intero documento - Lettere e Filosofia - Università degli Studi di ...
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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> Padova<br />
Facoltà <strong>di</strong> <strong>Lettere</strong> e <strong>Filosofia</strong><br />
Master in <strong>Stu<strong>di</strong></strong> Interculturali<br />
a. a. 2002/2003<br />
Tesina <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />
Uno sguardo sull’immigrazione romena d’élite in Italia<br />
fino al 1989<br />
Adriana Alupoaei<br />
Relatore<br />
Prof. Adone Brandalise
Abstract<br />
Introduzione – consiste in una breve presentazione dell’argomento trattato nella tesi, insieme ad una<br />
succinta spiegazione della terminologia adottata<br />
Breve sguardo sull’élite dell’esilio romeno in Italia del secolo scorso – capitolo in cui mi<br />
occupo della ricezione e dell’impatto che alcuni scrittori romeni hanno avuto in Italia, cercando <strong>di</strong> mettere in<br />
rilievo il loro contributo agli scambi interculturali tra i nostri paesi.<br />
Qualche nome significativo per illustrare il tipo <strong>di</strong> rapporti che hanno formato il tessuto<br />
dell’interculturalità prima del 1989 – capitolo centrale in cui prendo come esempi rappresentativi<br />
quei personaggi che si sono <strong>di</strong>stinti nella loro attività scientifica o letteraria per la capacità <strong>di</strong> creare rapporti<br />
culturali che hanno trovato uno spazio privilegiato e che hanno resisto nel tempo.<br />
Gheorghe Caragaţă. Comnène N. P. (Nicolae Petrescu). Eugenio Coseriu. Ioan Petru<br />
Culianu. Mircea Elide. Ioan Guţia. Alexandru Niculescu. Mircea Popescu<br />
Conclusione – breve riassunto delle considerazioni personali contenute nella tesi e occasione <strong>di</strong><br />
sottolineare le caratteristiche dell’emigrazione romena fino al 1989 messa al confronto con quella del dopo<br />
’89.<br />
Documenti allegati:<br />
Documento 1: Non esistono più rifugi – un articolo <strong>di</strong> Octavian Paler – traduzione <strong>di</strong> un<br />
articolo che mi è sembrato significativo per la ricezione del fenomeno <strong>di</strong> emigrazione in Romania da parte<br />
<strong>di</strong> uno <strong>degli</strong> intellettuali <strong>di</strong> rilievo del mio paese.<br />
Documento 2: La presenza della letteratura romena in Italia 1989-2001 – <strong>di</strong> Bruno<br />
Mazzoni e Ioan Guţia – è un contributo che ho ritenuto necessario aggiungere per illustrare con una<br />
parte pratica l’apporto <strong>degli</strong> scrittori romeni e italiani nel tessere relazioni culturali a partire delle traduzioni<br />
<strong>di</strong> opere letterarie, ma non solo. Si tratta sempre del tema della presenza, in Italia, nel corso dei primi otto<br />
decenni del secolo scorso, della Romania tout court, intervento che consente <strong>di</strong> apprezzare non soltanto la<br />
ricezione e l’impatto <strong>degli</strong> scrittori romeni e delle loro opere letterarie sul terreno della cultura italiana, ma è<br />
anche occasione <strong>di</strong> cogliere e valutare l’insieme delle relazioni che ha marcato l’interesse reciproco tra i<br />
due paesi.<br />
Bibliografia<br />
2
Introduzione<br />
Il presente lavoro si propone <strong>di</strong> affrontare i temi relativi a un certo tipo <strong>di</strong> immigrazione<br />
noto comunemente sotto il nome <strong>di</strong> <strong>di</strong>aspora - in quanto <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> un popolo che lascia la<br />
terra d'origine migrando in varie <strong>di</strong>rezioni perché perseguitato e oppresso - benché, parlando della<br />
realtà dell’emigrazione romena, forse il termine più adatto sarebbe quello <strong>di</strong> esilio.<br />
L’identità <strong>di</strong> ogni cultura si è costruita solo me<strong>di</strong>ante un confronto, spesso conflittuale.<br />
Partendo della premessa che<br />
nessuna cultura, per quanto si sia mostrata raffinata nelle sue<br />
espressioni o per quanto si sia estesa nei tempi e nei territori<br />
conquistati, può arrogarsi il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> una priorità cronologica o quello<br />
<strong>di</strong> una superiorità qualitativa. 1 ,<br />
possiamo essere sicuri che ogni cultura è il risultato <strong>di</strong> scambi culturali, dunque <strong>di</strong> intercultura, <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>azioni con culture <strong>di</strong>verse. Tanto più trovo sia valida quest’ipotesi quando si tratta, come<br />
vuole un luogo comune, <strong>di</strong> due culture molto legate tra <strong>di</strong> loro tramite ra<strong>di</strong>ci comuni, quali la<br />
lingua, la religione, oppure momenti della storia stessa italiana e romena (il termine stesso rinvia<br />
alla Romània). In verità, non ci sarebbe neanche bisogno <strong>di</strong> rincorrere al classico rapporto <strong>di</strong><br />
parentela <strong>di</strong> cui alcuni vanno molto fieri. Basterebbe rifarci <strong>di</strong> nuovo al testo sopra menzionato e<br />
ricordare che il rapporto tra le identità non è, o almeno non dovrebbe essere, semplicemente la<br />
giustapposizione <strong>di</strong> identità ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>verse, ciascuna delle quali intesa come realtà separata,<br />
in<strong>di</strong>pendente; non è neanche un rapporto <strong>di</strong> omologazione, in cui tutti gli elementi <strong>di</strong>stintivi sono<br />
attenuati o cancellati, ma un rapporto più sano, <strong>di</strong> interconnessione, in cui ciascuna identità viene<br />
prodotta dall’alterità, con cui si trova in un rapporto continuo e costante. Quin<strong>di</strong> non una forma <strong>di</strong><br />
esclusione, ma <strong>di</strong> intreccio:<br />
1 Cfr. Giangiorgio Pasqualotto, Incontro <strong>di</strong> sguar<strong>di</strong>, cap. Intercultura e globalizzazione, Padova, Unipress, 2002, p. 53.<br />
3
Secondo il modo fondato sulla forma dell’interconnessione si ha la<br />
rappresentazione più vicina alla realtà in quanto i <strong>di</strong>versi alberi<br />
mostrano ciascuno la loro specificità, ma al contempo evidenziano il<br />
fatto che tale specificità si costruisce nell’intreccio delle ra<strong>di</strong>ci e dei<br />
rami. 1<br />
Tra tutte le forme <strong>di</strong> intercultura ce n’è una, la più “forzata” se vogliamo, che però ha<br />
sempre prodotto dei risultati eccezionali, la cosiddetta <strong>di</strong>aspora. Il termine viene mutuato da<br />
epoche e popoli lontani, ma poi adattati come vuole la buona abitu<strong>di</strong>ne umana. Nel vocabolario<br />
delle scienze sociali e della storia, il termine <strong>di</strong>aspora è stato poco teorizzato e approfon<strong>di</strong>to. Oggi<br />
esso sembra essere utilizzato in modo abbastanza vago per riferirsi qualunque comunità del mondo<br />
che viva lontano dal proprio paese d’origine. In questo senso, una <strong>di</strong>aspora non è altro che il<br />
risultato <strong>di</strong> migrazioni continentali o internazionali.<br />
Torniamo un attimo però al senso primario del termine, se non altro perché le comunità cui<br />
sembra possa applicarsi il termine <strong>di</strong> <strong>di</strong>aspora sono, ai giorni nostri, talmente numerose che il<br />
concetto si è <strong>di</strong>luito al punto da sembrare irriconoscibile. Sulle prime possiamo <strong>di</strong>re che si parla<br />
propriamente <strong>di</strong> <strong>di</strong>aspora in<strong>di</strong>ana, ebraica, africana, sikh, libanese, ma anche cinese, italiana, greca,<br />
polacca, turca. 2 Per tornare al titolo del lavoro, cercherò <strong>di</strong> trovare un senso all’applicazione <strong>di</strong> tale<br />
termine agli immigrati dell’élite romena in Italia.<br />
Prima <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> rispondere a questa domanda mi rifarò alle fonti: nella Bibbia una<br />
<strong>di</strong>aspora presuppone la <strong>di</strong>spersione forzata <strong>di</strong> una popolazione in<strong>di</strong>gena, e può trattarsi allora <strong>di</strong><br />
una forma <strong>di</strong> punizione <strong>di</strong>vina o delle sorte che attende coloro che hanno abbandonato i vecchi<br />
costumi. Comunque sia, si tratta certamente <strong>di</strong> un evento <strong>di</strong> tipo traumatico che colpisce delle<br />
popolazioni in<strong>di</strong>gene.<br />
Tale fu, nel caso <strong>degli</strong> ebrei, la <strong>di</strong>struzione del tempio <strong>di</strong> Salomone e,<br />
nel caso <strong>degli</strong> africani, le razzie dei mercanti <strong>di</strong> schiavi. 3<br />
Possiamo ugualmente supporre che in entrambi i casi, quelle popolazioni provarono vivamente il<br />
sentimento <strong>di</strong> essere state tra<strong>di</strong>te.<br />
1 Op. cit., p. 74.<br />
2 René Gallissot e Annamaria Rivera, Pluralismo culturale in Europa, Bari, E<strong>di</strong>zioni Dedalo, 1995.<br />
3 Op. cit.<br />
4
Re e sacerdoti della Bibbia agirono male; i capi africani abbandonarono<br />
il loro popolo, conducendo verso le zone costiere gli schiavi che<br />
sarebbero stati imbarcati per attraversare l’Atlantico. […] Il loro cuore<br />
si trova, e non potrebbe essere che così, là dove è o era il primo<br />
focolare. 4<br />
L’esilio, la per<strong>di</strong>ta, la solitu<strong>di</strong>ne, l’alienazione sembrano essere tratti e sentimenti caratteristici dei<br />
gruppi “<strong>di</strong>asporici” iniziali. In<strong>di</strong>cando e citando questi <strong>di</strong>versi elementi mi proponevo non tanto <strong>di</strong><br />
trovare la definizione stricto sensu del termine <strong>di</strong>aspora, ma piuttosto <strong>di</strong> avanzare l’idea che c’è un<br />
insieme minimo <strong>di</strong> tratti, caratteristiche ed esperienze storiche senza le quali l’utilizzazione del<br />
termine <strong>di</strong>aspora è troppo debole.<br />
Ma oggi? In quali termini si pone oggi la questione del pluralismo culturale in Europa, in<br />
Italia – uno dei paesi privilegiati dagli immigrati dell’est-europeo? E’ possibile parlare <strong>di</strong> <strong>di</strong>aspore,<br />
sul modello <strong>di</strong> quella ebraica, a proposito delle culture e delle comunità che le recenti<br />
immigrazioni hanno <strong>di</strong>sperso sul territorio europeo? L’emergere, fra le giovani generazioni, <strong>di</strong> una<br />
cultura urbana me<strong>di</strong>atizzata e cosmopolita è il segno <strong>di</strong> una controtendenza che si oppone ai<br />
nazionalismi, agli etnicismi e ai particolarismi comunitari? Prenderò come esempi per rispondere a<br />
queste domande alcuni casi della versione romena della <strong>di</strong>aspora in Italia, cercando <strong>di</strong> scre<strong>di</strong>tare i<br />
luoghi comuni e i pregiu<strong>di</strong>zi non sempre innocenti. In più tenterò anche <strong>di</strong> trovare il denominatore<br />
comune che ha spinto gli immigrati della classe intellettuale romena a lasciare il proprio paese<br />
d’origine, la motivazione, la specificità <strong>di</strong> questa motivazione che loro hanno avuto inizialmente. E<br />
poi, la questione spesso riproposta: com’è possibile conservare l’identità nel processo <strong>di</strong><br />
cambiamento attraverso la storia ed i territori? La mia convinzione è che esista nella <strong>di</strong>aspora<br />
romena una coscienza secolare che oggi è precisamente alla ricerca <strong>di</strong> se stessa, e tenterò <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>mostrarlo nelle pagine che seguono.<br />
4 Op. cit.<br />
5
Breve sguardo sulla <strong>di</strong>aspora romena in Italia del secolo scorso<br />
Difficile impresa è quella <strong>di</strong> passare in rassegna i nomi <strong>di</strong> quelli che hanno lasciato, per<br />
motivi spesso analoghi, il proprio paese per arrivare in Italia nel corso dei decenni del secolo<br />
passato, soprattutto per paura <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticare qualche personalità <strong>di</strong> rilievo. Questo lavoro però mi<br />
consentirà <strong>di</strong> apprezzare non soltanto la ricezione e l’impatto <strong>degli</strong> scrittori romeni e delle loro<br />
opere letterarie sul terreno dell’alta cultura italiana, bensì <strong>di</strong> cogliere e valutare quel tessuto <strong>di</strong><br />
relazioni, <strong>di</strong> scambi, <strong>di</strong> intese, ora più fitto, ora più rado, che ha marcato l’interesse reciproco dei<br />
nostri due Paesi, in tutti i campi del sapere, ma in primo luogo nell’ambito delle scienze umane,<br />
dalla storia alla politica, dal folclore alla religione, dalla lingua alla letteratura, nel corso del secolo<br />
che ci siamo lasciati alle spalle.<br />
Mi occuperò <strong>di</strong> alcuni casi, <strong>di</strong> quelli più emblematici, per poter trarre le conclusioni che<br />
saranno sempre <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale e che, in quanto tali, daranno un giu<strong>di</strong>zio soggettivo sull’attività<br />
<strong>di</strong> questi personaggi, della loro opera e della loro vita. I casi citati saranno <strong>di</strong>sposti in or<strong>di</strong>ne<br />
alfabetico.<br />
Gheorghe Caragaţă, nato nel 1907 in Romania e deceduto a Firenze nel 1978, è stato<br />
filologo, professore <strong>di</strong> lingua e letteratura romena all’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Firenze. Borsista della Scuola<br />
Romena <strong>di</strong> Roma (1993-1995), poi Dottore presso l’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Roma nel 1935 sotto le <strong>di</strong>rettive<br />
del professor Giglio Bretoni, con una tesi in filologia romanica (I plurali romeni e italiani in -ora),<br />
Gheorghe Caragaţă è, dopo Clau<strong>di</strong>u Isopescu, il secondo romeno che tiene corsi <strong>di</strong> lingua e<br />
letteratura romena in Italia, prima come ricercatore, poi come professore supplente fino alla fine<br />
della sua vita. Prima della guerra ha pubblicato una tesi sulle Formulale de salutare in limba<br />
româna 5 e ancora una ricerca sulle relazioni linguistiche romeno-albanesi 6 . Durante la guerra ha<br />
offerto ai suoi studenti italiani un’esposizione della letteratura romena – Breve sguardo sullo<br />
sviluppo della letteratura romena, 1943. Richiamato nel paese dopo il 1945, decide <strong>di</strong> rimanere<br />
in Italia, dove passa l’esame <strong>di</strong> dottorato in lingua e letteratura romena. Nella rivista Suflet<br />
5<br />
Gheorghe Caragaţă, Formulale de salutare in limba româna, 1939, pubblicato nel Buletinul Institutului de Filologie<br />
Româna “Al. Philippide”, Iasi, VI.<br />
6<br />
Gheorghe Caragaţă, 1939, Permbij marrdhanjet gjuhesore shqipetare-rumune, in Hylli i Drites, Scutari, n. 3-7.<br />
6
omânesc 7 pubblica il saggio Linguistica si critica literară in cui cerca <strong>di</strong> conciliare le teorie <strong>di</strong><br />
Karl Vossler, Ch. Bailly e Leo Spitzer. Nel 1955 pubblica un compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> storia della letteratura<br />
romena 8 . In occasione del VIII Congresso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> romanistica (Firenze, 1956) ha pubblicato una<br />
brochure sull’unità della lingua romena (includendo la lingua moldava, considerata da alcuni<br />
linguisti sovietici come lingua romanza a se stante) intitolata Alcuni documenti sull’Unità della<br />
lingua romena. Nel 1970 e<strong>di</strong>ta una ricerca sul termine Dunăre (“Danubio”) nella linguistica<br />
romena (Sul romeno “Dunăre”) nella rivista La Colombaria <strong>di</strong> Firenze. E’ stato membro<br />
fondatore della Società Accademica Romena <strong>di</strong> Roma. Ha rivisto la Romania nel 1977.<br />
Comnène N. P. (Nicolae Petrescu) è stato un poeta, memorialista, giornalista e<br />
<strong>di</strong>plomato che ha vissuto nella prima metà del secolo scorso, con un impegno in Italia che reputo<br />
significativo dal punto <strong>di</strong> vista del contributo portato alle istanze interculturali. E’ nato a Bucarest<br />
nel 1881 ed è deceduto nel 1958 a Firenze. Ha svolto un’attività importante sia in Romania che in<br />
Italia, però mi soffermerò meno sul periodo romeno per dar più spazio alla fase italiana della sua<br />
vita e al suo sforzo teso a intensificare i rapporti romeno-italiani. Ha stu<strong>di</strong>ato giurisprudenza e<br />
scienze sociali a Bucarest e Parigi ed ha esercitato la professione <strong>di</strong> avvocato dell’Or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong><br />
Avvocati <strong>di</strong> Bucarest e <strong>di</strong> magistrato presso il Tribunale <strong>di</strong> Bucarest. Insegna alla Facoltà <strong>di</strong><br />
Giurisprudenza, pubblica una tesi sull’intervento dello Stato tra il capitale e il lavoro nel 1910.<br />
Durante la prima guerra mon<strong>di</strong>ale crea a Berna un’Agenzia Romena <strong>di</strong> Stampa e pubblica a Parigi<br />
e Losanna <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> storici e propagan<strong>di</strong>stiche coi cui prepara l’opinione pubblica<br />
internazionale per l’atto dell’unità della Transilvania con la Romania 9 Allo stesso scopo stampa e<br />
scrive la premessa del libro <strong>di</strong> Aurel C. Popovici, La question roumaine en Transylvanie et en<br />
Hongrie, accompagnato da una mappa che è stata utilizzata durante i trattativi <strong>di</strong> pace <strong>di</strong><br />
Versailles. Svolge una carriera <strong>di</strong>plomatica a Berna, Berlino, e Vaticano (1931). E’ stato delegato<br />
permanente della Lega delle Nazioni <strong>di</strong> Ginevra (1923-1929) e ministro <strong>degli</strong> Esteri tra il ’39-’39.<br />
Un elemento importante della sua biografia è rappresentato proprio dal suo soggiorno in Italia,<br />
dove poi resterà fino al termine della sua vita: durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale darà il suo<br />
contributo alla <strong>di</strong>fesa della città <strong>di</strong> Firenze cui gli Alleati riconosceranno lo statuto <strong>di</strong> “città<br />
aperta”. Rimane quin<strong>di</strong> in Italia fino al 1958 e riceve il titolo <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>no onorario della città <strong>di</strong><br />
Firenze. Esor<strong>di</strong>rà come poeta nel circolo (Liberatorul) <strong>di</strong> uno dei maggiori poeti romeni,<br />
7<br />
Rivista Suflet românesc, 1951, Roma, III, n.4.<br />
8<br />
Letteratura romena, 1955, Ed. Vallar<strong>di</strong>, coll. Istoria literaturilor străine ale Europei şi Americii.<br />
9<br />
Comnène N. P., 1917 - Notes sur la guerre roumaine, 1918 - La Dobrogea, 1919 – Les Reven<strong>di</strong>cations de la<br />
nationalité roumaine, 1919 – La Terre roumaine à travers les âges : atlas historique et politique.<br />
7
Alexandru Macedonski. Nei suoi stu<strong>di</strong> pubblicati in esilio ha continuato a sostenere gli interessi<br />
della Romania e <strong>di</strong> avvertire l’Occidente sul pericolo della <strong>di</strong>visione dell’Europa in sfere <strong>di</strong><br />
influenza.<br />
Eugenio Coseriu (Eugen Coşeriu), è stato un linguista, un prosatore e un poeta. E’ nato<br />
in Bassarabia e sarà considerato, com’è più che ovvio, romeno dato che è nato nel 1921, quin<strong>di</strong><br />
