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il pensiero autonomista e federalista sardo - ufficio studi GM Angioy

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Partito Comunista d’Italia (sempre ispirati da Gramsci) di provocare una frattura in<br />

seno al Partito Sardo d’Azione, e di favorire al suo interno la nascita di una corrente di<br />

sinistra classista che, o avrebbe conquistato la guida del partito o si sarebbe staccata<br />

da esso per allearsi con <strong>il</strong> Partito Comunista. In questo senso vanno visti i diversi<br />

tentativi compiuti dal P.C. d’I., uno nel 1925 in occasione del V congresso del Partito<br />

Sardo d’Azione, quando Ruggero Grieco tentò (senza riuscirci) di far leggere ai<br />

congressisti un appello dell’Internazionale Contadina (legata al Komintern), l’altro nel<br />

1926 con <strong>il</strong> famoso carteggio Lussu-Gramsci (vedi <strong>il</strong> testo nell’Antologia di questo<br />

lavoro) dove si invitavano chiaramente i m<strong>il</strong>itanti di base del partito a liberarsi dei capi<br />

“opportunisti”.<br />

E l’autonomismo di Gramsci? Diciamo subito che A. Gramsci, pur nella sua indiscussa<br />

fedeltà al marxismo-leninismo e alla linea centralizzatrice del Patito Comunista<br />

(a parte le saltuarie enunciazioni in senso autonomistico e federalistico di Luigi Longo<br />

e di Ruggero Grieco, che non nascondono tuttavia <strong>il</strong> valore tattico delle loro affermazioni,<br />

in vista di un indebolimento dello Stato borghese, ma senza mai negare <strong>il</strong> valore<br />

unificante del Partito), con la sua br<strong>il</strong>lante dialettica riesce, meglio dei suoi compagni di<br />

partito, a distinguersi e ad aprire un varco nel discorso delle autonomie. Specie quando<br />

insiste sul «pluralismo degli Enti territoriali». Senonchè a questo, sia pur interessante<br />

discorso, non fa seguito quello, indispensab<strong>il</strong>e, del «pluralismo dei valori» che la dottrina<br />

dell’egemonia del partito unico e del centralismo democratico finisce per annullare.<br />

Per cui, l’autonomismo gramsciano (e quindi anche quello di Longo e di Grieco), finisce<br />

per ridursi a mero decentramento amministrativo, non certo politico. Acutamente,<br />

quasi un secolo prima (come abbiamo accennato nel capitolo a lui dedicato) Giov.<br />

Battista Tuveri scriveva che autonomie locali furono concesse, nel corso della storia,<br />

anche da monarchie assolute, perfettamente centraliste nel potere. Si trattava appunto<br />

non di autonomie ma di decentralizzazioni. E arriviamo così al cosiddetto federalismo<br />

di Antonio Gramsci, nel quale doveva trovare posto la Repubblica sarda degli operai e<br />

dei contadini. In realtà (nonostante <strong>il</strong> generoso tentativo di Umberto Cardia di inserire<br />

<strong>il</strong> nome di Gramsci fra i federalisti sardi), negli scritti di Gramsci non è possib<strong>il</strong>e trovare<br />

una trattazione organica della questione. Possiamo però risalire indirettamente a un<br />

vivo interesse o anche, se si vuole, ad una accettazione da parte di Gramsci delle tesi<br />

federalistiche (o, per meglio dire, pseudo-federalistiche), e quindi anche dell’ipotesi di<br />

una Repubblica sarda federata in una Repubblica Soviettista italiana, che negli anni<br />

1925-1931, in varie occasioni, <strong>il</strong> Partito Comunista d’Italia fece proprie. Le occasioni<br />

furono almeno quattro. La prima in ordine di tempo è offerta dal V congresso del<br />

Partito Sardo d’Azione svoltosi a Macomer nell’autunno 1925, in pieno regime fascista.<br />

Si è già detto che a quel congresso fu inviato un appello del Komintern (Internazionale<br />

Contadina), recato da Ruggero Grieco, la cui parte finale (dopo aver incitato i<br />

contadini sardi a liberarsi dei dirigenti sardisti e a fare causa comune con gli operai<br />

comunisti) lanciava un evviva alla «Repubblica sarda degli operai e dei contadini nella<br />

Federazione Soviettista italiana». Ora, si è scritto che l’appello redatto da Grieco fu<br />

però ispirato da Gramsci e tuttavia una prova certa di tale ispirazione manca. Esiste<br />

però una lettera di presentazione per <strong>il</strong> prof. Lionello De Lisi (amico di Lussu ed<br />

esponente della sinistra del Partito Sardo d’Azione) in cui si legge: «L’amico Gramsci<br />

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