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premio tesi di laurea sull'economia trevigiana - Camera di ...

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PREMIO TESI DI LAUREA<br />

SULL’ECONOMIA TREVIGIANA<br />

6^ e<strong>di</strong>zione<br />

2003


INDICE<br />

Il sistema delle relazioni <strong>di</strong>strettuali e la pianificazione<br />

strategica territoriale<br />

Il caso enoturistico <strong>di</strong> Conegliano<br />

Laureanda: Eleonora Da Ros Pag. 9<br />

L’impatto paesaggistico ambientale dell’agricoltura Veneta<br />

Un’analisi economica della zona del Quartier del Piave<br />

Laureanda Barbara Berton Pag. 57<br />

Il proto-<strong>di</strong>stretto del Prosecco <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene<br />

Laureanda: Paola Bettiol Pag. 103<br />

3


Presentazione<br />

La <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Treviso è lieta <strong>di</strong> pubblicare gli elaborati dei<br />

vincitori della sesta e<strong>di</strong>zione del Premio Tesi <strong>di</strong> Laurea sull’Economia<br />

Trevigiana curati da Eleonora Da Ros, Barbara Berton e Paola Bettiol.<br />

Il Premio è ormai da tempo un'iniziativa della <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio tesa a<br />

promuovere la conoscenza dei processi in atto all’interno dell’economia<br />

provinciale, nonché a sostenere l’attività dei giovani ricercatori iscritti alle<br />

Università italiane o frequentanti le stesse nell’ambito degli scambi<br />

interuniversitari previsti dall’Unione Europea.<br />

Per questa e<strong>di</strong>zione, al fine <strong>di</strong> favorire maggiormente l’interscambio <strong>di</strong><br />

conoscenza fra il mondo dell’università e le esigenze <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento da<br />

parte dell’Ente camerale, oltre ad ammettere in concorso tutte le <strong>tesi</strong><br />

concernenti l’economia <strong>trevigiana</strong>, il Premio ha proposto una serie <strong>di</strong> temi<br />

quali:<br />

new e old economy e le sue integrazioni e relazioni nel sistema<br />

economico trevigiano;<br />

analisi <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> successo nell’ambito della subfornitura, nella<br />

meccanica, nel legno-arredo, nel tessile-abbigliamento e nel calzaturiero;<br />

analisi sulla filiera dell’agroalimentare;<br />

stu<strong>di</strong> sull’evoluzione del terziario e sulla modernizzazione della rete<br />

<strong>di</strong>stributiva.<br />

Tra i numerosi elaborati presentati in concorso, che hanno coperto le <strong>di</strong>verse<br />

aree <strong>di</strong> indagine proposte dal bando, la Commissione Giu<strong>di</strong>catrice composta<br />

da tre docenti dei principali atenei veneti (prof. Ferruccio Bresolin, prof.<br />

Franco Bosello e prof. Giovanni Zalin) ha premiato le <strong>tesi</strong> che si sono<br />

<strong>di</strong>stinte per originalità e qualità e ritenute quin<strong>di</strong> meritevoli <strong>di</strong> pubblicazione<br />

in questo profilo.<br />

Il primo <strong>premio</strong> è stato assegnato ad Eleonora Da Ros, <strong>laurea</strong>tasi in Scienze<br />

Statistiche ed Economiche presso l’Università <strong>di</strong> Padova presentando la <strong>tesi</strong>:<br />

“Il sistema delle relazioni <strong>di</strong>strettuali e la pianificazione strategica<br />

territoriale. Il caso enoturistico <strong>di</strong> Conegliano”, curata dal prof. Luciano<br />

Pilotti. Si tratta <strong>di</strong> un elaborato che ha cercato <strong>di</strong> focalizzare l’attenzione<br />

sugli aspetti utili ad identificare il <strong>di</strong>stretto enoturistico tenendo conto delle<br />

tendenze attuali della domanda <strong>di</strong> servizi turistici e <strong>di</strong> prodotti enologici ed<br />

in particolare indagando su come la <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> marketing possa<br />

5


svilupparsi all’interno <strong>di</strong> un sistema organizzativo complesso quale la rete <strong>di</strong><br />

reti, al fine <strong>di</strong> approntare policies <strong>di</strong> pianificazione strategica del territorio.<br />

Il secondo <strong>premio</strong> è stato assegnato a Barbara Berton, <strong>laurea</strong>tasi in<br />

Economia Aziendale presso l’Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne con la <strong>tesi</strong>: “L’impatto<br />

paesaggistico-ambientale dell’agricoltura veneta. Un’analisi economica nella<br />

zona del Quartier del Piave”, curata dal prof. Francesco Marangon. E’ un<br />

elaborato centrato sulla problematiche <strong>di</strong> tutela e valorizzazione<br />

dell’ambiente e del paesaggio rurale, che si è posto in particolare l’obiettivo<br />

<strong>di</strong> offrire una nuova base <strong>di</strong> appoggio alle decisioni politiche in materia<br />

agro-alimentare, che fon<strong>di</strong>no i loro principi ispiratori nella volontà <strong>di</strong><br />

sostenere l’agricoltura come settore in grado <strong>di</strong> produrre effetti positivi sulle<br />

risorse naturali.<br />

Il terzo <strong>premio</strong> è stato assegnato a Paola Bettiol, <strong>laurea</strong>tasi in Economia e<br />

Commercio presso l’Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne con la <strong>tesi</strong>: “Il proto-<strong>di</strong>stretto del<br />

Prosecco <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene”, curata dal prof. Andrea Moretti.<br />

E’ una ricerca che ha come oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o il sistema produttivo del<br />

Prosecco doc <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene, tesa a fotografarne la<br />

situazione, valutarne le prospettive e la presenza <strong>di</strong> requisiti che lo possano<br />

identificare come <strong>di</strong>stretto.<br />

La Commissione ha ritenuto inoltre <strong>di</strong> assegnare tre premi <strong>di</strong> segnalazione a<br />

Roberto Dalla Pellegrina, Marta Mion e Sara Zanatta, per stu<strong>di</strong><br />

rispettivamente riferiti a:<br />

indagine sulla creazione del valore e sui meto<strong>di</strong> della sua misurazione per<br />

comprendere come le potenzialità della filosofia <strong>di</strong> gestione che sta alla<br />

base della creazione del valore possano essere impiegate nelle imprese che<br />

operano in contesti <strong>di</strong>strettuali;<br />

approfon<strong>di</strong>mento mirato al settore nonprofit, in particolare relativo al ruolo<br />

assunto dalle organizzazioni del terzo settore all’interno delle politiche<br />

pubbliche <strong>di</strong> intervento che le vedono oggi al centro del <strong>di</strong>battito come<br />

soggetti in grado <strong>di</strong> rinnovare il vecchio sistema <strong>di</strong> welfare state italiano e<br />

come terreno favorevole alla crescita dell’occupazione e dell’economia del<br />

nostro Paese;<br />

ricerca in<strong>di</strong>rizzata all’importanza fondamentale del ruolo delle Fondazioni<br />

Bancarie quali attori fondamentali nello sviluppo dei territori <strong>di</strong><br />

riferimento, sia in termini <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> intervento che <strong>di</strong> risorse<br />

nell’organizzazione dei “gran<strong>di</strong> eventi”.<br />

6


Si ringraziano i vincitori e tutti i partecipanti a questa e<strong>di</strong>zione del Premio<br />

per l’alta qualità degli elaborati presentati, che saranno conservati dall’Ente<br />

inserendoli in un catalogo de<strong>di</strong>cato presso la Biblioteca <strong>Camera</strong>le. In questa<br />

pubblicazione vengono riassunte dagli stessi autori le tre <strong>tesi</strong> vincitrici del<br />

Premio.<br />

7<br />

Federico Tessari<br />

Presidente della <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Treviso<br />

Renato Chahinian<br />

Segretario Generale della <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Treviso


UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA<br />

FACOLTA’ DI SCIENZE STATISTICHE<br />

Corso <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> in Scienze Statistiche ed Economiche<br />

Tesi <strong>di</strong> <strong>laurea</strong><br />

IL SISTEMA DELLE RELAZIONI DISTRETTUALI E<br />

LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA<br />

TERRITORIALE<br />

Il caso enoturistico <strong>di</strong> Conegliano<br />

Relatore: Laureanda:<br />

Chiar.mo Prof. Luciano Pilotti Eleonora Da Ros<br />

_____________________________<br />

ANNO ACCADEMICO 2001-2002


Gli onorevoli<br />

parleranno domani<br />

sulla rinascita delle<br />

colline […],<br />

serie possibilità <strong>di</strong><br />

competizione<br />

da piano a monte da<br />

colle a colle […]<br />

il tuo vino è uno<br />

schiaffo al me<strong>di</strong>co<br />

è un calcio allo stento<br />

alla sofisticazione<br />

da ”La Beltà”,<br />

Andrea Zanzotto


INDICE<br />

1. INTRODUZIONE PAG. 15<br />

2. IL DISTRETTO ENOTURISTICO COME<br />

SISTEMA DI SISTEMI<br />

PAG. 17<br />

3. TEORIE ED APPROCCI STRATEGICI PAG. 21<br />

3.1 La scelta del modello <strong>di</strong> gestione reticolare<br />

3.2 Marketing territoriale e marketing relazionale<br />

4. IL CASO ENOTURISTICO DI CONEGLIANO PAG. 29<br />

4.1 L’analisi relazionale attraverso la network Analysis<br />

4.2 Commento sullo stato dell’arte<br />

4.3 Proposte <strong>di</strong> scenari strategici <strong>di</strong> sviluppo<br />

Scenario con l’introduzione <strong>di</strong> un nuovo attore<br />

Scenario con una maggiore integrazione degli attori<br />

eistenti<br />

4.4 Commento sulla situazione ipotizzata<br />

4.5 Considerazioni per lo sviluppo del sistema<br />

enoturistico<br />

5. CONCLUSIONI Pag. 49<br />

BIBLIOGRAFIA Pag. 51<br />

13


1 Introduzione<br />

La competizione tra ambiti territoriali locali costituisce un fenomeno non<br />

nuovo, ma che negli ultimi vent’anni, per inserirsi nella <strong>di</strong>mensione globale,<br />

ha conosciuto un notevole sviluppo. In realtà, non esistono conflitti nel<br />

perseguire simultaneamente l’obiettivo locale <strong>di</strong> vocazione del territorio e<br />

l’altro obiettivo <strong>di</strong> inserimento nella globalizzazione dei mercati. Anzi, si<br />

riesce ad essere tanto più globali e tanto più ad avere uno spettro d’azione<br />

ampio, quanto più si riesce ad attrezzare il territorio in modo tale da potersi<br />

inserire facilmente in questo <strong>di</strong>namismo, facendo leva sulle sue <strong>di</strong>versità e<br />

assumendole come elemento <strong>di</strong>stintivo, costante e strutturale.<br />

Alla luce <strong>di</strong> queste considerazioni e partendo dalle motivazioni alla base<br />

della domanda <strong>di</strong> turismo e dall’evoluzione in atto in questo settore, siamo<br />

pervenuti ad identificare un complesso insieme <strong>di</strong> risorse dell’accoglienza ed<br />

ospitalità essenziali per lo sviluppo del turismo, in particolare del turismo del<br />

vino. Tali elementi costituiscono parte integrante <strong>di</strong> un contesto in cui il<br />

territorio, il paesaggio, così come le valenze delle aziende vitivinicole stesse,<br />

rappresentano la ”tipicità” su cui si gioca la competitività <strong>di</strong> un prodotto<br />

turistico <strong>di</strong> nicchia, con forti potenzialità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione sul territorio<br />

nazionale, ma anche essenziale fattore <strong>di</strong> sostegno del comparto agricolo nel<br />

suo complesso.<br />

In particolare, si è cercato un approccio che ci permettesse <strong>di</strong><br />

focalizzare l’attenzione su quegli aspetti che sono utili ad identificare<br />

un <strong>di</strong>stretto enoturistico.<br />

15


2 Il <strong>di</strong>stretto enoturistico come sistema <strong>di</strong> sistemi<br />

La logica del ”<strong>di</strong>stretto” cui si è fatto ricorso, lungi dall’essere una<br />

trasposizione acritica <strong>di</strong> un modello industriale fondato su produzioni <strong>di</strong> tipo<br />

manifatturiero, rappresenta un utile impianto teorico e metodologico per<br />

cogliere appieno tutti i fenomeni e le problematiche connesse ad un insieme<br />

composito e multiforme <strong>di</strong> componenti dell’offerta. Esse sono il frutto<br />

dell’operare <strong>di</strong> attori <strong>di</strong>versi, pubblici e privati, occupati in fasi ed operazioni<br />

<strong>di</strong>verse della complessa filiera turistica e vitivinicola, ma caratterizzati da un<br />

denominatore comune, il territorio, in un’ottica <strong>di</strong> ”prodotto area” o<br />

”prodotto sistema”, che fonda le basi del successo su caratteristiche spaziali<br />

<strong>di</strong>stintive, quali l’identità del luogo, le tra<strong>di</strong>zioni, il know-how, la qualità<br />

della vita, traducibili per esempio in marchi d’area.<br />

I criteri <strong>di</strong> identificazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto enoturistico non sono mutuabili in<br />

modo <strong>di</strong>retto da quelli tipici della produzione industriale e <strong>di</strong>fferiscono in<br />

certa misura anche da quelli turistici in senso stretto. Il fattore cruciale che<br />

caratterizza il <strong>di</strong>stretto enoturistico è la compresenza <strong>di</strong> due tipologie <strong>di</strong>verse<br />

<strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong>strettuali: quello enologico, che è più equiparabile, almeno in<br />

certi tratti, ai sistemi industriali 1 ; mentre l’altro, quello turistico, è più vicino<br />

ai sistemi <strong>di</strong>strettuali dei servizi.<br />

Ognuno <strong>di</strong> questi due sistemi ingloba in sé almeno quattro sottosistemi<br />

fondamentali, la cui origine è da ricercare nel sistema del valore relativo al<br />

prodotto turistico 2 .<br />

1<br />

L'impresa vitivinicola va considerata nella sua triplice natura <strong>di</strong> impresa agricola,<br />

<strong>di</strong> azienda industriale, <strong>di</strong> struttura commerciale.<br />

2<br />

Per approfon<strong>di</strong>menti si rimanda alla <strong>tesi</strong>, cap. 2.4, Il <strong>di</strong>stretto come filiera<br />

economica.<br />

17


SISTEMA ENOLOGICO SISTEMA TURISTICO<br />

1. SISTEMA DELLE RISORSE<br />

agricole, ambientali, ecc.<br />

2. SISTEMA DELL'OFFERTA<br />

cantine, vigne,<br />

imprese vitivinicole, ecc.<br />

3. ISTITUZIONI LOCALI<br />

associazioni <strong>di</strong> categoria,<br />

Consorzi <strong>di</strong> Tutela,<br />

Assessorato all'Agricoltura, ecc.<br />

4. COMUNITA' LOCALE<br />

gli stakeholders,<br />

la popolazione residente, ecc.<br />

SISTEMA ENOTURISTICO<br />

Figura 1 - Il <strong>di</strong>stretto enoturistico come sistema <strong>di</strong> sistemi<br />

18<br />

1. SISTEMA DELLE RISORSE<br />

vitivinicole, culturali, artistiche,<br />

gastronomiche, paesaggistiche, ecc.<br />

2. SISTEMA DELL'OFFERTA<br />

alberghi, ristoranti, interme<strong>di</strong>azione, ecc.<br />

3. ISTITUZIONI LOCALI<br />

associazioni <strong>di</strong> categoria, Apt,<br />

Assessorato al Turismo, ecc.<br />

4. COMUNITA' LOCALE<br />

gli stakeholders,<br />

la popolazione residente, ecc.


Queste due <strong>di</strong>verse reti devono essere integrate all’interno <strong>di</strong> un unico<br />

sistema reticolare, le cui caratteristiche peculiari sono riconducibili a:<br />

1. come la risorsa vitivinicola è inserita tra le risorse turistiche, sia dal<br />

punto <strong>di</strong> vista dei processi produttivi (con tutto quanto ne <strong>di</strong>scende in<br />

termini <strong>di</strong> compatibilità, integrazione, ecc.) sia da quello della tutela;<br />

2. il raccordo tra le strutture dell’offerta turistica e quelle della produzione<br />

vitivinicola; si tratta del fattore più critico dal punto <strong>di</strong> vista economico,<br />

in quanto è in questo raccordo che si possono realizzare economie<br />

tipicamente <strong>di</strong>strettuali 3 :<br />

- economie <strong>di</strong> scala nella promozione e commercializzazione (sia a<br />

livello <strong>di</strong> azienda, che <strong>di</strong> area locale o nazionale);<br />

- economie <strong>di</strong> specializzazione e <strong>di</strong> scopo nella produzione e nel<br />

raccordo con i mercati (si pensi alle relazioni con le enoteche, alla<br />

politica <strong>di</strong> prezzo con altri canali, all’analisi delle informazioni<br />

finalizzate alle ricerche <strong>di</strong> mercato, ecc.);<br />

- economie <strong>di</strong> agglomerazione.<br />

3 la relazione interna tra le <strong>di</strong>verse istituzioni locali preposte al controllo,<br />

alla regolamentazione, nonché all’incentivazione dei rispettivi settori.<br />

Un esempio potrebbe essere quello del riconoscimento <strong>di</strong> una Doc o <strong>di</strong><br />

una Docg.<br />

Questi no<strong>di</strong> cruciali evidenziano anche l’importanza <strong>di</strong> sviluppare adeguate<br />

forme <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento.<br />

In sin<strong>tesi</strong>, pertanto, il <strong>di</strong>stretto enoturistico può essere definito come:<br />

”una destinazione turistica, in<strong>di</strong>viduata da un’area territoriale delimitata e<br />

continua al suo interno, caratterizzata da una comunanza <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong><br />

identità locale sul piano storico, culturale e dei modelli sociali in cui il vino<br />

ha una sua collocazione precisa ed identificabile, ed interessata dalla<br />

compresenza attiva <strong>di</strong> una popolazione <strong>di</strong> imprese vitivinicole che<br />

interagiscono nel processo <strong>di</strong> produzione/erogazione del prodotto turistico<br />

locale” 4 .<br />

Da questo assunto è possibile evidenziare come il <strong>di</strong>stretto enoturistico si<br />

configuri come località già interessata dalla presenza, ad intensità<br />

significativa, sia <strong>di</strong> attività che <strong>di</strong> flussi turistici, e pertanto si inserisca in una<br />

fase del ciclo <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> una destinazione turistica.<br />

In tale area convivono e interagiscono una comunità locale e una<br />

popolazione <strong>di</strong> imprese attraverso una fitta rete <strong>di</strong> relazioni incentrate sugli<br />

elementi <strong>di</strong> identità locale, in cui il vino si caratterizza come l’elemento<br />

aggregativo primario nei confronti della domanda.<br />

3 Non si <strong>di</strong>mentichi infatti che il turismo rappresenta un canale privilegiato <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione del prodotto, mentre il vino rappresenta un fattore <strong>di</strong> attrattività.<br />

4 Magda Antonioli Corigliano, 1996, pag. 184.<br />

19


E’ anche grazie a questi elementi, proposti così come la comunità locale li ha<br />

sempre combinati nella propria storia, che il turista enogastronomico può,<br />

almeno in parte, calarsi in questo nuovo contesto e vivere il tempo della sua<br />

permanenza in simbiosi con il suo territorio e la sua comunità.<br />

Ciò concorre da un lato alla omogeneità e caratterizzazione del relativo<br />

prodotto turistico, e dall’altro ne rende possibile il passaggio da oggetto <strong>di</strong><br />

semplice fruizione turistica a realizzazione <strong>di</strong> una ”esperienza <strong>di</strong> vita”,<br />

permettendogli <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguersi nel panorama dei prodotti turistici similari.<br />

I risultati ottenuti in<strong>di</strong>cano che nella realtà <strong>di</strong>strettuale gli investimenti<br />

migliori sono quelli che intervengono nel sistema delle relazioni, la<br />

cui organizzazione e gestione necessita <strong>di</strong> un approccio metodologico<br />

innovativo multi<strong>di</strong>sciplinare.<br />

20


3 Teorie ed approcci strategici<br />

Il sistema turistico soffre il fatto <strong>di</strong> essere considerato come semplice<br />

somma<strong>di</strong> singole entità. La realtà poi evidenzia come fra attori impegnati<br />

nella stessa causa, per esempio la promozione turistica <strong>di</strong> una zona, esistano<br />

piani, idee, opinioni spesso totalmente contrastanti. Manca, quin<strong>di</strong>, il<br />

coor<strong>di</strong>namento, la collaborazione, la comunicazione fra i singoli attori, e ciò<br />

testimonia l’incapacità <strong>di</strong> saper concepire in maniera globale l’intero sistema<br />

in cui si agisce.<br />

Pertanto, una successiva implicazione dell’adozione <strong>di</strong> una logica <strong>di</strong> tipo<br />

sistemico, come una filosofia reticolare impone, è il ripensamento del<br />

sistema turistico in maniera globale.<br />

Abbiamo già visto come nelle variabili <strong>di</strong> riferimento del <strong>di</strong>stretto turistico,<br />

ovvero nelle ragioni <strong>di</strong> una risposta comune, emergono, oltre alle peculiarità<br />

territoriali, le forme <strong>di</strong> collegamento che necessariamente costituiscono<br />

l’ossatura <strong>di</strong> tutto il processo.<br />

Se, infatti, è sulla centralità del concetto <strong>di</strong> relazione che si fonda la<br />

creazione <strong>di</strong> un circolo virtuoso, per la creazione e, soprattutto, il<br />

mantenimento <strong>di</strong> tale circolo, si rendono in<strong>di</strong>spensabili quelle forme <strong>di</strong><br />

cooperazione formalizzata che si vengono ad instaurare nella rete e<br />

nell’organizzazione.<br />

La molteplicità <strong>di</strong> attori coinvolti, così come la compenetrazione e le<br />

interrelazioni fra gli stessi, nonché la centralità della risorsa umana in tutte le<br />

fasi, impongono una forte azione aggregativa, dalla quale deriverà appunto<br />

la vali<strong>di</strong>tà delle azioni intraprese e il valore aggiunto globale ottenuto,<br />

nonché l’abilità ad accrescere le ricadute economiche all’interno dell’area.<br />

Si passa allora da una concezione <strong>di</strong> sistema turistico come ”prodotto fisico”<br />

ad una concezione <strong>di</strong> sistema turistico come ”prodotto globale”, come<br />

”servizio” o, per meglio <strong>di</strong>re, come ”sistema interagente <strong>di</strong> servizi”.<br />

21


NON "VENDEREMO" UN PRODOTTO TURISTICO<br />

MA "VENDEREMO" IL SERVIZIO TURISTICO<br />

DEL SISTEMA DISTRETTUALE<br />

SISTEMA RELAZIONALE DISTRETTUALE<br />

Figura 2 - Sistema turistico come prodotto e come servizio<br />

22<br />

PRODOTTO<br />

VACANZA<br />

PRODOTTO<br />

VACANZA


Il ”prodotto/servizio sistema turistico” risulta influenzato dall’effetto<br />

congiunto delle reciproche interazioni anziché dalla somma delle singole<br />

componenti. Poiché ciascuna componente può essere ricondotta ad uno<br />

specifico momento decisore, alla complessità intrinseca al fenomeno<br />

turistico relativamente alla domanda, si aggiunge quella relativa alla<br />

numerosità dei decisori e degli attori coinvolti nel processo <strong>di</strong> governo: si<br />

viene così a creare una situazione <strong>di</strong> ”complessità della complessità”. Tale<br />

situazione, a sua volta, è dovuta al fatto che ogni singola componente non è e<br />

non può essere trattata quale entità isolata dalle altre.<br />

Il punto essenziale <strong>di</strong> svolta per la risoluzione <strong>di</strong> tale complessità risiede,<br />

allora, nella volontà e nella capacità <strong>di</strong> approntare e <strong>di</strong> realizzare un sistema<br />

<strong>di</strong> reti relazionali non solo interno ai <strong>di</strong>versi decisori ed ai <strong>di</strong>versi operatori,<br />

ma anche <strong>di</strong> collegamento fra questi due livelli. La soluzione sarà tanto più<br />

efficace quanto più nelle parti si ra<strong>di</strong>ca la convinzione della necessità e<br />

dell’opportunità <strong>di</strong> una conciliazione dei termini della questione, e quanto<br />

più è efficiente la rete delle relazioni e la tempestività degli interventi che si<br />

vengono ad instaurare.<br />

Queste osservazioni <strong>di</strong> fondo possono venire articolate<br />

schematicamente nei seguenti punti:<br />

• gli attori agenti all’interno dell’area turistica, dagli operatori<br />

pubblici a quelli privati agli stakeholders, generalmente non<br />

partono da obiettivi e finalità comuni, ma tendono a muoversi in<br />

base ad or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> priorità molto <strong>di</strong>fferenti e talvolta contrastanti;<br />

• il prodotto turistico <strong>di</strong> un’area o <strong>di</strong> una singola località è il frutto <strong>di</strong><br />

una organizzazione che a sua volta emerge sia da un processo <strong>di</strong><br />

coor<strong>di</strong>namento delle decisioni e degli strumenti <strong>di</strong> intervento, sia<br />

in seguito alla realizzazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> sinergie;<br />

• questa necessità <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento si evidenzia non solo<br />

all’interno, ma soprattutto fra una molteplicità <strong>di</strong> livelli <strong>di</strong><br />

decisione e <strong>di</strong> attuazione, collocati sia al <strong>di</strong> sopra del livello<br />

regionale, sia all’interno del governo regionale, sia a livello<br />

territoriale periferico;<br />

• il passo fondamentale è la conciliazione fra le due contrapposte<br />

esigenze <strong>di</strong> unitarietà delle linee guida e <strong>di</strong> rispetto delle <strong>di</strong>versità<br />

dei contesti: se da un lato, infatti, un’azione <strong>di</strong> governo richiede<br />

una stretta correlazione e omogeneità delle linee strategiche,<br />

dall’altro è controproducente trascurare i connotati fortemente<br />

locali del turismo.<br />

23


Poiché la gestione delle <strong>di</strong>namiche relazionali travalica la <strong>di</strong>mensione<br />

aziendale in senso stretto 5 , e considerando che gli operatori pubblici, data la<br />

rilevanza della <strong>di</strong>mensione territoriale, svolgono funzioni che hanno<br />

influenze <strong>di</strong>rette sui processi produttivi dell’area, da un punto <strong>di</strong> vista<br />

economico si rivela decisiva e prioritaria l’armonizzazione delle rispettive<br />

attività dei soggetti pubblici e privati del comparto, in quanto punto <strong>di</strong><br />

partenza necessario per una loro cooperazione, nonché tra gli stessi operatori<br />

e gli stakeholders.<br />

5 Il "prodotto/servizio turistico" non è inquadrabile in una logica <strong>di</strong> tipo puramente<br />

aziendale; se così fosse, sarebbe come presupporre che tutti gli attori agenti<br />

all'interno dell'area turistica avessero obiettivi e finalità comuni, cosa che non è<br />

affatto scontata.<br />

24


Ministeri<br />

- Agricoltura<br />

- Ambiente<br />

Organismi internazionali<br />

OMT<br />

CE<br />

Figura 3 - Gli attori coinvolti nell’attività enoturistica<br />

25<br />

WTO<br />

ONU<br />

Organismi statali<br />

Regione<br />

(Assessorati)<br />

Agricoltura Turismo Beni Culturali Trasporti e Territorio Ambiente<br />

Cantine Agriturismi Ristoranti<br />

Aziende vinicole<br />

Trattorie<br />

ENIT<br />

ISTAT<br />

ICE<br />

Operatori<br />

Strutture ricettive<br />

alberghiere ed<br />

extra-alberghiere<br />

(alberghi,<br />

hotel,<br />

residence,<br />

bungalow,<br />

agricampeggi,<br />

case private, ecc.)<br />

Province<br />

Presidenza Consiglio dei<br />

Ministri<br />

Dipartimento del Turismo<br />

Comuni Comunità Montane APT CCIAA<br />

Pro Loco<br />

TURISTI<br />

IAT<br />

Infrastrutture<br />

<strong>di</strong> interesse<br />

artistico-culturale<br />

(musei etnografici,<br />

musei del vino,<br />

mostre,<br />

e<strong>di</strong>fici storici,<br />

parchi,<br />

enoteche, ecc.)<br />

Nazionali:<br />

Movimento<br />

Turismo del Vino,<br />

Città del Vino,<br />

Strade del Vino,<br />

Slow Food,<br />

Ass. Italiana<br />

Sommeliers, ecc.<br />

Interme<strong>di</strong>azione<br />

turistica<br />

(tour operator,<br />

agenzie <strong>di</strong> viaggi,<br />

consorzi <strong>di</strong><br />

promozione<br />

turistica, ecc.)<br />

UTENTI CONSUMATORI CITTADINI<br />

Associazioni<br />

<strong>di</strong> categoria:<br />

Ass. Albergatori,<br />

Ass. Ristoratori,<br />

Ass. agrituristiche,<br />

Ass. Enologi ed<br />

Enotecnici, ecc.<br />

Scuole<br />

(Istituti<br />

enologici, Istituti<br />

per il turismo,<br />

Scuole<br />

alberghiere<br />

locali:<br />

confraternite,<br />

circoli culturali,<br />

ecc.


3.1 La scelta del modello <strong>di</strong> gestione reticolare<br />

Alla luce <strong>di</strong> queste considerazioni, ciò che è importante considerare è il<br />

carattere <strong>di</strong> trasversalità del settore turistico. In esso, più che in altri settori,<br />

sono andate affermandosi forme <strong>di</strong> integrazione verticale ed orizzontale delle<br />

attività, ma proprio la trasversalità del settore e l’inscin<strong>di</strong>bile connessione tra<br />

le strutture dell’offerta, i trasporti ed il vasto sistema territoriale delle risorse<br />

naturali e culturali dell’area turistica, fanno sì che non sia più possibile<br />

concepire il prodotto turistico come un insieme <strong>di</strong> servizi avulso dal contesto<br />

del loro luogo <strong>di</strong> produzione e dal sistema relazionale che si instaura tra le<br />

componenti stesse dell’offerta.<br />

Si rende pertanto necessaria l’organizzazione sistemica dell’area turistica per<br />

mezzo <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> reti relazionali che possono far interagire in modo<br />

efficiente ed ottimale le variabili economiche ed extraeconomiche della<br />

produzione in un’area turistica, nonché far fronte ad una domanda in cui la<br />

<strong>di</strong>mensione culturale, intesa in senso allargato, nell’ambito dei<br />

comportamenti motivazionali, ha acquisito un’importanza primaria.<br />

L’approccio cui si fa riferimento si basa pertanto sul concetto <strong>di</strong> rete o <strong>di</strong><br />

rete <strong>di</strong> reti, ove il termine rete definisce l’insieme <strong>di</strong> due o più<br />

organizzazioni coinvolte in una relazione a lungo termine, allo scopo <strong>di</strong><br />

poter sfruttare al meglio le possibili economie <strong>di</strong> scala e <strong>di</strong> specializzazione e<br />

<strong>di</strong> ridurre i costi <strong>di</strong> transazione.<br />

Procedendo in tal modo, l’analisi viene spostata dal singolo nodo del<br />

network (impresa, consumatori, associazioni commerciali, istituzioni<br />

pubbliche, ecc.) alla rete, me<strong>di</strong>ante l’introduzione <strong>di</strong> specifici modelli e<br />

strumenti (<strong>di</strong> analisi reticolare appunto).<br />

L’obiettivo che ci siamo posti è stato allora quello <strong>di</strong> comprendere come la<br />

<strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> marketing si sarebbe potuta sviluppare all’interno <strong>di</strong> un sistema<br />

organizzativo complesso quale la rete <strong>di</strong> reti in analisi per intervenire con<br />

appropriate local policies.<br />

3.2 Marketing territoriale e marketing relazionale<br />

Le in<strong>di</strong>cazioni ricavate ci hanno in<strong>di</strong>rizzato verso un’evoluzione del<br />

marketing che prende sempre più nettamente le <strong>di</strong>stanze dal marketing inteso<br />

in termini classici: un programma <strong>di</strong> marketing teso alla valorizzazione del<br />

<strong>di</strong>stretto non può che scaturire da un sistema <strong>di</strong> tipo reticolare in cui si<br />

trovano collegati tutti quei soggetti che attraverso la loro attività possono<br />

generare effetti sinergici nei processi <strong>di</strong> produzione del valore e incidere<br />

sulle caratteristiche del sistema. Se infatti è sulla centralità del concetto <strong>di</strong><br />

relazione che si fonda la creazione <strong>di</strong> un circolo virtuoso, per lo sviluppo<br />

sostenibile ed il mantenimento <strong>di</strong> tale circolo si rendono in<strong>di</strong>spensabili<br />

26


quelle forme <strong>di</strong> cooperazione formalizzata che si vengono ad instaurare nella<br />

rete e nell’organizzazione e/o nella Rete <strong>di</strong> Reti. Il marketing, secondo<br />

l’approccio che stiamo esaminando, è inteso pertanto come management<br />

delle relazioni ed è rivolto alla guida dei processi <strong>di</strong> networking attivati dalle<br />

istituzioni, economiche e non.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o proposto affronta queste tematiche come punto <strong>di</strong> partenza per la<br />

promozione integrata del territorio che faccia leva su un settore, quello del<br />

turismo vitivinicolo, ancora, ci pare, troppo spesso sottovalutato.<br />

L’approccio che a noi interessa deve portare alla costruzione <strong>di</strong> una idea<br />

forte <strong>di</strong> promozione territoriale, che va oltre la promozione turistica più<br />

tra<strong>di</strong>zionale e per questo deve proporre il territorio attraverso un sistema<br />

composto da più sistemi. In un Paese come l’Italia, che vanta un<br />

sorprendente mosaico <strong>di</strong> giacimenti gastronomici ed enologici, il prodotto<br />

agroalimentare <strong>di</strong> qualità <strong>di</strong>venta dunque uno strumento essenziale per<br />

veicolare la cultura <strong>di</strong> un certo territorio.<br />

Perché si è scelto il vino quale testimonial privilegiato e cre<strong>di</strong>bile <strong>di</strong><br />

un’area? Tale scelta è dettata da fattori <strong>di</strong>versi, quali il bagaglio storico,<br />

culturale ed evocativo, ma che inducono ad identificare vino e territorio<br />

come parti inscin<strong>di</strong>bili <strong>di</strong> un unico prodotto che ritrova la sua origine,<br />

appunto, nella “terra”.<br />

E’ in questo quadro concettuale che abbiamo introdotto un case-study<br />

specifico: quello del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Conegliano.<br />

27


4 Il caso enoturistico <strong>di</strong> Conegliano<br />

Un’indagine preliminarmente svolta sulla situazione economica ed in<br />

particolare sull’attività vitivinicola e sulle <strong>di</strong>namiche turistiche, ha fatto<br />

emergere le forti potenzialità, finora poco considerate, che il territorio<br />

riserva, al <strong>di</strong> là dello sviluppo basato sulla concentrazione delle Pmi<br />

manifatturiere, e le enormi opportunità offerte dal connubio enoturistico.<br />

Esistono infatti strette connessioni tra modernizzazione dell’agricoltura,<br />

tutela dell’ambiente e sviluppo integrato con i settori extra-agricoli, in<br />

particolare con il turismo innovativo, come ad esempio l’enoturismo, il<br />

turismo rurale, l’ecoturismo, il turismo culturale.<br />

Il ruolo trainante che l’enoturismo può esercitare sull’economia locale,<br />

grazie alla sua trasversalità sugli altri settori produttivi e agli effetti<br />

moltiplicatori su tutto il tessuto economico-sociale, è evidenziato dalla<br />

letteratura recente. Nel caso <strong>di</strong> Conegliano, l’enoturismo verrebbe ad<br />

inserirsi in un tessuto ricco che già si esprime molto bene nel settore<br />

manifatturiero ed industriale 6 , e per questo assume una funzione<br />

importantissima per creare maggior valore per le imprese e per il sistema e<br />

le istituzioni nel loro complesso.<br />

In questa prospettiva, la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> un turismo sostenibile, integrato<br />

all’agricoltura, rispettoso dell’ambiente e degli equilibri naturali e culturali<br />

del territorio, rappresenta un’operazione <strong>di</strong> ampio respiro culturale,<br />

praticabile attraverso lo sviluppo <strong>di</strong> politiche locali che prevedono quale<br />

fattore strategico quello <strong>di</strong> ottimizzare le relazioni <strong>di</strong> scambio tra le attività<br />

umane d’impresa e istituzionali della realtà territoriale nel suo complesso.<br />