prima dell’annessione della Bassarabia all’URSS (avvenuta nel 1940); è deceduto nel 2002 in<br />
Germania. Iinizia gli stu<strong>di</strong> universitari a Iaşi con Iorgu Iordan, G. Călinescu, Petru Caravan – tutti<br />
personaggi <strong>di</strong> grande valore per noi romeni. Riesce a passare il Prut – il fiume che separa, oggi, la<br />
Bassarabia dalla Romania - prima del 1940 e a rifugiarsi in Romania, a Bacău. Continuerà i suoi<br />
stu<strong>di</strong> a Roma come borsista dell’Istituto Italiano <strong>di</strong> Bucarest, tra 1940-1944, con Giulio Bretoni in<br />
filologia romanza e Giovanni Maver in slavistica e a Milano con Antonio Banfi in filosofia. Nel<br />
’44 ottiene a Roma il titolo <strong>di</strong> Dottore in filologia e nel ’49, un altro titolo <strong>di</strong> Dottore in filosofia a<br />
Milano con una tesi sull’evoluzione delle idee estetiche in Romania avendo come relatore Antonio<br />
Banfi. E’ stato ricercatore presso l’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Milano. Porterò una citazione che mi sembra<br />
rilevante per il modo in cui Eugenio Coserio ha valutato i rapporti interculturali tra i nostri paesi:<br />
L’Italia ha cambiato la mia prospettiva romena in una prospettiva<br />
universale, non solo per l’universalità e la tra<strong>di</strong>zione della cultura<br />
italiana, ma anche grazie al fatto che, passando da un’ottica all’altra,<br />
mi sono reso conto della moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> prospettive possibili. Ho capito<br />
che determinati valori <strong>di</strong> una cultura sono meno o <strong>di</strong>versamente<br />
apprezzati in un’altra, e realizzato come, ad esempio, la letteratura<br />
francese non rappresenti l’unico modo <strong>di</strong> fare letteratura. 10<br />
E’ stato poi professore <strong>di</strong> linguistica generale e indo-europea a Montevideo, Uruguay. Qui si<br />
costruisce una solida fama e risulta essere uno dei più originali teorici <strong>di</strong> linguistica dei nostri<br />
tempi, grazie anche alla sua profonda conoscenza delle lingue romanze e classiche. Rappresentante<br />
culturale nelle <strong>Università</strong> <strong>di</strong> Coimbra, Portogallo, Bonn, Francoforte, Strasburgo; è stato poi<br />
professore presso l’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Tübingen. Collabora a <strong>di</strong>verse riviste specialistiche sia in<br />
Romania sia all’estero; in Italia ha contribuito con <strong>di</strong>versi articoli all’Enciclope<strong>di</strong>a Hoepli. A<br />
Milano ha pubblicato delle bozze e dei racconti originali in lingua italiana, reportages, <strong>di</strong>verse<br />
traduzioni e cronache d’arte nel Corriere Lombardo (giornale dove Eugenio Coseriu è stato<br />
8
assunto insieme a Dino Buzzati), Corriere Lombardo mattino, L’Europeo e Spazio (sotto lo<br />
pseudonimo Roberto Angio). Tutti i bozze sono stati raccolti in un volume e pubblicati nel 1988 a<br />
Tübingen. Nel 1952 pubblica Sistema, norma y habla in cui argomenta il concetto saussuriano <strong>di</strong><br />
norma, concetto interme<strong>di</strong>o tra système e parole. Nel 1954 segue Forma y sustancia en los sonidos<br />
del lenguaje, poi nel ’58 Sincronia, <strong>di</strong>acronia e historia. El problema del cambio lingüístico,<br />
tradotto nel 1963 a Mosca con uno stu<strong>di</strong>o introduttivo firmato da V.A. Zveghinţev; Teoria del<br />
lenguaje lingüística general ecc. Per Eugenio Coseriu questa è la tappa strutturalista o <strong>di</strong> critica<br />
dello strutturalismo e <strong>di</strong> introduzione dei concetti filosofici nella teoria del linguaggio. Nel 1971<br />
<strong>di</strong>venta doctor honoris causa dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Bucarest. Nel 1981 ha pubblicato a Tübingen una<br />
raccolta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> de<strong>di</strong>cata ad alcuni dei “pionieri” dei secoli XVI-XIX della linguistica romanza che<br />
hanno contribuito alla conoscenza della lingua romena nell’ Europa e segnalato il suo statuto <strong>di</strong><br />
lingua romanza autonoma e a se stante 11 . Questo volume può essere interpretato anche come un<br />
tentativo me<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> precisazione della propria identità, un passo tipico <strong>di</strong> tutti i rappresentanti <strong>di</strong><br />
primo piano dell’esilio romeno che tornano alle fonti e scrivono sui gran<strong>di</strong> miti e leggende romeni,<br />
sui riti fondatori, su Ovi<strong>di</strong>o o sulle origini della lingua e del popolo romeno dalla prospettiva<br />
dell’universalità. Eugenio Coseriu era convinto che<br />
se vuoi essere preso in considerazione nell’Occidente, devi <strong>di</strong>scuterne<br />
al suo livello e vedere quali sono i problemi attuali in una <strong>di</strong>sciplina.<br />
L’originalità dei suoi stu<strong>di</strong> consiste nell’aver ripercorso sistematicamente tutta la storia della storia<br />
del pensiero linguistico europeo e sulla convinzione che la linguistica non può esistere che<br />
all’interno delle scienze della cultura:<br />
Nei nostri giorni l’universalità dell’uomo <strong>di</strong> cultura è data dal fatto che<br />
essa si realizza in un determinato campo, ma con aperture universali. Si<br />
tratta <strong>di</strong> situare il proprio campo <strong>di</strong> conoscenza in questa prospettiva e<br />
<strong>di</strong> capire il rapporto con gli altri campi <strong>di</strong> conoscenza.<br />
Questa prospettiva si incontra anche nell’attitu<strong>di</strong>ne dello stu<strong>di</strong>oso verso la vita personale o nella<br />
vita pubblica. Nella vita privata<br />
10<br />
Florin Manolescu - Enciclope<strong>di</strong>a exilului literar romanesc 1945-1989, 2003, Bucarest, casa e<strong>di</strong>trice Compania<br />
11<br />
Von Genebrardus bis Hervás. Beiträge zur Kenntnis des Rumänischen in Westeuropa.<br />
9
l’imperativo categorico è <strong>di</strong> accettare gli altri così come sono e come si<br />
comportano e <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> vederne, sempre, la parte positiva.<br />
Nella vita pubblica, in cui il valore <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong>osi o <strong>degli</strong> scrittori è dato spesso dal loro<br />
comportamento privato o dalla loro attitu<strong>di</strong>ne politica, l’imperativo categorico del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong><br />
valore significa<br />
non portare argomenti del tutto estranei, che non hanno niente a che<br />
fare con l’oggetto della <strong>di</strong>scussione e, in genere, nella vita, non<br />
giu<strong>di</strong>care secondo quello che non è affatto determinante per l’oggetto<br />
del ragionamento.<br />
Non elencherò tutti i titoli e neanche i volumi pubblicati da o su <strong>di</strong> lui, per l’unico motivo<br />
che non fanno parte dell’argomento scelto. Ho cercato <strong>di</strong> ricordare solo quei contributi che<br />
possono essere significativi dal punto <strong>di</strong> vista dei rapporti interculturali tra la sua opera e vita,<br />
privata e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oso, con le altre culture, europee e non. Aggiungerò ancora che nel 1983 è stato<br />
presidente dell’Associazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> romeni <strong>di</strong> Amsterdam e nel 1985, presidente della società<br />
britannica Modern Humanities Research Association Ha ricevuto, tra tanti altri, il Premiul<br />
Fundaţiei Culturale per “il contributo eccezionale dato alla <strong>di</strong>ffusione della conoscenza della<br />
cultura e della civiltà romena oltre le frontiere” (1995). Le sue opere principali sono state tradotte<br />
in russo, tedesco, portoghese, italiano, inglese, giapponese e francese.<br />
Ioan Petru Culianu è forse il caso più eclatante <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oso letteralmente fuggito da un<br />
regime che gli stava troppo stretto, fuga però che, forse, gli è costata la vita. E’ stato uno storico<br />
delle religioni, prosatore e saggista. Nato a Iaşi nel 1950, Romania è morto in circostanze<br />
sospettose e non ancora del tutto chiare nel 1991 a Chicago. Si è laureato nel 1972 in lingua<br />
italiana con una tesi su Marsilio Ficino in filosofia del Rinascimento avendo come relatrice la Nina<br />
Façon – stu<strong>di</strong>osa il cui nome lo porta la cattedra <strong>di</strong> romeno dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Bucarest e <strong>di</strong> Padova.<br />
In questo periodo comincia a stu<strong>di</strong>are il latino e il sanscrito con Dayal Vidyasagar. Collaborerà alla<br />
realizzazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>zionario hin<strong>di</strong>-romeno. Inseguito dalla Securitate, <strong>di</strong>venterà membro del<br />
Partito Comunista Romeno nel gennaio 1970 per evitare il reclutamento.<br />
Dal ’70 neanche le riviste mi volevano pubblicare più, perché io avevo<br />
detto un no molto fermo al miliziano che mi aveva chiesto dei servizi.<br />
E quando me li ha chiesti, il miliziano mi ha domandato: “Cosa vuoi<br />
fare?” “Vorrei scrivere, stu<strong>di</strong>are.” “E come professione?” “Mi<br />
interesserebbe lavorare ad una rivista!” Mi ha risposto: “Possiamo far<br />
10
tutto!” Solo che io non sono stato un bravo ragazzo, ne ho avuto subito<br />
i segnali. Dal ’72 io non sono più riuscito pubblicare le mie prose.<br />
Quello è stato per me il segno molto chiaro che dovevo lasciare la<br />
Romania.<br />
Nel luglio 1972 riesce a partire per Perugia per frequentare dei corsi estivi <strong>di</strong> lingua italiana e<br />
approfitta per sollecitare asilo politico. “Sarà considerato transfuga e gli si intenterà un processo<br />
politico assurdo. Sarà condannato in contumacia a sei anni <strong>di</strong> prigione” (Teresa Culianu-Petrescu).<br />
Viene internato nei campi <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> rifugiati <strong>di</strong> Trieste e Latina, dove cerca <strong>di</strong> suicidarsi. Dopo<br />
cinque mesi nei campi <strong>di</strong> raccolta, nel <strong>di</strong>cembre 1972 riceve ufficialmente lo statuto <strong>di</strong> rifugiato<br />
(“rifugiato ai sensi della Convenzione <strong>di</strong> Ginevra 1951”). Nell’autunno 1973 vince tramite<br />
concorso un posto <strong>di</strong> professore presso l’<strong>Università</strong> Cattolica <strong>di</strong> Milano:<br />
La borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che gli era stata concessa, a quanto mi <strong>di</strong>sse, era il<br />
frutto della generosità della Cattolica piuttosto che delle deboli<br />
referenze che aveva potuto esibire. Credo non avesse neppure<br />
attestazioni legali della laurea conseguita in Romania, ciò che è<br />
all'origine, ritengo, della sua decisione <strong>di</strong> addottorarsi anche a Milano,<br />
dove conseguì la laurea in lettere. Per questa <strong>di</strong>sponibilità che vi aveva<br />
incontrato, fu sempre sinceramente grato all'istituzione milanese, in<br />
particolare al rettore del tempo, Giuseppe Lazzati, e a Raniero<br />
Cantalamessa, allora <strong>di</strong>rettore del <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> scienze religiose. 12<br />
A Milano approfon<strong>di</strong>rà gli stu<strong>di</strong> filologici, filosofici e farà <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> teologia. <strong>Stu<strong>di</strong></strong>a<br />
sistematicamente il greco e il semitico; sostiene esami <strong>di</strong> teologia dogmatica e biblica per tre anni;<br />
fa ricerca nella storia delle religioni, in specie nella storia del cristianesimo con il professor Ugo<br />
Bianchi. Aiutato da Mircea Eliade, lo stesso anno è invitato con una borsa post-dottorato <strong>di</strong> un<br />
semestre alla Divinity School <strong>di</strong> Chicago. Dal 1976 sarà assistente universitario e poi professore<br />
associato dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Groningen, Olanda, dove impartisce dei corsi <strong>di</strong> romeno e <strong>di</strong> storia<br />
delle religioni. L’ambasciatore della Repubblica Socialista Romena chiede all’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> non<br />
assumere un “nemico del popolo romeno” (Ted Anton). Tra quelli che assisteranno ai suoi corsi<br />
sulla magia del Rinascimento siederà anche Umberto Eco. Nel 1980 otterrà la citta<strong>di</strong>nanza<br />
olandese tramite un matrimonio con l’olandese <strong>di</strong> origine romena, Carmen Georgescu. In questo<br />
periodo I. P. Culiano respinge i tentativi <strong>di</strong> alcuni che cercavano <strong>di</strong> reclutarlo nel movimento<br />
legionario. Nel 1980 riceverà un altro titolo <strong>di</strong> Dottore “3ème cycle” in scienza delle religioni dal<br />
11
Dipartimento <strong>di</strong> storia e filosofia dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Sorbona, con una tesi sulle esperienze estatiche<br />
– professore relatore Michel Meslin e alla stessa università, nel 1987, sosterrà l’esame <strong>di</strong> dottorato<br />
con una tesi sullo gnosticismo. Dal 1988 sarà il successore <strong>di</strong> Mircea Eliade come professore<br />
associato presso l’<strong>Università</strong> Divinity School (l’Istituto Teologico) <strong>di</strong> Chicago. Tra il 23 giugno e<br />
22 <strong>di</strong>cembre 1990 pubblicherà ogni settimana nella rivista Lumea libera (<strong>di</strong> New York), nella<br />
rubrica Scoptophilia – 27 articoli – in cui critica il regime <strong>di</strong> Bucarest. In uno <strong>di</strong> questi articoli (Il<br />
futuro della Romania in 11 punti) abbozza un programma politico in cui chiede lo scioglimento<br />
della polizia politica, la costituzione <strong>di</strong> un potere politico in<strong>di</strong>pendente, la privatizzazione della<br />
televisione e l’assoluto riconoscimento <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ritti delle minorità etniche del paese. Dalla<br />
primavera del 1990 comincia a ricevere lettere <strong>di</strong> minaccia <strong>di</strong> morte, redatte in lingua romena. Nel<br />
1991, a Chicago, incontrerà la famiglia reale e partecipa ad un’azione <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> per<br />
l’appoggio delle attività del re Michele. Nel maggio 1991 rinuncia al progetto <strong>di</strong> partire per la<br />
Romania. Muore, ucciso da colpo <strong>di</strong> pistola, nella toilette della sede della Facoltà <strong>di</strong> Teologia <strong>di</strong><br />
Chicago, a poco tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dalla concessione della citta<strong>di</strong>nanza americana.<br />
Si è detto che l’assassinio <strong>di</strong> Ioan Petru Culianu rappresenti il più grande crimine contro la<br />
cultura romena. Quest’assassinio, curato nei minimi dettagli e compiuto con una terrificante<br />
professionalità, è rimasto un enigma. E’ possibile che elementi ultranazionalisti della ex milizia <strong>di</strong><br />
Ceauşescu – istituzione che ha sopravissuto sotto un nome cambiato nel regime neocomunista<br />
istaurato in Romania dopo il 22 <strong>di</strong>cembre 1989 – abbiano preparato, probabilmente all’insaputa del<br />
governo romeno, l’esecuzione dell’illustre professore <strong>di</strong> storia delle religioni <strong>di</strong> Chicago. I. P.<br />
Culianu, in parallelo alla sua ricca attività scientifica in più lingue straniere, ha svolto anche<br />
un’attività pubblicistica in romeno, prima, ma soprattutto dopo il 22 <strong>di</strong>cembre 1989. Le<br />
trasmissioni <strong>di</strong> Culianu alla BBC, la sezione romena, insieme agli articoli pubblicati da lui nelle<br />
riviste <strong>di</strong> emigrazione come Limite, Contrapunct, Agora, Lumea Românesca, Meri<strong>di</strong>an, oppure<br />
nelle riviste romene, come la rivista 22 13 , esprimevano una posizione politica democratica<br />
esemplare, ostile sia al nazionalcomunismo romeno sia alle recrudescenze nazionaliste fasciste,<br />
xenofobe e antisemite della Romania postceauşista. Altri accre<strong>di</strong>tano l’ipotesi <strong>di</strong> un assassinio<br />
politico prodotto sia dai membri del movimento (neo)legionario sia dai servizi segreti romeni, sia,<br />
infine, con la collaborazione <strong>di</strong> queste due organizzazioni. Corteggiato inizialmente sia dai<br />
securisti (della milizia politica ceauşista) sia dai legionari, Culianu è stato, in realtà, o<strong>di</strong>ato dagli<br />
uni come dagli altri. Altre voci hanno sostenuto che Culianu sarebbe stato vittima della “finanza<br />
12<br />
Gianpaolo Romananto - Ricordo <strong>di</strong> Ioan Petru Culianu (1950-1991) nell’Annuario dell’Istituto Romeno <strong>di</strong> Cultura e<br />
Ricerca Umanistica 2 (2000), e<strong>di</strong>to da Şerban Marin e Ion Bulei, Venezia, 2000<br />
13<br />
La rivista 22, il numero <strong>di</strong> 5 aprile 1991.<br />
12
internazionale” cui lui avrebbe decifrato le tecniche <strong>di</strong> manipolazione mon<strong>di</strong>ale. Da tutte le ipotesi<br />
che sono state formulate riguardanti l’assassinio, l’unica che ha avuto delle prove nel corso del<br />
decennio passato da allora, è quella del crimine politico. Le minacce che riceveva provenivano da<br />
due <strong>di</strong>rezioni: da una parte, da un nucleo fondamentalista <strong>di</strong> destra, con alcune persone in America<br />
e con probabili legami in Italia; dall’altra parte, un nucleo molto ristretto appartenendo ad una<br />
frazione sfuggita al controllo della vecchia Securitate romena.<br />
In esilio, I. P. Culianu ha usato come lingue <strong>di</strong> espressione nella sua opera scientifica il<br />
romeno, l’italiano, il francese e l’inglese.<br />
Devi decidere bene in quale lingua scrivere. Io sono partito per l’Italia,<br />
quin<strong>di</strong> l’italiano lo conosco molto bene, però solo ultimamente ho<br />
scritto in italiano: perché un conto è scrivere per piacere, e tutt’altra<br />
cosa quando ti si chiede <strong>di</strong> scrivere. Ho fatto due dottorati in Francia.<br />
Scrivo i miei libri scientifici in francese, ma per quanto riguarda la<br />
letteratura ho esitato per molto tempo. Alla fine ho cominciato a<br />
scrivere in francese, però ho pubblicato in Italia. Le cose non vanno<br />
mai così come uno si propone.<br />
Al periodo delle prime esperienze <strong>di</strong> esiliato e della lotta per la “rottura dei legami con la<br />
matrice”, risale la monografia Mircea Eliade lo sconosciuto che ha pubblicato in italiano nel 1968<br />
a Milano. Nel 1984 pubblica in Francia il volume Eros et magie à la Renaissance dove propone<br />
l’applicazione della “mutazione” nell’interpretazione dei motivi che determinano lo sviluppo <strong>degli</strong><br />
eventi storici e attira l’attenzione sull’importanza dei mon<strong>di</strong> mentali (virtuali), utilizzando<br />
l’esempio dell’opera <strong>di</strong> Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e Giordano Bruno. Da questo<br />
momento i suoi libri sono pubblicati in gran<strong>di</strong> tirature e presso case e<strong>di</strong>trici importanti, beneficerà<br />
<strong>di</strong> ristampe e traduzioni in altre lingue (inglese, francese, italiano, tedesco e greco) e riceverà<br />
