il pensiero autonomista e federalista sardo - ufficio studi GM Angioy
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Autonomia e federalismo nella Sardegna del ‘900<br />
Se <strong>il</strong> secolo XIX vede la Sardegna offrire un contributo ricco e importante all’elaborazione<br />
del <strong>pensiero</strong> <strong>federalista</strong> (e più in generale di quello autonomistico) che in Italia<br />
conosce <strong>il</strong> suo momento aureo soprattutto nel ventennio 1840-1860, nel secolo successivo<br />
si può dire che la Sardegna giganteggia rispetto alle altre regioni italiane.<br />
Infatti, dopo la proclamazione nel 1861 del Regno d’Italia su basi rigidamente<br />
unitarie, una volta ritiratisi dalla scena politica gli ultimi irriducib<strong>il</strong>i (C.Cattaneo,<br />
G.Ferrari), di federalismo nel Paese non si parlerà per oltre 80 anni e bisognerà<br />
attendere i dibattiti dell’Assemblea Costituente negli anni 1946-1947 per sentire<br />
ancora discutere, alquanto fugacemente per la verità, di un possib<strong>il</strong>e assetto federale<br />
del nuovo Stato repubblicano; proposta che, comunque, andrà incontro ad una<br />
nuova cocente sconfitta, dopo quella, altrettanto scottante, subita nel secolo precedente,<br />
per ripiegare su una timida riforma, che resterà per le regioni ordinarie inattuata<br />
per molti anni, di tipo regionalistico.<br />
La Sardegna dunque può vantare una sorta di primogenitura nel dibattito sul<br />
Federalismo del ‘900. Con un’altra importante peculiarità che vale a distinguere <strong>il</strong><br />
federalismo <strong>sardo</strong> da quello sv<strong>il</strong>uppatosi nella penisola. Già nell’800 i grandi pensatori<br />
federalisti italiani, come ad esempio Cattaneo, erano stati prima propugnatori degli<br />
Stati Uniti d’Europa, cioè del “federalismo esterno” mentre i federalisti sardi come<br />
Tuveri rivolgevano la loro attenzione principalmente e da subito, alla Federazione italiana<br />
e quindi al “federalismo interno” e solo in un secondo momento pensavano ad<br />
una Federazione europea. Nel secolo successivo la differenza è ancora più evidente:<br />
la quasi totalità dei federalisti sardi si muove nell’ambito del “federalismo interno” e<br />
solo in via secondaria si preoccupano del “federalismo esterno” in chiave europea.<br />
Le scarse elaborazioni in senso federalistico di gruppi o movimenti sorti in Italia in<br />
clandestinità durante la seconda guerra mondiale (<strong>il</strong> Manifesto di Ventotene di Spinelli<br />
e la Carta di Chivasso di Malàn) o <strong>il</strong> Movimento Federalista Europeo del dopoguerra,<br />
guardarono soprattutto ai temi dell’Unità europea, cioè al “federalismo esterno” e<br />
lasciarono in secondo piano quelli del “federalismo interno”. In seno al federalismo<br />
<strong>sardo</strong> nascerà anche un terzo tipo di elaborazione <strong>federalista</strong>, alquanto originale, quella<br />
del “federalismo euromediterraneo”. In Sardegna, fin dal 1920, con la nascita di un<br />
Movimento <strong>autonomista</strong> organizzato, <strong>il</strong> Movimento dei Combattenti, si sv<strong>il</strong>uppò un<br />
interessante dibattito che aveva quali capisaldi l’autonomia politica dell’isola (che avrebbe<br />
dovuto interessare anche le altre Regioni d’Italia) e l’organizzazione in senso federale<br />
dello Stato italiano. Certamente, nel Congresso dei Combattenti svoltosi a Macomer<br />
nel 1920, <strong>il</strong> concetto di federalismo era ancora embrionale; un momento di riflessione<br />
più matura si avrà al congresso costitutivo del Partito Sardo d’Azione nel 1921, quando<br />
si parlò testualmente di trasformazione dello Stato in “Repubblica organizzata in<br />
Federazione di Regioni autonome”.<br />
Benché d<strong>il</strong>aniato dalle due anime ideologiche ereditate dal Movimento<br />
combattentistico, quella meridionalista guidata da Cam<strong>il</strong>lo Bellieni e quella sindacalista<br />
rivoluzionaria capeggiata da Em<strong>il</strong>io Lussu, <strong>il</strong> Partito Sardo d’Azione nei suoi congressi<br />
successivi, seppe mantenere la sua pregiudiziale <strong>federalista</strong>, precisandone meglio le<br />
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