Favorire e valorizzare tali intrecci virtuosi è compito della pianificazione<br />

attraverso strumenti innovativi, quali il marketing territoriale. La creazione<br />

<strong>di</strong> sinergie fra operatori <strong>di</strong>versi che vanno ben oltre le strategie specifiche<br />

delle singole unità produttive, costituisce inoltre quell’insieme <strong>di</strong> elementi<br />

essenziali per identificare la competitività d’area e migliorare la sua capacità<br />

attrattiva.<br />

Scopo dell’analisi era:<br />

• verificare la capacità <strong>di</strong> organizzare e promuovere il sistema<br />

enoturistico del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Conegliano;<br />

• evidenziare quali relazioni già esistono e quali altre potrebbero o<br />

dovrebbero essere potenziate per incentivare sviluppi futuri;<br />

• delineare i ruoli dei <strong>di</strong>versi operatori;<br />

6 La crisi in tale settore dovuta alla delocalizzazione è emersa in modo<br />

preponderante due anni dopo la stesura <strong>di</strong> questo lavoro e dà maggior risalto alle<br />

opportunità che riserva lo sviluppo dell'enoturismo.<br />

29


• indagare sull’esistenza o meno <strong>di</strong> sottogruppi significativi all’interno<br />

del sistema.<br />

Lo strumento operativo da noi utilizzato per stu<strong>di</strong>are le caratteristiche delle<br />

relazioni esistenti tra i vari attori è stato identificato nella network analysis.<br />

4.1 L’analisi relazionale attraverso la network analysis<br />

L’analisi relazionale ci permette <strong>di</strong> descrivere e pre<strong>di</strong>re comportamenti e<br />

strutture partendo dall’analisi delle relazioni esistenti tra gli attori del<br />

network <strong>di</strong>strettuale. E poiché avere un ben definito quadro relazionale del<br />

sistema risulta fonte <strong>di</strong> vantaggio competitivo, l’analisi relazionale si<br />

configura quale elemento in<strong>di</strong>spensabile nell’economia del nostro stu<strong>di</strong>o.<br />

La network analysis si propone <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are gli attori e le relazioni che<br />

contrad<strong>di</strong>stinguono un qualsiasi sistema interorganizzativo associandolo ad<br />

una rete neurale.<br />

L’analisi relazionale sviluppata in questo stu<strong>di</strong>o ci consente <strong>di</strong> definire<br />

l’identikit relazionale dei singoli attori e <strong>di</strong> ottenere informazioni sulla<br />

struttura organizzativa e sugli assetti relazionali presenti nel sistema<br />

enoturistico <strong>di</strong> Conegliano.<br />

Il piano della ricerca è stato specificamente creato per valutare l’effettiva<br />

incidenza <strong>di</strong> alcune tipologie <strong>di</strong> relazioni che si instaurano fra gli attori del<br />

sistema. Il nostro obiettivo è stato quello <strong>di</strong> ricavare informazioni su <strong>di</strong> esse<br />

per poi arrivare a classificare le relazioni <strong>di</strong> ogni singolo attore con i<br />

rimanenti, attribuendogli un valore che identifica le caratteristiche <strong>di</strong> ciascun<br />

legame.<br />

Per arrivare a ciò, abbiamo concentrato l’analisi del network su due tipologie<br />

relazionali: le relazioni informativo-comunicative e le relazioni<br />

collaborativo-progettuali.<br />

Poiché i legami collaborativi e progettuali sono fondamentali per lo sviluppo<br />

del sistema, e quelli informativi e comunicativi sono con<strong>di</strong>tio sine qua non<br />

per la loro presenza e per una gestione programmata dei rapporti, è nostra<br />

convinzione che questi due aspetti siano i fattori fondamentali da analizzare<br />

per comprendere l’effettiva <strong>di</strong>namica relazionale del sistema <strong>di</strong>strettuale.<br />

Per quanto riguarda la forma delle singole relazioni, il nostro interesse è<br />

stato rivolto al rilievo e alla misurazione delle seguenti <strong>di</strong>mensioni della<br />

relazione:<br />

- l’esistenza;<br />

- la <strong>di</strong>rezione;<br />

- l’intensità;<br />

- la frequenza dei contatti;<br />

- gli esiti sortiti.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o delle due tipologie relazionali è stato sviluppato su due piani:<br />

30


1 facendo riferimento solo alle a<strong>di</strong>acenze rilevate e considerando unitarie<br />

le <strong>di</strong>stanze tra attori che si relazionano;<br />

2 facendo riferimento ai punteggi accumulati nelle <strong>di</strong>verse domande.<br />

La prima analisi ci consente <strong>di</strong> avere un quadro generale del sistema<br />

relazionale, considerando tutte le relazioni <strong>di</strong>chiarate. Tuttavia, questo<br />

approccio comporta una per<strong>di</strong>ta informativa che potrebbe in qualche modo<br />

falsificare i risultati e non permettere <strong>di</strong> identificare gli attori che meglio<br />

canalizzano le relazioni. Per ovviare a tale <strong>di</strong>fficoltà, abbiamo considerato<br />

una nuova matrice <strong>di</strong> a<strong>di</strong>acenza ottenuta prendendo in considerazione solo le<br />

relazioni con un punteggio uguale o superiore alla metà del massimo<br />

punteggio conseguibile, e sulla base <strong>di</strong> questa sono state condotte le<br />

successive analisi.<br />

Per raccogliere e co<strong>di</strong>ficare i dati, è stato elaborato un opportuno<br />

questionario che mira ad indagare le relazioni <strong>di</strong> tipo informativocomunicativo<br />

e collaborativo-progettuale, e lo abbiamo sottoposto ad un<br />

gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci attori:<br />

1. Provincia <strong>di</strong> Treviso<br />

2. Comune <strong>di</strong> Conegliano<br />

3. <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura<br />

4. U.N.P.L.I. provinciale<br />

5. Consorzio <strong>di</strong> Promozione Turistica<br />

6. Consorzio <strong>di</strong> Tutela del Prosecco<br />

7. Consorzio <strong>di</strong> Tutela del Colli <strong>di</strong> Conegliano<br />

8. Confraternita Colle <strong>di</strong> Giano<br />

9. Università Internazionale delle Città delle Scuole del Vino<br />

10. Comuni del comprensorio <strong>di</strong> Conegliano<br />

Tale scelta non ha alcuna pretesa <strong>di</strong> rappresentare in modo esaustivo il<br />

sistema, ma intende piuttosto coglierne la <strong>di</strong>namicità e testare le potenzialità<br />

dello strumento della network analysis. Appare ovvio, infatti, che stu<strong>di</strong>are il<br />

network considerando tutti i soggetti, le imprese, gli enti pubblici e privati, le<br />

organizzazioni e le istituzioni che in esso agiscono (la cui ricerca è stata<br />

condotta preliminarmente all’analisi) comporterebbe sicuramente notevoli<br />

complicazioni sia a livello operativo che a livello computazionale, nonché<br />

nell’acquisizione dei dati; inoltre ci sarebbe risultato comunque impossibile<br />

effettuare un’analisi esaustiva dei legami reticolari.<br />

Sono state poste fondamentalmente le stesse domande per le due <strong>di</strong>verse<br />

tipologie relazionali e per due situazioni <strong>di</strong>verse: quella realmente esistente e<br />

quella rispondente ai desiderata dei singoli attori in un ipotetico quadro <strong>di</strong><br />

efficienza ed efficacia <strong>di</strong>strettuale. In questo modo ci è stato possibile<br />

”fotografare” l’attività relazionale esistente e suggerire due possibili scenari<br />

<strong>di</strong> sviluppo: un primo scenario basato sull’idea <strong>di</strong> un unico attore al centro<br />

del network in grado <strong>di</strong> fungere da meta-organizer, e un secondo scenario<br />

31


che prevedeva una maggiore integrazione degli attori esistenti e molteplici<br />

meta-organizer.<br />

4.2 Commento sullo stato dell’arte<br />

L’uso della network analysis ha valenza strategica nel <strong>di</strong>scriminare i<br />

comportamenti degli attori, in quanto risulta chiaro quali sono i soggetti del<br />

sistema che svolgono una più intensa attività relazionale a livello <strong>di</strong><br />

informazioni e semplice comunicazione, o a livello <strong>di</strong> vere e proprie<br />

collaborazioni e pre<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> progetti, quali quelli con le maggiori<br />

potenzialità <strong>di</strong> controllo sulle connessioni attivate con gli altri attori e, infine,<br />

quali quelli con cui risulta più facile mettersi in relazione per scambiare<br />

informazioni, attivare collaborazioni, provvedere ad azioni comuni o ideare<br />

ed elaborare progetti.<br />

Queste capacità <strong>di</strong>scriminatorie tra gli attori sono state analizzate soprattutto<br />

me<strong>di</strong>ante lo stu<strong>di</strong>o della centralità.<br />

Dai risultati ottenuti, possiamo affermare che il <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Conegliano gode<br />

<strong>di</strong> un livello <strong>di</strong> interazione complessivo me<strong>di</strong>amente elevato e <strong>di</strong> una buona<br />

efficienza strutturale. Gli in<strong>di</strong>ci suggeriscono la presenza <strong>di</strong> un network<br />

sostanzialmente piatto, in quanto non esiste un attore in grado né <strong>di</strong> proporsi<br />

come centro assoluto della rete, né <strong>di</strong> controllare i flussi <strong>di</strong> scambio.<br />

Tuttavia è possibile identificare nel gruppo composto da Provincia e<br />

Consorzio <strong>di</strong> Tutela del Prosecco il nucleo <strong>di</strong> riferimento relazionale per<br />

l’intero <strong>di</strong>stretto, sia per quanto riguarda gli scambi informativi che per le<br />

collaborazioni su progetti. Questi ultimi si sono <strong>di</strong>mostrati gli attori più<br />

attivi: essi intrattengono una fitta rete <strong>di</strong> relazioni sia in entrata che in uscita,<br />

e da qui <strong>di</strong>scende la loro posizione maggiormente centrale. Le relazioni che<br />

essi attivano sono particolarmente significative e non superficiali: ciò trova<br />

conferma nel fatto che quando an<strong>di</strong>amo ad analizzare le matrici dei punteggi,<br />

le relazioni che risultano più intense sono proprio quelle che coinvolgono<br />

questi due attori.<br />

Questo risultato non ci stupisce, dati i ruoli che questi due soggetti ricoprono<br />

all’interno del <strong>di</strong>stretto.<br />

Ci sorprende invece, date le aspettative iniziali <strong>di</strong> comportamento, il<br />

Consorzio <strong>di</strong> Promozione Turistica. Considerando infatti l’intensa attività<br />

svolta da questo attore, ci si aspetterebbe <strong>di</strong> trovarlo in una posizione <strong>di</strong><br />

maggior rilievo, mentre gli in<strong>di</strong>ci evidenziano un ruolo non certo centrale.<br />

Ciò trova spiegazione nel fatto che il Consorzio concentra l’attività<br />

relazionale su pochi attori, considerati fondamentali, trascurando gli altri o<br />

non prendendone assolutamente in considerazione alcuni, portandolo così ad<br />

avere poche relazioni ma molto intense.<br />

32


UNIVERSITÀ<br />

GIANO<br />

COMUNI<br />

PROVINCIA CONEGLIANO<br />

COLLI<br />

33<br />

PROSECCO<br />

CCIAA<br />

PROM.TUR.<br />

UNPLI<br />

Grafo 1 -Relazioni collaborativo-progettuali (realtà)<br />

UNIVERSITÀ<br />

GIANO<br />

COMUNI<br />

PROVINCIA CONEGLIANO<br />

COLLI<br />

PROSECCO<br />

CCIAA<br />

PROM.TUR.<br />

UNPLI<br />

Grafo 2 - Relazioni collaborativo-progettuali significative (realtà)<br />

Il nucleo <strong>di</strong> attori considerato fondamentale dal Consorzio <strong>di</strong> Promozione<br />

Turistica è quello composto dalla Provincia, i due consorzi <strong>di</strong> tutela e la<br />

CCIAA, mentre viene data scarsa rilevanza ai singoli comuni ed all’Unpli<br />

provinciale, e non vengono considerati affatto la Confraternita e l’Università<br />

Internazionale. Escludendo questi ultimi due attori dal network <strong>di</strong> analisi,


troveremmo una nuova rete ancor più connessa <strong>di</strong> quella analizzata, ma i<br />

comuni verrebbero a trovarsi ancor più ai margini della rete.<br />

Fondamentale in tal senso risulta infatti la posizione della Confraternita.<br />

Essa è in grado <strong>di</strong> esercitare, come confermano gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Freeman, un<br />

certo controllo sugli attori del network: è infatti il ”canale” preferenziale, se<br />

non l’unico, che consente ai comuni ed all’Università <strong>di</strong> non rimanere<br />

totalmente isolati.<br />

Mentre però l’Università rappresenta sicuramente l’attore ai confini del<br />

sistema, come <strong>di</strong>mostrano gli in<strong>di</strong>ci, dall’analisi dei comuni emerge sì una<br />

scarsa interattività, ma accompagnata da un tentativo <strong>di</strong> ricerca da parte del<br />

resto del network, soprattutto a livello progettuale: purtroppo però la qualità<br />

delle relazioni non consente <strong>di</strong> costruire solide fondamenta strutturali.<br />

Rispetto ai comuni limitrofi, il comune <strong>di</strong> Conegliano si <strong>di</strong>mostra<br />

maggiormente attivo e coinvolto, anch’esso soprattutto a livello progettuale,<br />

particolarmente grazie alla Confraternita ed al Consorzio <strong>di</strong> Tutela del Colli<br />

<strong>di</strong> Conegliano.<br />

Tuttavia il grado <strong>di</strong> interazione risulta ancora basso, soprattutto se ne<br />

consideriamo le potenzialità, e andrebbe rafforzato, magari facendo ”leva”<br />

proprio sull’asse relazionale dominante con la Confraternita ed il Consorzio<br />

del Colli <strong>di</strong> Conegliano.<br />

Per quanto riguarda quest’ultimo soggetto, è interessante far notare il<br />

margine <strong>di</strong> crescita che gli in<strong>di</strong>catori dello stu<strong>di</strong>o mettono in luce. Le<br />

relazioni con questo, infatti, sono considerate dagli attori del network<br />

parimenti a quelle con l’altro Consorzio <strong>di</strong> Tutela, quello del Prosecco, a<br />

<strong>di</strong>fferenza del quale però l’attività relazionale si ferma a livelli inferiori degli<br />

attori principali. Ad<strong>di</strong>rittura, a livello progettuale le relazioni in ingresso<br />

raggiungono un punteggio superiore, seppur <strong>di</strong> poco, a quello registrato in<br />

uscita. Questo significa che la rete ”si aspetta” qualcosa in più da questo<br />

Consorzio.<br />

Per completare l’analisi dei singoli attori, conclu<strong>di</strong>amo facendo notare il<br />

particolare posizionamento <strong>di</strong> CCIAA ed Unpli.<br />

Gli in<strong>di</strong>ci relativi alla CCIAA danno risultati al <strong>di</strong> sopra delle aspettative,<br />

soprattutto alla luce del fatto che questa sostiene un servizio principalmente<br />

rivolto alle Pmi. Le performances che caratterizzano questo attore sono<br />

sostanzialmente imputabili, a nostro giu<strong>di</strong>zio, al fatto <strong>di</strong> essere tra gli<br />

associati del Consorzio <strong>di</strong> Promozione Turistica, ed è proprio il valore <strong>di</strong><br />

questa relazione che influenza significativamente tutti gli in<strong>di</strong>ci che lo<br />

caratterizzano. L’importanza della CCIAA è quin<strong>di</strong> rilevante, specialmente<br />

se si pensa a quali sono le effettive fonti finanziarie per l’economia del<br />

network, ma viene sicuramente ri<strong>di</strong>mensionata soprattutto rispetto alla<br />

Provincia ed ai Consorzi.<br />

34


E’ importante inoltre far notare come il sistema soffra del fatto che due attori<br />

importanti, quali sono la Provincia e la CCIAA, non interagiscono in modo<br />

sistematico e costruttivo.<br />

L’importanza dell’Unpli va ricercata nel suo configurarsi come<br />

fondamentale canale <strong>di</strong> comunicazione trasversale dall’ ”alto” (della<br />

Provincia e del Consorzio <strong>di</strong> Promozione Turistica) verso il ”basso” (i<br />

comuni non dotati <strong>di</strong> Assessorato alle Attività Produttive ma solo <strong>di</strong> Pro<br />

Loco) e viceversa.<br />

In sin<strong>tesi</strong>:<br />

- il livello <strong>di</strong> interazione complessivo è me<strong>di</strong>amente elevato;<br />

- la qualità delle relazioni non è sempre molto significativa:<br />

DENSITA’<br />

RELAZIONI INFORMATIVE RELAZIONI PROGETTUALI<br />

ADIACENZE SIGNIFICATIVE ADIACENZE SIGNIFICATIVE<br />

0,80<br />

0,51<br />

presenza <strong>di</strong> una buona efficienza strutturale;<br />

network sostanzialmente piatto:<br />

0,45<br />

0,40<br />

0,35<br />

0,30<br />

0,25<br />

0,20<br />

0,15<br />

0,10<br />

0,05<br />

0,00<br />

35<br />

0,87<br />

CONFRONTO TRA INDICI DI CENTRALIZZAZIONE<br />

NIEMINEN SABIDUSSI FREEMAN<br />

0,47<br />

informativo-comunicative<br />

collaborativo-progettuali


gruppo <strong>di</strong> riferimento relazionale: Provincia e Consorzio <strong>di</strong> Tutela del<br />

Prosecco:<br />

prossimità relativa<br />

0,9<br />

0,8<br />

0,7<br />

0,6<br />

0,5<br />

POSIZIONAMENTO STRUTTURALE DI CENTRALITA'<br />

PR.TR.<br />

COMUNI<br />

CCIAA<br />

COLLI<br />

UNIV<br />

UNPLI<br />

GIANO<br />

CONEGL<br />

4.3 Proposte <strong>di</strong> scenari strategici <strong>di</strong> sviluppo<br />

Il modello <strong>di</strong> network per la gestione delle attività urbane richiede un<br />

network orizzontale e permanente, caratterizzato da un alto grado <strong>di</strong><br />

interazione tra gli attori ed una forte base <strong>di</strong> consenso. Applicando tali<br />

concetti alla realtà del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Conegliano sembrano necessari:<br />

- una figura centrale <strong>di</strong> riferimento per tutte le attività legate al turismo in<br />

grado <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare l’azione e dettarne le <strong>di</strong>rettive;<br />

- rapporti più intensi e <strong>di</strong>retti soprattutto per quanto riguarda l’aspetto<br />

progettuale;<br />

- introduzione della figura del cliente, assente in fase <strong>di</strong> progettazione e<br />

spesso poco coinvolto anche a livello informativo;<br />

- creare una base <strong>di</strong> consenso più forte per le attività intraprese, azione che<br />

passa inevitabilmente per una considerazione del comprensorio nel suo<br />

insieme e non per sottozone o singoli comuni, coinvolgendo non solo gli<br />

attori del network ma anche l’ambiente esterno.<br />

Tenendo conto <strong>di</strong> questi fattori, gli scenari <strong>di</strong> sviluppo che si possono<br />

prospettare sono sostanzialmente riconducibili ai seguenti due:<br />

1 scenario con un nuovo attore (metaorganizer);<br />

2 scenario con una maggiore integrazione degli attori esistenti.<br />

Ve<strong>di</strong>amo ora come si concretizzano queste proposte.<br />

36<br />

PROS<br />

PROV<br />

0,0 0,1 0,1 0,2 0,2 0,3 0,3 0,4<br />

interposizione relativa


Scenario con l’introduzione <strong>di</strong> un nuovo attore<br />

Come è emerso dall’analisi del comprensorio, le numerose proposte volte<br />

allo sviluppo del <strong>di</strong>stretto enoturistico <strong>di</strong> Conegliano <strong>di</strong>mostrano uno<br />

spiccato senso <strong>di</strong> iniziativa ed una significativa vivacità degli attori del<br />

network. Tuttavia il sistema necessita <strong>di</strong> un organo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> tutte<br />

le attività.<br />

In questa prospettiva <strong>di</strong> sviluppo, si vuole introdurre un nuovo<br />

soggetto da collocare al centro del network, con due compiti specifici:<br />

- analisi del mercato e relazioni con il cliente;<br />

- me<strong>di</strong>azione fra gli attori del network.<br />

Si vuole creare in questo modo un soggetto che sostanzialmente coor<strong>di</strong>ni<br />

l’attività relazionale fra i <strong>di</strong>versi no<strong>di</strong> della rete, riducendone le <strong>di</strong>stanze che<br />

fra essi esistono, e che costituisca il canale principale con cui i singoli attori<br />

vengono messi a contatto con i clienti. Si configurerebbe così anche come<br />

riferimento strategico tramite il quale la domanda e l’offerta <strong>di</strong><br />

prodotti/servizi turistici si possono incontrare. Inoltre, con la creazione <strong>di</strong><br />

questo nuovo attore, si <strong>di</strong>sporrebbe <strong>di</strong> un soggetto ”catalizzatore” <strong>di</strong><br />

attenzione e interessi, che porterebbe costantemente i singoli attori a<br />

confrontare le proprie iniziative alla ricerca <strong>di</strong> scenari coerenti <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Tale organo potrebbe avere la forma del consorzio, ma dovrebbe possedere<br />

una qualche altra componente (ad esempio pubblica) che ne garantisca un<br />

finanziamento iniziale e continuo. Di tale consorzio o associazione<br />

dovrebbero far parte tutti gli enti, pubblici e privati, coinvolti nell’attività<br />

enoturistica (comprese società <strong>di</strong> consulenza esperte nell’area della qualità e<br />

certificazione, dell’organizzazione aziendale, dell’attività finanziaria, della<br />

comunicazione, della telematica, della tutela dell’ambiente, dell’engineering,<br />

ecc.) e le cui attività dovrebbero essere raccolte e <strong>di</strong>stribuite dal Consorzio<br />

stesso.<br />

Tra i vari compiti <strong>di</strong> questo centro <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento, fondamentale<br />

risulterebbe il censimento dell’offerta e la possibilità <strong>di</strong> raccogliere dati sulle<br />

presenze e sulle tipologie <strong>di</strong> domanda nella zona <strong>di</strong> nostro interesse,<br />

<strong>di</strong>fficilmente ricavabili dalle raccolte ufficiali.<br />

Importanti dovrebbero essere le attività formative <strong>di</strong> orientamento al servizio<br />

per i titolari ed i collaboratori dove, tra i vari temi, dovrebbero essere trattati<br />

quelli dell’organizzazione, della gestione telematica della domanda e<br />

dell’offerta, del marketing, della gestione finanziaria, delle relazioni<br />

pubbliche, della comunicazione e della psicologia.<br />

Alla semplicità ed all’efficienza <strong>di</strong> questa soluzione, si contrappone la<br />

sostanziale <strong>di</strong>fficoltà e renitenza al cambiamento che il sistema<br />

turistico del <strong>di</strong>stretto manifesta nelle sue trasformazioni. Risulta allora<br />

più cre<strong>di</strong>bile e sostenibile uno scenario che preveda una maggiore<br />

37


pre<strong>di</strong>sposizione alla collaborazione da parte <strong>di</strong> tutti gli attori già<br />

esistenti ed una molteplicità <strong>di</strong> meta-organizer.<br />

Scenario con una maggiore integrazione degli attori esistenti<br />

Questo secondo scenario <strong>di</strong> sviluppo intende presentare il <strong>di</strong>stretto come un<br />

unico grande attore, come ”squadra” formata attraverso la collaborazione tra<br />

tutte le parti in gioco. In questo modo il livello sinergico del sistema<br />

aumenta, perché ciascun attore acquisisce una maggior consapevolezza della<br />

necessità <strong>di</strong> interagire con i rimanenti soggetti.<br />

Il <strong>di</strong>stretto infatti non è composto solo da operatori privati, ma anche da altre<br />

realtà economiche, politiche e sociali il cui appoggio è <strong>di</strong>ventato<br />

fondamentale nel tentativo <strong>di</strong> superare gli in<strong>di</strong>vidualismi. Nei singoli attori<br />

persiste ancora una scarsa operazionalità del concetto <strong>di</strong> ”sistema turistico”:<br />

molto spesso si punta troppo a <strong>di</strong>fferenziare la propria azione non in base a<br />

logiche <strong>di</strong> efficienza ed efficacia <strong>di</strong> sistema, ma adottando piani d’azione in<br />

base al ritorno in termini <strong>di</strong> immagine e <strong>di</strong> prestigio per il singolo che essi<br />

possono offrire.<br />

Lo scenario da noi proposto si basa sulle in<strong>di</strong>cazioni forniteci dagli stessi<br />

attori del network.<br />

Il questionario infatti, come già anticipato, prevedeva le stesse domande<br />

formulate per la situazione realmente esistente anche per una ipotetica rete<br />

<strong>di</strong>strettuale. Abbiamo cioè chiesto a ciascun attore quale dovrebbe essere il<br />

quadro relazionale affinché il <strong>di</strong>stretto possa funzionare in modo efficace ed<br />

efficiente.<br />

L’elaborazione dei dati presentata ripercorre le analisi condotte nello<br />

stu<strong>di</strong>o delle relazioni reali, per meglio poter confrontare le due<br />

situazioni e rivelare gli eventuali gap esistenti.<br />

4.4 Commento sulla situazione ipotizzata<br />

Il network relazionale che gli attori coinvolti nello stu<strong>di</strong>o hanno ipotizzato in<br />

una visione <strong>di</strong> efficienza ed efficacia <strong>di</strong>strettuale, risulta caratterizzato da<br />

elevata densità e si presenta ancor più decentrato che nella situazione reale,<br />

sia a livello informativo che progettuale. L’ulteriore riduzione dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

centralizzazione è in<strong>di</strong>catore del livello <strong>di</strong> efficienza del network<br />

complessivamente considerato e impe<strong>di</strong>sce al sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendere dalle<br />

decisioni <strong>di</strong> uno o pochi attori centrali.<br />

La Provincia ed i Consorzi <strong>di</strong> Tutela si confermano riferimento<br />

fondamentale per gli attori del network, ma l’aspetto più importante che<br />

38


emerge dall’analisi è la rivalutazione della posizione dei comuni e<br />

dell’Unpli.<br />

Risulta infatti determinante il coinvolgimento dal ”basso”, soprattutto per<br />

quanto riguarda gli aspetti progettuali, e non solo del comune ”centrale”,<br />

cioè del comune <strong>di</strong> Conegliano, ma soprattutto dei comuni limitrofi,<br />

fortemente decentralizzati nella situazione reale.<br />

In tal senso ben si integra l’intervento dell’Unpli, coor<strong>di</strong>natore delle singole<br />

Pro Loco, e della Confraternita.<br />

Quest’ultima in particolare risulta, per ovvi motivi relativi alla sua attività<br />

statutaria, relegata ai margini del sistema assieme all’Università,<br />

principalmente a causa della CCIAA e del Consorzio <strong>di</strong> Promozione<br />

Turistica, attori che, proprio per questo, perdono anch’essi in centralità.<br />

Tuttavia, abbiamo visto che nella realtà è proprio soprattutto grazie alla<br />

Confraternita che in modo particolare i comuni, ma non solo essi,<br />

mantengono una certa connettività all’interno del network, e <strong>di</strong> questo è<br />

necessario tener conto in fase <strong>di</strong> implementazione <strong>di</strong> policy <strong>di</strong> sviluppo.<br />

39


UNIVERSITÀ<br />

GIANO<br />

COMUNI<br />

PROVINCIA CONEGLIANO<br />

COLLI<br />

40<br />

PROSECCO<br />

Grafo 3 - Relazioni collaborativo-progettuali (ipo<strong>tesi</strong>)<br />

UNIVERSITÀ<br />

GIANO<br />

COMUNI<br />

PROVINCIA CONEGLIANO<br />

COLLI<br />

PROSECCO<br />

CCIAA<br />

PROM.TUR.<br />

CCIAA<br />

PROM.TUR.<br />

UNPLI<br />

UNPLI<br />

Grafo 4 - Relazioni collaborativo-progettuali significative (ipo<strong>tesi</strong>)


E’ importante riba<strong>di</strong>re il ruolo della Provincia, figura che risulta<br />

importantissima per le possibilità <strong>di</strong> uno sviluppo ancora più efficiente del<br />

network. Essa infatti, oltre ad avere un ruolo rilevante dal lato finanziario,<br />

ricopre una posizione fondamentale anche per la figura istituzionale che essa<br />

rappresenta. Disporre infatti <strong>di</strong> un attore <strong>di</strong> questo tipo che lavora a stretto<br />

contatto con gli altri, può consentire, tra le altre cose, <strong>di</strong> ridurre<br />

notevolmente le <strong>di</strong>fficoltà burocratiche che spesso rallentano il concreto<br />

sviluppo dei progetti. Oltre a questo ruolo, non va <strong>di</strong>menticata l’importanza<br />

che essa ricopre come effettiva fonte <strong>di</strong> progetti per il turismo del<br />

comprensorio, soprattutto ora che le APT sono state assorbite all’interno<br />

degli Assessorati preposti.<br />

In sin<strong>tesi</strong>:<br />

DENSITA’<br />

il network ipotizzato è caratterizzato da elevata densità<br />

RELAZIONI INFORMATIVE RELAZIONI PROGETTUALI<br />

ADIACENZE SIGNIFICATIVE ADIACENZE SIGNIFICATIVE<br />

presenta una buona efficienza strutturale;<br />

ancora più decentrato che nella situazione reale:<br />

0,40<br />

0,35<br />

0,30<br />

0,25<br />

0,20<br />

0,15<br />

0,10<br />

0,05<br />

0,00<br />

0,91<br />

0,80<br />

41<br />

0,96<br />

CONFRONTO TRA INDICI DI CENTRALIZZAZIONE<br />

NIEMINEN SABIDUSSI FREEMAN<br />

informativo-comunicative<br />

collaborativo-progettuali<br />

0,84


Provincia e Consorzi <strong>di</strong> Tutela si confermano riferimento fondamentale;<br />

rivalutazione della posizione dei comuni e dell’Unpli.<br />

prossimità relativa<br />

1,0<br />

0,8<br />

0,6<br />

0,4<br />

0,2<br />

POSIZIONAMENTO STRUTTURALE DI CENTRALITA'<br />

CCIAA<br />

PR.TUR.<br />

PROS<br />

UNIV<br />

GIANO<br />

COLLI<br />

4.5 Considerazioni per lo sviluppo del sistema enoturistico<br />

Nel corso <strong>di</strong> questa esperienza <strong>di</strong> network analysis abbiamo avuto<br />

l’opportunità <strong>di</strong> verificare come sia effettivamente possibile comprendere le<br />

<strong>di</strong>namiche che caratterizzano un sistema interagente <strong>di</strong> soggetti. I limiti del<br />

lavoro da noi svolto sono sicuramente molti, ma le in<strong>di</strong>cazioni che da esso si<br />

ricavano meritano sicuramente qualche riflessione.<br />

Data la vivacità che il <strong>di</strong>stretto manifesta e la molteplicità <strong>di</strong> associazioni in<br />

esso presenti, il primo elemento da sottolineare si riferisce alla necessità <strong>di</strong><br />

organizzare il sistema per compiti/funzioni, onde evitare sovrapposizioni <strong>di</strong><br />

ruoli e <strong>di</strong>spersioni <strong>di</strong> energie.<br />

La struttura del network non è ancora ben consolidata, ma il trend evolutivo<br />

che lo sta coinvolgendo porta evidentemente verso questa <strong>di</strong>rezione. Si tratta<br />

<strong>di</strong> un elemento estremamente positivo, soprattutto se si pensa alla vivacità e<br />

all’innovazione del settore enoturistico ed alle prospettive future per questo<br />

sistema, in quanto <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> soggetti singolarmente<br />

specializzati nello svolgere una particolare mansione e globalmente<br />

coor<strong>di</strong>nati è una scelta organizzativa che, come abbiamo verificato in fase <strong>di</strong><br />

argomentazione teorica, consente <strong>di</strong> raggiungere obiettivi <strong>di</strong> efficienza<br />

globale del network.<br />

42<br />

PROV<br />

CONEGL<br />

UNPLI<br />

COMUNI<br />

0,00 0,02 0,04 0,06 0,08 0,10<br />

interposizione relativa


Come già evidenziato nella proposta <strong>di</strong> scenari <strong>di</strong> sviluppo dei precedenti<br />

paragrafi, sarebbe utile proporre un attore centrale in grado <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare le<br />

relazioni tra tutti i soggetti del <strong>di</strong>stretto, monitorare continuamente il<br />

sistema, proporre e pianificare le azioni <strong>di</strong> marketing territoriale necessarie<br />

allo sviluppo turistico. Poiché sia la situazione esistente che quella proposta<br />

dagli stessi attori non prevedono la centralizzazione del network in un<br />

soggetto che funga da meta-organizer, si rivela utile riprendere la metafora<br />

della rete neurale multilivello per ripartire i ruoli ed organizzare le<br />

inter<strong>di</strong>pendenze:<br />

- Livello delle istituzioni (Comunità Europea, Ministero, Regione,<br />

Provincia): queste istituzioni hanno il compito <strong>di</strong> attivare risorse per<br />

l’innovazione; tali risorse sono prevalentemente finanziarie e si<br />

concretizzano, ad esempio, in finanziamenti alle imprese a fondo<br />

perduto o in conto interessi, defiscalizzazione degli utili reinvestiti in<br />

attività turistiche, stanziamenti per la costruzione <strong>di</strong> infrastrutture.<br />

Inoltre queste istituzioni hanno il compito <strong>di</strong> definire le linee guida per la<br />

gestione della attività turistiche e non, e per la gestione dei rapporti tra i<br />

livelli sottostanti.<br />

- Livello dei no<strong>di</strong> (Consorzio <strong>di</strong> Promozione Turistica, Unpli, Consorzi <strong>di</strong><br />

Pro Loco, Comunità Montane, Gruppi <strong>di</strong> Azione Locale): questi enti<br />

hanno il compito <strong>di</strong> attivare le risorse finanziarie <strong>di</strong>sponibili (ad esempio<br />

incentivando innovazioni tecnologiche o formazione degli addetti <strong>di</strong> vari<br />

settori economici), implementare od avviare processi innovativi in<br />

riferimento allo sviluppo <strong>di</strong> attività per l’innovazione turistica,<br />

commerciale e <strong>di</strong> entertainment. La loro funzione prevalente è <strong>di</strong><br />

integrazione tra risorse, progetti ed attori.<br />

- Livello dei poli (comuni, Consorzi <strong>di</strong> Tutela, Pro Loco, enti non profit,<br />

associazioni consortili, tour operator, cantine sociali, Scuola Enologica,<br />

Alberghiera, ecc.): si tratta <strong>di</strong> organizzazioni che operano su base<br />

territoriale ed hanno il compito <strong>di</strong> trasferire risorse per l’innovazione.<br />

Hanno funzioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione ed implementazione <strong>di</strong> nuove risorse<br />

presso gli utilizzatori <strong>di</strong>retti, oltre all’analisi <strong>di</strong> eventuali problemi le cui<br />

soluzioni andranno opportunamente stu<strong>di</strong>ate ed, eventualmente, rinviate<br />

al livello superiore.<br />

- Livello dei punti (utilizzatori finali dell’attività innovativa): essi possono<br />

essere sia soggetti in<strong>di</strong>viduali che reti <strong>di</strong> soggetti (o reti <strong>di</strong> imprese)<br />

operanti sul territorio e svolgono sia funzioni <strong>di</strong> utenza che <strong>di</strong> fornitura<br />

<strong>di</strong> risorse innovative per attività orientate al mercato. Questo livello è a<br />