un’accoglienza entusiasta da parte <strong>degli</strong> specialisti <strong>di</strong> spicco delle varie <strong>di</strong>scipline esaminate. Dal<br />
1987 comincia ad interessarsi dalla teoria delle equazioni frattali, che lui metterà in contatto con la<br />
teoria dell’azzardo applicata agli eventi storici. Insieme a Cicerone Porghic ha redatto l’articolo su<br />
Zalmoxis e sulla religione dei traco-daci del The Enciclope<strong>di</strong>a of Religions e<strong>di</strong>ta da Mircea Eliade.<br />
Due mesi prima <strong>di</strong> essere assassinato invia a Dorin Tudoran un saggio: Cultura româna?<br />
Accompagnato da una nota:<br />
Le pagine del saggio sono state scritte nel 1982 e, suonando troppo<br />
ra<strong>di</strong>cali, non hanno trovato sinora nessun posto dove essere pubblicate.<br />
Se ho deciso <strong>di</strong> pubblicarle è perché mi sembra che riflettano il bilancio<br />
13
culturale <strong>di</strong> un’era <strong>di</strong>struttiva: l’era-luce <strong>di</strong> Ceauşescu. Credo davvero<br />
che la <strong>di</strong>struzione della cultura romena operata dal comunismo sia stata<br />
totale. Ma ho massima fiducia nel potenziale creatore delle generazioni<br />
<strong>di</strong> domani.<br />
Il saggio è stato pubblicato nel numero 3 della rivista Agora – 1991 e ha provocato nel 1993 un<br />
ampio <strong>di</strong>battito. Nell’ultimo anno <strong>di</strong> vita I. P. Culianu inizia la redazione, in équipe, <strong>di</strong> una<br />
Encyclope<strong>di</strong>a of Magic presso Oxford University Press.<br />
Circa le ragioni per cui Culianu ha lasciato la Romania e ha scelto l’Occidente, porterò una<br />
citazione da Gianpaolo Romanato che lo ha conosciuto <strong>di</strong> persona:<br />
[…] mi <strong>di</strong>sse spesso che il suo <strong>di</strong>ssenso andava ben oltre l’ambito<br />
politico e che riguardava l’impossibilità <strong>di</strong> realizzare in Romania il<br />
<strong>di</strong>segno intellettuale che, più o meno chiaramente, aveva concepito fin<br />
dagli anni dell’adolescenza. L'Occidente gli si rivelò ben <strong>di</strong>verso da ciò<br />
che aveva sognato, e la <strong>di</strong>sillusione che ne seguì costituì un trauma dal<br />
quale fece fatica a riaversi. "Uscii per miracolo o quasi - ammetteva -<br />
dalla crisi che il contatto con l'Occidente scatenò in me". Ma la sua<br />
scontentezza era soprattutto <strong>di</strong> natura esistenziale. Da ciò derivò, se<br />
interpreto correttamente, sia una perenne volontà <strong>di</strong> evasione sia un<br />
fortissimo desiderio <strong>di</strong> autoaffermazione. L'una e l'altro mi parvero<br />
sempre aspetti dominanti del suo temperamento. Quando giunse a<br />
Milano la sua crisi era, probabilmente, nella fase più acuta. Tuttavia,<br />
potendo ormai <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un tetto sicuro e avendo la certezza del vitto<br />
quoti<strong>di</strong>ano, dopo mesi <strong>di</strong> vita randagia e assolutamente precaria, egli<br />
era già riuscito a vincere la sua prima battaglia. E inoltre, la possibilità<br />
<strong>di</strong> accedere a biblioteche ben fornite; la vicinanza <strong>di</strong> colleghi e amici<br />
con i quali imparò (lentamente) ad esprimersi senza timori; la presenza<br />
<strong>di</strong> un maestro come Ugo Bianchi, professore alla Cattolica <strong>di</strong> storia<br />
delle religioni, che seppe dar forma e <strong>di</strong>sciplina alla sua vocazione per<br />
le tra<strong>di</strong>zioni religiose, valsero un po' alla volta a rasserenare lo sguardo<br />
vagamente allucinato con cui era entrato in Cattolica. Ma, in ogni caso,<br />
credo che durante il quadriennio milanese (1973-76) fosse talmente<br />
assorbito dalla quoti<strong>di</strong>ana lotta per sopravvivere e per ricostruirsi<br />
un'identità, giuri<strong>di</strong>ca e spirituale, da non potersi fare un'idea chiara <strong>di</strong> se<br />
stesso e della realtà in cui cominciava ad entrare. Lo angosciavano<br />
soprattutto la precarietà della sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> rifugiato; il sentirsi<br />
esposto a ogni possibile arbitrio; la consapevolezza, o forse il timore, <strong>di</strong><br />
14
essere "niente" dal punto <strong>di</strong> vista della citta<strong>di</strong>nanza; l'impossibilità <strong>di</strong><br />
poter <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un passaporto sicuro. 14<br />
E non sono gli stessi, forse, i problemi <strong>degli</strong> immigrati <strong>di</strong> oggi? Certo, in Culianu, queste<br />
sofferenze sono state altrettanti motivi <strong>di</strong> creatività, prolifica anche, che lo hanno reso famoso. Ma<br />
se vogliamo costruire un ponte tra generazioni, ecco che le stesse sofferenze ed inquietu<strong>di</strong>ni si<br />
tramandano, prendendo magari un’altra forma, meno acuta, negli immigrati che adesso invadono i<br />
paesi ovest-europei e non solo. Se all’epoca in cui fugge I. P. Culianu la situazione politica in<br />
Romania era nella sua fase più acuta <strong>di</strong> degrado e <strong>di</strong> controllo poliziesco, come spiegare allora il<br />
<strong>di</strong>sagio che sente un emigrato nel 2003?<br />
Ritornando a I. P. Culianu, al rapporto che ha avuto con la politica, porterò ancora qualche<br />
riga del ricordo che Gianpaolo Romanato ha <strong>di</strong> lui:<br />
E ancora:<br />
Nel periodo in cui lo conobbi, egli era ancora molto giovane e<br />
unicamente proteso nella ricerca <strong>di</strong> uno spazio e <strong>di</strong> un inserimento<br />
accademici. Era tutt'altro che insensibile ai temi politici, ma su un<br />
piano generale, <strong>di</strong>rei quasi esistenziale, più che sul terreno concreto. Se<br />
interpreto correttamente, era troppo occupato, da un lato dalla necessità<br />
<strong>di</strong> liberarsi dagli schemi totalitari nei quali era stato cresciuto, dall'altra<br />
dal bisogno <strong>di</strong> capire la nuova realtà nella quale viveva, per riuscire a<br />
maturare una visione critica autonoma sia dell'Est sia dell'Ovest. Le<br />
lettere che conservo testimoniano, infatti, il travaglio <strong>di</strong> un pensiero che<br />
si sta formando, politicamente intendo, più che un giu<strong>di</strong>zio sicuro e<br />
maturo. Non senza le oscillazioni critiche, e talvolta ipercritiche,<br />
proprie dell'intellettuale. E non senza geniali intuizioni. Tuttavia non<br />
mi sorprese il fatto che, alla caduta <strong>di</strong> Ceausescu, l'interesse politico per<br />
il futuro della Romania avesse preso in lui il sopravvento. Era il segno<br />
<strong>di</strong> una maturazione ormai raggiunta, ma anche l'in<strong>di</strong>zio che in lui non<br />
era mai venuta meno la coscienza <strong>di</strong> dover porre il suo talento, e anche<br />
la posizione raggiunta, al servizio <strong>di</strong> una causa più grande del mero<br />
successo in<strong>di</strong>viduale.<br />
14<br />
Gianpaolo Romananto - Ricordo <strong>di</strong> Ioan Petru Culianu (1950-1991) nell’Annuario dell’Istituto Romeno <strong>di</strong> Cultura e<br />
Ricerca Umanistica 2 (2000), e<strong>di</strong>to da Şerban Marin e Ion Bulei, Venezia, 2000<br />
15
Credo che la mano dell’assassino, che lo ha ucciso a Chicago nel 1991,<br />
abbia stroncato non solo una mente eccezionale ma anche una<br />
coscienza profondamente inquieta e intimamente sofferente. 15<br />
Su Mircea Eliade non indugerò a lungo in quanto lui fa parte del grande gruppo <strong>di</strong> élite<br />
<strong>degli</strong> emigrati romeni in Francia. Il suo iter però incomincia in Italia. Storico delle religioni,<br />
prosatore, drammaturgo, saggista, giornalista e traduttore, nacque a Bucarest e muore a Chicago<br />
nel 1986. Nel 1987 fa un primo viaggio in Italia dove conosce Giovanni Papini (a Firenze),<br />
Ernesto Buonaiuti, Alfredo Panzini, Giovanni Gentile (a Roma) e Vittorio Macchioro (a Napoli).<br />
Nel 1928 scrive una lettera al maharajah Manindra Chandra Nandy de Kassimbazar che gli offre<br />
una borsa per stu<strong>di</strong>are in In<strong>di</strong>a, a Calcutta, con il professore Surendranath Dasgupta. Nel 1928,<br />
dopo aver ottenuto una laurea in filosofia con una tesi su Campanella e Giordano Bruno, parte per<br />
In<strong>di</strong>a dove stu<strong>di</strong>erà il sanscrito e comincia a preparare il suo libro sullo yoga. Parte poi per<br />
Rishikesh, Tibet, poi torna a Calcutta e da lì torna a Bucarest. Si è tanto parlato della sua adesione<br />
al movimento legionario Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Ferro. Questo però non fa l’oggetto della nostra piccola<br />
rassegna e <strong>di</strong> conseguenza non mi soffermerò a <strong>di</strong>fendere l’atteggiamento critico <strong>di</strong> quell’epoca nei<br />
confronti <strong>di</strong> Eliade. Mi preme però ricordare almeno i paesi che Eliade ha percorso durante la sua<br />
vita <strong>di</strong> scientifico e letterato. Nel 1937 scoppia il primo grande scandalo contro Eliade, accusato <strong>di</strong><br />
pornografia per l’apparizione del romanzo La Signorina Christina e sarà allontanato<br />
dall’insegnamento con l’accusa <strong>di</strong> immoralità (alla fine sarà lui a vincere la causa, nel tribunale<br />
penale). Nel 1940 è nominato ambasciatore culturale della Legazione Regale Romena a Londra.<br />
Nel 1945 arriva a Parigi. Su invito del professore Georges Dumézil tiene un corso <strong>di</strong> storia delle<br />
religioni presso l’École des Hautes Études. Da qui comincerà la sua carriera universitaria in<br />
Francia. In un’intervista pubblicata nella rivista B.I.R.E. 16 , Mircea Elaide definisce il ruolo<br />
dell’intellettuale romeno in rifugio in questa maniera: sul piano culturale<br />
l’intellettuale deve presentare ai paesi stranieri i veri aspetti e<br />
profon<strong>di</strong>tà della nostra cultura popolare e moderna (e sul piano<br />
politico) si deve impegnare nella lotta spirituale che si dà tra i due<br />
mon<strong>di</strong>, tra i due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> essere: quello della schiavitù e quello della<br />
libertà.<br />
15 Gianpaolo Romanato - Ricordo <strong>di</strong> Ioan Petru Culianu (1950-1991) nell’Annuario dell’Istituto Romeno <strong>di</strong> Cultura e<br />
Ricerca Umanistica 2 (2000), e<strong>di</strong>to da Şerban Marin e Ion Bulei, Venezia, 2000<br />
16 B.I.R.E. – n. 33, 4 ottobre 1950, pp. 11-12.<br />
16
Nel 1950 tiene una conferenza ad Ascona dove conosce C. G. Jung. Nel 1951 partecipa ai<br />
congressi <strong>di</strong> storia delle religioni <strong>di</strong> New York, Amsterdam, Roma, Padova, Strasburgo, Monaco,<br />
Lund, Uppsala, Tokio. Dal 1956 sarà professore presso l’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Chicago.<br />
Negli anni ’50, in esilio, Eliade continua a scrivere anche in romeno. In uno <strong>degli</strong> articoli<br />
pubblicati in questo periodo ha formulato un programma <strong>di</strong> creazione culturale dell’intellettuale<br />
romeno in esilio. Idee riguardanti il valore iniziatico dell’esilio appaiono in una pagina <strong>di</strong> questi<br />
articoli nel 1960:<br />
Ciascun esiliato è un Ulisse verso Itaca. Ciascun’esistenza reale<br />
“riproduce” l’O<strong>di</strong>ssea, il cammino verso Itaca, verso il Centro.<br />
Sappiamo tutto questo da molto tempo. Quello che scopro<br />
all’improvviso è che la chance <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un nuovo Ulisse viene<br />
offerta a ciascun esiliato (proprio perché è stato condannato dagli “dèi”,<br />
cioè dei Poteri che decidono i destini storici, terrestri). Ma per capire<br />
questo deve essere capace <strong>di</strong> penetrare il senso nascosto dei suoi<br />
smarrimenti e <strong>di</strong> concepirli come una lunga serie <strong>di</strong> prove iniziatiche<br />
(volute dagli “dèi”) e come altrettanti ostacoli nel cammino che lo<br />
riporta a casa (verso il Centro).<br />
E’ interessante quel che <strong>di</strong>ce Eliade sul metodo utilizzato nei suoi stu<strong>di</strong> scientifici:<br />
Appartenendo ad una cultura minore, dove il <strong>di</strong>lettantismo e<br />
l’improvvisazione sono quasi fatali, sono entrato nella vita scientifica<br />
pieno <strong>di</strong> complessi, terrorizzato incessantemente dalla paura <strong>di</strong> non<br />
essere “aggiornato”! Questo mi ha impe<strong>di</strong>to da sempre <strong>di</strong> mandare un<br />
manoscritto alla stampa prima <strong>di</strong> essere sicuro <strong>di</strong> aver letto quasi tutto<br />
quello che è stato scritto su quell’argomento. Il terrore <strong>di</strong> “scoprire”<br />
cose già conosciute dagli altri, <strong>di</strong> non ripetere osservazioni già fatte<br />
dagli altri, il terrore soprattutto <strong>di</strong> ignorare qualche <strong>documento</strong><br />
fondamentale, seppellito in chissà che collezione, inaccessibile nelle<br />
biblioteche <strong>di</strong> Romania! Per questo non osavo pubblicare nessun testo<br />
che dopo aver passato una parte dell’estate in una delle biblioteche<br />
europee. 17<br />
Tra i principali temi e idee dell’opera scientifica <strong>di</strong> Eliade ricordo: l’importanza delle<br />
culture primitive, l’ “irriconoscibilità del miracolo”, le tecniche soteriologiche, la relazione tra<br />
sacro e profano, il simbolismo religioso, il tempo delle origini, la “ierofania” (termine creato da<br />
Mircea Eliade per <strong>di</strong>segnare l’atto <strong>di</strong> manifestazione del sacro). Eliade ha ricevuto il titolo <strong>di</strong><br />
17
Doctor honoris causa dall’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Yale (1966), La Plata (1969), Ripon (1969), Chicago<br />
(1970), Lancaster (1975), Paris - Sorbona (1976) e Washington (1985).<br />
Ioan Guţia è stato un linguista, filologo e saggista nato ad Alba, in Romania e deceduto<br />
da pochi anni a Roma, nel 1998. E’ interessante il suo percorso culturale tra questi due paesi<br />
perché ha dato un contributo, sempre importante quando si tratta <strong>di</strong> uno spazio così poco stu<strong>di</strong>ato,<br />
come lo stu<strong>di</strong>o della grammatica e della letteratura romena. Ha iniziato l’università in Romania e<br />
ha finito i suoi stu<strong>di</strong> a Cagliari in Sardegna (1941) e all’Accademia Romena <strong>di</strong> Roma (1942-1945).<br />
Sarà docente presso la Sapienza <strong>di</strong> Roma. E’ l’autore <strong>di</strong> una Grammatica romena moderna (1967)<br />
e <strong>di</strong> un’Introduzione alla letteratura romena (1971), destinate alla sezione <strong>di</strong> romanistica<br />
dell’insegnamento universitario italiano. Il compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> letteratura comprende anche un<br />
Appen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> testi e frammenti <strong>di</strong> testi in lingua romena appartenenti ai maggiori scrittori: Vasile<br />
Alecsandri, Mihai Eminescu, I.L. Caragiale, Octavian Goga, Ioan Slavici, Mihail Sadoveanu,<br />
Tudor Arghezi, Ion Barbu, Hortensia-Papadat Bengescu, Camil Petrescu, Lucian Blaga, Nichita<br />
Stanescu, Marin Sorescu, Ion Alexandru. Con l’eccezione <strong>di</strong> Mircea Eliade, citato per illustrare<br />
l’esistenzialismo romeno interbellico, il compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Ioan Guţia non registra alcun scrittore<br />
dell’esilio dopo il 1945. Ha collaborato con stu<strong>di</strong> e articoli de<strong>di</strong>cati ad alcuni poeti romeni (Tudor<br />
Arghezi e Mihai Eminescu) e italiani (Giuseppe Ungaretti, Alessandro Manzoni) in Convivium<br />
(Torino), Orbis (Louvin), Rivista <strong>di</strong> letterature moderne (Firenze). Insieme a Ion Chiarita ha<br />
realizzato la bibliografia Le traduzioni d’opere letterarie romene in italiano 1990-1989 (Ed. Mario<br />
Bulzoni, Roma, 1990). Come italianista ha pubblicato il volume Linguaggio <strong>di</strong> Ungaretti (1959).<br />
Alexandru Niculescu è un linguista che tra 1966 – 1971 è stato il professore <strong>di</strong><br />
romeno a Padova, poi a Roma, dove tramite un concorso riceve il titolo <strong>di</strong> professore <strong>di</strong> ruolo, ma<br />
le autorità della R.S.R. non gli permettono <strong>di</strong> occupare il posto. Professore associato a Sorbona,<br />
Paris IV, poi professore titolare presso l’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne (1986-2000). Sollecita e ottiene asilo<br />
politico nel 1985. Tra i suoi contributi più importanti ricordo: Testi romeni antichi (Padova, 1970),<br />
Strutture allocutive pronominali reverenziali in italiano (Firenze 1974), Outline History of the<br />
Rumanian Language (Padova 1990, con una prefazione del prof. Lorenzo Renzi), Introduzione<br />
alla storia della lingua romena (U<strong>di</strong>ne 1988), La Romanità romena e la cultura latina nei secoli<br />
17<br />
Florin Manolescu - Enciclope<strong>di</strong>a exilului literar romanesc 1945-1989, 2003, Bucarest, casa e<strong>di</strong>trice Compania<br />
18
XII - XV, (nell’Annuario dell’Istituto <strong>di</strong> Ricerche etnologiche e <strong>di</strong>alettologiche <strong>di</strong> Bucarest),<br />
Incontri sinonimici tra l’Oriente e l’Occidente nella terminologia marittima daco-romena (in<br />
Bollettino dell’Atlante Linguistico Me<strong>di</strong>terraneo, 1970). Inoltre ha pubblicato numerosi stu<strong>di</strong> in<br />
tedesco, spagnolo e francese.<br />
Mircea Popescu, critico letterario, nato in Romania e morto a Roma, è una persona che<br />
si è de<strong>di</strong>cata anche ai romeni dell’esilio, curando una pubblicazione <strong>di</strong> tutte le tendenze culturali ed<br />
estetiche dell’esilio. <strong>Stu<strong>di</strong></strong>a e si laurea a Bucarest e continua i suoi stu<strong>di</strong> a Roma dove arriva con<br />
una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, nel 1940, accordata dall’Istituto Italiano <strong>di</strong> Cultura <strong>di</strong> Bucarest. Si laurea nel ’42<br />
con una tesi, I cantari <strong>di</strong> Tristano, avendo come relatore Giulio Bretoni. Durante e dopo la guerra,<br />
Mircea Popescu rimane in Italia dove conduce una vita <strong>di</strong> sacrifici. Per potersi guadagnare il<br />
minimo necessario per sussistere, fa giornalismo e traduzioni dal romeno per riviste e case e<strong>di</strong>trici.<br />
Negli anni ’50 ha condotto la sezione romena dell’emittente ra<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Roma. Docente <strong>di</strong> lingua e<br />
letteratura romena all’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Milano, poi al liceo “Virgilio” <strong>di</strong> Roma. Fino al ’72 svolge il<br />
ruolo <strong>di</strong> funzionario presso il Consiglio <strong>di</strong> Ministri <strong>di</strong> Roma e nello stesso tempo, supplente nella<br />
specialità lingua e letteratura romena dell’<strong>Università</strong> Statale <strong>di</strong> Roma.<br />
Esor<strong>di</strong>sce con un saggio, intitolato L’Ultimo canto <strong>di</strong> Saffo, nella rivista Leopar<strong>di</strong> visto da<br />
noi nel 1940 al Seminario <strong>di</strong> lingua e letteratura italiana della Facoltà <strong>di</strong> Bucarest. In Italia<br />
