema. Anche il Giappone,<br />
che stava assorbendo molte correnti artistiche occidentali nelle arti<br />
figurative e della letteratura, fu raggiunto dall'influenza internazionale<br />
del cinema d'avanguardia: Kinugasa diresse "una pagina pazza", un<br />
bizzarro film che estremizzava le tecniche espressioniste e<br />
impressioniste. Ambientato in un manicomio fa grande utilizzo di<br />
deformazione dell'immagine e messa in scena, proprio per<br />
rappresentare le visioni allucinate degli ospiti dell'istituto. Il più<br />
importante tra i registi europei degli ultimi anni del cinema muto fu<br />
Dreyer che nel 1919 diresse il suo primo film, "il presidente", seguito<br />
da "pagine del libro di Satana" entrambi realizzati per la Nordisk.<br />
Quando la casa di produzione fallì, il regista si trasferì Svezia a<br />
lavorare per la Svenska. Negli anni successivi lavorò tra Danimarca e<br />
la Germania e dopo un breve periodo trascorso in Norvegia fu<br />
chiamato in Francia dove girò "La passione di Giovanna d'arco". Nel<br />
cast del film, apice del cinema muto europeo, figuravano artisti di<br />
varie nazionalità; questo film combinava l'influenza del cinema<br />
d'avanguardia francese, tedesco e sovietico in uno stile innovativo e<br />
originale. La ricostruzione del processo di Giovanna si snoda<br />
attraverso primissimi piani, spesso decentrati e schiacciati contro<br />
sfondi bianchi, le relazioni spaziali anomale concentrano l'attenzione<br />
sui volti degli attori, le scenografie spoglie adottarono elementi<br />
espressionisti, Dreyer enfatizzava le sfumature emotive."La passione<br />
di Giovanna d'arco" fu universalmente accolto come capolavoro. In<br />
assenza di finanziamenti, Dreyer, trovò un mecenate che in cambio<br />
della parte da protagonista finanziò il film "il vampiro", un horror che<br />
evoca oscure visioni di terrore: un giovane arriva in una locanda di<br />
paese e si trova ad assistere ad eventi soprannaturali; molte scene<br />
suggeriscono che qualcosa di terribile sta accadendo fuori<br />
dall'inquadratura e che i carrelli e le panoramiche della macchina da<br />
presa arrivano troppo tardi per catturarlo. Purtroppo "Il vampiro" non<br />
riscosse grande consenso, così Dreyer tornò in Danimarca e riprese<br />
la carriera di giornalista; solo durante la seconda guerra mondiale<br />
ricominciò a dirigere film.
Il cinema sperimentale fuori dall'industria: i film sperimentali erano<br />
spesso cortometraggi realizzati fuori dalle logiche del sistema<br />
industriale e gli autori si autofinanziavano; dopo la guerra raggiunsero<br />
una diffusione internazionale. Molte opere sperimentali furono<br />
realizzate da futuristi Italiani che intendevano celebrare la nuova era<br />
della macchina. Il film "vita futurista", opera di vari artisti, mostra l'uso<br />
di specchi deformanti e sovrimpressioni secondo modalità che<br />
anticipavano quelle delle successive avanguardie cinematografiche. I<br />
principali filoni del cinema d'avanguardia di questo periodo sono:<br />
l'animazione astratta, il cinema dada, quello surrealista, il cinéma pur,<br />
i documentari lirici e il cinema narrativo sperimentale.<br />
• Animazione astratta: alla fine degli anni 10 un gruppo di artisti<br />
tedeschi sosteneva che, essendo il cinema un'arte visiva come la<br />
pittura, la sua forma più pura doveva esser astratta. Il tedesco<br />
Richter, legato al movimento dadaista svizzero, incontrò l'artista<br />
svedese Eggeling e insieme sperimentarono l'animazione come<br />
mezzo per produrre musica visiva. Rhythmus 21, di Richter<br />
rappresentò il primo film animato astratto. In realtà è al nome<br />
Ruttmann che bisogna legare il primo esempio del genere.<br />
Pittore espressionista, si interessò presto al cinema e sviluppò<br />
l'idea di una pittura in movimento creata utilizzando tecniche<br />
cinematografiche. Per Eggeling le immagini astratte che<br />
componevano il film erano l'equivalente di una composizione<br />
musicale, ritenendo ridondante qualsiasi accompagnamento<br />
sonoro; il suo “Diagonal Symphonie” era il risultato di una serie di<br />
variazioni di linee parallele diagonali bianche che creavano<br />
complessi pattern su un fondale nero. Le tecniche di animazione<br />
impiegate nel cinema astratto influenzarono registi legati al<br />
cinema commerciale come Reiniger che diresse il primo<br />
considerevole lungometraggio animato, "Achmed, il principe<br />
fantastico", una fiaba delle 1000 e 1 notte, nata grazie a sagome<br />
inquadrate su fondali ombreggiati.<br />
• cinema dada: idealismo propose una nuova visione del mondo<br />
all'insegna dell'assurdo, spazzando via i valori tradizionali e<br />
ponendo il caso di immaginazione alla base della creazione<br />
artistica. Il primo film dell'artista dada Man Ray, "ritorno alla<br />
ragione" fu creato combinando riprese dal vero con frammenti<br />
dei Rayograms inventati dallo stesso artista; nel 1924 Picabia<br />
mise in scena il suo balletto "riposo" e durante l'intervallo venne<br />
proiettato “Entr’acte” di Clair, film che mescolava situazioni<br />
sconnesse e irrazionali. Murphy firmò la fotografia di “Ballet<br />
mécanique”, film che giustapponeva immagini di oggetti comuni<br />
a dipinti realizzati dal pittore Léger; anche Duchamp fece<br />
incursione nel cinema e nel 1926 realizzò una serie di dischi<br />
rotanti che filmati, con l'aiuto di Man Ray, furono alla base di<br />
"Anemic cinéma”. Gli artisti tedeschi furono spinti a sperimentare<br />
senza ricorrere a forme dipinte in stile astratto; Richter recuperò<br />
il gusto per il nonsense dadaista realizzando nel 1928 "fantasmi<br />
del mattino" in cui, grazie ad effetti speciali, gli oggetti si<br />
ribellavano al loro normale funzionamento.<br />
• surrealismo: gli artisti surrealisti cercano di tradurre in immagini<br />
o parole il linguaggio incoerente dei sogni, senza interferenze da<br />
parte del pensiero. Diversamente dai film degli artisti dada, quelli<br />
surrealisti delineavano storie anomale e sessualmente allusive,<br />
senza assembramenti caotici di eventi. Man Ray realizzò "Emak<br />
Bakia” che impiegava a trucchi fotografici per suggerire lo stato<br />
mentale di una donna; nello stesso anno realizzò "stella marina"<br />
che mostrava una coppia di amanti alternandola con immagini<br />
casuali di treni, stelle marine e altri oggetti; alla fine la donna<br />
abbandona il suo amante per un altro uomo e degli si consola<br />
con una bellissima stella marina. Dulac portò sullo schermo "La<br />
conchiglia e il sacerdote" che mescolava le tecniche<br />
cinematografiche con la logica narrativa incoerente del<br />
surrealismo. Il film che meglio incarnò le tesi del surrealismo fu<br />
“Un chien andalou” di Bunuel e Dalì: lo spunto iniziale è costituito<br />
dal litigio tra due amanti, ma è impossibile ricostruire la logica e<br />
cronologia del racconto. Questa collaborazione produsse<br />
un'opera più lunga e più provocatoria della prima, "L’age d’or”, la
cui esile trama riguarda una coppia di amanti tenuti separati dai<br />
pregiudizi dei ricchi genitori della donna e dalla disapprovazione<br />
dell'alta società; il film abbonda di immaginario erotico. Negli anni<br />
30 il surrealismo si disgregò, molti suoi esponenti confluirono nei<br />
partiti di sinistra o nei movimenti anarchici e Dalì si guadagnò il<br />
loro sdegno mostrando la sua ammirazione per Hitler.<br />
• Cinéma Pur: alcuni artisti concepirono la possibilità di realizzare<br />
opere non narrative sulle qualità visive astratte del mondo fisico;<br />
si trattava di film senza debiti verso letteratura e teatro e<br />
apparivano come un mondo a parte. Gli artisti non si<br />
riconoscevano nei movimenti d'avanguardia di quel periodo e,<br />
seguendo percorsi diversi tra loro, erano accomunati dalla<br />
volontà di ridurre il cinema ai suoi elementi basilari, per creare un<br />
lirismo visivo fatto di forme pure. Tra i registi più rappresentativi<br />
del cinema puro vi fu Chomette che diresse il primo film puro,<br />
"giochi di riflessi e di velocità" e in seguito "5 min di cinema<br />
puro". Anche la Dulac si cimentò con forme di cinema puro<br />
realizzando "disco 927", "temi e variazioni" e "arabesco", in cui<br />
cercò di creare studi lirici equivalenti alla musica; con<br />
l'introduzione del sonoro non fu più in grado di finanziari propri<br />
film e si dedicò alla realizzazione di cinegiornali.<br />
• documentari lirici: alcuni artisti sperimentarono nuove forme di<br />
cinema portando le macchine da presa per le strade e cercando<br />
di catturare gli aspetti poetici nei paesaggi urbani. Il primo lavoro<br />
di questo filone risale agli anni 20 e appartiene all'artista<br />
modernista Sheeler e al fotografo Strand, “ New York la<br />
magnifica", le cui scene creano una visione evocativa e astratta<br />
della città, ispirando molti autori sperimentali. In Francia il<br />
brasiliano Cavalcanti realizzò "le ore e nient'altro", accostando<br />
immagini dal vero, filmate con una macchina da presa nascosta,<br />
e scene recitate, mostrando negozianti che aprivano le imposte,<br />
clienti ai caffè, un pappone che uccide una donna, un'anziana<br />
signora barcollante per le strade della città; il regista avvicendava<br />
queste scene per suggerire il passaggio del tempo su Parigi.<br />
Ruttmann girò "Berlino - sinfonia della grande città", uno<br />
spaccato di una giornata qualsiasi in una grande città. La poetica<br />
di questo film rappresentava un terreno fertile di sperimentazione<br />
per molti giovani registi legati ai circuiti delle sale specializzate in<br />
cinema d'arte e dei cineclub, come ad esempio Ivens, che<br />
realizzò il suo primo film "il ponte" nel 1928 ed ebbe un tale<br />
successo nei cineclub da spingere il regista realizzarne subito<br />
altri.<br />
IX. L’INTRODUZIONE DEL SONORO<br />
Il sonoro negli Stati Uniti: l'industria cinematografica americana fu la<br />
prima a compiere il passaggio dal muto al sonoro con successo.<br />
DeForest presentò il suo brevetto di pellicola sonora, Phonofilm, nel<br />
1923 che convertiva l'audio in onde riprodotte su una normale<br />
pellicola a 35mm su una striscia ricavata a fianco del fotogramma; se<br />
la pellicola si rompeva e doveva essere giuntata, si pendevano tanti<br />
fotogrammi di immagine quanti di suono, a vantaggio della<br />
sincronizzazione. Negli anni 10 e primi anni 20 la Western Electric<br />
aveva sviluppato sistemi di registrazione, amplificatori e altoparlanti e<br />
nel 1925 mise in vendita il suo sistema di registrazione su disco, ma la<br />
maggior parte degli studios di Hollywood attesero ulteriori sviluppi.<br />
Inizialmente i fratelli Warner vedevano nel sonoro soltanto<br />
un'alternativa economica all'intrattenimento dal vivo che<br />
accompagnava la programmazione cinematografica, così<br />
collaudarono il metodo Vitaphone in una serie di cortometraggi. Nel<br />
1927 ebbe luogo la prima di "il cantante di jazz" di Crosland che ebbe<br />
un incredibile successo rivelando per il suono grandi potenzialità.<br />
Dopo qualche altra pellicola parzialmente sonora, nel 1928 uscì il<br />
primo sonoro al 100%, "le luci di New York" di Foy. Anche se la<br />
Warner Bros arrivò per prima al sonoro, fu la Fox a investire sul<br />
sistema di DeForest, e poiché la maggior parte degli artisti da<br />
palcoscenico erano sotto contratto con la Warner, si buttò sui<br />
cinegiornali sonori. Riguardo al suono le maggiori case di produzione<br />
di Hollywood si erano mosse con cautela, poiché la mancanza di uno
standard comune avrebbe danneggiato gli affari. A tale scopo<br />
crearono un accordo chiamato “Accordo delle cinque grandi” in cui si<br />
univano per la scelta del sistema sonoro da utilizzare. Nel 1928<br />
optarono per una nuova pellicola sonora della western electric,<br />
affidabile e più economica dei sistemi concorrenti. Per non impedire<br />
l'accesso dei propri film alle sale che avevano già installato proiettori<br />
con fonografo, le compagnie di Hollywood continuarono a distribuire<br />
per alcuni anni film in doppia versione, una su dischi fonografici e una<br />
con pellicola sonora. Un altro modello di pellicola sonora, il<br />
Photophone della RCA, benché scartato, non scomparve. Il direttore<br />
generale della società, Sarnoff, fondò una nuova casa di produzione<br />
cinematografica a concentrazione verticale e formaò nel 1928 la<br />
Radio-Keith-Orpheum (RKO). Il musical offriva buona opportunità per<br />
un uso ingegnoso del suono; Lubitsch diresse il musical "il principe<br />
consorte" del 1929, commedia in cui riversò inalterata l'intelligenza dei<br />
suoi film muti. Basata sullo scambio di ruoli sessuali fu girata<br />
prevalentemente in studio e nella maggior parte delle scene il regista<br />
rinunciò quasi del tutto alla cinepresa multipla. In “Alleluja!” Vidor<br />
aveva convinto la MGM a realizzare un musical interpretato<br />
esclusivamente da afroamericani e non esistendo ancora<br />
apparecchiature portatili per le riprese sonore, la metà del materiale fu<br />
girato muto sui luoghi dell'azione, permettendo regista di muovere la<br />
macchina da presa in esterni a suo piacimento e sfruttando anche la<br />
cinepresa multipla in alcune scene girate in studio; sia che fosse<br />
doppiato o registrato in diretta, gran parte del dialogo era<br />
parzialmente improvvisato dagli attori, che parlavano rapidamente,<br />
anche interrompendosi tra di loro, creando così un ritmo molto più<br />
vivace della maggioranza dei film sonori.<br />
Tecnologia sonora degli inizi e stile classico: all'inizio del sonoro<br />
l'industria cinematografica si trovò di fronte numerosi problemi: i primi<br />
microfoni non erano direzionali, per cui le macchine da presa<br />
dovranno essere sistemate in cabine insonorizzate; tutti i suoni di una<br />
singola scena andavano registrati nello stesso momento data<br />
l'impossibilità di mixare piste sonore registrate separatamente; se si<br />
doveva sentire della musica era necessario che l'orchestra fosse sul<br />
set durante le riprese; infine la sistemazione del microfono limitava<br />
l'azione. La tecnica della cinepresa multipla fu adottata perché ogni<br />
scena doveva essere filmata in un'unica ripresa, per poter alternare<br />
piani ravvicinati e contro campi senza perdere tra uno e l’altro il<br />
sincrono tra suono e movimento delle labbra. I cineasti erano riluttanti<br />
a rinunciare alla flessibilità e all'enfasi che il montaggio aveva offerto<br />
loro nell'era del muto. Nei lungometraggi il ricorso alla cinepresa<br />
multipla non restituiva lo stile del muto, infatti la presenza di cabine<br />
ingombranti renderà difficile realizzare le inquadrature con la<br />
necessaria precisione. Inoltre nei primi anni del sonoro la traccia<br />
audio della registrazione occupava parte del fotogramma rettangolare<br />
che nell'era del muto si usava tutto per le immagini, ecco perché molti<br />
dei primi film sonori hanno immagini quadrate. Altri inconvenienti<br />
sorgevano poiché pur essendo le cabine di ripresa dotate di ruote,<br />
esse erano troppo rumorose e pesanti per consentire di effettuare un<br />
carrello, inoltre i microfoni erano poco sensibili. Per risolvere questi<br />
problemi si cominciò a usare la giraffa e nel 1931 si arrivò finalmente<br />
alla possibilità di registrare diverse piste sonore per un'unica scena<br />
per poi mixarle nella colonna sonora finale. Fu così possibile<br />
abbandonare la cinepresa multipla, che alcuni registi già evitavano o<br />
riducevano al minimo, preferendo girare parte del materiale muto per<br />
poi aggiungere il suono con un doppiaggio successivo. Questo<br />
consentirà movimenti di macchina più fluidi e un montaggio rapido fra<br />
diverse angolazioni.<br />
La Germania sfida Hollywood: nel 1918 tre inventori mettevano a<br />
punto un sistema tedesco di pellicola sonora, il Tri-Ergon perfezionata<br />
qualche anno dopo; nel 1928 un gruppo di società internazionali<br />
misero in comune i loro brevetti per il sonoro, incluso il Tri-Ergon,<br />
formando il sindacato del film sonoro noto come Tobis. Qualche mese<br />
dopo nacque la Klangfilm, che doveva sfruttare il nuovo sistema di<br />
pellicola sonora. I due gruppi, dopo la battaglia legale, si unirono nella<br />
Tobis-Klangfilm, la più forte produttrice di sistemi sonori fuori dagli<br />
Stati Uniti, con cui la UFA firmò un contratto e iniziò costruire teatri di<br />
posa sonori. I produttori erano restii a realizzare film parlati a causa<br />
della mancanza di sale attrezzate e per paura di non poterli esportare
negli Stati Uniti; gli esercenti esitavano ad acquistare costose<br />
apparecchiature di proiezione visto che la disponibilità di pellicole<br />
sonore era limitata. Il primo film sonoro tedesco, "verrà senza donne"<br />
risale al 1928, ma solo nel 1935 si potevano considerare attrezzate<br />
tutte le sale della Germania. Nel frattempo la Warner Bros e la RKO<br />
pagarono diritti di licenza alla Tobis-Klangfilm per esportare in<br />
Germania i loro film e le loro apparecchiature, e si arrivò nel 1930 a<br />
un cartello internazionale per dividersi il mercato mondiale. Molti<br />
musical tedeschi fronteggiavano la concorrenza sul mercato<br />
internazionale; "il congresso si diverte" di Charell combinava<br />
spettacolari scenografie e costumi d'epoca con complessi movimenti<br />
di macchina; "La sirenetta dell'autostrada" di Thiele, meno elaborato,<br />
ma animato dalla stessa allegria, cerca di evitare la cinepresa multipla<br />
spostando l'azione fuori dallo studio. Uno dei film più visti del cinema<br />
sonoro tedesco fu "l'angelo azzurro" di von Sternberg (che portò alla<br />
fama internazionale Marlene Dietrich) in cui un professore represso<br />
precipita in un mondo a lui estraneo dopo aver inseguito i suoi<br />
studenti in un sordido locale; il professore si innamora di cantante<br />
sexy e si riduce a fare il clown per portare a casa qualche soldo, per<br />
poi morire disperato dopo aver scoperto che la cantante lo tradisce.<br />
X. LO STUDIO SYSTEM A HOLLYWOOD (1930-1945)<br />
Registrazione del suono: i metodi di registrazione del suono<br />
subirono un costante miglioramento: i primi microfoni non erano<br />
direzionali e le prime ingombranti aste da microfono vennero sostituite<br />
da giraffe più leggere; i numeri musicali venivano registrati prima delle<br />
riprese e gli attori mimavano le parole in playback; venivano stampati i<br />
numeri identici sui margini dei negativi sia dell'immagine che del<br />
sonoro, permettendo un'accurata sincronizzazione di inquadrature<br />
anche brevi. Mentre il primo cinema sonoro evitava musica<br />
d'atmosfera, la registrazione su piste multiple favorì l'introduzione<br />
della colonna sonora. In casi in cui lunghi passaggi musicali<br />
accompagnavano l'azione e il dialogo, i compositori componevano<br />
musica non invadente che serviva sostenere la narrazione senza<br />
attirare l'attenzione su se stessa.<br />
Movimenti di macchina: con i rivestimenti si cercava di attutire il<br />
rumore della cinepresa, ma ne risultò che le attrezzature erano poi<br />
troppo pesanti e difficili da muovere tra un’ inquadratura e l'altra. Nel<br />
1932 vi fu una svolta con l'introduzione del Rotambulator di Bell e<br />
Howell, un dolly di 3 quintali che sollevava la macchina da presa<br />
verticalmente fino a 2 m d'altezza, permettendo all'operatore di fare<br />
panoramiche, piegarsi e spostarsi agevolmente su un carrello. I<br />
movimenti con le gru divennero comuni.<br />
Technicolor: l'innovazione più spettacolare dell'epoca fu il colore. Nei<br />
primi anni 30 la Technicolor inaugurò una nuova macchina da presa<br />
dotata di prismi per suddividere la luce che proveniva dall'obiettivo su<br />
tre diverse pellicole in bianco e nero, una per ciascuno dei colori<br />
primari. Mentre oggi il colore nei film è visto con un elemento di<br />
maggiore realismo, allora lo si associava alla fantasia e spettacolo e<br />
lo si utilizzava prevalentemente per avventure esotiche, film di cappa<br />
e spada o musical.<br />
Effetti speciali: gli studios aprirono settori dedicati agli effetti speciali,<br />
che inventavano e costruivano apparecchi su misura per scene<br />
specifiche. L'effetto speciale prevedeva che le immagini girate<br />
separatamente venissero combinate in uno di questi due modi: la<br />
retroproiezione, in cui gli attori recitano sul set nel teatro di posa<br />
mentre su uno schermo dietro di loro si proietta un'immagine girata in<br />
precedenza (come quando un attore guida e dietro di lui lo sfondo si<br />
muove), e la stampa ottica, che consisteva in un proiettore puntato<br />
nell'obiettivo della cinepresa: era possibile muovere entrambi in avanti<br />
o indietro, alternare diversi obiettivi, sovraimprimere un'immagine su<br />
un'altra o unire come pezzi di un puzzle parti di immagini diverse. Con<br />
l'utilizzo della stampa ottica, coprendo una parte del fotogramma,<br />
l'operatore poteva lasciare un'area non impressionata, dove il tecnico<br />
degli effetti speciali avrebbe inserito in seguito un'immagine dipinta<br />
(matte painting). Più complessi erano i mascherini mobili: l'operatore<br />
degli effetti doveva realizzare più mascherini per ogni fotogramma che<br />
componevano la sequenza truccata ed esporre il film due volte,
fotogramma per fotogramma, coprendo una porzione di pellicola;<br />
erano usati solitamente per creare tendine, transizione in cui una linea<br />
attraversa lo schermo, cancellando l'inquadratura gradualmente e<br />
facendo nel contempo apparire quella successiva. La stampante<br />
ottica era usata per produrre brevi raffiche di inquadrature, usava<br />
sovrimpressioni di fogli di calendario o titoli di giornale per suggerire il<br />
passaggio del tempo o il corso di una lunga azione. Infine alcune<br />
scene erano girate con modellini.<br />
Stili di ripresa: l'uso dell'effetto flou divenne meno estremo e più<br />
uniforme. Nel 1931 la Eastman Kodak introdusse una pellicola adatta<br />
alla luce diffusa prodotta dalle lampade incandescenza, necessarie in<br />
seguito all'introduzione del sonoro. Welles e Toland svilupparono il<br />
concetto della profondità di fuoco e ne fecero un grande uso in<br />
"Quarto potere", in cui molte delle inquadrature in profondità sono<br />
ottenute con la stampante ottica, combinando piani a fuoco girati<br />
separatamente; in alcuni casi elementi in primissimo piano sono<br />
disposti molto vicino all'obiettivo e a distanza notevole da quelli sullo<br />
sfondo, ma tutto risulta perfettamente a fuoco e presto in tutto il<br />
cinema divenne pratica comune l'utilizzo di inquadrature su piani<br />
distanti fra loro egualmente a fuoco.<br />
Vecchia generazione: Chaplin fu il più grande avversario del cinema<br />
parlato e fu in grado di continuare a fare film muti più a lungo di<br />
chiunque altro a Hollywood; la sua produzione si limitò però a due<br />
lungometraggi: “luci della città” e “tempi moderni”, in quest'ultimo il<br />
vagabondo perde il suo posto di lavoro in un alienante catena di<br />
montaggio, viene gettato in carcere dopo essere stato scambiato per il<br />
capo di una manifestazione di protesta e infine unisce le sue forze con<br />
quella di una povera ragazza per cercare lavoro. In seguito produsse<br />
il primo film parlato, “il grande dittatore”, parodia di Hitler. Von<br />
Stenberg, dopo "l'angelo azzurro" diretto in Germania, tornò ad<br />
Hollywood dove girò alcuni dei film più belli dell'epoca insieme a<br />
Marlene Dietrich; la passione per le ombre e per le inquadrature<br />
barocche divenne più intensa e l'attenzione minuziosa ai costumi,<br />
illuminazione e fotografia donò alla Dietrich un fascino raramente<br />
eguagliato. Lubitsch si adeguò al sonoro realizzando molti musical e<br />
popolari commedie. Ford continuò ad essere attivo presso la Fox<br />
prima di arruolarsi marina, ma nonostante la sua propensione per il<br />
western, ne girò uno solo durante questo periodo, “ombre rosse”, che<br />
divenne un classico del genere; in "com'era verde la mia valle" fu in<br />
grado di creare situazioni commoventi utilizzando il campo lungo o<br />
indugiando sulla scena silenziosa mentre personaggi riflettono su<br />
quanto è accaduto. Haws si cimentò in generi diversi,<br />
specializzandosi in un cinema asciutto nel racconto e nella<br />
recitazione, rivelandosi maestro del ritmo veloce e del montaggio<br />
contiguo; il suo "La signora del venerdì" è il modello della commedia<br />
sonora: narra del direttore di un giornale che cerca di impedire all'ex<br />
moglie di rinunciare al giornalismo per risposarsi, quindi l'attira nella<br />
missione di smascherare alcuni politici corrotti. Wyler esordì come<br />
regista di western a basso costo, ma dopo aver cominciato nel 1936 a<br />
lavorare con il produttore indipendente Goldwyn, diresse diversi film<br />
degni di nota: "La calunnia", "figlia del vento", "La voce della<br />
tempesta" e "piccole volpi”. Borzage continuò a dirigere melodrammi<br />
sentimentali, come ad esempio "addio alle armi", adattamento del<br />
romanzo di Hemingway su un soldato americano e un’ infermiera<br />
inglese che s'innamorano durante la prima guerra mondiale. Vidor<br />
continuò a produrre una varietà di generi, dal western al melodramma,<br />
così come Walsh, che realizzò importanti film d'azione a cavallo, ad<br />
esempio "i ruggenti anni 20", un film di gangster che mette a confronto<br />
le vite di tre reduci della prima guerra mondiale, o “ una pallottola per<br />
Roy”, storia di un assassino che fugge tra le montagne per sottrarsi<br />
alla polizia e diventa amico di una ragazza zoppa.<br />
Nuovi registi: il sonoro portò a Hollywood diversi registi teatrali di<br />
New York, fra questi Cukor, che si specializzò in prestigiosi<br />
adattamenti letterari, o Mamoulian, che attirò l'attenzione con i fluidi<br />
movimenti di macchina del suo "applauso”, o ancora Minnelli,<br />
specialista di musical che entrò nella MGM e il suo film più celebrato<br />
fu "incontriamoci a Saint Louis” con Judy Garland. Sturges in "il<br />
miracolo del villaggio" si prese gioco della pruderie americana: una<br />
giovane donna si ritrova incinta dopo un party selvaggio e sostiene di
aver sposato il padre del nascituro. Il fidanzato la salva dalla<br />
riprovazione accettando di sposarla, ma la ragazza da alla luce sei<br />
gemelli e la famiglia si trova al centro della furiosa attenzione dei<br />
media. Tra i registi emersi tra gli anni 30 e 40 colui che avrebbe avuto<br />
più influenza fu Orson Welles, il cui film " Quarto potere" è uno dei più<br />
celebrati di tutti tempi: si trattava di un velato ritratto del magnate<br />
dell'editoria Hearst e della sua storia d'amore con la star<br />
cinematografica Marion Davis. Nonostante il magnate cercò di<br />
bloccare il film, esso uscì ugualmente nel 1941. Stilisticamente è un<br />
film barocco che prevede lunghi piani sequenza ma anche improvvisi<br />
sbalzi nel volume del sonoro e stacchi veloci. Molte inquadrature in<br />
profondità furono effettuate usando diversi tipi di effetti speciali e la<br />