<strong>di</strong>retto contatto con il mercato e intrattiene con esso relazioni spesso non<br />

regolamentate.<br />

In tal senso va pensata ed inserita la Strada del Vino quale sistema<br />

interagente <strong>di</strong> servizi.<br />

43


I quattro livelli descritti sono collegati tra loro da un sistema complesso <strong>di</strong><br />

relazioni, come abbiamo visto, con <strong>di</strong>rezione ed intensità <strong>di</strong>verse;<br />

similmente, anche all’interno <strong>di</strong> ogni livello i rapporti tra i <strong>di</strong>versi soggetti<br />

sono regolamentati da un sistema relazionale.<br />

Affinché il sistema relazionale sia efficiente, è necessario creare nuove<br />

alleanze selettive e progettuali fra pubblico e privato, avvantaggiandosi del<br />

ricambio generazionale all’interno soprattutto delle aziende private e con la<br />

creazione e valorizzazione <strong>di</strong> opportuni meta-organizer ai <strong>di</strong>versi livelli della<br />

rete. Questi soggetti hanno il compito <strong>di</strong> pianificare e coor<strong>di</strong>nare le relazioni<br />

tra attori per creare un sistema efficiente ed una immagine turistica<br />

rispondente alla realtà che generi un valore aggiunto da comunicare sia<br />

all’interno che all’esterno del sistema e crei attrattività<br />

Oltre ai vantaggi appena menzionati, questo approccio consente <strong>di</strong><br />

intervenire anche su uno degli aspetti maggiormente deficitari del nostro<br />

sistema turistico oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, e cioè sull’assenza della figura del cliente,<br />

assolutamente non coinvolto nello sviluppo <strong>di</strong> progetti<br />

Relativamente a quest’ultimo aspetto si ha, infatti, che il sistema risulta<br />

ancora troppo poco interattivo nei confronti dei mercati con cui è in contatto.<br />

Si pensi anche solo al fatto che non esiste alcun rapporto, strategicamente<br />

organizzato, con la clientela o, più semplicemente, alle <strong>di</strong>fficoltà da noi<br />

incontrate nell’ottenere le informazioni per la nostra analisi.<br />

Quanto osservato ha notevoli implicazioni non solo in chiave operativa, cioè<br />

nella necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un maggior numero <strong>di</strong> canali attraverso i quali<br />

ottenere informazioni, ma anche in termini <strong>di</strong> risorse umane, ossia nella<br />

formazione <strong>di</strong> una maggiore sensibilità ed interiorizzazione <strong>di</strong> tematiche <strong>di</strong><br />

questo genere.<br />

E’ perciò importante intervenire attraverso la formazione a livello<br />

impren<strong>di</strong>toriale, manageriale e professionale, nel settore del turismo<br />

allargato; ciò è possibile favorendo scambi continui tra scuola e mondo del<br />

lavoro attraverso stage e corsi formativi, sviluppando servizi <strong>di</strong> consulenza<br />

manageriale e dando un supporto tecnico-economico alle piccole e me<strong>di</strong>e<br />

imprese esistenti e, soprattutto, a quelle nascenti.<br />

Un sistema così organizzato a rete consentirebbe <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> canali <strong>di</strong><br />

comunicazione/informazione con cui i singoli attori vengono messi a<br />

contatto con i clienti, e costituirebbe pertanto il riferimento strategico tramite<br />

il quale la domanda e l’offerta <strong>di</strong> prodotti/servizi turistici si incontrano.<br />

L’analisi da noi condotta fornisce un’immagine statica del sistema che si è<br />

voluto analizzare, ma abbiamo cercato <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare la nostra prospettiva in<br />

chiave <strong>di</strong>namico-temporale integrando il questionario con domande relative<br />

ad un ipotetico scenario prospettico.<br />

Questo ci ha posti <strong>di</strong> fronte ad un network con un livello <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento e<br />

<strong>di</strong> evoluzione dalle potenzialità molto elevate. Gli attori sembrano infatti<br />

44


aver intuito la necessità <strong>di</strong> reingegnerizzare il loro ruolo ed i loro compiti per<br />

essere artefici <strong>di</strong> un prodotto effettivamente competitivo.<br />

Finora la <strong>di</strong>namicità e l’evoluzione del sistema è stata stimolata da alcuni<br />

fattori strategici, ma il trend organizzativo attraverso il quale si sta arrivando<br />

ad una configurazione reticolare interattiva, rende estremamente necessaria,<br />

nel breve periodo, l’adozione <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> marketing territoriale che colmi<br />

le lacune del sistema e crei un territorio omogeneo e perfettamente<br />

identificabile.<br />

La struttura organizzativa a rete lungo la Strada del Vino appena proposta<br />

permetterebbe un’efficiente <strong>di</strong>stribuzione dei ruoli nella pianificazione ed<br />

implementazione delle strategie <strong>di</strong> marketing territoriale.<br />

L’adozione e pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> una strategia competitiva che utilizzi i<br />

tra<strong>di</strong>zionali strumenti <strong>di</strong> azione ed analisi strategica del marketing<br />

territoriale, richiede un’accurata valutazione dell’impatto ambientale, in<br />

quanto le azioni pianificate dovranno aumentare il livello <strong>di</strong> qualità<br />

ambientale inteso in senso globale. E proprio nella variabile ambientale<br />

risiede la variabile strategica del marketing territoriale ed è il principale<br />

strumento per la salvaguar<strong>di</strong>a ed il recupero delle tra<strong>di</strong>zioni locali.<br />

Il territorio deve infatti essere considerato come un organismo che compete<br />

con altri organismi e che detiene fattori competitivi <strong>di</strong>fferenziati. La<br />

consapevolezza della propria forza, in riferimento ad alcune variabili<br />

fondamentali, tra cui la qualità complessiva dell’offerta, intesa come insieme<br />

dell’offerta <strong>di</strong> ricettività, trasporti, viabilità, ambiente umano ed ambiente<br />

naturale, costituisce la premessa fondamentale per comunicare<br />

appropriatamente l’immagine del sistema.<br />

Alla luce <strong>di</strong> queste considerazioni, è evidente che una politica <strong>di</strong><br />

semplice promozione non è più sufficiente né adeguata alle nuova<br />

sfide competitive, le quali richiedono invece una visione sistemica<br />

dell’area. Per rispondere ad esse in modo adeguato, è necessario<br />

operare attraverso azioni attive pianificate in un quadro <strong>di</strong> marketing<br />

territoriale. Queste azioni devono essere orientate a:<br />

- attuazione <strong>di</strong> appropriati interventi che potenzino la visibilità e<br />

l’attrattività dell’area, ad esempio, e come si sta già facendo,<br />

sviluppando e rafforzando l’immagine dell’enoturismo e della<br />

Strada del Vino quali elementi <strong>di</strong> richiamo trainanti;<br />

- creazione ed implementazione <strong>di</strong> piani urbanistici e commerciali<br />

che vadano ad incrementare l’attrattività locale attraverso il<br />

miglioramento e l’ampliamento della gamma <strong>di</strong> beni e servizi<br />

offerti;<br />

45


- creazione <strong>di</strong> infrastrutture logistiche che permettano un facile<br />

accesso ed agevole circolazione alle località interne,<br />

particolarmente quelle della fascia collinare;<br />

- programmazione coor<strong>di</strong>nata del calendario delle manifestazioni,<br />

iniziative ed attività <strong>di</strong> carattere turistico-culturale delle <strong>di</strong>verse<br />

aree o comuni, al fine <strong>di</strong> evitare sovrapposizioni e perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

”vuoto”, come previsto nel progetto ”Enoanno” della Confraternita<br />

Colle <strong>di</strong> Giano; tali eventi andrebbero promossi attivamente in<br />

circuiti nazionali o internazionali appropriati per accrescerne la<br />

visibilità;<br />

- far leva sulle imprese industriali ed artigiane e sulla qualità dei<br />

prodotti da queste proposti per sviluppare una rete <strong>di</strong>stributiva <strong>di</strong><br />

offerta turistica locale estesa: il riferimento all’efficienza<br />

economica delle stesse può costituire un ottimo strumento per<br />

veicolare un’immagine <strong>di</strong> qualità dell’offerta turistica e<br />

dell’ospitalità;<br />

- pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> sale congressi e spazi fieristici preposti e<br />

coor<strong>di</strong>nati;<br />

- investimenti nella formazione della pubblica amministrazione,<br />

nell’ottica <strong>di</strong> un’interazione con i soggetti privati per l’attivazione<br />

<strong>di</strong> reti <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> supporto alle Pmi; sviluppo della formazione<br />

professionale e <strong>di</strong> una nuova impren<strong>di</strong>torialità aperta alle<br />

innovazioni;<br />

- sviluppo della ricerca e trasferimento dei risultati agli operatori<br />

promuovendo nuovi rapporti <strong>di</strong> collaborazione fra Università,<br />

Istituti <strong>di</strong> ricerca e aziende agrovitivinicole;<br />

- costruzione <strong>di</strong> infrastrutture informative e comunicative che<br />

facilitino la circolazione veloce e puntuale delle informazioni;<br />

- incentivi alla specializzazione e riqualificazione dell’offerta<br />

turistica, con maggiore e costante formazione degli operatori e<br />

supporto delle associazioni <strong>di</strong> categoria;<br />

- attuazione <strong>di</strong> azioni mirate ad aumentare la qualità offerta<br />

attraverso la costruzione <strong>di</strong> marchi <strong>di</strong> sistema che dovrebbero<br />

essere selettivi e certificati in modo da garantire all’utenza un<br />

livello <strong>di</strong> qualità prefissato;<br />

- incentivi finanziari per il recupero e la conservazione del<br />

patrimonio storico, naturale ed artistico, per la promozione <strong>di</strong><br />

interventi per la <strong>di</strong>fesa del suolo, per la valorizzazione dei<br />

microsistemi vegetazionali, del sistema inse<strong>di</strong>ativo storico e<br />

46


dell’architettura rurale: risorse che, opportunamente valorizzate,<br />

producono valore non solo per i turisti ma anche per i residenti;<br />

- per quanto riguarda l’offerta da parte delle singole aziende, le proposte<br />

seguono fondamentalmente due in<strong>di</strong>cazioni:<br />

è necessario che queste pre<strong>di</strong>spongano lo sviluppo <strong>di</strong> veri e propri<br />

centri attrezzati per l’ospitalità e l’accoglienza (compreso personale<br />

preparato e specializzato nell’accoglienza dell’enoturista), integrati ad<br />

un pacchetto <strong>di</strong> servizi turistici ed agrituristici organizzati in rete;<br />

è auspicabile provvedano a munirsi <strong>di</strong> un ufficio per le pubbliche<br />

relazioni che funga da canale con il pubblico e i me<strong>di</strong>a, con ricadute<br />

positive in termini <strong>di</strong> clientela e <strong>di</strong> promozione;<br />

pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> uffici per le attività produttive anche per i piccoli<br />

comuni (anche in forma aggregata) e adozione <strong>di</strong> Piani Regolatori tipo<br />

quelli delle Città del Vino.<br />

A questo punto, e soprattutto alla luce dei risultati ottenuti nello scenario<br />

ipotizzato, vale la pena soffermarsi sul ruolo dei comuni minori nella<br />

gestione del territorio.<br />

Abbiamo infatti visto come nella realtà ricoprano una posizione marginale e<br />

come invece riservino ampie potenzialità. Nella situazione attualmente<br />

esistente, essi godono <strong>di</strong> scarsa considerazione e cre<strong>di</strong>bilità da parte delle<br />

istituzioni superiori, secondo le quali le piante organiche dei comuni non<br />

sono sufficientemente flessibili e sensibili e non sono dotate <strong>di</strong> uffici<br />

competenti in grado <strong>di</strong> portare avanti progetti uniformi finalizzati allo<br />

sviluppo integrato del territorio. Per questi motivi esse delegano ad altri<br />

consorzi e associazioni la gestione delle risorse, anche finanziarie, a<br />

<strong>di</strong>sposizione, creando così passaggi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione che comportano notevoli<br />

inefficienze a tutto il sistema <strong>di</strong>strettuale.<br />

Viene così a mancare la <strong>di</strong>retta partecipazione ”dal basso”, il livello <strong>di</strong> più<br />

<strong>di</strong>retta conoscenza del territorio, in<strong>di</strong>spensabile per uno sviluppo sostenibile.<br />

Una soluzione a tale problema può risiedere nell’adozione <strong>di</strong> un Piano<br />

Regolatore tipo quello delle Città del Vino, ufficiale atto amministrativo <strong>di</strong><br />

regolamentazione e gestione del territorio, e nella zonazione. Si tratta <strong>di</strong><br />

progetti i quali, con un espresso richiamo allo strumento urbanistico, che<br />

rappresenta la competenza forse più importante attribuita all’Ente comune,<br />

vuole contrassegnare un elemento rafforzativo a favore dell’essere ”città” del<br />

vino, cioè <strong>di</strong> essere un territorio che proprio per questa sua specificità legata<br />

alle produzioni vitivinicole <strong>di</strong> qualità organolettica ed economico-sociale 7 ,<br />

deve caratterizzarsi anche nell’ambito delle scelte <strong>di</strong> programmazione<br />

urbanistica.<br />

7<br />

Sul concetto <strong>di</strong> "qualità economica-sociale" nel settore vitivinicolo si veda il lavoro<br />

<strong>di</strong> G. Cargnello, 1995.<br />

47


Il Piano Regolatore del Vino potrebbe configurarsi come criterio <strong>di</strong> coerenza<br />

ed unificazione delle politiche <strong>di</strong> spesa degli Enti Pubblici. Esso può essere<br />

adottato a livello comunale o sovracomunale, ma comunque esteso a<br />

comprensori vitivinicoli omogenei.<br />

Queste sono proposte d’azione che non possono prescindere, a nostro avviso,<br />

da una riqualificazione delle pubbliche amministrazioni troppo partiticizzate<br />

e burocratizzate, in cui non sempre gli addetti hanno competenze adeguate<br />

per il ruolo svolto; non possono prescindere nemmeno da una visione<br />

in<strong>di</strong>vidualistica della realtà che spesso influenza le scelte degli operatori<br />

privati.<br />

Ciò significa che, per quanto concerne una maggiore apertura del<br />

sistema verso l’ambiente esterno, si potranno avere significativi passi<br />

in avanti solo quando nei ruoli strategici dello scacchiere <strong>di</strong>strettuale<br />

si troveranno soggetti sufficientemente pre<strong>di</strong>sposti al cambiamento ed<br />

alla ricerca <strong>di</strong> un continuo e fondato miglioramento.<br />

48


5 Conclusioni<br />

Il confronto dei due network, quello reale e quello ipotizzato, permette <strong>di</strong><br />

evidenziare le aree deficitarie rispetto alle eccedentarie, e su queste è<br />

necessario intervenire con azioni <strong>di</strong> policy al fine <strong>di</strong> colmare il gap esistente.<br />

Infatti, se è vero che la network analysis si inserisce nella fase <strong>di</strong> costruzione<br />

e gestione della rete <strong>di</strong> attori del contesto <strong>di</strong>strettuale, è anche vero che<br />

questa rete deve farsi promotrice delle azioni volte alla conoscenza del<br />

contesto socio-economico, alla determinazione degli obiettivi da raggiungere<br />

e delle strategie da adottare per pianificare ed implementare uno sviluppo<br />

armonico <strong>di</strong> tutto il comprensorio. Per raggiungere questo risultato, sembra<br />

allora necessario agire secondo <strong>di</strong>rettive che mirino soprattutto ad una più<br />

chiara definizione dei ruoli e a maggior trasparenza negli scambi informativi.<br />

Nel contesto della nostra ricerca, con la partecipazione attiva delle strutture<br />

del territorio stesso, si sono potute verificare le enormi potenzialità, sia in<br />

termini esplicativi che descrittivi, della network analysis. Considerato ciò,<br />

non risulta superfluo affermare che un suo utilizzo, come strumento d’analisi<br />

e monitoraggio relazionale per sistemi organizzativi complessi, risulta<br />

ragionevolmente prospettabile al fine <strong>di</strong> razionalizzare le basi per un<br />

progetto reale e fattivo volto allo sviluppo <strong>di</strong> strategie che ”vendano” il<br />

territorio, e l’enoturismo in particolare, come sistema sinergico <strong>di</strong><br />

componenti economiche, sociali ed esistenziali.<br />

In questo estratto si è concentrata l’attenzione sui risultati ottenuti piuttosto<br />

che sull’approccio teorico. Per eventuali approfon<strong>di</strong>menti si rimanda alla<br />

consultazione della <strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> nella sua integralità.<br />

49


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55


UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE<br />

FACOLTA’ DI ECONOMIA<br />

Corso <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> in Economia Aziendale<br />

Tesi <strong>di</strong> <strong>laurea</strong><br />

L’ IMPATTO PAESAGGISTICO-AMBIENTALE<br />

DELL’AGRICOLTURA VENETA.<br />

UN’ANALISI ECONOMICA NELLA ZONA<br />

DEL QUARTIER DEL PIAVE<br />

Relatore: Laureanda:<br />

Chiar.mo Prof. Francesco Marangon Barbara Berton<br />

_____________________________<br />

ANNO ACCADEMICO 2001-2002<br />

57


INDICE<br />

Introduzione Pag. 61<br />

L’IMPATTO PAESAGGISTICO – AMBIENTALE pag. 63<br />

DELL’AGRICOLTURA VENETA.<br />

Un’analisi economica nella zona del Quartier<br />

del Piave<br />

Conclusioni pag. 95<br />

bibliografia pag. 99<br />

59


INTRODUZIONE<br />

La tutela e la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio rurale<br />

rappresentano, tutt’oggi, argomenti <strong>di</strong> assoluta attualità e interesse. Lo<br />

spazio dato al problema ha assunto proporzioni via via maggiori, soprattutto<br />

in ragione <strong>di</strong> una crescente necessità <strong>di</strong> preservare equilibri ecologici e<br />

naturali troppo spesso trascurati o schiacciati dall’avanzare del progresso. Le<br />

conseguenze <strong>di</strong>sastrose che possono derivare da un’espansione senza freni <strong>di</strong><br />

un’attività umana mossa da finalità puramente lucrative, hanno,<br />

fortunatamente, fatto emergere, nell’opinione pubblica, la necessità <strong>di</strong><br />

promuovere iniziative sempre maggiori a favore dell’ambiente. E questo<br />

nell’interesse della stessa razza umana, per la quale si potrebbero presentare,<br />

in un futuro non particolarmente lontano, problemi <strong>di</strong> sicurezza, se non<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> sopravvivenza. La conservazione dell’ambiente e degli spazi<br />

naturali, infatti, oltre a garantire il mantenimento delle caratteristiche<br />

paesaggistiche <strong>di</strong> un luogo, offre la possibilità <strong>di</strong> tenere vivo il tessuto<br />

sociale, storico e culturale dei popoli.<br />

L’interesse a favorire la tutela del paesaggio risponde, inoltre, ad esigenze,<br />

sempre più sentite, <strong>di</strong> usufruire degli spazi naturali per scopi ricreativi e <strong>di</strong><br />

svago. La vita frenetica della città, <strong>di</strong>ventata ormai comune alla maggior<br />

parte delle persone, ha comportato l’emergere <strong>di</strong> una volontà <strong>di</strong> evasione e <strong>di</strong><br />

fuga, che si traduce nel desiderio <strong>di</strong> poter accedere a territori in cui<br />

l’urbanizzazione e l’industrializzazione non abbiano ancora raggiunto livelli<br />

tali da intaccare l’equilibrio paesaggistico degli stessi.<br />

La crescente domanda del bene “paesaggio” richiede, da un lato, la<br />

pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> iniziative che consentano un accesso<br />

controllato agli spazi naturali a chi ne fa richiesta, ma, dall’altro, la<br />

valorizzazione delle attività che contribuiscono al mantenimento e al<br />

miglioramento delle bellezze naturali. Il settore agricolo risponde appieno a<br />

quest’ultima esigenza. Infatti, oltre a svolgere la tra<strong>di</strong>zionale funzione<br />

produttiva, è in grado <strong>di</strong> offrire alla collettività prodotti e/o servizi <strong>di</strong><br />

carattere ambientale e turistico. In tal senso, nasce l’esigenza <strong>di</strong> sostenere il<br />

settore me<strong>di</strong>ante interventi finalizzati proprio alla valorizzazione del ruolo<br />

multifunzionale che attualmente gli è riconosciuto. La stessa analisi delle<br />

politiche agricole sviluppa<strong>tesi</strong> all’interno della comunità europea porta alla<br />

luce una situazione in cui il ruolo multifunzionale dell’agricoltura ha trovato<br />

riconoscimenti sempre maggiori: le proposte <strong>di</strong> Agenda 2000 e il successivo<br />

Regolamento n°. 1257/99 sono il risultato <strong>di</strong> un lungo percorso, che trova la<br />

sua realizzazione in ambito nazionale e, soprattutto, regionale nella<br />

pre<strong>di</strong>sposizione dei Piani <strong>di</strong> Sviluppo Rurale. È importante valutare<br />

attentamente come viene <strong>di</strong>sciplinato, a livello istituzionale, il ruolo<br />

dell’agricoltura quale settore multifunzionale, sia per quanto riguarda gli<br />

61


aspetti quadro delineati a livello comunitario, sia per quanto riguarda gli<br />

aspetti concreti e dettagliati definiti in ambito regionale; la zona <strong>di</strong><br />

riferimento oggetto dell’analisi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, il Quartier del Piave, è<br />

storicamente conosciuta, infatti, per una forte caratterizzazione agricola delle<br />

sue attività economiche, nonché per la presenza, al suo interno, <strong>di</strong> qualità<br />

paesaggistiche molto particolari degne <strong>di</strong> attenzione e <strong>di</strong> tutela.<br />

Viste le premesse riportate quello che più interessa capire può essere<br />

riassunto in due domande: è possibile raggiungere un equilibriocompromesso<br />

fra le esigenze produttive <strong>di</strong> un’azienda agricola, da tradursi in<br />

un risultato economico positivo, e le esigenze <strong>di</strong> tutela e valorizzazione del<br />

valore estetico del contesto paesaggistico?<br />

Il lavoro presentato rappresenta un timido ed umile tentativo <strong>di</strong> dare delle<br />

risposte il più possibile concrete ed esaurienti alle domanda posta; in<br />

particolare, l’attenzione si concentra sulla presentazione e l’utilizzo <strong>di</strong> un<br />

metodo d’analisi, cosiddetto “a molti-obiettivi”, inteso come possibile<br />

supporto alla programmazione <strong>di</strong> un’attività economica in cui l’impren<strong>di</strong>tore<br />

mira al raggiungimento congiunto <strong>di</strong> più obiettivi, tra loro conflittuali. Gli<br />

obiettivi considerati dal metodo qui introdotto sono due, in linea con quanto<br />

riportato fin’ora: la massimizzazione del risultato economico da un lato, la<br />

massimizzazione del valore paesaggistico del luogo sul quale si realizza<br />

l’attività agricola dell’altro.<br />

I risultati ottenuti me<strong>di</strong>ante l’applicazione della metodologia così descritta ai<br />

casi aziendali analizzati, forniscono utili informazioni per un’ipotetica<br />

pianificazione dell’attività aziendale così intesa. Infatti, se da un lato,<br />

l’analisi “a molti-obiettivi” può essere impiegata quale base <strong>di</strong> supporto alle<br />

decisioni aziendali relative alla progettazione dell’attività agricola, dall’altro<br />

essa consente <strong>di</strong> pervenire all’in<strong>di</strong>viduazione dei costi connessi allo sviluppo<br />

<strong>di</strong> tale attività e, in questo senso, dare utili in<strong>di</strong>cazioni per una rivisitazione<br />

delle politiche agricole. Ecco allora che il metodo descritto può essere<br />

utilizzato anche quale base d’appoggio per una nuova evoluzione in materia<br />

<strong>di</strong> politiche agro-ambientale, che fon<strong>di</strong>no i loro principi ispiratori proprio<br />

nella volontà <strong>di</strong> sostenere l’agricoltura come settore in grado <strong>di</strong> produrre<br />

effetti positivi sulle risorse naturali.<br />

62


L’IMPATTO PAESAGGISTICO-AMBIENTALE<br />

DELL’AGRICOLTURA VENETA. UN’ANALISI<br />

ECONOMICA NELLA ZONA DEL QUARTIER DEL<br />

PIAVE<br />

Preservare la tipologia paesaggistica <strong>di</strong> un luogo è <strong>di</strong>ventato obiettivo<br />

principale delle decisioni politiche europee e, più in generale, ha alimentato la<br />

formazione <strong>di</strong> una nuova cultura del territorio. I contenuti <strong>di</strong> questa nuova<br />

linea <strong>di</strong> pensiero non fanno riferimento soltanto alla volontà <strong>di</strong> conservare le<br />

conoscenze, le tra<strong>di</strong>zioni e il paesaggio del luogo ma anche ad una necessità<br />

economica.<br />

Tutelare un territorio da un punto <strong>di</strong> vista economico consente <strong>di</strong> rispondere,<br />

da un lato, alla crescente domanda <strong>di</strong> spazi naturali per scopi ricreativi e <strong>di</strong><br />

svago, dall’altro, <strong>di</strong> mantenere la specificità e l’originalità dello stesso.<br />

L’agricoltura, all’interno <strong>di</strong> questa visione, può ricoprire la funzione <strong>di</strong> settore<br />

al servizio degli interessi collettivi e rispondere alla crescente domanda <strong>di</strong><br />

prodotti naturalistici e ambientali. Agli agricoltori si potrebbero richiedere la<br />

tutela del territorio, la cura del paesaggio, la valorizzazione dell’ambiente, il<br />

mantenimento della bio<strong>di</strong>versità, il presi<strong>di</strong>o degli equilibri idrogeologici, ecc.<br />

Inoltre, essi potrebbero a garantire servizi non agricoli come la cura del bosco<br />

e del verde urbano, la manutenzione delle strade e dei sentieri, ecc. Per<br />

raggiungere tali risultati occorre però che la collettività si faccia carico<br />

esplicitamente della copertura dei costi attraverso un nuovo patto, alla cui base<br />

c’ è il riconoscimento del ruolo sociale dell’agricoltura nella salvaguar<strong>di</strong>a<br />

degli interessi collettivi.<br />

La Comunità Europea, nel corso degli anni, si è mossa in questa <strong>di</strong>rezione<br />

emanando una serie <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti volti a favorire lo sviluppo <strong>di</strong><br />

un’agricoltura multifunzionale e a consentire il perseguimento <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong><br />

tutela paesaggistica-ambientale. I risultati più significativi ottenuti in materia<br />

sono contenuti nel documento quadro “Agenda 2000”, emanato nel 1997, e<br />

nel successivo Regolamento n°. 1257/99 11 , che ne rappresenta la normativa<br />

principale <strong>di</strong> attuazione. Tali documenti possono essere considerati quali punti<br />

<strong>di</strong> arrivo <strong>di</strong> un lungo percorso <strong>di</strong> riflessione sul ruolo dell’agricoltura, nonché<br />

punti <strong>di</strong> partenza per nuovi approfon<strong>di</strong>menti e sviluppi nella considerazione<br />

dello stesso.<br />

Le riforme contenute rispondono, in particolare, a una serie <strong>di</strong> esigenze più<br />

volte riba<strong>di</strong>te e profondamente sentite in tutta Europa, quali:<br />

11 Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea (GUCE) del 26/06/99.<br />

63


• una maggiore attenzione alle pari opportunità e una migliore qualità della<br />

vita in aree e regioni sfavorite;<br />

• la necessità <strong>di</strong> preservare un ambiente sempre più colpito da fenomeni <strong>di</strong><br />

degrado e abbandono;<br />

• la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un’ampia gamma <strong>di</strong> generi alimentari <strong>di</strong> alta qualità che<br />

possano essere consumati senza rischi e prodotti a prezzi competitivi,<br />

garantendo al tempo stesso red<strong>di</strong>ti ragionevoli agli agricoltori;<br />

• una gestione responsabile ed efficiente delle finanze dell’Unione.<br />

Per quanto riguarda la programmazione delle misure finalizzate allo sviluppo<br />

rurale è previsto il coinvolgimento delle istituzioni locali, prime fra tutte le<br />

Regioni. Tutte le misure <strong>di</strong> sostegno da applicare in una determinata zona<br />

devono essere comprese in un unico Piano <strong>di</strong> sviluppo rurale (PSR), così da<br />

consentire la maggior semplificazione possibile del sistema. La formulazione e<br />

la gestione dei programmi vengono, in questo modo, decentrate a livello<br />

geografico così da cogliere, nell’ambito dello stesso Paese e della stessa<br />

Regione, sistemi territoriali <strong>di</strong>versi in base alle caratteristiche agricole e rurali<br />

presentate. In particolare, il PSR si impone il perseguimento <strong>di</strong> tre or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

obiettivi:<br />

a) l’incremento della competitività delle imprese sui mercati;<br />

b) lo sviluppo dell’agricoltura multifunzionale e della <strong>di</strong>versificazione delle<br />

attività rurali;<br />

c) il potenziamento e lo sviluppo delle iniziative agro-ambientali per<br />

garantire un’equilibrata gestione del territorio e delle risorse naturali.<br />

Tutte le misure previste dal PSR per la Regione Veneto sono state sviluppate<br />

con la volontà precisa <strong>di</strong> perseguire i tre obiettivi sopra menzionati; in<br />

particolare, risulta che il 29% della spesa pubblica e circa il 36% dei contributi<br />

UE sono destinati alle misure “agro-ambientali” quali, ad esempio, il sostegno<br />

dei sistemi <strong>di</strong> produzione a basso impatto e la tutela della qualità, la<br />

conservazione delle risorse, il mantenimento della bio<strong>di</strong>versità, la cura e la<br />

conservazione del paesaggio agrario.<br />

All’interno della Regione Veneto, la zona del Quartier del Piave QdP,<br />

oggetto del presente stu<strong>di</strong>o, manifesta una realtà piuttosto variegata, tanto da<br />

poter essere correttamente classificata come un sistema misto <strong>di</strong> pianura e<br />

collina inserito in aree ad industrializzazione <strong>di</strong>ffusa.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista industriale e artigianale nella zona è in<strong>di</strong>viduabile un<br />

modello <strong>di</strong> sviluppo caratteristico regionale, chiamato “modello veneto”,<br />

basato su un sistema <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e imprese, spesso esportatrici, in un<br />

contesto inse<strong>di</strong>ativi densamente urbanizzato e infrastrutturato. Rientra in<br />

questo modello il <strong>di</strong>stretto del mobile industriale proprio del QdP, che si<br />

64


estende fino ai confini col Friuli Venezia Giulia e in cui esiste una vera e<br />

propria integrazione verticale, che ha dato luogo a una filiera produttiva<br />

estremamente efficiente. A questo modello <strong>di</strong> sviluppo è attribuito, da un<br />

lato, il relativo successo del sistema economico regionale, dall’altro<br />

l’aggravarsi del <strong>di</strong>vario tra zone sviluppate e zone a ritardo <strong>di</strong> sviluppo<br />

(bassa pianura e aree montane e collinari). L’attività agricola, pur in misura<br />

notevolmente minore rispetto al passato, continua ad esercitare un forte<br />

ruolo caratterizzante il QdP; anche se attualmente l’agricoltura rappresenta<br />

ormai solo il 10% del red<strong>di</strong>to regionale e assorbe poco più del 4% degli<br />

occupati, la tra<strong>di</strong>zione e la mentalità conta<strong>di</strong>na veneta continuano a<br />

sopravvivere e a influenzare i comportamenti politici e sociali della<br />

popolazione. Per spiegare questo fatto dalle ra<strong>di</strong>ci millenarie basti<br />

accennare al ruolo svolto dall’attività vitivinicola nel Veneto e, <strong>di</strong><br />

conseguenza, nel QdP: la maggior parte delle aziende con colture<br />

permanenti pratica la coltivazione della vite, in linea con il trend più<br />

generale relativo alla zona del Nord-Est; rispetto al dato nazionale, il<br />

Veneto rileva una percentuale <strong>di</strong> aziende con vite più che doppia. Questi<br />

dati sottolineano la tipicità della coltura nella regione, <strong>di</strong>ventata parte<br />

integrante degli aspetti non solo economici, ma anche paesaggistici e<br />

sociali, della stessa.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista ambientale queste zone presentano notevoli problemi,<br />

connessi, soprattutto, al progressivo incremento dell’industrializzazione e<br />

degli inse<strong>di</strong>amenti, ma anche all’elevata presenza degli allevamenti. Infatti, il<br />

carico inquinante che ne deriva va a contaminare le risorse idriche <strong>di</strong> cui il<br />

suolo è molto ricco; questo rischio è tanto maggiore data la configurazione<br />

fisica del terreno, che presenta dei substrati piuttosto ghiaiosi e falde acquifere<br />

superficiali, tali da facilitare il deflusso dei reflui. A partire da queste<br />

caratteristiche, comuni a tutto il territorio del QdP, è possibile isolare, al suo<br />

interno, quattro tipologie <strong>di</strong> paesaggio, denominate “unità <strong>di</strong> paesaggio”,<br />

ognuna dotata <strong>di</strong> proprie caratteristiche dal punto <strong>di</strong> vista della genesi, della<br />

geolitologia, della morfologia, dell’idrologia e, <strong>di</strong> conseguenza, del paesaggio<br />

agrario:<br />

• Grave del Piave: modellate dalla parziale erosione dell’antico percorso<br />

del Piave, sono costituite dalle alluvioni più recenti del fiume, con sabbie,<br />

ghiaie e limi <strong>di</strong>sposti caoticamente dalla corrente. Parzialmente incolte,<br />

erano state storicamente destinate ad ospitare prati in parte irrigati, almeno<br />

per la parte bonificata, essendo per il resto destinate a pascolo.<br />

Attualmente sono caratterizzate, soprattutto, da monocoltura mai<strong>di</strong>cola,<br />

estesa fino al greto.<br />

• Piane <strong>di</strong> Moriago e Sernaglia: forma<strong>tesi</strong> sugli accumuli alluvionali <strong>di</strong><br />

Piave e Soligo, degradano leggermente verso valle e verso la parte centrale<br />

65


del QdP. Di natura prevalentemente ghiaiosa e permeabile, sono ricoperte<br />

da un sottile strato <strong>di</strong> terreno rosso e risultano prive <strong>di</strong> idrografia<br />

superficiale. Da un punto <strong>di</strong> vista agrario sono destinate quasi<br />

esclusivamente a seminativo.<br />

• Palù del QdP: vasta zona <strong>di</strong> natura limoso-argillosa, situata al centro del<br />

QdP, formatasi in fase alluvionale con i fini riporti trasportati dai torrenti<br />

provenienti dai rilievi a nord, degrada nelle due depressioni, sui lati<br />

meri<strong>di</strong>onale e orientale dove convoglia la totalità dell’idrografia del QdP,<br />

con l’unica eccezione del torrente Pateàn. Il paesaggio agrario e la<br />

classica destinazione d’uso <strong>di</strong> quest’area sono rappresentati dai prati<br />

arborati, intercalati e separati da un’apposita ragnatela <strong>di</strong> canali, per lo<br />

scolo e il controllo delle acque.<br />

• Pedemontana <strong>trevigiana</strong>: Il paesaggio agrario, in quest’area, è<br />

dominato da estese coltivazioni <strong>di</strong> vite, il cui prodotto, l’uva, è<br />

impiegato per la produzione del Prosecco, un vino il cui livello<br />

qualitativo sta conoscendo un progressivo aumento e riconoscimento,<br />

sia in ambito nazionale sia internazionale. La viticoltura è <strong>di</strong> gran lunga<br />

la coltura tipica della zona e, nel corso del tempo ha preso piede anche<br />

nella pianura sottostante, benché la qualità del vino collinare sia<br />

riconosciuta come la migliore. Ciò non toglie che il vigneto fa ormai<br />

parte del paesaggio rurale della zona, così come dell’intera regione<br />

Veneto: ogni lembo <strong>di</strong> terra sottratto al bosco è stato destinato alla vite<br />

tanto da offrire ad un ipotetico visitatore una panoramica unica nel suo<br />

genere. In tal senso, il vigneto appare importante per il luogo anche in<br />

relazione alle sue capacità <strong>di</strong> dare impulso al settore turistico,<br />

valorizzando le risorse paesaggistiche del luogo e sfruttando lo<br />

spessore culturale datogli dalle popolazioni locali. Non sembra priva <strong>di</strong><br />

fondamenti, pertanto, l’affermazione secondo cui il vigneto può essere<br />

considerato un vero e proprio collante socio-economico-culturale.<br />

Da queste considerazioni emerge il fatto che le politiche agricole dovrebbero<br />

muoversi, per queste zone, lungo due <strong>di</strong>rezioni: da un lato la necessità <strong>di</strong><br />

sostenere la competitività delle produzioni me<strong>di</strong>ante il sostegno dei prezzi,<br />

dall’altro la necessità <strong>di</strong> salvaguardare gli spazi naturali attraverso interventi<br />

che pongano le caratteristiche ambientali come vincoli da rispettare (Regione<br />