collabora alla rivista La Rassegna d’Italia, <strong>di</strong> Milano, <strong>Stu<strong>di</strong></strong> francesi, <strong>di</strong> Torino, Iniziative, La Fiera<br />
letteraria, Giornale dei Poeti, Il Commentario, Caravella, Rivista latina, Strenna dei Romanisti, <strong>di</strong><br />
Roma. Svolge incarichi <strong>di</strong> segretario rispettivamente <strong>di</strong> redattore presso la Società Accademica<br />
Romena e per la Revista Scriitorilor Români. Mircea Popescu ha fatto <strong>di</strong> questa rivista una<br />
pubblicazione sensibile alle tendenze culturali ed estetiche dell’esilio. Lì ha portato una campagna<br />
contro le contraffazioni realiste-socialiste, ma, spirito aperto, negli anni <strong>di</strong> relativa liberalizzazione<br />
dopo il ’64-’65, Mircea Popescu ha salutato il <strong>di</strong>sgelo avvenuto in Romania, traducendo Nichita<br />
Stănescu, Ion Negoiţescu ecc. e ha scritto articoli entusiasti su Ion Ţuculescu e Ana Blan<strong>di</strong>ana.<br />
Nella rivista La Fiera letteraria ha commentato volumi <strong>di</strong> Mircea Eliade, Eugen Ionescu, Emil<br />
Cioran, Dumitru Ţepeneag oppure Paul Goma apparsi in Italia. Nel 1964 ha firmato, nella Critica<br />
d’Oggi, un saggio consacrato alla poesia clandestina della Romania e ha tradotto un ciclo <strong>di</strong> poesie<br />
scritte nei carceri. Nell’articolo Arghezi în italiană 18 , Mircea Popescu analizza la traduzione fatta<br />
da Salvatore Quasimodo per la casa e<strong>di</strong>trice Mondatori (Poesie, Milano, 1966):<br />
18<br />
Arghezi în italiană - nella rivista Romania, n. 89, sett. - ott., 1966, p.4<br />
19
Non sappiamo chi ha messo a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Quasimodo una prima<br />
traduzione, letterale, interlineare, delle 58 poesie che appaiono in<br />
questa catastrofica e<strong>di</strong>zione italiana. […] Basta segnalare il capolavoro<br />
della pagina 123, dove l’espressione a da ortul popii 19 del poema<br />
Dimineata viene tradotta mot-à-mot: Otto malati hanno dato il soldo al<br />
prete. E come se non bastasse, proprio sulla copertina è scritto che<br />
Tudor Arghezi è nato a Budapest [confusione forse con Bucarest?]. Ma<br />
in definitiva, penso adesso, forse è meglio che il lettore italiano, davanti<br />
ad una simile catastrofe, pensi che si tratti <strong>di</strong> un poeta ungherese. Ci<br />
ven<strong>di</strong>cheremmo così a bizzeffe per quei mille anni <strong>di</strong> oppressione<br />
magiara 20 .<br />
Nel 1969 pubblica un’antologia <strong>di</strong> poesia romena moderna, traducendo in italiano e<br />
presentando tramite “profili <strong>di</strong> poeti” autori come: Tudor Arghezi (considerato da Mircea Popescu<br />
come il maggior poeta romeno), George Bacovia, Ion Barbu, Lucian Blaga, Nichifor Crainic,<br />
Adrian Maniu, Ion Minulescu, Ion Pillat e Vasile Voiculescu. I poeti Bacovia, Blaga e Barbu sono<br />
considerati da lui “esuli in patria”. L’Antologia offre anche ai lettori una bibliografia delle più<br />
importanti presentazioni della letteratura romena in Italia (con storie letterarie, antologie, referenze<br />
critiche) con l’intento <strong>di</strong> proteggerli da quegli stu<strong>di</strong> in cui non sai se sia maggiore l’impostura o<br />
l’incompetenza. Collabora con riviste <strong>di</strong> Romania e Francia. Per anni e anni è stato l’animo della<br />
rivista Romania, de<strong>di</strong>cata ad informare politici, scienziati e letterati, sulla triste situazione del<br />
paese occupato. Nella rivista Vatra (focolare) ha pubblicato il saggio intitolato Poeti romeni in<br />
esilio. Un capitolo importante dell’attività scientifica <strong>di</strong> Mircea Popescu è quello de<strong>di</strong>cato ai<br />
rapporti culturali e letterari romano-italiani. Segnalo qualche stu<strong>di</strong>o in questo senso sono: Fine <strong>di</strong><br />
un moldavo irrequieto a Roma in Acta Philologica 1959; Un romeno a Roma: G. Asachi, 1960 e<br />
Miracolo al Foro Traiano in Strenna dei Romanisti, 1963; Un pellegrino transilvano a Roma nel<br />
1839 in tempo <strong>di</strong> Carnevale, 1964, sempre in Strenna dei Romanisti, 1964. Questi saggi sembrano<br />
essere parte <strong>di</strong> un lavoro più ampio che Mircea Popescu: voleva intitolare Românii de Roma. Ha<br />
fatto numerosissime traduzioni dal romeno in italiano; ha pubblicato anche una Storia della<br />
letteratura romena nella collezione Storie delle Letterature del Sud-Est Europeo, curata da Luigi<br />
Cantucci 21 cui de<strong>di</strong>ca Saggi <strong>di</strong> poesia popolare romena. E’ redattore per la parte romena<br />
dell’Enciclope<strong>di</strong>a dello spettacolo <strong>di</strong> Silvio D’Amico.<br />
19<br />
Espressione che ha un significato analogo a pagare l’obolo a Caronte, ma che nella traduzione letterale perde il senso<br />
perché arcaica; oggi ha il significato <strong>di</strong> morire.<br />
20<br />
Florin Manolescu - Enciclope<strong>di</strong>a exilului literar romanesc 1945-1989, 2003, Bucarest, casa e<strong>di</strong>trice Compania, pp.<br />
572-573.<br />
21<br />
Volume 33, Casa e<strong>di</strong>trice Fratelli Fabbri, Milano, 1969, pp. 107-204.<br />
20
Per Mircea Popescu – professore, giornalista e uomo <strong>di</strong> cultura - l’esilio<br />
significa prima <strong>di</strong> tutto la libertà <strong>di</strong> far ricerca e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care<br />
oggettivamente le realtà politiche e culturali <strong>di</strong> Romania. […] Ma per<br />
lui l’esilio significa anche il dovere <strong>di</strong> continuare la tra<strong>di</strong>zione culturale<br />
romena, interrotta in Romania. (Mircea Eliade).<br />
CONCLUSIONE<br />
Abbiamo così visto i nomi che mi sono sembrati più significativi dal punto <strong>di</strong> vista del<br />
contributo reale che hanno portato allo sviluppo delle relazioni interculturali tra la Romania e<br />
l’Italia, fino al 1989. Dopo questa data, dopo cioè la caduta del regime <strong>di</strong> Ceauşescu, la realtà<br />
cambia totalmente. Non si può più parlare <strong>di</strong> un esilio forzato, costretto da una realtà durissima<br />
come quella della <strong>di</strong>ttatura comunista. Dopo l’ ‘89 l’emigrazione cambia aspetto in maniera<br />
ra<strong>di</strong>cale passando da un’emigrazione d’élite ad una <strong>di</strong> massa.<br />
Prima, la maggior parte <strong>degli</strong> intellettuali romeni che venivano in Italia lo facevano tramite<br />
borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, chiedendo in seguito, a volte, asilo politico.<br />
Dopo la cosiddetta “rivoluzione”, quelli che sono arrivati in Italia non lo hanno più fatto<br />
con l’intento <strong>di</strong> lottare contro il regime del proprio paese ma per ragioni più economiche. La nuova<br />
situazione politico-economica alimenta il nuovo tipo <strong>di</strong> emigrazione, molto più massiccia, ma<br />
meno interessata a portare avanti gli sforzi compiuti dai predecessori. Questa attitu<strong>di</strong>ne va in<br />
qualche modo <strong>di</strong> pari passo con la situazione politico-economica, sempre mutevole. L’onda delle<br />
trasformazioni che parte dall’alto, porta con sé tutta una serie <strong>di</strong> mutazioni mentali e <strong>di</strong> esigenze<br />
che si rispecchiano poi nello spostamento della gente in base alle necessità proprie. Si passa<br />
dunque da un’emigrazione esigua e limitata ad una <strong>di</strong> massa. E non solo: cambia,<br />
contemporaneamente, la motivazione intrinseca. E’ ovvia e conosciuta la ragione per quale<br />
arrivano gli immigrati dall’Est europeo e cioè quella <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> alzare il proprio standard <strong>di</strong> vita.<br />
C’è <strong>di</strong> sicuro la <strong>di</strong>stinzione tra il tipo <strong>di</strong> emigrati che arrivavano prima del ’89 e il tipo<br />
rappresentato successivamente: se prima si migrava verso l’Ovest con l’intenzione <strong>di</strong> potersi<br />
sviluppare spiritualmente, <strong>di</strong> accedere a strutture dove poter stu<strong>di</strong>are quello che in Romania era<br />
vietato, <strong>di</strong> scappare da un regime oppressivo, ora neanche chi ha voglia <strong>di</strong> “far carriera” non riesce<br />
più a <strong>di</strong>ssociare questo motivo dall’altro, più stringente, che è la ricerca <strong>di</strong> una vita materiale<br />
<strong>di</strong>gnitosa. Prima eravamo rifugiati politici, oggi ci potremmo chiamare “rifugiati economici”.<br />
21
Prima chiedevamo asilo politico, ora invece è <strong>di</strong>fficile credere che sia possibile chiedere un asilo<br />
“economico” o politico, che sia, perché è <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>mostrare che la gente si è stufata della miseria.<br />
E dato che la miseria non è una giustificazione per ottenere asilo politico, spesso gli immigrati<br />
vengono espulsi. Alla fin fine, nessuno è tenuto ad essere sensibile alle <strong>di</strong>sgrazie dell’altro.<br />
L’Occidente ci fa sempre più chiaramente capire che ha i suoi problemi che non può trascurare, né<br />
sacrificare per motivi umanitari, e si <strong>di</strong>fende dalla valanga <strong>degli</strong> immigrati dell’Est (con una<br />
legislazione adeguata a questi scopi).<br />
La verità è che la formula <strong>di</strong> “rifugiato economico” non copre a sufficienza la situazione<br />
<strong>degli</strong> emigrati partiti <strong>di</strong> recente dalla Romania. Molti partono perché non hanno più nessuna<br />
speranza, perché le <strong>di</strong>sillusioni e la mancanza <strong>di</strong> prospettive li hanno esasperati. L’esilio è, per<br />
questa che è la categoria più ampia, un gesto <strong>di</strong>sperato e ha, in realtà, una sostanza politica, benché<br />
la <strong>di</strong>sperazione non figura tra i motivi previsti negli accor<strong>di</strong> internazionali per la concessione<br />
dell’asilo politico. Per <strong>di</strong> più esso costituisce un in<strong>di</strong>zio doloroso della crisi morale provocata da<br />
tutto quel che è successo dopo la rivoluzione. Se le cose fossero andate secondo la strada aperta<br />
dalla rivoluzione, oggi non assisteremmo a questa emigrazione, <strong>di</strong>ventata endemica. Anzi,<br />
probabilmente molti romeni che sono emigrati decenni fa sarebbero tornati nel paese. Di<br />
conseguenza dobbiamo aggiungere un altro capitolo al bilancio negativo dell’attuale potere della<br />
Romania: quello dei romeni che si sono spinti a cercare la fortuna e la realizzazione professionale<br />
altrove, con tutte le per<strong>di</strong>te che questa decisione ha comportato per la Romania.<br />
Purtroppo le proporzioni dell’emigrazione e tutte le esperienze amare che questa implica,<br />
complica ancora <strong>di</strong> più le nostre relazioni con l’Occidente e in particolar modo con l’Italia. E uso<br />
la parola “complica” perché mi riferisco a due tendenze che si contrappongono e che rendono<br />
queste relazioni davvero intricate. Una si manifesta con una specie <strong>di</strong> enfasi ri<strong>di</strong>cola che prende in<br />
giro con superbia l’Europa in uno slancio demagogico caricaturale. L’alta accentua un complesso,<br />
nato e sviluppato nelle sfortune della storia che ci hanno portati nella situazione <strong>di</strong> essere più<br />
poveri <strong>degli</strong> occidentali, peggio nutriti, peggio vestiti, più maldestri nell’utilizzo delle como<strong>di</strong>tà<br />
che la tecnica moderaci offre. Chi ne comprendesse un po’ la psicologia e le esperienze, capirebbe<br />
anche come il miraggio dell’Occidente sia originato non dalle illusioni, ma dalla reazione.<br />
Rifiutando gli slogan comunisti sull’Occidente come “inferno capitalista”, non siamo più stati<br />
capaci <strong>di</strong> vedere quello che c’è realmente <strong>di</strong> negativo nella civiltà occidentale. Non abbiamo potuto<br />
più capire gli osservatori luci<strong>di</strong> che riuscivano a vedere al <strong>di</strong> là dalla fosforescenza del progresso<br />
materiale, né abbiamo più pensato che la prosperità a cui è arrivato il mondo occidentale non<br />
risolve, comunque, i problemi dell’umana ricerca <strong>di</strong> felicità Innanzitutto, perché la felicità rimane<br />
22
un problema <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne personale, che lo stato non può risolvere; e poi perché a questo si sono<br />
aggiunte altre frustrazioni e umiliazioni. Un romeno che riusciva, dopo lunghe peregrinazioni ad<br />
ottenere un passaporto per trasferirsi in Europa Occidentale, era facilmente riconoscibile in una<br />
metropoli occidentale dal modo in cui guardava le vetrine scintillanti e dagli innumerevoli<br />
“han<strong>di</strong>cap” che crea il complesso della povertà (lasciando da parte il modo <strong>di</strong> vestirsi ecc.). Queste<br />
esperienze imbarazzanti hanno accentuato ancora <strong>di</strong> più le <strong>di</strong>fferenze tra noi e gli abitanti<br />
dell’Ovest, creandoci, col tempo, una psicologia <strong>di</strong> europei <strong>di</strong> seconda categoria. La cortina <strong>di</strong><br />
ferro esisteva dentro <strong>di</strong> noi, i nostri stessi complessi la sostenevano.<br />
In queste con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>venta chiaro che l’Italia non può significare per noi, almeno per ora,<br />
quel che significa per qualsiasi altro occidentale o quello che avrebbe potuto significare nelle<br />
nostre rappresentazioni in tempi normali, se non ci fosse stata la storia imposta da dopo Yalta. Ed è<br />
ugualmente chiaro che le relazioni interculturali prendono oggi un posto <strong>di</strong> secondo piano e che la<br />
nostra reintegrazione in Europa è un problema più complicato da quanto possa sembrare ad un<br />
primo sguardo. Mutatis mutan<strong>di</strong>s la storia si ripete e, in qualche modo, anche oggi gli emigrati<br />
romeni sentono qualcosa in comune con il <strong>di</strong>sagio sentito dagli emigrati <strong>di</strong> qualche decennio fa.<br />
Solo che le nuove generazioni sono meno propense a cogliere il problema politico <strong>di</strong> fondo e<br />
invece più orientate a privilegiare il risolvere dei problemi personali, all’infuori del contesto<br />
generale, abbandonandosi a suggestioni e nuove <strong>di</strong>mensioni che sfuggono anche al modello ed alle<br />
istanze care ad un Culianu o un Mircea Popescu.<br />
23
Non esistono più rifugi - Octavian Paler 22<br />
22 Octavian Paler, scrittore e saggista romeno. L’articolo è tradotto dal giornale România liberă del 7 giugno 1994.<br />
24<br />
[ DOCUMENTO 1 ]<br />
A parte i gravi problemi <strong>di</strong> carattere, i nostri demagoghi hanno seri problemi con la lingua romena. I mascalzoni<br />
non hanno aperture <strong>di</strong> vista, ma vedono al livello delle galline. Manca loro la classe per uscire dalla me<strong>di</strong>ocrità. Le canaglie<br />
hanno qualcosa <strong>di</strong> meschino. La loro abiezione non ti dà brivi<strong>di</strong>, solo una sensazione <strong>di</strong> nausea. Cosicché la tristezza <strong>di</strong> non<br />
avere, a parte poche personalità politiche necessarie in tempi <strong>di</strong>fficili, pieni <strong>di</strong> pericoli, si completa con la <strong>di</strong>sperazione che<br />
stiamo vivendo una trage<strong>di</strong>a, quando in realtà ci imbattiamo in continuazione in una comme<strong>di</strong>a scadente. Un presidente che<br />
non capisce che ci troviamo non solo in un’impasse economica, ma ad<strong>di</strong>rittura nazionale, <strong>di</strong>gnitari a iosa, parlamentari<br />
corrotti, furbi che hanno fatto della loro sfacciataggine un’arma, preti e prelati che sono pronti a bene<strong>di</strong>re chiunque,<br />
mescolando Dio in tutte le pagliacciate, consiglieri ruffiani, “patrioti” che si immaginano che il patriottismo si <strong>di</strong>mostri con gli<br />
urli, borsaneristi senza scrupoli, fannulloni con arie da “leader”, come non sentire il desiderio <strong>di</strong> svignarsela? Capisco quelli<br />
che non guardano più in<strong>di</strong>etro.<br />
Ma dove andare? L’ho detto ancora, l’Occidente è <strong>di</strong>ventato, nell’ultima metà del secolo, quello che tra<strong>di</strong>zionalmente,<br />
nella nostra storia, è stata la foresta. Né i barbari né i turchi, né i soldati dei signori avevano mezzi per rovistare tra le<br />
montagne e beccare quelli che vi erano nascosti. Dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale però, la foresta non è più stata un<br />
rifugio. Quelli che sono andati a resistere nelle montagne contro l’ “or<strong>di</strong>ne” portato dai carri armati sovietici, sono stati<br />
braccati e decimati dalle truppe della Securitate. Molti romeni sono scappati allora nell’Occidente, come un tempo nella<br />
selva. Questo bosco, però, non si è <strong>di</strong>mostrato “fratello del romeno”, come <strong>di</strong>ce il proverbio. L’Occidente ha offerto a molti<br />
l’asilo politico.<br />
Ad alcuni, esso ha offerto loro ad<strong>di</strong>rittura la chance <strong>di</strong> fare una carriera. Tuttavia, temo che altra era la solitu<strong>di</strong>ne in<br />
una foresta per quelli che, una volta, vi scappavano. Essa non assomigliava, suppongo, alla solitu<strong>di</strong>ne che provi in un<br />
mondo dove, anche quando sei accettato, non puoi essere simile agli altri. Credo che noi abbiamo idealizzato l’Occidente<br />
dandogli un’aureola <strong>di</strong> El Dorado. In realtà questo El Dorado, funzionando secondo altre leggi rispetto a quelle che si<br />
aspettavano gli emigrati est-europei, ti obbliga (è la mia impressione) a straniarti da te stesso per sentirti meno straniero.<br />
Forse la nostalgia del paese perso è, consapevolmente o meno, prima <strong>di</strong> tutto, la nostalgia <strong>di</strong> un’identità persa; un’identità<br />
che non ti serve più in una civiltà troppo ossessionata dalla teologia del progresso, dove c’è sempre meno spazio, pare, per<br />
quelli che si ostinano <strong>di</strong> credere che si può decadere anche nella prosperità. Chi immagina che io stia scherzando con le<br />
parole mi <strong>di</strong>ca se in quei 300 e non so quanti episo<strong>di</strong> del serial Dallas ha intravisto per caso un libro o qualcuno<br />
leggicchiando un libro. Temo che, pur <strong>di</strong>scutendo sempre della “reintegrazione in Europa”, noi ci siamo affrettati <strong>di</strong> piazzare<br />
l’Europa nell’Occidente. E <strong>di</strong>co questo perché mi convinco sempre <strong>di</strong> più che, a sua volta, l’Occidente europeo si è<br />
<strong>di</strong>seuropeizzato nell’ultima metà del secolo. Noi ci siamo asiatizzati. L’Occidente si è americanizzato. Mi chiedo: dove sta<br />
ancora l’Europa? Forse, solo, in una zona sempre più sottile tra lo spazio gregario dell’Asia e l’ossessione pragmatica<br />
dell’America.<br />
Di conseguenza, il problema che mi pongo è questo: cosa scegliere tra una “transizione” maledetta, dove tutti i tanfi<br />
della corruzione ti riempiono <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto, e una partenza alienante? Non esistono più “foreste”, non esistono più rifugi. Così<br />
che l’ultima soluzione resta, comunque, quella <strong>di</strong> fare or<strong>di</strong>ne a casa.
