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150<br />

51<br />

Natura morta con conchiglie<br />

(1938).<br />

Olio su tela, cm 45,5x55.<br />

In basso a destra: de Pisis.<br />

Archivio Associazione per <strong>il</strong> patrocinio<br />

dell’opera di F<strong>il</strong>ippo de Pisis, M<strong>il</strong>ano,<br />

n. 03433.<br />

La tela appartenne alla raccolta di Mario<br />

Rimoldi, Cortina d’Ampezzo, uno dei<br />

maggiori collezionisti e amico di de Pisis.<br />

La costruzione fa perno sulla tornitura ceramica<br />

della conchiglia, ha una centralità<br />

che viene espansa dalle barre arcuate nel<br />

fondo e resta ambigua l’ambientazione,<br />

con riflessi che sollevano <strong>il</strong> piano, l’apertura<br />

verso l’esterno complessa da vegetali,<br />

una pianta rampicante sulla sinistra, riflessi<br />

di vetro, un’anta di finestra a destra, ma<br />

giocata con margini e prof<strong>il</strong>i che lasciano<br />

un che di misterioso all’insieme. I ricami<br />

dei paliotti quattrocenteschi, i pannelli a<br />

decorazioni fantastiche del Settecento, i<br />

velluti con motivi fitomorfi del 1600, la<br />

rarità cromatica dei piviali del Trecento:<br />

l’artista aduna sensazioni rare, sembra<br />

richiami lavori di antico artigianato per<br />

stendere un letto di cultura, di arcani rintocchi<br />

al suo dipingere che ha conquistato<br />

ormai larga platea critica.<br />

Su una delle maggiori riviste d’arte fra le<br />

due guerre, Emporium, edito dall’Istituto<br />

Italiano d’arti grafiche, Bergamo, nel gennaio<br />

1938, Giuseppe Marchiori dedica un<br />

saggio a «F<strong>il</strong>ippo de Pisis» disteso su otto<br />

pagine con <strong>il</strong>lustrazioni: «In un tempo di<br />

reazione neoclassica, l’arte di de Pisis potrà<br />

sembrare edonistica, raffinato riflesso di<br />

una maniera antica, ripresa per contraddire,<br />

con eleganza e con grazia, a un’estetica<br />

meramente scolastica. De Pisis oppone la<br />

sensib<strong>il</strong>ità fresca e diretta, la noncuranza<br />

del mestiere, l’interesse continuamente<br />

ravvivato per la natura morta, come rivelazione<br />

di un mondo intimo e pur pieno<br />

di senso cosmico, alla falsità delle pesanti<br />

accademie, dei granitici luoghi comuni<br />

della noia <strong>il</strong>lustrativa. È una polemica<br />

indiretta, alla quale tuttavia de Pisis non<br />

pensa affatto. Egli non viene a patti colla<br />

sua verità: assolutamente sincero, la esprime,<br />

senza darsi la pena di vedere se essa<br />

br<strong>il</strong>la luminosa in ogni faccetta. Impurità<br />

non ne mancano. Ma de Pisis non s’è mai<br />

sognato di nasconderle.»

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