Veneto, 2001). A tale scopo il presente lavoro prosegue nella presentazione <strong>di</strong><br />

un metodo <strong>di</strong> analisi che potrebbe essere utilmente implementato, come<br />

sistema <strong>di</strong> programmazione matematica per la gestione dell’attività, all’interno<br />

<strong>di</strong> un’azienda la cui funzione obiettivo è costituita da un insieme <strong>di</strong> finalità<br />

<strong>di</strong>verse e sottoposte ad una serie <strong>di</strong> vincoli: da un lato la massimizzazione del<br />

risultato economico e, dall’altro il raggiungimento <strong>di</strong> un livello predeterminato<br />

<strong>di</strong> qualità paesaggistica. Un ulteriore vantaggio dell’approccio qui presentato<br />

66


è, inoltre, quello <strong>di</strong> poter offrire utili in<strong>di</strong>cazioni circa i costi che le aziende<br />

sono chiamate a sostenere, in termini <strong>di</strong> mancati red<strong>di</strong>ti qualora si decidesse <strong>di</strong><br />

seguire un simile percorso; infatti, l’imposizione <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong>versi da quello<br />

tra<strong>di</strong>zionale della massimizzazione del risultato economico, induce l’azienda<br />

ad impegnare parte delle risorse a sua <strong>di</strong>sposizione verso un’attività, la<br />

protezione e valorizzazione del valore estetico del paesaggio, che non dà un<br />

riscontro economico. L’obiettivo dell’intervento pubblico dovrebbe, in tal<br />

senso, mirare alla copertura <strong>di</strong> questi costi e stimolare gli impren<strong>di</strong>tori agricoli<br />

alla produzione <strong>di</strong> servizi ambientali.<br />

L’applicazione del modello <strong>di</strong> analisi “a molti-obiettivi” si basa, innanzi<br />

tutto, sulla considerazione <strong>di</strong> due <strong>di</strong>fferenti tipologie <strong>di</strong> dati: da un lato le<br />

informazioni relative alle aziende analizzate quali la localizzazione, la<br />

forma <strong>di</strong> conduzione e il titolo dell’impren<strong>di</strong>tore, la superficie totale e la<br />

Superficie Agricola Utilizzata (SAU), ecc., raccolte me<strong>di</strong>ante l’impiego <strong>di</strong><br />

particolari moduli e necessarie per la redazione del bilancio d’esercizio;<br />

dall’altro i dati relativi al valore paesaggistico da inserire nel modello <strong>di</strong><br />

programmazione aziendale, misurati sulla base del gra<strong>di</strong>mento estetico<br />

attribuito da un campione <strong>di</strong> soggetti a vari elementi caratterizzanti un<br />

paesaggio rurale (corsi d’acqua, bosco, prati, alberi sparsi gli elementi più<br />

gra<strong>di</strong>ti; fabbriche, tralicci dell’alta tensione, strade <strong>di</strong> grande percorrenza,<br />

zone incolte i più sgra<strong>di</strong>ti). In tal modo, è possibile attribuire un valore<br />

economico al paesaggio, pur essendo un bene appartenete alla categoria dei<br />

cosiddetti beni “senza prezzo”, poiché non esiste uno specifico mercato per<br />

lo stesso all’interno del quale poterlo scambiare. Tuttavia può essere<br />

attribuito al bene paesaggio un valore economico semplicemente per il<br />

fatto che i consumatori possono rilevare una certa utilità nella sua<br />

fruizione.<br />

La scelta delle aziende oggetto dello stu<strong>di</strong>o si è svolta sulla base <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti<br />

motivi. Innanzi tutto, si è cercato <strong>di</strong> identificare delle realtà aziendali che<br />

rispecchiassero gli aspetti tipici dell’azienda agricola del QdP quali, ad<br />

esempio, le <strong>di</strong>mensioni e gli orientamenti produttivi; nello stesso tempo, lo<br />

stu<strong>di</strong>o ha voluto basarsi su più <strong>di</strong> un’azienda allo scopo <strong>di</strong> catturare aspetti<br />

<strong>di</strong>versi relativi alla medesima realtà; le prime due aziende, ad esempio, pur<br />

presentando lo stesso or<strong>di</strong>namento colturale si <strong>di</strong>fferenziano profondamente<br />

per quanto riguarda le <strong>di</strong>mensioni: la prima include tutti i canoni caratteristici<br />

della piccola impresa a conduzione familiare; la seconda è caratterizzata da<br />

maggiori <strong>di</strong>mensioni e maggiore meccanizzazione dei processi produttivi,<br />

nonché dall’impiego <strong>di</strong> salariati e non solo lavoro familiare. Seguendo la<br />

medesima logica si è scelto, infine, <strong>di</strong> analizzare una terza azienda<br />

caratterizzata da <strong>di</strong>fferenziazione produttiva: accanto all’immancabile<br />

viticoltura, si rileva la pratica dell’allevamento e delle attività ad esso<br />

connesso come la maiscoltura e la destinazione <strong>di</strong> parte del terreno a foraggio.<br />

67


Infine, le aziende sono state selezionate anche in base ad una certa facilità nel<br />

reperimento dei dati. In questo modo si è cercato <strong>di</strong> dare spazio alle molteplici<br />

realtà riscontrabili all’interno della zona e valutare il <strong>di</strong>verso impatto <strong>di</strong><br />

ognuna sul paesaggio, nonché il loro contributo alla valorizzazione del<br />

medesimo.<br />

Nell’elaborazione del modello si ipotizza, all’interno dell’azienda, la<br />

contemporanea presenza <strong>di</strong> due obiettivi, tra loro conflittuali, da ottimizzare: il<br />

Red<strong>di</strong>to Lordo aziendale <strong>di</strong> breve periodo RL (Produzione Lorda Ven<strong>di</strong>bile<br />

PLV meno costi specifici e costi relativi alle prestazione fornite da un<br />

eventuale contoterzista) e il valore del paesaggio rurale VP. L’ottimizzazione<br />

degli stessi è subor<strong>di</strong>nata al rispetto <strong>di</strong> alcuni vincoli, quali <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

superficie, il fattore produttivo lavoro impiegato mensilmente per ciascuna<br />

coltura, la superficie massima da destinare, rispettivamente, a siepi e ad alberi<br />

sparsi.<br />

La conflittualità dei due obiettivi considerati è rilevabile dal fatto che,<br />

ottimizzandoli separatamente, si ottengono i massimi risultati per l’uno<br />

soltanto riducendo al minimo i risultati dell’altro. In questo modo, tuttavia, è<br />

possibile identificare i valori at<strong>tesi</strong> dei due obiettivi REDDITO LORDO e<br />

VALORE PAESAGGIO da inserire nelle modello <strong>di</strong> analisi in qualità <strong>di</strong><br />

target, ossia <strong>di</strong> finalità cui l’azienda, con la sua attività, dovrebbe mirare.<br />

Dall’applicazione del modello emergono dei risultati che sottolineano come, in<br />

tutti e tre i casi aziendali esaminati, attribuendo la stessa importanza ai due<br />

obiettivi, si prospettano soluzioni molto vicine a quelle raggiunte nei modelli<br />

<strong>di</strong> programmazione monocriteriali, caratterizzati da un unico obiettivo finale.<br />

L’obiettivo paesaggistico, infatti, tende ad essere favorito, a scapito <strong>di</strong> quello<br />

economico, ma quest’ultimo non rileva valori eccessivamente ri<strong>di</strong>mensionati.<br />

Ciò non deve, però, portare alla conclusione affrettata che tutte e tre le aziende<br />

abbiano conseguito lo stesso risultato. Infatti, ogni caso aziendale esaminato<br />

ha messo in luce situazioni tra loro completamente <strong>di</strong>verse.<br />

Nell’AZIENDA 1 è emersa una non conflittualità dei due obiettivi, essendo<br />

possibile un contemporaneo incremento dell’uno e dell’altro, scegliendo una<br />

delle soluzioni ipotetiche desunte dal modello <strong>di</strong> analisi. Tale conflittualità è<br />

pienamente rispettata, invece, valutando le soluzioni efficienti e il possibile<br />

passaggio dall’una all’altra.<br />

Nell’AZIENDA 2 e nell’AZIENDA 3, il concetto <strong>di</strong> conflittualità si nota<br />

maggiormente valutando il trade-off esistente fra i due obiettivi: se<br />

l’agricoltore decide <strong>di</strong> migliorare la propria red<strong>di</strong>tività è costretto,<br />

necessariamente, ad accettare un peggioramento delle caratteristiche<br />

paesaggistiche dei suoi terreni; ovviamente, la stessa cosa succede qualora<br />

volesse migliorare l’obiettivo ambientale. Nonostante l’affinità appena<br />

presentata, le due aziende in questione si <strong>di</strong>fferenziano ulteriormente se si<br />

guarda ai risultati conseguiti dalla massimizzazione congiunta degli obiettivi<br />

68


con ponderazione unitaria degli stessi. Infatti, mentre per l’AZIENDA 2 ciò<br />

corrisponde alla soluzione prospettata dal modello <strong>di</strong> massimizzazione del solo<br />

paesaggio, per l’AZIENDA 3, invece, viene prospettata una vera e propria<br />

soluzione <strong>di</strong> compromesso con una leggera contrazione del red<strong>di</strong>to e un<br />

incremento del valore del paesaggio.<br />

Un altro aspetto che emerge dall’analisi effettuata è rappresentato dal ruolo del<br />

vigneto nella tutela e nella valorizzazione del paesaggio. Infatti, in tutte le<br />

aziende esaminate è palese il contributo paesaggistico-ambientale positivo che<br />

il vigneto è in grado <strong>di</strong> apportare a un terreno, oltre all’alto contributo in<br />

termini red<strong>di</strong>tuali che offre. I piani aziendali delineati dal modello <strong>di</strong> analisi<br />

supportano l’idea che, qualora si tratti <strong>di</strong> massimizzare il valore del paesaggio,<br />

una quota rilevante <strong>di</strong> superficie <strong>di</strong>sponibile debba essere destinata alla vite.<br />

Di seguito vengono riportati dati <strong>di</strong> partenza e risultati conseguiti<br />

nell’applicazione del modello all’interno dell’AZIENDA 3, caratterizzata da<br />

<strong>di</strong>fferenziazione produttiva e, quin<strong>di</strong>, da maggiore eterogeneità anche nelle<br />

soluzione prospettate dal modello <strong>di</strong> ottimizzazione congiunta degli obiettivi.<br />

L’AZIENDA 3 è situata nel comune <strong>di</strong> Farra <strong>di</strong> Soligo, in località Col San<br />

Martino. Si tratta <strong>di</strong> un’azienda a conduzione familiare, che impiega<br />

stabilmente nel corso dell’anno quattro componenti della famiglia: ognuno <strong>di</strong><br />

loro presta il proprio lavoro in azienda per 1.500 ore all’anno, pari ad un totale<br />

<strong>di</strong> 6.000 ore; non sono presenti, invece, lavoratori salariati.<br />

La superficie totale è pari a 24,7 ettari, <strong>di</strong> cui 5,2 in affitto. Il livello <strong>di</strong><br />

frammentazione dei terreni è molto elevato: il corpo fon<strong>di</strong>ario più grande si<br />

estende per una superficie <strong>di</strong> 1,8 ettari ed è destinato alla coltivazione del<br />

mais. La restante superficie è composta da appezzamenti <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni<br />

sparsi nei territori dei comuni <strong>di</strong> Farra <strong>di</strong> Soligo, Vidor, Sernaglia e Moriago<br />

della Battaglia. La SAU è pari a 22,7 ettari ed è destinata, in parte, alla<br />

coltivazione del mais (10,2 ettari), in parte a vigneto (8,7 ettari); i restanti 3,8<br />

ettari sono a<strong>di</strong>biti a prato permanente. Si rileva, infine, la presenza <strong>di</strong> bosco e<br />

tare improduttive, che coprono, rispettivamente, una superficie <strong>di</strong> 0,5 e 1,5<br />

ettari.<br />

L’AZIENDA 3 si <strong>di</strong>stingue rispetto alle precedenti aziende analizzate per la<br />

presenza, al suo interno, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione produttiva. L’or<strong>di</strong>namento<br />

produttivo principale è rappresentato dalla maiscoltura, che occupa il 45%<br />

della superficie coltivata; i terreni destinati al mais si trovano tutti in pianura,<br />

nella zona che degrada dolcemente dalla Pedemontana <strong>trevigiana</strong> verso le<br />

Grave del Piave. Il 38,3% della SAU è, invece, destinato alla viticoltura; i<br />

vigneti sono collocati, per la maggior parte, in collina mentre una piccola parte<br />

è situata in pianura. La superficie destinata a prato viene utilizzata, totalmente,<br />

per la produzione <strong>di</strong> foraggio destinato ai capi <strong>di</strong> bestiame presenti in azienda.<br />

Essa, infatti, possiede anche una stalla a<strong>di</strong>bita all’allevamento bovino;<br />

l’inventario finale dell’anno 2001 rilevava, al suo interno, la presenza <strong>di</strong> 58<br />

69


capi, tra cui 20 vacche da latte, 10 giovenche e 28 vitelli (13 con meno <strong>di</strong> un<br />

anno e 15 con un’età compresa tra 1 e 2 anni). L’allevamento non prevede la<br />

produzione <strong>di</strong> carne, ma solo <strong>di</strong> latte, destinato interamente alla ven<strong>di</strong>ta;<br />

nell’annata 2001 la quantità <strong>di</strong> latte prodotta è stata <strong>di</strong> 1.800 quintali, i ricavi<br />

conseguiti alla ven<strong>di</strong>ta 70.200 €. Nel corso dell’anno , inoltre, si registra la<br />

ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> 12 vitellini da allevamento con meno <strong>di</strong> un anno, nati in azienda, e<br />

<strong>di</strong> 5 vacche da latte, con un ricavo complessivo pari a 3.820 €.<br />

Attualmente il valore <strong>di</strong> mercato dei terreni destinati a mais si aggira intorno ai<br />

51.650 € ad ettaro, quello dei vigneti, invece, raggiunge un valore <strong>di</strong> circa<br />

129.110 € ad ettaro; il prato, infine, presenta un valore a prezzi correnti pari a<br />

circa 23.240 € ad ettaro. Il capitale bovino, al 31.12.2001, registrava un valore<br />

complessivo <strong>di</strong> circa 57.380 €, con un valore me<strong>di</strong>o per capo <strong>di</strong> 990 €.<br />

Parte dei terreni coltivati a mais, 8,1 ettari, è servita da un impianto irriguo<br />

mobile che viene utilizzato per sopperire alla mancanza <strong>di</strong> risorse idriche<br />

connesse ad eventuali perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità durante i mesi estivi.<br />

I fabbricati aziendali sono rappresentati dalla già citata stalla, che si estende<br />

per una superficie <strong>di</strong> 400 m 2 , costruita agli inizi degli anni ’80 e con un valore<br />

o<strong>di</strong>erno <strong>di</strong> circa 57.840 €. Essa ha subito, <strong>di</strong> recente, lavori <strong>di</strong><br />

ammodernamento e sistemazione; in particolare, nel 1998, è stata munita <strong>di</strong><br />

tecnologie innovative per facilitare la raccolta del latte e la pulizia del<br />

bestiame. Oltre a questa, sono presenti un fienile-magazzino <strong>di</strong> 250 m 2 ,<br />

costruito insieme alla stalla e con un valore attuale <strong>di</strong> 14.460 €; un fabbricato<br />

destinato a ricovero attrezzi risalente al 1965 con un valore <strong>di</strong> 6.710 €; una<br />

cantina delle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> 300 m 2 , costruita nel 1973 avente un valore attuale<br />

<strong>di</strong> 10.850 €. Quest’ultima è fornita delle attrezzature necessarie alla<br />

vinificazione e allo stoccaggio del vino; per le operazioni necessarie<br />

all’imbottigliamento, l’azienda si avvale dell’appoggio <strong>di</strong> un’impresa esterna<br />

contoterzista.<br />

La PLV complessiva realizzata nell’annata 2001 è stata pari a 267.920 €. Il<br />

contributo maggiore alla realizzazione della PLV viene dalla<br />

vitivinicoltura, che registra ricavi per 180.790 € (20.780 € ad ettaro)<br />

sud<strong>di</strong>visi tra la ven<strong>di</strong>ta del vino sfuso e/o in damigiane (98.230 €) e la<br />

ven<strong>di</strong>ta delle bottiglie (82.560 €). Al secondo posto si colloca<br />

l’allevamento, che realizza una PLV <strong>di</strong> 76.090 € (con un valore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

quasi 1.312 € a capo). La maiscoltura, pur essendo l’or<strong>di</strong>namento<br />

produttivo più <strong>di</strong>ffuso, offre un contributo alla PLV totale piuttosto esiguo,<br />

pari a 11.050 € (2.170 € ad ettaro) 37 , dei quali 4.740 € sono proventi<br />

37 La PLV del mais è determinata in base alla quantità <strong>di</strong> prodotto che viene venduto<br />

sul mercato; non rientra nel calcolo il mais che viene reimpiegato in azienda, in<br />

particolare nell’allevamento del bestiame. Pertanto, tutti i dati e i calcoli necessari per<br />

70


derivanti dagli aiuti comunitari connessi all’applicazione delle politiche<br />

agricole dell’UE. Il RN aziendale complessivamente realizzato è <strong>di</strong><br />

136.380 € circa (6.010 € ad ettaro).<br />

Ai fini del presente lavoro, è opportuno riportare i dati relativi al risultato <strong>di</strong><br />

breve periodo <strong>di</strong> ogni attività, ossia al RL. Per quanto riguarda la viticoltura il<br />

RL viene calcolato sottraendo alla PLV i costi specifici e il costo pagato<br />

all’impresa contoterzista. Il risultato rileva un RL della vite pari a 114.000 €; il<br />

RL unitario per unità <strong>di</strong> superficie è <strong>di</strong> 13.100 €. Il RL degli allevamenti si<br />

ottiene togliendo alla rispettiva PLV le spese specifiche sostenute per gli<br />

stessi. Il risultato è <strong>di</strong> 59.590 € complessivi, con un valore unitario me<strong>di</strong>o per<br />

capo <strong>di</strong> 1.030 €. Infine, la maiscoltura realizza un RL <strong>di</strong> 5.810 € complessivi,<br />

pari a 1.140 € ad ettaro. Il mais è una coltura che, attualmente, presenta sul<br />

mercato una red<strong>di</strong>tività ridottissima; i risultati sarebbero ad<strong>di</strong>rittura negativi se<br />

non fossero supportati dai contributi europei, che consentono, almeno, la<br />

copertura dei costi sostenuti.<br />

Le seguenti tabelle riassumono alcuni dei dati aziendali raccolti me<strong>di</strong>ante i<br />

moduli <strong>di</strong> rilevazione contabile. Le Tabelle 18, 18-1 e 18-2 riguardano, in<br />

particolare, le informazioni relative ai fattori produttivi impiegati,<br />

rispettivamente, nella coltivazione della vite, del mais e del prato; le Tabelle<br />

18-3, 18-4 e 18-5 rilevano, invece, i passaggi necessari per il calcolo del RL<br />

delle varie attività praticate (viticoltura, maiscoltura e allevamento); la Tabella<br />

18-6 riporta, infine, i dati relativi alla determinazione del RL<br />

complessivamente realizzato nell’annata 2001.<br />

la stima della red<strong>di</strong>tività del mais faranno riferimento alla superficie dello stesso i cui<br />

prodotti sono destinati alla ven<strong>di</strong>ta.<br />

71


Tabella 18: I fattori produttivi impiegati dall’AZIENDA 3 nell’annata<br />

2001.<br />

VITE, 8,7 ETTARI<br />

OPERAZIONE PERIODO FATTORE<br />

PRODUTTIVO<br />

72<br />

U.M. Q.TA’<br />

TOT.<br />

Q.TA’/HA<br />

I^conc. organica febbraio Letame q.li 1.450,00 166,67<br />

Span<strong>di</strong>concime ore 20,00 2,30<br />

lavoro uomo ore 20,00 2,30<br />

I^conc. minerale febbraio P, K, N q.li 39,15 4,50<br />

Span<strong>di</strong>concime ore 12,00 1,38<br />

lavoro uomo ore 12,00 1,38<br />

Fresatura erba apr-ott. Decespugliatore ore 174,00 20,00<br />

lavoro uomo ore 174,00 20,00<br />

Protezione colture mag-ago. Mancozeb Kg 121,80 14,00<br />

Cuprofolpet Kg 104,40 12,00<br />

solfato <strong>di</strong> rame Kg 43,50 5,00<br />

Zolfo Kg 26,10 3,00<br />

Roundup Kg 17,40 2,00<br />

trattore+atomizza ore 120,00 13,80<br />

tore<br />

lavoro uomo ore 120,00 13,80<br />

Potatura verde giugno Forbici ore 26,10 3,00<br />

lavoro uomo ore 26,10 3,00<br />

Vendemmia sett-ott. trattore+rimorchi<br />

o<br />

ore 43,50 5,00<br />

lavoro uomo ore 1.044,00 120,00<br />

Trasformazione sett-ott. pressa ore 30,00 3,45<br />

pneumatica<br />

pigia<strong>di</strong>raspatrice ore 10,00 1,15<br />

lavoro uomo ore 250,00 28,73<br />

Potatura nov-mar. Forbici ore 435,00 50,00<br />

lavoro uomo ore 435,00 50,00<br />

II^conc.organica novembre Letame q.li 1.450,00 166,67<br />

span<strong>di</strong>concime ore 20,00 2,30<br />

lavoro uomo ore 20,00 2,30<br />

II^conc.minerale novembre P, K, N q.li 39,15 4,50<br />

span<strong>di</strong>concime ore 12,00 1,38<br />

lavoro uomo ore 12,00 1,38<br />

TOTALE LAVORO AZIENDA 3 ORE 3.015,70 346,60


Tabella 18-1: I fattori produttivi impiegati dall’AZIENDA 3 nell’annata<br />

2001.<br />

MAIS, 10,2 ETTARI<br />

OPERAZION PERIODO FATTORE U.M. Q.TA’ Q.TA’/HA<br />

E<br />

PRODUTTIVO<br />

TOT.<br />

Erpicatura mar-mag. trattore+erpice ore 20,40 2,00<br />

lavoro uomo ore 20,40 2,00<br />

Semina mar-mag. sementi n° 765.000,00 75.000,00<br />

Protezione<br />

colture<br />

n ore 20,40 2,00<br />

lavoro uomo ore 20,40 2,00<br />

apr-mag. stomp TZ l 51,00 5,00<br />

trattore+atomizzato<br />

re<br />

73<br />

ore 9,00 0,88<br />

lavoro uomo ore 9,00 0,88<br />

Sarchiatura giugno trattore+sarchiatrice ore 20,40 2,00<br />

lavoro uomo ore 20,40 2,00<br />

Irrigazione giu-lug. Acqua m 3 10.200,00 1.000,00<br />

impianto irriguo ore 1.252,80 122,82<br />

lavoro uomo ore 10,00 0,98<br />

Raccolta ottobre mietitrice+trebbiatrice ore 20,40 2,00<br />

lavoro uomo ore 20,40 2,00<br />

Aratura ott-febb. trattore+aratro ore 61,20 6,00<br />

Conc.<br />

organica<br />

Conc.<br />

minerale<br />

lavoro uomo ore 61,20 6,00<br />

ott-febb. Letame q.li 2.040,00 200,00<br />

span<strong>di</strong>concime ore 25,00 2,45<br />

lavoro uomo ore 25,00 2,45<br />

ott-febb. P,K,N+integr.minerali q.li 35,70 3,50<br />

span<strong>di</strong>concime ore 14,00 1,37<br />

lavoro uomo ore 14,00 1,37<br />

TOTALE LAVORO AZIENDA 3 ORE 1.644,40 161,22


Tabella 18-2: I fattori produttivi impiegati dall’AZIENDA 3 nell’annata<br />

2001.<br />

OPERAZIONE PERIODO<br />

PRATO, 3,8 ETTARI<br />

FATTORE U.M. Q.TA’ Q.TA’/HA<br />

PRODUTTIVO<br />

TOT.<br />

I^ sfalcio aprile faciatrice portata ore 9,50 2,50<br />

lavoro uomo ore 9,50 2,50<br />

I^ rigiro fieno maggio spargifieno ore 9,50 2,50<br />

lavoro uomo ore 9,50 2,50<br />

I^ andanatura maggio ranghinatore ore 9,50 2,50<br />

lavoro uomo ore 9,50 2,50<br />

I^ raccolta maggio rotopressa+<br />

caricaballe<br />

ore 9,50 2,50<br />

lavoro uomo ore 9,50 2,50<br />

II^ sfalcio luglio faciatrice portata ore 9,50 2,50<br />

lavoro uomo ore 9,50 2,50<br />

II^ rigiro fieno agosto spargifieno ore 9,50 2,50<br />

lavoro uomo ore 9,50 2,50<br />

II^ andanatura agosto ranghinatore ore 9,50 2,50<br />

lavoro uomo ore 9,50 2,50<br />

II^ raccolta agosto rotopressa+<br />

caricaballe<br />

ore 9,50 2,50<br />

lavoro uomo ore 9,50 2,50<br />

Conc. minerale ott-febb. integratori<br />

minerali<br />

q.li 14,00 3,68<br />

span<strong>di</strong>concime ore 3,00 0,79<br />

lavoro uomo ore 3,00 0,79<br />

TOTALE LAVORO AZIENDA 3 ORE 158,00 41,58<br />

74


Tabella 18-3: Il RL “vite” dell’AZIENDA 3 nell’annata 2001.<br />

VITE, 8, 7 ETTARI<br />

U.M. IMPORTO TOTALE IMPORTO/HA<br />

PLV vino sfuso/damigiane (1.096 hl) € 98.226,60 11.290,41<br />

PLV vino in bottiglia (240 hl) € 82.560,00 9.489,66<br />

+ PLV TOTALE € 180.786,60 20.780,07<br />

concimazione organica € 1.116,50 128,33<br />

concimazione minerale € 909.85 104,58<br />

protezione colture € 6.980,85 712,43<br />

altre lavorazioni € 4.653,24 534,86<br />

raccolta € 5.391,81 619,75<br />

trasformazione € 17.550,34 2.017,28<br />

- CV PRODUZIONE € 36.602,43 4.207,18<br />

- CV GESTIONE MACCHINE (1) € 4.493,55 516,50<br />

- CV LAVORAZIONE C/TERZI € 25.693,56 2.953,28<br />

RL “vite” AZIENDA 3 € 113.997,06 13.103,11<br />

(1) la ripartizione dei CV <strong>di</strong> gestione delle macchine è stata calcolata sulla base<br />

delle ore- macchina impiegate nella realizzazione delle lavorazioni richieste<br />

dal vigneto.<br />

75


Tabella 18-4: Il RL “mais” dell’AZIENDA 3 nell’annata 2001.<br />

MAIS, 5,1 ETTARI<br />

U.M. IMPORTO TOTALE IMPORTO/HA<br />

PLV mais € 6.304,04 618,04<br />

contributi UE 38 € 4.741,07 464,81<br />

+ PLV TOTALE € 11.045,11 2.165,71<br />

preparazione terreno € 1.316,97 258,23<br />

semina € 790,20 154,94<br />

concimazione organica € 785,40 154,00<br />

concimazione minerale € 368,76 72,05<br />

protezione colture € 242,25 47,50<br />

altre lavorazioni € 105,37 20,66<br />

irrigazione € 579,46 113,62<br />

raccolta € 526, 83 103,30<br />

- CV PRODUZIONE mais € 4.715,24 924,56<br />

- CV GESTIONE MACCHINE (1) € 516,31 101,24<br />

RL “mais” AZIENDA 3 € 5.813,56 1.139,91<br />

(1) la ripartizione dei CV <strong>di</strong> gestione delle macchine è stata calcolata sulla<br />

base delle ore-macchina impiegate nella realizzazione delle lavorazioni<br />

richieste dalla coltivazione del mais i cui prodotti sono destinati alla ven<strong>di</strong>ta.<br />

38 I dati relativi ai contributi UE alla coltivazione del mais sono stati forniti dalla<br />

locale sede della CIA, Confederazione Italiana Agricoltori.<br />

76


Tabella 18-5: Il RL “allevamento” dell’AZIENDA 3 nell’annata 2001(1).<br />

ALLEVAMENTO, 58 CAPI, 8,9 ETTARI<br />

U.M. IMPORTO TOTALE IMPORTO/HA*<br />

Latte € 70.200,00 7.887,64<br />

alre ren<strong>di</strong>te (ven<strong>di</strong>ta capi) € 3.821,78 429,41<br />

utile lordo <strong>di</strong> stalla ULS € 2.065,88 232,12<br />

+ PLV TOTALE € 76.087,66 8.549,18<br />

Mangimi € 4.648,11 522,26<br />

me<strong>di</strong>cinali e veterinario € 1.032,91 116,06<br />

-SPESE per l’allevamento € 5.681,02 638,32<br />

preparazione terreno € 1.316,97 258,23<br />

semina € 790,20 154,94<br />

concimazione organica € 785,40 154,00<br />

concimazione minerale € 368,76 72,05<br />

protezione colture € 242,25 47,50<br />

altre lavorazioni € 105,37 20,66<br />

irrigazione € 579,46 113,62<br />

raccolta € 526, 83 103,30<br />

- CV PRODUZIONE mais € 4.715,24 924,56<br />

concimazione minerale € 294,39 33,08<br />

altre lavorazioni € 1.945,14 218,56<br />

- CV PRODUZIONE prato € 2.239,53 589,35<br />

- CV GESTIONE MACCHINE (2) € 3.865,10 434,28<br />

RL “allevamento” AZIENDA 3 € 59.586,77 6.695,14<br />

(1) il RL per unità <strong>di</strong> superficie è stato calcolato in base alla superficie<br />

aziendale i cui prodotti sono impiegati nell’allevamento del bestiame.<br />

L’azienda in questione utilizza parte della superficie coltivata a mais (5,1 ha) e<br />

tutta la superficie destinata a prato (3,8 ha) per la produzione <strong>di</strong> alimenti<br />

destinati ai capi presenti in stalla (chiamiamo questa particolare coltura<br />

“prato+mais”). La granella, reimpiegata in azienda, è pari a 710 quintali (140<br />

ad ettaro); i foraggi ammontano, invece, a 190 quintali (50 ad ettaro). Nel<br />

calcolo del RL devono rientrare, pertanto, tutti i costi connessi alla lavorazione<br />

della coltura “prato+mais”; in particolare, vanno considerati i costi relativi al<br />

praticoltura e quelli relativi alla maiscoltura che non sono stati considerati<br />

nella determinazione del RL del mais.<br />

77


Tabella 18-6: Il RL complessivo dell’AZIENDA 3 nell’annata 2001.<br />

U.M.<br />

22,7 ETTARI<br />

IMPORTO TOTALE IMPORTO/HA<br />

PLV settore vegetale € 187.090,6<br />

4<br />

13.557,29<br />

PLV degli allevamenti € 76.087,66 8.549,18<br />

Altre entrate (contr. UE) € 4.741,07 464,81<br />

+ PLV TOTALE € 267.919,37 11.802,62<br />

spese per le colture € 67.011,23 4.855,89<br />

spese per gli allevamenti € 12.635,79 1.419,75<br />

Spese gestione macchine € 8.877,89 391,10<br />

- CV TOTALI € 88.524,91 3.899,78<br />

RL complessivo AZIENDA 3 € 179.394,46 7.902,84<br />

A questo punto il modello d’analisi applicato prevede l’elaborazione della<br />

matrice della tecnica, necessaria per la successiva applicazione del modello <strong>di</strong><br />

programmazione aziendale più volte citato. In tale matrice vengono riportati<br />

tutti i parametri coinvolti nell’analisi: dapprima le gli obiettivi da ottimizzare,<br />

rappresentati dalle funzioni G1 e G2, successivamente i vincoli da rispettare,<br />

che comprendono il vincolo V1, relativo alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> superficie, e i<br />

vincoli che vanno da V2 a V13, relativi al fattore produttivo lavoro impiegato<br />

mensilmente per ciascuna coltura. I vincoli V14 e V15 sono stati creati<br />

appositamente per delimitare la superficie massima da destinare,<br />

rispettivamente, alla siepe e agli alberi sparsi; la mancanza <strong>di</strong> una limitazione<br />

<strong>di</strong> questo tipo, infatti, comporterebbe delle soluzioni in cui l’intera superficie<br />

deve essere destinata a tali elementi, dato l’elevato punteggio paesaggistico<br />

che viene loro attribuito, delineando situazioni poco coerenti con la realtà<br />

aziendale, le esigenze dell’agricoltore e la natura stessa dei processi produttivi<br />

considerati. In particolare, si è stabilito che la siepe non può superare il 10%<br />

della superficie <strong>di</strong>sponibile, mentre gli alberi sparsi non possono occupare più<br />

dell’1% della stessa.<br />

78


Tabella 25: la matrice della tecnica per l’AZIENDA 3<br />

X1 X2 X3 X4 X3 X4 X5<br />

Obiettivi U.M. Vite Mais Prato Allevamento Bosco Siepe Alberi sparsi<br />

G1 Red<strong>di</strong>to lordo €/ha 13.103,11 1.139,91 516,46 6.695,14 103,29 206,58 5,00<br />

G2 Paesaggio Punti/ha 0,0261 -0,0209 0,0192 -0,0097 0,0138 0,4627 2,3086<br />

Vincoli U.M. Vite Mais Prato Allevamento Bosco Siepe Alberi sparsi<br />

VI Superficie Ha 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 ≤ 23,20<br />

V2 Lavoro gennaio Ore/ha 10,00 3,50 3,00 11,70 0,10 ≤ 500,00<br />

V3 Lavoro febbraio Ore/ha 13,70 3,50 6,50 13,20 ≤ 500,00<br />

V4 Lavoro marzo Ore/ha 10,00 4,50 10,90 ≤ 500,00<br />

V5 Lavoro aprile Ore/ha 2,90 3,00 1,00 10,50 ≤ 500,00<br />

V6 Lavoro maggio Ore/ha 6,30 1,50 0,50 9,50 15,00 ≤ 500,00<br />

V7 Lavoro giugno Ore/ha 9,30 3,00 14,00 16,20 ≤ 500,00<br />

V8 Lavoro luglio Ore/ha 6,30 7,00 14,00 18,50 ≤ 500,00<br />

V9 Lavoro agosto Ore/ha 6,30 8,00 7,50 16,20 ≤ 500,00<br />

V10 Lavoro settembre Ore/ha 50,50 7,50 11,70 10,00 10,00 ≤ 500,00<br />

V11 Lavoro ottobre Ore/ha 50,50 8,40 15,00 15,00 ≤ 500,00<br />

V12 Lavoro novembre Ore/ha 13,70 1,00 9,00 0,10 ≤ 500,00<br />

V13 Lavoro <strong>di</strong>cembre Ore/ha 10,00 5,00 11,20 0,10 ≤ 500,00<br />

V14 Siepe Ha 1,00 ≤ 2,90<br />

V15 Alberi sparsi Ha 1,00 ≤ 0,30


Il modello <strong>di</strong> analisi WGP può essere allora così riassunto in termini<br />

matematici:<br />

• Obiettivi<br />

Red<strong>di</strong>to Lordo aziendale RL<br />

n<br />

fRL (x) = Σ rli xi<br />

i = 1<br />

[12]<br />

n<br />

Paesaggio Rurale fP (x) = Σ pi xi [13] i = 1<br />

in cui:<br />

rli red<strong>di</strong>ti lor<strong>di</strong> unitari per unità <strong>di</strong> superficie delle singole colture (i = 1,…,n)<br />

ottenuti sottraendo alla Plv della coltura i costi specifici relativi al<br />

processo produttivo;<br />

pi punteggi paesaggistici attribuiti ad ogni cultura (i = 1,…,n) per unità <strong>di</strong><br />

superficie. La loro stima viene effettuata più avanti;<br />

x vettore n-<strong>di</strong>mensionale costituito dalle variabili decisionali xi che<br />

misurano il livello <strong>di</strong> attivazione dei singoli processi produttivi.<br />