stampante ottica saldò in maniera impercettibile più carrelli in un solo<br />
movimento e rese le scenografie più imponenti combinando modellini<br />
e immagini dipinte con set a grandezza naturale; oltre metà delle<br />
inquadrature di questo film contengono effetti speciali. Nel film<br />
"l'orgoglio degli Amberson” la trama segue il declino di una famiglia<br />
agiata e sviluppa le tecniche di "Quarto potere" in modo meno<br />
stravagante, infatti ci sono ancora complessi movimenti di macchina,<br />
ma la profondità di fuoco è ottenuta con un'unica ripresa e il budget<br />
più sostanzioso permise regista di ricostruire interi set riducendo l'uso<br />
della stampante ottica.<br />
Registi immigrati: con il diffondersi del fascismo in Europa e l'inizio<br />
della seconda guerra mondiale aumentarono coloro che cercavano<br />
rifugio negli Stati Uniti. Il primo film americano di Hitchcock fu<br />
"rebecca, la prima moglie", prestigioso adattamento letterario che<br />
vinse l’oscar come miglior film pur non rientrando nel genere<br />
suspense per cui il regista era famoso. Lang dal 1934 lavorò in<br />
America a moltissimi film, ma non raggiunse il prestigio che aveva<br />
avuto in Germania; realizzò western, film di spionaggio, melodrammi e<br />
film di suspense. Da ricordare anche Billy Wilder e Otto Preminger<br />
che realizzarono due dei più classici film noir dell’epoca.<br />
Il musical: l'introduzione del sonoro promosse il musical a un ruolo di<br />
primo piano. Alcuni fra i primi musical “rivista” si limitavano a cucire<br />
insieme diversi numeri musicali mentre altri raccontavano storie dietro<br />
le quinte di uno spettacolo. I musical-operetta ambientavano le storie<br />
in luoghi di fantasia e infine vi erano musical integrati in cui canti e<br />
balli si svolgevano in ambienti comuni. Esempio del sottogenere<br />
operetta fu "amami stanotte" di Mamoulian: una strada parigina<br />
prende vita all'alba e ogni rumore contribuisce a formare un ritmo che<br />
diventa numero musicale; in una sequenza celebre, una canzone<br />
passa da persona a persona in una serie di scene legate da<br />
dissolvenze. Il musical “dietro le quinte” fu reso tipico da una serie di<br />
film della Warner Bros coreografati da Berkely, ad esempio<br />
"quarantaduesima strada” di Bacon che fissò molte convenzioni del<br />
genere: un ingenua corista diventa una star quando la solista si<br />
infortuna alla vigilia della prima di un grande spettacolo a Broadway. I<br />
musical con Fred Astaire e Ginger Rogers erano tra i più popolari,<br />
sempre storie d'amore in cui molti dei numeri di danza erano parte del<br />
corteggiamento della coppia. La MGM diede il suo contributo al<br />
genere musicale con la coppia Mickey Rooney e Judy Garland in<br />
diversi film centrati su adolescenti impegnati a montare uno<br />
spettacolo.<br />
Screwball comedy: i protagonisti di questo tipo di commedia sono<br />
gente agiata che può permettersi di comportarsi in modo bizzarro.<br />
Due film inaugurarono la screwball comedy nel 1934: “ ventesimo<br />
secolo" di Hawks tratta i suoi due protagonisti con assoluto cinismo e “<br />
accadde una notte” di Capra, più sentimentale, nel quale la<br />
protagonista viziata cerca di sfuggire a suo padre, per sposare un<br />
superficiale playboy. Il genere si sviluppò rapidamente e Capra restò<br />
uno dei suoi esponenti migliori; mentre le prime commedie del genere<br />
parlavano della Depressione, più in là le trame abbandonarono i<br />
problemi sociali dell'epoca. Sturges contribuì con "infedelmente tua" in<br />
cui un direttore d'orchestra si convince che sua moglie ha un amante<br />
e durante un concerto fantastica di ucciderle in tre modi diversi,<br />
ognuno legato a un brano musicale appropriato.<br />
Film horror: nell'epoca del sonoro l’horror diviene un genere di primo<br />
piano. Lo schema di molti film futuri fu fissato nel 1927 da "il castello<br />
degli spettri" di Paul Leni, in cui un gruppo di persone si trova in un
castello isolato per assistere alla lettura di un testamento. La<br />
Universal rinnovò questi primi successi nel suo filone horror a<br />
cominciare da Dracula di Browning e Frankenstein di Whale. Nel 1932<br />
lo stesso Whale diresse "la vecchia casa oscura" che bilanciava<br />
suspense e commedia, intrappolando un gruppo di eccentrici in una<br />
isolata casa di campagna, nella proverbiale notte buia e tempestosa.<br />
Uno dei più efficaci di questi film fu "La mummia" di Freund. Una<br />
seconda serie significativa di horror fu realizzata nei primi anni 40<br />
dalla RKO per iniziativa del produttore Lewton; questi film evitavano<br />
l'ostentazione visiva di mostri e violenza, concentrandosi sulla<br />
minaccia di horror invisibili.<br />
Cinema sociale: Vidor girò nel 1934 "nostro pane quotidiano"<br />
ritraendo un gruppo di disoccupati che organizzavano una cooperativa<br />
agricola. La Warner Bros era particolarmente impegnata nel cinema<br />
sociale. In "io sono un evaso" un reduce della prima guerra mondiale<br />
è ingiustamente accusato di furto e alla fine del film scompare nella<br />
notte spiegando con l'ultima battuta di essere diventato ladro a causa<br />
del sistema legale. "Ragazzi di strada" di Wellman mostrava le<br />
condizioni di bambini, orfani, abbandonati o senzatetto. Lang girò<br />
"furia" sul tema del linciaggio, in cui il protagonista viene arrestato in<br />
una piccola città e accusato ingiustamente di omicidio; i cittadini<br />
danno fuoco alla prigione e lui ne viene dato per morto, ma in realtà è<br />
vivo e amareggiato. Ford contribuì al cinema sociale con "furore",<br />
adattamento di un romanzo, in cui una famiglia deve lasciare le<br />
proprie terre a causa della grande siccità. Mentre si dirigono in<br />
California in cerca di lavoro, i componenti della famiglia sono sfruttati<br />
con operai emigranti. Verso la fine il protagonista si unisce alle lotte<br />
per i diritti dei lavoratori.<br />
Film di gangster: il primo film importante di questo filone fu "Le notti<br />
di Chicago" di von Sternberg, poi il genere guadagnò prestigio nei<br />
primi anni 30 con "piccolo Cesare" di LeRoy, “ nemico pubblico" di<br />
Wellman e “ Scarface” di Hawks, tutti film di attualità che traevano<br />
ispirazione dal crimine organizzato cresciuto durante il proibizionismo.<br />
Il codice Hays proibiva di raffigurare in maniera positiva i criminali, ma<br />
i produttori si difendevano sostenendo di limitarsi a esaminare un<br />
problema sociale. Una soluzione narrativa ricorrente è quella del<br />
raffronto tra due uomini, uno dei quali si trova un lavoro onesto mentre<br />
l'altro si dà al delitto. In genere tutti protagonisti di questi film muoiono<br />
violentemente nel finale. Gli studios si sforzarono di evitare la censura<br />
senza dover rinunciare all'eccitazione che il genere poteva garantire,<br />
così la figura del gangster poteva divenire meno centrale e<br />
l'attenzione spostarsi su altri personaggi.<br />
Film noir: Il noir, più simile a uno stile di una tendenza narrativa,<br />
nasce nel 1941 con "il mistero del falco" di Houston o l'anno prima con<br />
il B-movie “ lo sconosciuto del terzo piano" di Ingster. Deriva da<br />
romanzo poliziesco hard-boiled americano degli anni 20 e molti<br />
romanzi racconti furono portati sullo schermo in uno stile in cui si<br />
sentiva l'influenza dell'espressionismo tedesco, del realismo politico<br />
francese e delle innovazioni stilistiche di “Quarto potere”. Questo<br />
genere di film si rivolgeva a un pubblico maschile: gli eroi sono quasi<br />
sempre uomini, investigatori o criminali, caratterizzati da pessimismo,<br />
in sicurezza o di una visione del mondo fredda e distaccata. Le donne<br />
sono seducenti ma traditrici, l'ambientazione classica è la grande città,<br />
soprattutto in scene notturne. "Il mistero del falco" fissò molte delle<br />
convenzioni del noir e il debito di questo filone nei confronti del<br />
cinema tedesco degli anni 20 può essere spiegato dal fatto che<br />
quattro registi europei furono tre principali esponenti del genere.<br />
Preminger raggiunse la fama con "vertigine" che racconta di un<br />
poliziotto frustrato che indaga sull'omicidio di una sofisticata dirigente<br />
pubblicitaria e s'innamora di lei attraverso il suo diario e il suo ritratto. “<br />
La fiamma del peccato" di Wilder narra di una donna che seduce un<br />
assicuratore di far uccidere il marito, ma il piano porta al sospetto e al<br />
tradimento reciproco. Il noir era l'unico genere di Hollywood che<br />
consentisse finali non lieti.<br />
Film di guerra: Tra il 1930 e il 1945 i film di guerra dipingevano i<br />
conflitti come un'insensata tragedia ma, dopo Pearl Harbour, il cinema<br />
sostenne la causa bellica, mostrando americani di varie origini etniche<br />
uniti nel combattere l'Asse. Molti film di guerra sui nazisti si limitavano
a rappresentarli come assassini a sangue freddo, ma la propaganda<br />
contro i Giapponesi spesso aveva toni più razzisti e sfruttava immagini<br />
stereotipate. Uno dei pochi film di guerra a mostrare meno<br />
entusiasmo fu "i sacrificati di Bataan” di Ford, storia dell'equipaggio di<br />
un torpediniere che combatte valorosamente, ma viene sconfitto nelle<br />
Filippine.<br />
Animazione e studio system: dal 1930, per quasi quarant'anni,<br />
Terry fornì due volte a settimana i suoi Terrytoons alla Fox; la<br />
Universal distribuì i film di Lantz dal 1929 al 1972: il suo personaggio<br />
più famoso fu Picchiarello (Woody Woodpecker) che debuttò nel<br />
1941; all'estremo opposto vi erano le serie prodotte dallo studio Walt<br />
Disney, casa indipendente dedita esclusivamente all'animazione. Nel<br />
1928 ebbe enorme successo con un cartone animato di Topolino che<br />
aveva traghettato l'animazione nell'era del sonoro, dandole<br />
rispettabilità. Nel 1932 la Disney abbandonò la Columbia per affidare i<br />
suoi film alla prestigiosa distribuzione United Artists, che fu tra i primi<br />
ad adottare il technicolor a tripla pellicola. La società investirà molto<br />
sui suoi prodotti, mettendo al lavoro un enorme staff di disegnatori in<br />
grado di creare fondi dettagliati ombreggiati e una quantità di disegni<br />
in movimento dai colori brillanti. Nel 1932 la Disney passò a farsi<br />
distribuire dalla RKO, risollevandola da una situazione traballante con<br />
l'uscita di "Biancaneve e i sette nani", il primo lungometraggio<br />
americano di animazione. In "Bambi" si fece ampio uso della nuova<br />
cinepresa multiplane che permetterà di distribuire gli ambienti delle<br />
figure su vari livelli, ognuno dei quali poteva essere spostato<br />
fotogramma per fotogramma a varie velocità avvicinando o<br />
allontanandolo dalla macchina da presa, dando allo spettatore<br />
l'illusione di attraversare uno spazio tridimensionale. Nei primi anni 40<br />
la Disney produsse anche "Pinocchio", "Fantasia" e "Dumbo". Altri<br />
studi trovarono animatori che, con mezzi più limitati, sfruttarono in<br />
modo fantasioso il potenziale del disegno animato per movimenti<br />
assurdamente illogici, rapidi e distorti. La Paramount inizia distribuire<br />
film dei Fleischer, i creatori di "Betty Boop” e nel 1933, una figura<br />
secondaria apparsa per la prima volta in uno dei suoi cartoni animati,<br />
Braccio di ferro il marinaio, divenne la star principale dello studio. I<br />
Fleischer distribuirono il lungometraggio "i viaggi di Gulliver” che dava<br />
al protagonista movimenti realistici realizzati col rotoscope; dopo<br />
"Mister Bug va in città" La Paramount estromise i due dalla loro stessa<br />
società e rilevò la serie Braccio di Ferro assieme alla nuova serie<br />
“Superman”. Nel 1930 la Warner Bros aprì un reparto animazione e<br />
distribuì la serie "Looney Tunes”, che all'inizio aveva spesso come<br />
protagonista un ragazzino nero di nome Bosko; il sistema Warner era<br />
più elastico degli altri studios e consentirà al gruppo di scambiare idee<br />
con un team di scrittori, così nacquero superstar come Porky Pig,<br />
Duffy Duck e Bugs Bunny. Il loro marchio di fabbrica divenne la<br />
velocità, il riferimento all'attualità e un umorismo demenziale che<br />
contrastava con il sentimentalismo e la carineria della maggior parte<br />
degli altri cartoni. Lo stesso gusto adulto si fece strada nei cartoni<br />
della MGM a partire dal 1942, quando Avery abbandonò la Warner<br />
Bros e vi si trasferì e creò nuove star.<br />
XI. Altri studio System<br />
Lo studio system in Giappone<br />
Il Giappone riuscì a consolidare uno studio system analogo a quello<br />
americano, grazie alla crescita dell’industria dopo il terremoto del<br />
1923 e l’avvento dei film parlati. La Nikkatsu e Shochiku dominavano<br />
diverse case di produzione minori. I ritmi di produzione restarono alti<br />
anche durante la grande Depressione, fino a 400-500 film all’anno. Il<br />
Giappone era praticamente l’unico paese dove i film americani non<br />
soffocavano il prodotto nazionale. Nel 1934 venne istituita la Toho,<br />
che con la Shochiku fece fronte comune contro Hollywood. Il pubblico<br />
continuava a richiedere film avidamente, conoscendo le star Lloyd e<br />
Grata Garbo come le loro star nazionali. Nello stesso periodo il<br />
Giappone avviò ambiziosi piani militari. L’accresciuto potere<br />
imperialista portò alla censura, ma almeno all’inizio, il cinema non ne<br />
risentì.<br />
Cinema popolare degli anni Trenta<br />
Il cinema storico (jidai-geki) era uno dei generi che andava per la<br />
maggiore, regno di duelli, inseguimenti ed eroiche morti. I registi Ito e<br />
Makino erano i leader del settore, proponendo montaggi veloci e
scene di combattimento coreografate in modo fantastico. Alcuni<br />
giovani registi cominciarono a proporre cinema storico con maggiore<br />
definizione psicologica, ricordiamo Yamanaka, regista dalla tragica<br />
storia (fu mandato al fronte, dove morì nel 1938). Il gendai-geki,<br />
cinema sulla vita contemporanea, includeva molti generi: commedie<br />
su studenti e impiegati, film sulla madre, film dedicati alla vita delle<br />
classi inferiori. Il genere gendai-geki riscuoteva molto successo, i<br />
registi furono incoraggiati a specializzarsi e coltivare stili personali,<br />
una pratica utili per differenziare la produzione e tenere alto l’interesse<br />
dei fan. Shimizu, un esponente della commedia umanistica, rivelò uno<br />
stile personale: i suoi film di bambini gli conquistarono una certa fama,<br />
ma egli si dimostrò capace anche su soggetti dedicati ad adulti.<br />
Tipiche dello stile di Shimizu sono le inquadrature in cui l’azione si<br />
muove verso lo spettatore, mentre la macchina da presa asseconda il<br />
movimento mantenendo la distanza. Ozu e Mizoguchi sono<br />
riconosciuti unanimemente come i registi Giapponesi più importanti<br />
degli anni 30. Evitando la rigida divisione dei compiti praticata ad<br />
Hollywood, la Shochiku e la Nikkatsu avevano sviluppato un sistema<br />
che lascia al regista e sceneggiatore un notevole controllo sui loro<br />
progetti. La Toho invece privilegiava la centralità del produttore, al<br />
quale era affidata la supervisione contemporanea di più pellicole: i film<br />
della Toho avevano un aspetto leggermente più patinato e fatto in<br />
serie, ma fino al 1938 i registi potevano lavorare in modo personale<br />
nella maggior parte degli altri studios, fino all’avvento della guerra.<br />
Ozu e Mizoguchi<br />
Ozu esordisce all’eta di 24 anni con un film jidai-geki (storico) ma ben<br />
presto passa alla vita contemporanea. Tra il 1928 e il 37 realizza 35<br />
film di generi disparati, dallo slapstik studentesco alla commedia di<br />
costume urbana, da film gangster a gli stomi-geki (fil sulla madre).<br />
Ozu fu profondamente influenzato dal cinema di Hollywood, in<br />
particolare da Chaplin e Lubish e dalle comiche di Harold Lloyd. Il suo<br />
stile è quello della commedia anni 20, brevi inquadrature degli attori e<br />
dettagli della scenografia, montati assieme in modo frizzante ed<br />
essenziale. Lo stile fu comunque arricchito con molte variazioni<br />
personali: tipici gli stacchi inattesi su oggetti quotidiani e paesaggi<br />
adiacenti. Nelle scene dialogate Ozu riprende sistematicamente<br />
dall’interno di un ideale cerchio a 360° intorno ai personaggi,<br />
cambiando il punto di vista con multipli di 45°. Sorprendente il rifiuto<br />
da parte di Ozu di certi strumenti della tecnica cinematografica: fu uno<br />
degli ultimi a passare al sonoro e i movimenti di macchina erano<br />
estremamenti limitati; la sua cinepresa è sempre posizionata in basso,<br />
una tecnica che gli permetteva di concentrarsi sulla composizione<br />
dell’inquadratura, bilanciando il valore drammatico dell’attore e<br />
del’ambiente. Lo stile di Ozu amplifica i suoi drammi intimisti, le sue<br />
commedie, basate sull’imbarazzo e sulla rivelazione di stati d’animo,<br />
si nutrono dei primi piani di un’espressione o di un gesto puntuale. I<br />
suoi drammi sociali, che osservano il ciclo della vita in una città<br />
indifferente, sono intensificati da enigmatici panorami urbani.<br />
Mizoguchi esordì nella regia 5 anni prima di Ozu, diresse 42 film negli<br />
anni 20. Regista prolifico, eclettico e artisticamente ambiziso, non fu<br />
riconosciuto come grande regista fino agli anni 30. Attraverso una<br />
varietà di generi, Mizoguchi si concentrò sui dilemmi sociali che la<br />
donna giapponese doveva affrontare. Il regista era attratto da<br />
situazioni di forte emozione (uomini che abusano sadicamente di<br />
donne e bambini o durissimi litigi); nelle riprese adottava un approccio<br />
de-drammatizzante: le scene di maggiore intensità emotiva erano<br />
inquadrate a distanza, così da suscitare una reazione più lieve. Le<br />
scene ad alta tensione sono spesso in campo lungo, non è raro che i<br />
personaggi diano le spalle agli spettatori, o che siano nascosti da un<br />
muro o un’ombra. La macchina da presa registra l’azione<br />
direttamente, rifiutandosi di staccare sulla reazione del personaggio.<br />
Mizoguchi utilizza il piano sequenza come nessuno prima di lui: le sue<br />
inquadrature di rado seguono i movimenti degli attori, i piani sequenza<br />
ci costringono a guardare atti di sacrificio con un senso di<br />
inesorabilità.<br />
La guerra del Pacifico<br />
Durante il secondo conflitto mondiale il Giappone era alleato della<br />
Germania nazista e dell’ Italia fascista. L’economia divenne a base
ellica. Il cinema fu allineato con le nuove strategie politiche ed<br />
economiche: la cultura occidentale divenne sospetta, vietati i jazz e<br />
balli americani, vietata qualunque scena potesse minare il rispetto per<br />
l’autorità, l’obbedienza all’imperatore e l’amore per la famiglia. Venne<br />
istituita la censura e forti restrizioni politiche. Le case di produzione<br />
furono costrette ad unificarsi sotto il controllo di Shochiku, Toho e<br />
Shinko (che assorbì Nikkatsu e divenne Daiei). Tutte le società<br />
parteciparono allo sforzo bellico, mentre lo Stato finanziava<br />
cinegiornali, documentari e film che celebravano la superiorità<br />
dell’arte giapponese. Oltre che dalle esaltazioni della purezza della<br />
cultura giapponese, lo sforzo bellico era sostenuto da pellicole<br />
patriottiche. Nel film “cinque esploratori” di Tasaka, si mette in luce la<br />
coesione e l’eroismo dei soldati; il nemico non si vede, come in molti<br />
altri film del genere. Nel 1941, con Perl Harbour, il Giappone dichiara<br />
guerra agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, appropriandosi anche di<br />
colonie e dell’ Asia sudorientale. La guerrà porto alla limitazione delle<br />
risorse. Gli spettacoli cinematografici dovevano durare massimo 2 ore<br />
e mezza, la pellicola era razionata e non dovevano essere prodotti più<br />
di 2 lungometraggi al mese. Anche grandi registi come Ozu furono<br />
arruolati. Mizoguchi ebbe più fortuna, continuando a lavorare e a<br />
dirigere grossi progetti. Il più promettente dei registi che debuttarono<br />
durante il conflitto fu Akira Kurosawa. Diresse film di svariati generi,<br />
da quelli su arti marziali (considerati gli antenati dei film di arti marziali<br />
di Hong Kong e degli spaghetti western di Sergio Leone) a film sui<br />
drammi domestici, ricchi di psicologia e ideali sociali. Kurosawa si<br />
rivela un regista virtuosistico e capace di dare intense emozioni. Dopo<br />
le atomiche si Hiroshima e Nagasaki il Giappone si arrende. Gli studi<br />
cinematografici sono stati pesantemente colpiti dal conflitto, come le<br />
altre istituzioni del resto, ma lo studio system resta forte e mantiene il<br />
controllo per altri 3 decenni.<br />
XII. CINEMA E STATO: URSS, GERMANIA E ITALIA (1930-1945)<br />
URSS: nel 1930 il primo piano quinquennale centralizzò il cinema<br />
sovietico in una società unica, la Sojuzkino, per rendere l'industria più<br />
efficiente; nel 1932 nuove fabbriche fornivano la pellicola necessaria,<br />
ma i problemi legati a varie inefficienze e alla scarsa produzione<br />
rimasero irrisolti; si irrigidì il controllo sui film e il movimento<br />
avanguardista del montaggio si estinse.<br />
Realismo socialista: il dogma centrale del realismo socialista era la<br />
disposizione per il partito (partiinost, gli artisti erano tenuti a propagare<br />
l'ideologia del partito comunista) e si basava anche sul secondo<br />
dogma, centralità del popolo (narodnost, gli artisti dovevano<br />
descrivere in modo positivo la vita della gente comune). Le opere del<br />
realismo socialista dovevano astenersi dal formalismo, ovvero da<br />
sperimentazioni stilistiche o complessità che le rendessero di difficile<br />
comprensione; per servir il partito, il popolo, l'arte doveva educare e<br />
offrire un modello da seguire, un eroe positivo. Il primo film a<br />
incarnare un modello fu “Ciapaiev” di Sergej e Georgij Vasil’ev,<br />
resoconto romanzato della vita di un ufficiale realmente esistito<br />
durante la guerra civile: proponeva un eroe che le platee potevano<br />
ammirare, gli si affiancava un assistente allegro e di bell'aspetto che<br />
rappresentava la classe operaia in cui il popolo poteva identificarsi, vi<br />
era anche una sotto-trama romantica. Il linguaggio del film era<br />
accessibile e tutti i difetti del protagonista non venivano nascosti;<br />
segue uno degli schemi più comuni della narrativa del realismo<br />
socialista, il protagonista che impara subordinare i suoi desideri al<br />
bene del popolo.<br />
Dottrina del realismo socialista: ogni artista di ogni genere era<br />
obbligato ad aderire al realismo socialista; quando furono avviate le<br />
purghe e tutti i membri del partito sospettati di non sostenere il partito<br />
furono periodicamente espulsi, imprigionati, esiliati o giustiziati, anche<br />
gli artisti non rimasero immuni da simili persecuzioni. Prima di essere<br />
approvate le sceneggiature dovevano passare ripetutamente<br />
attraverso un complesso apparato di censura, anche a riprese iniziate<br />
un film poteva essere sottoposto a revisione o interrotto in qualsiasi<br />
momento: "il prato di Bezhin” di Ejzentstejn ad esempio fu interrotto<br />
nel 1937. Nella speranza di incrementare la produzione e di dar vita a<br />
un cinema popolare, Sumjatskij decise di costruire una Hollywood<br />
sovietica, così dopo aver passato due mesi in visita gli studios<br />
americani, tentò di replicare la loro sofisticata tecnica ed efficienza. Il
isultato finale della sua politica fu il suo arresto nel 1938: una delle<br />
motivazioni citate nell'atto, che lo privava di ogni potere, era lo spreco<br />
di denaro e di talento nella distruzione di "il prato di Bezhin". Qualche<br />
mese dopo fu giustiziato.<br />
Generi principali del realismo socialista: dopo il successo di<br />
"Ciapaiev”, i film sulla guerra civile divennero un genere importante<br />
del cinema del realismo socialista. "Non di Kronstadt” di Dzigan è un<br />
suo vago rifacimento, da cui si differenzia solo per la scelta di un eroe<br />
tipico piuttosto che di un personaggio storico; il film si svolge nel 1919<br />
durante i combattimenti avvenuti vicino a Kronstadt e narra di un<br />
marinaio indisciplinato che impara ad abbracciare senza egoismo la<br />
causa della rivoluzione. In primo piano vi era anche il genere<br />
biografico, spesso i protagonisti erano una serie di figure della<br />
rivoluzione o della guerra civile, ma anche grandi personaggi<br />
dell'epoca pre-rivoluzionaria, zar inclusi: era l'affermarsi del culto della<br />
personalità. "Il deputato del Baltico" di Zarkij racconta la storia di uno<br />
scienziato che aveva accolto con favore il regime bolscevico, l'intento<br />
era di mostrare l'unione delle classi sotto il comunismo. Gor’kij fu<br />
considerato il massimo esponente letterario del realismo socialista<br />
con il romanzo "La madre", eletto a modello della dottrina; dopo la sua<br />
morte Donskoij realizzò telefilm basati sulle sue memorie giovanili in<br />
cui si sottolineava la mancanza di educazione scolastica del<br />
protagonista. Il film epico "Pietro il grande: orizzonti di gloria" di<br />
Petrov, fu il primo dedicato agli zar e stabilì delle convenzioni: il<br />
monarca è anche un uomo del popolo, conduce eserciti e fa baldoria<br />
nelle taverne con i suoi uomini o adopera gli attrezzi di un fabbro, non<br />
esita mandar via il pigro figlio di un nobile, promuovendo un servitore<br />
meritevole. Queste convenzioni ritornano nel film che riportò prestigio<br />
a Ejzenstejn, "Aleksandr Newskij”, il cui protagonista era un principe<br />
medievale che aveva condotto la difesa della Russia contro<br />
l'invasione dei cavalieri teutonici. Si trattava di un film antitedesco che<br />
si inseriva perfettamente nella dottrina del realismo socialista; in<br />
questo film riuscì a utilizzare delle sperimentazioni degli anni 20.<br />
Spesso la stessa azione è inquadrata più volte da angolazioni diverse<br />
e molti stacchi producono salti nella continuità della narrazione.<br />
Pudovkin contribuì al genere con "Suvorov”, sugli ultimi anni di un<br />
generale che si era distinto contro Napoleone. Vi erano anche le<br />
storie di eroismo di gente comune: "biancheggia una vela solitaria" di<br />
Legosin racconta l'avventurosa partecipazione dei bambini alla tentata<br />
rivoluzione del 1905 ed è un eccellente esempio degli sforzi di<br />
Sumajatskij per produrre film in stile Hollywoodiano. “ il prato di<br />
Bezhin” doveva essere la storia di un ragazzo che considera la lealtà<br />
alla fattoria collettiva superiore a rapporto con il padre opprimente, ma<br />
ne resta solo una ricostruzione realizzata stampando fotogrammi e<br />
foto di un'inquadratura in cui si può comunque notare l'uso<br />
sperimentale di una profondità di campo estrema. "Il membro del<br />
governo" di Zarkij descrive una contadina idealizzata che picchiata dal<br />
marito, geloso della sua devozione alla fattoria collettiva, persiste fino<br />
a diventarne di dirigente e alla fine viene eletta come deputato della<br />
