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Bordwell - Appunti Unict

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descrive la graduale scoperta della consapevolezza morale da parte<br />

di un personaggio femminile; Rossellini si concentra sulla<br />

straordinarietà di chi sa riscoprire valori fondamentali nel mondo del<br />

dopoguerra. Al contrario i film di Antonioni sono incentrati sul modo in<br />

cui l'ambizione e cambiamenti di classe spingono gli individui a<br />

perdere il loro senso morale. La narrazione di molti film d'autore<br />

Italiani nei primi anni 50 si fonda su convenzioni neorealiste come le<br />

ellissi e il finale aperto. La trama dei film poteva alternare scene di<br />

conversazione banale ad altre in cui si vedono i personaggi interagire<br />

con l'ambiente o semplicemente muoversi attraverso un paesaggio.<br />

"Viaggio in Italia" di Rossellini. Un cinema basato su trame non<br />

complesse, dall'andamento episodico, in cui incidenti casuali e<br />

antidrammatici rivelano i mutamenti di stato d'animo dei personaggi e<br />

suggeriscono problemi poco articolati. I registi utilizzavano lente<br />

carrellate per esplorare le relazioni tra i personaggi e un ambiente<br />

concreto. I film di Antonioni di quel periodo spinsero questa tendenza<br />

all'estremo, affidandosi a lunghi piani sequenza. Federico Fellini<br />

descriveva le classi medie e basse in modo più poetico, le sue opere<br />

negli anni 50 trattano in modo lirico, quasi mistico, soggetti di stampo<br />

neorealista.<br />

Luchino Visconti e Roberto Rossellini: l'aristocratico Visconti iniziò<br />

a interessarsi di cinema come assistente di Jean Renoir sul set di<br />

"una gita in campagna" del 1936. Schierato con la sinistra, durante la<br />

guerra partecipò all'attività partigiana e il suo primo film, "ossessione",<br />

ebbe un ruolo chiave nel ritorno al realismo degli ultimi anni del<br />

cinema fascista; era un grande regista di teatro e suoi film<br />

sfoggiavano costumi e scenografie sontuose, una recitazione<br />

marcata, un musica travolgente. Mirava ad emozioni intense e le sei<br />

opere più famose ("La terra trema", “il gattopardo”, “ la caduta dei<br />

livelli”) seguono tutti il declino di una famiglia in periodi di drastici<br />

mutamenti storici. Ricorse a uno stile di ripresa languido e ricco di<br />

panoramiche e zoom, come se la storia fosse una grande produzione<br />

teatrale e il regista dovesse lentamente guidare il binocolo dello<br />

spettatore sui dettagli. Rossellini era antispettacolare, il suo stile<br />

diretto corrispondeva alla sua fede decisa in valori elementari; invoca<br />

un umanitarismo secolare che esalta la fantasia e l'immaginazione, la<br />

devozione alle opere buone e l'accettazione dell'amore imperfetto; più<br />

tardi arriverà celebrare le grandi figure del mondo occidentale. Il suo<br />

modo di raccontare lo condusse sui terreni ambigui del modernismo e<br />

il suo stile sembra sgraziato. Anche Rossellini adottò negli anni 60 lo<br />

stile della panoramica con lo zoom; negli ultimi 15 anni della sua vita<br />

gira una serie di film alla televisione, dedicate a grandi figure della<br />

storia del pensiero. Visconti divenne un modello per altri registi Italiani<br />

con un taglio operistico, ad esempio Franco Zeffirelli; il modernismo<br />

cinematografico sotto il segno del realismo, dell'umanitarismo e<br />

dell'intento didattico di Rossellini influenzò invece la nuova<br />

generazione degli anni 60.<br />

CONTROVERSIE SUL NEOREALISMO<br />

Come con la maggior parte dei movimenti cinematografici, gli storici<br />

sono discordi su quanto il neorealismo italiano sia stato un movimento<br />

coerente e unitario. Nel 53 Zavattini, Visconti ed altri non si trovavano<br />

d’accordo su quali elementi lo caratterizzassero. Molti ritenevano il<br />

neorealismo un’etica abbastanza elastica, non una posizione politica<br />

o estetica. Il neorealismo era legato con la sinistra, con il partito<br />

comunista. I critici comunisti furono sempre molto favorevoli al cinema<br />

neorealista, e i registi avevano spesso simpatie sinistrorse.<br />

XVII. IL CINEMA EUROPEO DEL DOPOGUERRA: FRANCIA,<br />

SCANDINAVIA E GRAN BRETAGNA<br />

Cinema francese nel primo decennio del dopoguerra: nel 1944 la<br />

liberazione segnò il riemergere della libera concorrenza; i film ad alto<br />

budget prodotti occasionalmente non bastavano a soddisfare il<br />

mercato e cineasti dovettero tornare al metodo artigianale,<br />

rivolgendosi a società minori e produttori in proprio; fu firmato un<br />

accordo che eliminava le quote imposte prima della guerra sui film<br />

americani e che obbligava gli esercenti a proiettare film francesi solo<br />

16 settimane all'anno, questo per incoraggiare la produzione, ma i<br />

lavoratori del cinema sostennero che il risultato era l'apertura del

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