<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Pisa<br />
LA PRESENZA DELLA LETTERATURA ROMENA IN ITALIA<br />
1989-2001<br />
[ DOCUMENTO 2 ]<br />
Bruno Mazzoni,<br />
Il presente contributo riprende <strong>di</strong> fatto un tema al quale già Ioan Guţia, un noto stu<strong>di</strong>oso formatosi alla scuola<br />
<strong>di</strong> Cluj - che ricoprì per vari decenni l’insegnamento <strong>di</strong> Lingua romena presso la Facoltà <strong>di</strong> Scienze politiche<br />
dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”, - ha prestato la sua attenzione, fino a pubblicare, una decina d’anni orsono, un<br />
interessante volume che comprende uno stu<strong>di</strong>o d’insieme e un’attenta, informata rassegna delle traduzioni <strong>di</strong> opere<br />
letterarie romene in Italia, nel periodo 1900-1989 23[1] .<br />
A noi, dunque, ora non resta che illustrare quanto è stato via via e<strong>di</strong>to in Italia a partire proprio da quell’anno<br />
fati<strong>di</strong>co 1989, anno con il quale si chiudeva la ricerca del collega, che ci ha poi lasciati, qualche anno più tar<strong>di</strong>.<br />
Non ci sentiremo comunque ancora a nostro agio, per inoltrarci nel breve excursus annunciato nel titolo,<br />
senza avere prima fatto un’ulteriore menzione, relativa a un altro lavoro, <strong>di</strong> notevole rilievo e in certo modo similare,<br />
che, in quello stesso torno <strong>di</strong> anni, ci ha lasciato il compianto Pasquale Buonincontro, già docente <strong>di</strong> Lingua e<br />
letteratura e romena all’Istituto Universitario Orientale <strong>di</strong> Napoli 24[2] .<br />
Il maggiore respiro <strong>di</strong> tale indagine - che l’autore volle de<strong>di</strong>care, anche con il ricorso allo spoglio minuzioso <strong>di</strong><br />
una ricca scelta <strong>di</strong> pubblicazioni perio<strong>di</strong>che 25[3] , al più generale e ampio tema della presenza in Italia, nel corso dei<br />
primi otto decenni del ventesimo secolo, della “Romania” tout court - consente in realtà <strong>di</strong> apprezzare non soltanto la<br />
ricezione e l’impatto <strong>degli</strong> scrittori romeni e delle loro opere letterarie sul terreno della nostra cultura “alta”, bensì <strong>di</strong><br />
cogliere e valutare trama e or<strong>di</strong>to, per così <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> quel tessuto <strong>di</strong> relazioni, <strong>di</strong> scambi, <strong>di</strong> intese, ora più fitto, ora più<br />
rado, che ha marcato l’interesse reciproco dei nostri due Paesi, in tutti i campi del sapere, ma in primo luogo<br />
nell’ambito delle scienze umane, dalla storia alla politica, dal folclore alla religione, dalla lingua alla letteratura, nel<br />
corso del secolo che ci siamo lasciati alle spalle.<br />
Nell’ampio saggio introduttivo al volume, I. Guţia analizza e interpreta i dati raccolti organizzandoli per<br />
partizioni storico-letterarie. Sette dei nove capitoli in cui si articola il suo <strong>di</strong>scorso critico sono <strong>di</strong> fatto tranches<br />
cronologiche: nel primo, si lumeggiano i primi segni dell’interessamento verso la cultura romena, rintracciabili negli<br />
ultimi decenni del XIX secolo; nei capitoli successivi si illustrano le traduzioni apparse in Italia tra il 1900 e il 1919 e tra<br />
il 1920 e il 1949, una partizione che trae ragione, ovviamente, da considerazioni <strong>di</strong> storia esterna e dunque <strong>di</strong><br />
necessità extra-letterarie. Nei capitoli quarto, quinto e sesto vengono quin<strong>di</strong> affrontate le <strong>di</strong>verse vicende culturali e<br />
letterarie, secondo uno schema tutto interno alla storia dell’evoluzione del regime romeno: traduzioni <strong>di</strong> opere<br />
letterarie <strong>degli</strong> anni del realismo socialista o, più propriamente, proletcultista ovvero stalinista, <strong>di</strong> quelle relative agli<br />
anni dell’umanesimo socialista, per parlare infine delle opere <strong>degli</strong> anni Settanta e Ottanta, decennio per il quale<br />
l’autore propone l’ine<strong>di</strong>to sintagma “del rigelo”, in evidente rapporto antonimico con l’emblematico titolo del romanzo <strong>di</strong><br />
Il’ja Erenburg, Il <strong>di</strong>sgelo, del ’54. Seguono un opportuno capitolo sulle traduzioni dalla letteratura romena dell’esilio,<br />
uno sull’89, visto come epilogo <strong>degli</strong> anni Ottanta, e infine l’ultimo, che ci offre alcune osservazioni conclusive.<br />
23[1] Ioan GUŢIA, Le traduzioni d’opere letterarie romene in italiano (1900-1989). Con una bibliografia a cura <strong>di</strong> Ion CHIRIŢĂ,<br />
Roma: Bulzoni, 1990.<br />
L’ampio saggio introduttivo (15-156) si articola in nove capitoli: I. Primi segni d’interessamento per la cultura romena in Italia; II.<br />
Traduzioni d’opere letterarie romene dal 1900 al 1919; III. Traduzioni […] dal 1920 al 1949; IV. Traduzioni […] <strong>degli</strong> anni del realismo<br />
socialista; V. Traduzioni <strong>degli</strong> anni dell’umanesimo socialista; VI. Traduzioni <strong>degli</strong> anni Settanta e Ottanta del rigelo; VII. Traduzioni dalla<br />
letteratura dell’esilio; VIII. Epilogo <strong>degli</strong> anni Ottanta: traduzioni del 1989; IX. Alcune osservazioni come conclusione.<br />
La sezione bibliografica (157-235) offre una sud<strong>di</strong>visione per autori e per volumi antologici (con un numero complessivo <strong>di</strong> 201<br />
entrate), cui segue un’appen<strong>di</strong>ce (237-251) che dà conto <strong>di</strong> singole antologie <strong>di</strong> letterature straniere e <strong>di</strong> taluni perio<strong>di</strong>ci italiani che hanno<br />
accolto e presentato materiali letterari romeni. Chiudono il volume due utili in<strong>di</strong>ci (pp. 255-274) delle opere e <strong>degli</strong> autori citati.<br />
24[2] Pasquale BUONINCONTRO, La presenza della Romania in Italia nel secolo XX. Contributo bibliografico 1900-1980, Napoli:<br />
De Simone, 1988. Sulla struttura e sui meriti dell’opera ci sia consentito rinviare alla recensione da noi pubblicata in Europa Orientalis 8<br />
(1989): 592-594.<br />
25[3] Si ricor<strong>di</strong>, <strong>di</strong> sfuggita, il documentato, ampio stu<strong>di</strong>o, antecedente <strong>di</strong> mezzo secolo, <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o ISOPESCU, La stampa<br />
perio<strong>di</strong>ca romeno-italiana in Romania e in Italia, Roma: Istituto per l’Europa Orientale, 1937.<br />
25
Un approccio più sofisticato ci pare caratterizzare l’interpretazione sociostatistica che ci viene fornita da P.<br />
Buonincontro riguardo ai dati da lui raccolti. Nella pur breve, ma densa ed essenziale prefazione al volume, l’autore<br />
provvede alla messa in grafico delle 2550 entries (a cui vanno aggiunte alcune centinaia <strong>di</strong> titoli, relativamente alle<br />
traduzioni <strong>di</strong> opere letterarie romene) da lui registrate nel suo repertorio bibliografico.<br />
Buonincontro cataloga dunque i dati sotto tre gran<strong>di</strong> ‘voci’: Politica, Cultura e Varia, operando due sole<br />
partizioni cronologiche: 1900-1943, 1944-1980. Istruttivo è a questo punto il confronto dei dati, relativamente alle<br />
sezioni Politica e Cultura, nei due perio<strong>di</strong>. Da un canto, si rileva il forte calo delle schede <strong>di</strong> Politica: da 335 del primo<br />
periodo a sole 131 nel secondo, con la singolarità che i titoli <strong>di</strong> autori romeni salgono da 52 a 67, mentre quelli <strong>di</strong><br />
autori italiani crollano da 281 a 64 (un dato, questo, che permette legittimamente <strong>di</strong> indurre che un non trascurabile<br />
numero <strong>di</strong> contributi ‘politici’, apparsi nel ventennio mussoliniano in Italia, fossero prodotti <strong>di</strong> regime). Dall’altro canto,<br />
si rileva l’aumento, in termini <strong>di</strong> composizioni percentuali, delle schede <strong>di</strong> Cultura: dal 64,4% del primo periodo si sale<br />
all’83,6%, con un decremento numerico dei titoli <strong>di</strong> autori italiani (da 575 a 424) a fronte <strong>di</strong> un forte incremento <strong>di</strong> quelli<br />
<strong>di</strong> autori romeni (da 311 si balza a 562). L’A. ritiene, a ragione a nostro avviso, che i dati relativi a titoli <strong>di</strong> italiani<br />
vadano interpretati alla luce del mutato tipo <strong>di</strong> autore (non più giornalisti e pubblicisti che dalla politica spaziavano in<br />
campo culturale), laddove l’aumento significativo <strong>di</strong> titoli <strong>di</strong> romeni andrebbe letto in forza del numero <strong>di</strong> docenti e<br />
intellettuali romeni stabilitisi in Italia.<br />
Noi aggiungeremo soltanto due osservazioni:<br />
a) stante la labilità del <strong>di</strong>scrimine tra ‘storia’ e ‘politica’, l’inclusione dei contributi classificabili come ‘storici’<br />
all’interno della categoria Cultura ha forse prodotto una qualche <strong>di</strong>storsione nell’interpretazione dei dati, nel senso che<br />
alcune istanze non imme<strong>di</strong>atamente formulabili in termini politici potrebbero essere state mimetizzate o<br />
subliminarmente veicolate, per così <strong>di</strong>re, me<strong>di</strong>ante messaggi pseudostorici (in maniera <strong>di</strong>versa ma analoga a quanto<br />
era avvenuto durante il fascismo, per i titoli <strong>di</strong> Politica scritti da autori italiani);<br />
b) uno dei criteri scelti dall’autore per l’analisi dei dati è stato quello <strong>di</strong> valutare separatamente i contributi <strong>di</strong><br />
autori italiani da quelli relativi ad autori romeni: un criterio, questo, con<strong>di</strong>visibile forse sul coté meramente statistico,<br />
pur se non sempre decisivo, a nostro avviso, per l’interpretazione contenutistica dei dati, dal momento che gli uomini<br />
si autodeterminano ed esprimono, da duecento anni a questa parte almeno, in maniera spesso anche <strong>di</strong>fforme dalla<br />
loro appartenenza etnica, religiosa o sociale, in funzione <strong>di</strong> possibili scelte ideologiche (scelte che possono peraltro<br />
implicare ripensamenti e opzioni nuove, nell’arco dell’esistenza dell’in<strong>di</strong>viduo).<br />
Proprio perché cre<strong>di</strong>amo che la conoscenza e lo stu<strong>di</strong>o delle manifestazioni specifiche delle società<br />
complesse, nelle quali ci troviamo a vivere e operare, non possano attingere il loro scopo senza l’esercizio <strong>di</strong> una<br />
sorta <strong>di</strong> lettura trasversale (che appena qualche decennio fa, al tempo delle istanze teoretiche, ovvero del pensiero<br />
‘forte’, avremmo probabilmente definito con il sintagma ‘approccio strutturale’), ci pare opportuno, in quanto<br />
maggiormente proficuo per il nostro <strong>di</strong>scorso, estendere l’illustrazione del tema a quanto è stato tradotto e pubblicato<br />
in Italia, non soltanto nel campo squisitamente bellettristico, nel corso dell’ultimo decennio 26[4] . Ci auguriamo con ciò <strong>di</strong><br />
riuscire a pervenire a una lettura a tutto tondo, che consenta <strong>di</strong> meglio cogliere le connessioni, le inter<strong>di</strong>pendenze e<br />
magari le motivazioni dei fenomeni che quelle realtà complesse esprimono..<br />
In sostanza, senza ambire a fornire un contributo bibliografico puntuale ed esaustivo, proveremo in questa<br />
occasione a <strong>di</strong>segnare la parabola dell’attenzione e talvolta dell’interesse che la cultura italiana recente e recentissima<br />
ha prestato, all’indomani della caduta della <strong>di</strong>ttatura ceauşista, alla produzione saggistica e letteraria romena<br />
contemporanea, e non soltanto esclusivamente contemporanea.<br />
Pur coscienti del fatto che la pubblicazione <strong>di</strong> un’opera in traduzione richiede necessariamente tempi tecnici<br />
<strong>di</strong> lavorazione che non possono essere azzerati (gli instant-book non rientrano, fortunatamente, nel materiale <strong>di</strong> nostra<br />
competenza), iniziamo comunque la nostra rassegna con le pubblicazioni apparse in Italia nel corso dell’anno 1989, in<br />
quanto riteniamo che tale data possa essere in qualche modo considerata quale anno-soglia, significativa<br />
probabilmente <strong>di</strong> un prima e <strong>di</strong> un dopo nello scambio culturale recente tra la Romania e l’Italia.<br />
1. Il numero complessivo dei titoli registrati nell’arco <strong>di</strong> 13 anni supera forse le comuni aspettative, se si<br />
considera che in tale computo non rientrano gli articoli della stampa perio<strong>di</strong>ca (quoti<strong>di</strong>ani, rotocalchi, riviste in genere):<br />
26[4] Ci limiteremo dunque alle sole pubblicazioni librarie, nell’arco 1989-2001, includendo quelle perio<strong>di</strong>che soltanto nel caso che<br />
raccolgano Atti <strong>di</strong> incontri, convegni etc., o che abbiano numeri monografici de<strong>di</strong>cati ad autori e problemi romeni, ovvero che presentino<br />
traduzioni da opere <strong>di</strong> scrittori o da testi del folclore verbale romeno.<br />
26
170 entries significano 13 titoli all’anno (si ricor<strong>di</strong> che la ricerca <strong>di</strong> Buonincontro ne calcolava statisticamente 32 per<br />
anno, comprendendovi però gli articoli <strong>di</strong> giornali vari).<br />
2. A fronte dei 170 volumi pubblicati, sorprende la <strong>di</strong>stribuzione ‘a pioggia’, ovvero la <strong>di</strong>spersione dei titoli e<br />
dei loro rispettivi autori in un numero davvero sorprendente <strong>di</strong> case e<strong>di</strong>trici. Se sommiamo alle 58 generaliste (anche<br />
se non mancano, comprensibilmente, tra <strong>di</strong> esse, alcune e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> nicchia, quali ad esempio quelle <strong>di</strong> esplicita<br />
adesione ai valori del cosiddetto pensiero tra<strong>di</strong>zionalista: si vedano all’insegna del Veltro e Raido) le 15 <strong>di</strong> profilo<br />
universitario, arriviamo alla bella cifra <strong>di</strong> 73 case e<strong>di</strong>trici! Che statisticamente significherebbe però: poco più <strong>di</strong> due libri<br />
l’anno per ciascun e<strong>di</strong>tore!<br />
3. A parte due case e<strong>di</strong>trici <strong>di</strong> ambito universitario (Bagatto Libri, grazie all’attivismo della collega L. Valmarin,<br />
e dell’Orso, grazie all’opera <strong>di</strong> promozione culturale svolta da M. Cugno), che rientrano dunque almeno in parte in<br />
forme <strong>di</strong> e<strong>di</strong>toria assistita, potendo contare su finanziamenti ministeriali alla ricerca scientifica), si contano sulle <strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />
una sola mano gli e<strong>di</strong>tori che prestano un’attenzione costante alla cultura romena. Ricor<strong>di</strong>amo Adelphi e Jaca Book,<br />
che promuovono soprattutto autori dell’esilio romeno: il primo puntando esclusivamente su E. Cioran, il secondo<br />
privilegiando in particolare M. Eliade. Segue, nell’intervallo <strong>di</strong> tempo da noi considerato, Bollati Boringhieri (ancora con<br />
Eliade). Particolarmente feconda, anche se con <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong>fficilmente valutabile, è all’insegna del Veltro (<strong>di</strong> cui è<br />
animatore il dott. C. Mutti).<br />
4. Un caso isolato è rappresentato dalle prestigiose e<strong>di</strong>zioni del Mulino, che hanno investito per un breve<br />
periodo sulla cultura romena (grazie all’impegno profuso da parte del prof. L. Renzi, consulente della casa e<strong>di</strong>trice per<br />
le <strong>di</strong>scipline linguistiche e letterarie), pubblicando 5 titoli in soli 3 anni, ma che hanno però, abbastanza presto,<br />
raccolto i remi in barca.<br />
5. A partire dal 1996, con un ulteriore incremento poi dal 1998, si registra un numero crescente <strong>di</strong> titoli<br />
ascrivibili alla corrente ideologico-politica che abbiamo definito come ‘pensiero tra<strong>di</strong>zionale’: in considerazione del<br />
contesto culturale contemporaneo, viene da interrogarsi se un fenomeno siffatto non vada interpretato come un<br />
portato, più o meno <strong>di</strong>retto, del più generale ‘sdoganamento’ della destra in Italia.<br />
