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Bordwell - Appunti Unict

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idee del regista sulla vita. Considerando un regista in quanto autore è<br />

necessario cercare elementi comuni nei suoi film, per Renoir infatti, un<br />

regista si limita fare e rifare un solo film, prendendo strade inaspettate<br />

o tornando a sfide che ha accennato in precedenza. Il concetto di<br />

autore tendeva infine a promuovere lo studio dello stile: se un<br />

cineasta era un'artista, la sua arte si rivelava non solo in cosa diceva,<br />

ma nel come lo diceva, e come ogni creatore doveva avere il controllo<br />

del mezzo e sfruttarnlo in modi sorprendenti e innovativi.<br />

!<br />

Luis Bu!uel (1900-1983): ogni critico aveva una diversa visione<br />

dell'opera di Bu!uel: per alcuni i suoi film erano profondamente<br />

moralistici, per altri costituivano un esempio di scrittura rigorosa<br />

sposata alla cura dello spettacolo, per altri ancora vi era il mistero di<br />

uno stile senza stile e infine fu considerato il grande surrealista del<br />

cinema, impegnato a sferrare l'attacco a valori borghesi con immagini<br />

di selvaggia bellezza. I film messicani del primo dopoguerra non lo<br />

rivelarono capace di inserire le sue ossessioni personali in commedie<br />

e melodrammi accessibili al grande pubblico, una tendenza che<br />

culmina in "Viridiana” del 1961 in cui una giovane novizia vuole<br />

trasformare la fattoria dello zio in una comunità cristiana, ma i suoi<br />

piani soccombono a causa del cinismo del cugino e della rapacità dei<br />

mendicanti che invadono la fattoria; negli anni 60 il regista si spinse<br />

verso le sperimentazioni: in "l'angelo sterminatore" intrappola per<br />

giorni in una casa gli invitati di una festa e ci mostra decomporsi delle<br />

loro cortesie. Con "diario di una cameriera" iniziò il periodo francese e<br />

fu pronto a sfruttare le convenzioni del cinema d'autore europeo. Sia<br />

nei film più commerciali che in quelli marcatamente d'autore la sua<br />

accessibilità si deve alla sobrietà tecnica che lo rende quello dello stile<br />

meno riconoscibile; il suo essere diretto rende più intense le immagini<br />

suggestive che turbano le convenzioni su religione e sessualità. Crea<br />

nei suoi personaggi ossessioni e subdolamente invita il pubblico a<br />

condividerle. La modernità del cinema di Bu!uel emerge dei suoi<br />

esperimenti con la struttura narrativa, infatti i suoi film sono pieni di<br />

ripetizioni, digressioni e passaggi tra realtà e fantasia; le trame sono<br />

basate su sfacciati rinvii dell'azione: "il fascino discreto della<br />

borghesia" altro non è che una serie di cene interrotte e il presunto<br />

plot (intrigo) è sepolto in una serie di rituali borghesi andati di traverso;<br />

ogni volta che il film sembra raggiungere un importante nodo narrativo<br />

uno dei personaggi si sveglia e ci rendiamo conto che le scene<br />

precedenti sono frutto dell'immaginazione. Molti autori moderni<br />

tendono a sabotare la narrazione per spostare l'attenzione dello<br />

spettatore su altro, ma Bu!uel trae gusto proprio dalla frustrazione<br />

narrativa: se il piacere sta nell'attesa e non nel finale, spesso i suoi<br />

film si interrompono in modo arbitrario. I film di Bu!uel criticano le<br />

convenzioni sociali e allo stesso tempo giocano con astuzia con le<br />

convenzioni narrative che ci mantengono inchiodati alle storie.<br />

!<br />

Ingmar Bergman: fra il 1945 e il 1988 Bergman ha diretto quasi 45<br />

lungometraggi. Il periodo che va fino al 1968 segnò l'apice della sua<br />

fama, sulle sue opere si scrivevano articoli liberi di critica, le<br />

sceneggiature erano tradotte in tutto il mondo e i suoi film vincevano<br />

Oscar e premi a tutti i festival, facendo del regista un artista per<br />

eccellenza. Poi però alcuni progetti imprudenti e insuccessi finanziari<br />

resero impossibile trovare finanziamenti per nuovi film, ad esempio<br />

"sussurri e grida" del 1972 fu prodotto con i suoi risparmi, ma ebbe un<br />

successo mondiale. Dopo il trionfo mondiale di "Fanny e Alexander”<br />

del 1982 si occupò solo di regie televisive annunciando l' addio al<br />

cinema. Nei suoi film ha riversato sogni, ricordi, sensi di colpa e<br />

fantasia: eventi della sua infanzia ricorrono in molte sue opere, così il<br />

mondo privato del regista è diventato di dominio pubblico, un mondo<br />

in cui coabitano la balia e la severa figura paterna, il cinoco uomo di<br />

mondo e il tormentato artista visionario. Si tratta di parabole di<br />

infedeltà, sadismo, delusione, perdita di fede, paralisi creativa e<br />

angosciata sofferenza, ambientate in un freddo panorama insulare,<br />

una soffocante stanza da disegno o un palcoscenico ferito dalla luce.<br />

Nella sua carriera esistono varie fasi: i suoi primi film descrivono crisi<br />

adolescenziali e l'instabilità del primo amore; le opere principali degli<br />

anni 50 sono caratterizzate dal malessere spirituale e dalla riflessione<br />

sul rapporto fra il teatro e la vita e il lato più positivo è spesso la fede<br />

nell'arte. La trilogia degli anni 60 smentisce le premesse religiose e<br />

umanistiche delle opere precedenti: Dio diventa l'istante silenzioso e<br />

gli esseri umani sono descritti come confusi e narcisistici; nei film

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