regione. Alcuni dei film più popolari dell'epoca erano commedie<br />
musicali e il principale autore era Aleksandrov, che diresse "tutto il<br />
mondo ride", insieme a Pyr’ev.<br />
Cinema tedesco sotto il nazismo: il primo film sonoro di Lang, "M, il<br />
mostro di Dusseldorf”, fu uno dei suoi capolavori, la storia di un<br />
assassino di bambine che i criminali catturano e processano in un<br />
tribunale improvvisato; per descrivere la doppia caccia all'uomo da<br />
parte della polizia e parallelamente del mondo criminale, approfitta<br />
dello spazio fuoricampo per raccontare le scene più scioccanti. Pabst<br />
firmà agli inizi del sonoro 3 film notevoli: "Westfront”, "l'opera da tre<br />
soldi" e "la tragedia della miniera": il primo film denuncia<br />
l'insensatezza della prima guerra mondiale, il terzo mostra minatori<br />
tedeschi che rischiano la vita per salvare i compagni francesi vittime di<br />
un disastro in miniera. Ophuls esordì nel cinema all'inizio dell'epoca<br />
del sonoro e il suo primo lavoro importante fu "La sposa venduta" in<br />
cui si introducono soluzioni stilistiche che avrebbero caratterizzato il<br />
suo stile: la composizione in profondità, gli articolati movimenti di<br />
macchina e i personaggi che si rivolgono direttamente al pubblico.<br />
Debutto registico acclamato fu Sagan con "ragazze in uniforme",<br />
tentativo di affrontare senza pregiudizi il tema del lesbismo; narra la<br />
storia di un'allieva di un collegio governato da una direttrice tirannica
che prende una cotta per l'unica insegnante che le dimostri un po' di<br />
comprensione, dopo essersi dichiarata a lei durante una festa, tenta il<br />
suicidio.<br />
Regime nazista e industria cinematografica: il nazismo ebbe un<br />
profondo affetto sul cinema: Goebbels, potente ministro della<br />
propaganda dell'informazione, nel 1934 prese il controllo dell'ufficio di<br />
censura e fino alla fine della guerra e esaminò personalmente ogni<br />
lungometraggio, cortometraggio, cinegiornale che dovesse essere<br />
distribuito. Nel 1933, vattuò il tentativo di rimuovere dall'industria<br />
cinematografica tutti gli ebrei e ciò scatenò una fuga di talenti; due<br />
anni dopo. la campagna antisemita dei nazisti, prevedeva la messa al<br />
bando di tutti i film realizzati prima del 1933 alla cui produzione<br />
avessero partecipato ebrei. Alcune nazioni trattavano malvolentieri<br />
con la Germania nazista, così importazioni ed esportazioni subirono<br />
un calo notevole mentre lievitarono i costi di produzione. Il regime<br />
nazista acquistò segretamente quote di maggioranza delle tre<br />
principali case di produzione (UFA, Tobis, Bavaria) e nel 1942 la<br />
nazionalizzazione del cinema fu completata quando tutte le case di<br />
produzione tedesche furono unificate sotto una grande holding<br />
chiamata UFA-Film.<br />
Tendenze dell'industria Italiana: alla fine degli anni 20 l'imprenditore<br />
Pittaluga creò una società a concentrazione verticale e acquistò il<br />
vecchio studio della Cines, creando la Nuova Cines, con la quale<br />
dominò la produzione italiana per qualche anno, essendo l'unica a<br />
possedere apparecchiature per la registrazione del suono. A causa<br />
della depressione il governo iniziò sostenere diverse industrie e il<br />
cinema fu oggetto di una serie di leggi protezionistiche; nel 1932 il<br />
regime di Mussolini inaugurò la mostra del cinema di Venezia, ideata<br />
come vetrina internazionale per i film Italiani. Al declino della Cines<br />
corrispose la nascita di altre case di produzione, come Lux, Manenti,<br />
Titanus ed ERA. Il governo riconobbe che l'industria cinematografica<br />
era un'importante forza ideologica e creò la direzione generale per la<br />
cinematografia, diretta dal supervisore dell'ufficio propaganda del<br />
partito fascista, Freddi, che si distinse nel suo nuovo incarico per un<br />
atteggiamento sorprendentemente liberista: lo Stato doveva<br />
incoraggiare, premiare l'industria, ma non pretendere di guidarla con<br />
autorità. Freddi, che credeva che un pubblico divertito sarebbe stato<br />
un pubblico tranquillo, si schierò con i produttori per incrementare un<br />
cinema di distrazione vicino lo spirito Hollywoodiano. Quando gli studi<br />
della cines furono distrutti da un incendio, Freddi sovrintese alla<br />
costruzione di Cinecittà, un moderno complesso di teatri di posa<br />
statali alla periferia di Roma. Inoltre fondò una scuola di cinema, il<br />
centro sperimentale di cinematografia. La biennale di Venezia e la<br />
mostra del cinema davano dell'Italia l'immagine di un paese moderno<br />
e cosmopolita cosicchè registi stranieri di alto livello vennero a girare<br />
nella penisola. Nonostante Mussolini vedesse in anteprima ogni<br />
singolo film realizzato nel paese, di rado li vietava e una serie di leggi<br />
portò a raddoppiare la produzione.<br />
Cinema di evasione: i documentari e cinegiornali del LUCE<br />
magnificavano il regime di Mussolini e non mancarono i film<br />
esplicitamente fascisti ("camicia nera" e "vecchia guardia" di Blasetti).<br />
Fiorirono diversi generi popolari, commedie e melodrammi romantici<br />
ambientati tra gente ricca, per questo definiti “film dei telefoni bianchi”.<br />
Tra questo spicca "La signora di tutti" di Ophuls. il cinema sonoro<br />
diede il via alla produzione di commedie romantiche costruite su<br />
melodie di successo, incoraggiò l'umorismo dialettale e molti comici<br />
popolari: Vittorio De Sica, ad esempio, recitò in una commedia<br />
romantica "gli uomini, che mascalzoni…” e "il signor max" entrambi<br />
diretti da Camerini. La commedia di ambiente romanesco portò al<br />
successo Aldo Fabrizi. De Sica divenne uno dei registi più importanti<br />
del periodo.<br />
Nuovo realismo: i successi bellici dell'Italia diedero forza anche al<br />
cinema. Venne riportata in vita la Cines, come società governativa,<br />
che produsse più film di qualsiasi altra società. Alla fine degli anni 30<br />
cominciarono a rafforzarsi tendenze antifasciste favorendo così nuovi<br />
movimenti artistici. Alcuni scrittori, influenzati da Hemingway e altri<br />
autori americani, invocavano il ritorno alla tradizione Italiana del<br />
naturalismo regionale e del verismo di Giovanni Verga; Antonioni
diresse il cortometraggio "gente del Po" che descriveva la vita lungo le<br />
rive; "La nave bianca" di Rossellini racconta un dramma di guerra<br />
navale in modo quasi documentaristico; "quattro passi tra le nuvole" di<br />
Blasetti racconta di un commesso viaggiatore frustrato da una vita<br />
noiosa che accetta di fingersi il marito di una ragazza incinta e<br />
ripudiata dalla famiglia. Fu innovativo il quinto film di De Sica come<br />
regista, "i bambini ci guardano", in cui spinge il melodramma sull'orlo<br />
della tragedia raccontando una situazione familiare dal punto di vista<br />
del bambino, evitando l'eleganza dei telefoni bianchi, a favore di una<br />
forte critica sociale. La più audace manifestazione della tendenza al<br />
realismo fu "ossessione" di Visconti che narra la passione che<br />
conduce un vagabondo e la moglie di un barista ad assassinare il<br />
marito di lei. Oltre al tema proibito dell'adulterio affronta quello<br />
dell'omosessualità e per questo dopo alcune proiezioni fu tolto dalla<br />
circolazione, ma rimase un punto di riferimento. Tutti questi film<br />
sfruttano i meccanismi dello star system e sfoggiano un'illuminazione<br />
da teatro di posa, le riprese in esterni sono equilibrate da scenografie<br />
ricostruite in studio e retroproiezioni. La produzione cinematografica<br />
italiana subì un precipitoso arresto e si riprese solo nel 1945, quando i<br />
ricordi della resistenza e l'impegno di descrivere la vita quotidiana<br />
sarebbero state le fonti di ispirazione primaria del neorealismo.<br />
XIII. FRANCIA: IL REALISMO POETICO, IL FRONTE POPOLARE E<br />
L’OCCUPAZIONE (1930-1945)<br />
Realismo poetico: Il realismo poetico è più una tendenza generale<br />
che un vero e proprio movimento. I protagonisti sono figure ai margini<br />
della società, operai disoccupati, criminali, che trovano l'occasione di<br />
riscatto in amori intensi e dializzati che si risolvono però in un’ultima<br />
dfinitica sconfitta. Il tono globale è di nostalgia e amarezza. Feyder<br />
diresse "pensione mimosa", storia della proprietaria di una pensione<br />
che si innamora del figlio adottato e ne boicotta gli amori con altre<br />
donne portandolo al suicidio, in cui l'atmosfera è affidata alla cura<br />
delle ambientazioni. Il principale contributo di Duvivier al realismo<br />
poetico è "il bandito della casbah" in cui protagonista è un gangster<br />
che si nasconde nella casbah di Algeri, dove la polizia non osa<br />
arrestarlo e si innamora di una sofisticata parigina, ma il loro amore è<br />
condannato in partenza poiché se lui lasciasse la casbah verrebbe<br />
catturato; alla fine il protagonista tenta di lasciare Algeri con l'amata,<br />
ma la polizia lo arresta davanti al porto; Peoè chiede il permesso di<br />
guardare la barca di lei che si allontana e quando questa salpa si<br />
uccide. In "il porto delle nebbie" lo stesso attore, Jean Gabin, è un<br />
disertore della legione straniera innamorato della protetta di un<br />
potente gangster, riesce ad ucciderlo, ma sua volta viene colpito da<br />
un membro della banda, morendo tra le braccia della sua amata. Fu<br />
protagonista anche in "alba tragica", nel ruolo di un operaio che nella<br />
prima scena del film commette un omicidio e si barrica nel suo<br />
appartamento per sfuggire alla polizia. Il primo film sonoro di Renoir fu<br />
"La purga al pupo" seguito da "La cagna" in cui protagonista è un<br />
contabile con l'hobby della pittura, prigioniero di un matrimonio infelice<br />
che comincia una relazione con una prostituta e si fa sfruttare dal<br />
protettore di lei che vende i sui dipinti. Alla fine il protagonista uccide<br />
la donna e vive serenamente da mendicante; questo film introduce<br />
virtuosistici movimenti di macchina, scene in profondità di campo e<br />
improvvisi cambiamenti di tono, inoltre l'omicidio dell'amante da parte<br />
del protagonista è la soluzione tragica che diverrà un classico del<br />
realismo poetico. Renoir firmò anche "Boudu salvato dalle acque",<br />
storia buffa di un vagabondo salvato dal suicidio da un libraio<br />
borghese che cerca di rieducarlo, e "Toni" che affronta il tema<br />
dell'immigrazione di operai provenienti dall'Italia e dall'Europa<br />
orientale nella Francia degli anni 20. L'insolenza dei progressisti del<br />
fronte popolare si avverte in altri due film di Renoir: "La scampagnata”<br />
e "La grande illusione" in cui assume una posizione pacifista quando<br />
la guerra con la Germania appariva sempre più probabile. Il contrasto<br />
fra aristocrazie in declino e classe lavoratrice riappare nel film con cui<br />
Renoir chiude il decennio, "La regola del gioco": durante un ritrovo nel<br />
castello di un nobile, un aviatore si innamora della moglie del padrone<br />
di casa che sta cercando di fuggire con l'amante; nessuno è<br />
tratteggiato come cattivo, il senso è la disgregazione della consunta<br />
classe aristocratica.
Fronte popolare: negli anni 30 la spaccatura fra partiti di estrema<br />
destra e sinistra si allargò; la sinistra opponeva resistenza al sorgere<br />
di tendenze fasciste e nonostante il partito comunista francese fosse<br />
contrapposto ai moderati socialisti, i due partiti si unirono in un partito<br />
unico chiamato fronte popolare, che nel 1936 andò al governo. Il<br />
fronte popolare formò il gruppo Cinè-Libertè finalizzato alla<br />
produzione di film e alla pubblicazione di una rivista. Renoir fu scelto<br />
per supervisionare la realizzazione collettiva di "La vita c'appartiene",<br />
un lungometraggio di propaganda per le imminenti elezioni, e "La<br />
marsigliese". "La vita c'appartiene" era innovativo nello stile e<br />
mescolava scene ricostruite e riprese dal vero. Noti esponenti del<br />
fronte popolare appaiono nella parte di se stessi, mentre attori celebri<br />
interpretano operai e contadini; "La marsigliese", invece, rievoca i fatti<br />
della rivoluzione francese, la caduta della monarchia. Nonostante<br />
avesse avuto una distribuzione commerciale, si rivelò un film<br />
impopolare a causa della poca drammaticità. Furono prodotti anche<br />
film commerciali, ad esempio "la bella brigata" di Duvivier che narra di<br />
cinque operai disoccupati che vincono alla lotteria e decidono di<br />
avviare in cooperativa un locale. Diversi problemi spingono però due<br />
dei protagonisti ad abbandonare il progetto, uno muore<br />
accidentalmente prima che la costruzione sia ultimata mentre i due<br />
rimanenti presenzieranno all'inaugurazione; in realtà il regista voleva<br />
un finale tragico così il film fu distribuito con due finali diversi poiché il<br />
lieto fine era voluto dal produttore.<br />
XVI. IL CINEMA EUROPEO DEL DOPOGUERRA: NEOREALISMO<br />
E ALTRE TENDENZE<br />
Contesto del dopoguerra: nel 1945 da parte dell'Europa era in<br />
rovina, nonostante le sinistre ottennero notevole sostegno popolare,<br />
nel 1952 il loro potere era svanito e i paesi europei introdussero<br />
pianificazioni centralizzate dell'economia. La vittoria degli alleati aveva<br />
segnato la fine della centralità europea sulla scena internazionale e gli<br />
Stati Uniti aiutarono la nuova Europa a consolidarsi attraverso il piano<br />
Marshall per il recupero europeo. Nel 1952 vi fu un boom<br />
dell'occupazione, del benessere e della produttività. In cambio<br />
dell'assistenza per la ricostruzione, gli Stati Uniti si aspettavano<br />
appoggio politico e nel 1949 presiedettero alla formazione della Nato,<br />
che impegnava i membri a opporsi all’URSS e ai partiti comunisti<br />
nazionali. Gli europei si convinsero che sono gli Stati Uniti d'Europa<br />
potevano risultare competitivi con gli Usa e i passi più importanti verso<br />
l'unità europea furono fatti fondando le Nazioni Unite, l'organizzazione<br />
per la cooperazione economica europea e la comunità economica<br />
europea.<br />
Resistenza all'invasione americana: Oltre alla sottomessa<br />
Germania, la maggioranza delle altre cinematografie europee riuscì a<br />
mantenere maggior indipendenza. Una prima strategia era quella di<br />
fissare quote sui film americani o sulle ore di proiezione assicurate<br />
alla produzione interna, un'altra era quella di porre restrizioni ai profitti<br />
delle società americane. La legge Andreotti stabiliva che per ogni film<br />
importato, il distributore doveva contribuire alla produzione italiana<br />
con un finanziamento senza interessi. I governi cominciarono a<br />
finanziare la produzione istituendo un'agenzia tramite cui le banche<br />
potevano prestare denaro destinato a progetti cinematografici; lo<br />
Stato offriva premi in denaro per sceneggiature o film giudicati<br />
significativi dal punto di vista artistico o culturale, e sovvenzionava i<br />
progetti in modo diretto, attraverso un meccanismo che restituiva ai<br />
produttori una percentuale del guadagno sui biglietti. L'interventismo<br />
aiutò anche le società americane: fondando succursali all'estero si<br />
candidavano all'assistenza statale e curavano gli interessi di<br />
Hollywood all'interno di paesi stranieri. Un'altra strategia per<br />
contrastare Hollywood era la coproduzione: le coproduzioni avevano<br />
un socio di maggioranza e uno di minoranza: le responsabilità di<br />
ciascuno erano stipulate con accordi internazionali e suddividevano il<br />
rischio finanziario. Alcune innovazioni europee si facevano<br />
concorrenza sul continente: alla fine degli anni 40 Eclair e Debrie<br />
introdussero una cinepresa leggera e con caricatori grandi e mirimi<br />
reflex che permettevano all'operatore di vedere esattamente ciò che<br />
realmente stava inquadrando. Un'altra iniziativa del dopoguerra fu il<br />
festival cinematografico, una gara tra produzioni di qualità con premi<br />
attribuiti da una giuria di esperti; i film in concorso costituivano gli
ambasciatori della cultura cinematografica di una nazione; il prototipo<br />
fu la mostra d'arte cinematografica di Venezia nel 1946 e subito dopo<br />
ne nacquero altri in tutto il mondo. Apparvero anche i festival dei<br />
festival, eventi non competitivi che riproponevano le opere più<br />
significative dei festival principali. Oltre a investire nel cinema<br />
europeo, le compagnie americane partecipavano alle coproduzioni<br />
attraverso le loro succursali continentali e nel 1947 Hollywood creò<br />
una sezione degli academy awards riservata al miglior film straniero.<br />
Nel 1947 fu fondata la federazione internazionale dei cineclub per<br />
unire le società indipendenti di 20 nazioni e nel 1955 esisteva una<br />
confederazione europea del cinema d'arte e d’Essai. L'organizzazione<br />
più vecchia è la federazione internazionale degli archivi dei film,<br />
fondata nel 1938, ma sospesa durante la guerra. La televisione e le<br />
altre attività di svago non erano ancora emerse su larga scala e la<br />
nuova generazione di giovani affollava le sale, così nel periodo tra<br />
1955-58 si ottenne il record di presenze del dopoguerra.<br />
Cinema moderno: iniziò ad emergere un cinema d'arte internazionale<br />
che girava le spalle alle tradizioni popolari per identificarsi con la<br />
sperimentazione e l'innovazione di arti alte come la letteratura, la<br />
pittura, la musica e il teatro; sotto certi aspetti il film artistico segna il<br />
ritorno agli anni 20. I registi si sforzavano di essere fedeli alla realtà<br />
più dei loro predecessori, impegnandosi nella denuncia<br />
dell'antagonismo di classe, degli orrori del fascismo, della guerra e<br />
dell'occupazione. Questo realismo obiettivo condusse i cineasti verso<br />
una narrazione più aperta, fatta di scorci di realtà, diversa dalle trame<br />
strutturate di Hollywood, in quanto si pensava che non fosse<br />
necessario sciogliere tutti i nodi narrativi. Molti cineasti si affidarono al<br />
piano sequenza per presentare l'evento nella sua durata reale; nuovi<br />
stili di recitazione erano visti come opposizione alle performance<br />
impeccabili e armoniose del cinema americano e la fedeltà alla realtà<br />
implicava una minuziosa riproduzione dell'ambiente acustico: in molti<br />
film francesi del dopoguerra, ad esempio, il silenzio di fondo richiama<br />
l'attenzione su piccoli rumori. C'era chi invece cercava di<br />
rappresentare la realtà soggettiva attraverso i flashback, che<br />
divennero assai comuni. Era palese l’ influenza dell'espressionismo<br />
tedesco: i cineasti si tuffava vano nella mente dei personaggi ,<br />
rivelandone sogni, allucinazioni e fantasie. A contraddistinguere il<br />
cinema moderno europeo del dopoguerra era anche il commento<br />
dell'autore, come se un'intelligenza che non appartiene al mondo del<br />
film sottolineasse per noi qualcosa degli eventi a cui assistiamo.<br />
Questo commento può diventare riflessivo, denunciando l'artificio del<br />
film stesso e ricordando al pubblico che il mondo che stiamo<br />
osservando è soltanto finzione. L'ambiguità è un elemento centrale di<br />
tutto il cinema moderno europeo del dopoguerra, le sequenze oniriche<br />
e fantastiche divennero centrali, la continuità di montaggio rimase una<br />
preoccupazione costante degli autori. Il cinema moderno si collocava<br />
tra il cinema popolare accessibile e di facile comprensione e le<br />
sperimentazioni più radicali dell'avanguardia.<br />
La primavera Italiana: con la caduta di Mussolini l'industria<br />
cinematografica Italiana perse il suo centro organizzativo e mentre le<br />
società interne lottavano per sopravvivere, il cinema neorealista si<br />
impose con una forza di rinnovamento culturale e sociale. Durante il<br />
declino del regime fascista, nella letteratura e nel cinema era affiorato<br />
l'impulso realista, e dopo la liberazione, la gente di ogni classe<br />
divenne ansiosa di rompere con il passato, così i registi furono pronti<br />
a farsi testimoni della primavera Italiana. Il realismo di questi film<br />
nasceva dal contrasto con quelli che li avevano preceduti: gli studi di<br />
Cinecittà, rinomati per le meravigliose scenografie, avevano subito<br />
danni durante la guerra, inoltre dopo anni di doppiaggio italiano di film<br />
stranieri, l'Italia aveva perfezionato l'arte della sincronizzazione del<br />
sonoro e le troupe potevano girare in esterni e registrare il dialogo in<br />
seguito. Un'altra novità era l'esame critico della storia recente: i film<br />
neo realisti proponevano storia contemporanea con una prospettiva di<br />
fronte popolare; la trama di "Roma città aperta" di Rossellini e ispirata<br />
a eventi reali avvenuti nell'inverno fra il 1943-1944: i protagonisti sono<br />
coinvolti nella lotta contro le truppe tedesche che occupano Roma e il<br />
film ritrae la resistenza come l'alleanza tra comunisti e cattolici al<br />
fianco della popolazione. “Paisà” sempre di Rossellini offre una<br />
visione caleidoscopica dell'entrata degli alleati in Italia mettendo a<br />
fuoco non sono la lotta fra i partigiani e le forze occupanti, ma anche
le tensioni, le incomprensioni e le occasionali affinità che sorgevano<br />
tra la popolazione e le truppe americane. Ben presto i cineasti<br />
passarono dall'eroismo partigiano ai problemi sociali contemporanei;<br />
"ladri di biciclette" di Vittorio de Sica rappresenta il dopoguerra<br />
vividamente, narrando la storia di un operaio la cui sussistenza<br />
dipende dalla sua bicicletta. Alcuni film esplorarono i problemi della<br />
vita rurale, ad esempio "riso amaro" che descrive lo sfruttamento di<br />
giovani donne impegnate nei lavori agricoli, durissimi,mal pagati e le<br />
notti trascorse ammassate in dormitori che sembrano campi di<br />
prigionia. Nel 1948 alla primavera Italiana si concluse, con la sconfitta<br />
alle elezioni dei partiti liberali e di sinistra. Poche opere nerorealiste<br />
furono popolari presso il pubblico, che preferiva lasciarsi attrarre dai<br />
numerosissimi film americani in circolazione.<br />
innovazioni narrative: all'inizio degli anni 50 impulso neorealista è<br />
esaurito e al congresso di Parma sul neorealismo si distinsero diverse<br />
posizioni: una corrente vedeva nel neorealismo un'informazione<br />
impegnata e chiedeva riforme in nome dell'unità politica raggiunta<br />
durante la resistenza, mentre l'altra metteva l'accento sulla<br />
dimensione morale dei film suggerendo che l'importanza del<br />
movimento fosse nella sua abilità a conferire un senso universale ai<br />
problemi individuali dei personaggi; una teoria più astratta si<br />
concentrò su come l'approccio del neorealismo rendesse lo spettatore<br />
consapevole della bellezza della vita di ogni giorno. Zavattini,<br />
sceneggiatore di "ladri di biciclette", voleva un cinema che<br />
presentasse il dramma nascosto negli eventi quotidiani. Il tipico film<br />
neorealista dovrebbe essere girato in esterni con attori non<br />
professionisti e inquadrature grezze. In realtà la maggior parte delle<br />
scene era in interni, girate in set ricostruiti in studio e illuminati con<br />
cura; il dialogo è quasi sempre doppiato, viene utilizzata la tecnica<br />
dell'amalgama, ovvero attori non professionisti mescolati ai divi. Molti<br />
film sono montati rispettando le norme dello stile classico<br />
Hollywoodiano. Le maggiori innovazioni nel neorealismo risiedono<br />
nell'articolazione del racconto, un motivo ricorrente è quello della<br />
coincidenza. Questi sviluppi narrativi sembrano realistici e riflettono la<br />
casualità degli incontri nella vita quotidiana, inoltre questi film<br />
trascurano le cause degli eventi a cui assistiamo. Le sequenze finali di<br />
"Germania anno zero", terzo film di Rossellini nel dopoguerra, sono<br />
caratterizzate dall'andamento episodico: il protagonista abbandona la<br />
famiglia e vaga per le strade di Berlino, così gli ultimi 14 min del film lo<br />
seguono in un'unica notte fino al mattino successivo, concentrandosi<br />
su avvenimenti casuali. Davanti a una trama che consiste in fatti privi<br />
di un reciproco nesso causale, lo spettatore non sa più distinguere tra<br />
scene madri e momenti di passaggio: il racconto neorealista tende ad<br />
appiattire tutti gli eventi allo stesso livello, ma in realtà questo<br />
approccio consentiva ai neo realisti di attrarre l'attenzione dello<br />
spettatore sui dettagli irrilevanti di questa banalità quotidiana.<br />
Oltre il neorealismo: il neorealismo rosa di "pane, amore e fantasia"<br />
di Luigi Comencini, aprì la strada a un filone di imitazioni che proseguì<br />
fino agli anni 60; conservava in parte la scelta di ambientazioni<br />
autentiche, l'uso di attori non professionisti e occasionalmente<br />
sfiorava questioni sociali, ma riconduceva il neorealismo nella<br />
tradizione della commedia Italiana. Gli spettatori diventavano sempre<br />
più insofferenti all'attenzione neorealista verso povertà e sofferenza.<br />
Poiché il governo italiano congelava i profitti all'interno del paese,<br />
Hollywood reinvestiva il denaro nella produzione, distribuzione e<br />
programmazione di film Italiani e molti generi tradizionali si rivelarono<br />
esportabili: kolossal storici e commedie all’ italiana in primis. Carlo<br />
Ponti e Dino de Laurentis erano le punte di diamante di una nuova<br />
generazione di produttori che guardava al di là della frontiera Italiana<br />
e trasformarono gli studi di Cinecittà in una vera fabbrica di film. Altri<br />
cineasti si indirizzano verso il ritratto psicologico, ad esempio<br />
Michelangelo Antonioni la cui opera, come per Rossellini, era segnata<br />
dall'interesse per gli effetti della guerra e della ricostruzione. Nel<br />
condurre il pubblico verso la consapevolezza della necessità della vita<br />
spirituale, Rossellini vedeva la continuazione del progetto neorealista<br />
occupandosi di film didascalici: "il miracolo” ci racconta di una<br />
guardiana di capre ritardata, convinta di essere incinta del figlio di Dio;<br />
scacciata dagli abitanti del suo villaggio è costretta a rifugiarsi sulla<br />
montagna per partorire da sola. Nei suoi film con Ingrid Bergman
descrive la graduale scoperta della consapevolezza morale da parte<br />
di un personaggio femminile; Rossellini si concentra sulla<br />
straordinarietà di chi sa riscoprire valori fondamentali nel mondo del<br />
dopoguerra. Al contrario i film di Antonioni sono incentrati sul modo in<br />
cui l'ambizione e cambiamenti di classe spingono gli individui a<br />
perdere il loro senso morale. La narrazione di molti film d'autore<br />
Italiani nei primi anni 50 si fonda su convenzioni neorealiste come le<br />
ellissi e il finale aperto. La trama dei film poteva alternare scene di<br />
conversazione banale ad altre in cui si vedono i personaggi interagire<br />
con l'ambiente o semplicemente muoversi attraverso un paesaggio.<br />
"Viaggio in Italia" di Rossellini. Un cinema basato su trame non<br />
complesse, dall'andamento episodico, in cui incidenti casuali e<br />