6. In particolare, sembra quanto mai opportuna l’attività promozionale che ciascuno stu<strong>di</strong>oso, accademico e<br />
non, è stato in grado <strong>di</strong> realizzare sul piano e<strong>di</strong>toriale: si veda l’intensità della produzione <strong>di</strong> Cugno, <strong>di</strong> Valmarin, <strong>di</strong><br />
Mutti etc. (va precisato che, accanto al cognome <strong>di</strong> ciascun ‘promotore’, possono trovare posto tanto rinvii a saggi<br />
critici quanto a interi libri, o a e<strong>di</strong>zioni critiche, traduzioni, prefazioni, curatele e quant’altro).<br />
7. Sarebbe auspicabile, grazie anche alle sovvenzioni all’e<strong>di</strong>toria previste dai programmi culturali dell’Unione<br />
Europea (ex-programma Arianna) e ad eventuali intese da stabilire con alcune Istituzioni romene (ad es. Unione <strong>degli</strong><br />
Scrittori, Fondazione Culturale Romena, Ministero della Cultura etc.), che si pensasse a progetti finalizzati e<br />
continuativi, per consentire una maggiore penetrazione dei valori maggiori della civiltà romena nel contesto e nel<br />
<strong>di</strong>battito culturale italiano.<br />
8. Non vanno trascurati, a tale riguardo, alcuni dati <strong>di</strong> fatto: l’Italia è il paese europeo in cui esiste il più<br />
consistente numero <strong>di</strong> cattedre d’insegnamento universitario <strong>di</strong> Lingua e letteratura romena (con una “Associazione<br />
italiana <strong>di</strong> Romenistica” e un sito de<strong>di</strong>cato agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> romeno: www3.humnet.unipi.it/air); l’Italia ospita un altissimo<br />
numero <strong>di</strong> romeni (<strong>di</strong> Romania, <strong>di</strong> Moldavia etc.; si ricor<strong>di</strong> che, a Torino, essi costituiscono per numero la prima<br />
minoranza etnica), e sempre più spesso nelle aule universitarie giungono studenti figli <strong>di</strong> immigrati <strong>degli</strong> anni ’70 e ’80,<br />
interessati a stu<strong>di</strong>are le proprie matrici culturali e a riappropriarsi dei propri valori identitari; gli industriali, infine, gli<br />
investitori italiani, e non solo del nord-est del Paese, sono sempre più portati alla <strong>di</strong>slocazione <strong>degli</strong> impianti <strong>di</strong><br />
trasformazione e <strong>di</strong> produzione su territorio romeno, il che non potrà non comportare una crescita della domanda<br />
culturale da parte dei quadri interme<strong>di</strong> che dovranno operare in quella realtà.<br />
9. L’ammissione della Romania, prossima ancorché non imminente, nell’Unione Europea richiede da parte <strong>di</strong><br />
tutti, noi italiani e voi romeni, un impegno teso a promuovere una politica culturale nuova, volta a illustrare i caratteri<br />
originali del sincretismo culturale romeno, cerniera reale e non solo ideale tra Oriente bizantino-slavo e Occidente<br />
romano-germanico, capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere i valori della civiltà romena e ad affermare, pur nella <strong>di</strong>versità, la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong><br />
tutte le culture considerate fino ad oggi periferiche.<br />
27
Rassegna Bibliografica<br />
1989<br />
Mihai Eminescu, Poesie (a cura <strong>di</strong> Rosa del Conte), Modena: Mucchi [con testo a fronte]<br />
Mihai Eminescu, Lucifero (a cura <strong>di</strong> Marin Mincu e Sauro Albisani), Milano: Scheiwiller [con testo a fronte;<br />
introduzione <strong>di</strong> M. M.: 9-12; Iperione innamorato <strong>di</strong> S. A.: 57-65; Notizia (biografica): 67-69]<br />
Mihai Eminescu, Genio desolato (introduzione <strong>di</strong> Marin Mincu, postfazione <strong>di</strong> Monica Farnetti, traduzioni <strong>di</strong><br />
Silvia Mattesini e M. F. Si veda ancora il volume <strong>di</strong> testi emineschiani pubblicato nell’anno 2000), Bergamo: Lubrina<br />
e<strong>di</strong>tore<br />
Lucian Blaga, I poemi della luce (a cura <strong>di</strong> Marin Mincu e Sauro Albisani), Milano: Garzanti [con testo a<br />
fronte; introduzione <strong>di</strong> M. M.: 5-42; traduzioni <strong>di</strong> S. A. [tavola cronologica; il lavoro attinge significativamente al volume<br />
<strong>di</strong> traduzioni a cura <strong>di</strong> Rosa del Conte, Roma: Lerici e<strong>di</strong>tori, 1971]<br />
Mircea Eliade, Maitreyi. Incontro bengalese (1933), Milano: Jaca Book, (traduzione <strong>di</strong> Iuliana Ciarletta Batali)<br />
[si ricor<strong>di</strong> che, in Francia, era stata tratta dal romanzo la sceneggiatura per il film <strong>di</strong> Nicolas Klotz Nuit a Bengali,<br />
<strong>di</strong>stribuito nel 1988]<br />
Ioan P. Couliano, La collezione <strong>di</strong> smeral<strong>di</strong>. Racconti (traduzioni dal francese <strong>di</strong> Cristina Cozzi, Annalysa Di<br />
Lernia, Maria Teresa Pini, dall’inglese <strong>di</strong> Marco Grampa), Milano: Jaca Book,<br />
xxx Fiabe romene <strong>di</strong> magia (a cura <strong>di</strong> Marin Mincu, Tascabili Bompiani; traduzioni <strong>di</strong> Fulvio Del Fabbro e<br />
Carlo Molinaro), Milano [introduzione: I-XXI]<br />
Mircea Eliade, Il mito della reintegrazione (traduzione dal romeno e introduzione <strong>di</strong> Roberto Scagno): IX-<br />
XVIII, Milano: Jaca Book<br />
xxx, La Romania nella coscienza intellettuale italiana (XIX-XX secolo) (introduzione <strong>di</strong> Lorenzo Renzi e<br />
Stefano Bianchini; atti del convegno organizzato a Milano, 16-17 maggio 1986, dal Centro Italo-Romeno <strong>di</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong><br />
Storici), Milano: E<strong>di</strong>zioni Unicopli<br />
Clau<strong>di</strong>o Mutti, Mircea Eliade e la Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Ferro, Parma: E<strong>di</strong>zioni all'insegna del Veltro<br />
Il processo Codreanu (a cura <strong>di</strong> Horia Cosmovici), Parma: E<strong>di</strong>zioni all'insegna del Veltro<br />
1990<br />
Mihai Eminescu, Poesie (a cura <strong>di</strong> Elio M. Satti, Maria Pacini Fazzi), Lucca [con testo a fronte]<br />
Ion Barbu, Liriche (a cura <strong>di</strong> Aldo Cuneo), Pisa: Giar<strong>di</strong>ni [con testo a fronte; introduzione: 9-24; traduzione,<br />
note bio-bibliografiche e critiche]<br />
E. M. Cioran, Lacrime e santi (1937) (a cura <strong>di</strong> Sanda Stolojan; traduzione dal francese <strong>di</strong> Diana Grange<br />
Fiori), Milano: Adelphi<br />
Mircea Eliade, Dalle zingare (1969) (introduzione <strong>di</strong> Ioan Guţia; traduzione <strong>di</strong> Ion Chiriţă), Firenze: E<strong>di</strong>toriale<br />
Sette [introduzione: 5-12]<br />
Norman Manea, Ottobre ore otto. Racconti (1981) (traduzione <strong>di</strong> Marco Cugno), Milano: Serra e Riva E<strong>di</strong>tori<br />
[il volume comprende tre<strong>di</strong>ci racconti: Il maglione, Premesse per Maria, La morte, I gomitoli scoloriti, Il tè <strong>di</strong> Proust, Le<br />
nozze, Iniziazione, Due letti, Il punto <strong>di</strong> inflessione, Il ritratto dell’albicocco giallo, La parete <strong>di</strong>visoria, Marina con<br />
uccelli, Ottobre ore otto. Si veda altresì: Manea 1998]<br />
Anna Rita Onnembo, La riconciliazione impossibile. I salmi <strong>di</strong> Tudor Arghezi, Roma: Bagatto Libri, s.d. [nel<br />
saggio sono incluse le traduzioni <strong>di</strong> 44 componimenti - 41 Psalmi e tre altre poesie - su cui fonda l’indagine sul tema<br />
della presenza <strong>di</strong> Dio nell’opera <strong>di</strong> T. A.]<br />
xxx, Eminescu e il romanticismo europeo (a cura <strong>di</strong> Marin Mincu e Sauro Albisani), Roma: Bulzoni<br />
Eugène Ionesco, La ricerca <strong>di</strong> Dio, Milano: Jaca Book [intervista rilasciata a Guido Ferrari per la televisione<br />
della Svizzera italiana]<br />
Mircea Eliade, I riti del costruire. Commenti alla leggenda <strong>di</strong> Mastro Manole. La Mandragola e i miti della<br />
“Nascita miracolosa”. Le erbe sotto la croce…, (traduzione dal romeno e dal francese e introduzione <strong>di</strong> Roberto<br />
Scagno), Milano: Jaca Book [introduzione: VII-XIX]<br />
28
Mircea Eliade, La creatività dello spirito. Un’introduzione alle religioni australiane, Milano: Jaca Book<br />
Ioanna Andreesco & Michaela Bacou, Morire all’ombra dei Carpazi. Dieci anni <strong>di</strong> indagine nella Romania<br />
rurale (1986) (traduzione dal francese <strong>di</strong> Cristina Cozzi), Milano, Jaca Book<br />
1991<br />
Mircea Eliade, In<strong>di</strong>a (1934) (traduzione <strong>di</strong> Fulvio Del Fabbro e Cristina Fantechi), Torino: Bollati Boringhieri<br />
E. M. Cioran, L’inconveniente <strong>di</strong> essere nati (1973) (traduzione dal francese <strong>di</strong> Luigia Zilli), Milano: Adelphi<br />
1992<br />
Mircea Eliade, Il romanzo dell’adolescente miope (introduzione <strong>di</strong> Roberto Scagno, traduzione <strong>di</strong> Celestina<br />
Fanella) Milano: Jaca Book [introduzione: 5-22]<br />
Marin Mincu, Il <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> Dracula, (prefazione <strong>di</strong> Cesare Segre, con uno scritto <strong>di</strong> Piero Bigongiari), Milano:<br />
Bompiani<br />
Mircea Eliade, Cosmologia e alchimia babilonesi (1937), Firenze: Sansoni<br />
Ioan Guţia, <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> lingua e letteratura romena, Roma: Bulzoni<br />
Teresa Ferro, Latino e lingue balcaniche nella formazione del romeno, Catania: Cooperativa Universitaria<br />
E<strong>di</strong>trice Catanese <strong>di</strong> Magistero<br />
Giovan Battista Pellegrini, Ricerche linguistiche balcanico-danubiane, Roma: La Fenice e<strong>di</strong>zioni<br />
Marinella Lőrinczi, Nel dedalo del drago. Introduzione a Dracula, Roma: Bulzoni [originale lettura etnicista del<br />
romanzo <strong>di</strong> Bram Stoker, con un capitolo che traccia un interessante excursus sulla ‘patria’ <strong>di</strong> Dracula]<br />
Bulgaria e Romania (redazione a cura <strong>di</strong> Francesca Piana, nella serie ‘Guide d’Europa’, Milano: Touring Club<br />
Italiano [relativamente alla Romania, sono <strong>di</strong> Bruno Mazzoni i capitoli: L’evoluzione storica, Le vicende artistiche, La<br />
lingua: 113-123]<br />
István Eördögh, Alle origini dell’espansionismo romeno nella Transilvania ungherese (1916-1920), Cosenza:<br />
E<strong>di</strong>zioni Periferia [breve monografia <strong>di</strong> modesto rilievo, tradotta dall’ungherese]<br />
1993<br />
Come vivere l’esichia. Libro <strong>di</strong> insegnamento del Principe romeno Neagoe Besarab per suo figlio Tedosio (a<br />
cura <strong>di</strong> Adriana Mitescu), Roma: Bulzoni [stu<strong>di</strong>o introduttivo: I-CXIV; traduzione e note]<br />
Constantin Noica, Sei malattie dello spirito contemporaneo (1978) (a cura <strong>di</strong> Marco Cugno), Bologna: Il<br />
Mulino [introduzione: 9-23]<br />
Emil M. Cioran - Constantin Noica, L’amico lontano (1990) (a cura <strong>di</strong> Lorenzo Renzi; traduzione dal francese<br />
<strong>di</strong> Roberta Ferrara), Bologna: Il Mulino [introduzione: 9-21]<br />
E. M. Cioran, Sillogismi dell’amarezza (1952) (a cura <strong>di</strong> Mario Andrea Rigoni; traduzione dal francese <strong>di</strong><br />
Cristina Rognoni), Milano: Adelphi<br />
Mircea Eliade, Mito e realtà (1963) (introduzione e traduzione dal francese <strong>di</strong> Giovanni Cantoni) Roma: Borla<br />
Paul Cornea, Introduzione alla teoria della lettura (a cura <strong>di</strong> Gheorghe Carageani, traduzione <strong>di</strong> Gabriella<br />
Bertini Carageani), Firenze: Sansoni<br />
1994<br />
Panait Istrati, Verso l’altra fiamma. Urss 1927: la rivoluzione tra<strong>di</strong>ta (a cura <strong>di</strong> Mihnea Popescu), San<br />
Domenico <strong>di</strong> Fiesole (Firenze): E<strong>di</strong>zioni Cultura della Pace [prefazione: 7-10, cronologia; il volume comprende la<br />
traduzione <strong>di</strong> Spovedanie pentru învinşi (1931), seguita dalla traduzione <strong>di</strong> documenti presenti nel volume Vers l’autre<br />
flamme, Parigi: Gallimard, 1987]<br />
Lucian Blaga, Trilogia della cultura. Lo spazio mioritico (1936), (introduzione <strong>di</strong> Marco Cugno; trad. e note <strong>di</strong><br />
Riccardo Busetto e M. C.), Alessandria: E<strong>di</strong>zioni dell’Orso<br />
Paul Celan, Scritti romeni (a cura <strong>di</strong> Marin Mincu), U<strong>di</strong>ne: Campanotto [vengono in parte ripresi materiali già<br />
illustrati da Gisèle Vanhèse, sulla scorta del importante volume <strong>di</strong> Petre Solomon, Paul Celan. Dimensiunea<br />
românească, Bucarest: Kriterion, 1987]<br />
Constantin Noica, Pregate per il fratello Alessandro (1990) (a cura <strong>di</strong> Marco Cugno), Bologna: Il Mulino<br />
[introduzione: 9-24]<br />
Ion Caraion, Lacrime perpen<strong>di</strong>colari (a cura <strong>di</strong> Ioan Guţia), Cerbara (Perugia): E<strong>di</strong>toriale Sette [prefazione: 5-<br />
17]<br />
Norman Manea, Un para<strong>di</strong>so forzato (traduzione <strong>di</strong> Marco Cugno e Luisa Valmarin), Milano: Feltrinelli [il<br />
volume comprende quattro racconti: Interrogatorio (1988, tradotto da L. V.), Biografia robot (1981), Una finestra sulla<br />
classe operaia (1988), L’impermeabile (1989)]<br />
Adrian Marino, Teoria della letteratura (a cura <strong>di</strong> Marco Cugno), Bologna: Il Mulino [introduzione: 1-6]<br />
29
Clau<strong>di</strong>o Mutti, Le penne dell’Arcangelo. Intellettuali e Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Ferro, Milano: Barbarossa<br />
Vito Teti, La Melanconia del vampiro, Roma: Manifestolibri<br />
1995<br />
Mircea Eliade, Diario d’In<strong>di</strong>a (1935 = Şantier), (traduzione <strong>di</strong> Fulvio Del Fabbro e Cristina Fantechi) Torino:<br />
Bollati Boringhieri<br />
Mircea Eliade, Le promesse dell’equinozio. Memorie 1. 1907-1937 (a cura <strong>di</strong> Roberto Scagno), Milano: Jaca<br />
Book [prefazione: I-V]<br />
Mircea Eliade, Le messi del solstizio. Memorie 2. 1937-1960 (a cura <strong>di</strong> Roberto Scagno), Milano: Jaca Book<br />
[prefazione: I-VII]<br />
Marin Sorescu, Poesie - Poezii - Poems (traduzione dal romeno <strong>di</strong> Marco Cugno), Chieri (Torino): Arti<br />
Grafiche Giacone<br />
E. M. Cioran, La caduta nel tempo (1964) (traduzione dal francese <strong>di</strong> Tea Turolla), Milano: Adelphi<br />
Norman Manea, Clown. Il <strong>di</strong>ttatore e l’artista (1992) (traduzione <strong>di</strong> Marco Cugno), Milano: Il Saggiatore<br />
[raccolta <strong>di</strong> sei saggi: La Romania in tre fasi (commentate); I clown: il <strong>di</strong>ttatore e l’artista (Postille a Fellini); Il rapporto<br />
del censore (con le note esplicative dell’autore censurato); Felix culpa; Storia <strong>di</strong> un’intervista; Esilio]<br />
Alexandre Şafran, Lottando nella bufera. Memorie, 1939-1947 (1989) (prefazione <strong>di</strong> Elio Toaff, introduzione<br />
<strong>di</strong> Jean Ancel, traduzione dal francese <strong>di</strong> Vanna Lucattini Vogelmann, delle memorie dell’ex rabbino capo <strong>di</strong><br />
Romania), Firenze: La Giuntina<br />
Nicu Steinhardt, Diario della felicità (1994) (a cura <strong>di</strong> Gheorghe Carageani, traduzione <strong>di</strong> Gabriella Bertini<br />
Carageani), Bologna: Il Mulino [presentazione: 7-19]<br />
Petre Ispirescu & Alexandru Mitru, Fiabe e leggende romene, (introduzione <strong>di</strong> Tatiana Nicolescu, traduzione<br />
<strong>di</strong> Cristina Stănescu), Pordenone: E<strong>di</strong>zioni <strong>Stu<strong>di</strong></strong>o Tesi [e<strong>di</strong>zione economica ridotta del volume omonimo, pubblicato<br />
dalla medesima casa e<strong>di</strong>trice nel 1986]<br />
xxx, <strong>Stu<strong>di</strong></strong> romeni e romanzi. Omaggio a Florica Dimitrescu e Alexandru Niculescu (a cura <strong>di</strong> Coman Lupu e<br />
Lorenzo Renzi), 3 voll., Padova: Unipress [ampia Festschrift in occasione del compimento del 65 o anno dei due<br />
stu<strong>di</strong>osi romeni: vol. I. Linguistica, etnografia, storia rumena; II. Linguistica generale e romanza; III. Letteratura e<br />
filologia. Ampia Festschrift in occasione del compimento del 65° anno dei due festeggiati]<br />
Vasile Lovinescu (Geticus), La Colonna Traiana (con una nota introduttiva <strong>di</strong> Mircea Remus Birtz e una nota<br />
bio-bibliografica <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Mutti), Parma: E<strong>di</strong>zioni all'insegna del Veltro<br />