• Vincoli<br />

n<br />

SAU Σ a1i xi ≤ sau [14]<br />

i = 1<br />

13 n<br />

lavoro ∑ ∑ aji xi ≤ lavj [15]<br />

j = 2 i = 1<br />

in cui:<br />

a1i coefficienti tecnici unitari relativi all’occupazione della SAU da parte <strong>di</strong><br />

ogni coltura (i = 1,…,n);<br />

aji coefficienti tecnici unitari relativi all’assorbimento <strong>di</strong> lavoro mensile (j =<br />

2,…,13) da parte <strong>di</strong> ogni coltura;<br />

lavj <strong>di</strong>sponibilità mensili <strong>di</strong> lavoro aziendale (ore).<br />

Prima <strong>di</strong> procedere all’applicazione del modello <strong>di</strong> programmazione<br />

matematica, è opportuno richiamare i dati relativi all’or<strong>di</strong>namento produttivo<br />

presente nell’azienda, poiché rappresenta il punto <strong>di</strong> partenza per le analisi<br />

successive.<br />

80


Tabella 28: il piano aziendale dell’AZIENDA 3<br />

VARIABILI U.M. LIVELLO<br />

Red<strong>di</strong>to lordo<br />

€<br />

179.394,46<br />

Paesaggio<br />

Punti<br />

0,0708<br />

Vite<br />

Ha<br />

8,70<br />

Mais<br />

Ha<br />

10,20<br />

Prato<br />

Ha<br />

3,80<br />

Allevamento<br />

Capi<br />

58,00<br />

Bosco<br />

Ha<br />

0,50<br />

Disponibilità<br />

Lavoro familiare<br />

Ore<br />

6.000,00<br />

Il RL globale risulta pari a 179.394,46 €, ottenuto con la coltivazione <strong>di</strong> 8,7<br />

ettari <strong>di</strong> vite, 10,2 ettari <strong>di</strong> mais e con l’allevamento <strong>di</strong> 58 capi <strong>di</strong> bestiame.<br />

L’or<strong>di</strong>namento produttivo è costituito in buona parte da seminativo (10,2<br />

ettari, 45% della SAU) e da una parte, comunque consistente, <strong>di</strong> vigneto (8,7<br />

ettari, 38% della SAU); il prato occupa una superficie <strong>di</strong> 3,8 ettari (17% della<br />

SAU). Il punteggio paesaggistico risente, pertanto, <strong>di</strong> tutte le colture praticate<br />

e presenta un valore complessivo <strong>di</strong> 0,0708, relativamente contenuto se<br />

confrontato con gli altri due casi aziendali; in particolare, la presenza della<br />

maiscoltura, assente nei casi precedenti, contribuisce ad abbassare tale valore,<br />

essendo caratterizzata da un punteggio negativo. Il lavoro familiare <strong>di</strong>sponibile<br />

in azienda, nell’arco dell’intero anno, ammonta a 6.000 ore.<br />

A questo punto è possibile, prima <strong>di</strong> procedere all’ottimizzazione congiunta<br />

delle due funzioni obiettivo, impiegare il modello <strong>di</strong> Programmazione Lineare<br />

PL per in<strong>di</strong>viduare i risultati che si ottengono attraverso l’ottimizzazione<br />

isolata <strong>di</strong> ciascun obiettivo. Lo scopo è quello <strong>di</strong> determinare i valori at<strong>tesi</strong> o<br />

target tk dei singoli obiettivi da inserire, successivamente, nel modello <strong>di</strong><br />

programmazione a “molti-obiettivi” (WGP). In particolare, tale procedura<br />

consente la costruzione della matrice dei pay-off (Romero e Rehman, 1989),<br />

nella quale sono riportati i livelli degli obiettivi ottenuti dall’ottimizzazione<br />

separata degli stessi. Per conseguire questo tipo <strong>di</strong> informazioni è stato<br />

utilizzato lo stesso programma impiegato nel modello WGP, dando una<br />

particolare definizione ai pesi delle variabili deviazionali (Brožova e<br />

Marangon, 1997); l’impostazione del problema mantiene, pertanto, la stessa<br />

struttura per quanto riguarda la matrice della tecnica mentre, relativamente agli<br />

obiettivi, si farà riferimento alle sole celle relative all’obiettivo da ottimizzare.<br />

81


Tabella 30: Massimizzazione RL, AZIENDA 3.<br />

Soluzione ottima del modello MAX REDDITO LORDO, azienda 3<br />

Funzioni obiettivo<br />

Nome Valore atteso<br />

Variabili <strong>di</strong> non<br />

raggiungimento<br />

Variabili <strong>di</strong> Valore<br />

superamento dell'obiettivo<br />

RL 200.000 6.925,18 0,00 193.074,80<br />

Variabili decisionali Vincoli<br />

Nome Valore Tipo Nomi Valori Slack<br />

Vite 5,89 base Sl-Superficie 23,20 0,00<br />

Mais 0,00 minimo Sl-Lav gen 500,00 238,57<br />

Prato 0,00 minimo Sl-Lav feb 500,00 190,81<br />

Allevamento 17,30928 base Sl-Lav mar 500,00 252,42<br />

Bosco 0,00 minimo Sl-Lav apr 500,00 301,17<br />

Siepe 0,00 minimo Sl-Lav mag 500,00 298,45<br />

Alberi sparsi 0,00 minimo Sl-Lav giu 500,00 164,81<br />

Sl-Lav lug 500,00 142,67<br />

Sl-Lav ago 500,00 182,48<br />

Sl-Lav set 500,00 0,00<br />

Sl-Lav ott 500,00 57,12<br />

Sl-Lav nov 500,00 263,51<br />

Sl-Lav <strong>di</strong>c 500,00 247,23<br />

Sl-Siepe 2,30 2,30<br />

Sl-Alberi sparsi 0,20 0,20<br />

82


Tabella 30-1: Massimizzazione VP, AZIENDA 3.<br />

Soluzione ottima del modello MAX VALORE PAESAGGIO, azienda 3<br />

Funzioni obiettivo<br />

Valore<br />

Nome atteso<br />

Variabili <strong>di</strong> non<br />

raggiungimento<br />

Variabili <strong>di</strong> Valore<br />

superamento dell'obiettivo<br />

VP 500,00 498,10 0,00 1,90<br />

Variabili decisionali Vincoli<br />

Nome Valore Tipo Nomi Valori Slack<br />

Vite 4,27 base Sl-Superficie 23,20 0,00<br />

Mais 0,00 minimo Sl-Lav gen 500,00 434,79<br />

Prato 7,49 base Sl-Lav feb 500,00 392,79<br />

Allevamento 0,00 minimo Sl-Lav mar 500,00 457,29<br />

Bosco 8,94 base Sl-Lav apr 500,00 480,12<br />

Siepe 2,30 base Sl-Lav mag 500,00 434,85<br />

Alberi sparsi 0,20 base Sl-Lav giu 500,00 355,40<br />

Sl-Lav lug 500,00 368,21<br />

Sl-Lav ago 500,00 416,91<br />

Sl-Lav set 500,00 0,00<br />

Sl-Lav ott 500,00 0,00<br />

Sl-Lav nov 500,00 441,47<br />

Sl-Lav <strong>di</strong>c 500,00 457,27<br />

Sl-Siepe 2,30 0,00<br />

Sl-Alberi sparsi 0,20 0,00<br />

I risultati <strong>di</strong> PL per l’azienda 3, relativi alla massimizzazione del RL, rilevano<br />

un valore dell’obiettivo, pari a 193.074,80 €. La soluzione suggerisce, per<br />

raggiungere tale obiettivo, <strong>di</strong> assegnare circa 5,9 ettari alla vite e i restanti 17,3<br />

all’allevamento, ossia alle colture (il prato e parte della superficie destinata a<br />

mais) i cui prodotti sono impiegati in stalla. La scelta è ricaduta su questi<br />

or<strong>di</strong>namenti produttivi data la maggior red<strong>di</strong>tività che essi presentano rispetto<br />

agli altri. Le variabili “slack” si riferiscono ai “residui” delle risorse<br />

<strong>di</strong>sponibili che non vengono utilizzate.<br />

La massimizzazione del solo paesaggio attribuisce, invece, un’importanza<br />

decisiva alla presenza del bosco e del prato, cui dovrebbero essere assegnati,<br />

rispettivamente, 8,9 e 7,5 ettari; anche la vite, con una superficie <strong>di</strong> 4,3 ettari,<br />

occupa una posizione <strong>di</strong> rilievo nell’ottimizzazione dell’obiettivo<br />

83


paesaggistico, sottolineando, ancora una volta, la capacità <strong>di</strong> tale coltura <strong>di</strong><br />

consentire, allo stesso tempo, alti livelli <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività e <strong>di</strong> qualità ambientale.<br />

Tabella 33: le soluzioni dei modelli <strong>di</strong> PL, la matrice dei pay-off<br />

(AZIENDA 3).<br />

Obiettivi<br />

Red<strong>di</strong>to lordo<br />

Paesaggio<br />

Colture<br />

Vite<br />

Mais<br />

Prato<br />

Allevamento<br />

Bosco<br />

Siepe<br />

Alberi sparsi<br />

SUPERFICIE<br />

LAVORO UOMO TOT<br />

U.M. Dati aziendali Valori assoluti<br />

Max RL Max paes<br />

€<br />

punti<br />

Ha<br />

Ha<br />

Ha<br />

Ha<br />

Ha<br />

Ha<br />

Ha<br />

Ha<br />

Ore<br />

179.394,46<br />

0,0708039<br />

8,70<br />

10,20<br />

3,80<br />

8,90<br />

0,50<br />

0,00<br />

I risultati raggiunti con la PL hanno permesso <strong>di</strong> identificare i valori at<strong>tesi</strong> dei<br />

due obiettivi REDDITO LORDO RL e VALORE PAESAGGIO VP da<br />

inserire nelle matrici della tecnica in qualità <strong>di</strong> target, ossia <strong>di</strong> finalità cui<br />

l’azienda, con la sua attività, dovrebbe raggiungere. Nelle seguenti tabelle<br />

vengono riportati i risultati raggiunti me<strong>di</strong>ante l’applicazione del modello<br />

WGP all’azienda esaminata.<br />

Me<strong>di</strong>ante l’applicazione del modello WGP è possibile raggiungere due tipi <strong>di</strong><br />

risultati per ognuna delle aziende esaminate, variando il valore dei pesi delle<br />

variabili deviazionali. La Tabella 38 riporta la soluzione relativa alla<br />

massimizzazione congiunta degli obiettivi me<strong>di</strong>ante la ponderazione unitaria<br />

dei pesi delle rispettive variabili deviazionali.<br />

La soluzione prospettata, per l’AZIENDA 3, è <strong>di</strong> un vero e proprio<br />

compromesso fra gli obiettivi, tanto che nessuno dei due viene pienamente<br />

raggiunto. L’obiettivo economico, pur presentando un valore piuttosto elevato<br />

(poco più <strong>di</strong> 177.000 €), non è massimizzato; allo stesso modo, l’obiettivo<br />

paesaggistico manifesta un valore inferiore rispetto al suo target. Un risultato<br />

<strong>di</strong> questo tipo è possibile destinando poco più <strong>di</strong> 6 ettari alla coltivazione della<br />

vite e circa 14,5 ettari alle colture (mais e prato) i cui prodotti sono necessari<br />

per l’allevamento del bestiame. Infine, viene completamente esaurita la<br />

84<br />

0,00<br />

23,20<br />

2.392,90<br />

193.074,80<br />

-<br />

5,90<br />

0,00<br />

0,00<br />

17,30<br />

0,00<br />

0,00<br />

0,00<br />

23,20<br />

3.660,80<br />

-<br />

1,904089<br />

4,30<br />

0,00<br />

7,50<br />

0,00<br />

8,90<br />

2,30<br />

0,20<br />

23,20<br />

1.760,90


<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> superficie prevista per la siepe e gli alberi sparsi, pari,<br />

rispettivamente, a 2,3 e 0,2 ettari.<br />

La motivazione <strong>di</strong> una tale situazione può essere dovuta proprio al fatto che<br />

non esiste, all’interno dell’azienda esaminata, un obiettivo che prevale rispetto<br />

all’altro; in un caso come questo, allora, potrebbero <strong>di</strong>ventare determinanti la<br />

figura dell’agricoltore e le sue preferenze. Egli, infatti, potrebbe manifestare<br />

l’esigenza <strong>di</strong> preferire il perseguimento dell’obiettivo economico a scapito <strong>di</strong><br />

quello paesaggistico, o viceversa. In questi casi, pertanto, si potrebbe<br />

procedere nell’utilizzo del modello WGP assegnando, ai pesi delle variabili<br />

deviazionali, dei valori arbitrari ma che riflettono la struttura delle preferenze<br />

del decisore. Oppure, per una questione <strong>di</strong> correttezza dal punto <strong>di</strong> vista<br />

metodologico, si potrebbe assegnare alla variabile u del red<strong>di</strong>to il valore<br />

risultante dall’analisi <strong>di</strong> sensitività, mantenendo unitario il valore della<br />

variabile u del paesaggio. La soluzione prospettata dalla Tabella 38<br />

corrisponde, nel grafico relativo alla curva <strong>di</strong> trasformazione per l’AZIENDA<br />

3, al punto A.<br />

85


Tabella 38:Massimizzazione congiunta degli obiettivi, RL = 1, VP = 1<br />

(AZIENDA 3).<br />

Soluzione ottima del modello RL = 1, VP = 1<br />

Funzioni obiettivo<br />

Nome Valore atteso<br />

Variabili <strong>di</strong> non<br />

raggiungimento<br />

Il modello WGP consente <strong>di</strong> procedere, inoltre, alla cosiddetta “analisi <strong>di</strong><br />

sensitività dei pesi”, che consente <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare soluzioni <strong>di</strong> compromesso<br />

<strong>di</strong>verse a seconda dell’importanza attribuita a un obiettivo piuttosto che<br />

all’altro, mo<strong>di</strong>ficando il valore delle variabili deviazionali. In particolare, la<br />

Tabella 38-1, che riporta i risultati <strong>di</strong> tale analisi, prevede un incremento <strong>di</strong><br />

entrambe fino a un raggiungimento <strong>di</strong> un valore pari a 7,74, per quanto<br />

riguarda la variabile u del red<strong>di</strong>to, e 1,65, per quanto riguarda la variabile u del<br />

paesaggio.<br />

86<br />

Variabili <strong>di</strong> Valore<br />

superamento dell'obiettivo<br />

RL 193.074,80 15.229,48 0,00 177.845,30<br />

VP 1,90 0,36 0,00 1,54<br />

Variabili decisionali Vincoli<br />

Nome Valore Tipo Nomi Valori Slack<br />

Vite 6,05 base Sl-superficie 23,20 0,00<br />

Mais 0,00 minimo Sl-lav gen 500,00 268,08<br />

Prato 0,00 minimo Sl-lav feb 500,00 223,73<br />

Allevamento 14,65 base Sl-lav mar 500,00 279,82<br />

Bosco 0,00 minimo Sl-lav apr 500,00 328,64<br />

Siepe 2,30 base Sl-lav mag 500,00 288,22<br />

Alberi sparsi 0,20 base Sl-lav giu 500,00 206,42<br />

Sl-lav lug 500,00 190,88<br />

Sl-lav ago 500,00 224,57<br />

Sl-lav set 500,00 0,00<br />

Sl-lav ott 500,00 36,84<br />

Sl-lav nov 500,00 285,24<br />

Sl-lav <strong>di</strong>c 500,00 275,40<br />

Sl-siepe 2,30 0,00<br />

Sl-alberi sparsi 0,20 0,00


Tabella 38-1: Analisi <strong>di</strong> sensitività (AZIENDA 3).<br />

Soluzione ottima del modello AZIENDA 3<br />

Intervallo <strong>di</strong> stabilità<br />

Nomi Valori Limite inferiore Limite superiore<br />

Peso <strong>di</strong> N-RL 1,00 0,61 7,74<br />

Peso <strong>di</strong> N-VP 1,00 0,13 1,65<br />

Peso <strong>di</strong> P-VITE 0,00 -1,00<br />

Peso <strong>di</strong> P-MAIS 0,00 -1,00<br />

I valori forniti dall’analisi <strong>di</strong> sensitività suggeriscono <strong>di</strong> far girare la macro<br />

facendo, dapprima, variare il peso della variabile u del red<strong>di</strong>to mantenendo<br />

pari a 1 quella del paesaggio e, successivamente, effettuare l’operazione<br />

inversa, variando il valore della sola variabile u del paesaggio.<br />

Nel primo caso, si ottengono un valore del red<strong>di</strong>to pari a 192.123,30 € e un<br />

punteggio paesaggistico pari a 0,45. Tale soluzione è possibile assegnando<br />

5,95 ettari alla vite, 17,05 ettari all’allevamento e, <strong>di</strong> conseguenza alle colture<br />

connesse alla sua alimentazione, e i rimanenti 0,2 ettari ad alberi sparsi.<br />

Questa situazione corrisponde, nel grafico relativo alla curva <strong>di</strong> trasformazione<br />

per l’AZIENDA 3, al punto B.<br />

Nel secondo caso, invece, attribuendo all’obiettivo paesaggistico un peso pari<br />

a 1,7, si ottiene la soluzione <strong>di</strong> PL relativa alla massimizzazione del valore del<br />

paesaggio; questo, infatti, raggiunge il suo valore atteso, pari a 1,90, mentre<br />

l’obiettivo economico presenta un valore <strong>di</strong> 117.097,40 €. I risultati appena<br />

in<strong>di</strong>cati sono riportati nella Tabella 38-2. Per quanto riguarda la <strong>di</strong>stribuzione<br />

della superficie <strong>di</strong>sponibile, il piano previsto assegna ben 11 ettari al prato,<br />

essendo un elemento paesaggistico cui viene attribuito un punteggio positivo;<br />

alla vite è assegnata, comunque, una buona parte della superficie rimanente<br />

(poco più <strong>di</strong> 7 ettari), a testimonianza, ancora una volta, del beneficio che può<br />

apportare all’aspetto paesaggistico del territorio, Infine, si rileva l’attribuzione<br />

<strong>di</strong> circa 2,4 ettari all’allevamento, 2,3 ettari alla siepe e 0,2 ettari agli alberi<br />

sparsi.<br />

La soluzione prospettata dalla Tabella 38-2 corrisponde, nel grafico relativo<br />

alla curva <strong>di</strong> trasformazione per l’AZIENDA 3, al punto C.<br />

87


Tabella 38-2: Massimizzazione congiunta degli obiettivi, RL = 1, VP = 1,7<br />

(AZIENDA 3).<br />

Soluzione ottima del modello RL = 1. VP = 1,7<br />

Funzioni obiettivo<br />

Nome Valore atteso<br />

Variabili <strong>di</strong> non<br />

raggiungimento<br />

Variabili <strong>di</strong> Valore<br />

superamento dell'obiettivo<br />

RL 193.074,80 75.977,37 0,00 117.097,40<br />

VP 1,90 0,00 0,00 1,90<br />

Variabili decisionali Vincoli<br />

Nome Valore Tipo Nomi Valori Slack<br />

Vite 7,25 base Sl-superficie 23,20 0,00<br />

Mais 0,00 minimo Sl-lav gen 500,00 366,47<br />

Prato 11,08 base Sl-lav feb 500,00 297,34<br />

Allevamento 2,37 base Sl-lav mar 500,00 401,62<br />

Bosco 0,00 minimo Sl-lav apr 500,00 442,97<br />

Siepe 2,30 base Sl-lav mag 500,00 391,73<br />

Alberi sparsi 0,20 base Sl-lav giu 500,00 239,06<br />

Sl-lav lug 500,00 255,35<br />

Sl-lav ago 500,00 332,80<br />

Sl-lav set 500,00 0,00<br />

Sl-lav ott 500,00 79,40<br />

Sl-lav nov 500,00 379,28<br />

Sl-lav <strong>di</strong>c 500,00 400,88<br />

Sl-siepe 2,30 0,00<br />

Sl-alberi sparsi 0,20 0,00<br />

L’analisi <strong>di</strong> sensitività può, invece, proseguire per quanto riguarda<br />

l’obiettivo economico, allo scopo <strong>di</strong> identificare il valore che deve essere<br />

assegnato al peso della variabile deviazionale relativa per consentire la<br />

massimizzazione del red<strong>di</strong>to. La Tabella 38-3 riporta i risultati conseguiti.<br />

88


Tabella 38-3: Analisi <strong>di</strong> sensitività (AZIENDA 3).<br />

Soluzione ottima del modello AZIENDA 3<br />

Analisi <strong>di</strong> sensitività dei pesi<br />

Intervallo <strong>di</strong> stabilità<br />

Nomi Valori Limite inferiore Limite superiore<br />

Peso <strong>di</strong> N-RL 7,8 7,74 49,64<br />

Peso <strong>di</strong> N-VP 1 0,16 1,01<br />

Peso <strong>di</strong> P-VITE 0 -7,8<br />

Peso <strong>di</strong> P-MAIS 0 -1<br />

Applicando il modello WGP attribuendo alla variabile u del red<strong>di</strong>to un valore<br />

pari a 49,64, mantenendo pari a 1 il valore della variabile u del paesaggio, si<br />

ottengono i risultati prospettati dalla Tabella 38-4.<br />

I risultati portano all’effettiva ottimizzazione dell’obiettivo economico, che<br />

raggiunge il suo valore atteso. Il modello suggerisce, per ottenere questa<br />

soluzione, <strong>di</strong> assegnare la maggior parte della superficie <strong>di</strong>sponibile (17,3<br />

ettari) alle colture destinate all’allevamento e il resto (5,9 ettari) a vigneto.<br />

89


Tabella 38-4: Massimizzazione congiunta degli obiettivi, RL = 49,6, VP =<br />

1 (AZIENDA 3).<br />

Soluzione ottima del modello RL = 49,6, VP = 1<br />

Funzioni obiettivo<br />

Nome Valore atteso<br />

Variabili <strong>di</strong> non<br />

raggiungimento<br />

Variabili <strong>di</strong> Valore<br />

superamento dell'obiettivo<br />

RL 193.074,80 0,00 0,00 193.074,80<br />

VP 1,90 1,92 0,00 -0,01<br />

Variabili decisionali Vincoli<br />

Nome Valore Tipo Nomi Valori Slack<br />

Vite 5,89 base Sl-superficie 23,20 0,00<br />

Mais 0,00 minimo Sl-lav gen 500,00 238,57<br />

Prato 0,00 minimo Sl-lav feb 500,00 190,81<br />

Allevamento 17,31 base Sl-lav mar 500,00 252,42<br />

Bosco 0,00 minimo Sl-lav apr 500,00 301,17<br />

Siepe 0,00 minimo Sl-lav mag 500,00 298,45<br />

Alberi sparsi 0,00 base Sl-lav giu 500,00 164,81<br />

Sl-lav lug 500,00 142,67<br />

Sl-lav ago 500,00 182,48<br />

Sl-lav set 500,00 0,00<br />

Sl-lav ott 500,00 57,12<br />

Sl-lav nov 500,00 263,51<br />

Sl-lav <strong>di</strong>c 500,00 247,23<br />

Sl-siepe 2,30 2,30<br />

Sl-alberi sparsi 0,20 0,20<br />

Come si può notare, avendo ri<strong>di</strong>mensionato l’obiettivo paesaggistico, la<br />

soluzione attribuisce allo stesso un valore negativo, pari a -0,01. La negatività<br />

del punteggio è dovuta al fatto che, per massimizzare la red<strong>di</strong>tività<br />

dell’azienda, le risorse <strong>di</strong>sponibili sono state <strong>di</strong>rottate verso quelle attività che<br />

garantiscono un risultato economico elevato, ma che, al contempo, possono<br />

determinare un deterioramento delle caratteristiche paesaggistiche del<br />

territorio. Ad esempio, favorire l’allevamento significa de<strong>di</strong>care maggior<br />

superficie aziendale alla coltivazione del mais i cui prodotti vengono, poi,<br />

utilizzati come mangimi per il bestiame; l’incremento della superficie coltivata<br />

90


a mais comporta un peggioramento della qualità ambientale poiché a tale<br />

coltura è associato un punteggio paesaggistico negativo.<br />

La soluzione prospettata dalla Tabella 38-4 corrisponde, nel grafico relativo<br />

alla curva <strong>di</strong> trasformazione per l’AZIENDA 3, al punto D.<br />

Nella Figura 3 è riportato il grafico relativo alla più volte citata curva <strong>di</strong><br />

trasformazione dell’AZIENDA 3, che rileva il trade-off esistente fra i due<br />

obiettivi conflittuali, ossia il costo opportunità che è necessario sostenere per<br />

conseguire un obiettivo a scapito dell’altro. Sono in<strong>di</strong>cati, accanto ai dati<br />

aziendali e al punto ideale, le varie soluzioni elaborate me<strong>di</strong>ante l’impiego del<br />

modello WGP (punti A, B, C e D) nonché quelle ottenute tramite la PL (punti<br />

D, per il red<strong>di</strong>to, e C, per il paesaggio).<br />

La curva <strong>di</strong> trasformazione dell’azienda rileva una situazione simile a quella<br />

riscontrata nell’azienda precedente. Anche in questo caso, infatti, è possibile<br />

verificare la conflittualità esistente fra l’obiettivo economico e quello<br />

paesaggistico. Ciò significa che l’azienda deve, necessariamente, accettare la<br />

riduzione del red<strong>di</strong>to qualora decidesse <strong>di</strong> imporre alla propria attività una<br />

finalità <strong>di</strong> tutela e valorizzazione delle caratteristiche paesaggistiche.<br />

La situazione attuale dell’AZIENDA 3 si colloca in un punto che consente sia<br />

il raggiungimento <strong>di</strong> un buon livello <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, sia un livello positivo <strong>di</strong><br />

qualità ambientale. Il grafico mostra, però, come tale situazione <strong>di</strong><br />

compromesso adottata non corrisponda a nessuna delle soluzioni efficienti<br />

prospettate dal modello WGP. L’azienda, infatti, potrebbe realizzare un<br />

red<strong>di</strong>to maggiore nell’ipo<strong>tesi</strong> identificata dal punto D, oppure potrebbe<br />

conseguire il massimo punteggio paesaggistico spostandosi nel punto C. La<br />

scelta non può rivelarsi semplice, dato che, optare per l’una o l’altra soluzione<br />

comporta la drastica riduzione del valore corrispondente all’obiettivo che non<br />

viene massimizzato.<br />

91


Figura 3: Curva <strong>di</strong> trasformazione RL e VP, AZIENDA 3.<br />

VP<br />

2,50<br />

2,00<br />

1,50<br />

1,00<br />

0,50<br />

0,00<br />

-0,50<br />

C<br />

92<br />

AZIENDA<br />

A<br />

IDAEL<br />

POINT<br />

100.000 120.000 140.000 160.000 180.000 200.000 220.000<br />

Anche in questo caso, pertanto sarà opportuno considerare i valori dei tradeoff<br />

tra i due obiettivi, in<strong>di</strong>cati nella Tabella 39.<br />

RL<br />

Tabella 39: I trade-off fra RL e VP dell’AZIENDA 3.<br />

AZIENDA 2 SOLUZIONI EFFICIENTI<br />

OBIETTIVI U.M. D B A C<br />

Red<strong>di</strong>to Lordo RL € 193.074,80 192.123,30 177.845,30 117.097,40<br />

Valore Paesaggio VP punti -0,01 0,45 1,54 1,90<br />

TRADE-OFF € per<br />

punto<br />

- -2.041,86 - 9.788,45 - 39.654,86<br />

Var. RL da sol. 1 € per<br />

ettaro<br />

- - 41,92 - 670,90 - 3.347,02<br />

Var. VP da sol. 1 % - 4.600,00 % 15.500,00 % 19.100,00 %<br />

La soluzione prospettata dal punto B, che attribuisce un’importanza maggiore<br />

alla finalità ambientale, comporta una riduzione del red<strong>di</strong>to conseguibile <strong>di</strong><br />

oltre 2.000 € per ottener un incremento unitario del punteggio paesaggistico.<br />

Il sacrificio red<strong>di</strong>tuale aumenta se si decidesse <strong>di</strong> optare per la soluzione<br />

identificata dal punto A, privilegiando ulteriormente l’obiettivo paesaggistico;<br />

l’agricoltore, in questo caso, sarebbe costretto ad accettare una riduzione del<br />

B<br />

D


ed<strong>di</strong>to pari a quasi 10.000 € per punto; il sacrificio economico ammonterebbe<br />

ad<strong>di</strong>rittura a poco meno <strong>di</strong> 40.000 € se ci si spostasse verso la soluzione C, che<br />

consente la massimizzazione del valore del paesaggio.<br />

93


CONCLUSIONI<br />

L’obiettivo del lavoro svolto è stato quello <strong>di</strong> porre l’accento sull’importanza<br />

del settore primario nella tutela e valorizzazione del paesaggio rurale <strong>di</strong> un<br />

luogo. L’agricoltura, infatti, in base al ruolo multifunzionale che le deve essere<br />

riconosciuto, è in grado <strong>di</strong> fornire servizi <strong>di</strong> utilità sociale su vari fronti,<br />

ognuno dotato <strong>di</strong> una propria importanza, che non va <strong>di</strong> certo sottovalutata. La<br />

criticità del settore in campo ambientale e paesaggistico va segnata anche<br />

perché esso rappresenta l’unico capace <strong>di</strong> generare, oltre ad esternalità<br />

negative, anche esternalità positive, che non vengono in alcun modo<br />

remunerate dai prezzi <strong>di</strong> mercato.<br />

Alla luce <strong>di</strong> queste considerazioni <strong>di</strong>venta fondamentale, per la Politica<br />

Agricola Comunitaria, stu<strong>di</strong>are soluzioni sempre più orientate in tal senso. In<br />

particolare, si manifesta la necessità <strong>di</strong> riconoscere, una volta per tutte, come il<br />

sostegno dei prezzi dei prodotti agricoli, che rimane pur sempre il fondamento<br />

delle attuali decisioni comunitarie, non garantisca una piena produzione <strong>di</strong><br />

quei servizi <strong>di</strong> natura ambientale e ricreativa che sod<strong>di</strong>sfano le esigenze e i<br />

bisogni manifestati dalla collettività. Inoltre, l’elevato sostegno dei prezzi,<br />

praticato in passato, ha prodotto fenomeni molto negativi sull’ambiente,<br />

soprattutto per quanto riguarda il mantenimento dell’agricoltura in aree<br />

rilevanti da un punto <strong>di</strong> vista paesaggistico, ma svantaggiate da un punto <strong>di</strong><br />

vista produttivo. Si verificava, pertanto, che l’agricoltore, pur <strong>di</strong> incrementare<br />

la red<strong>di</strong>tività del proprio lavoro, tendesse a ridurre progressivamente il proprio<br />

impegno nelle attività che davano scarsi risultati in termini economici, ma che<br />

potevano avere un impatto rilevante sull’assetto paesaggistico e ambientale del<br />

territorio.<br />

Il nuovo fondamento della Pac, che dovrebbe costituire la reale giustificazione<br />

all’erogazione dei contributi al settore agricolo, va ricercato, allora, nella<br />

volontà <strong>di</strong> procedere a una remunerazione delle esternalità positive prodotte.<br />

Con l’introduzione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> contributi <strong>di</strong>retti alla remunerazione <strong>di</strong> tali<br />

esternalità, la collettività sarebbe, inoltre, maggiormente <strong>di</strong>sposta ad accettare<br />

il pagamento <strong>di</strong> tali contributi, perché destinati a favorire la produzione <strong>di</strong><br />

servizi utili per se stessa. L’obiettivo è <strong>di</strong> arrivare alla pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> una<br />

versione della Pac in cui ogni contributo da erogare sia strettamente<br />

commisurato all’entità dei benefici sociali che l’agricoltura è in grado <strong>di</strong><br />

produrre. In questo modo, il contributo viene a configurarsi come il pagamento<br />

<strong>di</strong> un servizio svolto a favore della collettività e non come una generica forma<br />

<strong>di</strong> sostegno del red<strong>di</strong>to. a d<br />

Muoversi lungo questa linea <strong>di</strong> sviluppo significa, poi, coinvolgere, in misura<br />

sempre più massiccia, gli agricoltori. Infatti, <strong>di</strong>venta determinante valutare<br />

ogni singola realtà agricola in relazione alla propria attività e al contesto<br />

95


paesaggistico-ambientale in cui viene realizzata, così da pre<strong>di</strong>sporre piani<br />

d’intervento mirati, in cui i contributi siano l’esatta espressione dei costi<br />

connessi alla produzione <strong>di</strong> esternalità positive.<br />

Implementare all’interno dell’azienda agricola un sistema <strong>di</strong> programmazione<br />

“a molti obiettivi” come quello descritto nel presente lavoro, potrebbe<br />

rappresentare un’utile base d’appoggio per sostenere questa linea <strong>di</strong> pensiero.<br />

In particolare, la possibilità <strong>di</strong> inserire, tra le finalità dell’azienda, obiettivi <strong>di</strong><br />

natura paesaggistica, può consentire la determinazione dei costi che la nuova<br />

Pac dovrebbe coprire.<br />

L’applicazione <strong>di</strong> tale metodologia presenta, comunque, degli inconvenienti,<br />

connessi, soprattutto, alla necessità <strong>di</strong> definire a priori e con precisione il<br />

grado d’importanza <strong>di</strong> ogni obiettivo, cosa non sempre imme<strong>di</strong>ata.<br />

Da queste riflessioni emerge, pertanto, la necessità <strong>di</strong> un ulteriore affinamento<br />

delle tecniche multicriteriali. Ciò non pregiu<strong>di</strong>ca, però, l’importanza e la<br />

vali<strong>di</strong>tà dei principi su cui si basano tali meto<strong>di</strong>. In particolar modo, il fatto <strong>di</strong><br />

attribuire all’attività agricola la possibilità <strong>di</strong> ottimizzare congiuntamente più<br />

obiettivi <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa, consente <strong>di</strong> incrementare il realismo della<br />

pianificazione aziendale, abbandonando gli assunti teorici dei tra<strong>di</strong>zionali<br />

modelli <strong>di</strong> programmazione legati prettamente alla volontà <strong>di</strong> massimizzarne il<br />

red<strong>di</strong>to, ormai decisamente troppo restrittivi.<br />

Infine, l’adozione <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> programmazione multicriteriali consente <strong>di</strong><br />

riconoscere, una volta per tutte, il ruolo decisivo del settore agricolo nel<br />

perseguimento <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong> qualità ambientale. Ecco perché i meto<strong>di</strong> in<br />

questione potrebbero rappresentare un’ottima base per lo sviluppo delle nuove<br />

politiche agricole, come ricordato precedentemente. Ovviamente, essi<br />

dovranno subire degli aggiustamenti e, soprattutto, dovranno essere<br />

strettamente valutati in relazione alle singole realtà aziendali e alle esigenze<br />

dell’agricoltore che intende abbracciare questa nuova linea <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Infine, un aspetto che è emerso dall’analisi condotta e che potrebbe apportare<br />

indubbi vantaggi sia all’agricoltore, che non desidera veder ridotta la<br />

red<strong>di</strong>tività della propria attività, sia alla collettività, a fronte della sempre<br />

maggior richiesta <strong>di</strong> spazi ver<strong>di</strong> con scopi ricreativi e <strong>di</strong> svago, sia agli<br />

ambienti politici, specie quelli comunitari, per i quali il problema della tutela<br />

paesaggistica è all’or<strong>di</strong>ne del giorno e presenta una criticità via via maggiore,<br />

è il duplice ruolo che viene attribuito alla vite. Tale coltura, infatti, sembra<br />

essere in grado <strong>di</strong> consentire la contemporanea sod<strong>di</strong>sfazione delle tre<br />

categorie <strong>di</strong> soggetti in<strong>di</strong>cate, avanti obiettivi <strong>di</strong>versi spesso contrapposti.<br />

Infatti, la vite presenta una red<strong>di</strong>tività piuttosto elevata accompagnata da un<br />

punteggio paesaggistico positivo. La Comunità Europea, allora, non dovrebbe<br />

lasciarsi sfuggire l’occasione <strong>di</strong> valorizzare una coltura che può essere<br />

definita, allo stesso tempo, economica e sociale. L’idea sarebbe <strong>di</strong> elaborare<br />

politiche agricole mirate alla specifiche realtà territoriali, i cui contributi sono<br />

