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Luglio/Agosto - Sigot.Org

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Geriatria<br />

modelli animali e l’overexpression dell’amiloide<br />

(86-87). Un recente trial effettuato<br />

su otto pazienti con AD lieve tramite<br />

l’impianto nel lobo frontale di fibroblasti<br />

autologhi geneticamente modificati per<br />

esprimere NGF umano ha mostrato rallentamento<br />

del declino cognitivo (MMSE,<br />

Adas-cog) con nessun effetto collaterale a<br />

lungo termine. Dopo il trattamento è stato<br />

evidenziato un aumento significativo del<br />

metabolismo cerebrale valutato tramite<br />

PET (88). Sono in corso studi riguardanti<br />

piccole molecole non peptidiche in grado<br />

di promuovere la sopravvivenza neuronale<br />

mediante l’attivazione di componenti<br />

specifiche delle vie di trasduzione del<br />

segnale, attivate dalle neurotrofine, oppure<br />

attraverso l’inibizione di specifiche chinasi<br />

coinvolte nella morte cellulare indotta<br />

dalla mancanza di un segnale trofico. È<br />

stato valutato inoltre il coinvolgimento di<br />

proteine che regolano la progressione del<br />

ciclo cellulare nel cervello di pazienti<br />

affetti da AD, nonché la possibilità di utilizzare<br />

inibitori del ciclo cellulare per prevenire<br />

l’apoptosi neuronale, indotta in<br />

vitro dalla proteina Ab.<br />

254 Vol. XVIII n. 4 - <strong>Luglio</strong>/<strong>Agosto</strong> 2006<br />

Sono attualmente oggetto di studio farmaci<br />

bifunzionali come ladostigil ed il<br />

suo isomero TV3279, derivati della rasagilina<br />

capaci di inibire le colinesterasi<br />

(acetil e butirrilcolinesterasi) e le monoamminossidasi,<br />

e su HLA-20, M30 e<br />

M30A, dotati di attività anti-MAO e chelante<br />

il ferro, composti che hanno dimostrato<br />

attività neuroprotettiva ed antiapoptotica<br />

sia in vitro che in vivo (89).<br />

Tutte queste osservazioni potrebbero aprire<br />

nuove importanti prospettive terapeutiche.<br />

In futuro il trattamento dell’AD<br />

potrebbe avvalersi di una terapia di combinazione.<br />

Solo pochi studi clinici pubblicati<br />

hanno valutato gli effetti di una terapia<br />

combinata sulla performance cognitiva<br />

in pazienti con AD, e di questi solo<br />

alcuni hanno evidenziato la superiorità<br />

della terapia combinata rispetto alla<br />

monoterapia. È assolutamente necessario<br />

in futuro l’attuazione di studi prospettici<br />

ben disegnati che permettano di definire<br />

con chiarezza eventuali benefici provenienti<br />

dall’associazione dei numerosi farmaci<br />

disponibili o in fase di sperimentazione.

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