Angela Giustino Vitolo, Storia e metodo in Alexandru D. Xenopol. Un <strong>di</strong>battito europeo (prefazione <strong>di</strong> Bianca<br />
Valota Cavallotti), Napoli: E<strong>di</strong>zioni Scientifiche Italiane<br />
1996<br />
Marco Cugno, Poesia romena del Novecento, Alessandria: E<strong>di</strong>zioni dell’Orso [stu<strong>di</strong>o introduttivo, La poesia<br />
romena del Novecento: dal simbolismo alla “generazione ‘80”: V-LXXXII; selezione antologica, traduzione con testo a<br />
fronte e ricche note biobibliografiche su ciascuno dei 49 autori antologizzati: G. Bacovia, Ion Minulescu, Tudor<br />
Arghezi, Vasile Voiculescu, Nichifor Crainic, Adrian Maniu, Ion Pillat, Ion Vinea, Tristan Tzara, Lucian Blaga, Ion<br />
Barbu, B. Fundoianu, Al. Philippide, Ilarie Voronca, Radu Gyr, Dan Botta, Geo Bogza, Eugen Jebeleanu, Emil Botta,<br />
Horia Stamatu, Maria Banuş, Magda Isanos, Ştefan Baciu, Gellu Naum, Virgil Teodorescu, Dimitrie Stelaru, Constant<br />
Tonegaru, Geo Dumitrescu, Ion Caraion, Ştefan Aug. Doinaş, A. E. Baconsky, Nichita Stănescu, Marin Sorescu, Dan<br />
Laurenţiu, Leonid Dimov, Mircea Ivănescu, Emil Brumaru, Ileana Mălăncioiu, Ana Blan<strong>di</strong>ana, Gabriela Melinescu,<br />
Virgil Mazilescu, Nicolae Prelipceanu, Daniel Turca, Mircea Dinescu, Matei Vişniec, Florin Iaru, Mariana Marin, Marta<br />
Petreu, Mircea Cărtărescu. Il volume è in assoluto il primo contributo mirato a tracciare un <strong>di</strong>segno della poesia<br />
romena nell’arco <strong>di</strong> un <strong>intero</strong> secolo: progetto ambizioso, più che egregiamente svolto come è stato sottolineato<br />
dall’ottima accoglienza riservata all’opera dalla critica romena. Merito ulteriore dell’autore è stato quello <strong>di</strong> inglobare<br />
nella sua implicita ‘storia’ alcune importanti voci dell’esilio romeno, proponendo così un superamento delle<br />
schematizzazioni correnti 27[5] ], traduzione con testo a fronte e ricche note biobibliografiche su ciascuno dei poeti<br />
antologizzati. Primo contributo in assoluto mirato a tracciare un <strong>di</strong>segno della poesia romena nell’arco <strong>di</strong> un <strong>intero</strong><br />
secolo: progetto ambizioso ma più che egregiamente svolto, come ha <strong>di</strong>mostrato l’ottima accoglienza riservata al libro<br />
dalla critica romena. Merito ulteriore dell’autore è stato quello <strong>di</strong> inglobare nella sua implicita ‘storia’ alcune importanti<br />
voci dell’esilio romeno, proponendo così un superamento delle schematizzazioni correnti]<br />
27[5] Sul tema, si rimanda al ponderato saggio <strong>di</strong> Florin MANOLESCU, L’esilio letterario romeno. 1945-1989, presente nel secondo volume<br />
<strong>di</strong> Geografia e storia della civiltà letteraria romena nel contesto europeo (a cura <strong>di</strong> Fl. MANOLESCU e Bruno MAZZONI), Pisa: E<strong>di</strong>zioni<br />
Plus (in corso <strong>di</strong> pubblicazione).<br />
30
Mircea Eliade, Nozze in cielo (1938) (con una presentazione <strong>di</strong> Roberto Mussapi; traduzione <strong>di</strong> Mariano<br />
Baffi), Milano: Jaca Book [I ed. ital. 1983]<br />
Lucian Blaga, Arte e valore (con un saggio introduttivo <strong>di</strong> Dino Formaggio; traduzione <strong>di</strong> Eugenio Coseriu e<br />
Mircea Popescu), Milano: E<strong>di</strong>zioni Unicopli, Milano<br />
E. M. Cioran, Sommario <strong>di</strong> decomposizione (1949) (traduzione dal francese <strong>di</strong> Tea Turolla e Mario Andrea<br />
Rigoni), Milano: Adelphi<br />
La storia <strong>di</strong> Filerot e Anthusa. Istoria lui Filerot şi cu a Anthusei (e<strong>di</strong>zione critica a cura <strong>di</strong> Angela Tarantino),<br />
Roma: Bagatto Libri [introduzione: 9-201; apparato e traduzione]<br />
Appro<strong>di</strong>. Antologia <strong>di</strong> poesia me<strong>di</strong>terranea (a cura <strong>di</strong> Emanuele Bettini), Settimo Milanese (Milano): Marzorati<br />
[contiene una sezione <strong>di</strong> poesia romena, a cura <strong>di</strong> Marco Cugno, con testi <strong>di</strong> Liviu Antonesei, Romulus Bucur, Mircea<br />
Cărtărescu, Traian T. Coşovei, Nichita Danilov, Magdalena Ghica, Florin Iaru, Mariana Marin, Alexandru Muşina,<br />
Marta Petreu, Petru Romoşan, Ion Stratan, Andrei Bo<strong>di</strong>u, Ioana Es. Pop, Simona Popescu: 414-473); l’antologia è<br />
preceduta da M. Cugno, Ai confini orientali della latinità me<strong>di</strong>terranea: 409-413]<br />
Si scrive „Rivista <strong>di</strong> letteratura”, numero unico (1996), Cremona [contiene la prima ampia selezione <strong>di</strong> poeti<br />
della Bessarabia, a cura <strong>di</strong> Marco Cugno, con testi <strong>di</strong> Eugen Cioclea, Valeria Grosu, Arca<strong>di</strong>e Suceveanu, Vsevolod<br />
Ciornei, Leo Bordeianu, Teo Chiriac, Vasile Gârneţ, Grigore Chiper, Nicolae Popa, Valeriu Matei, Constantin Olteanu,<br />
Lorina Bălteanu, Irina Nechit, Ghena<strong>di</strong>e Nicu, Nicolae Lehau, Emilian Gălaicu-Păun, Ghena<strong>di</strong>e Postolache, Aura<br />
Christi, Dumitru Crudu: 236-285; l’antologia è preceduta da M. Cugno, Ritratto <strong>di</strong> gruppo: 234-235]<br />
L’altro sguardo. Antologia delle poetesse del Novecento (a cura <strong>di</strong> Guido Davico Bonino e Paola Mastrocola),<br />
Milano: Mondadori [contiene testi <strong>di</strong> Magda Isanos, tradotti da Marco Cugno: 287-292]<br />
Miti, fiabe e leggende della Transilvania (cura e traduzione <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Mutti), Roma: Newton & Compton<br />
[introduzione: 7-13; traduzione <strong>di</strong> fiabe romene, ungheresi e tedesche]<br />
“Origini”, nr. 13, supplemento a “Orion” nr. 137 (febbraio 1996), Milano: numero monografico su E. Cioran, a<br />
cura <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Mutti [contiene testi <strong>di</strong> A. Colla, F. Del Fabbro, E. Cioran, A. Cioran, G. De Turris, G. Genna e altri]<br />
Radu Florescu & Raymond T. McNally, Storia e mistero del conte Dracula: la doppia vita <strong>di</strong> un feroce<br />
sanguinario, Casale Monferrato: Piemme<br />
Mario Barzaghi, Il vampiro o il sentimento della modernità, Vibo Valentia (CZ): Monteleone [monografia <strong>di</strong><br />
piuttosto ampio respiro, con numerosi riferimenti alla figura storica <strong>di</strong> Vlad III]<br />
Ion Motza, Corrispondenza col Welt-Dienst (1934-1936) (prefazione <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Mutti, introduzione e<br />
postfazione <strong>di</strong> Constantin Papanace), Parma: E<strong>di</strong>zioni all'insegna del Veltro [epistolario del cognato e braccio destro <strong>di</strong><br />
Codreanu con il monsignore U. Benigni, relativamente all’attività dell’Ufficio <strong>di</strong> assistenza tecnica creato a Erfurt nel<br />
1933: in particolare, la ‘questione ebraica’]<br />
Julius Evola, “La trage<strong>di</strong>a della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Ferro”, Quaderni <strong>di</strong> testi evoliani, n. 29, Roma: Fondazione Julius<br />
Evola [contiene anche un saggio <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Mutti su J. E. e la Romania]<br />
Ion Iliescu, Rivoluzione e riforme (traduzione <strong>di</strong> G. Stampa), Lavis (TN): Rever<strong>di</strong>to<br />
1997<br />
Mircea Eliade, Il vecchio e il funzionario (= Pe strada Mântuleasa, 1968) (traduzione dal romeno <strong>di</strong> Simonetta<br />
Falcioni, revisione <strong>di</strong> Marco Cugno), Milano: Jaca Book [I ed. ital. 1979]<br />
Mircea Eliade, La biblioteca del mahārāja (1991) e Soliloqui (1932), (traduzione <strong>di</strong> Cristina Fantechi), Torino:<br />
Bollati Boringhieri<br />
Marin Mincu, Il <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> Ovi<strong>di</strong>o (romanzo), Milano: Bompiani<br />
Ştefan Damian, Racconti <strong>di</strong> Transilvania (= Sfîrşit de vară, 1984), (postfazione <strong>di</strong> Bruno Rombi) Treviso:<br />
E<strong>di</strong>trice Santi Quaranta, [postfazione: 155-160]<br />
Si scrive. Rivista <strong>di</strong> letteratura”, numero unico (1997) (Cremona) [la sezione „Percorsi letterari europei”,<br />
coor<strong>di</strong>nata da Beatrice Töttössy, comprende anche una „Antologia romena”: l’ampia scelta antologica, curata da<br />
Marco Cugno, ci offer traduzioni dalle poesie <strong>di</strong> Gellu Naum, Ştefan Aug. Doinaş, Marin Sorescu, Dan Laurenţiu,<br />
Constantin Abăluţă, Cezar Baltag, Ileana Mălăncioiu, Ana Blan<strong>di</strong>ana, Angela Marinescu, Nicolae Prelipceanu, Mircea<br />
Dinescu, Traian T. Coşovei, Alexandru Muşina, Magda Cârneci, Marta Petreu, Ion Mureşan, Mariana Marin, Bogdan<br />
Ghiu, Cristian Popescu, Ioana Es. Pop, Iustin Panţa, Andrei Bo<strong>di</strong>u, Horia Gârbea: 366-413); i testi sono introdotti da<br />
Alexandru Niculescu, Il linguaggio lirico dei poeti romeni <strong>di</strong> oggi: 358-360, e Marco Cugno, La poesia negli anni <strong>di</strong><br />
transizione: la Romania postcomunista: 361- 365]<br />
Storie e leggende della Transilvania (a cura <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Mutti), Milano: Oscar Mondadori [postfazione: 309-<br />
317; traduzione <strong>di</strong> fiabe romene, ungheresi e sassoni]<br />
Mircea Eliade, Spezzare il tetto della casa. La creatività e i suoi simboli, (introduzione e traduzione dal<br />
francese <strong>di</strong> Roberto Scagno), Milano: Jaca Book [introduzione: IX-XXI; I e<strong>di</strong>zione ital. 1988]<br />
31
Mircea Eliade, Breve storia della Romania e dei romeni, Roma: Settimo Sigillo<br />
“Origini”, nr. 14, supplemento a “Orion” nr. 150 (marzo 1997), Milano: numero monografico su Mircea Eliade,<br />
a cura <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Mutti [contiene testi <strong>di</strong> M. Eliade, C. Mutti, Fl. Mihăescu, G. De Turris, D. Stanca, P. Barbaneagră, R.<br />
Billi]<br />
AA. VV., “Italia e Romania nell’Europa moderna” (a cura <strong>di</strong> Francesco Guida e Gianfranco Giraudo), in<br />
Letterature <strong>di</strong> frontiera /Littératures frontalières, 7 (luglio-<strong>di</strong>cembre 1997), 2 [Atti della seconda sezione del Convegno<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> italo-romeno Italia e Romania: due storie e due popoli a confronto, promosso e organizzato dalla Fondazione<br />
Giorgio Cini, dall’<strong>Università</strong> Ca’ Foscari e dall’Istituto Romeno <strong>di</strong> Cultura e Ricerca Umanistica <strong>di</strong> Venezia e tenuto a<br />
Venezia nel marzo del 1995]<br />
Francesco Sabatini & Antonio Golini (eds.), L’Europa dei popoli, vol. IV: Sviluppo <strong>di</strong> un continente, tomo II,<br />
Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato & E<strong>di</strong>talia [contiene: Bruno Mazzoni, Un percorso <strong>di</strong> storia della lingua<br />
romena: 461-467]<br />
Rivista Italiana <strong>di</strong> Onomastica III, nr. 1 (1997), Roma: il vol. raccoglie gli Atti del II incontro <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
“Onomastica & Letteratura”, tenuto a Pisa nel marzo 1996 [contiene: Bruno Mazzoni, Il poema eroicomico Ţiganiada e<br />
l’orizzonte d’attesa imme<strong>di</strong>ato pre<strong>di</strong>sposto dal suo autore, Ion Budai-Deleanu: 169-175]<br />
1998<br />
E. M. Cioran, Al culmine della <strong>di</strong>sperazione (1934), (traduzione <strong>di</strong> Fulvio Del Fabbro e Cristina Mantechi)<br />
Milano: Adelphi [Sulle cime…come già suggeriva L. Renzi nell’Introduzione al vol. L’amico lontano]<br />
Norman Manea, Ottobre ore otto. Racconti (1975/1981) (traduzione <strong>di</strong> Marco Cugno), Milano: Il Saggiatore [Il<br />
volume comprende quin<strong>di</strong>ci racconti: rispetto alla prima e<strong>di</strong>zione (1990), vengono eliminati Premesse per Maria,<br />
Iniziazione, Due letti e si aggiungono Potevamo essere in quattro, Il segnale orario, La fiaba del porco, Il maestro,<br />
L’estate]<br />
Poesia dell’esilio (a cura <strong>di</strong> Maria Jatosti), Roma: Arlem e<strong>di</strong>trice [contiene testi <strong>di</strong> Marin Sorescu e Nichita<br />
Stănescu, a cura <strong>di</strong> Marco Cugno: 238-241]<br />
Letteratura – Tra<strong>di</strong>zione, II, nr. 4 (giugno-luglio-agosto 1998), Pesaro: numero speciale su Constantin Noica,<br />
<strong>di</strong>retto da Clau<strong>di</strong>o Mutti [contiene testi <strong>di</strong> C. Mutti, G. Stănescu, M. Cugno, L. Renzi, M. Avramescu e altri]<br />
[AA. VV., Italia e Romania. Due popoli e due storie a confronto (secc. XIV-XVIII) (a cura <strong>di</strong> Sante Graciotti),<br />
Firenze: Leo S. Olschki [Atti della prima sezione del Convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> italo-romeno promosso e organizzato dalla<br />
Fondazione Giorgio Cini, dall’<strong>Università</strong> Ca’ Foscari e dall’Istituto Romeno <strong>di</strong> Cultura e Ricerca Umanistica <strong>di</strong> Venezia<br />
e tenuto a Venezia nel marzo del 1995]<br />
AA.VV., O & L, Atti del III incontro <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Onomastica & Letteratura tenuto a Pisa nel febbraio 1997 (a<br />
cura <strong>di</strong> Maria Giovanna Ariamone et al.), Viareggio: Baroni E<strong>di</strong>tore [contiene: Ro<strong>di</strong>ca Zafiu, I nomi dei personaggi<br />
come in<strong>di</strong>ci delle strategie testuali nella narrativa <strong>di</strong> I.L. Caragiale: 191-207]<br />
Mircea Eliade, Sull’erotica mistica in<strong>di</strong>ana e altri scritti, (postfazione e traduzione dal francese <strong>di</strong> Guido<br />
Brivio), Torino: Bollati Boringhieri [postfazione: 85-97]<br />
[AA. VV., Confronto con Mircea Eliade. Archetipi mitici e identità storica (a cura <strong>di</strong> Luciano Arcella, Paola Pisi<br />
e Roberto Scagno), Milano: Jaca Book [contiene: R. Scagno, Mircea Eliade: un Ulisse romeno tra Oriente e<br />
Occidente: 9-26]<br />
Nae Ionescu, Il fenomeno legionario, Parma: E<strong>di</strong>zioni all'insegna del Veltro [comprende ancora: Dan Stanca,<br />
N. I. ovvero il demone perfetto; Gabriel Stănescu, Una coscienza tragica nella cultura romena interbellica;, Constantin<br />
Papanace, N. I. e il fenomeno legionario; Idem, Discorso in memoria <strong>di</strong> N. I.]<br />
Clau<strong>di</strong>o Mutti, Julius Evola sul fronte dell'Est, Parma: E<strong>di</strong>zioni all'insegna del Veltro [in appen<strong>di</strong>ce: Sandor<br />
Zsolt Rady & Robert Horvath, Il barone J. E. e l'aristocrazia magiara; una lettera <strong>di</strong> J. E. a Mircea Eliade; Eliade<br />
recensisce J. E.; una lettera <strong>di</strong> J. E. a Vasile Lovinescu]<br />
Constantin Papanace, La genesi ed il martirio del Movimento legionario romeno, Catania: Il Cinabro<br />
FMR, nr. 128 della serie in lingua italiana (giugno-luglio 1998), Milano [contiene: Bruno Mazzoni, L’allegro<br />
riposo. Epitaffi <strong>di</strong> Săpînţa: 111-128, fotografie <strong>di</strong> Roberto Ponzani e Gérard Pestarque, traduzione <strong>degli</strong> epitaffi <strong>di</strong><br />
Ly<strong>di</strong>a Lax]<br />
Anca Vasiliu, L’architettura <strong>di</strong>pinta. Gli affreschi moldavi nel XV e XVI secolo (fotografie <strong>di</strong> Sandu e Dinu<br />
Mendrea, traduzione dal francese <strong>di</strong> Stefania Colafranceschi), Milano: Jaca Book<br />
1999<br />
Urmuz, Pagine bizzarre (1970) (a cura <strong>di</strong> Giovanni Rotiroti), Roma: Salerno e<strong>di</strong>tore [con testo a fronte;<br />
introduzione: 7-27. Contrariamente a quanto compare in quarta <strong>di</strong> copertina, non si tratta della prima traduzione<br />
pubblicata in Italia: i testi urmuziani, tradotti da Marco Cugno, figuravano già nell’eccellente volume Poesia romena<br />
32
d’avanguar<strong>di</strong>a. Testi e manifesti da Urmuz a Ion Caraion (a cura <strong>di</strong> M. Cugno e Marin Mincu), Milano: Feltrinelli, 1980:<br />
48-85, con testo a fronte]<br />
Nichita Stănescu, La guerra delle parole (a cura <strong>di</strong> Fulvio Del Fabbro; introduzione e traduzione con testo a<br />
fronte <strong>di</strong> F. D. F. e Alessia Ton<strong>di</strong>ni), Firenze: Le <strong>Lettere</strong> [introduzione: 5-31]<br />
Gheorghe Carageani, Invito alla lettura <strong>di</strong> Sorescu, [Napoli]: Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> dell’Europa Orientale -<br />