antidrammatici rivelano i mutamenti di stato d'animo dei personaggi e<br />
suggeriscono problemi poco articolati. I registi utilizzavano lente<br />
carrellate per esplorare le relazioni tra i personaggi e un ambiente<br />
concreto. I film di Antonioni di quel periodo spinsero questa tendenza<br />
all'estremo, affidandosi a lunghi piani sequenza. Federico Fellini<br />
descriveva le classi medie e basse in modo più poetico, le sue opere<br />
negli anni 50 trattano in modo lirico, quasi mistico, soggetti di stampo<br />
neorealista.<br />
Luchino Visconti e Roberto Rossellini: l'aristocratico Visconti iniziò<br />
a interessarsi di cinema come assistente di Jean Renoir sul set di<br />
"una gita in campagna" del 1936. Schierato con la sinistra, durante la<br />
guerra partecipò all'attività partigiana e il suo primo film, "ossessione",<br />
ebbe un ruolo chiave nel ritorno al realismo degli ultimi anni del<br />
cinema fascista; era un grande regista di teatro e suoi film<br />
sfoggiavano costumi e scenografie sontuose, una recitazione<br />
marcata, un musica travolgente. Mirava ad emozioni intense e le sei<br />
opere più famose ("La terra trema", “il gattopardo”, “ la caduta dei<br />
livelli”) seguono tutti il declino di una famiglia in periodi di drastici<br />
mutamenti storici. Ricorse a uno stile di ripresa languido e ricco di<br />
panoramiche e zoom, come se la storia fosse una grande produzione<br />
teatrale e il regista dovesse lentamente guidare il binocolo dello<br />
spettatore sui dettagli. Rossellini era antispettacolare, il suo stile<br />
diretto corrispondeva alla sua fede decisa in valori elementari; invoca<br />
un umanitarismo secolare che esalta la fantasia e l'immaginazione, la<br />
devozione alle opere buone e l'accettazione dell'amore imperfetto; più<br />
tardi arriverà celebrare le grandi figure del mondo occidentale. Il suo<br />
modo di raccontare lo condusse sui terreni ambigui del modernismo e<br />
il suo stile sembra sgraziato. Anche Rossellini adottò negli anni 60 lo<br />
stile della panoramica con lo zoom; negli ultimi 15 anni della sua vita<br />
gira una serie di film alla televisione, dedicate a grandi figure della<br />
storia del pensiero. Visconti divenne un modello per altri registi Italiani<br />
con un taglio operistico, ad esempio Franco Zeffirelli; il modernismo<br />
cinematografico sotto il segno del realismo, dell'umanitarismo e<br />
dell'intento didattico di Rossellini influenzò invece la nuova<br />
generazione degli anni 60.<br />
CONTROVERSIE SUL NEOREALISMO<br />
Come con la maggior parte dei movimenti cinematografici, gli storici<br />
sono discordi su quanto il neorealismo italiano sia stato un movimento<br />
coerente e unitario. Nel 53 Zavattini, Visconti ed altri non si trovavano<br />
d’accordo su quali elementi lo caratterizzassero. Molti ritenevano il<br />
neorealismo un’etica abbastanza elastica, non una posizione politica<br />
o estetica. Il neorealismo era legato con la sinistra, con il partito<br />
comunista. I critici comunisti furono sempre molto favorevoli al cinema<br />
neorealista, e i registi avevano spesso simpatie sinistrorse.<br />
XVII. IL CINEMA EUROPEO DEL DOPOGUERRA: FRANCIA,<br />
SCANDINAVIA E GRAN BRETAGNA<br />
Cinema francese nel primo decennio del dopoguerra: nel 1944 la<br />
liberazione segnò il riemergere della libera concorrenza; i film ad alto<br />
budget prodotti occasionalmente non bastavano a soddisfare il<br />
mercato e cineasti dovettero tornare al metodo artigianale,<br />
rivolgendosi a società minori e produttori in proprio; fu firmato un<br />
accordo che eliminava le quote imposte prima della guerra sui film<br />
americani e che obbligava gli esercenti a proiettare film francesi solo<br />
16 settimane all'anno, questo per incoraggiare la produzione, ma i<br />
lavoratori del cinema sostennero che il risultato era l'apertura del
mercato francese ai film americani. Le proteste dell'industria portarono<br />
a due provvedimenti statali: il governo francese alla fine del 1946<br />
fondò il Centre National de la Cinématographie, per regolamentare<br />
l'industria fissando standard di affidabilità finanziaria, offrendo sussidi<br />
e incoraggiando la produzione di documentari e di film ha contenuto<br />
artistico; il secondo provvedimento fu una legislazione protezionistica<br />
attraverso una legge che pose un nuovo tetto alle importazioni di film<br />
americani fissando il limite a 121 pellicole l'anno; nel 1953 una<br />
revisione delle leggi creò un fondo per lo sviluppo di nuovi progetti<br />
riservando sostegno ai cortometraggi. Dopo questi provvedimenti<br />
l'attività produttiva dei tre colossi francesi, Pathè, Gaumont e Union<br />
Générale Cinématographique, diminuì nonostante possedessero le<br />
migliori sale di prima visione: la Pathè cessò del tutto di produrre e si<br />
accordò con la Gaumont per supplire alle necessità dei propri<br />
schermi. Di rifornire il mercato si occuparono le maggiori case di<br />
produzione che nel frattempo diventavano forti anche nel campo della<br />
distribuzione. Per tutti gli anni 50 la Francia offre al mercato<br />
internazionale thriller polizieschi, commedie, drammi in costume e film<br />
ricchi di star. I più celebri erano noti ovunque e la Francia, insieme<br />
all'Italia, sarebbe diventata un'avanguardia per le emergenti correnti<br />
moderniste degli anni 50 e 60.<br />
Cultura cinematografica nella Francia del dopoguerra: La<br />
Cinémathèque Française, sopravvissuta in clandestinità durante la<br />
guerra, programmava regolarmente vecchi film di tutto il mondo. Gli<br />
studenti si riversavano nelle sale e passavano ore a discutere e a<br />
scrivere di cinema come fosse politica; i cineclub proliferavano, gruppi<br />
laici connessi con la Chiesa cattolica e impegnati nell'educazione<br />
fondarono un'agenzia che organizzava proiezioni per milioni di<br />
spettatori, nelle università apparvero i primi corsi di cinema. La cultura<br />
cinematografica francese del dopoguerra fu un caso esemplare di<br />
fermento intellettuale con molti brillanti studiosi le cui idee hanno<br />
plasmato per sempre alla teoria e la pratica filmica.<br />
La tradizione della qualità: il primo decennio del cinema francese<br />
postbellico fu dominato dal cinema di qualità; si mirava a una<br />
produzione di prestigio attraverso adattamenti di classici letterari: gli<br />
interpreti erano scelti fra le stelle di prima grandezza e i film erano<br />
impregnati di quel romanticismo reso famoso dal realismo poetico<br />
d'anteguerra. Stilisticamente la loro qualità somigliava ai drammi<br />
romantici di serie A prodotti Hollywood e in Gran Bretagna. Il duo di<br />
sceneggiatori Jean Aurenche e Pierre Bost divenne celebre nel<br />
dopoguerra con adattamenti classici di Stendhal e Zola, furono eletti<br />
simbolo della tradizione di qualità. Ne "il diavolo in corpo" si servono<br />
del flashback per una triste storia di amore adolescenziale: mentre la<br />
gente festeggia la fine della prima guerra mondiale, il giovane<br />
protagonista ricorda il suo amore per la fidanzata di un soldato;<br />
quando questi torna dalla guerra la protagonista femminile muore<br />
dando alla luce il figlio del protagonista. In "giochi proibiti" di Renè<br />
Clément, due bambini raccolgono animaletti morti per dar loro<br />
elaborate sepolture. Fra le coppie celebri della tradizione di qualità,<br />
notevole è quella composta dallo sceneggiatore Charles Spaak e<br />
Andrè Cayatte: il loro "giustizia è fatta" e "siamo tutti assassini" sono<br />
progetti patinati di teatro di posa e rappresentano con la loro aspra<br />
critica al sistema giudiziario francese un'alternativa al solito<br />
romanticismo. Infine Henri-Georges Clouzot ottenne fama<br />
internazionale specializzandosi in film di forte suspense.<br />
Il ritorno dei veterani: reduce dalle fortunate esperienze in Gran<br />
Bretagna e a Hollywood, Renè Clair realizzò altre sette film<br />
avvalendosi dell'apporto dello scenografo Léon Barsacq; appena<br />
tornati in patria stabilì con "il silenzio è d’oro” la continuità con il suo<br />
cinema precedente; le opere successive confermano il suo talento per<br />
la commedia leggera, anche se alcuni sono drammi in linea con il<br />
cinema di qualità. Max Ophuls girò quattro film a Hollywood prima di<br />
tornare a Parigi e rilanciare la sua carriera con nuovi titoli: "La ronde”<br />
,che suscitò polemiche per il modo disinvolto con cui trattare rapporto<br />
tra i sessi, e “Lola Mantes”, che scatenò un tale putiferio che molti<br />
registi illustri firmarono una lettera per difenderlo dagli attacchi.<br />
Ophuls osserva con distacco i rituali di corteggiamento presenti in tutti<br />
i livelli delle società, le romantiche storie di amori ingannati dei suoi<br />
film americani lasciano spazio a un esplicito trattamento dell'identità<br />
sessuale femminile; racconta di legami occasionali, di amori
extraconiugali e seduzioni innocenti, e le situazioni più trite sono rese<br />
complesse dalla struttura episodica della trama. Ci distanza dai suoi<br />
personaggi in vari modi, con l'ironia, quella presenza di un narratore<br />
che si rivolge direttamente a noi. In un periodo in cui altri registi<br />
seguivano l'impulso neorealista verso la semplicità, egli ricorre a tutti<br />
gli artifici del cinema da teatro di posa per creare il suo mondo rococò<br />
di ristoranti, salotti, sale da ballo, appartamenti di artisti e strade<br />
lastricate. Jean Renoir fu l'ultimo dei veterani in esilio a tornare a<br />
lavorare in Francia; il suo primo successo popolare del dopoguerra fu<br />
"French Can-Can”, seguito dai meno fortunati "Eliana e gli uomini",<br />
"picnic alla francese", "il testamento del mostro", e "le strane licenze<br />
del caporale Dupont”. Subito dopo la guerra la reputazione di Renoir<br />
era venuta meno, ma negli anni 50 vi fu una crescita costante sue<br />
delle fortune critiche; abbandonò le tecniche che utilizzava negli anni<br />
30, ad esempio la profondità di campo e i complessi movimenti di<br />
macchina, a favore di uno stile semplice, diretto, incentrato sull'attore,<br />
ed iniziò a impostare le scene in modo più piatto e frontale.<br />
Quest'esplicita teatralità si accompagnava a una serena visione della<br />
vita e lo stesso regista afferma di aver imparato una nuova capacità di<br />
accettazione durante le riprese di "il fiume". I temi di arte e natura si<br />
mescolano in questo film, dove tre ragazze vivono la loro adolescenza<br />
in una città fluviale del Bengala; nell'ultima inquadratura la macchina<br />
da presa si solleva oltre le ragazze in apprensione e lo scorrere<br />
incessante del fiume diventa il centro dell'immagine, mentre i ritmi<br />
della natura fanno da sfondo immutabile al proseguire delle passioni<br />
della vita quotidiana. Se Renoir vede nell'arte la chiave per arrivare<br />
alla natura, Jean Cocteau la tratta come la via al mito e al<br />
soprannaturale. Dopo un decennio di lavoro sul palcoscenico inizia<br />
scrivere sceneggiature, durante l'occupazione e dopo la guerra tornò<br />
con decisione alla regia dirigendo "La bella e la bestia", "i parenti<br />
terribili" e "il testamento di Orfeo", opere poetiche che cercano di<br />
creare un mondo meraviglioso distaccato dalla realtà e di comunicare<br />
vita fantasiose attraverso l'evocazione simbolica. "Orfeo" si impone<br />
come l'opera più importante del regista nel dopoguerra: il film<br />
aggiorna liberamente il mito di Orfeo facendolo rivivere nella Parigi<br />
contemporanea; crea un mondo fantastico attraverso mezzi<br />
cinematografici che colpiscono per la loro potenza. Cocteau<br />
concepiva immagini di grande ricchezza che dovranno essere<br />
trasmesse utilizzando forme diverse in accordo con la sua teoria che<br />
un poeta non è solo uno scrittore ma uno che crea la magia attraverso<br />
ogni mezzo dell'immaginazione.<br />
!<br />
Nuovi registi indipendenti: talenti notevoli emersero dalla nuova<br />
generazione: Alain Resnais, Georges Franju e Chris Marker<br />
esordirono con brevi documentari poetici, Alexandre Astruc con "La<br />
tenda scarlatta", medio metraggio privo di dialogo ispirato a Poe,<br />
Agnès Varda con una "La Punta corta”. Nelle opere di Astruc e Varda<br />
troviamo i primi fermenti della Nouvelle Vague. Più inserito nel<br />
mainstream dell'epoca era Jean-Pierre Melville, prima produttore e poi<br />
regista, infine anche sceneggiatore, montatore e a volte interprete dei<br />
suoi film. Il suo primo film, "il silenzio del mare", fu una delle opere più<br />
sperimentali dell'epoca: durante l'occupazione tedesca ad un ufficiale<br />
è assegnata la casa di un vecchio e di sua nipote. Essi lo ignorano<br />
totalmente, rifiutandosi di parlare in sua presenza e frustando i suoi<br />
tentativi di avviare una conversazione in un francese zoppicante; un<br />
terzo silenzio avvolge quasi ogni scena; il tedesco cade a sua volta<br />
nel silenzio e si ritrova incapace di parlare liberamente con i suoi<br />
amici anche al di fuori della casa. Alla fine va via e la nipote,<br />
guardandolo freddamente, finalmente gli dice addio. Melville si<br />
guadagnò fama ben maggiore con laconici film di gangster come "Bob<br />
il giocatore" o "lo spione". In questi film, impenetrabili personaggi<br />
percorrono strade grigie e si incontrano nei piano bar; sono pellicole in<br />
cui pullulano i pezzi di bravura tecnica (macchina a mano, piani<br />
sequenza e riprese con luce naturale) ma in cui il regista compie<br />
esperimenti anche con la narrazione. Amava andare al cinema e molti<br />
dei suoi film erano omaggio al cinema americano, che portavano in<br />
quello francese un po' dell'audace energia della Hollywood di serie B..<br />
Altri due importanti registi dell'epoca che proposero sperimentazioni<br />
nella struttura narrativa e nell'uso del sonoro furono Robert Bresson e<br />
Jacques Tati; il primo girò solo due film, "il diario di un curato di<br />
campagna" e "un condannato a morte è fuggito"; i suoi film mostrano<br />
poco ma suggeriscono molto, gli eventi più importanti avvengono fuori
campo o addirittura in sequenze tralasciate, i suoi insistenti primi piani<br />
di piedi, mani e altri dettagli lo portano a omettere i campi aperti con<br />
funzione di presentazione del contesto; il montaggio fatto di stacchi<br />
improvvisi, le scene corte, i veri movimenti di carrello in avanti o<br />
all'indietro e la colonna sonora rarefatta obbligano lo spettatore alla<br />
massima concentrazione. E' il prezzo da pagare per cogliere il<br />
delicato equilibrio tra la penetrazione delle esperienze dei personaggi<br />
e la sensazione che i loro stati d'animo più intimi rimangano<br />
inafferrabili misteriosi; l'intensa concentrazione del regista sui dettagli<br />
fisici spesso rimpiazza l'analisi psicologica. Anche la produzione di<br />
Tati fu rarefatta: i suoi "giorno di festa" e "Le vacanze di monsieur<br />
Hulot” sono commenti satirici sui riti della vita moderna; anarchico<br />
dichiarato credeva nella libertà, nell'eccentricità e nell'allegria. Il primo<br />
è ambientato in un villaggio di campagna in occasione della festa<br />
annunciata dall'arrivo di giostre e carrozzoni, nel secondo il<br />
protagonista tenta di godersi una settimana di divertimento<br />
distruggendo la routine di altri vacanzieri. Il regista tende a riprendere<br />
la scena da lontano, lasciando allo spettatore il compito di individuare<br />
i dettagli più importanti alla costruzione della gag.<br />
!<br />
La rinascita scandinava: l'industria cinematografica danese durante<br />
la prima guerra mondiale aveva perso terreno sulla scena<br />
internazionale. In ripresa negli anni 30, arrivò negli anni 40 ad<br />
incrementare la produzione interna grazie al bando nazista sulle<br />
importazioni. Sotto l'occupazione la pellicola più importante fu il "Dies<br />
Irae” di Carl Theodor Dreyer, cupo studio della stregoneria e del<br />
dogma religioso in un villaggio del 600, che segnò il ritorno del regista<br />
alla lungometraggio di produzione danese dopo quasi un ventennio.<br />
Da quando Victor Sjosttom e Mauritz Stiller si erano lasciati tentare di<br />
Hollywood, il cinema svedese era progressivamente caduto<br />
nell'ombra, ma la mancata invasione da parte dei nazisti e la scelta di<br />
neutralità garantirono la mancanza di competizione e che stimolò<br />
l'industria interna; finita la guerra, le cinematografie danese e svedese<br />
beneficiarono della rapida ripresa scandinava. Il cinema costava poco,<br />
la produzione era dominata da grandi società che perseveravano<br />
nella politica di budget ridotti e delle riprese contenute in brevi periodi.<br />
A parte Dreyer, i cineasti scandinavi più famosi del dopoguerra erano<br />
svedesi: Strindberg aveva sviluppato un genere di dramma<br />
psicologico interiore, definito dramma di camera (Kammerspiel),<br />
mentre i cineasti più importanti fra quelli segnati dalle tendenze<br />
moderniste furono Alf Sjoberg e Ingmar Bergman. Il primo portò a<br />
termine in diversi film, uno dei più originali fu "strada di ferro", che<br />
solleva il dramma simbolico con le tradizioni del paesaggio<br />
naturalistico del cinema muto; il suo "spasimo", in cui emerge uno stile<br />
visivo derivato dall'espressionismo tedesco, narrava di un liceale<br />
tormentato dal suo insegnante di latino che si scopre essere un<br />
libertino, filonazista e assassino. Dopo la guerra continuò ad alternarsi<br />
tra teatro e cinema e nel 1950 portò sullo schermo la pièce<br />
naturalistica "Miss Julie" con il titolo "La notte del piacere": il film è<br />
incentrato sulle interpretazioni degli attori e costituisce un'espansione<br />
del Kammerspiel originale; i personaggi raccontano i loro ricordi<br />
attraverso monologhi, mentre il regista drammatizza le scene con<br />
flashback che combinano passato e presente nella stessa<br />
inquadratura. Anche Bergman proveniva dal teatro e iniziò a dirigere<br />
nel 1945. Le sue prime pellicole erano drammi domestici incentrati su<br />
giovani coppie alienate alla ricerca della felicità attraverso l'arte o la<br />
natura. Presto l'attenzione del regista si focalizzò sui fallimenti<br />
dell'amore coniugale e passò opere più consapevolmente artistiche:<br />
l'allegorico "il settimo sigillo" o l’alchimia di espressionismo onirico,<br />
ambienti naturali e complessi flashback di “ il posto delle fragole". "alle<br />
soglie della vita" mostra l'adozione da parte del regista di tecniche<br />
teatrali favorite da una trama incentrata su tre donne chiuse in una<br />
sala maternità per un periodo di 48 ore; il passato delle tre<br />
protagoniste è rivelato solo dal loro dialogo e ad ogni attrice è<br />
riservata una scena drammatica; Bergman indugia su<br />
quest'esplosione di vergogna, angoscia e dolore fisico. Sul finire degli<br />
anni 50 aveva ormai raggiunto il successo internazionale.<br />
!<br />
Carl Theodor Dreyer: la sua carriera prefigurò quella dei registinomadi<br />
del dopoguerra, annoverando film girati in Danimarca, Svezia,<br />
Norvegia, Germania e Francia. I suoi primi film rivelano la sua<br />
passione per immagini statiche e pittoriche, che si alternano con
intensi primi piani dei volti degli attori. In "La passione di Giovanna<br />
d'arco" e in "il vampiro" sperimentò insoliti movimenti di macchina. I<br />
suoi ultimi quattro film sono confinati in interni e traducono l'azione in<br />
prolungati dialoghi che regista riprende con lunghe inquadrature o<br />
tenendo composizioni austere e armoniose. La sua concezione del<br />
modernismo riconosce nel testo letterario la fonte del film e crea un<br />
cinema minimale con un ritmo dalle variazioni sottili, più controllato<br />
rispetto alla teatralità aggressiva di Visconti o di Bergman. Attraverso<br />
questo stile ascetico, Dreyer presenta l'ineffabile mistero della fede e<br />
dell'amore.<br />
La teoria cinematografica francese del dopoguerra<br />
Nella Parigi del dopoguerra rifiorirono gli scritti sul cinema come arte.<br />
Alcuni critici suggerirono che l 'estetica del cinema dovesse più al<br />
romanzo che al teatro. Il parallelo tra cinema e letteratura attirò<br />
l'attenzione sullo stiele e la costruzione narrativa. I teorici iniziarono a<br />
rivalutare la tradizionale analogia gra stile di ripresa e linguaggio,<br />
sviluppando il concetto di scrittura cinematografica. Bazin rivoluzionò<br />
la critica con le sue dettagliate analisi di come il montaggio, i<br />
movimenti di macchina e la profondità di campo offrissero al cineasta<br />
particolari possibilità espressive. Allo stesso tempo cominciò a farsi<br />
strada l'idea che il cinema potesse essere qualcosa di radicalmente<br />
diverso da tutte le arti tradizionali, avendo come finalità principale<br />
quella di registrare e rivelare il mondo concreto in cui ci troviamo.<br />
!<br />
XVIII. IL CINEMA DEL DOPOGUERRA OLTRE L'OCCIDENTE<br />
Il Giappone: Il giappone era uscito in ginocchio dalla seconda<br />
guerramondiale. Le perdite umane sfioravano i 9 milioni, le città<br />
principali erano distrutte dai bombardamenti. Naturalemente il<br />
territorio fu occupato e divenne l'avanposto del capitalismo e della<br />
democrazia in oriente (anche per scacciare il comunismo che aveva<br />
invaso la cina). Sotto l'occupazione crebbe in modo considerevole la<br />
produzione indipendente, mentre le tre società cinematografiche<br />
principali, Shochiku, Toho e Daiei continuarono a gestire distribuzione<br />
ed esercizio. Nel 46 la Toho si divise i 2 gruppi, Toho e Shintoho<br />
(nuova toho), nel 50 scendi in campo la Toei, che divenne nel 56 la<br />
società più redditizia dell'industria. Il dopoguerra vide la rapida ripresa<br />
ed espansione dell'industria. IL decennio di occupazione vide una<br />
prosperità senza precedenti, che consentì alle industrie di investire nel<br />
procedimento Fujicolor e nella tecnologia dello schermo panoramico,<br />
che divenne presto lo standard. Il cinema giapponese inizio ben<br />
presto a farsi notare a livello internazionale, con registi come Akira<br />
Kurosawa e Mizoguchi. Proibiti durante l'occupazione, i film jidai-geki<br />
(storici) tornarono nel 52 dopo la partenza delgi americani, con “I sette<br />
samurai” di Kurosawa. IL grosso della produzione giapponese era<br />
comunque il gendai-geki, l'ambientazione contemporanea (tra cui<br />
anche Godzilla di Ishiro Honda). I registi che si erano imposti negli<br />
anni 20 e 30 mantennero un ruolo centrale: Kinugasa continuò ad<br />
essere noto per i suoi jidai-geki di qualità. I due più importanti maestri<br />
del dopoguerra restano ancora Mizoguchi e Ozu. Mizoguchi continua<br />
a rappresentare il problema della sofferenza sociale femminile,<br />
piazzando i personaggi a notevole distanza dalla macchina da presa.<br />
Nelle scene più intime tende a riprendere leggermente dall'alto,<br />
scegliendo il grandangolo per tenere in profondità i personaggi,<br />
spesso incorniciati da porte o muri. Insiste nelle inquadrature di<br />
lunghezza fuori dal comune, non ricorrendo quasi mai ai movimenti di<br />
macchina, creando così un enorme impatto drammatico. Dopo il 50 la<br />
regia di Mizoguchi diventa più convenzionale, ricorre spesso al primo<br />
piano e all'alternarsi di campo e controcampo. Diventa più esplicito il<br />
rimando alle tradizioni estetiche giapponesi: graie alla collaborazione<br />
con lo sceneggiatore Yoda, il regista adatta celebri opere letterarie<br />
classiche e moderne ed inizia a presentare panorami e vedute in modi<br />
che riecheggiano la puttura giapponese. La pittorescha eleganza di<br />
questi film li impose alle platee internazionali come il prodotto<br />
giaponese per antonomasia. Anche Ozu seguì un percorso analogo.<br />
Grazie alla collaborazione con il produttore Noda, produsse opere<br />
importanti, tra cui “Viaggio a Tokio”. Lo stile del regista è pervaso<br />
dalla calma. I suoi film aderiscono alle regole che si era imposto negli<br />
anni 30: macchina da presa collocata in basso, spazio di ripresa a<br />
360°, montaggio grafico, sequenze di transizione che obbediscono a<br />
logiche di somiglianze e differenze piuttosto che alla rigorosa
continuità spaziale. Ozu rinnega le dissolvenze: filma le<br />
conversazioni con i personaggi rivolti alla macchina da presa che<br />
guardano oltre l'obiettivo. Anche durante il conflitto molti registi<br />
avevano iniziato la oro carriera: Kinoshita, Ichikawa realizzano opere<br />
in cui celano intensi drammi. Akira Kurosawa è la figura più celebre<br />
del dopoguerra, realizzando una serie di film sui problemi sociali, la<br />
guerra nucleare, la corruzione e alcuni adattamenti letterari. Quasi<br />
tutti i film di Kurosawa avevano come protagonista il fiero e<br />
minaccioso Toshiro Mifune. L'impegno sociale di Kurosawa, la sua<br />
tendenza al sentimentalismo e al simbolismo, il suo fiuto nello<br />
scegliere progetti prestigiosi, il suo virtuosismo tecnico e il perfetto<br />
tempismo della sua apparizione sulla scena internazionale ne fanno il<br />
più celebre dei grandi registi giapponesi.<br />
!<br />
America Latina: Anche se gli stati dell america latina erano<br />
indipendenti economicamente, erano comunque soggetto al mondo<br />
industrializzato da cui acquistavano materie prime e prodotti agricoli. Il<br />
continente era controllato da dittature e regimi militari, con forti attriti<br />
interni. La guerra fu occasione di schieramento, che sfociò in<br />
collaborazioni imprenditoriali alla fine del conflitto. Negli anni 30 il<br />
primato dei film in lingua spagnola andava agli argentini, ma il<br />
Messico divenne ben presto il centro della produzione sudamericana.<br />
Brasile, Messico e Argentina si affidavano a generi corrispondenti a<br />
quelli di Hollywood (musical, melodrammi familiari, azione e<br />
commedie) adattandoli alla cultura nazionale. Emerse anche l'idea di<br />
un cinema alternativo. Apparvero i cineclub e anche il neorealismo<br />
italiano fece sentire al sua influenza, grazie a Birri, che fondò in<br />
Argentina una scuola di cinema. Dos Santos afferma: Il neorealismo<br />
insegna che è possibile girare per strada, utilizzando attori non<br />
famosi, la tecnica può essere imperfetta, purchè il film fosse legato<br />
alla cultura nazionale e fosse in grado di esprimerla. Sia Birri che Dos<br />
Santos saranno figure centrali nel cinema latino americano di sinistra<br />
negli anni 60. Un cinema di stile europeo emerse più vistosamente in<br />
Argentina, dove Buenos Aires era un centro di cultura cosmopolita.<br />
Leopoldo Torre Nilsson realizza alcuni lungometraggi, di cui uno, “la<br />
casa dell'angelo”, acclamato al festival di Cannes. Nilsson apre una<br />
casa di produzione, la maggior parte dei suoi film erano scritti da sua<br />
moglie, Beatriz Guido, nota scrittrice. Il successo in Argentina era<br />
vncolato dalle misure protezionistiche del governo, che favorivano gli<br />
americani. Il governo Peron fu rovesciato con un colpo di stato, e<br />
furono rimossi i controlli sulle importazioni. Il governo messicano<br />
sosteneva, invece, il cinema popolare e con l'assistenza americana<br />