96


giustificati dalla volontà <strong>di</strong> coprire i costi connessi all’impianto <strong>di</strong> nuovi<br />

vigneti o al miglioramento <strong>di</strong> quelli esistenti.<br />

La considerazione sopra riportata si basa sui risultati raggiunti dal lavoro<br />

effettuato e, quin<strong>di</strong>, non possono essere fatte delle generalizzazioni; ciò<br />

richiederebbe, infatti, un approfon<strong>di</strong>mento, ampliando il campo d’indagine per<br />

capire se si tratta <strong>di</strong> un caso spora<strong>di</strong>co o <strong>di</strong> qualcosa che merita davvero un<br />

minimo <strong>di</strong> attenzione, date le potenzialità che vengono a prospettarsi.<br />

97


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SITO UFFICIALE COLTIVATORI DIRETTI,<br />

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102


UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE<br />

FACOLTA’ DI ECONOMIA<br />

Corso <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> in Economia e Commercio<br />

Tesi <strong>di</strong> <strong>laurea</strong><br />

IL PROTO DISTRETTO DEL DISTRETTO DI<br />

CONEGLIANO E VALDOBBIADENE<br />

Relatore: Laureanda:<br />

Chiar.mo Prof. Andrea Moretti Paola Bettiol<br />

_____________________________<br />

ANNO ACCADEMICO 2001-2002<br />

103


INDICE<br />

1. INTRODUZIONE PAG. 107<br />

2. IL CONCETTO DI DISTRETTO PAG. 109<br />

2.1 Il <strong>di</strong>stretto industriale neomarhalliano<br />

2.2 Caratteristiche del <strong>di</strong>stretto industriale<br />

3. I DISTRETTI NEL SETTORE<br />

PAG. 115<br />

AGROALIMENTARE<br />

4. IL PROSECCO DI CONEGLIANO E<br />

PAG. 119<br />

VALDOBBIADENE<br />

4.1 La storia dell’enologia locale<br />

4.2 La zona <strong>di</strong> produzione<br />

4.3 Il prodotto<br />

5. ATTORI NEL SISTEMA PRODUTTIVO DEL<br />

PROSECCO DI CONEGLIANO E<br />

VALDOBBIADENE<br />

5.1 Aspetti generali<br />

5.2 Il Consorzio <strong>di</strong> Tutela<br />

5.3 La Confraternita dei Cavalieri del Prosecco<br />

5.4 Altamarca<br />

5.5 <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio ed altri enti pubblici<br />

5.6 Momenti <strong>di</strong> promozione<br />

6. IL SISTEMA LOCALE COME PROTO-<br />

DISTRETTO<br />

105<br />

PAG. 123<br />

PAG. 127<br />

6.1 Aspetti generali<br />

6.2 Sfide e prospettive future del Prosecco e<br />

comunicazione<br />

7. CONCLUSIONI PAG. 137


1. INTRODUZIONE<br />

L’impren<strong>di</strong>torialità familiare <strong>di</strong>ffusa è stata alla base dello sviluppo del Nord-<br />

Est negli ultimi quarant’anni. Ogni giorno nasce un’impresa che, durante la<br />

sua crescita, ne genera altre. Questo processo ha creato veri e propri <strong>di</strong>stretti<br />

industriali che assumono ruoli <strong>di</strong> primo piano in alcuni settori dell’economia<br />

mon<strong>di</strong>ale.<br />

Solo alla fine degli anni Ottanta, con un certo ritardo rispetto al settore<br />

industriale, il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto viene applicato in ambito agricolo.<br />

Quest’ultimo costituisce un settore la cui struttura produttiva, in Italia, ha<br />

mantenuto immutata la <strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>a aziendale e, in alcune zone, è stato<br />

oggetto <strong>di</strong> una sostenuta specializzazione produttiva e concentrazione<br />

territoriale dando talvolta vita a configurazioni sistemiche ben definite (Menzo<br />

1997).<br />

Il Veneto è una regione in cui sono presenti importanti <strong>di</strong>stretti industriali ma<br />

che vanta anche una considerevole vocazione agroalimentare e vitivinicola.<br />

In un periodo in cui il mercato e le normative prestano particolare attenzione al<br />

legame tra prodotto e territorio <strong>di</strong> provenienza ed alla tipicità dei prodotti,<br />

oggetto <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o ha voluto essere il sistema produttivo del Prosecco<br />

doc <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene, un vino fortemente legato alle tra<strong>di</strong>zioni e<br />

al territorio, che riscuote fama internazionale e rende celebre nel mondo una<br />

zona collinare della provincia <strong>di</strong> Treviso.<br />

In particolare si è voluta fotografare la situazione del sistema, valutarne le<br />

prospettive e la presenza dei requisiti identificativi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto.<br />

Dopo uno stu<strong>di</strong>o della teoria dei <strong>di</strong>stretti industriali, della loro evoluzione e<br />

dell’applicazione del concetto al settore agro-alimentare, il metodo <strong>di</strong> ricerca<br />

utilizzato a tal fine è stato quello <strong>di</strong> somministrare un questionario.<br />

Vista la numerosità dei soggetti viticoltori collegati al Prosecco <strong>di</strong> Conegliano<br />

e Valdobbiadene che sono circa 3.500, è stato seguito il metodo <strong>di</strong> sottoporre a<br />

questionario solo le 123 aziende spumantizzatrici. Queste sono inoltre le<br />

aziende che spesso svolgono la maggior parte delle fasi produttive che vanno<br />

dalla coltivazione della vite alla commercializzazione ponendo sul mercato il<br />

prodotto con il proprio marchio e risultano quin<strong>di</strong> più interessanti per lo stu<strong>di</strong>o<br />

rispetto alla realtà esclusivamente viticola che vede la propria attività limitata<br />

alle prime fasi della filiera.<br />

Il questionario somministrato si compone <strong>di</strong> 68 domande ed è sud<strong>di</strong>viso in<br />

sette sezioni che riguardano i seguenti aspetti: le caratteristiche generali<br />

dell’impresa, le risorse umane, il livello tecnologico, il rapporto con i<br />

subfornitori, i prodotti ed i mercati, il posizionamento strategico e l’impresa ed<br />

il <strong>di</strong>stretto.<br />

Il contatto <strong>di</strong>retto con gli intervistati ha contribuito a comprendere meglio gli<br />

aspetti produttivi e cogliere elementi quali relazioni e cooperazione tra<br />

107


aziende. Esso ha permesso, inoltre, <strong>di</strong> fornire e chiedere chiarimenti e <strong>di</strong><br />

raccogliere opinioni e sensazioni.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o mette, inoltre, in risalto la storia, la zona <strong>di</strong> produzione, gli attori e<br />

come il sistema si faccia promotore <strong>di</strong> una ricca attività <strong>di</strong> promozione del<br />

prodotto che accomuna numerose istituzioni e che crea sinergie con il settore<br />

turistico e con la promozione <strong>di</strong> altri prodotti tipici della zona e del territorio<br />

trevigiano nel suo complesso, influendo positivamente sulle prospettive future.<br />

108


2. IL CONCETTO DI DISTRETTO<br />

2.1 Il <strong>di</strong>stretto industriale neo-marshalliano<br />

Negli ultimi trent’anni in Italia si è aperto un ampio <strong>di</strong>battito sulle cause dello<br />

sviluppo <strong>di</strong> sistemi territoriali <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e imprese capaci <strong>di</strong> coniugare<br />

tra<strong>di</strong>zione e innovazione, competitività e occupazione 8 , apertura internazionale<br />

e ra<strong>di</strong>camento locale (Bellan<strong>di</strong> 1987; Dei Ottati 1987; Fontana, Roverato<br />

2001).<br />

A dare notevole impulso allo stu<strong>di</strong>o dei <strong>di</strong>stretti nel nostro paese, è stato il<br />

contributo <strong>di</strong> Giacomo Becattini con la pubblicazione nel 1979 9 <strong>di</strong> un articolo<br />

nella rivista <strong>di</strong> Economia e Politica Industriale, dove il <strong>di</strong>stretto assume la<br />

veste <strong>di</strong> “nuova unità <strong>di</strong> indagine nell’economia industriale”(Pilotti 1999;<br />

Marchi 1999; Bursi, Marchi, Nar<strong>di</strong>n 1997).<br />

La proposta <strong>di</strong> Becattini, fondata sul recupero del pensiero <strong>di</strong> Alfred Marshall<br />

e dei concetti “marshalliani” <strong>di</strong> atmosfera industriale, economie esterne e<br />

<strong>di</strong>stretto industriale, opera un collegamento metodologico tra ricerca<br />

economica e ricerca storica, introducendo tra i fattori interpretativi, l’aspetto<br />

sociologico della cultura comune dovuta all’appartenenza territoriale (Marchi<br />

1999; Becattini 1994).<br />

Becattini definisce il <strong>di</strong>stretto industriale come “un’entità socio-territoriale<br />

caratterizzata dalla compresenza attiva, in un’area territorialmente<br />

circoscritta, naturalisticamente e storicamente determinata, <strong>di</strong> una comunità<br />

<strong>di</strong> persone e <strong>di</strong> una popolazione <strong>di</strong> imprese industriali” (Viesti 1992, p. 12;<br />

Ferrucci, Varaldo 1993, p. 76; Pozzana 1994, p. 76).<br />

La <strong>di</strong>scriminante territoriale assume nel <strong>di</strong>stretto industriale un ruolo<br />

fondamentale, non è più semplice fattore localizzativo, ma fattore <strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>camento delle imprese che da una sua impronta all’attività produttiva che<br />

si svolge nel sistema locale, <strong>di</strong>versamente da quanto una mera vicinanza fisica<br />

possa fare (Marchi 1999).<br />

Il rapporto tra il <strong>di</strong>stretto e le imprese <strong>di</strong>strettuali quin<strong>di</strong> non è <strong>di</strong> tipo inclusivo<br />

ma relazionale. La materiale localizzazione <strong>di</strong> più imprese in una stessa area<br />

non dà necessariamente vita ad un <strong>di</strong>stretto o comunque ad un livello <strong>di</strong><br />

organizzazione superiore a quello meramente microeconomico, identificato<br />

dagli scambi intersoggettivi tra unità <strong>di</strong>stinte, che, in certe circostanze,<br />

8 “Un’indagine del Dipartimento piani e programmi della Regione Veneto per<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione dei <strong>di</strong>stretti industriali ex l. 317/91 ha calcolato che il 70% degli<br />

addetti complessivi e l’85% dell’occupazione manifatturiera della regione siano<br />

coinvolti in ambienti <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>strettuale” (Fontana, Roverato 2001, p. 569).<br />

9 Nell’articolo convergono per la prima volta due filoni <strong>di</strong> ricerca sui quali l’autore<br />

aveva riposto il suo interesse: il pensiero <strong>di</strong> Alfred Marshall e l’originalità del carattere<br />

dello sviluppo economico toscano (Brusco 1989).<br />

109


possono restare tali per sempre, senza dare luogo alla stratificazione <strong>di</strong> livelli<br />

che contrad<strong>di</strong>stingue il <strong>di</strong>stretto (Rullani 1997).<br />

Nell’impostazione <strong>di</strong> Rullani, le imprese che convivono nello stesso luogo ed<br />

in esso intrecciano esperienze <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione del lavoro e <strong>di</strong> comunicazione,<br />

“generano un <strong>di</strong>stretto solo quando sintonizzano i loro processi cognitivi e<br />

decisionali, mettendosi a sistema attraverso: la formazione <strong>di</strong> una identità<br />

collettiva; la costruzione <strong>di</strong> circuiti <strong>di</strong> autoreferenza che la riproducono nello<br />

spazio e nel tempo” (Rullani 1997, p. 64).<br />

E’ il senso d’appartenenza al sistema, con<strong>di</strong>viso fra gli attori, ad accomunarne<br />

le percezioni circa le realtà circostanti, a facilitarne le interazioni, la “spinta”<br />

<strong>di</strong>visione del lavoro, il coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> attività <strong>di</strong>stributive e <strong>di</strong> conseguenza<br />

la formazione <strong>di</strong> un tessuto fiduciario (Marchi 1999; Bellan<strong>di</strong> 1987).<br />

In più opere Marshall fa riferimento alla “industrial atmosphere”, quale risorsa<br />

fondamentale del <strong>di</strong>stretto industriale. Essa è il frutto <strong>di</strong> un lento processo<br />

evolutivo spontaneo che vede, “in un territorio nel quale, per tra<strong>di</strong>zione, si<br />

concentrano mestieri e i lavoratori sono specializzati in uno stesso genere <strong>di</strong><br />

attività, una maggior facilità nell’educarsi a vicenda poiché l’abilità e il gusto<br />

necessari per il loro lavoro sono nell’aria e i ragazzi li respirano crescendo”<br />

(Maccabelli 1997, p. 8).<br />

Secondo Becattini, nel <strong>di</strong>stretto comunità <strong>di</strong> persone e sistema delle imprese<br />

sono in<strong>di</strong>visibili; la comunità con<strong>di</strong>vide un insieme <strong>di</strong> valori, accumulatisi nel<br />

corso dei secoli, che dà vita ad una particolare etica <strong>di</strong> aspetti quali: lavoro,<br />

famiglia, rischio e cambiamento (Becattini, Rullani 1993, p. 26-28; Guenzi<br />

1997, p. 21, Russo 1997).<br />

E’ il “milieu locale” a fornire all’organizzazione produttiva alcuni input<br />

essenziali, quali il lavoro, l’impren<strong>di</strong>torialità, le infrastrutture materiali e<br />

immateriali, la cultura sociale e l’organizzazione istituzionale, il risultato è un<br />

intreccio <strong>di</strong> aspetti tecnici ed economici con quelli sociali, culturali e<br />

istituzionali (Becattini, Rullani 1993).<br />

L’analisi <strong>di</strong> un sistema locale non deve però valutare staticamente i <strong>di</strong>versi<br />

aspetti (morfologia territoriale, valori e conoscenze, istituzioni, ecc.) prodotti<br />

dalla storia e i loro effetti imme<strong>di</strong>ati sui processi produttivi come se il sistema<br />

locale fosse un mero “contenitore <strong>di</strong> varietà storiche”. “Molti contesti locali<br />

costituiscono veri e propri laboratori cognitivi, in cui nuove varietà vengono<br />

continuamente sperimentate, selezionate, conservate” (Becattini, Rullani<br />

1993, p. 29). Il sistema locale accumula esperienze produttive e <strong>di</strong> vita e al<br />

tempo stesso produce nuova conoscenza.<br />

Una delle chiavi del successo <strong>di</strong> questi sistemi locali ad industrializzazione<br />

<strong>di</strong>ffusa, sta nell’accumularsi storico <strong>di</strong> un know-how tecnico, <strong>di</strong> conoscenze<br />

trasmesse attraverso meccanismi informali o <strong>di</strong>rettamente “on the job”, ossia<br />

sul posto <strong>di</strong> lavoro (Viesti 1992, p. 13).<br />

110


Il <strong>di</strong>stretto industriale non è concepibile come forma tendenzialmente chiusa in<br />

sé stessa, esso riceve dall’esterno molti impulsi che inducono il sistema locale<br />

ad un continuo cambiamento della propria struttura interna che può portarlo a<br />

perdere la propria identità o mantenerla, a seconda che venga intaccato o<br />

rimanga invariato “un nucleo <strong>di</strong> entità appartenenti all’area dei valori, delle<br />

conoscenze e delle istituzioni e/o al sistema dei loro rapporti” (Becattini,<br />

Rullani 1993, p. 32).<br />

I sistemi locali che hanno <strong>di</strong>mostrato una maggiore vitalità e capacità <strong>di</strong><br />

conservare la propria identità tra<strong>di</strong>zionale, sono stati proprio quelli che hanno<br />

accettato la sfida dell’apertura all’esterno e della valorizzazione del loro<br />

sapere contestuale in reti globali, anziché chiudersi in loro stessi. Tra<strong>di</strong>zioni ed<br />

esperienze produttive <strong>di</strong> questi sistemi sono così entrate in circolo all’interno<br />

<strong>di</strong> queste reti, sotto forma sia <strong>di</strong> prodotti che <strong>di</strong> idee organizzative del processo<br />

produttivo. Paradossalmente perciò la capacità <strong>di</strong> mantenere la propria identità<br />

<strong>di</strong>strettuale implica un continuo cambiamento, adattamento che allontana il<br />

<strong>di</strong>stretto dalla sua forma originaria (Becattini, Rullani 1993).<br />

2.2 Caratteristiche del <strong>di</strong>stretto industriale<br />

Uno dei tratti emergenti del <strong>di</strong>stretto è dato dall’influenza protettiva che esso<br />

esercita nei confronti delle imprese, esso rappresenta “un habitat ottimale per<br />

la formazione <strong>di</strong> nuova impren<strong>di</strong>torialità” (Ferrucci 1996, p. 64). Questo<br />

incubator, supportato dalle basse barriere all’entrata, stimola la proliferazione<br />

e lo sviluppo del sistema tramite gemmazione <strong>di</strong> nuove imprese, le quali<br />

andranno ad invigorire il <strong>di</strong>stretto e andranno poi a sostituirsi a quelle meno<br />

vitali ed efficienti (Ferrucci, Varaldo 1993; Ferrucci 1996).<br />

L’impresa che nasce nel <strong>di</strong>stretto, presenterà dei caratteri e assumerà dei<br />

comportamenti <strong>di</strong>versi rispetto alle imprese non <strong>di</strong>strettuali. Il <strong>di</strong>stretto infatti<br />

agisce in profon<strong>di</strong>tà all’interno dell’impresa, plasmandola e con<strong>di</strong>zionandola<br />

nei suoi caratteri fondamentali (Ferrucci, Varaldo 1993).<br />

Un aspetto peculiare del <strong>di</strong>stretto è dato dall’intreccio <strong>di</strong> relazioni fra soggetti,<br />

più o meno formali, che s’instaurano al suo interno e che spesso sono alla base<br />

<strong>di</strong> processi <strong>di</strong> miglioramento.<br />

In un <strong>di</strong>stretto infatti “l’interazione è favorita dalla facilità <strong>di</strong> contatti faccia a<br />

faccia, ed è regolata dalla rete <strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong> concorrenza e cooperazione”<br />

(Bellan<strong>di</strong> 1994, p. 34; Pozzana 1994).<br />

Le relazioni economiche e sociali tra le imprese <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto sono piuttosto<br />

complesse e includono la subfornitura, gli intrecci nelle relazioni proprietarie,<br />

la formazione <strong>di</strong> consorzi <strong>di</strong> servizi che offrono informazioni tecniche ed<br />

economiche, lo scambio <strong>di</strong> informazioni, nonché le relazioni in<strong>di</strong>viduali quali<br />

amicizia e parentela (Russo 1997).<br />

Mentre tra le imprese che fanno lavori <strong>di</strong>versi vi è in genere una forte<br />

<strong>di</strong>sponibilità alla collaborazione, per quanto riguarda le imprese che svolgono<br />

111


la stessa fase, vige un certo clima <strong>di</strong> concorrenza che costituisce un incentivo<br />

al miglioramento (Brusco 1989).<br />

Il <strong>di</strong>stretto industriale, per le sue peculiarità, “presenta una sorta <strong>di</strong><br />

moltiplicatore <strong>di</strong>ffusivo delle innovazioni, sia nel senso della loro<br />

implementabilità rapida tra i <strong>di</strong>versi attori locali che della proliferazione a<br />

‘grappolo’ <strong>di</strong> ulteriori micro-innovazioni a partire dal medesimo ceppo<br />

innovativo” (Ferrucci 1996, p. 42).<br />

Per quanto riguarda i soggetti che nel <strong>di</strong>stretto operano e danno vita<br />

all’intreccio <strong>di</strong> relazioni, non bisogna considerare solo quelli che riguardano<br />

strettamente l’industria principale, ma anche quelli dei settori ad essa collegati<br />

ed altri attori (istituzionali, consorzi <strong>di</strong> servizio, sistema scolastico, ecc.)<br />

(Brusco 1989).<br />

Spesso, infatti, nelle aree ove la piccola impresa è <strong>di</strong>ffusa, hanno operato, sin<br />

dal principio <strong>di</strong> questo secolo, scuole tecniche che hanno fornito gli elementi<br />

teorici fondamentali del mestiere agli operai, che hanno contribuito<br />

all’accumulazione e alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> competenze e capacità impren<strong>di</strong>toriali<br />

(Brusco 1989; Russo 1997).<br />

Per quanto riguarda la nascita e lo sviluppo dei <strong>di</strong>stretti, uno degli aspetti<br />

salienti che li ha contrad<strong>di</strong>stinti è stata la spontaneità. Essi sono nati senza<br />

programmi <strong>di</strong> aiuto e piani <strong>di</strong> sviluppo che ne guidassero i percorsi, si sono<br />

sviluppati in tempi <strong>di</strong>versi e <strong>di</strong>versi sono stati i sentieri <strong>di</strong> crescita ed i settori<br />

<strong>di</strong> specializzazione (Della Frattina 2002; Balestri 2001b; sito del Club dei<br />

<strong>di</strong>stretti newsletter 17).<br />

La capacità degli attori dei <strong>di</strong>stretti <strong>di</strong> “arrangiarsi da soli”, <strong>di</strong> muoversi con i<br />

pochi strumenti a <strong>di</strong>sposizione per assecondarne lo sviluppo sopperendo alla<br />

mancanza <strong>di</strong> una politica organica per i <strong>di</strong>stretti, ha permesso il<br />

raggiungimento <strong>di</strong> ottime performance (sito del Club dei <strong>di</strong>stretti newsletter<br />

17).<br />

I limiti che si riscontrano in alcuni <strong>di</strong>stretti sono quelli legati alle debolezze<br />

della piccola impresa ossia concernenti le funzioni <strong>di</strong> marketing, <strong>di</strong><br />

pianificazione strategica, la gestione della qualità (intesa come qualità totale e<br />

non semplicemente <strong>di</strong> prodotto-servizio). Per quanto riguarda la gestione delle<br />

risorse umane spesso manca un approccio al personale come fattore strategico<br />

dell’impresa (Gran<strong>di</strong>netti 2000a; Mestroni 2002b; Caloffi 2000).<br />

In conclusione il <strong>di</strong>stretto è un me<strong>di</strong>um <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> relazione che<br />

permette la comunicazione e il coor<strong>di</strong>namento operativo <strong>di</strong> soggetti situati nel<br />

medesimo contesto <strong>di</strong> esperienza (locale).<br />

Esso genera valore e vantaggi competitivi perché permette l’accumulazione<br />

locale <strong>di</strong> informazioni, che sono conservate e trasferite nel tempo, la<br />

formazione <strong>di</strong> economie esterne e <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci comportamentali (Rullani 1997).<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista, il <strong>di</strong>stretto si presenta come una costruzione<br />

estremamente complessa che organizza il sapere e il comportamento <strong>di</strong> molti<br />

112


soggetti, me<strong>di</strong>ando tra interessi in<strong>di</strong>viduali e <strong>di</strong>strettuali che possono <strong>di</strong>vergere<br />

notevolmente.<br />

La costruzione regge e sembra collaudata nei momenti <strong>di</strong> stabilità, mentre<br />

nelle fasi <strong>di</strong> turbolenza, le pressioni evolutive tendono a de-stabilizzare<br />

l’equilibrio del <strong>di</strong>stretto e l’identità <strong>di</strong>strettuale subisce un processo <strong>di</strong><br />

scompaginamento e <strong>di</strong> de-costruzione. In queste fasi, infatti, l’identità<br />

collettiva può indebolirsi e condurre ad abbandonare comportamenti <strong>di</strong><br />

cooperazione a favore <strong>di</strong> quelli in<strong>di</strong>vidualistici (Rullani 1997).<br />

113


3. I DISTRETTI NEL SETTORE AGROALIMENTARE<br />

Il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto è stato applicato al settore agricolo solo verso la fine<br />

degli anni Ottanta, con un certo ritardo rispetto alle analisi degli aziendalisti<br />

nel settore industriale. Tra i motivi <strong>di</strong> questo ritardo vi è la <strong>di</strong>ffusione<br />

dell’analisi per filiera, valida nello stu<strong>di</strong>o delle relazioni a monte e a valle<br />

dell’azienda agricola che però non contempla lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tutti i settori<br />

collegati tra i quali servizi, produzione <strong>di</strong> attrezzature e macchinari e ancora la<br />

<strong>di</strong>fficoltà che sta’ nell’in<strong>di</strong>viduazione degli elementi costitutivi del <strong>di</strong>stretto,<br />

così come vengono definiti dagli economisti industriali, in ambito agricolo o<br />

agro-industriale (Menzo 1997; Iacoponi 2002).<br />

I concetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto agroindustriale e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto rurale, si collocano in un<br />

percorso <strong>di</strong> ricerca che è iniziato negli anni ‘20 ed ha manifestato<br />

“un’evoluzione singolarmente circolare” (Iacoponi 2002, p. 65).<br />

Tale percorso vede il passaggio da un’analisi della realtà produttiva in<br />

agricoltura come realtà inseparabile dal territorio ad uno stu<strong>di</strong>o sempre meno<br />

collegato ad esso fino a rimuovere completamente il legame tra azienda<br />

agraria e territorio rurale. Solo a metà anni Ottanta si intravede la possibilità <strong>di</strong><br />

ricucire tale legame, quando si fa largo l’ipo<strong>tesi</strong> che gli approcci, utilizzati per<br />

stu<strong>di</strong>are il fenomeno dei sistemi locali ad industrializzazione <strong>di</strong>ffusa della<br />

“Terza Italia”, possano spiegare la ristrutturazione delle aziende agrarie<br />

italiane.<br />

Il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto agroindustriale supera così il concetto <strong>di</strong> filiera. Esso<br />

comprende infatti non solo le attività industriali e terziarie a valle, ma anche<br />

quelle a monte che forniscono mezzi tecnici e servizi alle imprese agricole e<br />

include inoltre “l’esistenza <strong>di</strong> un’’atmosfera tecnologica’ e un ‘mercato<br />

comunitario’, a loro volta legati all’’ispessimento’ delle relazioni sociali tra<br />

tutti gli attori del <strong>di</strong>stretto” e che generano economie esterne alle imprese ma<br />

interne al <strong>di</strong>stretto (Iacoponi 2002, p. 67).<br />

Sono inoltre elementi <strong>di</strong>stintivi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto agroalimentare: un ambito<br />

territoriale abbastanza ristretto, un insieme <strong>di</strong> famiglie che in esso vivono e<br />

lavorano, una popolazione <strong>di</strong> piccole o me<strong>di</strong>o piccole imprese in<strong>di</strong>pendenti,<br />

una rete <strong>di</strong> relazioni commerciali con l’esterno, un’immagine unitaria e dei<br />

caratteri tipici riconosciuti dai membri del <strong>di</strong>stretto e dai loro interlocutori<br />

esterni, un forte senso <strong>di</strong> appartenenza e <strong>di</strong> identificazione da parte dei<br />

componenti. Esempio tipico <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto agroalimentare italiano è la zona<br />

emiliana e romagnola, che è stata definita la “Food Valley italiana” (sito<br />

Cliome<strong>di</strong>a Officina).<br />

Il percorso <strong>di</strong> ricerca prosegue passando dal concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto agricolo o<br />

agroindustriale a quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto rurale “che è un concetto più comprensivo<br />

sotto il profilo economico, sociale ed ambientale: dal punto <strong>di</strong> vista<br />

economico il <strong>di</strong>stretto rurale comprende le attività economiche <strong>di</strong> piccola-<br />

115


me<strong>di</strong>a industria, artigianali, turistiche e commerciali; da quello sociale, il<br />

<strong>di</strong>stretto rurale possiede forme <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> cultura che si sono storicamente<br />

se<strong>di</strong>mentate; da quello ambientale, il territorio rurale presenta un insieme <strong>di</strong><br />

ecosistemi e <strong>di</strong> paesaggi che lo <strong>di</strong>fferenziano nettamente da quelli delle aree<br />

urbane” (Iacoponi 2002, p. 67).<br />

Con il <strong>di</strong>stretto rurale si ripristina così quel legame in<strong>di</strong>ssolubile con il<br />

territorio. Il territorio per definirsi rurale deve essere caratterizzato da una<br />

bassa densità demografica, dalla presenza <strong>di</strong> un’economia mista, caratterizzata<br />

innanzitutto dall’agricoltura, ma anche da altre attività ad esempio artigianato,<br />

piccola-me<strong>di</strong>a industria e turismo, che tendono ad integrarsi con l’agricoltura e<br />

tra <strong>di</strong> loro, mantenendosi in equilibrio con l’ambiente. Tratto fondamentale del<br />

territorio rurale consiste proprio nell’equilibrio tra le sue componenti<br />

(Iacoponi 2002).<br />

Un <strong>di</strong>stretto agroindustriale, con le sue relazioni tra i settori dell’agribusiness,<br />

è sempre anche <strong>di</strong>stretto rurale ma quest’ultimo può essere però qualcosa <strong>di</strong><br />

più del <strong>di</strong>stretto agroindustriale. Nel <strong>di</strong>stretto rurale le relazioni tra settori si<br />

estendono ai settori non agricoli o agroindustriali, attraverso forme <strong>di</strong><br />

integrazione <strong>di</strong>agonali attuate da servizi comuni all’agribusiness, all’industria<br />

e al terziario (ad esempio, imprese <strong>di</strong> trasporto, software-houses, agenzie <strong>di</strong><br />

pubblicità, che offrono servizi sia all’agribusiness che all’industria<br />

manifatturiera). Si possono così formare “mercati comunitari” e “atmosfere<br />

tecnologiche” <strong>di</strong> secondo grado, fra più <strong>di</strong>stretti coesistenti nella stessa area<br />

(come ad esempio tra <strong>di</strong>stretti agroalimentari del parmigiano-reggiano, del<br />

prosciutto <strong>di</strong> Parma e il <strong>di</strong>stretto meccanico della stessa Parma). Il tratto<br />

fondamentale del <strong>di</strong>stretto rurale non è tuttavia l’essere un <strong>di</strong>stretto<br />

agroalimentare o unire <strong>di</strong>stretti <strong>di</strong>versi, ma è la capacità <strong>di</strong> offrire sinergie<br />

<strong>di</strong>strettuali anche alle attività economiche <strong>di</strong> piccola-me<strong>di</strong>a impresa, che non<br />

hanno raggiunto autonomamente i requisiti identificativi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto a causa<br />

della loro spora<strong>di</strong>ca presenza nel territorio: il mercato comunitario e<br />

l’atmosfera del <strong>di</strong>stretto rurale possono così permettere l’integrazione <strong>di</strong> questi<br />

“rami <strong>di</strong>spersi dell’economia locale”.<br />

Il <strong>di</strong>stretto rurale come “network” combina le tecnologie locali e globali, fa<br />

fondere conoscenza tacita locale e conoscenza esplicita esterna, ma è grazie<br />

alla natura endogena dello sviluppo se esso riesce a combinare le regole della<br />

tra<strong>di</strong>zione e i valori locali con le regole del mercato senza sopraffare o<br />

<strong>di</strong>sperdere i primi (Iacoponi 2002).<br />

Il decreto legislativo 18 maggio 2001 n. 228 per l’orientamento e la<br />

modernizzazione del settore agricolo oltre a definire i <strong>di</strong>stretti rurali da anche<br />

una definizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto agroalimentare <strong>di</strong> qualità. L’articolo 13 stabilisce<br />

che sono <strong>di</strong>stretti rurali “i sistemi produttivi locali <strong>di</strong> cui all’art. 36, comma 1<br />

della legge 317/1991 e successive mo<strong>di</strong>ficazioni, caratterizzati da un’identità<br />

storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività<br />

116


agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione <strong>di</strong> beni o servizi <strong>di</strong><br />

particolare specificità, coerenti con le tra<strong>di</strong>zioni e le vocazioni naturali e<br />

territoriali”.<br />

Lo stesso articolo definisce, inoltre, i <strong>di</strong>stretti agroalimentari <strong>di</strong> qualità come<br />

“sistemi produttivi locali anche a carattere interregionale, caratterizzati da<br />

significativa presenza economica e da interrelazione e inter<strong>di</strong>pendenza<br />

produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché da una o più<br />

produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa comunitaria o<br />

nazionale, oppure da produzioni tra<strong>di</strong>zionali o tipiche” (sito della <strong>Camera</strong> dei<br />

Deputati).<br />

L’istituzione dei <strong>di</strong>stretti agroalimentari <strong>di</strong> qualità (DAQ) nasce dall’esigenza<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare, riconoscere e valorizzare quei territori, presenti in ogni regione<br />

italiana, caratterizzati da una molteplicità <strong>di</strong> prodotti agroalimentari tipici e <strong>di</strong><br />

qualità che hanno ottenuto o hanno i titoli per ottenere, il riconoscimento<br />

comunitario o che, comunque, possono essere garantiti da appositi consorzi <strong>di</strong><br />

tutela.<br />

La proposta <strong>di</strong> legge dei DAQ nasce dalla volontà dei proponenti <strong>di</strong> andare<br />

oltre il riconoscimento del singolo prodotto per creare un nuovo livello <strong>di</strong><br />

qualità che valorizzi i <strong>di</strong>versi prodotti agroalimentari e l’ambiente naturale ed<br />

umano da cui traggono origine (sito Pubblicità Italia; Barbini 2002; Bonifazi<br />

1999).<br />

E ancora ai <strong>di</strong>stretti del settore agroalimentare e più specificatamente a quello<br />

vitivinicolo fa riferimento la Regione Piemonte che nell’agosto 1999<br />

<strong>di</strong>sciplina i <strong>di</strong>stretti e le strade del vino istituendo due <strong>di</strong>stretti: il primo delle<br />

Langhe, Roero e Monferrato ed il secondo del Canavese, Coste del Sesia,<br />

Colline novaresi. La legge stabilisce che i <strong>di</strong>stretti dei vini sono costituiti<br />

dall’insieme dei territori collinari e montani omogenei caratterizzati dalla<br />

coltivazione della vite e da una consistente presenza <strong>di</strong> attività indotte<br />

connesse alla viticoltura, al turismo e all’enogastronomia, nonché da un<br />

sistema <strong>di</strong> relazioni tra le attività e i fenomeni culturali, le tra<strong>di</strong>zioni, il<br />

paesaggio e le risorse umane (sito Gestcooper; sito Enoteca regionale del<br />

Piemonte).<br />

Le finalità che la Regione Piemonte si propone attraverso la legge sono in<br />

primo luogo <strong>di</strong> favorire la conoscenza e la valorizzazione della cultura e delle<br />

tra<strong>di</strong>zioni enologiche, dell’enogastronomia, del paesaggio al fine <strong>di</strong> aumentare<br />

l’attrattività. Si mira a sviluppare così il turismo culturale ed enogastronomico<br />

e tutte le attività ad essi collegate ed a promuovere iniziative volte al recupero<br />

e alla valorizzazione delle tra<strong>di</strong>zioni ed alla ricostruzione dell’identità<br />

economico-culturale dei territori del vino.<br />

117


4. IL PROSECCO DI CONEGLIANO E<br />

VALDOBBIADENE<br />

4.1 La storia dell’enologia locale<br />

La Marca Trevigiana vanta un importante primato enologico, è infatti nell’area<br />

collinare tra Conegliano e Valdobbiadene che si produce il vino bianco che<br />

negli ultimi anni risulta essere il più richiesto in Italia e il vino bianco italiano<br />

più richiesto nel mondo (Vettorello 1998).<br />

Gli estimatori locali amano assegnare la paternità del Prosecco al “Pucinum”,<br />

vino probabilmente proveniente dalle colline friulane-triestine, lodato nelle<br />

cronache dell’Impero Romano e in particolare il pre<strong>di</strong>letto dell’imperatrice<br />

Livia, il cui vitigno sarebbe giunto fino nel Trevigiano proprio dal paese <strong>di</strong><br />

Prosecco in provincia <strong>di</strong> Trieste. Gli storiografi, tuttavia, non accettano questa<br />

<strong>tesi</strong> e in<strong>di</strong>cano il “Pucinum” come antenato del Refosco (sito Milioni;<br />