I.U.O. [con testo a fronte; antologia con commento <strong>di</strong> 45 componimenti. Il curatore riproduce in buona parte, con il<br />
consenso <strong>di</strong> Marco Cugno, le traduzioni da questi già offerteci nell’ampio volume antologico <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Marin<br />
Sorescu 80 poezii / 80 poesie, pubblicato a Bucarest, nel 1972, presso la casa e<strong>di</strong>trice Eminescu. Il titolo è altresì un<br />
omaggio al magistero <strong>di</strong> Rosa Del Conte, decano dei romenisti italiani, che pubblicò, presso Lerici e<strong>di</strong>tori, nella collana<br />
“<strong>Stu<strong>di</strong></strong> e testi romeni”, da lei ideata e <strong>di</strong>retta, la traduzione con commento del poema Cântarea omului /Inno all’uomo <strong>di</strong><br />
Tudor Arghezi (s.d., ma 1968): il volume recava appunto in copertina Invito alla lettura <strong>di</strong> Arghezi]<br />
Norman Manea, La busta nera (1996) (traduzione <strong>di</strong> Marco Cugno), Milano: Bal<strong>di</strong>ni & Castol<strong>di</strong> [Premio<br />
Nonino 2002 per la narrativa]<br />
Vasile Lovinescu, Rex abscon<strong>di</strong>tus, (con una nota e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Mutti), Torino: Nino Aragno E<strong>di</strong>tore<br />
Poesia ’98. Annuario (a cura <strong>di</strong> Giorgio Manacorda), Roma: Castelvecchi [contiene: Bruno Mazzoni & Ro<strong>di</strong>ca<br />
Zafiu, Poesia romena <strong>di</strong> fine millennio: 183-203, con saggi <strong>di</strong> traduzione da testi <strong>di</strong> Alexandru Muşina, Ion Stratan,<br />
Mircea Cărtărescu, Cristian Popescu]<br />
Le iscrizioni parlanti del cimitero <strong>di</strong> Săpânţa (e<strong>di</strong>zione a cura <strong>di</strong> Bruno Mazzoni), Pisa: E<strong>di</strong>zioni ETS<br />
[introduzione: 9-74; e<strong>di</strong>zione critica <strong>di</strong> 321 epitaffi con traduzione italiana; nota ai testi, glossario, in<strong>di</strong>ci onomastici]<br />
Luisa Valmarin, Percorsi rumeni. Fra storia e letteratura (prefazione <strong>di</strong> Mihai Zamfir), Roma: Bagatto Libri<br />
Mircea Eliade, Il mito dell’eterno ritorno (1949), (traduzione dal francese <strong>di</strong> Giovanni Cantoni), Roma: Borla [I<br />
e<strong>di</strong>zione ital. Torino: Borla, 1968]<br />
Mircea Eliade, Trattato <strong>di</strong> storia delle religioni (nuova e<strong>di</strong>zione a cura <strong>di</strong> Pietro Angelini, Bollati Boringhieri),<br />
Torino [introduzione: IX-XLIII; in appen<strong>di</strong>ce, la prefazione <strong>di</strong> Georges Dumézil alla I e<strong>di</strong>zione francese (Parigi: Payot,<br />
1948) e quella <strong>di</strong> Ernesto de Martino alla I e<strong>di</strong>zione italiana (Torino: Einau<strong>di</strong> 1954)]<br />
Letteratura – Tra<strong>di</strong>zione 2, nr. 5 (gennaio 1999), Pesaro: numero speciale su Nae Ionescu, <strong>di</strong>retto da Clau<strong>di</strong>o<br />
Mutti [contiene testi <strong>di</strong> S. Alexandrescu, E. Cioran, M. Eliade, G. Stănescu, A. Cotruş, N. Ionescu, D. Stanca e altri]<br />
Il Nome nel testo. Rivista internazionale <strong>di</strong> onomastica letteraria 1 (1999), Pisa: E<strong>di</strong>zioni ETS: il vol. raccoglie<br />
gli Atti del V Convegno <strong>di</strong> “Onomastica & Letteratura”, tenuto a Pisa nel febbraio 1999 [contiene: Ro<strong>di</strong>ca Zafiu, Giochi<br />
onomastici nella letteratura romena d’oggi: 191-208]<br />
Clau<strong>di</strong>o Mutti, Eliade, Vâlsan, Geticus e gli altri. La fortuna <strong>di</strong> Guénon tra i Romeni, Parma: E<strong>di</strong>zioni<br />
all'insegna del Veltro<br />
Ion Bulei, Breve storia dei Romeni (traduzione <strong>di</strong> Roberto Merlo), Alessandria: E<strong>di</strong>zioni dell’Orso<br />
Mihail Sturdza, La fine dell'Europa, Parma: E<strong>di</strong>zioni all'insegna del Veltro<br />
Raido IV, nr. 16 (solstizio d'estate 1999), Roma: numero speciale su C. Z. Codreanu [comprende testi <strong>di</strong> J.<br />
Evola, C. Mutti, C. Sburlati, N. Bujin, M. R. Birtz, con bibliografia legionaria]<br />
Giuliano Caroli, Nascita <strong>di</strong> una democrazia popolare. La Romania dal 1944 al 1950 nei rapporti <strong>di</strong> <strong>di</strong>plomatici<br />
italiani, Cosenza: E<strong>di</strong>zioni Periferia<br />
AA.VV., Cristiani d’Oriente. Spiritualità, arte e potere nell’Europa post-bizantina (a cura <strong>di</strong> Grigore Arbore<br />
Popescu), Milano: Electa<br />
Michel Vâlsan, Scritti sull'esicasmo, Torino: Nino Aragno E<strong>di</strong>tore<br />
2000<br />
Mihai Eminescu, La mia ombra e altri racconti (a cura <strong>di</strong> Marin Mincu), Milano: BUR Rizzoli [ad apertura <strong>di</strong><br />
volume si trovano i saggi L’isola <strong>di</strong> Euthanasius <strong>di</strong> Mircea Eliade: 5-17, e Amore e morte <strong>di</strong> M. M.: 19-32; seguono i<br />
racconti emineschiani La mia ombra, Angela, Cesara, Gli Avatāra del faraone Tlà, Iconostasi e fragmentarium, Il<br />
povero Dioniso, Racconto in<strong>di</strong>ano, Făt Frumos nato da una lacrima e il romanzo Genio desolato, <strong>di</strong> cui si riproduce la<br />
traduzione <strong>di</strong> Silvia Mattesini e Monica Farnetti, già pubblicata dall’e<strong>di</strong>tore Lubrina, Bergamo 1989]<br />
Mircea Eliade, L’isola <strong>di</strong> Euthanasius. Scritti letterari (1943) (traduzione <strong>di</strong> Cristina Fantechi), Torino: Bollati<br />
Boringhieri<br />
E. M. Cioran, Il funesto demiurgo (1969) (traduzione dal francese). Milano: Adelphi<br />
Mircea Cărtărescu, Travesti (1994) (a cura <strong>di</strong> Bruno Mazzoni), Roma: Voland<br />
Il gallo silvestre 13 (2000), Siena [poesie <strong>di</strong> Ana Blan<strong>di</strong>ana, nella traduzione <strong>di</strong> Biancamaria Frabotta e Bruno<br />
Mazzoni: 8-17]<br />
33
AA. VV., Esploratori del pensiero umano. Georges Dumézil e Mircea Eliade (a cura <strong>di</strong> Julien Ries e Natale<br />
Spineto), Milano: Jaca Book [contiene: Roberto Scagno, Alcuni punti fermi sull’impegno politico <strong>di</strong> Mircea Eliade nella<br />
Romania interbellica: un commento critico al dossier “Toladot” del 1972: 259-289]<br />
AA.VV., Luigi Salvini (1910 [recte: 1911] -1957) stu<strong>di</strong>oso ed interprete <strong>di</strong> letterature e culture d’Europa (a cura<br />
<strong>di</strong> Giuseppe dell’Agata), Pisa: Tipografia E<strong>di</strong>trice Pisana [contiene: Bruno Mazzoni, Luigi Salvini e la letteratura<br />
romena: 87-93]<br />
AA.VV., Romanità orientale e Italia meri<strong>di</strong>onale dall’antichità al me<strong>di</strong>oevo, Paralleli storici e culturali (a cura <strong>di</strong><br />
Stefania Santelia), Bari: E<strong>di</strong>puglia [atti del II Convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> italo-romeno, tenutosi a Bari, nell’ottobre del 1998]<br />
Giovanni Rotiroti, Il mito della Tracia, Dioniso, la poesia. Tra Nietzsche, Platone e Mallarmé. Saggi <strong>di</strong> estetica<br />
e poetica sul neoclassicismo <strong>di</strong> Dan Botta, Soveria Mannelli (CZ): Rubbettino [raccolta <strong>di</strong> saggi vari, a partire<br />
dall’opera <strong>di</strong>n Dan Botta]<br />
Károly Kós, La Transilvania. Storia e cultura dei popoli della Transilvania (1934) (a cura <strong>di</strong> Roberto Ruspanti,<br />
presentazione <strong>di</strong> R. R., prefazione <strong>di</strong> Cinzia Franchi, saggio introduttivo <strong>di</strong> Péter Egyed, postfazione <strong>di</strong> Zsuzsa Ordasi;<br />
traduzione dall’ungherese <strong>di</strong> Ilaria Antoniali), Soveria Mannelli (CZ): Rubbettino<br />
Ion Antonescu - Alexandru Constant, Per una Romania legionaria (con una nota introduttiva <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Mutti),<br />
Roma: Settimo Sigillo<br />
Danuvius, Jon Moza apostolo della rivoluzione spirituale romena, Roma: Raido<br />
Horia Cosmovici, La Romania legionaria e l'Asse, Roma: Raido<br />
Lorenzo Baracchi, La Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Ferro, Roma: Raido [rie<strong>di</strong>zione del volume omonimo del 1938]<br />
Origini, nr. 15 (nr. 2, n.s.), supplemento a Orion nr. 185 (febbraio 2000), Milano: numero monografico su C. Z.<br />
Codreanu, a cura <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Mutti [contiene testi <strong>di</strong> Nagy-Talavera, C. Mutti, I. Montanelli, J. Evola, M. Eliade, E.<br />
Cioran, V. Popa, A. Cotruş, I. Barbu, L. Blaga, T. Arghezi]<br />
Giuseppe Vitale, La svastica e l’arcangelo. Nazionalismo ed antisemitismo in Romania tra le due guerre<br />
mon<strong>di</strong>ali, Rimini: Il Cerchio iniziative e<strong>di</strong>toriali [in appen<strong>di</strong>ce: C. Z. Codreanu, <strong>Lettere</strong> studentesche dal carcere (1923-<br />
24)]<br />
Santi Alessandro Panebianco, La Romania <strong>di</strong> Ceauşescu. 1965-1989, Soveria Mannelli (CZ): Rubbettino<br />
Ion Iliescu, Dove va la Romania?, (a cura <strong>di</strong> E. Bove, traduzione <strong>di</strong> N. Rizzolo), Lavis (TN), Rever<strong>di</strong>to<br />
AA.VV., Etnia e confessione in Transilvania (secoli XVI-XX) (a cura <strong>di</strong> Francesco Guida), Roma: Lithos<br />
e<strong>di</strong>trice [raccoglie gli atti del convegno tenuto a Roma nel novembre 1999]<br />
La Romania e la Santa Sede. Documenti <strong>di</strong>plomatici (prefazione del card. Angelo Sodano, introduzione <strong>di</strong><br />
Ioan Marius Bucur & Dumitru Preda, postfazione <strong>di</strong> Teodor Baconsky; coor<strong>di</strong>natore per le traduzioni, Bruno Mazzoni),<br />
Roma: Ambasciata <strong>di</strong> Romania presso la Santa Sede & Libreria E<strong>di</strong>trice Vaticana<br />
Michel Vâlsan, Sufismo ed esicasmo. Esoterismo islamico ed esoterismo cristiano (introduzione <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o<br />
Mutti), Roma: E<strong>di</strong>zioni Me<strong>di</strong>terranee<br />
Gian Piero Brunetta (ed.), Storia del cinema mon<strong>di</strong>ale, vol. III. L’Europa. Le cinematografie nazionali, tomo II,<br />
Torino: Einau<strong>di</strong> [contiene: Dominique Nasta, Cinema rumeno: 1459-1493, ottimo profilo critico della produzione filmica<br />
romena nell’<strong>intero</strong> arco del XX secolo]<br />
2001<br />
Mircea Cărtărescu, Zaraza (traduzione <strong>di</strong> B. Mazzoni), Roma: Catalogo 2001 illustrato delle E<strong>di</strong>zioni Voland<br />
E. M. Cioran, Quaderni 1957-1972 (traduzione dal francese <strong>di</strong> Tea Turolla), Milano: Adelphi<br />
Poeti della malinconia (a cura <strong>di</strong> Biancamaria Frabotta, introduzione <strong>di</strong> Antonella Anedda), Roma: Donzelli<br />
e<strong>di</strong>tore [L’antologia - che si aggiunge a completare il volume Arcipelago malinconia, Roma: Donzelli, 2000, in cui si<br />
pubblicano gli atti del convegno omonimo - raccoglie testi <strong>di</strong> 16 autori europei ed extraeuropei rappresentativi del<br />
secondo Novecento. La poesia romena è presente con alcune poesie <strong>di</strong> Ana Blan<strong>di</strong>ana, nella traduzione <strong>di</strong><br />
Biancamaria Frabotta e Bruno Mazzoni (che firma anche A .B. L’ombra delle parole): 271-283]<br />
Poesia europea contemporanea. Antologia <strong>di</strong> scritture (a cura <strong>di</strong> Agostino Contò e Flavio Ermini), Verona:<br />
Anterem E<strong>di</strong>zioni [testi <strong>di</strong> Virgil Mazilescu, tradotti da Marco Cugno: 150-153]<br />
Constantin Brancusi (a cura <strong>di</strong> Elio Grazioli), Riga, nr. 19, Milano: Marcos y Marcos [ampio numero<br />
monografico della rivista d’arte Riga: contiene, per la parte per così <strong>di</strong>re ‘romena’, una scelta <strong>di</strong> aforismi e uno scritto<br />
dell’artista ‘contro gli Stati Uniti’: 25-44, la traduzione della poesia L’uccello sacro <strong>di</strong> Lucian Blaga, e testi, già e<strong>di</strong>ti in<br />
altra lingua, <strong>di</strong> Benjamin Fondane, C. B., Mircea Eliade, Brancusi e le mitologie, Dragoş Gheorghiu, Brancusi e<br />
l’Ortodossia popolare]<br />
AA.VV., Il piacere della ricerca. Atti delle giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o in onore <strong>di</strong> Marian Papahagi (Roma, 28-29<br />
gennaio 2000) (a cura <strong>di</strong> Angela Tarantino e Luisa Valmarin), Roma: Bagatto Libri<br />
34
<strong>Stu<strong>di</strong></strong> offerti ad Alexandru Niculescu dagli amici e allievi <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne (a cura <strong>di</strong> Sergio Vatteroni), U<strong>di</strong>ne: Forum.<br />
[volume miscellaneo pubblicato in occasione della cessazione dal ruolo del destinario, insignito con decreto del<br />
Ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca del titolo <strong>di</strong> ‘professore emerito’ dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne]<br />
AA. VV., Le minoranze come oggetto <strong>di</strong> satira, Atti del Congresso tenuto al Lido <strong>di</strong> Jesolo nell’ottobre 2000 (a<br />
cura <strong>di</strong> Adriano Pavan e Gianfranco Giraudo), Padova: Ed. E.V.A. [= Eurasiatica nr. 68, Quaderni del Dipartimento <strong>di</strong><br />
<strong>Stu<strong>di</strong></strong> euroasiatici dell’<strong>Università</strong> Ca’ Foscari, Venezia. Il vol. I contiene: Gabriella Bertini & Gheorghe Carageani, Gli<br />
zingari come oggetto <strong>di</strong> satira in romeno: denominazione, soprannomi, proverbi, comparazioni ed espressioni che li<br />
riguardano: 18-27]<br />
Mircea Eliade, Il mito dell’alchimia seguito da L’alchimia asiatica (postfazione e traduzione dal francese <strong>di</strong><br />
Guido Brivio), Torino: Bollati Boringhieri [postfazione: 115-133. Contiene: “The Myth of Alchemy”, Parabola, 3 (1978),<br />
3: 7-23, tradotto in Mircea Eliade, Cahiers de l’Herne 33 (1978), con il titolo Le mythe de l’alchimie; e Alchimia asiatică,<br />
Bucarest: Cultura Poporului, 1935, tradotto da Alain Paruit con il titolo L’alchimie asiatique: l’alchimie chinoise et<br />
in<strong>di</strong>enne, Parigi: L’Herne, 1990]<br />
Pietro Angelini, L’uomo sul tetto. Mircea Eliade e la „storia delle religioni”, Torino: Bollati Boringhieri [materiali<br />
e analisi sui rapporti <strong>di</strong> M. E., in particolare con Ernesto de Martino]<br />
Alberto Basciani, Un conflitto balcanico. La contesa fra Bulgaria e Romania in Dobrugia del Sud. 1918-1940,<br />
Cosenza: E<strong>di</strong>zioni Periferia<br />
Il Nome nel testo. Rivista internazionale <strong>di</strong> onomastica letteraria, 2-3 (2000-2001), Pisa: E<strong>di</strong>zioni ETS [Il vol.<br />
raccoglie gli Atti del VI Convegno internazionale <strong>di</strong> „Onomastica & Letteratura”, tenuto a Pisa nel febbraio 2000.<br />
Contiene: Ro<strong>di</strong>ca Zafiu & Bruno Mazzoni, Un archivio della memoria: le formule onomastiche tra cultura orale e<br />
fissazione scritta nelle iscrizioni parlanti del cimitero <strong>di</strong> Săpânţa (Romania): 325-335]<br />
35
BIBLIOGRAFIA<br />
Florin Manolescu - Enciclope<strong>di</strong>a exilului literar romanesc 1945-1989, Bucarest, casa<br />
e<strong>di</strong>trice Compania, 2003<br />
Adrian Marino - Revenirea in Europa. Idei şi controverse româneşti – (antologia), Craiova,<br />
Aius, 1996<br />
Incontro <strong>di</strong> sguar<strong>di</strong>. Saperi e pratiche dell’interculltura, a cura <strong>di</strong> Anke F.M. Miltenburg,<br />
cap. Intercultura e globalizzazione <strong>di</strong> Giangiorgio Pasqualotto Padova, Unipress, 2002<br />
René Gallissot e Annamaria Rivera – Pluralismo culturale in Europa, E<strong>di</strong>zioni Dedalo,<br />
Bari, 1995<br />
La Romania nella coscienza intellettuale italiana. XIX-XX – atti del convegno del maggio<br />
1986, Centro Italo-Romeno <strong>di</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> Storici<br />
Catherine Duran<strong>di</strong>n – L’Engagement des intellectuels à l’Est. Mémoieres et analyses de<br />
Roumanie et de Hongrie, casa e<strong>di</strong>trice L’Harmattan, Paris, 1994<br />
Gianpaolo Romananto - Ricordo <strong>di</strong> Ioan Petru Culianu (1950-1991) nell’Annuario<br />
dell’Istituto Romeno <strong>di</strong> Cultura e Ricerca Umanistica 2 (2000), e<strong>di</strong>to da Şerban Marin e Ion<br />
Bulei, Venezia, 2000<br />
Internet: http://www.geocities.com/serban_marin/mazzoni2002.html - per il <strong>documento</strong> n. 2<br />
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