usci dalla guerra più forte che mai. I film messicani erano secondi solo<br />
a quelli americani in quanto a presenza nel territorio di lingua<br />
spagnola. In genere erano film poveri e girati in fretta. Regista di<br />
spicco fu Bunuel, caratterizzato da tecnica essenziale (a causa di<br />
budget ridotto). Girava spesso in ambienti reali, con attori non<br />
professionisti. In alcuni film trae la sua poesia surrealista da trame più<br />
convenzionali.<br />
!<br />
XIX. IL CINEMA COME ARTE E L’IDEA DI AUTORE<br />
Il regista come autore: dalla metà degli anni 40 si aprì un dibattito su<br />
chi dovesse essere considerato l'autore di un film; per alcuni era lo<br />
sceneggiatore, per altri il regista. Nel saggio sulla camera-stylo del<br />
1948, Alexandre Astruc afferma che il cineasta-autore scrive con la<br />
macchina da presa come uno scrittore scrive con la penna. Il cinema<br />
moderno sarebbe stato un cinema personale in cui tecnologia, cast<br />
tecnico e artistico sarebbero stati semplici strumenti nel processo<br />
creativo dell'artista. Negli anni 50 i critici del Cahiers dù cinema<br />
iniziarono a forzare l'idea di autore fino alla provocazione; nel 1954<br />
Truffaut attaccò in un suo saggio i film della tradizione di qualità come<br />
opere di sceneggiatori, prive di originalità e dipendenti dai classici<br />
letterari: affermò che il regista era solo un direttore che si limitava ad<br />
giungere attori e immagini a ciò che lo sceneggiatore di qualità gli<br />
aveva consegnato, mentre i veri uomini di cinema erano coloro che si<br />
scrivevano da soli le storie e il dialogo. Negli anni 60 il critico<br />
americano Andrew Sarris promulgò la “teoria dell'autore” come<br />
metodo di critica e storiografia del cinema: i critici aderenti a questa<br />
teoria parlavano di esaminare un film come prodotto di pura creazione<br />
analogo al romanzo: il film può essere letto come espressione delle
idee del regista sulla vita. Considerando un regista in quanto autore è<br />
necessario cercare elementi comuni nei suoi film, per Renoir infatti, un<br />
regista si limita fare e rifare un solo film, prendendo strade inaspettate<br />
o tornando a sfide che ha accennato in precedenza. Il concetto di<br />
autore tendeva infine a promuovere lo studio dello stile: se un<br />
cineasta era un'artista, la sua arte si rivelava non solo in cosa diceva,<br />
ma nel come lo diceva, e come ogni creatore doveva avere il controllo<br />
del mezzo e sfruttarnlo in modi sorprendenti e innovativi.<br />
!<br />
Luis Bu!uel (1900-1983): ogni critico aveva una diversa visione<br />
dell'opera di Bu!uel: per alcuni i suoi film erano profondamente<br />
moralistici, per altri costituivano un esempio di scrittura rigorosa<br />
sposata alla cura dello spettacolo, per altri ancora vi era il mistero di<br />
uno stile senza stile e infine fu considerato il grande surrealista del<br />
cinema, impegnato a sferrare l'attacco a valori borghesi con immagini<br />
di selvaggia bellezza. I film messicani del primo dopoguerra non lo<br />
rivelarono capace di inserire le sue ossessioni personali in commedie<br />
e melodrammi accessibili al grande pubblico, una tendenza che<br />
culmina in "Viridiana” del 1961 in cui una giovane novizia vuole<br />
trasformare la fattoria dello zio in una comunità cristiana, ma i suoi<br />
piani soccombono a causa del cinismo del cugino e della rapacità dei<br />
mendicanti che invadono la fattoria; negli anni 60 il regista si spinse<br />
verso le sperimentazioni: in "l'angelo sterminatore" intrappola per<br />
giorni in una casa gli invitati di una festa e ci mostra decomporsi delle<br />
loro cortesie. Con "diario di una cameriera" iniziò il periodo francese e<br />
fu pronto a sfruttare le convenzioni del cinema d'autore europeo. Sia<br />
nei film più commerciali che in quelli marcatamente d'autore la sua<br />
accessibilità si deve alla sobrietà tecnica che lo rende quello dello stile<br />
meno riconoscibile; il suo essere diretto rende più intense le immagini<br />
suggestive che turbano le convenzioni su religione e sessualità. Crea<br />
nei suoi personaggi ossessioni e subdolamente invita il pubblico a<br />
condividerle. La modernità del cinema di Bu!uel emerge dei suoi<br />
esperimenti con la struttura narrativa, infatti i suoi film sono pieni di<br />
ripetizioni, digressioni e passaggi tra realtà e fantasia; le trame sono<br />
basate su sfacciati rinvii dell'azione: "il fascino discreto della<br />
borghesia" altro non è che una serie di cene interrotte e il presunto<br />
plot (intrigo) è sepolto in una serie di rituali borghesi andati di traverso;<br />
ogni volta che il film sembra raggiungere un importante nodo narrativo<br />
uno dei personaggi si sveglia e ci rendiamo conto che le scene<br />
precedenti sono frutto dell'immaginazione. Molti autori moderni<br />
tendono a sabotare la narrazione per spostare l'attenzione dello<br />
spettatore su altro, ma Bu!uel trae gusto proprio dalla frustrazione<br />
narrativa: se il piacere sta nell'attesa e non nel finale, spesso i suoi<br />
film si interrompono in modo arbitrario. I film di Bu!uel criticano le<br />
convenzioni sociali e allo stesso tempo giocano con astuzia con le<br />
convenzioni narrative che ci mantengono inchiodati alle storie.<br />
!<br />
Ingmar Bergman: fra il 1945 e il 1988 Bergman ha diretto quasi 45<br />
lungometraggi. Il periodo che va fino al 1968 segnò l'apice della sua<br />
fama, sulle sue opere si scrivevano articoli liberi di critica, le<br />
sceneggiature erano tradotte in tutto il mondo e i suoi film vincevano<br />
Oscar e premi a tutti i festival, facendo del regista un artista per<br />
eccellenza. Poi però alcuni progetti imprudenti e insuccessi finanziari<br />
resero impossibile trovare finanziamenti per nuovi film, ad esempio<br />
"sussurri e grida" del 1972 fu prodotto con i suoi risparmi, ma ebbe un<br />
successo mondiale. Dopo il trionfo mondiale di "Fanny e Alexander”<br />
del 1982 si occupò solo di regie televisive annunciando l' addio al<br />
cinema. Nei suoi film ha riversato sogni, ricordi, sensi di colpa e<br />
fantasia: eventi della sua infanzia ricorrono in molte sue opere, così il<br />
mondo privato del regista è diventato di dominio pubblico, un mondo<br />
in cui coabitano la balia e la severa figura paterna, il cinoco uomo di<br />
mondo e il tormentato artista visionario. Si tratta di parabole di<br />
infedeltà, sadismo, delusione, perdita di fede, paralisi creativa e<br />
angosciata sofferenza, ambientate in un freddo panorama insulare,<br />
una soffocante stanza da disegno o un palcoscenico ferito dalla luce.<br />
Nella sua carriera esistono varie fasi: i suoi primi film descrivono crisi<br />
adolescenziali e l'instabilità del primo amore; le opere principali degli<br />
anni 50 sono caratterizzate dal malessere spirituale e dalla riflessione<br />
sul rapporto fra il teatro e la vita e il lato più positivo è spesso la fede<br />
nell'arte. La trilogia degli anni 60 smentisce le premesse religiose e<br />
umanistiche delle opere precedenti: Dio diventa l'istante silenzioso e<br />
gli esseri umani sono descritti come confusi e narcisistici; nei film
pessimistici degli anni 70 quasi tutti i contatti umani si rivelano fondati<br />
sull'illusione e l'inganno. Le sue tecniche di messa in scena e di<br />
ripresa sono al servizio dei valori drammatici delle sue sceneggiature.<br />
"Persona" costituisce lo sviluppo dello stile intimista: in poco più di 60<br />
min presenta uno psicodramma che sfida il pubblico a distinguere<br />
l'artificio dalla realtà; un'attrice rifiuta di parlare e la sua infermiera la<br />
porta trascorrere un periodo di vacanza su un'isola, una volta<br />
conquistata la fiducia dell'infermiera inizia tormentarla e lei risponde<br />
con la violenza; molte tecniche alludono allo sdoppiarsi delle<br />
personalità delle due donne e l'ambiguità e la riflessività di questo film<br />
ne fecero una delle opere cardine del cinema moderno.<br />
!<br />
Akira Kurosawa (1910-1998): Akira Kurosawa divenne il regista<br />
asiatico più importante della storia del cinema: il suo ricorso al<br />
rallentatore nelle scene di violenza divenne un clichè, molti dei suoi<br />
film furono rifatti a Hollywood e ispirò il western all'Italiana. I suoi film<br />
sono molto accessibili allo spettatore straniero, molti soggetti sono<br />
tratti dalla letteratura occidentale, le trame sono intricate e ricche<br />
d'azione . Lo stesso regista ammette di aver subito l'influenza di Ford<br />
e Capra. Nei suoi film si trova un umanitarismo eroico prossimo ai<br />
valori occidentali, uomini che reprimono le pulsioni egoistiche<br />
lavorando per il bene altrui; questo è il tema centrale di "i sette<br />
samurai" in cui una banda di spadaccini senza padrone si sacrifica per<br />
difendere un villaggio dei banditi. L'eroe di Kurosawa è un giovane<br />
egoista che deve apprendere la disciplina e l'altruismo da un maestro<br />
più vecchio e saggio. Dopo "Akahige” i suoi film scivolano nel<br />
pessimismo. Nei primi anni del dopoguerra si impose in tre generi:<br />
l'adattamento letterario, il film su problematiche sociali e il film storico<br />
(jidai-geki) tutti risolti con l'approccio diversificato alla regia tipico del<br />
cinema Giapponese. Dopo la guerra fu maggiormente influenzato da<br />
svariati film americani adottando inquadrature con notevole profondità<br />
di fuoco mentre più tardi fu la volta di composizioni quasi astratte in<br />
formato panoramico, ottenute col teleobiettivo. Le sue sperimentazioni<br />
si estendevano anche all'azione: le scene di battaglia sono girate da<br />
più macchine da presa munite di teleobiettivi che seguono l'azione in<br />
panoramica, come se stessero riprendendo un evento sportivo. La<br />
tecnica della camera multipla è estesa a volte anche al dialogo e<br />
all'utilizzo di questi mezzi, tornati all'uso comune dopo essere stati da<br />
lui utilizzati, si aggiungevano un montaggio frenetico ed eccitante e la<br />
tendenza a spiazzanti cambiamenti di angolazione che rendono più<br />
dinamici scontri tesi o violenti. I film degli anni 40 hanno lunghi piani di<br />
sequenza e le opere più tarde spesso usano composizioni con pose<br />
rigide come nel sorprendente inizio di "Kagemusha”, dove<br />
un'inquadratura fissa per vari minuti tre uomini identici. La tendenza<br />
alla composizione astratta si riconosce anche nelle ambientazioni e<br />
nei costumi: la sua attenzione si concentra sull'orchestrazione dei<br />
colori e vibranti scenografie che rivelano l'educazione pittorica e<br />
artistica ricevute in gioventù. La tecnica brillante di Kurosawa si<br />
guadagnò la venerazione della generazione americana dei movie<br />
brats (ragazzacci), mentre il concentrarsi su valori umani<br />
comprensibili alle platee di tutto il mondo ne ha fatto un regista di<br />
primo piano per quasi cinquant'anni.<br />
!<br />
Federico Fellini (1920-1993): non c'è fine al simbolismo di Fellini<br />
affermava il critico Bazin, i film ritornano irresistibilmente al circo, al<br />
caffè concerto, alla strada desolata, a piazze deserte nel cuore della<br />
notte, alla spiaggia. Molti sono i personaggi ricorrenti, dal matto sacro<br />
al maschio narcisista, dalla figura materna alla puttana voluttuosa;<br />
non mancano mai parate, feste e spettacoli nonché alcuni momenti<br />
magici che offrono una scheggia di mistero. L'abilità di Fellini nel<br />
creare un mondo personale fu l'elemento centrale della sua fama fra<br />
gli anni 50 e 60, fama conquistata in tutto il mondo con "i vitelloni" che<br />
fu confermata dall'enorme successo di "La strada"; "La dolce vita"<br />
ricevette la palma d'oro a Cannes. La sua descrizione della vita<br />
drastica di ricchi sfaccendati scioccò e stuzzicò spettatori di tutto il<br />
mondo facendone uno dei film Italiani di maggior successo mai<br />
distribuiti all'estero. Con "8 e 1/2” creò il più moderno film dell'epoca,<br />
uno studio riflessivo su un regista cinematografico incapace di fare il<br />
film che ha progettato. Continuò a lavorare regolarmente negli anni 70<br />
e 80 sollevando sempre cori di polemiche e affiancando Bergman sul<br />
podio del cineasta europeo più visto e analizzato. La sua non è tanto<br />
un'autobiografia letterale quanto una personale mitologia in cui la vita
è mischiata alla fantasia. Inizialmente la sua opera è radicata nel<br />
mondo reale, anche se costellato di misteri, poi però si apre al regno<br />
del sogno e dell'allucinazione e il protagonista di ciascun film diviene<br />
Fellini stesso o meglio la sua immaginazione. Fellini propone la sua<br />
critica sociale sotto forma di sensibilità artistica e valori umani; le sue<br />
immagini rivelano il suo tocco magistrale nei costumi sontuosi, nelle<br />
scenografie e nei movimenti di massa. Un'altra caratteristica è<br />
l'impiego massiccio del doppiaggio a riprese ultimate, per avere il<br />
controlo totale sui dialoghi e sugli effetti sonori.<br />
!<br />
Michelangelo Antonioni (1912): emerse più tardi di Fellini e i suoi<br />
film cerebrali e pessimisti appaiono in netto contrasto con le<br />
stravaganze vitalistiche del regista riminese. Anche Antonioni si era<br />
fatto le ossa in epoca neorealista; il suo film più famoso fu<br />
"l'avventura" del 1960 che, nonostante l'accoglienza fredda ricevuta a<br />
Cannes, riscosse un successo internazionale; ad esso seguirono "La<br />
notte", "l'eclisse" e "deserto rosso", completando una tetralogia<br />
sull'esplorazione della vita contemporanea. Accettò un contratto con<br />
la MGM per tre film in inglese: "Blow up” premiò la fiducia di<br />
Hollywood, “Zabriskie Point” si risolse però in un disastro finanziario e<br />
dopo "professione reporter" tornò in Italia. L'importanza storica di<br />
Antonioni è legata ai film realizzati all'inizio e a metà della carriera. I<br />
primi contribuirono a spostare il neorealismo verso un'intima analisi<br />
psicologica e uno stile severo e antimelodrammatico, descrivendo la<br />
mancanza di norme al centro del boom economico europeo,<br />
un'indifferenza presente anche nella narrativa Italiana del dopoguerra.<br />
L'attenzione per i ricchi nei primi film può essere letta come<br />
un'estensione della critica sociale implicita nell'idea stessa di<br />
neorealismo, ma il regista sa trovare personaggi insensibili e senza<br />
meta anche nelle classi inferiori. In “L’avventura” approfondisce<br />
l'indagine dell'alienazione della classe alta nel mondo che essa stessa<br />
ha fabbricato; Il tema dell'incomunicabilità acquista significato<br />
all'interno della più ampia considerazione di come nel mondo<br />
contemporaneo tutte le relazioni personali siano avvizzite. “ Deserto<br />
rosso" mostra un panorama industriale pervaso di ambiguità, in cui le<br />
combinazioni cromatiche sbiadite possono essere attribuite sia alla<br />
psiche instabile della protagonista, che all'interpretazione di Antonioni<br />
di un mondo moderno ma appassito. Fin dall'inizio della sua carriera<br />
fa un uso magistrale della profondità di fuoco e del piano sequenza<br />
con movimento di macchina. Le opere iniziali inaugurano anche la<br />
soluzione di nascondere al pubblico le reazioni dei personaggi,<br />
cosìcche lo spettatore trova difficoltà a sentirsi partecipe di personaggi<br />
presentati con tanta freddezza; riduce gli esseri umani a masse e<br />
forme. Antonioni spinse i colleghi a tentare la via della narrazione<br />
ellittica e dal finale aperto.<br />
Robert Bresson (1907-1999): la sua reputazione è fondata su un<br />
corpus di opere ridotto, in quarant'anni realizzò soltanto 11 film, ma fu<br />
dai primi anni 50 uno dei più rispettati registi del mondo. I suoi film<br />
rigorosi e impegnativi mettono in luce una coerenza interna e una<br />
visione del mondo ostinatamente individualistica. Spesso i suoi film<br />
sono costruiti sulle lettere, diari, resoconti storici e azione reiterata da<br />
voci fuoricampo, ma nel prodotto finito non vi è nulla di<br />
particolarmente letterario: le sue opere prendono i testi originali come<br />
pretesto per racconti puramente filmici. La sua attenzione si concentra<br />
su persone sensibili che lottano per sopravvivere in un mondo ostile<br />
ed entrambi i suoi film degli anni 40 tessono intrighi di vendetta<br />
attorno vittime innocenti. Con "il diario di un curato di campagna" la<br />
sua opera entra in una nuova fase di immagini austere e recitazione<br />
sommessa. Bresson divenne il più grande regista religioso<br />
internazionale del dopoguerra. A metà degli anni 60 i suoi film<br />
divennero pessimisti e il pubblico accolse con perplessità il suo<br />
rivolgersi a problemi pratici dei giovani nella società moderna,<br />
portando i suoi personaggi alla disperazione e al suicidio; ormai i<br />
valori cristiani non offrono alcun sollievo e i suoi film irradiano mistero.<br />
È difficile capire i suoi personaggi perché sono esaminati dall'esterno,<br />
gli attori sono non-attori o dilettanti e tranquilli in modo quasi<br />
soprannaturale. In questo cinema un improvviso alzarsi degli occhi<br />
diventa un evento significativo e uno sguardo condiviso costituisce la<br />
scena clou. Spiccando su uno sfondo silenzioso, ogni oggetto di un<br />
film di Bresson acquista un personale sapore acustico e un suono<br />
fuoricampo può servire a descriver un ambiente o suggerire un tema
che richiama altre scene. Le immagini sono severe ma mai monotone<br />
e i suoi film a colori ottengono effetti vividi con mezzi semplici. Il suo<br />
stile divenne sempre più conciso ed ellittico, all'immaginazione dello<br />
spettatore è lasciato tantissimo spazio e le ripetizioni diventano quasi<br />
cerimoniali; a differenza dei protagonisti, lo spettatore sospetta che<br />
l'apparente casualità dell'azione sia parte di un ampio ciclo di eventi<br />
governati da Dio, dal fatto o di qualche altra forza sconosciuta.<br />
!<br />
Jacques Tati (1908-1982): la sua produzione è più scarna di quella di<br />
Bresson, ma a differenza di questo realizzò alcuni film molto popolari<br />
ed essendo attore oltre che regista divenne una celebrità<br />
internazionale. "Giorno di festa" traccia la linea delle sue opere<br />
successive: una piccola fiera arriva in un villaggio, la gente del posto<br />
si gode un giorno di festa e il giorno seguente la fiera di parte; durante<br />
i festeggiamenti il postino locale continua consegnare la posta<br />
cercando di far sua l'efficienza dei portalettere americani; la trama<br />
sconclusionata, costruita più su gag e motivi ben orchestrati che sulla<br />
catena di cause ed effetti narrativi, sarebbe diventata per il regista un<br />
marchio di fabbrica. Il suo tipico stile è quello della commedia non<br />
verbale, in cui si parla pochissimo, una commedia visiva e acustica.<br />
Tati si affida a cambiamenti nell'intensità del sonoro per spostare la<br />
nostra attenzione da un punto all'altro dell'inquadratura. Nel film "Le<br />
vacanze di Monsieur Hulot” descrive una settimana di ferie funestata<br />
dalle forze del disordine rappresentate dal protagonista, deciso a<br />
sfruttare al massimo la sua vacanza.Ttornato a Parigi, il protagonista<br />
sferra un esilarante attacco al lavoro e al tempo libero dei tempi<br />
moderni nel film "mio zio", in cui le finestre di una casa modernista<br />
sembrano spiare passanti e le tubature di plastica che emergono da<br />
una fabbrica diventano un enorme serpente, una versione comica<br />
della stessa alienazione urbana descritta di Antonioni. Il successo<br />
internazionale di questo film permise regista di intraprendere il suo<br />
progetto più ambizioso: costruì una finta città nella periferia di Parigi e<br />
vi girò "Playtime”; Ben conscio che il pubblico si aspettava la presenza<br />
del protagonista dei precedenti, Hulot, ne ridusse drasticamente la<br />
presenza. Inoltre, sapendo che l'attenzione degli spettatori si fa<br />
guidare dai primi piani e da inquadrature centrate, costruì quasi tutto il<br />
film su campi lunghi, sparpagliando le gag in ogni angolo del<br />
fotogramma. L'insistenza nel distribuire il film in 70 mm ne impedì<br />
un'ampia circolazione provocandone il fallimento commerciale.<br />
Realizzò ancora due film e prima di morire ne sta progettando un altro<br />
con il solito protagonista, ma i debiti continuavano ad assediarlo e nel<br />
1974 i suoi film furono venduti all'asta a un prezzo irrisorio.<br />
!<br />
Satyajit Ray (1921-1992): dopo il film "lamento sul sentiero" del 1955,<br />
diresse quasi 30 lungometraggi. Rivoluzionò il design dell'editoria<br />
indiana nelle vesti di disegnatore pubblicitario, scrisse libri per<br />
bambini, romanzi di fantascienza e gialli; fu anche un musicista di<br />
successo. Le sue radici artistiche affondano nel Rinascimento<br />
bengalese. Il fine centrale del cinema era per lui la rivelazione della<br />
verità del comportamento umano. Il suo primo periodo, da "lamento<br />
sul sentiero" a "Charulata” del 1964, è incentrato sui semplici problemi<br />
umani, si concentra in ambientazioni rurali o cittadine, sulla vita<br />
domestica delle famiglie, di vicini e del lavoro quotidiano; i suoi<br />
personaggi sono giudicati dalla voglia di imparare e dalla sensibilità<br />
all'ambiente circostante. I film di questo primo periodo rivelano un<br />
approccio artigianale, infatti Ray apprese la capacità di creare una<br />
struttura solida dal cinema e soprattutto dalla musica occidentale. Il<br />
suo stile si sviluppava su linee europee e Hollywoodiane; le<br />
inquadrature suggeriscono paralleli di situazioni del tipo prima e dopo.<br />
Dopo le sollevazioni politiche degli anni 60 la sua opera affronta gli<br />
argomenti sociali in modo più diretto e una sua trilogia di film urbani<br />
descrive uomini deboli che cercano di sopravvivere nella corruzione<br />
del mondo degli affari. Ray divenne più moderno, ma non era a suo<br />
agio con l'uso troppo consapevole della tecnica. In questo periodo<br />
molti suoi film riflettono la crescente incapacità del suo umanitarismo<br />
di comprendere le incertezze politiche dell'India moderna. Alla fine<br />
della sua carriera sembra aver sintetizzato le preoccupazioni<br />
individuali con i problemi politici contemporanei.<br />
XX. NUOVE PROPOSTE E CINEMATOGRAFIE GIOVANI<br />
(1958-1967)<br />
XXI.
Le nuove istanze dell’industria: in tutto il mondo il cinema si trovava<br />
in condizioni molto favorevoli ai nuovi talenti; i produttori puntavano su<br />
nuovi segmenti di pubblico e individuarono un terreno fertile nella<br />
cultura giovanile emersa sul finire del decennio nei paesi occidentali:<br />
in Europa la liberazione sessuale, la musica rock, le nuove mode,<br />
l'esplosione del calcio, di altri sport e nuove forme di turismo<br />
divennero i simboli della generazione che raggiungeva la maturità<br />
attorno al 1960. Le case di produzione aprirono la strada a registi<br />
esordienti provenienti dalle scuole professionali di cinema e la nuova<br />
generazione accelerò il processo di internazionalizzazione della<br />
cultura cinematografica.<br />
!<br />
Tendenze formali e stilistiche: il nuovo cinema è un disordinato<br />
assortimento di cineasti diversi, le cui opere non rivelano l’unità<br />
stilistica presente nei movimenti dell'epoca del muto. I giovani registi<br />
assorbirono l'estetica del neorealismo e del cinema artistico degli anni<br />
50; le innovazioni tecniche erano vistose, furono messe a punto<br />
macchine da presa senza bisogno di cavalletto, mirini reflex per<br />
vedere esattamente ciò che inquadrava l'obiettivo e le pellicole<br />
divennero più sensibili: diventava possibile girare in presa diretta. La<br />
nuova attrezzatura portatile permetteva anche di girare in fretta e con<br />
budget minimali, per il sollievo dei produttori ansiosi di fare economie<br />
in tempo di crisi. Il cinema di fiction conquista negli anni 60 una libertà<br />
espressiva che lo avvicina a quello documentario del cinema diretto;<br />
la macchina da presa si mantiene lontano dal soggetto, quasi si<br />
trattasse di riprese giornalistiche rubate; i primi piani e il gioco di<br />
campi contro campi sono realizzati con focali lunghe. I giovani registi<br />
saccheggiarono le potenzialità del montaggio frammentario e<br />
discontinuo: Jean Luc Godard frantuma le regole fondamentali del<br />
montaggio contiguo arrivando al jump cut, taglio di alcuni fotogrammi<br />
all'interno di una sequenza che viene punteggiata da stridenti salti. Il<br />
montaggio diviene un elemento centrale nella creazione del film e gli<br />
autori più estremi puntavano a una forma di collage. La nuova<br />
generazione inoltre intensificò il ricorso alla sequenza lunga, una<br />
scena poteva essere risolta tutta in una sola inquadratura, per la<br />
quale le macchine da presa leggere si rivelarono ideali; qualcuno<br />
alternava piani sequenza e montaggio brusco. Queste nuove tecniche<br />
permettevano ai registi più giovani di spingersi più avanti,<br />
ambientando le storie nel loro quartiere o nel loro appartamento, con<br />
uno stile che registi tradizionali giudicavano grezzo e poco<br />
professionale. Si sviluppò il realismo soggettivo del cinema d'autore, i<br />
flashback iniziarono ad essere utilizzati per intensificare la percezione<br />
dello stato mentale dei personaggi e tutte queste immagini mentali<br />
diventano più frammentarie e disordinate. Anche la tendenza a<br />
inserire il commento dell'autore proseguì e si rinnovò; realismo<br />
oggettivo e soggettivo e commenti d'autore si mescolano in una<br />
generale ambiguità narrativa che non sempre mette lo spettatore in<br />
grado di capire quali di questi tre fattori sia la base del racconto; gli<br />
autori più giovani sperimentavano anche un uso ambiguo della forma<br />
narrativa e all'ambiguità contribuisce il racconto aperto. La perdita di<br />
chiarezza delle storie raccontate sembrano allontanare il cinema dalla<br />
missione di documentare il mondo e la società, l'abbandono del<br />
realismo oggettivo rese autoreferenziale forma e stile dei film e il<br />
cinema si piegò su di sé concentrandosi sui suoi stessi materiali,<br />
struttura e storia. Anche quando il cinema non è il tema principale, la<br />
riflessività resta un tratto chiave del cinema nuovo e artistico degli<br />
anni 60. Anche film di montaggio contribuiscono a un'analoga<br />
consapevolezza dell'artificio filmico, il cinema riconosceva i<br />
meccanismi dell'illusione e i debiti di ogni film verso la storia del<br />
mezzo.<br />
!<br />
Francia, nouvelle vague e cinema nuovo: nella Francia degli anni<br />
50 l'idealismo e movimenti politici del primo dopoguerra mutarono in<br />
una cultura apolitica del consumo e del divertimento. La nuova<br />
generazione fu battezzata nouvelle vague. L'affluenza nelle sale inizia<br />
declinare e fra il 1958 e il 1961 grazie al sostegno statale, esordirono<br />
dozzina di registi; le due principali tendenze furono quelle della<br />
nouvelle vague e Rive Gauche, quest'ultima rappresentava autori<br />
poco più anziani che si affacciavano per la prima volta sul mondo del<br />
cinema.<br />
!