Vettorello 1998).<br />

La zona pedemontana <strong>trevigiana</strong> vanta comunque una lunga tra<strong>di</strong>zione legata<br />

alla coltura della vite, dove il passaggio dalle viti selvatiche a quelle coltivate<br />

risale ai primi decenni della presenza romana, oltre duemila anni fa.<br />

La zona <strong>di</strong> Valdobbiadene viene descritta, sul finire del 500 dal poeta<br />

Venanzio Fortunato, come terra in cui “eternamente fiorisce la vite sotto la<br />

montagna dalla nuda sommità ove il verde ombroso protegge e ristora”<br />

(Sanson 2000, p.28).<br />

Anche al periodo che precede il 1400 risalgono note degne <strong>di</strong> merito <strong>di</strong> storici<br />

che mettono in luce il prestigio dei vini <strong>di</strong> queste terre, ma è solo da tale data<br />

che la provincia <strong>di</strong> Treviso vanta sicure tra<strong>di</strong>zioni enologiche e proprio dal<br />

1400 a metà del 1600 viene vissuto il periodo <strong>di</strong> massimo splendore.<br />

Sono numerose inoltre le citazioni a testimonianza <strong>di</strong> come la produzione<br />

enologica del comprensorio <strong>di</strong> Conegliano-Valdobbiadene, rivestisse un ruolo<br />

importante nell’economia locale e alimentasse un red<strong>di</strong>tizio flusso <strong>di</strong><br />

esportazioni, soprattutto verso Germania e Polonia (Sanson 2002; sito<br />

Conegliano2000; sito Bisol; sito Molicof).<br />

Il Governo Veneto per superare un periodo <strong>di</strong> decadenza enologica cominciato<br />

agli inizi del XVIII secolo, prese dei provve<strong>di</strong>menti fondando le Accademie<br />

d’Agricoltura, nacque così nel 1769 l’Accademia coneglianese che vantava la<br />

presenza, come membro illustre, dell’accademico Francesco Maria Malvolti e<br />

che fissò le prime regole per rinnovare l’agricoltura e la vitienologia. Il nome<br />

<strong>di</strong> Prosecco fece la prima comparsa proprio in una relazione del 1772 <strong>di</strong><br />

Francesco Maria Malvolti il quale testimoniò che esso era uno dei vini prodotti<br />

nei colli <strong>di</strong> Conegliano nella seconda metà del Settecento.<br />

Alla fine del 1700, grazie all’operato delle Accademie, ha inizio così una fase<br />

<strong>di</strong> ripresa tesa a riportare all’antico splendore l’enologia <strong>di</strong> Conegliano, tale<br />

119


fase è, tuttavia, destinata a terminare con la caduta della Serenissima<br />

Repubblica <strong>di</strong> Venezia e la fine delle stesse Accademie.<br />

Nel 1868 sorse a Conegliano, per opera del Dott. Antonio Carpenè e dell’abate<br />

Felice Benedetti la Società Enologica Trevigiana i cui obiettivi andavano dal<br />

confezionamento <strong>di</strong> buoni vini da tavola come il Ver<strong>di</strong>so e il Raboso e vini<br />

fini come il Prosecco bianco, all’istruzione dei soci (sito Conegliano2000).<br />

Il Prosecco che prima veniva coltivato frammisto ad altre varietà, si trova<br />

presente, poi, sempre più in purezza. Probabilmente il merito <strong>di</strong> aver dato il<br />

via alla moderna storia del Prosecco spetta al Conte Marco Giulio Balbi Valier<br />

che dopo il 1850 aveva isolato e selezionato il tipo detto più tar<strong>di</strong> Prosecco<br />

Balbi e che nel 1868 dà alle stampe un aureo libretto in cui descrive, tra l’altro,<br />

le proprie coltivazioni che si trovano nella zona <strong>di</strong> Pieve <strong>di</strong> Soligo (sito<br />

Conegliano2000; sito Bisol; Vettorello 1998).<br />

A contribuire a riacquisire il prestigio enologico nella zona, sorse nel 1876 la<br />

Scuola <strong>di</strong> Viticoltura ed Enologia, quale erede delle Società enologica<br />

Trevigiana, la prima in tutta Italia. La scuola, voluta da Antonio Carpenè e<br />

Giovanni Battista Cerletti dal quale prese il nome, aveva un’impostazione<br />

universitaria con un settore tutto rivolto alla ricerca.<br />

Dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale, la sentita esigenza <strong>di</strong> dar vita ad una<br />

istituzione che si occupasse in maniera specifica della ricerca scientifica,<br />

idonea a risolvere i problemi quoti<strong>di</strong>ani dei viticoltori, condusse alla nascita<br />

nel 1927, sempre a Conegliano, della Stazione Sperimentale <strong>di</strong> viticoltura ed<br />

enologia 10 . Venne costituita, inoltre, nel 1945, dai più attenti produttori della<br />

zona la Confraternita dei Cavalieri del Prosecco, e nel 1962 nacque il<br />

Consorzio per la tutela del Vino Prosecco <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene con<br />

funzioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere e promuovere l’immagine del Prosecco. L’anno<br />

successivo Valdobbiadene <strong>di</strong>venne ufficialmente capitale non solo del<br />

Prosecco ma dell’intero mondo dello spumante italiano con la Mostra<br />

Nazionale dello Spumante, pensata e voluta dalla Confraternita del Prosecco.<br />

Viene inaugurata nel 1966, la “Strada del vino bianco” ispirata dalla Deutsche<br />

Weinstrasse nella valle del Reno, che conduce da Conegliano a Valdobbiadene<br />

seguendo un itinerario suggestivo e culturale oltre che enologico, permettendo<br />

<strong>di</strong> degustare ottimi vini e piatti tipici nelle “Botteghe del vino” e presso le<br />

numerose trattorie. Tre anni più tar<strong>di</strong> il Prosecco ottenne la denominazione <strong>di</strong><br />

origine controllata.<br />

Nel periodo tra le due guerre e successivamente nel secondo dopoguerra, la<br />

viticoltura locale, grazie agli stu<strong>di</strong>, alla ricerca e alla sperimentazione, è<br />

ritornata all’antico splendore, tanto che oggi Conegliano, sede istituzionale del<br />

10 La Stazione Sperimentale <strong>di</strong> Viticoltura ed Enologia iniziò la sua attività sotto la<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Giovanni Dalmasso e con la collaborazione scientifica <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong><br />

scienziati: Italo Cosmo e Giuseppe Dall’Olio.<br />

120


Prosecco, è uno dei più importanti centri enologici nazionali (Sanson 2002;<br />

Vettorello 1998; sito Conegliano2000; sito Bisol).<br />

4.2 La zona <strong>di</strong> produzione<br />

La zona <strong>di</strong> produzione si estende nella fascia collinare compresa tra le due<br />

citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene (figura 1). Queste catene collinari<br />

che dalla pianura si susseguono fino alle Prealpi sono protette a nord dalle<br />

Dolomiti e il clima riceve un benefico influsso dall’Adriatico. Il clima, infatti,<br />

mite e temperato, con inverni non eccessivamente fred<strong>di</strong> ed estati non afose,<br />

assieme alla composizione dei terreni, rende questa zona particolarmente<br />

vocata alla viticoltura.<br />

Figura 1 La zona del Prosecco <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene<br />

Come da <strong>di</strong>sciplinare, la zona <strong>di</strong> produzione comprende 15 comuni 11 del<br />

territorio collinare della provincia <strong>di</strong> Treviso e si estende su una superficie<br />

agricola <strong>di</strong> circa 18.000 ettari. Sono da considerarsi però adatti esclusivamente<br />

i vigneti ben esposti, ubicati su terreni collinari con esclusione dei vigneti <strong>di</strong><br />

fondovalle, <strong>di</strong> quelli esposti a tramontana e <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> bassa pianura (sito<br />

Milioni).<br />

11 I 15 comuni comprendono: Conegliano, San Vendemmiano, Colle Umberto,<br />

Vittorio Veneto, Tarzo, Cison <strong>di</strong> Valmarino, Follina, Miane, Valdobbiadene, Vidor,<br />

Farra <strong>di</strong> Soligo, Pieve <strong>di</strong> Soligo, San Pietro <strong>di</strong> Feletto, Refrontolo e Susegana.<br />

121


All’albo Doc sono iscritti, nell’anno 2001, 4.133 ettari <strong>di</strong> vigneto, <strong>di</strong> cui 106<br />

appartengono al Superiore <strong>di</strong> Cartizze e i produttori <strong>di</strong> uva sono 3.490.<br />

La situazione in poco più <strong>di</strong> un decennio è notevolmente cambiata, nel 1990<br />

gli ettari iscritti erano infatti 2.980 e le aziende 2.724 (Scomparin 2002).<br />

Il terreno presenta pendenza variabile nelle varie zone e talvolta molto elevata,<br />

ostacolando la possibilità <strong>di</strong> meccanizzare il lavoro. L’altezza, la<br />

conformazione delle colline, la composizione del suolo, l’esposizione<br />

cambiando da zona a zona danno vita a dei vini dalle caratteristiche eterogenee<br />

(Vettorello 1998; Sanson 2002).<br />

4.3 Il prodotto<br />

Il Prosecco <strong>di</strong> Conegliano-Valdobbiadene è il frutto <strong>di</strong> una antica tra<strong>di</strong>zione<br />

che si è evoluta nel tempo, attraverso i secoli insieme all’evoluzione delle<br />

conoscenze tecniche.<br />

La sua produzione oggi è regolata dal Disciplinare che ne fissa le regole<br />

affinché ci si possa avvalere della denominazione Conegliano-Valdobbiadene.<br />

Il <strong>di</strong>sciplinare stabilisce inoltre che la vinificazione deve avvenire all’interno<br />

dei comuni della zona Doc e per quanto riguarda il Cartizze solo nel comune<br />

<strong>di</strong> Valdobbiadene. Imbottigliamento e spumantizzazione possono essere<br />

eseguiti solo nelle cantine della provincia <strong>di</strong> Treviso. Le suddette operazioni<br />

possono essere, tuttavia, consentite in stabilimenti della provincia <strong>di</strong> Venezia,<br />

a con<strong>di</strong>zione che l’attività delle imprese interessate, riguardante il Prosecco <strong>di</strong><br />

Conegliano e Valdobbiadene risalga a <strong>di</strong>eci anni prima dell’entrata in vigore<br />

del decreto del Presidente della Repubblica 12 luglio 1963 n. 930, contenente<br />

le norme per la tutela delle denominazioni <strong>di</strong> origine dei vini (sito C.C.I.A.A.<br />

<strong>di</strong> Treviso).<br />

Sud<strong>di</strong>videndo il processo produttivo in fasi, a partire dal momento in cui l’uva<br />

giunge a maturazione, si ha la vendemmia, la pressatura, la decantazione, la<br />

vinificazione, la presa <strong>di</strong> spuma e l’imbottigliamento ed etichettatura.<br />

Per quanto riguarda il prodotto il Prosecco Doc <strong>di</strong> Conegliano-Valdobbiadene<br />

può essere Tranquillo, Frizzante o Spumante. Queste tre versioni presentano<br />

<strong>di</strong>versità che vanno dalla scelta delle uve e dalla lavorazione, al tipo <strong>di</strong><br />

consumatore.<br />

Nella zona <strong>di</strong> ridotte <strong>di</strong>mensioni (106 ettari <strong>di</strong> vigneto) <strong>di</strong> Cartizze che si trova<br />

tra le colline <strong>di</strong> San Pietro <strong>di</strong> Barbozza, Santo Stefano e Saccol, nel comune <strong>di</strong><br />

Valdobbiadene, nasce il Prosecco <strong>di</strong> Valdobbiadene Superiore <strong>di</strong> Cartizze.<br />

(Vettorello 1998; sito C.C.I.A.A. <strong>di</strong> Treviso).<br />

122


5. ATTORI NEL SISTEMA PRODUTTIVO DEL<br />

PROSECCO DI CONEGLIANO E VALDOBBIADENE<br />

5.1 Aspetti generali<br />

Il settore produttivo del Prosecco <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene si compone<br />

<strong>di</strong> un gran numero <strong>di</strong> attori ad esso collegati. Innanzitutto vi è la presenza delle<br />

oltre tremila aziende che operano nella viticoltura e nei settori <strong>di</strong> vinificazione,<br />

aziende che hanno segnato nel decennio 1990-2000 un notevole aumento<br />

passando da 2.724 a 3.269 (Scomparin 2002).<br />

Ma attorno ad esse ruota anche tutto l’indotto, con aziende produttrici, ad<br />

esempio, <strong>di</strong> recipienti e filtri, anche se come emergerà nel capitolo successivo<br />

dalla elaborazione dei questionari, nella zona non si è molto sviluppato un<br />

settore <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> attrezzature e macchinari legato alla fase <strong>di</strong><br />

spumantizzazione e imbottigliamento, settore in cui invece emergono altre<br />

regioni a vocazione spumantistica come il Piemonte.<br />

Di notevole importanza sono, inoltre, le aziende che offrono servizi tra le<br />

quali quelle che si occupano <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> trasporto, consulenza e<br />

programmazione informatica, servizi legati all’imballaggio, al packaging e<br />

aziende che si occupano <strong>di</strong> grafica per la preparazione <strong>di</strong> listini e depliant.<br />

Per quanto riguarda il sistema formativo, la zona <strong>di</strong> Conegliano vanta notevole<br />

prestigio e continua ad evolvere per meglio adattarsi alla realtà produttiva. Di<br />

recente infatti l’attività della Scuola <strong>di</strong> Enologia si è estesa al settore della<br />

<strong>di</strong>stillazione con l’inaugurazione dell’Accademia della Grappa ed un corso per<br />

ristoratori e professionisti della ristorazione e nell’anno accademico<br />

2001/2002 è stato attivato, a Conegliano, dalla Facoltà <strong>di</strong> Agraria<br />

dell’Università <strong>di</strong> Padova, il corso <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> in Scienze e Tecnologie Viticole e<br />

Enologiche (sito La padania; sito Cantine Tv).<br />

Il sistema vede inoltre una ricca attività <strong>di</strong> promozione del prodotto che<br />

accomuna numerose istituzioni e che crea sinergie con il settore turistico e con<br />

la promozione <strong>di</strong> altri prodotti tipici della zona e del territorio trevigiano nel<br />

suo complesso. Tra tali istituzioni troviamo il Consorzio <strong>di</strong> Tutela del<br />

Prosecco <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene, la Confraternita dei Cavalieri del<br />

Prosecco, l’associazione Altamarca, la <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio, Agricoltura e<br />

Artigianato <strong>di</strong> Treviso, la Provincia, la Regione, la Comunità Montana delle<br />

Prealpi Trevigiane ed il Comitato Provinciale dell’Unione Nazionale delle Pro<br />

Loco d’Italia (Zanchetta 2002).<br />

5.2 Il Consorzio <strong>di</strong> Tutela<br />

In Italia i Consorzi <strong>di</strong> Tutela sono le istituzioni preposte per legge<br />

all’organizzazione e gestioni delle Denominazioni <strong>di</strong> Origine Controllata. Tali<br />

strutture associano in modo volontario le <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> produttori quali<br />

123


viticoltori, vinificatori e case spumantistiche, ed operano nell’interesse<br />

comune al fine <strong>di</strong> sviluppare la Denominazione e <strong>di</strong> garantire il rispetto del<br />

Disciplinare <strong>di</strong> Produzione.<br />

La costituzione del Consorzio <strong>di</strong> Tutela del Prosecco avviene nel 1962 per<br />

opera <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci produttori supportati dalla Scuola Enologica e dall’Istituto <strong>di</strong><br />

Viticoltura che, “intuendo con grande anticipo il rischio <strong>di</strong> omologazione,<br />

puntarono sulla qualità e su un’identità ben riconoscibile per proteggere e<br />

valorizzare la storia millenaria della viticoltura delle colline <strong>di</strong> Conegliano e<br />

Valdobbiadene” e dai quali viene proposto inoltre un <strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong><br />

produzione. Il loro operare viene premiato nel 1969 quando il Ministro<br />

dell’Agricoltura riconosce Conegliano e Valdobbiadene come unica zona<br />

DOC <strong>di</strong> produzione del Prosecco e del Superiore <strong>di</strong> Cartizze.<br />

Il Consorzio <strong>di</strong> Tutela è un ente privato istituito con legge dello Stato che ha,<br />

da statuto, una duplice finalità: da un lato deve mantenere, garantire e<br />

migliorare la qualità del Prosecco DOC e dall’altro deve provvedere alla<br />

<strong>di</strong>ffusione della sua conoscenza e immagine in Italia e all’estero.<br />

Esso compie, in accordo con la <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio e con le istituzioni<br />

locali, regionali e nazionali, una continua attività <strong>di</strong> promozione, partecipando<br />

a manifestazioni, fiere sia in Italia che all’estero e organizza occasioni <strong>di</strong><br />

conoscenza della zona e del prodotto (Vettorello 1998; Zanchetta 2002).<br />

5.3 La Confraternita dei Cavalieri del Prosecco<br />

Nacque nel 1945 con l’intento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere e valorizzare la vitienologia<br />

collinare e accolse al suo interno personalità <strong>di</strong> spicco nel mondo enologico<br />

italiano. Dalla Confraternita fu pensata la Mostra Nazionale dello Spumante<br />

(Vettorello 1998).<br />

L’albo dei Confratelli conta 120 persone le quali operano con quattro fini<br />

principali previsti dallo statuto ossia: <strong>di</strong> promuovere la conoscenza e<br />

valorizzazione del Prosecco <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene; <strong>di</strong> mantenerne e<br />

svilupparne le tra<strong>di</strong>zioni; <strong>di</strong> favorire ogni iniziativa tesa all’elevazione<br />

culturale ed al perfezionamento tecnico degli aderenti, nonché <strong>di</strong> promuovere<br />

l’educazione enologica del consumatore; <strong>di</strong> creare tra i Confratelli rapporti <strong>di</strong><br />

amicizia, lealtà, solidarietà e rispetto.<br />

Negli ultimi anni, la Confraternita ha investito nell’organizzazione <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong><br />

degustazione e aggiornamento per i Confratelli e nel 1999 è stata ideatrice <strong>di</strong><br />

una particolare bottiglia contrassegnata da tre “V” in rilievo, che può essere<br />

utilizzata, previo pagamento dei relativi <strong>di</strong>ritti, da tutti gli imbottigliatori <strong>di</strong><br />

Prosecco Spumante <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene doc. La creazione <strong>di</strong><br />

questa bottiglia rientra nell’intento <strong>di</strong> far si che, attraverso <strong>di</strong> essa, il<br />

consumatore possa meglio identificare il prodotto e che essa sia, al tempo<br />

stesso, sinonimo <strong>di</strong> qualità.<br />

124


I fon<strong>di</strong> che vengono utilizzati per le varie attività derivano dalle quote<br />

associative versate dai Confratelli e da eventuali donazioni da parte <strong>di</strong> altri<br />

soggetti (Zanchetta 2002).<br />

5.4 Altamarca<br />

Questa associazione, con sede nella prestigiosa Villa dei Cedri <strong>di</strong><br />

Valdobbiadene, è nata nel 1993 dall’incontro tra produttori <strong>di</strong> Spumante Doc<br />

ed istituzioni tra le quali il Comune <strong>di</strong> Valdobbiadene. Si tratta <strong>di</strong><br />

un’associazione pubblico-privata che opera per la valorizzazione del territorio<br />

dell’alta collina <strong>trevigiana</strong> che va da Conegliano a Valdobbiadene ed intende<br />

promuoverne l’inconfon<strong>di</strong>bile fisionomia facendo leva su storia, tra<strong>di</strong>zioni,<br />

esperienze, arte, cultura <strong>di</strong> queste terre ricche <strong>di</strong> fascino (Zanchetta 2002).<br />

5.5 <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio ed altri enti pubblici<br />

La <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Treviso svolge varie attività a favore dei settori<br />

produttivi dell’economia <strong>trevigiana</strong>, tra le quali vi sono quelle <strong>di</strong> consulenza,<br />

promozione e comunicazione. Per quanto riguarda quest’ultime in tema <strong>di</strong><br />

Prosecco, la <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio assume un ruolo <strong>di</strong> finanziatore <strong>di</strong> enti che<br />

si occupano poi della organizzazione degli eventi. Nel triennio 1999-2001 al<br />

Consorzio a Tutela del Prosecco <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene, in<br />

particolare, la <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio ha destinato per attività istituzionali e<br />

comunicazionali, il 27% dell’intero importo destinato a tutte le attività<br />

collegate al Prosecco.<br />

Altri enti che si occupano del Prosecco sono la Provincia <strong>di</strong> Treviso e la<br />

Regione Veneto che assumono anch’essi principalmente il ruolo <strong>di</strong> enti<br />

finanziatori e che danno il patrocinio per varie iniziative. Nel triennio 1999-<br />

2001 i fon<strong>di</strong> stanziati a favore <strong>di</strong> attività promozionali collegate al prosecco<br />

hanno raggiunto l’ammontare <strong>di</strong> 3.837.900 euro e l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> importanza nel<br />

ruolo <strong>di</strong> finanziatori viene svolto principalmente dalla Regione che ne<br />

conferisce il 31,8%, l’associazione Altamarca con il 25,9%, la <strong>Camera</strong> <strong>di</strong><br />

Commercio con il 15,1%, la Provincia <strong>di</strong> Treviso con l’11,8% ed a seguire il<br />

Consorzio <strong>di</strong> Tutela con una percentuale dell’8,9%. Dell’intero importo il<br />

28,2% è stato destinato ad attività <strong>di</strong> tipo fieristico, il 63% a manifestazioni<br />

d’immagine e l’8,1 ad attività <strong>di</strong> tipo formativo ed istituzionale (Zanchetta<br />

2002).<br />

5.6 Momenti <strong>di</strong> promozione<br />

Le varie organizzazioni creano numerose opportunità promozionali e,<br />

particolarmente interessanti per le aziende, sono quelle legate alla<br />

partecipazione a fiere <strong>di</strong> settore, nazionali ed internazionali. Le principali fiere<br />

sono il Vinitaly <strong>di</strong> Verona, il Salone del Gusto ed il Salone del Vino <strong>di</strong> Torino,<br />

125


il Wine festival <strong>di</strong> Merano, il Prosit <strong>di</strong> Arezzo, il Prowein <strong>di</strong> Düsseldorf e<br />

l’A.n.u.g.a. <strong>di</strong> Colonia.<br />

Per quanto riguarda gli eventi locali, durante tutto l’arco dell’anno vi sono nei<br />

vari comuni della zona degli appuntamenti dove il protagonista è il Prosecco.<br />

Alla fine dell’inverno, ad esempio la rassegna “Primavera del Prosecco” mette<br />

in mostra, in vari comuni, i prodotti della cantina. Un mese ricco <strong>di</strong> eventi è<br />

pure settembre quando ha luogo la “Mostra Nazionale degli Spumanti” a<br />

Valdobbiadene, si celebra la fine della vendemmia con la “Festa dell’Uva” a<br />

Conegliano e “Festa e Carri dell’uva” a Farra <strong>di</strong> Soligo (pubblicazione<br />

Altamarca).<br />

Oltre ai numerosi momenti espressamente de<strong>di</strong>cati al Prosecco, vi sono poi<br />

varie occasioni per conoscere le “specialità enogastronomiche della zona”<br />

(Vettorello 1998).<br />

126


6. IL SISTEMA LOCALE COME PROTO-DISTRETTO<br />

6.1 Aspetti generali<br />

Al fine <strong>di</strong> valutare la presenza nel sistema produttivo del Prosecco <strong>di</strong><br />

Conegliano e Valdobbiadene dei requisiti identificativi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto, sono<br />

stati valutati i seguenti aspetti: concentrazione territoriale, tratti caratteristici<br />

delle aziende, milieau locale come fornitore <strong>di</strong> input quali lavoro,<br />

impren<strong>di</strong>torialità ed infrastrutture materiali ed immateriali, processo<br />

produttivo, relazioni commerciali, collaborazione ed immagine unitaria del<br />

sistema.<br />

La zona <strong>di</strong> produzione del Prosecco Doc <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene<br />

comprende 15 comuni e si estende su un’area <strong>di</strong> circa 18.000 ettari <strong>di</strong><br />

superficie agricola, <strong>di</strong> cui 4.133 ettari <strong>di</strong> vigneti risultano, nel 2001, iscritti<br />

all’Albo Doc. Nel sistema produttivo del Prosecco Doc operano 3.490<br />

viticoltori, 150 enologi e 1.300 addetti del settore enologico. Nel settore<br />

specialistico sono impiegate più <strong>di</strong> 5.000 persone per un giro d’affari <strong>di</strong> circa<br />

200.000.000 <strong>di</strong> euro (dati Consorzio <strong>di</strong> Tutela). Questi dati spiegano<br />

l’importanza <strong>di</strong> questa produzione per la zona che costituisce la produzione<br />

vitivinicola prevalente nella provincia rispetto agli altri vini a denominazione<br />

<strong>di</strong> origine controllata. (Scomparin 2002).<br />

La struttura del territorio che con la pendenza delle colline, ha reso <strong>di</strong>fficile la<br />

meccanizzazione del lavoro, ha fatto in modo che la conduzione dei vigneti sia<br />

rimasta quasi sempre affidata ai piccoli viticoltori. Solo verso la zona <strong>di</strong><br />

Conegliano sono presenti poche aziende <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni più rilevanti.<br />

Delle 123 aziende contattate per la somministrazione del questionario, 89<br />

hanno partecipato alla ricerca, pari ad un 72,3%.<br />

Delle 123 case spumantistiche sono situate all’interno dei quin<strong>di</strong>ci comuni<br />

della zona doc centonove aziende mentre delle rimanenti quattor<strong>di</strong>ci, un<strong>di</strong>ci si<br />

trovano comunque in provincia <strong>di</strong> Treviso, due in provincia <strong>di</strong> Venezia ed una<br />

fuori regione. Per quanto riguarda invece le aziende che si sono sottoposte al<br />

questionario, ottantadue si trovano all’interno dei 15 comuni della zona doc<br />

mentre sette risiedono al <strong>di</strong> fuori, in provincia <strong>di</strong> Treviso o Venezia.<br />

Nonostante nelle cantine l’evoluzione sia stata continua con l’aggiunta <strong>di</strong><br />

numerosi spumantisti alle quattro cooperative e alla quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> case<br />

spumantistiche esistenti, continuano a prevalere le piccole aziende ed anche le<br />

aziende più gran<strong>di</strong> vedono per lo più una <strong>di</strong>mensione ridotta.<br />

Tra le aziende intervistate poco più <strong>di</strong> un quarto supera le 500.000 bottiglie<br />

prodotte e valutando le <strong>di</strong>mensioni aziendali in base a fasce <strong>di</strong> fatturato<br />

d’appartenenza nell’anno 2001 si è rilevato che un terzo delle aziende vede il<br />

proprio fatturato collocato nell’intervallo tra zero e 500 milioni <strong>di</strong> lire ed un<br />

quinto nella categoria che supera i 5 miliar<strong>di</strong>.<br />

127


La produzione <strong>di</strong> bottiglie si riferisce alla produzione vinicola totale delle<br />

aziende e non esclusivamente alla tipologia Prosecco doc <strong>di</strong> Conegliano e<br />

Valdobbiadene e dallo stu<strong>di</strong>o emerge che circa i tre quarti delle aziende ha una<br />

produzione <strong>di</strong> Prosecco doc superiore al 60%, rispetto alla produzione vinicola<br />

totale.<br />

Settantuno aziende hanno un unico stabilimento in cui si concentrano<br />

trasformazione e stoccaggio del prodotto, quin<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> due<br />

stabilimenti e tre <strong>di</strong> tre. Del totale <strong>di</strong> 110 stabilimenti, la maggior parte si trova<br />

nella zona doc e precisamente 95, 10 in altri comuni della provincia <strong>di</strong><br />

Treviso, 3 in altre province venete, 1 in altre regioni ed 1 all’estero.<br />

Per quanto riguarda la forma giuri<strong>di</strong>ca prevale la presenza <strong>di</strong> aziende con<br />

forma <strong>di</strong> società semplice o <strong>di</strong>tta in<strong>di</strong>viduale e in quasi tutte le aziende in cui<br />

sono presenti più figure impren<strong>di</strong>toriali, esiste tra loro un legame <strong>di</strong> parentela<br />

o affinità.<br />

Il legame degli impren<strong>di</strong>tori con la terra è forte, essa rappresenta la fonte del<br />

loro lavoro, delle loro sod<strong>di</strong>sfazioni, ma anche la loro storia e le loro<br />

tra<strong>di</strong>zioni. Anche negli anni in cui molti sono emigrati da questi luoghi perché<br />

regnava la povertà, i terreni sono rimasti <strong>di</strong> proprietà delle famiglie locali che<br />

una volta rimpatriati ne hanno ripreso possesso impedendo così l’entrata <strong>di</strong><br />

impren<strong>di</strong>tori esterni (colloquio con intervistati).<br />

Come anno <strong>di</strong> costituzione 64 delle 89 aziende, vale a <strong>di</strong>re oltre il 70%,<br />

vedono una data successiva al 1969. Tuttavia, nella quasi totalità dei casi tale<br />

costituzione recente costituisce solo un cambio <strong>di</strong> forma giuri<strong>di</strong>ca, un<br />

passaggio generazionale o una <strong>di</strong>visione tra fratelli che vanno a creare attività<br />

<strong>di</strong>stinte, dai colloqui risulta infatti che la tra<strong>di</strong>zione vitivinicola della famiglia<br />

è quasi sempre precedente a tale data risalendo talvolta a metà del secolo o<br />

inizio secolo e talvolta ai secoli precedenti fino a giungere al XVI secolo.<br />

Interessante è il fatto che molto spesso i cognomi dei titolari <strong>di</strong> aziende si<br />

ripetano, a testimonianza che da un unico ceppo familiare sono sorte più<br />

aziende.<br />

Delle 89 aziende intervistate <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> far parte <strong>di</strong> un gruppo aziendale 5<br />

aziende <strong>di</strong> cui due società per azioni, due società a responsabilità limitata ed<br />

una società <strong>di</strong> persone nella forma <strong>di</strong> società semplice.<br />

Comunità <strong>di</strong> persone e sistema delle imprese in questi luoghi sono in<strong>di</strong>visibili,<br />

nei colloqui parlando delle aziende si parla delle famiglie <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori e ciò<br />

si percepisce soprattutto nei comuni in cui più alta è la concentrazione <strong>di</strong><br />

piccole aziende ed i rapporti tra persone e tra aziende sono dettate da legami <strong>di</strong><br />

vicinato, parentela o amicizia. Il sistema produttivo locale nel complesso vede<br />

prevalere il rapporto “faccia a faccia” e via telefono come forme <strong>di</strong> interazione<br />

(tra aziende, con clienti ed interme<strong>di</strong>ari, ecc.).<br />

L’interpenetrarsi tra comunità <strong>di</strong> persone ed aziende, in questo settore in<br />

particolare, risulta evidente considerando il processo produttivo, il quale non è<br />

128


semplice trasformazione <strong>di</strong> input ma la riproduzione <strong>di</strong> presupposti materiali,<br />

umani ed immateriali quali la conformazione naturale, la storia, la cultura e<br />

l’organizzazione sociale.<br />

Il numero <strong>di</strong> addetti presenti nelle aziende è piuttosto ridotto, la me<strong>di</strong>a è <strong>di</strong><br />

circa 3 addetti nel 2002 nella fascia <strong>di</strong> fatturato che va da zero a cinquecento<br />

milioni <strong>di</strong> lire e una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 21 addetti per le aziende che superano i cinque<br />

miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> fatturato.<br />

Ripartendo i 694 addetti totali del 2002 tra le categorie titolari e soci,<br />

collaboratori familiari, lavoratori a tempo indeterminato, lavoratori a tempo<br />

determinato, appren<strong>di</strong>sti ed altro la situazione vede dominare, nel complesso,<br />

la terza categoria ma assume una fisionomia <strong>di</strong>fferente se si effettua un<br />

<strong>di</strong>stinguo delle aziende per fasce <strong>di</strong> fatturato. Nelle aziende con un fatturato<br />

compreso tra zero e i due miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> lire si assiste ad una prevalenza <strong>di</strong> titolari<br />

e soci e collaboratori familiari rispetto alle altre categorie. In particolare tale<br />

prevalenza è netta nella fascia <strong>di</strong> fatturato al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> mezzo miliardo <strong>di</strong> lire,<br />

che con un totale <strong>di</strong> 87 addetti vede 44 titolari, 37 collaboratori familiari, 3<br />

<strong>di</strong>pendenti e 3 addetti rientranti nella categoria “altro”.<br />

Distribuendo i <strong>di</strong>pendenti, che complessivamente sono 450, tra le categorie<br />

<strong>di</strong>rigenti, impiegati ed interme<strong>di</strong>, operai qualificati, operai generici,<br />

appren<strong>di</strong>sti e la categoria “altro” si nota che le categorie più numerose sono gli<br />

operai qualificati e gli impiegati ed interme<strong>di</strong> che sono rispettivamente 158 e<br />

147 mentre si <strong>di</strong>stanziano notevolmente le altre classificazioni.<br />

Per quanto riguarda l’andamento della presenza <strong>di</strong> addetti degli ultimi tre anni,<br />

la situazione presenta una certa stabilità. Le aziende intervistate, nella maggior<br />

parte dei casi vedono inalterato il numero <strong>di</strong> addetti dal 2000 al 2002, si<br />

trovano infatti in questa situazione precisamente settanta aziende su<br />

ottantanove, mentre se<strong>di</strong>ci hanno aumentato il numero <strong>di</strong> addetti e tre lo hanno<br />

ridotto.<br />

Per quanto riguarda le assunzioni <strong>di</strong> personale, per i prossimi tre anni sono<br />

previste, da parte <strong>di</strong> trenta aziende, assunzioni <strong>di</strong> operai qualificati; 13 aziende<br />

prevedono assunzioni <strong>di</strong> operai generici, 11 <strong>di</strong> impiegati ed interme<strong>di</strong>, 2 <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rigenti e 1 <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>sti. Delle 53 aziende che si avvalgono <strong>di</strong> personale<br />

<strong>di</strong>pendente, 36 ossia circa il 68%, non ha <strong>di</strong>pendenti che svolgano compiti<br />

manageriali.<br />

Il sistema locale costituisce un milieau locale che fornisce quin<strong>di</strong> lavoro,<br />

impren<strong>di</strong>torialità <strong>di</strong>ffusa ed infrastrutture materiali ed immateriali. In effetti<br />

ruotano intorno al sistema produttivo del Prosecco doc numerosi soggetti ed in<br />

particolare sono presenti il Consorzio <strong>di</strong> Tutela, le Associazioni <strong>di</strong> Categoria,<br />

le Associazioni finalizzate alla promozione, le strutture per la fornitura <strong>di</strong><br />

servizi <strong>di</strong> analisi dei vini e ancora la presenza del settore <strong>di</strong> formazione che<br />

vede in primo luogo la Scuola <strong>di</strong> Enologia <strong>di</strong> Conegliano e l’Istituto<br />

sperimentale che mantengono saldo il legame con la realtà produttiva della<br />

129


zona favorendo la produzione <strong>di</strong> nuova conoscenza e l’intreccio tra<br />

conoscenza tacita e conoscenza esplicita. L’importanza della formazione data<br />

dalla Scuola <strong>di</strong> Enologia <strong>di</strong> Conegliano è avvertita dalla quasi totalità delle<br />

aziende e spesso qui si sono formati alcuni componenti delle famiglie degli<br />

impren<strong>di</strong>tori o gli impren<strong>di</strong>tori stessi. E’ anche grazie alla formazione tanto<br />

celebre in zona per la lunga tra<strong>di</strong>zione se per lo più le aziende non riscontrano<br />

notevole <strong>di</strong>fficoltà nel reclutamento <strong>di</strong> personale nelle categorie <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigenti,<br />

interme<strong>di</strong> ed appren<strong>di</strong>sti. La partecipazione degli addetti a corsi <strong>di</strong> formazione<br />

inoltre ha riguardato negli ultimi tre anni l’87% delle aziende piccole e gran<strong>di</strong><br />

a conferma della volontà <strong>di</strong> migliorarsi soprattutto per quanto riguarda gli<br />

aspetti tecnico-produttivi e la certificazione aziendale. Per il futuro particolare<br />

interesse destano i corsi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>te e marketing.<br />

