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162<br />

53<br />

Piazza Carlina a Torino (1939).<br />

Olio su tela, cm 80,2x59,8.<br />

In basso a destra: Pisis.<br />

Bibliografia<br />

G. Raimondi, F<strong>il</strong>ippo de Pisis, Vallecchi,<br />

Firenze, 1952, riprodotto tav. 88<br />

De Pisis. Catalogo generale, tomo II, 1991,<br />

n. 1939/35.<br />

Di un passaggio a Torino nel 1939 (forse<br />

quando in estate torna in Italia da Parigi?)<br />

vi è documento nel dipinto Duomo di San<br />

Giovanni a Torino, in raccolta privata (vedi<br />

catalogo De Pisis, Galleria Civica d’Arte<br />

moderna e contemporanea, Torino, 14<br />

apr<strong>il</strong>e-3 luglio 2005, n. 69) e in questa<br />

Piazza Carlina, una delle più caratteristiche<br />

della città sabauda, rimasta ancora<br />

oggi intatta.<br />

Vediamo come gli interessi di de Pisis non<br />

si siano modificati e possiamo confrontare<br />

questa tela con quella del 1936, qui esposta,<br />

Il Ponte del Louvre durante i lavori di<br />

ampliamento. La statua sul piedistallo, gli<br />

edifici nel fondo, le figurette che si muovono<br />

sono in tutto sim<strong>il</strong>i, vibrante l’insieme<br />

che fa avvertire <strong>il</strong> volo dei colombi, la<br />

fragranza delle piante. Nessuna separazione<br />

di st<strong>il</strong>e, per ora, nell’opera che ha ammirevoli<br />

fluenze luminose.<br />

Il quadro è riprodotto nella monografia<br />

di Giuseppe Raimondi, 1952, cit., che<br />

annota, p. 22: «De Pisis ritorna in Italia<br />

nel ’39, alla vig<strong>il</strong>ia della guerra. Grande<br />

parte della sua vita di artista si conclude<br />

con questo ritorno alla patria. Era, in quel<br />

tempo, tanto di volontà e di forza nella sua<br />

fibra. Furono, come tutti sappiamo, anni<br />

felicissimi per lui, cioè per <strong>il</strong> suo lavoro.<br />

Una felicità, che si sposa all’impazienza di<br />

stringere coi mezzi espressivi la irruenza,<br />

la velocità dei temi proposti dalla fantasia<br />

sempre in apprensione. Si sposta di continuo,<br />

quasi a riattingere e meditare su di<br />

una ferma nostalgia italiana, perduta nelle<br />

vecchie città del nord e padane.»

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