Nouvelle Vague: a questo movimento si deve l'immagine romantica<br />
del giovane regista che lotta per sfidare con un cinema personale le<br />
convenzioni dell'industria; alcuni autori sarebbero diventati<br />
commerciali, ma altri introdussero innovazioni nella forma e nello stile<br />
Nouvelle Vague. I primi esponenti nascevano come critici ed erano<br />
convinti che il regista dovesse esprimere una sua personale visione<br />
del mondo. Ad inaugurare il movimento furono quattro film usciti fra il<br />
1958 e il 1960: “La beau Serge” e “I cugini” di Claude Chabrol che<br />
esploravano la disparità fra la vita rurale e quella urbana nella nuova<br />
Francia, ”i 400 colpi" di François Truffaut e il più innovativo "fino<br />
all'ultimo respiro" di Jean-Luc Godard, resoconto degli ultimi giorni di<br />
vita di un piccolo criminale. Molti autori della Nouvelle Vague<br />
condividono alcuni principi di base e spesso strutturano le trame su<br />
eventi casuali e digressioni, intensificando la tendenza ai finali aperti,<br />
la mescolanza di toni del neorealismo è portata all'estremo. I registi di<br />
questo movimento furono i primi a riferirsi sistematicamente alle<br />
tradizioni cinematografiche precedenti considerando la storia del<br />
cinema una presenza viva. Le citazioni erano spessi incrociate. I due<br />
registi più importanti furono Truffaut e Godard. Dopo alcuni film di<br />
spionaggio Chabrol avviò una serie di thriller psicologici<br />
concentrandosi sul modo in cui le tensioni nella vita della classe<br />
media possono esplodere nella follia e nella violenza; all'inizio degli<br />
anni 90 aveva totalizzato oltre 40 film e numerosi episodi televisivi<br />
confermandosi più duttile dal punto di vista commerciale e più<br />
pragmatico dei registi venuti dai Cahiers. Rohmer, benché fosse di 10<br />
anni più vecchio dei suoi colleghi, fu raggiunto dalla fama un po' più<br />
tardi: esteta riflessivo diresse "il segno del Leone" e descriveva i<br />
vagabondaggi di un uomo senza casa nel caldo dell'estate parigina in<br />
un modo che ricordava "ladri di biciclette"; dopo quest'opera avviò la<br />
serie dei "sei racconti morali" indagini su uomini e donne colti nello<br />
sforzo di bilanciare l'intelligenza con impulsi emotivi ed erotici. Diresse<br />
anche le serie "commedie e proverbi" e "i racconti delle quattro<br />
stagioni". Jacques Rivette nei suoi film tenta di catturare il flusso<br />
continuo della vita: con "Paris nous appartient” inaugura quest'anima<br />
paranoide raccontando di una giovane donna a cui viene detto che gli<br />
invisibili governatori del mondo hanno portato un uomo al suicidio e<br />
presto uccideranno l'uomo che lei ama. Più stilizzati sono film di<br />
Jacques Demy: in "Josephine la ragazza dei miei sogni”, omaggio ai<br />
musical della MGM, un'intera città balla sugli umori dei suoi<br />
protagonisti; la maggior parte dei suoi film sono disturbati dal<br />
contrasto fra un sontuoso approccio visivo e trame banali o squallide.<br />
!<br />
Rive Gauche: i cineasti di questo movimento, più anziani e meno<br />
cinefili di quelli dei Cahiers, tendevano ad assimilare il cinema ad altre<br />
arti, in particolare alla letteratura e alcuni erano già noti per brevi e<br />
originali documentari. La tendenza era stata anticipata da due film:<br />
Alexandre Astruc aveva girato "i cattivi incontri” ricorrendo a flashback<br />
e voci fuori campo per raccontare il passato di una donna portata in<br />
un commissariato per una storia di aborti; Agnes Varda aveva invece<br />
girato il medio metraggio "La pointe courte” basato sui vagabondaggi<br />
di una coppia il cui dialogo, stilizzato e fuori campo, stride con il loro<br />
essere attori non professionisti e quegli ambienti reali. Il prototipo dei<br />
film della Rive Gauche è "Hiroshima mon amour” di Alain Resnais su<br />
sceneggiatura di Marguerite Duras del 1959 che contrappone in modo<br />
inquietante presente e passato: giunta a Hiroshima per un film a<br />
contro la guerra, un'attrice francese è attratta da un Giapponese e<br />
nell'arco di due giorni e due notti ci fa l'amore, ci parla, ci litiga fino a<br />
che i due raggiungono un'oscura comprensione reciproca. Nella<br />
mente di lei riaffiorano i ricordi del soldato tedesco amato durante<br />
l'occupazione, tenta di associare il suo tormento durante la seconda<br />
guerra mondiale con le terribili sofferenze inflitte dalla distruzione<br />
atomica di Hiroshima nel 1945; il film si chiude con un'apparente<br />
riconciliazione della coppia e l'idea che la difficoltà di comprendere in<br />
pieno qualsiasi verità storica sia analoga a quella di comprendere un<br />
altro essere umano. Questo film diede a Resnais fama internazionale<br />
e il suo film seguente, "l'anno scorso a Marienbad” sviluppò<br />
l'ambiguità modernista: fantasia, sogno e realtà si mescolano nelle<br />
vicende di tre personaggi che s'incontrano in un lussuoso albergo; in<br />
"Muriel, il tempo di un ritorno" non usa il flashback, ma continua a<br />
rievocare il passato nei film amatoriali di un giovane che ha<br />
documentato con la cinepresa il suo traumatico servizio militare in<br />
Algeria; il montaggio enfatizza l'angoscia del presente ed è molto più
preciso dei jump cuts grezzi della nouvelle vague. La fama di Resnais<br />
favorì l'esordio del romanziere Alain Robbe-Grillet che passò dietro la<br />
macchina da presa con "l'immortale", continuando l'esplorazione di<br />
spazi e tempi impossibili; il suo film successivo "trans europ express"<br />
affronta il tema della narrazione incentrandosi su tre scrittori riuniti in<br />
un treno a scrivere del contrabbando internazionale di droga. Agnès<br />
Varda realizzò il lungometraggio "Cléo dalle 5 alle 7” che copre 95 min<br />
nella vita di un'attrice in attesa dei risultati di importanti analisi<br />
mediche; il film è spezzato in 13 capitoli e del ricco di digressioni. Tra i<br />
suoi film seguenti "il verde prato dell'amore" turbò gli spettatori con la<br />
tesi che una donna possa facilmente prendere il posto di un'altra.<br />
!<br />
François Truffaut e Jean-Luc Godard: Truffaut e Godard ci aiutano<br />
a definire gli opposti estremi della nouvelle vague: uno dimostra che il<br />
cinema giovane è in grado di rinnovare quello commerciale mentre<br />
l'altro sintetizza l'ostilità della nuova generazione verso i piaceri<br />
tranquilli del cinema comune. I primi film di Truffaut sono pieni di<br />
zoomate, stacchi di montaggio approssimativi, inquadrature casuali ed<br />
esplosioni di arguzia o di improvvisa violenza, il tutto per catturare la<br />
vitalità del personaggio; questo stile si colora di un sommesso<br />
romanticismo e inserisce in ogni film riferimenti ai suoi registi favoriti e<br />
a periodi aurei della storia del cinema. Il suo obiettivo non era<br />
distruggere il cinema commerciale, ma rinnovarlo e arricchirlo,<br />
bilanciando espressione personale ed esigenze del pubblico. La sua<br />
produzione include film leggeri e divertenti, saggi agro-dolci sulla<br />
giovinezza e film più pensosi, aprendosi negli ultimi anni a intensi<br />
studi di ossessione psicologica. Più abrasiva era l'opera di Godard,<br />
critico severo e irruente, destinato a diventare il più provocatorio<br />
esponente della nouvelle vague; fece almeno due film all'anno e fu<br />
presto chiaro che l'obiettivo era una ridefinizione di struttura e stile del<br />
film. La sua opera pone questioni fondamentali relative alla<br />
narrazione: mentre i suoi primi film hanno trame abbastanza lineari, i<br />
successivi si spostano gradualmente verso una struttura più<br />
frammentaria. La finzione è contrapposta a materiale documentario<br />
che spesso ha scarsa o nessuna attinenza al racconto; mescola<br />
convenzioni della cultura popolare con riferimenti alla filosofia o<br />
all'arte dell'avanguardia, abbandonandosi a digressioni di stile che<br />
ricordano talvolta il situazionismo. Una delle più imitate innovazioni di<br />
Godard sono le inquadrature straordinariamente piatte; la sua critica<br />
al mondo del cinema, paradossalmente, usa le risorse del film ad alto<br />
budget per creare affascinanti composizioni di colore.<br />
!<br />
Italia: cinema giovane e western all'Italiana: tra gli anni 50 e 60<br />
l'industria del cinema Italiano era in condizioni migliori di quella<br />
francese; il mercato internazionale si rivelava accessibile a film horror,<br />
commedie e film etico-mitologici. Sia l'America che le altre nazioni<br />
europee partecipavano con entusiasmo a coproduzioni con l'Italia e<br />
all'inizio degli anni 60 l'Italia era il più forte centro di produzione<br />
dell'Europa occidentale. I registi più in vista erano Fellini e Antonioni,<br />
ma l'espansione dell'industria favorì l'esordio di dozzina di nuovi<br />
registi. I giovani registi di sinistra accentuarono l'impulso del<br />
neorealismo alla critica sociale; i più fedeli erano i fratelli Paolo e<br />
Vittorio Taviani. Tra i più importanti del periodo ricordiamo Francesco<br />
Rosi, Marco Bellocchio e Gillo Pontecorvo. Pier Paolo Pasolini,<br />
marxista non ortodosso, omosessuale, non credente ma imbevuto di<br />
cattolicesimo sollevò un polverone nella cultura Italiana passando al<br />
cinema dopo aver raggiunto la popolarità come poeta e romanziere e<br />
aver collaborato a diverse sceneggiature; sosteneva che il regista<br />
potesse rivelare la dimensione etica e mitica del mondo. "Accattone" e<br />
"mamma Roma" sono gelide analisi della povertà urbana, un ritorno al<br />
neorealismo, nonostante accusasse questo movimento di offrire un<br />
realismo solo superficiale. I suoi film propongono un'accozzaglia di<br />
atmosfere e immagini disparate, e spiegava questi accostamenti di<br />
stile con la tesi che i contadini e i livelli più bassi della classe operaia<br />
urbana mantenessero dei legami con la mitologia preindustriale che<br />
egli evocava con le sue citazioni di grandi opere d'arte del passato. La<br />
tattica della contaminazione stilistica era meno dura da digerire in "il<br />
Vangelo secondo Matteo" in cui fa di Gesù un predicatore di<br />
impaziente energia e indugia sui tratti contorti come la pelle rugosa o i<br />
denti spezzati nei suoi personaggi. Bernardo Bertolucci è l'equivalente<br />
Italiano dei registi della nouvelle Vague. La costruzione accurata e<br />
l'eleganza tecnica dei suoi film lo avvicinano molto ai modernisti più
anziani; il suo primo titolo più celebrato fu l'autobiografico "prima della<br />
rivoluzione" del 1964, la storia di un giovane che s'innamora della zia:<br />
il film rivela nel regista una perfetta padronanza delle tecniche<br />
spiazzanti del nuovo cinema. Bertolucci firma opere tecnicamente<br />
impeccabili. Tra il 1963 e il 1964 iniziò la crisi, quando i grandi film in<br />
costume passarono di moda e le case di produzione subirono costosi<br />
fallimenti; lo Stato intervenne offrendo aiuti analoghi a quelli francesi:<br />
premi per progetti di qualità, mutui garantiti e crediti tratti da fondi<br />
speciali. L'industria si lanciò in produzioni a basso budget: Mario Bava<br />
reinventò il thriller fantastico con inedite sfumature erotiche,<br />
scenografie barocche e bizzarri movimenti di macchina; ma il genere<br />
Italiano di maggior successo fu lo spaghetti western, il cui esponente<br />
di spicco è Sergio Leone. "Per un pugno di dollari", "per qualche<br />
dollaro in più", e "il buono il brutto e cattivo" sono rimasti i prototipi del<br />
western all'Italiana e hanno tutti per protagonista il laconico e ispido<br />
Clint Eastwood che vaga in un mondo di grottesca assurdità ispirate ai<br />
film di samurai di Kurosawa. Crudo realismo, splendore operistico,<br />
paesaggi sconfinati si alternano a dettagli panoramici di occhi o di<br />
mani. Il grandangolo distorce la profondità e lo sgargiante stile di<br />
Leone spinge le convenzioni del western al livello di pura cerimonia; le<br />
colonne sonore di Ennio Morricone conferiscono all'azione un afflato<br />
eroico. La musica contribuiva anche ad amplificare i nodi tematici del<br />
film.<br />
!<br />
Nuovo cinema tedesco: nel febbraio 1962 al festival di Oberhausen<br />
emersero i nuovi impulsi della Germania occidentale: 26 giovani autori<br />
firmarono un manifesto dichiarando la morte del vecchio cinema. Nel<br />
1965 il governo centrale fondò la commissione per il giovane cinema<br />
tedesco, un ente che sulla base della sceneggiatura offriva mutui<br />
senza interesse ai registi segnalatisi con cortometraggi interessanti.<br />
Ribattezzati "film zaino", descrivevano la Germania contemporanea<br />
come una terra di matrimoni in frantumi, amori inaciditi, ribellione<br />
giovanile e sesso promiscuo, spingendosi talvolta a suggerire la<br />
persistenza nel presente dell'eredità nazista. Il nuovo cinema tedesco<br />
stringe alleanze con scrittori sperimentali per un cinema d'autore che<br />
mirava ad una qualità letteraria. I due debutti più notevoli del periodo<br />
furono quelli di Alexander Kluge e Jean-Marie Straub: Kluge iniziò a<br />
misurarsi con la scrittura sperimentale e poi con la regia diventando il<br />
più instancabile difensore del nuovo cinema tedesco; ebbe un ruolo<br />
centrale nelle trattative per l'istituzione della commissione,<br />
contribuendo anche alla fondazione della prima scuola di produzione<br />
della Germania ovest; realizzò una serie di cortometraggi, poi ottenne<br />
il finanziamento per "la ragazza senza storia". Il suo stile e il suo<br />
modo di raccontare ellittico e frammentato fanno di questo film un<br />
prodotto tipico del cinema nuovo anni 60. Il suo stile narrativo non<br />
incoraggia il pubblico a identificarsi con i personaggi, ma permette<br />
momenti di sommesso pathos. Molto più schiva è la figura di Straub<br />
che contrappone materiali di finzione e documentari. Adattò per lo<br />
schermo, insieme alla moglie, due opere di Heinrich Boll, “Machorka-<br />
Muff” e “ non riconciliati, ovvero solo violenza aiuta dove violenza<br />
regna"; il primo è composto da brandelli di dialogo, azione e monologo<br />
interiore, alternati con paesaggi e titoli di giornale e riesce a<br />
comprimere il breve romanzo in appena 18 min; il secondo è ancora<br />
più condensato e presenta una recitazione deliberatamente<br />
inespressiva, un gran numero di personaggi, salti improvvisi non<br />
segnalati fra presente e passato e una frammentazione netta nelle<br />
scene che lo rendono quasi incomprensibile a una prima visione; la<br />
complessità della trama è accompagnata da una compiaciuta bellezza<br />
visiva e dal sonoro in presa diretta. Il cinema mainstream invocò una<br />
nuova forma di sussidio e nel 68 ottenne una legge per lo sviluppo del<br />
cinema che sbarrava la strada ai registi esordienti e favoriva i<br />
produttori che sfornavano serie commerciali veloci e a basso budget.<br />
La nuova legge e controllava anche contenuti con una clausola che<br />
rifiutava l'appoggio a film contrari alla costituzione, alla morale o al<br />
sentimento religioso.<br />
Nuovo cinema nell'URSS
Il disgelo seguito alla morte di Stalin nel 53 si esaurì rapidamente. Nel<br />
61 Kruscev lanciò una campagna di destalinizzazione, invocando<br />
maggiore apertura e democrazia: intelletuali e artisti risposero con<br />
entusiasmo favorendo l'emersione di una cultura sovietica più<br />
giovane. La maggior parte dei vecchi registi continuò a lavorare<br />
secondo la tradizione, ma Romm si dimostrò liberale e progressista,<br />
con un film sociale “nove giorni in un anno” sulle radiazioni<br />
antiatomiche. Il più celebrato giovane regista su Tarkovskji, figlio di un<br />
importante poeta e allievo di Romm. Si interessò al cinema d'arte<br />
europeo e in particolare a Bergman, Bresson e Fellini. Il suo primo<br />
lungometraggio, vincitore del Leone d'oro a Venezia, “L'infanzia di<br />
Ivan” parla di un ragazzo che giura di vendicare la morte dei suoi<br />
genitori, divenendo una guida per i partigiani. Il tema è trattato con<br />
lirismo, sono presenti immagini fantastiche e amibiguità tipiche del<br />
cinema artistico degli anni 60. la nuova libertà ebbe vita breve:<br />
Krusciev accusò il film “ho 20 anni” di Khutsiev di offendere le vecchie<br />
generazioni, e per il cinema cominciarono i problemi. Il suo<br />
successore, Breznev bloccò le riforme e strinse le magli del controllo<br />
sulla cultura. I film anticonformisti furono girati di nuovo o messi al<br />
bando. Il secondo lungometraggio di Tarkoskij, “Andrei Rubliov” narra<br />
di un pottore diel 15 secolo che, circondato da crudeltà e<br />
depravazione, smette di parlare e rinuncia alla pittura e alla fede.<br />
Cone nel suo primo film ache qui sono presenti scene ambigue e<br />
immagini fantastiche, viste come la denuncia dell'oppressione, motivo<br />
per cui fu vietata la distribuzione. L'industria e il Partito produssero il<br />
colossare “Guerra e Pace”, con la regia di Bondarcuk. Il film ,<br />
pubblicizzato come la produzione più costosa della storia, ebbe<br />
enorme successo nei mercati esteri. In Italia ne sono giunte<br />
solamente 2 di 4 parti. Bondaycuk seguì lo stile monumentale,<br />
inserendo con rispettosa cautela solo qualche tocco di stile ricercato<br />
(ralenti, macchina a mano). E' l'inizio di un periodo definito<br />
stagnazione, in cui il cinema e le arti dell'URSS non avrebbero più<br />
potuto sperimentare ed esplorare fini ai primi anni 70.<br />
Il nuovo cinema giapponese<br />
Nagisa Oshima, giovane regista giapponese, propone un film che è<br />
l'emblema del nuovo cinema nipponico, costringendo gli estimatori di<br />
Kurosawa, Mizoguchi e Ozu a rivedere le loro opinioni sul cinema<br />
giapponese. “Racconto crudele della giovinezza” è un film scioccante,<br />
che narra di una ragazza violentata da un teppista che si accorda con<br />
lui per seddurre uomini che possa rapinare. Nel finale entrambi<br />
muoiono di morte violente, lui pestato a sangue da una banda e lei<br />
trascinata sull'asfalto fino alla morte. La particolarità di questo<br />
movimento sta nel fatto di essere stato creato dall'industria<br />
cinematografica, pronta a sfruttare il mercato giovanile. Film del<br />
genere seguirono a ruota: “la stagione del sole” parla delle vite<br />
amorose e licenziose di giovani viziati. Oltre questo nuovo genere<br />
continuavano le uscite di gialli d'azione, musical rock e film di<br />
spada.Grazie alla nuova strategia la frequenza nelle sale salì<br />
vertiginosamente fino a toccare un miliardo di biglietti venduti in un<br />
anno. La Shochiku lanciò la Nouvelle Vague nipponica, in<br />
collaborazione con Oshima. Nel 1963 la diffusione della Tv a colori<br />
fece precipitare le presenze in sala; per riconquistare il pubblico si<br />
tentarono rimedi disperati, riduzioni dei prezzi dei biglietti, film di<br />
spada più violenti, i film yakuza, i film rosa (pornografia soft). Nel 64 la<br />
ATG iniziò a produrre e distribuire, diventando il sostegno di tutta la<br />
generazione del nuovo cinema. Furono rese comuni complesse<br />
strutture a flashback, intrusioni di fantastico e simbolismo, esperimenti<br />
nell'inquadratura, nel colore, nel montaggio e nei movimenti di<br />
macchia. I registi impazzavano su schermo panoramico con<br />
composizioni discordanti, macchina a mano e montaggio disgiuntivo.<br />
Furto omicidio e stupro divennero argomenti comuni, i registi<br />
sbandieravano volgarità e si spinsero più avanti dei loro<br />
contemporanei tedeschi nel mostrare in che modo forze autoritarie<br />
continuassero a tenere in pugno il Paese anche dopo il supposto<br />
avvento della democrazia. Tutte queste qualità sono evidenti<br />
nell'opera di Oshima, che come Truffaut veniva dalla critica. Altro<br />
regista tipicamente appartenente al nuovo cinema è Yoshida,<br />
ammiratore di Resnais e Antonioni, che da alla sue opere enfasi e<br />
crea immagini estremamente pittoriche. Altri registi da ricordare sono<br />
Imamura, Shindo, Suzuki, Wakamatsu. I dirigenti degli studi dovettero
accettare il fatto che la nuova onda da loro creata avesse condotto i<br />
giovani spettatori ad aspettarsi da ogni produzione di routine<br />
scioccanti innovazioni formali e attacchi all'autorità.<br />
XXIII. IL CINEMA POLITICO DEGLI ANNI 60 e 70<br />
!<br />
Politicizzazione del cinema narrativo tradizionale e del film<br />
d’arte: durante gli anni 60 e 70 a dominare il panorama europeo e<br />
asiatico è un cinema politicizzato. In Italia i registi si sentivano disposti<br />
a indagare sul passato fascista e persino il western all'Italiana divenne<br />
più impegnato; in Svezia il cinema si dedicava alle lotte della classe<br />
operaia e in Giappone vi furono diversi studi frenetici sulla repressione<br />
sessuale e il terrorismo. Dal punto di vista commerciale la miglior<br />
integrazione fra politica e di sinistra e cinema narrativo classico si<br />
realizzò nel genere del thriller politico, in cui la trama ruotava attorno<br />
all'indagine su qualche scandalo governativo realmente accaduto e<br />
quasi sempre riconoscibile. Il primo a esplorare questo genere fu<br />
Francesco Rosi con "Salvatore Giuliano", "il caso Mattei", "Lucky<br />
Luciano" e "cadaveri eccellenti". I suoi film inframezzano l'inchiesta<br />
con flashback su eventi chiave del passato, usando tecniche come<br />
inserti di giornale, riferimenti cronologici e didascalie esplicative.<br />
L'esponente più famoso del thriller politico fu il greco Costantin Costa-<br />
Gravas che scrisse nella didascalia di apertura di "Z – L’orgia del<br />
potere” che ogni riferimento a fatti realmente accaduti o persone<br />
viventi non è casuale, ma intenzionale, annunciando un chiaro intento<br />
politico. Il film è ambientato nella Grecia dei primi anni 60 e racconta<br />
l'assassinio di un popolare leader pacifista da parte degli stessi militari<br />
che di lì a poco si instaureranno nel famigerato regime dei colonnelli.<br />
Il magistrato incaricato di indagare svela la cospirazione della destra,<br />
ma finirà anche lui per caderne vittima. Molte tecniche del nuovo<br />
cinema (flashback a raffica, ralenti, fermo immagine e riprese con<br />
macchina a mano) erano state assimilate dal regista che le usò per<br />
creare suspense e un'azione incalzante. Successivamente realizzò<br />
altri film di questo stampo e i critici li biasimarono per l'eccesso di<br />
azione e per la schematicità dei personaggi, sempre ricondotti al<br />
binomio buoni-cattivi. Anche altri generi divennero veicoli di un<br />
discorso politico, ad esempio film drammatici e commedie. I temi<br />
politici divennero soggetto delle commedie Italiane soprattutto di Lina<br />
Wertmuller e delle commedie grottesche di Marco Ferreri che<br />
riflettono un atteggiamento più impassibile ed enigmatico. Lindsay<br />
Anderson in “SE…” inasprì la critica della società inglese sostenitrice<br />
dei melodrammi piccolo borghesi; in questo film adotta tecniche<br />
godardiane utilizzando una struttura in otto capitoli e disseminando<br />
ovunque scritte e cartelli; l'alternarsi di colore e bianco e nero diventa<br />
un espediente di distanziazione. L'ultima scena del film, in cui i<br />
ragazzi appostati su un tetto sparano alla folla, si conclude con un<br />
fermo immagine che rievoca le convenzioni tipiche del cinema d'arte<br />
di Vigo. Negli anni 70 il flashback continuò a essere uno strumento<br />
per esplorare il cambiamento politico nella storia. Bernardo Bertolucci<br />
ne fece un uso più innovativo e “il conformista" è il prototipo dei film<br />
d'arte politicizzati: nel suo ritratto di un uomo sessualmente represso,<br />
indotto a diventare un assassino politico fascista, presenta un preciso<br />
gioco fra memoria, fantasia e realtà. Un uso più semplice del<br />
flashback è in "900", affresco della rinascita del fascismo presentato<br />
attraverso le vite parallele di due amici, il figlio di di una famiglia di<br />
ricchi proprietari terrieri e il figlio di contadini che lavorano per loro. I<br />
registi della generazione del dopoguerra rispecchiavano la nuova era<br />
in modi diversi: commentando aspramente il declino della società<br />
contemporanea, realizzando un ritratto dello spettacolo fascista a<br />
metà fra la nostalgia e la parodia, sposando la causa della rivolta<br />
giovanile o parlando di intrighi politici per far emergere domande<br />
sull'identità dell'individuo. Le prime opere del regista svizzero Alain<br />
Tanner si basavano sulla tradizione europea del cinema d'arte per il<br />
loro uso dell'autoriflessività e della struttura a indagine condotta<br />
attraverso i flashback, successivamente si specializzò in analisi piene<br />
di amarezza sulla paralisi dei rapporti interpersonali prodotta<br />
dall'assenza di cambiamenti autentici. Nel suo film più famoso,<br />
"Jonas, che avrà vent'anni nel 2000" racconta di otto individui che<br />
fondano una comune nell'epoca delle speranze frantumate e della<br />
normalizzazione politica; il regista utilizza il bianco e nero per<br />
rappresentare i loro desideri utopistici e conclude il film con
un'immagine incerta del futuro. I fratelli Paolo e Vittorio Taviani si<br />
concentrano sulle aspirazioni rivoluzionarie dei contadini e della<br />
classe operaia; il loro primo successo internazionale fu "padre<br />
padrone", storia di un giovane pastore analfabeta che conduce una<br />
caparbia rivolta contro il padre e riesce a diventare professore di<br />
glottologia. La scena suggerisce che il figlio, una volta cresciuto, si<br />
rende conto che un'educazione severa è necessaria affinché un<br />
giovane possa arrivare alla piena consapevolezza di sé. Nell'anbito<br />
del cinema d'arte l'attenzione verso i problemi femminili diede nuovo<br />
impulso alle carriere di registe donne: l'ungherese Màrta Mészàros<br />
aveva girato parecchi cortometraggi durante gli anni 60; i suoi film<br />
mettono in scena una vasta gamma di esperienze femminili e<br />
dedicano particolare attenzione al rapporto tra madri e figlie; il suo<br />
stile punta sul realismo e sul commento d'autore espressi con dettagli<br />
dei corpi delle protagoniste. Agnès Varda s'impegnò attivamente nella<br />
sinistra cinematografica girando un cortometraggio sulle pantere nere<br />
e contribuendo alla realizzazione del film collettivo "lontano dal<br />
Vietnam"; dopo il film "l'amore del leone", celebrazione della<br />
controcultura americana, girò molti cortometraggi. Il suo film<br />
successivo, "una canta, l'altra no" , come molti film politici della metà<br />
degli anni 70 fa il bilancio del decennio precedente descrivendo la<br />
storia dell'amicizia fra due donne. La fine degli anni 60 e l'inizio degli<br />
anni 70 videro nuove registe emergere nell'ambito del cinema d'arte:<br />
in Francia Nelly Kaplan esordì con "alla bella Serafina piaceva fare<br />
l'amore e sera e mattina" in cui una giovane cameriera sfruttata dagli<br />
uomini comincia ricattarli; molte attrici francesi passarono dietro la<br />
macchina da presa. Alcune registe e si soffermarono su particolari<br />
questioni femministe mentre altre trattavano problemi di più vasto<br />
interesse inclusi quelli relativi alla politica della vita quotidiana.<br />
!<br />
Nuovo cinema nella Germania occidentale (ala politica): gli<br />
studenti di sinistra dell'istituto di cinema e televisione di Berlino solo<br />
dopo il 1968 lanciarono una serie di documentari impegnati e film e<br />
diretti al pubblico operaio. Più ambiziosi erano i film della scuola di<br />
Berlino che ricordavano i film e tedeschi sul proletariato degli anni 20.<br />
Il cinema politico rappresenta la grande forza del nuovo cinema<br />
tedesco; nell'ambito cinematografico i registi politici ripresero la critica<br />
sociale implicitamente presente nel giovane cinema tedesco dei primi<br />
anni 60, dandole un taglio più radicale in risposta alla nascita della<br />
controcultura e della nuova sinistra. L'opera di Alexander Kluge è un<br />
esempio dell'uso della tecnica del collage nel cinema politico<br />
moderno; i suoi film ponevano il pubblico di fronte a dei vuoti in cui la<br />
fantasia può attecchire. "Artisti sotto la tenda del circo: perplessi"<br />
nacque come reazione agli studenti radicali che al festival di Berlino<br />
lanciarono uova contro il regista e lo accusarono di snobismo; nel film<br />
la storia della protagonista che tenta di creare un nuovo tipo di circo è<br />
interrotta di materiali eterogenei sonori e visivi tra cui foto di cronaca,<br />
cinegiornali, scene di "ottobre" di Ejzenstejn, immagine a colori e<br />
riferimenti all'opinione comune, secondo cui solo attraverso una fase<br />
di lutto la Germania poteva riconciliarsi con il suo passato nazista.<br />
L'alternanza di documentari e finzione dei suoi film assume forme più<br />
teatrali nell'opera di Hans-Jurgen Syberberg che si fece conoscere<br />
nella seconda metà degli anni 60 con una serie di documentari in stile<br />
cinema diretto, ma i suoi film più famosi sono quelli della trilogia<br />
tedesca: "Ludwig II: requiem per un re vergine", "Karl May” e “Hitler,<br />
un film sulla Germania". I più controversi i registi del modernismo<br />
politico nel nuovo cinema tedesco furono Jean-Marie Straub e<br />
Danièele Huillet che realizzarono il lungometraggio "cronaca di Anna<br />
Magdalena Bach" in cui utilizzano l'estetica del collage mettendo<br />
insieme riprese di della vita quotidiana di Bach; presentano episodi<br />
ellitici e frammentari nella vita del compositore e usano inquadrature<br />
statiche o lenti movimenti di macchina per registrare i lunghi brani di<br />
esecuzioni sempre senza mostrare il pubblico; contraddicono la prassi<br />
corrente dei film di finzione e usano il suono in presa diretta riuscendo<br />
così a catturare le peculiarità sonora di ogni spazio. I loro film<br />
interrogano la tradizione artistica e spronando romanzi e testi teatrali<br />
classici per rintracciare i nessi implicazioni politiche contemporanee. i<br />
film e del nuovo cinema tedesco adattava nel contenuto politico alle<br />
convenzioni del cinema tradizionale. Tre i nuovi generi i più importanti<br />
erano l’Arbeiterfilm, che usava la tecnica del racconto realistico per<br />
descrivere la vita della classe operaia contemporanea, e l’Heimatfilm<br />
incentrato sulla vita rurale. Appartenente al secondo genere, Volker
Schlöldorff, attinge alle tecniche brechtiane per descrivere la cattura e<br />
l'esecuzione di un gruppo di banditi contadini; attirò l'attenzione<br />
internazionale dirigendo insieme a sua moglie "il caso Katharina<br />
Blum”, la storia di una donna braccata dalla polizia e perseguitata<br />
dalla stampa scandalistica perché accusata di aver aiutato un<br />