Per quanto riguarda l’acquisto <strong>di</strong> macchinari ed attrezzature, il sistema vede la<br />

presenza <strong>di</strong> numerosi riven<strong>di</strong>tori e rappresentanti in zona, tuttavia, la nascita <strong>di</strong><br />

aziende produttrici soprattutto per quanto riguarda il settore spumantistico<br />

risulta debole infatti le aziende ricorrono ad acquisti soprattutto fuori regione<br />

ed in particolare in Piemonte. Numerosi sono inoltre gli acquisti in provincia<br />

ma fuori dalla zona dei 15 comuni del Prosecco doc, dove sono presenti alcune<br />

gran<strong>di</strong> aziende importanti a livello nazionale ed internazionale per la<br />

produzione <strong>di</strong> filtri e centrifughe, per quanto riguarda gli acquisti <strong>di</strong> presse le<br />

aziende ricorrono, invece, soprattutto all’estero.<br />

Il passaggio generazionale, che rappresenta per alcuni <strong>di</strong>stretti un problema,<br />

non è affatto vissuto come tale nel sistema produttivo in questione poiché circa<br />

la metà delle aziende hanno la sicurezza che avverrà in futuro ed in molti casi<br />

è gia avvenuto. Molte delle piccole aziende vedono una conduzione familiare<br />

e l’inserimento dei figli in azienda costituisce un passaggio graduale e<br />

naturale.<br />

Il fenomeno <strong>di</strong> spin-off in questo settore risulta molto debole mentre un<br />

fenomeno che interessa maggiormente il sistema è l’estensione dell’attività <strong>di</strong><br />

viticoltura, con conferimento delle uve a terzi, all’attività <strong>di</strong> vinificazione e<br />

spumantizzazione. La lunga tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> molte aziende intervistate è una<br />

tra<strong>di</strong>zione legata al settore vitivinicolo più che al settore spumantistico.<br />

Le barriere all’entrata per un viticoltore della zona che vuole intraprendere<br />

l’attività <strong>di</strong> produzione spumantistica, non sono in effetti molto alte poiché<br />

egli può aumentare poco per volta le fasi produttive svolte, avvalendosi<br />

almeno inizialmente della subfornitura per le fasi che vanno dalla<br />

vinificazione all’imbottigliamento ed etichettatura. Il sistema così svolge un<br />

ruolo <strong>di</strong> protezione <strong>di</strong>verso da quello che favorisce il processo <strong>di</strong> spin-off, ma<br />

che ha comunque come risultato quello <strong>di</strong> permettere anche ad aziende molto<br />

piccole <strong>di</strong> operare in modo efficiente nel sistema.<br />

Il processo produttivo del Prosecco doc gode quin<strong>di</strong> della <strong>di</strong>visibilità in fasi. Il<br />

56% delle aziende svolge tutte le fasi che vanno dalla coltivazione della vite<br />

130


alla commercializzazione del prodotto mentre per il 21%, l’attività inizia con<br />

la fase <strong>di</strong> vinificazione o spumantizzazione. Il 37% delle aziende delega<br />

all’esterno alcune fasi produttive e si tratta per lo più <strong>di</strong> attività <strong>di</strong><br />

spumantizzazione, imbottigliamento ed etichettatura. I tre quarti dei rapporti <strong>di</strong><br />

subfornitura sono vissuti come collaborativi da parte del committente e la<br />

collaborazione riguarda soprattutto la risoluzione <strong>di</strong> problemi riguardanti la<br />

qualità del prodotto. Per quanto riguarda la subfornitura nei prossimi anni,<br />

circa il 60% delle aziende intende mantenere la situazione attuale ed il 30%<br />

portare le fasi delegate all’interno dell’azienda.<br />

Circa l’80% delle aziende effettua la coltivazione della vite e la metà vede una<br />

produzione propria <strong>di</strong> uve Prosecco doc pari al 100% <strong>di</strong> quella lavorata.<br />

Considerando anche i rapporti collaborativi nell’ambito della subfornitura, in<br />

totale il 35% delle aziende <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> avere, in ambito produttivo, dei rapporti<br />

formali <strong>di</strong> collaborazione con altre aziende produttive.<br />

Per quanto riguarda il livello tecnologico delle aziende la maggior parte <strong>di</strong><br />

esse ha investito e sta investendo molto in tecnologia in ambito produttivo e,<br />

in particolare, in quelle <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni si possono riscontrare software<br />

all’avanguar<strong>di</strong>a per il monitoraggio <strong>di</strong> tutto il processo produttivo tramite<br />

computer. L’attenzione alla produzione ed alle attrezzature fa delle cantine dei<br />

veri “gioielli” da esibire, sono possibili visite alle cantine infatti nell’80%<br />

circa delle aziende. Non tutte le aziende vedono, tuttavia, un livello<br />

tecnologico significativo e valutando la presenza <strong>di</strong> computer in azienda<br />

risultano sprovviste <strong>di</strong> computer un 6% delle intervistate mentre circa il 40%<br />

ne ha uno. Le aziende che <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> almeno due computer sono 50 e solo<br />

11 <strong>di</strong> esse non utilizzano una rete locale 12 .<br />

Oltre la metà delle aziende è collegata in rete con altre strutture e si tratta per<br />

la quasi totalità <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> Corporate Banking 13 .<br />

In<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> posta elettronica, sito internet proprio e la presenza in un sito<br />

collettivo figurano in almeno il 70% delle aziende. L’offerta del servizio <strong>di</strong><br />

commercio elettronico, che da alcuni intervistati è visto con scetticismo,<br />

riguarda il 13% delle aziende e si tratta <strong>di</strong> aziende <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni, la cui<br />

produzione spesso supera le cinquecentomila bottiglie ma in alcuni casi è<br />

anche inferiore alle centomila.<br />

I dati riguardanti le esportazioni <strong>di</strong>mostrano l’apertura <strong>di</strong> questo sistema<br />

produttivo e la sua crescente presenza sui mercati esteri. L’87% delle aziende<br />

ha dei mercati esteri e più della metà <strong>di</strong> esse ha almeno 5 mercati esteri in cui è<br />

12 Una rete locale o LAN (Local Area Network) è una rete che mette in connessione<br />

due o più computer per con<strong>di</strong>videre risorse (Gran<strong>di</strong>netti 2000b).<br />

13 Il servizio <strong>di</strong> “Corporate Banking” prevede lo scambio tra banca e l’azienda cliente<br />

<strong>di</strong> flussi <strong>di</strong>spositivi ed informativi per operazioni <strong>di</strong> remote banking, quali ad<br />

esempio, <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> incasso e pagamento, movimentazione <strong>di</strong> conti correnti.<br />

131


presente. I paesi più citati tra i primi quattro mercati esteri sono nell’or<strong>di</strong>ne<br />

Germania, Austria, Svizzera e Stati Uniti. Oltre i tre quarti delle aziende<br />

intervistate inoltre prevede <strong>di</strong> entrare nei prossimi anni in nuovi mercati.<br />

I principali clienti delle aziende per l’Italia sono ristoranti, bar, enoteche ed i<br />

consumatori. Per l’estero al primo posto vi sono i commercianti all’ingrosso<br />

ed importatori. Le ven<strong>di</strong>te sono effettuate per la quasi totalità delle aziende dal<br />

personale <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta e particolare importanza riveste la figura dell’agente<br />

plurimandatario soprattutto per le ven<strong>di</strong>te in Italia.<br />

Il 91% delle aziende partecipa a manifestazioni fieristiche soprattutto regionali<br />

in primo luogo il Vinitaly ed estere e molte delle partecipazioni all’estero <strong>di</strong><br />

piccole aziende avviene tramite il Consorzio <strong>di</strong> Tutela. L’80% promuove le<br />

ven<strong>di</strong>te tramite cataloghi, depliant ed altro materiale pubblicitario e per quanto<br />

riguarda l’acquisto <strong>di</strong> spazi pubblicitari a cui ricorrono il 61% delle aziende si<br />

tratta per lo più <strong>di</strong> spazi in riviste specializzate.<br />

Circa un quarto delle aziende ha accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> collaborazione in campo<br />

commerciale con altre aziende produttrici che nella maggior parte dei casi<br />

risiedono fuori regione. Si evidenzia quin<strong>di</strong> un aspetto <strong>di</strong> questo sistema<br />

produttivo che se dal lato della produzione mette in relazione parte delle<br />

aziende, dal lato commerciale le relazioni sono praticamente inesistenti a<br />

livello sistemico.<br />

Il senso d’appartenenza al sistema è forte ed il 95% delle aziende ritiene che<br />

esservi collocati sia importante. Per il 90% degli intervistati vi sono dei tratti<br />

che accomunano le aziende della zona ma solo poco più della metà <strong>di</strong> esse<br />

ritiene che ciò favorisca una certa capacità d’intesa ed un clima <strong>di</strong><br />

collaborazione. Alcuni ritengono che le relazioni siano favorite da altri fattori<br />

quali ad esempio l’esistenza <strong>di</strong> un’amicizia tra impren<strong>di</strong>tori e l’apertura e la<br />

<strong>di</strong>sponibilità al <strong>di</strong>alogo delle nuove generazioni, mentre altri sostengono che<br />

tra le vecchie vi fosse un maggior <strong>di</strong>alogo ed una maggiore lealtà. L’atmosfera<br />

collaborativa è avvertita da circa la metà delle aziende, quella competitiva dal<br />

61% e la non comunicazione dal 27%. Le precisazioni fatte a riguardo della<br />

collaborazione e della competizione sono state numerose, nella maggior parte<br />

dei casi la seconda costituisce stimolo al miglioramento. Per quanto riguarda<br />

la prima, a detta <strong>di</strong> alcuni intervistati, essa avviene per fasce <strong>di</strong>mensionali, per<br />

altri non è spontanea, avviene soprattutto attraverso l’opera del Consorzio <strong>di</strong><br />

Tutela e l’associazione Altamarca e si instaura per singoli aspetti ad esempio<br />

per il commercio estero. Per alcuni, inoltre, le occasioni <strong>di</strong> collaborazione<br />

sono poche e vi è bisogno <strong>di</strong> un maggior numero <strong>di</strong> incontri formali, per altri il<br />

<strong>di</strong>alogo e l’apparente collaborazione verbale non trovano poi concretizzazione<br />

cedendo il passo all’in<strong>di</strong>vidualismo.<br />

Dai dati emerge tuttavia che la collaborazione che si instaura tra le aziende<br />

riguarda quasi esclusivamente il settore produttivo e la risoluzioni <strong>di</strong> problemi<br />

inerenti ad esso come confermano i dati sulla subfornitura, la presenza<br />

132


dell’Eliconsorzio per i trattamenti nei vigneti ed il ricorso ai cannoni per<br />

impe<strong>di</strong>re il fenomeno della gran<strong>di</strong>ne.<br />

Le aziende ritengono che la propria situazione sia globalmente migliorata<br />

negli ultimi tre anni e che la propria posizione strategica sia per lo più buona<br />

per quanto riguarda l’aspetto produttivo e della qualità, si avvertono invece<br />

delle debolezze nel settore marketing e comunicazione che per alcuni degli<br />

intervistati <strong>di</strong>venterà oggetto <strong>di</strong> attenzione nel prossimo futuro. In particolare<br />

dal punto <strong>di</strong> vista degli investimenti in comunicazione e marketing, il 23%<br />

delle aziende prevede investimenti rilevanti, il 60% prevede investimenti<br />

migliorativi ed il 17% <strong>di</strong> non investire. Alcune aziende precisano che il livello<br />

<strong>di</strong> marketing non è alto ma non richiede ulteriori investimenti poiché il<br />

prodotto per il momento “si vende da solo”.<br />

Le aziende sono per lo più ottimiste circa il futuro del sistema anche se<br />

talvolta si intravede una nota <strong>di</strong> incertezza e sono coscienti della necessità <strong>di</strong><br />

una maggiore collaborazione. L’incertezza circa il futuro è dettata in alcuni<br />

casi dalla paura <strong>di</strong> cambio delle tendenze dei consumi, in altri da azioni che<br />

possano scre<strong>di</strong>tare l’immagine del prodotto e in altri ancora dal fatto che il<br />

nome del prodotto poiché equivale al nome del vitigno crea un maggior<br />

problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione nel mercato rispetto a quei vini che si sono identificati<br />

solo con il nome della zona come lo Champagne, il Barolo e tanti altri.<br />

L’esigenza <strong>di</strong> collaborare per molti si convertirà in comportamento attivo delle<br />

aziende solo quando il Prosecco vivrà una situazione <strong>di</strong> crisi poiché se il<br />

prodotto si vende senza alcuno sforzo, investimenti in comunicazione,<br />

marketing e collaborazioni risultano prospettive lontane.<br />

6.2 Sfide e prospettive future del Prosecco e comunicazione<br />

I dati <strong>di</strong> mercato confermano le opportunità che esso riserva a questa<br />

produzione e i produttori sono concor<strong>di</strong> su quali siano le sfide che dovranno<br />

essere affrontate.<br />

Dal 1995 il numero <strong>di</strong> bottiglie <strong>di</strong> Prosecco Doc commercializzate è aumentato<br />

<strong>di</strong> circa il 40% passando da 26.800.000 dello stesso anno a circa 37.642.600<br />

del 2001. Questo aumento <strong>di</strong> oltre <strong>di</strong>eci milioni <strong>di</strong> bottiglie è dato soprattutto<br />

dalla tipologia spumante che passa da 19.300.000 bottiglie del 1995 a<br />

28.840.000 bottiglie nel 2001, con un aumento <strong>di</strong> circa il 50% in sei anni.<br />

All’estero sono state vendute 12.045.632 bottiglie <strong>di</strong> Prosecco Doc ossia il<br />

32% del totale, <strong>di</strong> cui poco più <strong>di</strong> metà nella versione spumante. Rispetto agli<br />

stessi dati del 1995 le esportazioni sono all’incirca raddoppiate (Scomparin<br />

2002).<br />

Il Prosecco <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene sta vivendo in questi anni un trend<br />

<strong>di</strong> crescita che ha portato il giro d’affari <strong>di</strong> circa 270 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> lire del 1998 a<br />

circa 200 milioni <strong>di</strong> euro del 2001 (dati Consorzio <strong>di</strong> Tutela).<br />

133


Due sono i principali punti <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> questo prodotto ossia la versatilità <strong>di</strong><br />

consumo che lo vede adatto per i brin<strong>di</strong>si, come aperitivo e a “tutto pasto” ed<br />

il buon rapporto qualità/prezzo che lo rende avvicinabile ad un ampio<br />

pubblico. Il risultato è un vino e, in particolare, uno spumante che a <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> altri non risente dell’andamento stagionale dei consumi.<br />

Il Prosecco Doc <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene presenta rispetto a molti altri<br />

vini che si identificano con la zona <strong>di</strong> produzione, la caratteristica <strong>di</strong> essere<br />

conosciuto con il nome del vitigno. Questa scelta <strong>di</strong> denominazione avvenuta<br />

nel passato ha esposto il prodotto alla concorrenza del prosecco prodotto in<br />

altre zone e reso più <strong>di</strong>fficile la sua <strong>di</strong>stinzione nel mercato finale ed in<br />

particolare nei mercati esteri. Solo la tipologia “Superiore <strong>di</strong> Cartizze” vede la<br />

denominazione coincidere con il territorio.<br />

La barriera all’entrata nel sistema del Prosecco è bassa poiché chiunque può in<br />

altre zone iniziare un’attività che <strong>di</strong>a il vino che porta il nome del vitigno<br />

aumentando l’offerta del prodotto sul mercato. Considerando come zona<br />

centrale il Cartizze e passando alle zone più periferiche vengono infatti<br />

prodotti: il “Superiore <strong>di</strong> Cartizze”, “Prosecco Doc <strong>di</strong> Conegliano e/o<br />

Valdobbiadene”, “Prosecco Doc <strong>di</strong> altre zone” e Prosecco tout court. La<br />

capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere e ben identificare il prodotto sfuma con l’allontanarsi<br />

dalla zona <strong>di</strong> produzione perciò si accentua il problema all’estero.<br />

Questa particolarità del sistema <strong>di</strong>venta un aspetto cruciale su cui devono<br />

lavorare i soggetti del settore per far si che ci sia una sempre maggiore<br />

identificazione del prodotto con il territorio. Nonostante questa esigenza <strong>di</strong><br />

condotta sia avvertita da aziende ed istituzioni e si auspichi una maggiore<br />

unione e collaborazione al fine <strong>di</strong> conseguire l’obiettivo, nella realtà dei fatti i<br />

vari attori operano separatamente.<br />

Il Consorzio <strong>di</strong> Tutela si vede impegnato per migliorare la conoscenza e<br />

l’identificazione del prodotto mentre, dal canto loro, le aziende stanno<br />

sviluppando delle strategie <strong>di</strong> comunicazione e marketing <strong>di</strong>stinte, non<br />

perseguendo un obiettivo comune, facendo si che nel mercato finale vi siano<br />

bottiglie che riportano in alcuni casi la <strong>di</strong>citura “Prosecco <strong>di</strong> Conegliano”, in<br />

altri “Prosecco <strong>di</strong> Valdobbiadene”, in altri ancora “Prosecco <strong>di</strong> Conegliano-<br />

Valdobbiadene” oppure le suddette <strong>di</strong>citure senza la parola “Prosecco”. Ed a<br />

tal proposito le opinioni degli intervistati sono alquanto <strong>di</strong>vergenti e non si<br />

prospetta la possibilità <strong>di</strong> giungere ad una definizione comune. In effetti le<br />

posizioni delle aziende sono <strong>di</strong>verse, ad esempio, per coloro che vendono il<br />

prodotto non attraverso la grande <strong>di</strong>stribuzione, ma attraverso il canale che<br />

comprende ristoranti ed enoteche, la decisione <strong>di</strong> abbandonare in etichetta il<br />

termine “Prosecco”, può risultare più facile in quanto si rivolgono ad un<br />

pubblico più preparato che sa meglio <strong>di</strong>stinguere il prodotto. E ancora vi sono<br />

aziende che non vogliono slegarsi dal nome del vitigno, ma abbandonare<br />

quello <strong>di</strong> uno dei due comuni, sostenendo che le due zone portano ad un<br />

134


prodotto che presenta delle <strong>di</strong>versità dovute a caratteristiche pedoclimatiche<br />

<strong>di</strong>fferenti.<br />

A contribuire alla maggiore capacità <strong>di</strong> identificazione del prodotto vi sono<br />

molteplici sentieri che possono essere percorsi come lo sviluppo <strong>di</strong> sinergie<br />

con altri prodotti locali e sinergie con altri <strong>di</strong>stretti spumantistici,<br />

l’orientamento alla ricezione viste le rosee prospettive <strong>di</strong> sviluppo del turismo<br />

enogastronomico, e l’aumento della conoscenza del prodotto anche nei mercati<br />

lontani.<br />

Contribuisce a facilitare l’identificazione del prodotto anche la bottiglia con<br />

tre “V” in rilievo, che stanno per Valdobbiadene, della quale possono avvalersi<br />

tutte le aziende del sistema, ideata dalla Confraternita del Prosecco. Tuttavia,<br />

solo una parte delle aziende ha deciso <strong>di</strong> utilizzarla, mentre tra le aziende che<br />

hanno deciso <strong>di</strong> non avvalersene vi è chi adduce motivazioni economiche e chi<br />

<strong>di</strong> principio vedendo presa in considerazione solo l’iniziale <strong>di</strong> uno dei due<br />

comuni.<br />

Il Consorzio come emerge dall’indagine riveste un ruolo importante per le<br />

aziende e per molte funge da interfaccia coi mercati esteri non partecipando<br />

esse <strong>di</strong>rettamente a fiere internazionali. Esso si impegna per far conoscere il<br />

prodotto sia in Italia che all’estero. Ne è un esempio la recente partecipazione<br />

alla prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “Food & Wine from Veneto”, una manifestazione che si<br />

è svolta in Giappone e finalizzata a far conoscere i prodotti enogastronomici e<br />

agroalimentari regionali in questo paese <strong>di</strong> cui l’Italia è ora il terzo paese<br />

fornitore europeo <strong>di</strong> prodotti agroalimentari, dopo Francia e Danimarca.<br />

Dalla <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio locale sorge l’intenzione <strong>di</strong> creare sinergie con le<br />

altre zone italiane a vocazione spumantistica (Franciacorta, Asti, Talento e<br />

Trento, Oltrepò Pavese) per creare un coprogetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto allargato in cui<br />

gli operatori possano collaborare, affinare la qualità dei prodotti e sod<strong>di</strong>sfare<br />

tutte le esigenze dei consumatori (Legrenzi 2002).<br />

Il sistema produttivo del Prosecco che presenta molti aspetti tipici <strong>di</strong> un<br />

sistema <strong>di</strong>strettuale, vede tuttavia carente un aspetto fondamentale che è una<br />

cooperazione ed una volontà <strong>di</strong> cooperare a “tutto tondo”. Emerge dallo stu<strong>di</strong>o<br />

una realtà che vede dei soggetti che, dal punto <strong>di</strong> vista degli aspetti tecnicoproduttivi,<br />

riescono a comunicare e talvolta a collaborare, mentre fanno<br />

prevalere l’in<strong>di</strong>vidualismo per quanto riguarda gli aspetti commerciali.<br />

Inoltre l’operato delle aziende sembra andare spesso in <strong>di</strong>rezione opposta alla<br />

creazione <strong>di</strong> un’immagine unitaria che così venga percepita anche all’esterno e<br />

sentimenti <strong>di</strong> campanilismo rafforzano questi comportamenti controproducenti<br />

al sistema.<br />

135


7. CONCLUSIONE<br />

Lo stu<strong>di</strong>o realizzato ha voluto presentare la situazione del sistema produttivo<br />

del Prosecco doc <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene e verificarne la presenza dei<br />

caratteri identificativi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto.<br />

A tal fine sono stati valutati aspetti riguardanti le caratteristiche aziendali, le<br />

risorse umane, il livello tecnologico, il processo produttivo, i mercati, il<br />

posizionamento strategico e il sistema nel complesso.<br />

La Produzione <strong>di</strong> Prosecco <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene costituisce la<br />

produzione vitivinicola prevalente nella provincia <strong>di</strong> Treviso rispetto agli altri<br />

vini a denominazione <strong>di</strong> origine controllata e, con oltre cinquemila persone<br />

impiegate nel settore, da origine ad un giro d’affari <strong>di</strong> circa duecento milioni<br />

<strong>di</strong> euro.<br />

La <strong>di</strong>fficile meccanizzazione del lavoro dovuta alla pendenza delle colline ha<br />

mantenuto la conduzione dei terreni in mano per lo più a piccoli viticoltori. Le<br />

piccole aziende prevalgono anche per quanto riguarda le case spumantistiche<br />

ed anche le aziende più gran<strong>di</strong> vedono per lo più una <strong>di</strong>mensione ridotta.<br />

Comunità <strong>di</strong> persone e sistema delle imprese presentano in questi luoghi il<br />

carattere della in<strong>di</strong>visibilità soprattutto nei comuni in cui più alta è la<br />

concentrazione <strong>di</strong> piccole aziende ed i rapporti tra persone e tra aziende sono<br />

dettate da legami <strong>di</strong> vicinato, parentela e amicizia. Il processo produttivo<br />

infatti costituisce la riproduzione <strong>di</strong> presupposti materiali, umani ed<br />

immateriali quali la conformazione naturale, la storia, la cultura e<br />

l’organizzazione sociale.<br />

Il tipico processo <strong>di</strong> creazione <strong>di</strong> nuove imprese in questo sistema consiste<br />

nell’estensione dell’attività viticola a quella <strong>di</strong> vinificazione e<br />

spumantizzazione. In questa fase il sistema svolge un ruolo protettivo sia come<br />

milieau locale che fornisce input sia per il possibile ricorso alla subfornitura<br />

per alcune fasi, il quale permette anche ad aziende molto piccole <strong>di</strong> essere<br />

presenti efficientemente nel sistema.<br />

Il passaggio generazionale che costituisce un problema importante per alcuni<br />

<strong>di</strong>stretti, qui dove molte aziende sono a conduzione familiare, rappresenta un<br />

passaggio molto graduale e naturale.<br />

I dati <strong>di</strong> mercato del prodotto degli ultimi anni <strong>di</strong>mostrano delle buone<br />

performance (circa 38 milioni <strong>di</strong> bottiglie <strong>di</strong> Prosecco doc commercializzate<br />

nel 2001) a testimonianza del gra<strong>di</strong>mento riscosso tra il pubblico e della<br />

intraprendenza delle aziende e degli attori istituzionali nel far conoscere il<br />

prodotto in nuovi mercati. Le esportazioni riguardano il 90% delle aziende e<br />

circa un terzo della produzione, esse sono inoltre pressoché raddoppiate negli<br />

ultimi sei anni.<br />

Il Prosecco Doc <strong>di</strong> Conegliano e Valdobbiadene presenta la caratteristica <strong>di</strong><br />

essere rimasto legato al nome del vitigno a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> molti altri vini che si<br />

137


identificano con la zona <strong>di</strong> produzione. Questa scelta <strong>di</strong> denominazione espone<br />

il prodotto alla concorrenza del prosecco prodotto in altre zone e rende più<br />

<strong>di</strong>fficile la sua <strong>di</strong>stinzione nel mercato finale ed in particolare nei mercati<br />

lontani.<br />

Questa particolarità del sistema costituisce un aspetto cruciale su cui devono<br />

lavorare i soggetti del settore per creare una sempre maggiore identificazione<br />

del prodotto con il territorio. Nonostante questa esigenza <strong>di</strong> condotta sia<br />

avvertita da aziende ed istituzioni e si auspichi una maggiore unione e<br />

collaborazione al fine <strong>di</strong> conseguire l’obiettivo, nella realtà dei fatti i vari attori<br />

operano separatamente.<br />

Quasi tutti gli elementi che identificano un <strong>di</strong>stretto sono presenti in questo<br />

sistema e tra essi la concentrazione territoriale, la lunga tra<strong>di</strong>zione, la presenza<br />

<strong>di</strong> molte piccole aziende, la <strong>di</strong>visione del processo produttivo in fasi, il<br />

se<strong>di</strong>mentarsi <strong>di</strong> un Know how, la produzione <strong>di</strong> nuova conoscenza che si fonde<br />

con quella tacita e l’apertura al mercato internazionale.<br />

L’aspetto carente <strong>di</strong> questo sistema riguarda, tuttavia, le relazioni e la<br />

collaborazione tra aziende che se sono presenti da un punto <strong>di</strong> vista tecnicoproduttivo,<br />

sul piano commerciale, non solo prevale la competizione, ma si<br />

agisce secondo logiche in<strong>di</strong>vidualistiche che ostacolano la percezione<br />

all’esterno <strong>di</strong> un’immagine unitaria. Viene così ostacolata l’attività <strong>di</strong><br />

istituzioni che cercano <strong>di</strong> facilitare l’identificazione del prodotto sul mercato.<br />

Il Consorzio <strong>di</strong> Tutela, in particolare, si vede impegnato per migliorare la<br />

conoscenza e l’identificazione del prodotto mentre, dal canto loro, le aziende<br />

stanno sviluppando delle strategie <strong>di</strong> comunicazione e marketing <strong>di</strong>stinte, non<br />

perseguendo un obiettivo comune, facendo si che nel mercato finale vi siano<br />

bottiglie che riportano <strong>di</strong>citure <strong>di</strong>verse, non sempre ben identificabili dal<br />

cliente. E’ questa carenza a far si che il sistema non assuma ancora una<br />

configurazione <strong>di</strong>strettuale.<br />

Le aziende hanno vissuto un miglioramento continuo negli ultimi tre anni e<br />

ritengono che la propria posizione strategica sia per lo più buona per quanto<br />

riguarda l’aspetto produttivo e della qualità. Si avvertono, invece, delle<br />

debolezze per quanto riguarda il marketing e la comunicazione che saranno<br />

settori su cui investire nel prossimo futuro per alcune aziende mentre altre non<br />

avvertono la necessità <strong>di</strong> migliorare tali aspetti.<br />

Le aziende manifestano ottimismo circa il futuro del sistema anche se talvolta<br />

trapela dell’incertezza e vi è coscienza della necessità <strong>di</strong> una maggiore<br />

collaborazione per fronteggiare la concorrenza. Per molti, tuttavia, la<br />

cooperazione tra aziende avrà luogo solo quando il Prosecco vivrà una<br />

situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Per il futuro le prospettive sembrano rosee vista l’importanza data alla qualità<br />

e tipicità dei prodotti. Varie sono inoltre le possibilità <strong>di</strong> sinergia con altri<br />

prodotti e settori quali: prodotti agroalimentari e piatti tipici locali, altri vini e<br />

138


turismo che può abbracciare tre livelli ossia culturale, paesaggistico ed<br />

enogastronomico.<br />

In particolare, una classifica sulle intenzioni <strong>di</strong> visita nei <strong>di</strong>stretti del vino in<br />

Italia, vede questa zona al secondo posto, dopo il Chianti. L’attenzione alla<br />

ricezione in questa zona collinare si fa così sempre più sentita, nelle cantine<br />

che sono tenute come gioielli da esibire si possono effettuare visite nell’80%<br />

delle aziende e degustazioni. Sono già presenti numerosi agriturismo, osterie<br />

ed enoteche ed altri ne sorgeranno in futuro ma soprattutto si pensa a creare<br />

dei Bed & Breakfast per rispondere all’esigenza del turista che in zona<br />

desidera fermarsi qualche giorno.<br />

A questo si aggiungono i punti <strong>di</strong> forza del Prosecco, un prodotto che non<br />

soffre della stagionalità del consumo poiché gode <strong>di</strong> grande versatilità che lo<br />

rende adatto ai brin<strong>di</strong>si, come aperitivo e come vino a “tutto pasto” e che si<br />

apre ad un ampio pubblico anche grazie al buon rapporto qualità/prezzo.<br />

In conclusione per il futuro <strong>di</strong> questo sistema una maggior collaborazione tra<br />

aziende, tra aziende ed istituzioni e tra istituzione stesse si rende necessaria al<br />

fine <strong>di</strong> mettere a frutto le molteplici potenzialità sistemiche, razionalizzare le<br />

risorse e creare una comune linea <strong>di</strong> condotta che elevi il sistema e lo <strong>di</strong>stingua<br />

dalle possibili concorrenze.<br />

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<strong>laurea</strong> consultabile della Facoltà <strong>di</strong> Scienze e Tecnologie Agrarie<br />

ad in<strong>di</strong>rizzo gestionale, Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne.<br />

ZORATTI G., 1999, Analisi della <strong>di</strong>namica evolutiva dei <strong>di</strong>stretti industriali.<br />

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<strong>tesi</strong> <strong>di</strong> <strong>laurea</strong> non consultabile della Facoltà <strong>di</strong> Economia con<br />

relatore il Prof. R. Gran<strong>di</strong>netti, Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne.<br />

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www.club<strong>di</strong>stretti.it/documenti/newsletter_ 9.pdf<br />

www.club<strong>di</strong>stretti.it/documenti/newsletter_10.pdf<br />

www.club<strong>di</strong>stretti.it/documenti/newsletter_ 11.pdf<br />

www.club<strong>di</strong>stretti.it/documenti/newsletter_ 15.pdf<br />

www.club<strong>di</strong>stretti.it/documenti/newsletter_ 16.pdf<br />

www.club<strong>di</strong>stretti.it/documenti/newsletter_17.pdf<br />

www.conegliano2000.it/storiaenologia.htm<br />

www.gestcooper.it/pdf/Microsoft%20%word%20-%2026gc59.pdf<br />

www.enotecaregionaledelPiemonte.com/it/html/leggimain1dx.html (legge<br />

regionale del 9 agosto 1999, n. 20 “Disciplina dei Distretti dei vini e delle<br />

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www.lapadania.com/2002/ottobre/06/06102002p08a6.htm<br />

www.milioni.com/vini/doc/568.htm<br />

www.molicof.it/viaggi/prosecco/valdobbiadene.htm (sito molicof il mondo del<br />

cocktail, articolo “Gli itinerari: Valdobbiadene. Le terre della Valis Duplavis”)<br />

www.neoimpresa.com/industria/industria1.htm<br />

www.pubblicitaitalia.com/cocoon/pubit/riviste/articolo.html (articolo “Nuovi<br />

strumenti per lo sviluppo locale: il <strong>di</strong>stretto rurale della Maremma” della<br />

rivista “Il Pesce” <strong>di</strong> giugno 2002)<br />

www.pubit.it/sunti/psi0201o1.html (articolo “Salone del vino <strong>di</strong> Torino:<br />

mostra convegno per produttori e professionisti del vino” <strong>di</strong> gennaio-febbraio<br />

2002)<br />

www.thegourmetmagazine.com/archivio/gen_02/31_1.htm (articolo “Negli<br />

Usa il vino italiano corre più dei vini francesi” del 31.01.2002)<br />

www.thegourmetmagazine.com/archivio/apr_02/22_4.htm (articolo “Andar<br />

per cantine – il boom del turismo enogastronomico” del 22.04.2002)<br />

www.thegourmetmagazine.com/archivio/mar_02/10_5.htm (articolo<br />

“Col<strong>di</strong>retti: si al <strong>di</strong>stretto del vino” del 10.03.02)<br />

www.tv.camcom.it/4/albi/Prosecco_Conegliano_Valdobbiadene.pdf (Decreto<br />

29 agosto 2000 a mo<strong>di</strong>fica del Disciplinare <strong>di</strong> produzione del Prosecco<br />

Conegliano-Valdobbiadene)<br />

www.vinoveneto.com/zoneproduzione/prosecco.html<br />

146


Questa pubblicazione è e<strong>di</strong>ta nella collana:<br />

Profili economici<br />

della <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Treviso.<br />

Le precedenti pubblicazioni sono:<br />

1- I problemi finanziari delle PMI trevigiane: aspetti critici e strategie <strong>di</strong><br />

intervento (1997)<br />

2- Riforma fiscale e ricapitalizzazione delle imprese (1998<br />

3- Le nuove sfide per i <strong>di</strong>stretti industriali: sistemi cognitivi e reti<br />

transnazionali (1998)<br />

4- La “rivoluzione” Euro: quali implicazioni per il finanziamento delle<br />

P.M.I.? (1998)<br />

5- Un progetto <strong>di</strong> marketing territoriale per il <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Montebelluna —<br />

Offerta del territorio, contesti competitivi e possibili strategie <strong>di</strong> rilancio<br />

— (1998)<br />

6- Perla Stancari — Immigrati: problema o risorsa? - L’immigrazione <strong>di</strong><br />

extracomunitari nei territori evoluti con particolare riguardo alla<br />

provincia <strong>di</strong> Treviso — (1999)<br />

7- Le opportunità dell’Euro Nouveau Marchè per le imprese ad alto<br />

potenziale <strong>di</strong> crescita (1999)<br />

8- Guida “Crea la tua impresa a Treviso” (2000).<br />

9- Convegno “E– commerce frontiera del nuovo sviluppo”<br />

Tavola rotonda “Marketplace comunità e <strong>di</strong>stretti virtuali. E-uforia o<br />

reali opportunità strategiche <strong>di</strong> sviluppo”(2000).<br />

10- IL PROGRAMMA “JEV” - Agevolazioni alle imprese che intendono<br />

investire in Europa (2001).<br />

11- Le politiche commerciali e <strong>di</strong> Marketing nel settore dell’arredamento –<br />

Ricerca sui <strong>di</strong>stretti industriali del Livenza e del Quartier del Piave<br />

12- Problematiche <strong>di</strong> internazionalizzazione dei <strong>di</strong>stretti industriali della<br />

provincia <strong>di</strong> Treviso<br />

13- La qualità nella Pubblica Amministrazione – Alcune esperienze negli<br />

enti locali<br />

14- Analisi dell’organizzazione logistica del <strong>di</strong>stretto industriale <strong>di</strong><br />

Montebelluna<br />

15- L’UEM, l’Euro e l’Ampliamento dell’Unione Europea<br />

16- I Servizi integrati a tutela della Proprietà Industriale<br />

17- Qualità e certificazione nella Pubblica Amministrazione esperienze a<br />

confronto<br />

18- Guida “Crea la tua impresa a Treviso”. (2004)


19- Atti “Giornata dell’Economia” ( 17 Novembre 2003)<br />

20- ……………………………………………………………………………………<br />

…..


Impaginato a cura del<br />

Centro stampa della <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Treviso

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