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il pensiero autonomista e federalista sardo - ufficio studi GM Angioy

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Antonio Gramsci<br />

Se, cronologicamente, nel senso strettamente biografico, <strong>il</strong> capitolo su Antonio Gramsci<br />

doveva essere collocato prima di quello su Em<strong>il</strong>io Lussu (la produzione politica di<br />

Gramsci infatti ha avuto inizio nel 1917 e ha dovuto interrompersi nel 1937 con la sua<br />

fine immatura), si è preferito inserirlo subito dopo Lussu, per non rompere <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o della<br />

continuità del <strong>pensiero</strong> <strong>federalista</strong> <strong>sardo</strong> che, dai grandi dell’800, Asproni e Tuveri,<br />

passando attraverso gli autonomisti e i federalisti “minori” (che poi, tanto “minori” non<br />

erano) del sardismo della 1a metà del ‘900, arriva fino a Em<strong>il</strong>io Lussu. A.Simon Mossa<br />

chiude la serie dei grandi personaggi in discussione, perché è un <strong>federalista</strong> “a se<br />

stante”, troppo originale per poterlo collegare con <strong>il</strong> precedente f<strong>il</strong>one <strong>autonomista</strong> e<br />

<strong>federalista</strong> <strong>sardo</strong> dell’‘800 e della 1a metà del ‘900.<br />

Inoltre, nell’affrontare <strong>il</strong> <strong>pensiero</strong> e la produzione di Antonio Gramsci in questa delicata<br />

materia, è indispensab<strong>il</strong>e ritornare a ciò che si è detto nella premessa di questo lavoro. E<br />

cioè, sull’errore, ancora oggi duro a morire, della troppo fac<strong>il</strong>e confusione fra <strong>il</strong> concetto<br />

di autonomismo e quello di federalismo. In altre parole, si può discutere sul Gramsci<br />

<strong>sardo</strong>, sul Gramsci <strong>autonomista</strong>, con qualche forzatura anche sul Gramsci “sardista” (in<br />

senso lato), non però sul Gramsci <strong>federalista</strong> (come da parte di qualche <strong>studi</strong>oso è stato<br />

tentato) e tuttavia su questo particolare aspetto torneremo in un secondo momento.<br />

Cominciamo ad esaminare <strong>il</strong> suo <strong>pensiero</strong> dal punto di vista dell’autonomismo, tenendo<br />

ben distinto quella che è “sardità” dal “sardismo” di Gramsci.<br />

Per la verità, sul cosiddetto “sardismo” di A.Gramsci si è scritto molto, specie nell’ultimo<br />

trentennio, e non sempre a proposito. La cultura sarda contemporanea, nelle<br />

sue diverse componenti politiche, ha fatto di tutto, attraverso saggi, libri e convegni,<br />

per creare, sull’altare della riscoperta di un Gramsci “sardista”, una sorta di prospettiva<br />

unitaria autonomistica che però, con <strong>il</strong> <strong>pensiero</strong> di Gramsci, intriso di leninismo, ha<br />

poco o niente da spartire.<br />

È innegab<strong>il</strong>e tuttavia la presenza di una “sardità” nei diversi momenti della vita di<br />

Gramsci. C’è <strong>il</strong> fugace momento giovan<strong>il</strong>e, permeato di un separatismo da realizzarsi<br />

“buttando a mare i continentali”, e questo può essere spiegato come reazione della<br />

cultura della comunità di v<strong>il</strong>laggio, di cui <strong>il</strong> giovane Gramsci risente, verso la società<br />

urbana. E c’è, di contro, <strong>il</strong> successivo periodo torinese, in cui avrà inizio quel processo<br />

di maturazione che porterà <strong>il</strong> Gramsci socialista a contatto con la cultura della società<br />

industriale e a mettere in luce una nuova linea, tipica dell’isolano che approda nel<br />

“continente”. E tuttavia i passi, sia nelle lettere, sia nei “Quaderni”, in cui riaffiora<br />

prepotentemente la sardità di Gramsci sono innumerevoli. Dalle pressanti richieste di<br />

notizie, anche spicciole, sulla vita e le usanze del paese (valga per tutte, lo spassoso<br />

riferimento alla Donna Bisodia), all’attesa febbr<strong>il</strong>e dell’invio da parte dei fam<strong>il</strong>iari, di<br />

riviste di cultura sarda (come Il Nuraghe di Carta Raspi), ma anche di componimenti<br />

poetici dialettali (tipico <strong>il</strong> discorso su “Sa scomuniga de frà Antiogu”), dimostrano a<br />

sufficienza quanto la Sardegna sia presente nei pensieri di A.Gramsci. E c’è anche da<br />

tener presente in Gramsci, <strong>il</strong> profondo interesse verso la lingua sarda. A parte le numerose<br />

richieste da lui fatte nelle lettere ai fam<strong>il</strong>iari, di ottenere precisazioni sull’esistenza<br />

e sull’uso di certi vocaboli nella forma campidanese o in quella logudorese, è<br />

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