terrorista; una volta che lei ha conquistato la simpatia del pubblico di<br />
trama svela che per amore la donna ha davvero aiutato il giovane<br />
uomo Il film utilizza dei procedimenti narrativi del cinema classico per<br />
convincere gli spettatori ad approvare l'atto sovversivo della<br />
protagonista. Rainer Werner Fassbinder fu il regista più famoso del<br />
nuovo cinema tedesco per la sua veemente personalità e il suo stile di<br />
vita autodistruttivo. Cominciò la sua carriera come attore,<br />
commediografo e regista teatrale e rivelò un gusto particolare per la<br />
commedia grottesca, l'aderenza esasperata e il forte realismo dei<br />
personaggi; era fermamente convinto che l'arte di critica politica<br />
doveva coinvolgere i sentimenti dello spettatore. Conobbe<br />
melodrammi Hollywoodiani di Douglas Sirk e li prese come modello<br />
per un cinema di critica sociale che fosse anche emotivamente<br />
coinvolgente; era colpito dalla scelta arbitraria del lieto fine e dal<br />
modo in cui Sirk impediva la totale identificazione con i personaggi.<br />
Con "il mercante delle quattro stagioni" inaugura una seconda fase<br />
della sua carriera, quella dei melodrammi domestici. All'inizio della<br />
sua carriera spesso inquadrati personaggi in maniera neutra, con uno<br />
stile quasi da foto segnaletica, poi accettò le convenzioni del<br />
montaggio in continuità per dare massima importanza al dramma; il<br />
fascino di questi film deriva dall'indugiare del regista su sguardi fissi e<br />
venute da lontano o dall'uso di elementi decorativi per mascherare lo<br />
stato emotivo dei personaggi. La maggior parte dei suoi film hanno<br />
come soggetto il potere, concentra spesso la sua attenzione sulla<br />
mitizzazione e il conformismo mostrando come i membri di un gruppo<br />
sfruttino e puniscoìano i non integrati. La sua opera viene spesso<br />
interpretata come la dimostrazione dell'impossibilità di un<br />
cambiamento radicale. Nel 1967 13 registi di sinistra, la maggior parte<br />
dei quali francesi, collaborarono alla realizzazione di "lontano dal<br />
Vietnam", film composto da diversi episodi, alcuni di finzione, altri<br />
realizzati con materiali di repertorio e uno saggistico (di Godard). Nel<br />
1978 14 registi tedeschi, coordinati da Kluge, realizzarono "Germania<br />
in autunno" che come il film precedente unisce tendenze diverse<br />
all'interno del cinema contemporaneo. In questo caso non con lo<br />
scopo di cambiare la politica internazionale, ma tentare di capire la<br />
vita di una nazione in preda terrorismo e repressioni di destra.<br />
XXV. LA CADUTA E LA RINASCITA DI HOLLYWOOD A<br />
PARTIRE DAGLI ANNI SESSANTA<br />
L’industria cinematografica, recessione e ringiovanimento: la<br />
prosperità degli anni 60 finì e le principali compagnie persero milioni di<br />
dollari; mentre la recessione colpiva l'industria, le banche forzarono le<br />
major a tagliare la produzione, a cooperare con i concorrenti e ad<br />
evitare le mega produzioni. I produttori ricercavano nuovi mondi per<br />
attrarre il pubblico; il potere dell’Hays Office sui contenuti dei film si<br />
era ridotto e molti film famosi vennero distribuiti senza il visto mentre<br />
altri lo ottennero nonostante la presenza di scene di nudo e di altri<br />
elementi scandalosi. Nel 1968 le società aderenti alla MPPA crearono<br />
un sistema di valutazione codificato dalle lettere dell'alfabeto: G<br />
(general, ammesse tutte le età), M (mature, adulti e giovani<br />
maggiorenni), R (restricted, gli spettatori di età inferiore ai 16 anni<br />
devono essere accompagnati da un genitore o di un tutore) e X (i<br />
minori di 16 anni non sono ammessi). Il nuovo sistema permetteva<br />
all'industria di mostrarsi sensibile all'interesse pubblico e permetteva<br />
ai registi di rappresentare la violenza, la sessualità e idee non<br />
ortodosse. Gli studios lanciarono una serie di film giovanili (youthpix)<br />
che affrontavano temi non trattati dalla televisione; il prototipo fu "Easy<br />
Rider” di Dennis Hopper, cronaca del viaggio in motocicletta di due<br />
spacciatori di droga attraverso l'America. I film giovanili trattavano<br />
temi come la ribellione universitaria, la controcultura e<br />
comprendevano anche film nostalgici e commedie anarchiche. Con il<br />
successo di “Yellow Submarine” di George Dunning, i cui disegni<br />
animati psichedelici illustravano le canzoni di Beatles, i produttori<br />
capirono che anche il cinema d'animazione poteva conquistare il<br />
pubblico universitario; Ralph Bakshi realizzò il primo cartone animato<br />
ad essere classificato con una X, “Fritz il gatto.” Film comici grossolani
destinati al pubblico giovanile trionfarono al box office e aiutarono a<br />
risollevare Hollywood dalla sua crisi. L'industria beneficiò di un certo<br />
numero di successi basati sui generi tradizionali, ma colpiscono quei<br />
film a basso e medio costo di registi giovani o sconosciuti che<br />
ottennero un enorme successo commerciale. La nuova prosperità<br />
portò dei cambiamenti: ogni anno solo una decina di titoli da non<br />
perdere facevano il tutto esaurito, mentre la maggior parte dei film<br />
prodotti dalle grandi case non riusciva neanche a recuperare i costi; le<br />
major distribuirono non più di 150 film all'anno facendo uscire le loro<br />
mega produzioni nei periodi di vacanza, in estate e a Natale. Gli<br />
studios facevano massiccia pubblicità in televisione e distribuivano<br />
film contemporaneamente in centinaia di cinema. Nel pianificare le<br />
produzioni si optò per i sequel e le serie basate sui successi, inoltre<br />
furono create società di merchandising per la distribuzione di<br />
giocattoli, magliette e altri gadget di film. Le sette compagnie che a<br />
questo punto dominavano la produzione e controllavano anche la<br />
distribuzione erano: Warner Communications, Gulf+Western<br />
(Paramount), Disney, MCA (Universal), MGMUA Corporation, 20th<br />
Century Fox e Columbia. Gli anni 70 inaugurarono quindi un'era<br />
dominata dall'accordo poiché gli accordi di sviluppo erano convenienti<br />
per gli agenti, i produttori, gli sceneggiatori e le star, ma spesso si<br />
risolveva in film mai terminati. Il fatto che le compagnie<br />
appartenessero a gruppi accelerò la tendenza a realizzare film che<br />
facessero parte di una linea di produzione di giocattoli, vestiti e altri<br />
gadget; iniziò l'epoca delle sinergie in cui il film diventava una pedina<br />
in una più ampia strategia di marketing. Le principali compagnie<br />
continuarono a essere acquistate da grandi società non americane e<br />
nella produzione americana affluirono sempre più finanziamenti<br />
stranieri. I film venivano sempre più spesso finanziati dietro garanzie<br />
fornite dagli esercenti che si accollavano i rischi maggiori pur di aver<br />
ultimo film di un regista famoso. I gestori delle sale cominciarono a<br />
sostituire locali scalcinati con sale tenute meglio e più lussuose,<br />
inoltre si inaugurò la tendenza a costruire cinema multisala. Presto i<br />
gruppi che possedevano le compagnie di produzione e di<br />
distribuzione cinematografica cominciano ad acquistare anche catene<br />
di sale; questa tendenza scavalcò i decreti antimonopolio del 1948 e<br />
segnò il ritorno della compagnia a concentrazione verticale e tipica<br />
dell'epoca degli studios Hollywoodiani.<br />
!<br />
Espansione verso il video: la prosperità dell'industria<br />
cinematografica negli anni 80 era dovuta allo sviluppo delle nuove<br />
tecnologie; le televisioni via cavo cominciarono a finanziare i film e a<br />
comprare i diritti televisivi prima della produzione; il videoregistratore<br />
aiutò l'industria cinematografica ad aumentare profitti, in tutto il<br />
mondo ci fu una rapida espansione dell'homevideo. Quando fu chiaro<br />
che il video non danneggiava l'affluenza degli spettatori al cinema, le<br />
principali compagnie si resero conto che le videocassette potevano<br />
fruttare loro maggiori guadagni e crearono dei settori specializzati<br />
nella realizzazione e distribuzione delle videocassette; i distributori<br />
scoprirono con piacere che se una videocassetta veniva venduta a un<br />
prezzo ragionevole molti spettatori l'avrebbero comprata. Nel 1986 la<br />
metà delle entrate delle principali compagnie cinematografiche<br />
proveniva dalla vendita delle videocassette, riducendo così i rischi di<br />
produzione.<br />
!<br />
Grandi e piccole società indipendenti: verso la fine degli anni 60 le<br />
compagnie indipendenti che producevano film a basso costo si<br />
rafforzarono: Russ Mayer indicò una nuova via per l'erotismo mentre il<br />
ciclo di film dell’AIP rafforzava la moda dei film giovanili che avevano<br />
come protagonisti bande di motociclisti. Le società cominciarono a<br />
specializzarsi in determinati generi; i film che si rivolgevano agli<br />
afroamericani offrivano l'occasione per far conoscere giovani attori<br />
neri; lo sfruttamento del mercato giovanile avvenne con il film<br />
dell'orrore. Le major risposero assorbendo gli elementi<br />
sensazionalistici che avevano rappresentato l'arma vincente dei film<br />
indipendenti. Le mega produzioni si fecero più esplicite dal punto di<br />
vista sessuale e della violenza. I film di exploitation sono stati così<br />
definiti poiché il regista ha realizzato qualcosa di selvaggio con molta<br />
azione, un po' di sesso e possibilmente qualche trovata ingegnosa. I<br />
registi indipendenti guadagnarono potere con la nascita della<br />
televisione via cavo e dell'homevideo, in quanto una produzione
minore poteva essere finanziata quasi completamente dalle<br />
prevendite della videocassetta.<br />
!<br />
Nuove tecnologie di produzione e proiezione: vi furono importanti<br />
cambiamenti nella pellicola e nel design della macchina da presa;<br />
Agfa, Fuji e Eastman introdussero nuove emulsioni, più veloci e<br />
sensibili, inoltre lo standard di 35 mm consentì ai registi di realizzare<br />
stampe eccellenti per tutti i formati. La visione reflex si diffuse<br />
notevolmente verso la fine degli anni 60 e stimolò la diffusione dello<br />
stile basato sull'alternanza fra panoramiche e zoom. La panavision<br />
divenne la principale compagnia produttrice di macchine da presa; la<br />
steadicam permise riprese a mano di una scioltezza senza precedenti<br />
e divenne di uso comune. Utilizzava un monitor per controllare quanto<br />
veniva inquadrato, ciò a dimostrazione della crescente importanza del<br />
video per aiutare la composizione dell'inquadratura e le prove sul set.<br />
Vi fu anche una rivoluzione nella registrazione del sonoro e nelle<br />
tecniche di riproduzione; il time code, designato ad identificare le<br />
inquadrature sulla videocassetta, venne modificato per sincronizzare<br />
la striscia di pellicola con uno o più registratori facilitando<br />
notevolmente il mixaggio e la ri-registrazione del suono. Nella<br />
produzione del suono le principali innovazioni vennero dei laboratori di<br />
Ray Dolby che introdusse la tecnica di riduzione digitale del suono. La<br />
riproduzione stereofonica fu alla portata di gran parte degli esercenti e<br />
negli anni 80 i film di alto costo la sfruttarono. Ci furono anche<br />
esperimenti di riproduzione digitale nelle sale. I progettisti crearono<br />
nuove stampanti ottiche, metodi bluescreen e altre tecniche per la<br />
composizione delle immagini. Anche l'assistenza del computer diede<br />
ai tecnici la possibilità di ideare sistemi di controllo delle riprese che<br />
potevano ripetere i movimenti della macchina su miniature o modellini.<br />
!<br />
Cinema d'arte Hollywoodiano: nel tentativo di conquistare il<br />
pubblico universitario, il cinema Hollywoodiano accolse<br />
favorevolmente le tecniche narrative che il cinema d'arte europeo<br />
aveva già sperimentat. Sembrò che uno dei rimedi alla crisi potesse<br />
essere il soffermarsi tipico dei film d'arte sugli stati d'animo, la<br />
caratterizzazione e l'ambiguità psicologica dei personaggi. Un<br />
esempio è "Petulia” di Richard Lester . In una scena l'eccentrica e<br />
maltrattata protagonista affronta l'amante nel suo appartamento. Il<br />
regista interrompe la loro conversazione con inquadrature dell'uomo<br />
che cerca di restituire la tuba che la protagonista gli aveva portato e<br />
con un falso flashback di lei mentre ruba la tuba. Il film gioca con la<br />
soggettività dei personaggi e l'ordine temporale in una maniera che<br />
ricorda Resnais. Anche “2001: Odissea nello spazio” di Stanley<br />
Kubrick è da una parte un revival del genere fantascientifico e<br />
dall'altra il frutto del simbolismo enigmatico del cinema d'arte europeo:<br />
le lunghe scene di vita quotidiana asettica sulla nave spaziale, l'uso<br />
ironico della musica e il finale ingannevole e allegorico invitano a<br />
un'interpretazione tematica generalmente riservata ai film di Fellini o<br />
di Antonioni. Gli elementi che hanno richiamato il pubblico giovane in<br />
“Easy Rider” possono essere la colonna sonora rock e il viaggio di<br />
due spacciatori di droga attraverso l'America, ma era il suo stile a<br />
sconvolgere gli spettatori, con i passaggi da un'inquadratura all'altra in<br />
maniera discontinua; altri Road movie adottarono un approccio libero<br />
e aperto alla narrazione: "ciao America " e “Hi Mom” entrambi di Brian<br />
De Palma, film a episodi di controcultura che mescolano la musica<br />
rock, un umorismo mordace ed espedienti stilistici autoriflessivi. La<br />
politica dell'autore si era diffusa negli Stati Uniti e i movie brats<br />
l'avevano imparata nelle scuole di cinema; molti di loro sognavano di<br />
diventare artisti come i venerati autori europei e registi delle nouvelles<br />
vagues. Il più famoso di loro è Francis Ford Coppola: con "non torno a<br />
casa stasera" girato per strada con un autobus, finanziamenti minimi e<br />
un gruppo di amici come troupe, cercò di fare un film che avesse la<br />
ricchezza stilistica e la capacità di sdrammatizzare del prestigioso<br />
cinema europeo; la protagonista lascia il marito perché il suo<br />
matrimonio comincia ad opprimerla e mentre guida senza meta carica<br />
in macchina Killer, un calciatore mentalmente ritardato. Flashback<br />
improvvisi e dalla sequenza irregolare interrompono le scene. Nel<br />
1969 Coppola fondò L’american Zoetrope per produrre i suoi film;<br />
come i film di Altman, “La conversazione” di Coppola usa le<br />
convenzioni del cinema d'arte insieme a quelle di uno specifico<br />
genere Hollywoodiano, in questo caso il film di detective; anche se<br />
questo film viene spesso paragonato a “Blow up”, si nota come il
egista esplori la mente del protagonista più profondamente di quanto<br />
non faccia Antonioni.<br />
!<br />
La nuova Hollywood dagli inizi degli anni 70 ad oggi: mentre i<br />
produttori andavano alla ricerca di film giovanili apparvero sulla scena<br />
molti nomi nuovi; alcuni erano emigranti conosciuti per le loro opere<br />
nell'ambito del cinema d'arte europeo (Roman Polanski), altri erano<br />
registi americani più anziani che provenivano dalla televisione (Robert<br />
Altman). I registi che attiravano maggiormente l'attenzione erano i più<br />
giovani; la generazione dei movie brats (gli indipendenti George<br />
Romero, Brian De Palma, John Carpenter e i più potenti Francis Ford<br />
Coppola, George Lucas, Steven Spielberg, Martin Scorsese) si<br />
impose all'inizio degli anni 70 mentre negli anni 80 emerse una<br />
seconda generazione di registi nati intorno agli anni 50 (Robert<br />
Zemeckis). L’espansione della produzione aiutò i registi marginali a<br />
inserirsi nel cinema mainstream e registe donne riuscirono ad<br />
affermarsi. All’inizio degli anni 90 erano apparsi una ventina di registi<br />
afroamericani (Spike Lee): alcuni realizzavano drammi mistici e<br />
complessi, altri lavoravano nell'ambito di generi più popolari. Per<br />
entrambe le generazioni il punto di riferimento era la tradizione<br />
cinematografica Hollywoodiana e poiché molti registi lavoravano<br />
all'ombra di generi ormai consolidati, classici consacrati e registi<br />
venerati, la nuova Hollywood sotto molti aspetti si definiva facendo<br />
riferimento al passato. Ci si impegnò nel rifacimento di classici film di<br />
genere e registi cominciarono anche a riutilizzare espedienti stilistici<br />
del periodo d'oro di Hollywood: scene intere potevano essere girate<br />
con il teleobiettivo che produceva l'effetto di appiattire la profondità. Il<br />
cinema degli anni 70 e 80 cercò anche di differenziarsi con<br />
dimostrazioni di virtuosismo tecnico. Il rinnovato orgoglio per il<br />
virtuosismo fu reso evidente dal ritorno dell'animazione agli splendori<br />
di un tempo: persino la Disney abbandonò il suo tipico stile realistico<br />
in “Robin Hood” e andò oltre con “La bella e la bestia” in cui le<br />
tecniche rotoscopiche sono applicate al set dando molto volume e<br />
solidità lo spazio; i nuovi film d'animazione inoltre si spostarono dal<br />
pubblico degli adolescenti per puntare su quello dei bambini. Si<br />
svilupparono altre due tendenze: alcuni registi preferivano continuare<br />
la tradizione Hollywoodiana attraverso generi attualizzati e omaggi a<br />
registi venerati, mentre altri cercarono di dar vita a un cinema più<br />
personale e di portare le convenzioni del cinema d'arte nella della<br />
produzione di massa e nei generi popolari. Entrambe le tendenze<br />
sono caratterizzate da una profonda consapevolezza della storia del<br />
cinema e della sua continua influenza sulla cultura contemporanea.<br />
!<br />
La storia di Hollywood continua: i registi e gli attori legati alla rivista<br />
National Lampoon e allo show televisivo Saturday Night Live diedero<br />
nuova vita alla commedia slapstick; i musical furono attualizzati per<br />
poter incorporare la musica da discoteca, il video musicale, il rap e<br />
l’hip hop; il film poliziesco hard boiled riemerse. Molti film della nuova<br />
Hollywood rivisitarono i generi tradizionali: "il Padrino" si ispirò al filme<br />
di gangster aggiornandone la formula: la prima parte enfatizza le<br />
divisioni etniche convenzionali e valori del machismo, ma evidenzia in<br />
modo nuovo i temi dell'unità della famiglia e della successione tra le<br />
generazioni (il protagonista arriva per assumere il suo ruolo di diritto,<br />
quello di erede del padre, a costo di allontanarsi dalla moglie); la<br />
seconda parte mostra la conquista del successo del padre del<br />
protagonista, rifacendosi a un'altra regola del genere, la salita al<br />
potere del gangster emigrante; il passato è interrotto con scene del<br />
presente in cui l'autorità e la spietatezza del protagonista sono<br />
aumentate. Il film dell'orrore, a lungo associato con produzioni a<br />
basso costo, con “L’esorcista” ottenne una nuova rispettabilità e<br />
divenne uno dei cardini dell'industria per vent'anni. L'altro genere<br />
significativo a cui fu rinata vitalità e la fantascienza: dopo Kubrick<br />
furono Lucas e Spielberg a impressionare Hollywood con gli strepitosi<br />
incassi ottenuti con un genere precedentemente identificato con gli<br />
spettacoli mattutini di ragazzi e lo sfruttamento del mercato giovanile;<br />
per loro la rivisitazione della tradizione Hollywoodiana era un atto di<br />
nostalgia; diedero nuova vitalità ai film di avventura per le famiglie, ai<br />
film fantastici, alla commedia con disegni animati. Altri registi avevano<br />
un rapporto più complesso con la tradizione dello studio system: i<br />
fratelli Joel e Ethan Coen rappresentano rielaborazioni grottesche del<br />
noir e spesso coltivavano uno stile che prende spunto in maniera<br />
evidente nei loro maestri. Il passato di Hollywood venne trattato in
maniera molto meno rispettosa nelle satire e nelle parodie che<br />
fiorirono negli anni 70 e 80: Mel Brooks trasformò il western, i film<br />
dell'orrore, i thriller e il genere epico in farse chiassose mentre Woody<br />
Allen realizzò parodie dei film di rapina, dei film fantascientifici e del<br />
documentario.<br />
!<br />
Cinema d'autore a Hollywood: il desiderio di creare un cinema d'arte<br />
americano incoraggiò alcuni dei registi mainstream a realizzare film<br />
più personali che spesso accostavano le convenzioni narrative<br />
classiche con le tecniche del cinema d'arte europeo. Un esempio<br />
fondamentale è l'opera di Robert Altman: i suoi film sono spesso una<br />
parodia dei generi e comunicano una sfiducia nei confronti<br />
dell'autorità, criticano il bigottismo americano e celebrano un<br />
idealismo vitale anche se confuso. Sviluppò uno stile eclettico che si<br />
avvaleva di una recitazione incerta e semi-improvvisata, di un uso<br />
continuo di panoramiche zoom, di un montaggio brusco, di riprese<br />
effettuate con diverse macchine da presa in modo di tenere il punto di<br />
vista fermamente fuori dall'azione del personaggio e di una colonna<br />
sonora di una densità senza precedenti; attraverso il suo modo<br />
peculiare di trattare i beni, i generi, l'immagine e il suono, Altman<br />
diede vita a un cinema estremamente personale. Altrettanto fece<br />
Woody Allen, che prima di iniziare la sua carriera come regista lavorò<br />
per la televisione scrivendo testi comici, fece l'attore di cabaret,<br />
scrisse commedie per il teatro e fu il protagonista di alcuni film. I suoi<br />
primi film si rivolgevano anche al pubblico giovanile attraverso l'uso di<br />
citazioni cinematografiche. Con “Io e Annie” iniziò una serie di film in<br />
cui univa l'interesse per i problemi psicologici dei borghesi intellettuali<br />
con il suo amore per la tradizione cinematografica americana e per i<br />
registi come Fellini e Bergman. I suoi film più importanti hanno gettato<br />
la sua maschera comica in un groviglio di conflitti psicologici;<br />
costruisce molti dei suoi film sui temi che lo interessano direttamente<br />
e rappresenta in maniera impassibile le cose che ama, che odia e i<br />
suoi valori; ha esplorato una vasta gamma di stili, dal realismo<br />
pseudo-documentaristico alla parodia dell'espressionismo tedesco e<br />
ha reso omaggio a un certo numero di film e autori prediletti. Un altro<br />
regista i cui interessi personali fondevano Hollywood con il cinema<br />
d'arte è Martin Scorsese: studiò cinema alla New York University dove<br />
subì l'influenza della politica dell'autore; si guadagnò una riputazione<br />
nell'underground con diversi cortometraggi e film a basso costo prima<br />
di farsi conoscere con “Mean Streets”, “Taxi driver e “Toro scatenato”;<br />
quest'ultimo, biografia del campione di pugilato Jake La Motta, fu un<br />
trionfo e considerato da molti critici il miglior film americano degli anni<br />
80. I suoi ultimi film lo hanno confermato il regista più acclamato dalla<br />
critica della sua generazione. Brevi soggettive, sguardi che guizzano,<br />
immagini al ralenti e una personale colonna sonora in soggettiva<br />
intensificano l'identificazione del pubblico con i protagonisti dei suoi<br />
film. Altri registi espressero la loro visione critica della società<br />
attraverso film di impegno civile, come ad esempio Oliver Stone e<br />
Spike Lee. Quest'ultimo è il più noto esponente del cinema<br />
afroamericano mainstream e realizzò film problematici e didattici pieni<br />
di vigore; i suoi film interrogano sia la comunità afroamericana sia il<br />
pubblico dei bianchi; l'uso di colori forti, la composizione<br />
dell'inquadratura e l'abitudine a lasciare che personaggi si rivolgano<br />
direttamente la macchina da presa danno ai suoi film l'immediatezza<br />
tipica dei manifesti.<br />
!<br />
XXVI. NUOVI CINEMA E NUOVI SVILUPPI: L’EUROPA A<br />
PARTIRE DAGLI ANNI SETTANTA<br />
Crisi nell’industria cinematografica: in Europa, a metà degli anni<br />
70, il boom economico del dopoguerra si è definitivamente esaurito.<br />
La crisi petrolifera del 1973 aveva dato origine a inflazione,<br />
disoccupazione ed a una recessione economica che durò per tutto il<br />
decennio. Tutti i governi dovettero affrontare un'inflazione e una<br />
recessione persistent. Nel 80 l'economia europea si assestò e si<br />
stabilizzò. La comunità europea inizia pianificare un mercato unico<br />
che potesse competere con gli Stati Uniti e Giappone. Anche<br />
l'industria cinematografica europea ha risentito delle difficoltà degli<br />
anni 70: il numero degli spettatori ha continuato a diminuire e le sale a<br />
chiudere; sebbene in alcuni paesi la produzione fosse aumentata, gli<br />
incassi globali erano gonfiati artificialmente dal crescente numero di
film pornografici e dall'aumento dei prezzi del biglietio; ma la causa<br />
principale della diminuzione del numero di spettatori è la televisione e<br />
l'avvento degli home-video. Dalla fine degli anni 40 le compagnie<br />
americane possiedono le più potenti società di distribuzione in<br />
Europa, di conseguenza i film americani hanno dominato il mercato<br />
europeo; le industrie cinematografiche europee non essendo a<br />
concentrazione verticale non risposero in maniera omogenea alla<br />
diminuzione degli spettatori e alla crescente penetrazione dei film<br />
statunitensi. I registi europei erano costretti a fare affidamento<br />
soprattutto sui sistemi di coproduzione e sull'assistenza governativa. Il<br />
prototipo dell'euro film comprendeva la presenza nel cast di grandi<br />
attori Italiani, francesi e tedeschi; di origine diversa erano il regista e la<br />
troupe, così come le riprese, che potevano essere fatte in vari paesi.<br />
Con l'aumento delle coproduzioni fra oriente e Occidente, l'Unione<br />
Sovietica e l'Europa orientale presero parte a progetti di successo;<br />
anche le produzioni internazionali ricorsero al sostegno dei governi,<br />
mentre gli Stati europei continuarono a promuovere il cinema come<br />
veicolo culturale.<br />
!<br />
Il sostegno della nuova televisione: in Grecia, Spagna, Svizzera,<br />
Italia e Belgio i ministeri e gli enti culturali stabilirono dei fondi da<br />
mettere a disposizione; in Gran Bretagna il cinema nazionale aveva<br />
subito un'improvvisa diminuzione degli investimenti provenienti da<br />
Hollywood, ma le domande dei produttori al National Film Finance<br />
Corporation crebbero con la creazione nel 1976 del National Film<br />
Development Fund. I governi traevano questi fondi da entrate generali<br />
e dalle tasse sui biglietti o sulle licenze per gli apparecchi televisivi e<br />
videoregistratori, mentre in Finlandia il fondo cinematografico<br />
nazionale accolse il denaro dalle tasse sulle videocassette vergini.<br />
Pochi film europei sono riusciti tuttavia a ripagare gli investimenti<br />
governativi. Una forma più pratica di sostegno governativo traeva<br />
vantaggio dalla più grande concorrente audiovisiva del cinema ovvero<br />
la televisione. Fino alla prima metà degli anni 70 la televisione<br />
europea era stata dominata da enti pubblici statali che erano riusciti a<br />
escludere le televisioni private; avendo bisogno di film e di trasmettere<br />
spesso, questi enti televisivi sostenevano le opere cinematografiche.<br />
La Germania occidentale fu il primo paese a usare in maniera<br />
sistematica la televisione nazionale per sostenere il cinema e<br />
finanziamenti statali vennero concessi anche per lo sviluppo di<br />
sceneggiature. In questo modo vi fu una nuova ondata di energia e<br />
molti nuovi registi tedeschi conquistarono fama e finanziamenti<br />
internazionali; l'eterogeneità del nuovo cinema tedesco è in parte<br />
dovuta al fatto di essere il risultato di queste favorevoli circostanze più<br />
che di posizioni estetiche politiche condivise dei registi. Altre<br />
televisioni nazionali cominciarono a sostenere il cinema seguendo il<br />
modello tedesco, finanziando gli accordi co-produttivi con il sostegno<br />
dello Stato, ma la depressione della metà degli anni 70 e la<br />
diminuzione delle entrate della televisione pubblica costrinsero molti<br />
governi ad ammettere canali commerciali nell'etere. L'espansione più<br />
sregolata di canali televisivi ha luogo in Italia, dove sorse un gran<br />
numero di piccole stazioni locali alcune delle quali con una<br />
programmazione di ventiquattr'ore al giorno. Con la proliferazione dei<br />
canali commerciali, il numero di spettatori cinematografici precipitò.<br />
Agli inizi degli anni 80 alla crisi del cinema europeo non poteva più<br />
essere ignorata e i governi cercarono di attirare capitali privati<br />
nell'industria cinematografica: in Italia la Rai strinse un accordo con il<br />
gruppo Cecchi Gori per la produzione di 15 film all'anno. Coinvolti in<br />
un sistema di forte competizione, i canali europei avevano bisogno di<br />
film recenti da trasmettere e le compagnie televisive private<br />
cominciarono a sostenere la produzione; in Gran Bretagna le nuove<br />
strategie pubbliche spinse i produttori verso la televisione; in Francia<br />
un terzo dei film erano finanziati da televisioni private. In tutta Europa<br />
il peso del finanziamento cinematografico passò dagli investitori privati<br />
e dei governi statali a gruppi che operavano nel campo delle<br />
comunicazioni. Oltre alle fonti governative e consorzi privati di<br />
investimento anche le banche assunsero un ruolo più attivo nella<br />
produzione.<br />
!<br />
il ritorno del film europeo: nuove forme di finanziamento<br />
internazionale provengono dalla comunità europea: nel 1987 la CEE<br />
ha dato vita a MEDIA, un programma per lo sviluppo dell'industria<br />
audiovisiva del continente che ha finanziato progetti produttivi della
CEE attraverso prestiti e ha creato lo European Film Distribution<br />
Office, che ha offerto incentivi finanziari per i distributori nazionali di<br />
film importati dall'estero. Fin dagli anni 50 le coproduzioni e i progetti<br />
finanziati da diversi paesi erano stati accusati di essere degli insipidi<br />
eurofilm e dubbi su questo tipo di film si erano intensificati con<br />
l'aumento degli investimenti internazionali e delle partecipazioni<br />
televisive; durante l’apogeo dell’euro film era difficile che nascessero<br />
distinti movimenti cinematografici nazionali. fu creata la European<br />
Film Academy che assegnava annualmente premi sul modello degli<br />
oscar americani e lo stabilimento Lumière con sede a Lisbona che<br />
aveva il compito di coordinare l'attività delle cineteche europee. La<br />
produzione europea era tutt'altro che in buone condizioni e solo il 5%<br />
di film realizzati recuperava i costi con la programmazione in sala: per<br />
i registi degli anni 60 trovare i finanziamenti cominciò costituire un<br />
problema, persino un autore come Fellini non era più considerato<br />
redditizio, così le compagnie europee iniziarono ad investire nel<br />
cinema americano.<br />
!<br />
Verso un cinema d'arte di massa: in una situazione che presentava<br />
poche opportunità di ottenere successo, i generi popolari europei<br />
mantennero la loro stabilità; il pubblico internazionale era attratto dalla<br />
commedia Italiana, dalle commedie sexy francesi e dall'eccentrico<br />
umorismo britannico. Quando venne liberalizzata la censura in Europa<br />
dilagò il cinema erotico e pornografico. La diminuzione del numero di<br />
spettatori e delle esportazioni, il conservatorismo degli investitori e la<br />
competizione di Hollywood spinse produttori e registi verso un cinema<br />
più accessibile, meno provocatorio e distruttivo di quello dell'epoca del<br />
modernismo. In Italia Ettore Scola fu sceneggiatore e regista di<br />
commedie prima di essere consacrato come un acuto commentatore<br />
delle delusioni politiche dell'Italia del dopoguerra diventando un<br />
regista di fama internazionale. Il suo "ballando ballando" è<br />
interamente ambientato in una sala da ballo francese ed è privo di<br />
dialoghi; i suoi primi piani conferiscono intensità allo stile recitativo<br />
caricaturale degli attori e inoltre manipola con astuzia l'uso del colore.<br />
I critici notarono che i valori letterari e lo stile elegante sembravano<br />
dar vita a una nuova tradizione francese di qualità: il successo dei<br />
romanzi di Bertrand Blier spinse l'autore ad adattare le sue stesse<br />
opere e i sei film ottennero riconoscimenti internazionali. Registi di<br />
successo utilizzarono le coproduzioni per creare opere prestigiose ed<br />
esportabili: Ermanno Olmi con "l'albero degli zoccoli" segnò un ritorno<br />
al neorealismo ricostruendo la vita dei contadini alla fine del<br />
diciannovesimo secolo, facendoli parlare con il loro dialetto originale,<br />
ma anche dando ai personaggi la dimensione della leggenda. Paolo e<br />
Vittorio Taviani che negli anni 60 e 70 avevano promosso un cinema<br />
politico umanistico e populista, acquistarono prestigio internazionale e<br />
proseguirono con un nuovo spirito neorealista e con esuberanti<br />
adattamenti delle novelle di Pirandello. Inoltre diedero vita a una<br />
tradizione di qualità internazionale nel cinema degli anni 70 e 80.<br />
Fassbinder cercò di ricordare agli spettatori tedeschi che il loro paese<br />
aveva ancora forti legami con il passato nazista; i suoi ultimi film<br />
presentano una storia etica della Germania a partire dagli anni 20<br />
attraverso l'epoca nazista fino la Germania del dopoguerra; era anche<br />
molto interessato alla storia contemporanea. Quando i registi<br />
cominciarono ad abbandonare gli estremismi della critica politica<br />
modernista, molti di loro cercarono di descrivere i conflitti sociali in<br />
maniera più realistica. In Francia Maurice Pialaf affronta con durezza<br />
a problemi come il divorzio, i bambini indesiderati e il cancro; in Gran<br />
Bretagna la vita della classe operaia rappresentava uno dei soggetti<br />
del cinema realistico; Ken Loach in “Kes” utilizzò attori non<br />
professionisti e uno stile quasi documentaristico per le riprese del<br />
Nord industriale, in un film che descrive un ragazzo della classe<br />
operaia che va malissimo a scuola e il cui unico interesse nella vita e<br />
l'addestramento di un falco, che gli risulta fatale. All'inizio degli anni 70<br />
il British film institute Production Board cominciò a finanziare i<br />
lungometraggi e tre primi vi fu una trilogia autobiografica di Bill<br />
Douglas: “My childhood”, “My Ain Folk” e “My way home” tre film con<br />
cui traccia, con uno stile ellittico e non sentimentale, la misera vita di<br />
un ragazzo orfano di madre che vive in una città industriale del Nord<br />
dell'Inghilterra. Un cinema politico più sperimentale e di rottura non<br />
svanì completamente dalla scena europea: Alexander Kluge ritornò<br />
alle frammentarie allegorie storiche che indagavano sulle<br />
conseguenze durature del nazismo e della guerra mentre Jean-Marie
Straub e Danièle Huillet continuarono a fare film estatici e incentrati<br />
sul testo e adattamenti letterari più orientati verso la narrazione. Il più<br />
importante dei registi che appartengono alla tradizione del cinema<br />
politico degli anni 80 fu il greco Theo Anghelopulos i cui affreschi della<br />
storia greca lasciarono spazio a drammi più intimistici come ad<br />
esempio "viaggio a Citera” che mostra un anziano esule comunista<br />
che ritorna in Grecia ; aveva preso il posto di Antonioni come<br />
principale fautore di uno stile cinematografico caratterizzato dall'uso di<br />
piani sequenza: la sua macchina da presa è posizionata lontano dal<br />
centro dell'azione per mettere in risalto le figure che si muovono<br />
all'interno dei paesaggi, delineando così la forza dello spazio<br />
sull'azione e mettendo a confronto un luogo con l'evento.<br />
!<br />
Nuove donne registe: la più grande ondata di film politicamente<br />
impegnati venne dalle donne; quando negli anni 70 e 80 l'impegno<br />
politico si spostò dalle aspirazioni rivoluzionarie alla politica, le donne<br />
registe ottennero maggiore riconoscimento. Altre registe espressero<br />
preoccupazioni femminili o femministe attraverso le convenzioni del<br />
cinema d'arte, fra queste Marguerite Duras, Margarethe von Trotta e<br />
Agnès Varda, quest'ultima vincitrice del Leone d'oro alla mostra del<br />
cinema di Venezia con "senza tetto né legge" al centro del quale vi è<br />
un'enigmatica giovane donna che vagabondando senza meta nella<br />
campagna accetta di vivere in maniera non ortodossa; le regista<br />
descrive il crollo della protagonista con una tecnica scarna e<br />
distaccata che suggerisce da una parte il rispetto per il personaggio e<br />
dall'altro il senso di una vita sprecata. La narrazione frammentata del<br />
cinema del dopoguerra dà a Chantal Akerman la possibilità di<br />
soffermarsi su incontri casuali ed Epifanie accidentali, oltre<br />
all'opportunità di approfondire il suo costante interesse per il lavoro<br />
delle donne e per il loro desiderio d'amore e di appagamento fisico. Le<br />
donne registe formarono una vera e propria ala del nuovo cinema<br />
tedesco grazie agli ambiziosi programmi di finanziamento lanciati<br />
dalla televisione e dagli enti governativi: fra le più famose Margarethe<br />
von Trotta, esponente più nota, Helke Sander, studentessa attivista<br />
nel 68 e una delle fondatrici del movimento per la liberazione della<br />
donna, Helma Sanders-Brahms, che si concentrò sui problemi dei<br />
lavoratori immigrati e dei diritti delle donne; quest'ultima in "alberi di<br />
mele" racconta la storia di una donna della Germania orientale attratta<br />
dall'elite comunista ma che si ritrova a dover ricostruire la sua vita<br />
quando le due germanie si uniscono.<br />
!<br />
Marguerite Duras, Margarethe von Trotta e il cinema d’arte<br />
europeo: si tratta di due delle registe più importanti del periodo e<br />
rappresentano ognuna ha una diversa tendenza. Marguerita Duras fu<br />
una delle maggiori scrittrici e sceneggiatrici degli anni 50; la sua<br />
scrittura è legata l'avanguardia del nouveau roman e nei suoi film<br />
porta tutte le concezioni letterarie della sperimentazione; esplora un<br />
modernismo femminile attraverso lo stile lento, laconico, caratterizzato<br />
di immagini statiche e di dialoghi scarni. “India song” rimane un punto<br />
di riferimento del cinema modernista degli anni 70; ambientato quasi<br />
interamente nell'ambasciata francese in Vietnam si svolge durante un<br />
lungo ricevimento serale; le coppie ballano languidamente il tango<br />
spostandosi lentamente da una parte all'altra dell'inquadratura o<br />
scivolando dal buio nel grande specchio che domina il salone. Nel film<br />
non c'è sincronizzazione dei dialoghi; si tratta di un esperimento di<br />
dilatazione del tempo: la regista cronometra ogni gesto un movimento<br />
della macchina e non possiamo essere sicuri se l'azione che vediamo<br />
avviene realmente o se è una specie di messa in scena emblematica<br />
dei rapporti fra personaggi. Margarethe von Trotta ha recitato in molti<br />
film del giovane cinema tedesco, ha sposato Schlondorff collaborando<br />
con lui in diversi film. Regista non sperimentale, fa uso convenzioni<br />
del cinema d'arte più accessibili; i suoi film e si occupano di problemi<br />
femminili nella società e presentano donne che evadono dal ruolo<br />
domestico e diventano figure pubbliche scandalose. "Sorelle o<br />
l'equilibrio della felicità" mette a confronto due sorelle: la prima decisa<br />
ed efficete, segretaria di direzione in carriera, l'altra che con grande<br />
incertezza cerca di laurearsi in biologia e vive in un mondo di fantasia,<br />
soffermandosi spesso sui ricordi della sua infanzia. Quest'ultima si<br />
suicida in parte a causa dell'insistenza della sorella perché riesca<br />
terminare gli studi e questa reagisce trovando una sorella sostitutiva,<br />
una dattilografa che tenta di trasformare in una professionista . Alla<br />
fine capirà di essere stata troppo rigida. La regista presenta uno
studio del personaggio rifiutandosi di descrivere la sorella maggiore<br />
come un mostro e manipolando i punti di vista per creare uno<br />
spostamento graduale dell'identificazione da parte del pubblico, ma<br />
solo dopo il suicidio la regista si concentra sulla mente di questa,<br />
tormentata dai sensi di colpa. L'uso degli specchi rappresenta<br />
chiaramente la diversità dell'approccio fra le due registe: la tendenza<br />
alla sperimentazione della prima la porta esplorazioni inaccessibili ed<br />
esoteriche del sonoro e dei rapporti fra le immagini, nella seconda al<br />
contrario gli specchi uniscono e mettono in contrapposizione i<br />
personaggi, intensificano i problemi della storia.<br />
!<br />
Il ritorno del cinema d'arte moderno: gran parte dei più significativi<br />
film europei evitò l'impegno diretto nei temi politici che aveva<br />
caratterizzato il periodo fra il 1965 e il 1975. Nell'ambito del nuovo<br />
cinema d'arte pan-europeo apparvero molti nuovi registi, ad esempio<br />
Peter Greenaway, proveniente dal cinema sperimentale, che si rivolse<br />
ad un pubblico più vasto con "i misteri del giardino di Compton<br />
House”, lussuoso dramma in costume ambientato nel diciassettesimo<br />
secolo, in cui il regista usa i giochi labirintici dei suoi primi film per<br />
svelare i segreti di un'agiata famiglia, scoperti da un pittore mentre<br />
prepara dei disegni della loro tenuta. L'umorismo offre grandi<br />
possibilità a molti giovani registi come Pedro Almodovar che passò<br />
dai film gay underground a produzioni tradizionali che fondono il<br />
melodramma, il camp e la commedia sexy: nei suoi film le suore<br />
diventano delle drogate, una moglie maltrattata dal marito lo<br />
ammazza con un osso di prosciutto, una conduttrice di telegiornali<br />
confessa in diretta televisiva di essere un'assassina e una donna è<br />
attratta da un uomo perché lui ammazza tori o perché la rapita. Come<br />
nelle opere messicane di Bunuel, le situazioni e le immagini<br />
scandalose sono trattate con una leggerezza casuale e suadente;<br />
Almodovar fa anche la parodia di film mediocri usando l'espediente<br />
del film nel film. Aki Kaurismaki si faceva notare in tutto il mondo per<br />
le sue parodie crudeli e impassibili, legate al suo amore per la musica<br />
rock, la sua celebrazione di personaggi bizzarri e marginali, la vasta<br />
gamma di citazioni cinematografiche e la satira dei valori della classe<br />
media, tutte cose che lo hanno reso regista di culto nell'Europa degli<br />
anni 90.<br />
!<br />
Ritorno a un'estetica dell'immagine: oltre al rinnovato<br />
riconoscimento dell'artificiosità della narrazione, vi fu un ritorno<br />
dell'immagine. Come Spielberg, Lucas e Coppola, che impressionava<br />
ogni pubblico con pirotecnie visuali, molti registi europei diedero ai<br />
loro film una patina seducente: allo spettacolo ipercinetico<br />
Hollywoodiano di registi europei opposero il tentativo di creare<br />
spettacolo con la bellezza delle immagini; il nuovo pittroricismo del<br />
cinema d'arte aveva origini locali, molte delle quali chiaramente<br />
moderniste. Due registi tedeschi manifestarono questa tendenza<br />
all'inizio degli anni 70: Werner Herzog e Wim Wenders: affidandosi<br />
alla bellezza dell'immagine si allontanarono dall'interesse politico per<br />
abbracciare un cinema introspettivo in sintonia con l'intimismo<br />
presente nella letteratura tedesca del periodo. Il primo diventò famoso<br />
per una serie di drammi criptici e per i documentari in cui cercava di<br />
cogliere l'immediatezza dell'esperienza, una purezza di percezione<br />
non ostacolata dal linguaggio. Evoca immagini bizzarre, spesso<br />
sostenendo la narrazione affinché lo spettatore possa guardarle<br />
direttamente. Si autodefinì l'erede di Murnau e si riappropriò dello stile<br />
recitativo dell'espressionismo; la sua devozione verso il cinema muto<br />
era provata nella fiducia che immagini di ermetica bellezza potessero<br />
esprimere verità mistiche al di là del linguaggio; il potere evocativo del<br />
suo cinema era comunque dovuto anche alle vibranti colonne sonore<br />
del gruppo art-rock Popol Vuh; l'allentamento del rapporto fra causa<br />
ed effetto trova la sua apoteosi nella consacrazione del regista alla<br />
contemplazione rapita dell'immagine pura senza tempo. La carriera di<br />
Wim Wenders cominciò con un approccio antinarrativo che si realizzò<br />
in una serie di cortometraggi sperimentali minimalisti alla fine degli<br />
anni 60. Quando inizia a girare lungometraggi la sua vena<br />
contemplativa si espresse attraverso racconti di viaggi senza meta<br />
che si interrompevano per soffermarsi su luoghi e oggetti. Fortemente<br />
influenzato dalla cultura americana si appassionò al flipper, al<br />
rock'n'roll e ai film americani. I suoi film mettono in scena una<br />
continua lotta fra la richiesta di una narrazione e la ricerca di una
ivelazione visiva istantanea. Ulteriori manifestazioni del nuovo<br />
pittoricismo vennero dal portoghese Manoel de Oliveira che abbraccia<br />
le convenzioni narrative del cinema d'arte: “O acto de primavera”<br />
svela l'atto del filmare secondo le convenzioni dell'autoriflessività e del<br />
cinéma vérité in voga in quel periodo. Quando il dramma della<br />
passione comincia lo tratta come un rituale a sé stante, eliminando il<br />
pubblico e soffermandosi sulle tensioni fra la dimensione teatrale e lo<br />
spazio aperto, dove costumi stilizzati e materiale scenico stanno fuori<br />
alla luce del sole e in mezzo al paesaggio. All'inizio degli anni 80 una<br />
generazione di giovani registi francesi inventò un nuovo stile visivo<br />
spostandosi dal modernismo politico del periodo successivo al 68 e<br />
dal realismo verso un cinema più veloce e artificiale; questi registi si<br />
ispiravano alla nuova Hollywood. I critici parigini definirono questa<br />
tendenza cinéma du look; i film decorano storie piuttosto<br />
convenzionali con oggetti high-tech e con uno stile mutuato dalla<br />
fotografia pubblicitaria e dagli spot televisivi; molti critici hanno<br />
considerato questa tendenza un'espressione dello stile postmoderno<br />
per creare un'estetica delle superfici. Godard si ispira alla pittura,<br />
definendosi un pittore al quale è capitato di lavorare nel cinema. Il suo<br />
lavoro è incentrato sui rapporti tra le immagini, i dialoghi, i testi scritti.<br />
L'uso del fermo immafine e del ralentia scatti nell sue opere è segnale<br />
di una rinnovata attenzione per la staticità dell'immagine. I film di<br />
Godard sono ricchi di intrecci ambigui e spesso incomprensibili: le<br />
scene i rumori sono spesso fatti a pezzi e riassemblati in modo da<br />
creare disorientamento. I suoi film più recenti tuttavia suggeriscono<br />
una nuova serenità, una pacata radiosità che addolcisce l'agrasività<br />
della costruzione narrativa.<br />
!<br />
Europa orientale: dalla riforma alla rivoluzione<br />
La glasnost, la politica di apertura di Gorbaciov, riconosceva ai paesi<br />
dell'europa orientale un grado di maggiore autodeterminazione. Pochi<br />
mesi dopo questi paesi risposero rovesciando i loro governi, pochi<br />
mesi dopo cadde il muro di berlino e dopo poco anche il regime<br />
comunista. La situazione dell'industria cinematografica, prima del<br />
1989 era la stagnazione: dure politiche di controllo governativo<br />
avevano frenato lo sviluppo di movimenti nazionali e la produzione di<br />
film validi, slegati dai vincoli del sistema politico. Il cinema ungherese<br />
produceva in media 15-20 film all'anno. Registi di spicco Jancsò,<br />
Meszaros. La situazione cecoslovacca era ugualmente critica,<br />
restrizioni governative, divieto di trattare argomenti politici, censura.<br />
Dei pochi registi attivi ricordiamo Menzel e Hanak. A esprimere la<br />
forza più vitale nel cinema dell'Europa orientale di quel periodo fu la<br />
Polonia, il cui governo offriva ai registi un certo spazio per la critica<br />
sociale. Regista di spicco Wajda, che con “l'uomo di marmo” realizza<br />
una indagine su un operaio modello degli anni 50. Nel film è presente<br />
una consapevole citazione di Quarto Potere (Orson Welles). Zanussi<br />
è un altro regista da ricordare, autore di opere che riflettevano un<br />
nuovo realismo. Le rivoluzioni del 89 non portarono solamente libertà<br />
ma anche problemi: sotto i regimi comunisti il costo dei biglietti era<br />
rimasto esageratamente basso (meno di un dollaro), ora era<br />
necessario aumentare i prezzi, con diminuzione di affluenza. Le sale<br />
erano in situazioni pietore, prive di manutenzione da anni, i fondi<br />
scarseggiavano. L'home video e la pirateria contribuirono al calo degli<br />
spettatori. La conseguenza peggiore della libertà fu la concorrenza<br />
diretta di Hollywood: i film americani inondarono il mercato,<br />
seppellendo letteralmente le produzioni nazionali. I governi dell'europa<br />
orientale cercarono di seguire l'esempio dell'europa occidentale,<br />
offrendo prestiti, sussi e remi, ma i fondi rimasero miseri. Il cinema<br />
d'arte non poteva più aspettarsi di ricevere molto aiuto dai paesi<br />
occidentali, che a loro volta lottavano con l'inflazione. Ai registi non<br />
rimase altra possibilità che quella offerta dal cinema globale, ma pochi<br />
registi hanno tratto di fatto vantaggio dalle co-produzioni.<br />
!<br />
URSS: il disgelo finale<br />
!<br />
Fino agli anni 80 il regime comunista ha provocato una sorta di<br />
congelamento nella cultura : i registi, i letterati venivano considerati<br />
dissidenti e esiliati o incarcerati. Nonostante il conservatorismo,<br />
diversi registi diedero vita a opere originali e consapevolmente<br />
artistiche che riflettevano sia il cinema d'arte europeo che la tradizione<br />
russa. Koncalovskij racconta in Siberiade una storia epica<br />
personalizzata, suo fratello Michalkow conduce esperimenti di
autoriflessività alla maniera di Fellini e altri registi europei. I fratelli<br />
Sepitko danno importanza alla coscienza individuale e ala scelta<br />
morale con unno stile preso da Dostoevskij e dalla letteratura antistalinista<br />
contemporanea. L'esponente più importante del cinema<br />
d'arte opposto ai generi di massa e ai film di propaganda rimase<br />
Tarkovskij. Considerato un reazionario, egli riteneva che la famiglia, la<br />
poesia e la religione fossero le fore centrali della vita sociale;<br />
schieratosi contro il cinema politico, sosteneva un cinema di<br />
impressioni dirette, evocative, che lo avvicinava ai registi tedeschi. Al<br />
momento della morte, nel 86, era divenuto un emblema del cinema<br />
consapevolmente artistico. Gorbaciov, con la perestroika diede il via<br />
al disgelo. I registi acquisirono una libertà di agire senza precedenti, i<br />
film satirici poterono parodiare le tradizioni del Partito e le mode<br />
contemporanee. Nell'86 un regista, Klimov, fu eletto capo del<br />
sindacato. Mentre aumentava l'interesse della critiva nei confronti del<br />
nuovo cinema sovietico, i tentativi di gorbaciov di trasformare<br />
radicalmente il comunismo si dimostrarono inefficaci. La sua politica<br />
promuoveva la libera iniziativa e l'economia di mercato: nel 89 il<br />
governo cominciò a esigere la redditività dagli studi cinematografici e<br />
incoraggiò i registi a formare società private e cooperative<br />
indipendenti. I produttori poterono accedere alla distribuzione, in<br />
precedenza dominata dalla Goskino. L'economia libera era in realtà<br />
un mercato anarchico: nessuna legislazione regolava l'attività<br />
cinematografica, la pirateria era in continuo aumento, compagnie<br />
clandestine sfornavano film pornografici, spesso per riciclare denaro<br />
sporco. Pochissimi film riuscivano a raggiungere le sale, il numero<br />
degli spettatori scese e molti nuovi imprenditori fallirono. Hollywood<br />
entrò nel mercato, catturando oltre il 70% degli spettatori. Nonostante<br />
tutto ciò gli ultimi anni del cinema sovietico sono ricchi di opere<br />
importanti: i registi collaborano con gli scrittori e i compositori, in nome<br />
di una cultura innovativa ed eclettica. Lo sventato colpo di stato contro<br />
Gorbaciov provocò lo scioglimento del Partito comunista, salì al<br />
potere Eltsin e la russia si trasformò in CSI (comunità di stati<br />
indipendenti). La Csi aveva una economia in sfacelo, problemi come<br />
criminalità e droga. L'Europa non era disposta ad aiutare le nazioni<br />
della CSI, che furono costrette ad aprire lo porte allo sfruttamento<br />
occidentale: le principali società statunitensi aprirono i loro uffici per la<br />
distribuzione dei film e costruirono cinema multiplex, le società inglesi,<br />
fracnesi, italiane lanciarono opere internazionali con attori occidentali<br />
ma ambientate negli stati della CSI. Il Mosfilm, il Lenfilm e altri teatri di<br />
posa divennero strutture a disposizione delle produzioni di successo.<br />
!<br />
Il nuovo cinema internazionale<br />
!<br />
Australia<br />
la produzione cinematografica australiana crollò negli anni 50 e<br />
all'inizio degli anni 60. Quando, agli inizi degli anni 70 il partito liberale<br />
salì al potere, l'Australia cercò di crearsi una identita nazionale. Le arti<br />
poterono usufruire nuovamente del sostegno statale. Nel 70 il governo<br />
formò l'australian Film Development Corporation che finanziò progetti<br />
come “le avventure di Barry McKenzie”, “le macchine che distrussero<br />
parigi” e altri film di registi che avrebbero presto dato vita ad una new<br />
wave. Nel 56 anche in Australia era arrivata la tv, distogliendo il<br />
pubblico dal cinema, ma anche incoraggiando una nuova generazione<br />
di giovani registi che sognavano di fare film destinate alla proiezione<br />
nelle sale. La critica cinematografica prediligeva la Nouvelle Vague<br />
fracnese e autori come Bergman e Bunuel. Registi australiani di livello<br />
internazionale sono Weir, Beresford, Fairman (con Mr crocodile<br />
dundee), Miller (con Mad Max).<br />
!<br />
Nuova Zelanda<br />
Il percorso della Nuova Zelanda fu simila a quello australiano. Solo<br />
negli anni 80 si ebbe un minimo di produzione annua. Data la<br />
popolazione di soli 3 milioni di abitanti, dificilmente si potevano<br />
recuperare i costi di produzione, per cui ci si dovette rivolgere anche<br />
al mercato internazionale. Famoso regista Ward, con un film<br />
fantastico (navigator). Altro nome importane è quello della regista<br />
Campion, che realizza un film sulle opere autobiografiche della<br />
poetessa Janet Frame. Il suo terzo film , Lezioni di Piano,(in co<br />
produzione con australia e francia) ha vinto la Palma d'oro al festival<br />
di Cannes.<br />
!<br />
!
Giappone<br />
L' industria cinematografica giapponese, a concentrazione verticale,<br />
era molto più solida di quella australiana o neozelandese, eppure,<br />
mentre il Giappone stava diventando una delle più potenti forze<br />
economiche del mondo, le sue compagnie cinematografiche<br />
entravano in un periodo difficile. Come in tutte le nazioni i problemi<br />
nascono con la minore affluenza di pubblico in sala. La Toei, la Toh e<br />
la Shochiku dominavano il mercato domestico, ma investivano poco<br />
denaro nel cinema. Durante gli anni 70 la produzione e la<br />
distribuzione indipendente guadagnarono terreno. Il gruppo<br />
indipendente più orientato verso il cinema di qualità era l'Art Theater<br />
Guild, che finanziava registi come Oshima, Yoshida, Shindo e altri<br />
della New Wave. Tra i progetti realizzati, le serie interminabili come i<br />
film di mostri della Toho, i drammi sentimentali della Shochiki finirono<br />
per divenire le produzioni più sicure. I generi di maggior successo<br />
erano i film sulle arti marziali, i racconti yakuza, i film di fantascienza<br />
sul genere di Guerre stellari, i film catastrofici e la pornografia soft.<br />
Gran parte degli autori più importanti furono in grado di alvorare con<br />
finanziamenti degli studios e dei produttori indipendenti. Ichikawa<br />
ottenne grande successo con “la famiglia Inugami”, film in stile “il<br />
padrimo”. I registi più famosi, come Kurosawa, Oshima, iniziarono a<br />
lavorare per film finanziati da Paesi diversi. Mentre essi lavoravano<br />
per trovare finanziamenti per ambiziosi progetti internazioali, nasceva<br />
in giappone una nuova generazione di registi disposta a lavorare<br />
velocemente e con pochi soldi. Spesso si concentravano sulla cultura<br />
giovanile, sul sesso e sulla volenza. Tra questi ricordiamo Yazaki,<br />
Morita, Tsukamoto. Da non trascurare il cinema che si ispira ai<br />
manga, che diventano oggetti di culto in tutte le nazioni. Artista<br />
dell'animazione Miyazaki, noto in tutto il mondo per numerosissimi<br />
capolavori. Il successo del nuovo cinema giapponese fu consolidato<br />
dalla situazione dell'industria: come negli Stati Uniti, la diminuzione<br />
del numero di spettatori si arrestò. Il Giappone divenne ben presto il<br />
più grande mercato straniero per Hollywood. L'industria<br />
cinematografica riponeva qualche speranza nei nuovi registi e nella<br />
politica fiscale che incoraggiava gli investimenti del settore, inoltre il<br />
controllo delle sale garantiva loro una parte delle entrate di hollywood.<br />
L'industria giapponese divenne negli anni 80 una delle più potenti al<br />
mondo, detenendo il primato nel campo delle auto, moto, elettronica e<br />
macchine fotografiche. Paradossalmente iniziarono ad investire nella<br />
cinematografia internazionale: la JVC investì nei film di Luc Besson,<br />
per esempio. Le compagnie giapponesi insidiavano Hollywood ormai,<br />
la Sony acquistò la Columbia Pictures, la Matsishita compro la Music<br />
Corporation of America, affiliata della Universal Pictures.<br />
Associandosi con la time Warner e con Murdoch, la Sony diviene<br />
infine il più potente gruppo globale nell'industria dell'entertainment.<br />
!<br />
IL NUOVO CINEMA TEDESCO<br />
L'impressionismo francese o il neorealismo italiano possono essere<br />
descritti come gruppi di cineasti che condividevano una poeticasulla<br />
forma, lo stile e i soggetti cinematrografici. Dopo l'inizio degli anni 60,<br />
la maggior parte del nuovo cinema non diede vita a movimenti stilistici<br />
ben definiti: in quest'epoca il nuovo cinema spesso era rappresentato<br />
da giovani artisti a cui capitava di realizzare film che ottenevano un<br />
successo internazionale. Un esempio è offerto dal cinema tedesco,<br />
che raggruppa diverse tendenze: l'ala politica, Herzog e Wenders e<br />
opere di registe donne o omosessuali. Verso la fine degli anni Ottanta<br />
il nuovo cinema tedesco era diventato un termine generale che<br />
comprendeva tutta la produzione indipendnente della Germania<br />
occidentale, a partire dagli anni 60 fino agli anno 90. Negli anni 70 la<br />
cultura cinematografica internazionale considerava i giovani registi<br />
rappresentanti di un nuovo cinema tedesco, che non era ancora stato<br />
riconosciuto in patri. Dopo che registi come Herzog e wenders furono<br />
apprezzati fuori dalla Germania, la loro fama si accrebbe anche nel<br />
loro paese. Al supporto statale alla produzione si aggiunsero anche<br />
iniziative di enti culturali, che aiutarono la promozione delle loro opere<br />
anche in altri paesi, facendo circolare i film e sovvenzionando le<br />
tournèe dei registi con le loro opere.<br />
!<br />
IRAN e IRAQ<br />
I registi dei paesi arabi in genere vivono in condizioni simili: regimi<br />
dittatoriali che censurano e limitano la libertà di parola e di ideologia. Il<br />
cinema iracheno non conosceva esportazione, a casua del suo
dialetto incomprensibile agli altri paesi arabi, tuttavia si ricorda un film<br />
ad alto costo, prodotto nel 1981 sotto di governo di Saddam: “Al<br />
qadissa”, film storico che ricorda una vittoria delle forze irachene sui<br />
persiani nel 7 secolo. Il cnma iraniano, molto più siginificativo di quello<br />
iracheno conobbe sorti ancora più incerte. Sotto lo scià, Teheran<br />
organizzò un'importante festival del cinema e aveva una industria<br />
cinematografica che distribuiva fino a 70 film all'anno. Dopo la<br />
rivoluzione di Khomeini nel 79 molti registi andarono in sesilio. La<br />
censura si occupava di tempi politici, setto e influenze occidentali. I<br />
film stranieri erano drasticamente tagliati e i dialoghi doppiati. Il<br />
governo Khomeini creò una industria cinematografica che rifletteva la<br />
sua interpretazione della cultura iraniana e della tradizione<br />
musulmana sciita. Il regime comunque incoraggio una nuova<br />
generazione di registi e persino le donne regista poterono lavorare. Ci<br />
fu una poccola riconoscibilità nazionale, con film di Kiarostami (dov'è<br />
la casa del mio amico e Close-up). Quest'ultimo si occupa di un<br />
bizzarro fatto di cronaca: un appassionato di cinema si finge regista e<br />
truffa persone promettendo di farle lavorare in un film.Kiarostami<br />
alterna immagine documentarie del processo con sequenza girate in<br />
studio in cui i veri protagonisti rimettono in scena gli eventi. I leader<br />
iraniani susseguiti a Khomeini hanno adottato una politca meno rigida,<br />
aprendo le porte alla CEE. Alcuni fillm sono distribuiti in occidente e<br />
hanno vinto premi ai maggiori festival.